Una luce di
speranza
Il sole stava calando immergendosi quasi completamente nel mare, i
colori del tramonto facevano sembrare quelle calme acque una pozza di
polvere d'argento nella quale navi e ultime persone che si stavano
godendo il bagno erano immersi, mancava l'ultimo spicchio e poi l'isola
sarebbe caduta nell'ombra, la Revenge rimasta vuota e leggera per tutto
il giorno incominciava a riempirsi di passi e parole degli uomini che
l'abitavano.
Erano tornati tutti ormai, avendo avuto precisi ordini dal nuovo
capitano che già tanto se gli aveva concesso quella giornata
di
libertà senza fare troppe storie, mancavano solo Stede e
Buttons e
ovviamente Edward se ne era accorto, passava le ore a ripetersi o dire
ad alta voce che non gli importava di lui, che se fosse caduto in mare
per sbaglio non se ne sarebbe nemmeno accorto ma la verità
era che teneva sempre puntato un occhio sul pirata biondo per
accertarsi che fosse ancora lì e che non fosse un miraggio o
una
fantasia della sua mente.
Una parte dell'equipaggio si era radunata sul ponte intorno a lui
rimanendo a distanza, bisbigliavano, si spintonavano e soprattutto
irritavano Barbanera che aveva capito essere il soggetto del discorso,
forse volevano fargli qualche richiesta o cosa di simile.
<< Forza prima che se ne vada >> disse
qualcuno.
<< Non mi spingere! >>
<< Tu non farlo! >>
Il nuovo capitano, così avevano deciso di chiamarlo per
differenziarlo da Stede, ne aveva veramente abbastanza, chiuse gli
occhi sospirando deciso a ritirarsi nella sua cabina e affogare
quell'ennesimo dolore con altri litri di alcol, c'era stato un tempo in
cui quei ragazzi avevano totale fiducia in lui, lo
chiamavano, lo
coinvolgevano, non avevano paura a stargli vicino ed erano anche stati
disposti a stare intorno a lui quando era depresso, ora invece
avevano il terrore persino a domandargli la più semplice
delle
cose.
Questo ovviamente rappresentava un duro colpo per la parte buona che
c'era in lui, quella che si era lasciata andare in canzoni tristi senza
la paura di venir giudicato, quella che aveva pianto davanti a Lucius
consegnandogli i versi più strazianti del suo cuore, certo
non
poteva biasimarli e forse era meglio se rimanessero in allerta e non
volessero avere a che fare più di tanto con lui,
così non
c'era il rischio di indurlo in qualche modo a placare il suo animo ora
tormentato e inferocito.
Da quel piccolo marasma di corpi e voci venne spinto fuori Frenchie che
dopo aver guardato con titubanza i suoi amici si avvicinò a
lui,
gli rivolse un'occhiata timorosa incerto su quale fosse il modo giusto
per iniziare la conversazione.
<< Capitano...signore...Barbanera, io devo dirti che
Stede prima
di lasciarci liberi ci ha mandati in ricognizione, per la polvere da
sparo signore... >>
<< E? Devo strapparti le fottute parole di bocca cazzo?
>>
domandò Edward che era già nervoso e sentire quel
nome
che non osava pronunciare lo aveva infastidito parecchio
perché
come sempre gli aveva fatto male al petto e bloccato il respiro.
<< No...ehm quello che volevo dire è che
abbiamo trovato
un posto dove ci sono molti sacchi, c'è una porta di legno
sul
retro che ha un buco, possiamo entrare questa notte lì e
rubarla, abbiamo visto che nessuno dentro fa la guardia e che
quelli posti al controllo fanno il giro di quella rimessa solo ogni
tanto. >>
<< Il vostro capo dov'è? >>
domandò Barbanera facendo corrugare le sopracciglia a
Franchie.
<< Non sei tu il nostro...- >>
iniziò indicandolo ma venne interrotto.
<< Bonnet idiota! Dove cazzo si trova? E' il suo piano
del cazzo e deve essere lui a portarlo a termine! >>
Il giovane pirata indietreggiò di qualche passo, anche il
resto
degli uomini che assistevano alla scena si avvicinarono gli
uni agli altri con il terrore che potesse succedere una disgrazia,
proprio per questo avevano deciso di rimanere sempre uniti quando
dovevano parlare per forza lui, almeno avrebbero potuto trovare il modo
di tirarsi fuori dai guai.
<< Non lo so signore...ha detto che ci saremmo ritrovati
tutti sulla nave. >>
Edward strinse forte la mascella, << sparisci
>>
ordinò e poi si mise a scrutare l'orizzonte, si vedevano
solo
piccole lucine e gente che correva o camminava andandosene
chissà dove, ogni volta che vedeva qualcuno avvicinarsi alla
nave il suo cuore sussultava per poi rimanere deluso quando nessuno
saliva a bordo.
Ad un certo punto aveva deciso di rintanarsi nel luogo che ormai era
diventato il suo rifugio, dove poteva piangere e urlare, soffrire e
raggomitolarsi senza essere visto e disturbato da nessuno, se ne stava
lì rannicchiato a fissare fuori dalla finestra in attesa di
udire almeno la sua voce, non lo avrebbe mai ammesso ma era
così, lo stava nuovamente aspettando e più i
minuti
passavano più quel senso di panico che aveva provato quella
notte al molo si appropriava di lui.
Appiccicoso e viscido risaliva come i tentacoli del Kraken lentamente
fino a raggiungere e stringere l'organo che tamburellava forte nel suo
petto, lo strinse in una morsa così forte che la sensazione
fu
quella di qualcosa che scoppia, il dolore si irradiò fino
alla
testa e lui cadde senza respiro fuori da quel giaciglio, gli occhi
sgranati e le lacrime che pungevano ai loro angoli, la cassa toracica
si alzava e abbassava troppo velocemente dandogli la sensazione di star
annegano.
"Sei stato abbandonato di nuovo."
"Ti ha abbandonato."
"Lui non ti vuole."
"Sei solo."
"Ti ha lasciato nuovamente solo."
"Non ti vuole."
"Edward."
"Lui."
"Non."
"Ti."
"Vuole."
Questi i pensieri che lo tormentavano e come un vortice si ripetevano
senza sosta,
uscì dalla cabina tenendosi alla porta per non cadere, aveva
bisogno d'aria, doveva andarsene da lì alla svelta, non
poteva
lasciare che accadesse ancora.
<< Preparatevi, ce ne andiamo >>
ordinò quasi senza
fiato e con un evidente panico sul volto ai pochi uomini che stavano
sul ponte, lo guardarono tutti confusi non capendo che cosa stesse
accadendo e poi non potevano lasciare l'isola, mancavano ancora due
membri della ciurma.
<< Barbanera mancano ancora... >> lui
balzò e prese Pete per il colletto strattonandolo.
<< Non me ne frega un cazzo! Se dico che dobbiamo
andarcene ce ne
andremo, ne ho abbastanza delle vostre risposte! >>
<< Siete stati abituati male ma io vi farò
rigare dritto
da ora in avanti, e ora fate partire questa cazzo di nave!
>>
sbraitò prendendo in mano la pistola.
Jim che era lì in un angolo si agitò sapendo bene
che
cosa stesse facendo Stede, senza farsi vedere corse giù ad
avvisare Olu che però si mostrò molto titubante
sul
da farsi, avevano promesso di non dire nulla e forse se fossero
riusciti
a distrarlo avrebbero almeno tardato la partenza fino all'arrivo del
loro primo capitano.
<< Qué dises amor, è una situazione
seria, non possiamo aspettare >> disse Jim.
<< Lo so ma... >>
<< No tenemos tiempo! Vieni con me. >>
Corsero a perdi fiato fino a raggiungere il ponte dove l'ombra del
mostro stava urlando ordini a tutti che proprio non sapevano cosa fare,
erano spaventati, non volevano partire e abbandonare i loro compagni,
avrebbero dovuto ribellarsi ma era successo tutto troppo in fretta
perché organizzassero un piano.
<< Barbanera! >>
<< Edward aspetta! Sappiamo dov'è Stede
>> gridò Olu tentando di riprendere fiato.
Lui si gelò sul posto voltandosi lentamente verso i nuovi
arrivati, era spaventoso, con quello sguardo scuro e minaccioso che
puntava su di loro, nemmeno Izzy gli girava troppo intorno quando era
così agitato e in preda a chissà quale tormento.
<< Non è qui e io avevo dato un orario
preciso, quindi non
me ne frega un cazzo >> rispose come se avesse ripreso il
controllo di sé e fosse tornato ad essere l'uomo privo di
sentimenti che gli piaceva fingere d'essere ultimamente.
<< Anche Buttons manca all'appello >> disse
Olu.
<< Abbiamo incontrato Stede al mercato, stava lavorando e
probabilmente è ancora lì >>
spiegò Jim
sperando che questo lo convincesse a rimanere.
Barbanera corrugò le sopracciglia, il non comprendere gli
dava
sempre un certo nervosismo e quegli uomini sembravano essere molto
bravi a toccare quel nervo scoperto, doveva sempre chiedergli
più informazioni, mai una volta che si spiegassero come si
deve.
<< Cosa cazzo significa che sta lavorando? Vuol dire che
se ne è andato...- >>
<< No! Lui non ci ha spiegato il perché ma ha
detto che era importante. >>
<< Potrebbero essere insieme, con Buttons intendo,
potrebbe
essere successo qualcosa, dobbiamo cercarli >>
tentò
nuovamente Jim che dall'espressione di Edward vide che forse si era
creata una piccola breccia, sperò che servisse almeno a
fargli
guadagnare il tempo per andarli a cercare o che tornassero.
<< Edward >> una voce dietro di lui lo fece
sussultare, era
Lucius che si era avvicinato pur mantenendosi a una distanza di
sicurezza sufficiente a evitare altri fastidiosi incidenti, era la
prima volta che gli rivolgeva la parola direttamente da quando lo
avevano ripescato.
<< Stede non è un idiota, non rifarebbe lo
stesso errore
una seconda volta, sì è stato uno stronzo quando
ti ha
lasciato nel modo peggiore aggiungerei, ma non sarebbe così
stupido da rifarlo. >>
<< Tu che cazzo ne sai? >> rispose
voltandosi ma non avendo
il coraggio di fare un passo per paura di vederlo indietreggiare.
<< Perché solo uno stupido si darebbe tanta
pena per
ritrovare qualcuno, con una misera barca e senza soldi per poi
andarsene
ancora, si sta facendo umiliare e schiacciare da te solo per ottenere
il tuo perdono, per dimostrarti che ha capito di aver fatto uno
sbaglio. >>
<< Capo ha ragione >> disse Olu.
<< Sì amigo Stede è un pessimo
comandante ma un
uomo d'onore, lo sta dimostrando da settimane ormai >>
disse Jim
che si ormai si erə presə
a cuore la faccenda senza saperne bene il
motivo.
Intanto la locanda dove i due pirati stavano lavorando da ore ormai
stava per chiudere, erano intenti a pulire i tavoli e metterci sopra le
sedie e per buona pace di Stede non avevano combinato alcun guaio,
almeno fino a quel momento perché la seta che aveva in
tasca scivolò accidentalmente cadendo a terra.
Buttons la trovò e credendo fosse un semplice straccio per
pulire la prese e la passò su uno dei tavoli, fortunatamente
il
suo capitano si voltò al momento giusto ma il panico si
impadronì comunque di lui che urlò
<< no fermo!
>>
Gli corse vicino prendendo tra le mani quella preziosa stoffa che
fortunatamente non era troppo rovinata ma si era comunque macchiata da
un lato, il suo sottoposto lo guardò stranito, mentre Stede
si
diede dell'idiota per essere stato così poco attento.
<< Non è un semplice straccio questo
>> disse guardando quel fazzoletto con gli occhi che
luccicavano.
<< Mi dispiace capitano, io non sapevo...-
>>
<< Non è colpa tua Buttons, sono io a
sbagliare sempre tutto. >>
La conversazione venne interrotta dall'arrivo della ragazza che si era
avvicinata per dir loro che potevano tornare a casa, li aveva
ringraziati per l'aiuto e aveva offerto loro qualche provvista, era
stato un gesto molto buono da parte sua visto che loro erano
lì
per rimediare a un errore e che il suo ristorante non stava andando
molto bene.
Durante il tragitto Buttons si scusò più volte
con il
capitano che sembrava così triste e silenzioso, lui gli
diceva
di non preoccuparsi ma l'uomo non era insensibile e gli dispiaceva
vederlo in quelle condizioni, aveva fatto tanto per tutti loro, certo
aveva commesso un errore ma si era dimostrato pentito e con la voglia
di rimediare.
Quando tornarono sulla Revenge Barbanera stava per dire qualcosa, tutti
si zittirono di colpo osservando quelle due figure che si facevano
avanti, il cuore di Edward ebbe un fremito e una sensazione di sollievo
si fece in strada in lui, si era sbagliato ma questo non
servì a
cancellare la rabbia e la sofferenza che aveva provato in quelle ore.
<< Siete in ritardo >> disse con voce ferma
avvicinandosi.
<< E' colpa mia, il capitano si è gentilmente
fermato ad
aiutarmi, avrei voluto cavarmela da solo ma lui ha un grande cuore ed
è rimasto con me >> spiegò con il
tentativo di
discolpare l'unico che lui ritenesse il vero comandante di quella nave,
non gli era proprio andato giù di essere stato abbandonato
su
un'isoletta deserta senza cibo né acqua.
Stede sorrise appena commosso da quelle belle parole, pian piano stava
riconquistando la fiducia dei suoi uomini e questo almeno lo rendeva
felice, solo che quello che era accaduto al ristorante lo aveva fatto
cadere in un'immensa tristezza, aveva lottato con le unghie e con i
denti per quella bella seta, pensava di averla riposta al sicuro e
invece come sue solito era riuscito a incasinare tutto e adesso
quel rosso un tempo immacolato aveva una macchia scura, ed era tutta
colpa sua, era sempre colpa sua.
Edward non aveva capito niente di quel discorso, come al solito uno
dei membri di quell'equipaggio non aveva parlato chiaro, ma la cosa che
gli dava più fastidio era il silenzio del loro capitano,
quel
biondo che era sempre una valanga di parole, che gli vomitava addosso
scuse in continuazione se ne stava zitto, con il capo chino come se
ammettesse silenziosamente le sue colpe.
<< Tu non hai niente da dire? >> disse
rivolgendosi a Stede.
<< Buttons ha spiegato tutto, ci siamo ritrovati in un
guaio e
abbiamo dovuto ripagare il danno che abbiamo fatto lavorando in una
taverna. >>
<< E per quale cazzo di motivo non siete semplicemente
fuggiti
>> domandò sollevando un sopracciglio, quella
storia gli
sembrava così assurda ma se pensava a Stede forse non
avrebbe
dovuto stupirsi più di tanto.
<< Non aveva senso crearsi dei nemici se dovevamo restare
ancora
attraccati qui, ci servono provviste e polvere da sparo, avremmo dovuto
andarcene e... >>
<< Hai sbagliato Bonnet, ammettilo e basta, vuoi fare il
pirata
ma quando si tratta di agire come tale ti tiri indietro?
>> a
quel punto si aspettava ribattesse con uno dei suoi soliti drammi e
invece ciò non accadde lasciandolo veramente incredulo.
<< Mi dispiace >> disse solo guardandolo
negli occhi e poi abbassando nuovamente lo sguardo.
<< Mi prendi per il culo Bonnet? Non sei nella posizione
per
farlo, credi che non mi renda conto che la tua è solo
accondiscendenza. >>
Stede ormai aveva le lacrime agli occhi che venivano trattenute in
piccole goccioline dalle ciglia, stava resistendo perché non
voleva riversargli addosso il suo malessere e soprattutto non voleva
che sapesse quanto era stato stupido e inadeguato, Lucius
però
se ne accorse e proprio non gli andava bene il modo in cui Edward gli
stava parlando.
<< Forse non ti rendi conto che qui sei solo un ospite,
che vali meno di un...- >>
<< Piantala! >> gridò
Lucius avvicinandosi di
qualche passo al pirata biondo e mettendosi accanto a lui, guardava
l'altro capitano dritto negli occhi, innervosito da quella mancanza di
tatto e scarsa considerazione, Edward si ricordò all'istante
la
prima volta che quel ragazzo coraggiosamente lo aveva affrontato per
evitare che facesse soffrire Stede, ironia della sorte alla fine era
stato lui a farlo stare male.
<< Non lo vedi che è già
mortificato di suo, ti fa
sentire tanto forte l'andartene in giro conciato così a
terrorizzare la gente, ma in realtà sei solo un idiota
incapace
di affrontare i propri sentimenti. D'accordo lui ti ha causato tanta
sofferenza lo capisco, ma invece di fare lo stronzo potresti affrontare
i tuoi sentimenti e risolvere le cose tra voi. >>
A quel punto l'anima del pirata gentiluomo aveva retto abbastanza, con
un piccolo gemito e le lacrime che gli scendevano dagli occhi si
allontanò sotto lo sguardo preoccupato di tutti, Jim e Olu
pensarono che forse non era riuscito a comprare quel pezzo di seta e se
ne dispiacerono molto.
Lucius continuava a fissare l'altro capitano deglutendo, più
che
terrorizzato dalla sua possibile reazione ma sapeva anche o meglio
sperava che in presenza dell'uomo di cui era innamorato non avrebbe
avuto la forza di fare niente di male.
Edward si voltò dando le spalle alla ciurma e contro tutto
il
suo essere che urlava di non farlo andò a cercare Stede che
era
seduto, con le gambe strette al petto a prua della nave, guardava il
mare e il cielo e forse in realtà il suo sguardo era perso
nel
vuoto, in tutti i suoi sbagli e le lacrime che scendevano lungo il suo
viso, ognuna di esse raccontava una storia diversa della sua vita.
Forse avevano ragione i suoi amici che poi tanto amici non erano e suo
padre, si era imbarcato in quel viaggio con l'intenzione di rimediare e
aveva finito per fare più male che bene, nemmeno il
desiderio di
fare un dono alla persona a cui aveva rotto il cuore era stato
sufficiente a impedirgli di sbagliare.
Sentì alcuni passi avvicinarsi a lui, credeva fosse qualcuno
dei
ragazzi venuti a consolarlo, ma lui non aveva voglia di parlare e si
sentì in colpa anche per quella semplice cosa, come se il
fatto
di averli abbandonati lo obbligasse in qualche modo a essere sempre
disponibile, anche quando si trattava di qualcosa che riguardava solo
lui.
<< Si può sapere che cazzo ti è
preso? Solitamente non mi dai pace con le tue chiacchiere.
>>
Quella voce, la sua voce,
lo
fece sussultare perché tra tutti era l'ultima persona che si
sarebbe aspettato di vedere, che andasse lì per controllare
le
sue condizioni, non gli importava il motivo per cui lo avesse fatto, il
semplice fatto che fosse lì significava tanto, tutto era
diventato importante da quando aveva messo nuovamente piede sulla sua
vecchia nave, ogni minuscolo passo, ogni briciola che Edward gli
concedeva significavano davvero molto, erano come l'oceano, c'era tutto
l'oceano in quei gesti.
<< Ho...rovinato tutto. Di nuovo >> disse
con la voce resa
stanca per l'amarezza che provava, sembrava calma e pacata a primo
impatto ma se ascoltata da orecchie che potevano ascoltare si sarebbero
rese conto che nascondeva quella nota di tristezza e resa, tipica di
chi
si è rassegnato al suo destino.
<< Bonnet, tu e il tuo equipaggio avete un vizio del
cazzo, non
parlate mai chiaro, vuoi spiegarmi o devo strapparti le parole di
bocca. >>
Stede si alzò sollevando prima il busto poi le gambe,
raggiunse
un angolo dove una lanterna era stata appoggiata e c'era dunque
più luce, i suoi capelli accarezzati da quei fasci luminosi
sembravano ancora più dorati come se risplendessero
naturalmente, le ombre disegnavano e si allungavano su quel volto che
solitamente era pieno di energia e sorrisi, ora Edward vedeva solo una
maschera di qualcosa che non sapeva leggere.
Avrebbe voluto imparare a decifrare Stede Bonnet, fanculo tutti i libri
e le parole del mondo che impallidivano di fronte a quell'uomo, era un
mistero ancora sconosciuto e se parecchio tempo fa aveva fatto l'errore
di credere di conoscerlo adesso sapeva quanto si era sbagliato, lui
rappresentava un tesoro di cui lucchetto aveva la chiave sbagliata,
rappresentava tutta la musica che poteva essere scritta, le poesie
recitate in modo soave, era la favola prima di dormire e il bacio della
buona notte.
Era un quadro o una tela bianca di cui avrebbe voluto essere il
pennello e non la cornice, desiderava di dipingere tutte le frasi che
gli venivano in mente, riempirlo di quelle parole che forse nessuno gli
aveva mai detto, era una confessione sussurrata di nascosto, parole
d'amore che ancora non sapeva di riuscire a pronunciare.
Aveva sognato un giorno di potergli confessare tutte quelle cose,
pensando ingenuamente che non lo avrebbe mai deriso perché
Stede
non feriva nessuno, i suoi gesti erano carezze che sfioravano il cuore
di Edward con leggerezza, invece poi quella soffice e delicata mano
aveva stretto la sua presa finendo per farlo sanguinare.
La cosa peggiore era che non aveva mai smesso di considerarlo in quel
modo, quei sentimenti li aveva solo accantonati sperando di
dimenticarli, non desiderava più di poterglieli dedicare
perché il solo atto di desiderare lo avrebbe portato alla
disillusione, alla speranza e quella l'aveva consumata tutta il giorno
in cui era stato abbandonato al molo.
Barbanera era rimasto in piedi in quel lato poco illuminato, osservava
Stede che veniva circondato da quella tenue luminescenza, luce e buio,
da quando si erano incontrati aveva pensato che incarnassero questi due
elementi, uno era il sole, il mattino, tutte le cose belle che vengono
rese chiare e di cui non devi avere paura, mentre l'altro era la notte,
l'oscurità, l'ombra e le tenebre, nella sua testa doveva
essere
lui a inquinare Stede e invece era stato il contrario.
Il giorno si era preso gioco della notte calpestandone i tratti e
infilzando le sue pareti con i raggi bollenti che emanava, tutto il suo
mondo si era stravolto dopo Bonnet, aveva imparato che anche la
gentilezza può fare male, che le cose belle tanto desiderate
potevano ferirti nella maniera più straziante possibile.
<< Ho una cosa per te >> quel suono
uscì più
come un sussurro ma Edward ne fu incredibilmente attratto, si
avvicinò con passo lento come una falena alla lampada.
Stede sospirò con il cuore gonfio, non aveva il coraggio di
guardarlo in faccia perché tutte le volte che lo faceva
poteva
vedere il male che gli aveva procurato, si infilò la mano in
tasca e ne estrasse quel bel pezzo di seta rossa.
Barbanera sentì il cuore arrivargli in gola invece, quasi
pensò di strozzarsi con esso e invece era solo una
sensazione
psicologica, ricordava bene il giorno in cui aveva deciso di liberarsi
di quella cosa che per lui non rappresentava più niente se
non
menzogne, era lo stesso giorno in cui aveva rinunciato al suo cuore,
alla sua anima e a Stede Bonnet.
Non si sarebbe mai immaginato che un giorno avrebbe visto ricomparire
sia l'uno che l'altro, ed era strano che le uniche cose belle della sua
vita erano state quelle che gli avevano causato più
sofferenza,
e in più non volevano lasciarlo in pace, forse era
ciò
che si meritava, era la sua punizione quella di guardare da lontano
ciò che amava senza poterlo nemmeno sfiorare.
<< L'ho trovato oggi in una bancarella, non avevo soldi e
non
volevo rubarlo per cui mi sono offerto di lavorare per guadagnarmelo.
>>
<< Perché non mi stupisce affatto?
>> sbuffò
una risata Edward, ed era la prima sincera dopo tanto tempo.
Stede sorrise annuendo ma quel sorriso non arrivava agli occhi, c'era
qualcosa che li spegneva e lui odiava vedere quel viso triste, nella
sua testa giustificò quel pensiero dicendosi che lui era
l'unico
ad avere il diritto di fargli del male.
<< Ma ho rovinato le cose un'altra volta...
>> sussurrò con le lacrime agli angoli degli
occhi.
<< Buttons ha fatto scappare degli uccelli, li ha
liberati ma non
è fuggito in tempo e quindi abbiamo dovuto lavorare in
quella
stupida locanda dove io... >>
<< Tu cosa? >> domandò con voce
seria l'altro.
<< Mi è scivolato dalla tasca, Buttons credeva
fosse uno straccio e l'ha usato per pulire. >>
Il cuore di Edward perse un battito immaginandosi cosa potesse essere
successo dopo, certo se ne era liberato ma questo non significava che
non ci tenesse più, Stede glielo mostrò
dischiudendo le
mani, c'era una piccola macchia marrone, niente di esagerato ma era
lì, come al solito Stede aveva fatto un dramma per nulla ma
il
fatto che fosse così mortificato e sembrava esserlo davvero
gli
scaldava il petto come fosse un balsamo caldo che ti permette di
respirare di nuovo.
<< L'ho fermato in tempo ma non abbastanza
>> disse poi
richiudendosi in quel mutismo in cui era caduto da quando era tornato.
<< Per questo stai così? >>
domandò
appoggiando la mano guantata sulla ringhiera, il pirata gentiluomo
annuì.
<< Volevo fare qualcosa di bello per te, doveva essere
una
sorpresa. Quando ho visto quel pezzo di seta non potevo credere ai miei
occhi. >>
Il suo sguardo si perse rincorrendo quel ricordo successo diverse ore
prima.
<< Non sapevo perché te ne fossi liberato ma
ho pensato che saresti stato felice di riaverlo. >>
<< Ma perché? Perché Bonnet ti sei
dato tanta pena,
sai bene che avrei potuto rifiutarlo >>
domandò curioso
davvero di sapere le ragioni di quel gesto.
<< Certo che lo sapevo Edward, ma anche quando sono
partito per
ritrovarti non ero sicuro che mi avresti accettato...- >>
<< Non l'ho fatto infatti >>
specificò stringendo i
pugni, Stede deglutì poi sospirò sollevando il
petto.
<< Però sono qui, non mi hai mandato via e
questo è
un grosso traguardo, so che tu la pensi diversamente ma non puoi
impedirmi di pensarla a modo mio. >>
Barbanera abbassò lo sguardo, sentiva un certo fastidio di
fronte a quell'ammissione, quell'uomo sembrava avere così
tante
speranze quando lui invece lo aveva accettato con lo scopo di
togliergliele tutte, desiderava rendergli impossibile ogni giorno,
voleva che soffrisse tanto quanto lui e ora che era successo qualcosa
che gli aveva causato dolore non riusciva a rallegrarsene.
<< Ti chiedo scusa Ed...ho macchiato il tuo bel pezzo di
seta, ti assicuro che credevo fosse al sicuro in tasca. >>
<< Rovini sempre tutto Bonnet >> disse
stringendo i pugni,
Stede strinse a sua volta il pezzo di stoffa tra le dita e
alzò
lo sguardo su di lui, le parole di Badminton gli tornarono alla mente
come un proiettile che colpisce senza pietà.
"Distruggi tutte le cose belle."
Il suo respiro accelerò di colpo, gli occhi si riempirono di
lacrime e quei demoni che credeva spariti tornarono da lui facendogli
credere che quelle parole erano vere, tutto quello che toccava
appassiva sotto il suo tocco, non poteva evitarlo, come se fosse una
tempesta che spazza via alberi e case senza guardarsi indietro, solo
che a differenza di quest'ultima lui si guardava indietro, ogni giorno.
<< Hai ragione >> disse con il tono
spezzato e una smorfia
di dolore gli deformò il viso, stava per scoppiare a
piangere
quando accadde qualcosa che proprio non si aspettava, Edward
allungò una mano e prese quel fazzoletto sfilandoglielo
dalle
dita con più prepotenza di come aveva fatto lui la prima
volta.
<< Sei incredibile...tu non ti rendi conto cazzo, me ne
stavo per
andare senza di te perché credevo che...- >>
il magone gli
strinse la gola, riuscì a mandarlo giù e a
riprendere la forza di andare avanti.
<< Che non sarei tornato >> disse Stede
capendo da solo quello che stava per dire.
<< Chiudi quella cazzo di bocca. Volevo andarmene, ti
volevo
lasciare qui su questa fottuta isola da solo come tu hai fatto con me,
lo stavo per fare ma ovviamente quegli idioti sono così
legati a
te che hanno fatto di tutto per impedirmelo, e poi ti presenti in
ritardo e con questo >> disse indicando la stoffa.
<< Me lo sbatti in faccia dopo che me ne ero liberato
sempre per
colpa tua e tutte le mie intenzioni vanno a puttane, io dovrei essere
arrabbiato con te adesso, hai macchiato l'unico ricordo di mia madre ma
l'unica cosa a cui riesco a pensare è che invece di rubarlo
ti
sei messo a lavorare >> il suo viso non sembrava
più
essere scuro, c'era l'ombra di un piccolo sorriso che ne ammorbidiva
gli spigoli.
<< Non lo so Edward...ho solo pensato che non volevo
inquinarlo, se avessi avuto dei soldi lo avrei comprato.
>>
<< Cazzo Bonnet ma tu sai la vita che hai scelto?
>>
<< Sì, ma il punto è che non mi
dispiace rubare
cose senza importanza, ma quella ne ha per te e non volevo pensassi che
voglio ottenere il tuo perdono facilmente. >>
<< La verità è tutta questa, volevo
dimostrarti che
non sono tornato credendo che sarebbe stato facile, se lo avessi
semplicemente rubato e te lo avessi portato non avrebbe avuto lo stesso
peso. >>
Barbanera lo guardava serio in volto ma con lo sguardo luminoso, si
sentiva impotente di fronte a lui, avrebbe voluto non essere tanto
arrabbiato perché cazzo quanto si meritava di essere
abbracciato, ma non poteva farlo, sarebbe stato un grave errore e non
poteva più permettersi di commetterne.
Guardò la seta ora stretta tra le sue mani, gliela doveva
sbattere in faccia e mandarlo al diavolo insieme alle sue trovate ma
non ne aveva il coraggio, strinse le mani constatando quanto fosse
liscia e si stupì di essersene dimenticato, la mise
all'interno
della sua giacca di pelle, senza nemmeno rendersi conto che aveva
scelto il lato del cuore, lo stesso punto scelto da Stede mesi prima.
<< Comunque adesso è di nuovo mia
>> disse facendo spuntare un sorriso sulle labbra di
Stede.
Sorriso che si trasformò presto in una smorfia, si sciolse
in un
pianto sommesso, il capo chino, si mordeva le labbra, e dagli occhi
cadevano goccioloni che andavano ad infrangersi sul pavimento lucido e
pulito della nave.
<< Perché cazzo stai piangendo adesso?
>>
Non aveva mai pianto davanti a Edward da quando si erano conosciuti,
non si era mai lasciato andare a tal punto, lui a cui piaceva
canticchiare il motto di parlarne insieme non aveva nemmeno trovato il
coraggio di fare quello, era solo un codardo mentre Barbanera che
avrebbe avuto tutte le ragioni per non mostrarsi debole lo aveva fatto
e davanti a uno che era ancora un semi sconosciuto per lui.
<< Se non la pianti giuro che lo ributto in mare cazzo.
>>
Ci mancò poco che non scoppiasse a ridere dopo
quell'affermazione, doveva essere una minaccia, una sorta di cattiveria
che lo convincesse a calmarsi ma risultò solo una frase
detta da
uno in preda al panico, era stata tenera e riuscì a far
risollevare l'umore del pirata gentiluomo che pian piano smise di
singhiozzare e si asciugò gli occhi.
<< Credevo non l'avresti mai accettato >>
disse con la voce che era ancora morbida dal pianto.
<< Non illuderti. Non significa niente, l'ho presa solo
perché è mia e non intendo ringraziarti
>> rispose
tentando di rimanere fermo e impassibile.
<< Non devi farlo...Quello che deve ringraziarti sono io.
>>
<< Va bene Bonnet adesso sta zitto, e sappi che ti sei
giocato il tuo giorno per questa settimana. >>
Stede arricciò le sopracciglia, sul suo viso comparirono
piccole
rughette d'espressione alcune delle quali Edward non aveva mai visto,
chissà forse erano comparse dopo che se ne era andato ma non
dovevano importargli i segni sullo stupido viso di quell'uomo, non
doveva interessarsi a nient'altro che non fosse se stesso.
<< Pensaci e fattelo venire in mente da solo.
>>
Dopo qualche istante capì che si riferiva alla faccenda di
chiamarsi per nome.
<< Oh avanti Ed non vale, ero scosso, non puoi veramente
contarlo. >>
<< Lo hai fatto di nuovo, te ne stai approfittando,
ringrazia che
non ho smesso di ascoltarti dal primo momento >> rispose
incrociando le braccia.
<< Non posso proprio convincerti a cambiare idea vero?
>>
Barbanera scosse la testa.
<< Allora adesso dovresti chiamare me per nome
>> tentò, visto che era in buona tanto valeva
provarci.
<< Non se ne parla, ho detto che decido io il giorno
>> disse scuotendo la testa mentre si allontanava.
<< D'accordo, buona notte Edward >> ma lui
non rispose,
sparì nel buio della notte senza avere paura di inciampare,
era
stata una serata assurda e non era sicuro che sarebbe riuscito a
dormire.
Edward tornò nella sua cabina sentendo il bisogno di
allontanarsi immediatamente da lì, andò in bagno
a sciacquarsi il
viso come ogni sera, era l'unico momento in cui poteva togliersi quella
maschera con la quale nascondeva al mondo il suo cuore spezzato.
Si sciacquò più volte osservando scivolare via in
gocce
sporche quel trucco, l'acqua era diventata nera così come lo
era
la sua anima o almeno lui credeva fosse così, anche se non
sapeva
se lo era sempre stata oppure lo fosse diventata dopo quella tremenda
notte.
Con lentezza slacciò ogni cintura o cinghia che teneva
stretti i
vestiti al suo corpo, li sfilò facendoli scivolare a terra
rimanendo nudo come quando era nato, osservò quel corpo sodo
e
muscoloso che lo accompagnava da anni, ormai era ricoperto di
tatuaggi molti dei quali nemmeno si ricordava dove e perché
se li
fosse fatti, insieme rappresentavano una mappa dei luoghi in cui era
stato, della persona che era e della gente che aveva incontrato.
Il suo riflesso allo specchio lo riempì di tristezza,
sembrava
l'involucro vuoto di qualcosa che prima lo abitava, nemmeno i polmoni
si sforzavano più di tanto a respirare, il loro movimento
era
minimo come se lo facessero soltanto perché erano obbligati
a
tenerlo in vita.
L'ennesimo sospiro lasciò le sue labbra, ormai aveva perso
il
conto di quanti ce ne fossero stati però era sicuro che se
avesse avuto una moneta per ognuno di essi sarebbe diventato molto
ricco, raccolse il pezzo di seta rossa e si diresse in camera, si
infilò un paio di logori pantaloni che usava abitualmente
per
dormire e si mise seduto portandosi alle labbra quella stoffa.
Inspirò a pieni polmoni ma l'unico odore che
sentì era
quello del mare e qualcos'altro di indefinito, forse qualcosa con cui
era stato lavato.
Sperava di sentire l'odore di Stede?
Sciocco disse a se stesso, come puoi desiderare ancora qualcosa che
provenga da quella persona? Ti farebbe male e non hai già
sofferto abbastanza?
Lui però lo desiderava, aveva cercato quel
profumo passando ore nel guardaroba segreto inspirando quel
poco che era
rimasto fino a farsi bruciare le narici, ma ora anche quel luogo
sembrava non essere mai appartenuto al pirata gentiluomo, di lui
rimanevano solo gli abiti preziosi.
Lucius, Olu e Jim si erano radunati intorno al loro capitano non appena
lo avevano visto spuntare dall'angolo in cui si era rifugiato, il primo
gli aveva appoggiato una mano sulla spalla mentre gli altri due
volevano sapere come erano andate le cose.
<< Credo che abbia ancora bisogno di tempo
>> spiegò loro.
<< Testardo di un hombre! >>
imprecò Jim.
<< Non è colpa sua ragazzi, lui sta soffrendo
e credo che stia facendo uno sforzo enorme a tenermi qui. Almeno questa
sera non mi ha mandato al diavolo, è già qualcosa
>> disse
sorridendo leggermente, come se fosse suo il compito di rassicurarli.
<< Ha accettato quello che gli ho detto, sempre a modo
suo certo ma io...- >>
<< Capo senti >> intervenne Olu che aveva
visto quell'uomo soffrire troppo a lungo.
<< Credo che dovresti smetterla di incolparti, ti butti
un sacco di merda addosso, anche quella che non meriti. >>
<< Non devi difendermi Olu, l'ho abbandonato
così come ho lasciato tutti voi... >>
Il giovane si morse le labbra sistemandosi il cappellino che portava
sempre in testa, voleva far capire al suo capitano che malgrado gli
errori che aveva fatto non doveva caricarsi e fustigarsi in
continuazione, in fondo era tornato per rimediare, e se loro avevano
perdonato Edward per averli lasciati su un'isola deserta senza
provviste, Edward poteva perdonare Stede o almeno provarci.
<< Capisco abbia bisogno di tempo e glielo stai dando,
quello che
voglio dire è di non prenderti anche quello che non ti
appartiene >> spiegò guardando Jim che
annuì
sorridendogli.
<< Sì capo, lascia che si sfoghi ma non
permettergli di
divorarti con la sua voglia di vendetta, è qualcosa che ti
mangia dentro e io ne so qualcosa. >>
Stede sorrise comprensivo a Jim.
<< Grazie per i vostri consigli, li terrò a
mente. >>
<< Capo! >>
<< Roach >> esclamò Stede
voltandosi verso di lui.
<< Io e gli altri volevamo sapere quando intendevi
attuare il piano >> domandò cercando di
riprendere fiato.
<< Piano? >> chiese sollevando un
sopracciglio biondo.
<< Uhm...sì per la polvere da sparo.
>>
<< Oh...quel
piano. >>
<< Raduna gli altri >> ordinò.
<< Sarà fatto. >>
Dieci minuti dopo la ciurma del pirata Bonnet era seduta raggruppata in
semicerchio sul ponte, Stede era seduto con le gambe accavallate su una
botte, aveva preso quell'abitudine da Edward e secondo chi lo aveva
notato era una cosa molto tenera.
Quelli che erano andati in ricognizione al mattino spiegarono la
situazione e poi attesero le parole del loro capo, si sfregò
le
mani poi alzò il viso verso l'alto, all'improvviso le
batté tra loro ed esclamò.
<< Ci sono. Andremo in sei così due
farannò la guardia ai lati opposti mentre gli altri si
occuperanno della polvere, discuteremo dei dettagli mentre andiamo in
la.
>>
Lo Svedese alzò la mano.
<< Mi offro io da diversivo, posso cantare una canzone.
>>
<< Sei davvero gentile Svedese ma non è il
caso, dobbiamo
essere molto silenziosi >> spiegò Stede e gli
altri
annuirono d'accordo.
Il piano c'era, gli uomini pure, dovevano solo preparare le ultime cose
e poi erano pronti, intanto però qualcuno tramava
nell'ombra.
Izzy conosceva quell'isola, sapeva che esisteva solo un deposito dove
tenevano la polvere da sparo e ovviamente sapeva dove trovarlo,
così decise di raggiungerlo prima di loro dandogli la
lezione che si
meritavano.
Era rischioso, se Edward lo avesse scoperto sarebbe stata la fine ma
questa volta avrebbe fatto attenzione, ne aveva abbastanza di quegli
idioti che non facevano altro che creargli problemi, pensava di
essersene liberato definitivamente quando li avevano abbandonati
poi quel damerino di Bonnet era ricomparso con tutti al
seguito e
l'incubo era ricominciato
Voleva solo ritornare ai vecchi tempi in cui navigava con Barbanera e
la
sua ciurma, dove non doveva preoccuparsi di crisi di nervi o scenate ed
era convinto di poterci riuscire ma senza quel gruppo di imbecilli che
ronzavano intorno al suo capitano.
Prestando molta attenzione ai suoi passi e prendendo una scorciatoia
che conosceva era riuscito ad arrivare prima di loro e non ci aveva
pensato due volte a fare una soffiata intimando alle guardie di non
dire niente sulla sua presenza, poi se ne era andato senza sentire
nemmeno una briciola di colpa.
Le guardie erano di più, presidiavano la zona rimanendo
nascoste
per non destare sospetti, rimasero in allerta fino a che non si udirono
i primi passi, gli lasciarono il tempo di arrivare al magazzino e poi
li circondarono, Izzy aveva chiesto loro di non ucciderli subito, di
aspettare un giorno o due, doveva prima convincere Edward a ripartire
inventandosi che quei babbei avevano lasciato la nave, non poteva
rischiare che il suo capo scoprisse il suo piano quando per loro era
troppo tardi, dopo la faccenda con la marina camminava in punta di
piedi su un filo sottile lungo la pazienza di Barbanera.
<< Mierda >> imprecò Jim che fu
l'unica che
riuscì a fuggire, avevano bisogno di rinforzi, quegli uomini
erano troppi persino per qualcuno con la sua esperienza, correva e
correva, le gambe lə facevano male per lo
sforzo, si lanciò
sulla scala di corda della Revenge ansimando e buttandosi poi
all'interno.
<< Buttons >> disse cercando di riprendere
fiato, << dov'è Barbanera? >>
<< L'ho visto scendere nella sua cabina >>
rispose quello mentre Olivia si adagiava comodamente sulla sua testa.
<< Sicuro che non è uscito? >>
<< Sarò anche vecchio per i combattimenti
corpo a corpo ma questi occhi vedono tutto, almeno da vicino.
>>
<< Grazie >> rispose Jim.
Prima di scendere svegliò Wee John che stava facendo un
pisolino
sulla sua amaca, lo scosse un po' troppo bruscamente ma aveva una certa
fretta e non poteva perdere altro tempo pensando alle buone maniere.
<< Jim? >>
<< Non fare domande, è una questione di vita o
di morte,
ci hanno teso un'imboscata e i soldati hanno preso gli altri. Prendi
gli altri uomini e vai ad aiutarli, prendete molte armi e fate presto!
>>
Lui si sfregò un occhio ancora assonato.
<< Fang e Ivan quei due chicos conoscono questo posto,
sono certə che sanno dove andare. Muoviti
cazzo! >>
<< E tu? >> domandò Wee John che
ancora non ci stava capendo molto.
<< Devo occuparmi di qualcuno, va ora! >>
Lui alzò le mani << va bene, vado vado.
>>
Jim si diresse a passo spedito sottocoperta, senza bussare
aprì
malamente la porta di Barbanera che sussultò voltandosi
verso
quel rumore brandendo la pistola che teneva sotto il cuscino, aveva
preso quell'abitudine da quando uno che stava nella sua stessa ciurma
aveva tentato di soffocarlo nel sonno, fortunatamente Calico Jack era
intervenuto nel momento giusto salvandogli la vita.
<< Ma che cazzo!? >> imprecò
innervosito da quella
mancanza di rispetto, non gli piaceva invadessero la sua privacy, in
particolar modo ora che era emotivamente instabile e si lasciava andare
spesso alle lacrime quando era da solo, posò la pistola sul
letto non considerando Jim un pericolo.
<< Estás muerto, hijo de puta!
>> ringhiò con
ferocia avvicinandosi velocemente e afferrandolo per la camicia che si
era buttato addosso.
<< Sei un fottuto bastardo, ci hai venduti!
>>
<< Di che cosa cazzo stai parlando? >>
domandò
corrugando le sopracciglia, non capiva il motivo di quell'intrusione e
soprattutto quelle accuse, Jim non gli aveva più rivolto la
parola da quando aveva abbandonato i suoi amici, lo guardava con
disprezzo portandolo a chiedersi più volte se sarebbe
arrivato
il momento in cui si sarebbe vendicatə
<< Lo sai bene cabrón! >> si
infilò una mano in tasca estraendo il pugnale e
puntandoglielo al viso.
<< Ehi ehi! >> Edward sollevò le
mani lentamente,
sapeva benissimo che era in grado di ucciderlo, ma se avesse voluto
farlo non avrebbe atteso così a lungo per questo mise da
parte
il nervosismo che provava, voleva capirci di più ma per
farlo
doveva riuscire a calmarlə
<< Lo sai che sono forte tanto quanto te, vuoi davvero
iniziare
un combattimento? >> domandò Barbanera facendo
appello al
suo sangue freddo.
<< Io voglio solo cavarti un occhio, mierda!
>> ringhiò a denti stretti Jim trattenendolo
per la camicia.
<< Ora verrai con me e li tirerai fuori tutti fottuto
stronzo,
non mi importa quanto tu sia forte e nemmeno che sei il dannato
Barbanera del cazzo, rivoglio i miei amici. >>
Edward esalò un respiro rilassando il petto e abbassando
piano le braccia, era sicuro fosse successo qualcosa.
<< Nessuno è mai sopravvissuto tanto da
insultarmi una
seconda volta, ora sei così idiota da rischiare la sorte
un'altra volta oppure mi racconti che cosa cazzo è successo.
>>
Jim allentò di poco la presa, arricciò le
sopracciglia guardando Edward senza sapere se potersi fidare o meno.
<< Hai lasciato che prendessero Stede e gli altri, li hai
venduti alle guardie. >>
Il viso del capo dei pirati divenne una maschera bianca, perse tutto il
colore che aveva in corpo come se improvvisamente il sangue avesse
smesso di fluire lasciandolo vuoto come un recipiente il cui contenuto
viene fatto scivolare via, quell'organo che era rimasto assopito nel
suo petto cominciò a battere furiosamente segnalando lo
stato di
panico, gli girava persino la testa e per un attimo pensò
che
avrebbe perso i sensi.
Vedendo la sua espressione mutare così repentinamente Jim lo
lasciò andare.
<< De verdad que no sabes nada? >>
Edward era ancora più confuso e allora Jim ripeté
<< davvero non sai niente? >>, lui scosse
la testa.
<< Quando siamo andati a prendere la polvere da sparo
siamo rimasti coinvolti in un imboscata. >>
<< Io me la sono cavata riuscendo a correre fino a qui,
ma gli altri sono stati presi. >>
<< Come sai che era un'imboscata? Forse non siete stati
attenti
>> provò a dire Edwrad ma se ne
pentì subito
vedendo l'espressione di Jim.
<< Non sono così idiota da mentire su una cosa
simile, erano
troppi soldati e avevamo controllato prima di agire. >>
Jim sospirò.
<< Doveva andare tutto secondo il piano, se li
hanno ammazzati giuro che...- >>
<< No, non possono averli uccisi, non così
come animali.
Serve una condanna o come cazzo si chiama >>
spiegò
Barbanera che se ne intendeva di quelle cose, lui aveva sempre studiato
i suoi nemici, aveva gli occhi lucidi malgrado quella sicurezza che
però era flebile come la fiamma di una candela, quando
incontrò quelli di Jim scoprì che anche quelli
erano
lucidi e pieni di preoccupazione e una parte di lui pensava che non
avrebbe dovuto essere così, a lui non doveva importare
niente
della fine di quegli uomini e del loro capitano.
<< Li troveremo ma dobbiamo sbrigarci >>
disse risoluto,
Jim annuì ritrovando un po' di quella compostezza che
sembrava
aver abbandonato il suo corpo lasciando spazio solo al timore di averli
persi.
Uscirono dalla cabina e si ritrovarono presto di fronte a quella di
qualcun altro.
<< Sei impazzito? Non ci aiuterà mai.
>>
<< Di un po' hai dimenticato chi cazzo è che
comanda qui?
>> sbottò Edward stufo di sentirsi sempre
contrastato da
chiunque, come se le sue parole non avessero più valore.
Izzy aprì la porta non aspettandosi di trovarsi di fronte
Barbanera accompagnato da Jim, l'ultima volta in cui il suo capitano
era stato nella sua stanza aveva perso un dito, la ferita
tornò
a pulsare e fargli male, iniziò a sudare freddo e questo
solo
come riflesso incondizionato del suo corpo.
<< Vieni con noi >> ordinò
Edward.
Izzy deglutì.
<< Dove? >>
<< Non ti ho chiesto di fare domande cane
>> lo
rimproverò stringendogli una mano al collo, poi lo libero
spingendolo appena all'indietro, Izzy si massaggiò la zona
colpita e un senso di vertigine si impossessò di lui, lo
ignorò facendo ciò che il capo gli aveva detto.
Camminava dietro di loro sentendosi come se stesse andando al patibolo,
temeva avessero scoperto ciò che aveva fatto e lo stessero
portando da qualche parte per liberarsi di lui, aveva paura
perché sapeva che contro quei due non avrebbe mai potuto
sopravvivere e per di più con un piede monco, finalmente
Edward
ruppe quel silenzio teso che si era creato svelando così la
sua
sorte.
<< Bonnet e alcuni uomini sono stati catturati, dobbiamo
liberarli. >>
Izzy mandò giù pesantemente il nodo che gli
stringeva la
gola, da un lato era sollevato di essersi sbagliato anche se non poteva
essere del tutto certo che non sapessero nulla, magari lo stavano solo
usando per liberarli e poi si sarebbero occupati di lui.
Non rispose, non disse nulla come se le sue orecchie non avessero
percepito alcun suono, Barbanera voltò il viso verso di lui.
<< Vuoi muoverti! >> strillò e
il corpo del primo
ufficiale già teso scattò come una molla e
accelerò il passo, Jim che era abituatə
a osservare tutto
notò che c'era qualcosa di strano, certo sapeva che
quell'ometto
non era felice di aiutarli ma qualcosa gli diceva che c'era di
più.
<< Qué te pasa? >>
domandò con un cenno del capo verso di lui.
<< Niente >> rispose Izzy ficcandosi le
mani in tasca.
<< Capisci lo spagnolo? >>
domandò Jim sollevando un sopracciglio.
<< No ma non ci vuole molto a capire quello che cazzo hai
detto. >>
<< Estás nervioso?
>>
<< Piantala cazzo >> rispose Izzy.
<< Finitela tutti e due, siamo arrivati >>
disse Edward rilassando il petto con un respiro.
Erano a diversi metri dalla rimessa, le acque sembravano essersi
calmate, c'erano solo due guardie assonnate a monitorare la situazione,
era chiaro a tutti quello che era successo ma sembrava almeno da
lì che non ci fossero tracce di sangue e questa era una cosa
buona, significava che li avevano semplicemente portati via.
Dai cespugli si sentirono dei fruscii, i tre si prepararono a sguainare
la spada ma si fermarono quando videro i loro compagni che erano stati
mandata da Jim per aiutare gli altri, spiegarono loro che quando erano
arrivati non c'era più nessuno così si erano
nascosti per
aspettare l'arrivo dei rinforzi, tutti insieme formavano un bel gruppo
ma non era certo sufficiente a combattere una caserma piena di guardie
armate fino ai denti, dovevano elaborare un piano che funzionasse.
Intanto Stede, Olu, Franchie, Roach e Pete chiusi in quella stretta
gabbia si sentivano impotenti e piccoli, alcuni stavano seduti con le
ginocchia tirate verso il petto, altri in piedi appoggiati al muro, non
c'erano letti né sgualcite brandine perché quella
era
semplicemente una cella di passaggio utile fino a che le guardie non
avessero deciso che cosa farne di loro.
<< Pensate che questa volta siamo spacciati?
>>
domandò Roach spostando un piede dal muro sul quale era
appoggiato.
<< Probabile, dubito che qualcuno verrà a
tirarci fuori
>> rispose Franchie, il suo pessimismo era aumentato dopo
essere
stato preso in ostaggio da Barbanera.
<< Ragazzi cercate di rimanere forti, forse Edward non
verrà ma i nostri amici... >>
cominciò Olu tentando
di dare speranza al gruppo.
<< Io spero non vengano, non voglio vederli morire, ho
già
perso Lucius una volta o almeno credevo di averlo perso e non voglio
ripetere l'esperienza >> disse Pete.
<< In realtà sono già due le volte
in cui hai
rischiato >> iniziò Roach indicando il dito
indice ma
venne zittito da Olu e Franchie.
L'unico che stava in silenzio con il capo chino era quello che avrebbe
dovuto parlare, infondere coraggio e voglia di combattere a tutti,
Stede si sentiva avvilito e mortificato, in una sola giornata era
riuscito a sporcare il panno di Edward, farlo sentire nuovamente
abbandonato e in più aveva fatto finire in prigione i suoi
amici
senza nemmeno la certezza che qualcuno sarebbe venuto a cercarli.
E anche se fossero venuti sarebbero stati in pericolo e tutto questo
per colpa sua, per il suo sciocco piano che non aveva funzionato,
avrebbe dovuto dare ascolto a Edward e invece aveva voluto fare di
testa sua come al solito ed ecco dove lo aveva portato.
<< Perché? >> disse solo e tutti
si voltarono verso quel sibilo che era la sua voce.
<< Hai detto qualcosa capo? >>
domandò Olu.
<< Ehi? >> lo chiamò ancora
posandogli una mano sul ginocchio.
<< Avrebbe dovuto funzionare, che cosa è
andato storto?
Avevamo tutti i dettagli...non è giusto, non faccio mai
niente
di buono >> sospirò con la voce che gli
tremava in gola.
Tutti si guardarono tra loro dispiaciuti di vedere il loro capitano
ridotto in quelle condizioni, ce la stava davvero mettendo tutta per
essere all'altezza di quel ruolo, per riottenere la loro fiducia ma
sembrava che le acque gli fossero sempre ostili.
Olu si inginocchiò di fronte a lui tenendo le mani premute
sulle ginocchia di Stede.
<< Capo senti le giornate del cazzo possono capitare a
tutti,
anche i migliori piani a volte falliscono e quello che avevi ideato lo
era davvero. Vero ragazzi? >>
<< Certo >> dissero tutti.
<< Non lo diciamo solo per dire, credimi io me ne intendo
di piani di fuga >> disse con un sorrisino.
<< In realtà penso che ci sia qualcosa di
strano in tutta questa storia. >>
Stede alzò il viso, aveva gli occhi lucidi e si poteva
vedere
benissimo anche con la poca luce che c'era lì dentro quanto
fossero tristi.
<< Sì...in verità anche a me
è sembrato
strano ci fossero tutte quelle guardie >> rispose Pete
grattandosi la nuca.
<< A cosa state pensando? >>
domandò Stede.
<< Un'imboscata >> rispose Franchie.
<< Può essere che ci abbiano visti arrivare?
>>
<< O che nel momento della ricognizione vi abbiano
scoperti?
Forse ho sbagliato a mandarvi lì in pieno giorno, vi ho resi
vulnerabili. >>
Franchie scosse il capo facendo qualche passo in avanti.
<< No capo, per prima cosa erano già in troppi
e non
è possibile che tutta quella gente ci abbia visti arrivare.
>>
<< E riguardo a questa mattina siamo stati davvero molto
attenti, nessuno si è accorto di noi. >>
Stede deglutì << questo significa...
>>
<< Qualcuno ci ha venduti >> disse Pete.
<< Ma chi? >> domandò il pirata
gentiluomo corrugando le sopracciglia.
<< Barbanera >> rispose Pete che sentiva
ancora quella ferita aperta dentro al suo cuore.
<< No lui non può essere, se avesse voluto
liberarsi di
noi lo avrebbe fatto senza troppe cerimonie >> lo difese
Stede
sicuro di ciò che diceva.
<< Il capo ha ragione >> rispose Olu.
<< Magari non vuole farsi scoprire così nel
caso
sopravvivessimo non ce l'avremmo con lui >> riprese a
dire Pete.
<< No è escluso Edward non c'entra
>> disse con
convinzione sistemandosi una bionda ciocca ribelle, nemmeno per un
secondo aveva dubitato di lui, dentro al suo cuore era certo che per
quanto fosse arrabbiato non avrebbe inscenato tutto questo per
toglierlo di mezzo e in più qualcosa gli diceva che Edward
non
desiderava davvero levarselo di torno come si ostinava a fargli credere.
<< Allora Izzy, potrebbe essere stato lui
>> propose Franchie.
Roach allungò un braccio annuendo << esatto
amico lui sì che ci odia. >>
<< Ragazzi adesso non ha senso discutere sul possibile
colpevole, dobbiamo trovare un modo per uscire da qui. >>
Stede si richiuse in quel silenzio che lo aveva accompagnato da quando
li avevano catturati, voleva almeno riuscire a liberare loro e farli
fuggire, non importava se lui fosse morto anche se avrebbe almeno
voluto rivedere anche per un solo istante Edward, dirgli che lo amava e
chiedergli perdono per essere stato nuovamente uno stupido.
I suoi occhi trattenevano a stento le lacrime che si erano formate,
tutti quei pensieri riguardo alle cose che gli avrebbe voluto dire,
erano tante e forse troppe, aveva pensato scioccamente di avere tempo
mentre invece il suo stava per scadere, si morse le labbra pensando ai
baci che non avrebbe più potuto dargli quando un forte boato
interruppe tutte le voci nella sua testa.
Urla, grida, fumo e poi la loro cella che venne aperta, Stede
guardò titubante verso l'esterno mentre gli altri si
avvicinarono cauti chiedendosi che cosa stesse succedendo, il capitano
fu l'ultimo ad uscire e quando quell'esalazione finalmente
evaporò scoprì a pochi metri da lui la figura di
Barbanera.
Con la spada tra le dita, la fronte sudata e il viso macchiato da
schizzi di sangue, probabilmente non il suo, c'erano altre macchie
di sangue sparse lungo il suo corpo e il petto che si alzava e si
abbassava cercando di riprendere fiato, Stede deglutì
mandando
giù l'amaro che sentiva premergli dal profondo della gola,
gli
occhi gli si riempirono nuovamente di lacrime e in un attimo senza
pensarci corse verso di lui, aprì le braccia e lo strinse
forte.
Il corpo di Edward non indietreggiò nemmeno di un passo dopo
l'impatto con quello di Stede, come se fosse fatto di pietra, rimase
sorpreso
da quella reazione così spontanea, tutto si aspettava tranne
che
l'uomo che amava ma che diceva di odiare gli si sarebbe gettato al
collo.
Stede singhiozzava stringendosi alle sue forti spalle, la fronte
premuta sul suo petto e le lacrime che continuavano a scendere sotto lo
sguardo sbalordito di tutti e quello disgustato di Izzy, il cuore di
Barbanera batteva fortissimo, non era pronto a riaverlo tra le sue
braccia, sentendo il calore del suo corpo e il profumo della sua pelle.
Le volte in cui erano stati vicini si era preparato mentalmente
innalzando la sua barriera di indifferenza, ma in quella situazione non
aveva fatto in tempo troppo preoccupato a cercarlo e riportarlo a casa
sano e salvo, non aveva potuto prepararsi.
<< Ragazzi dobbiamo andarcene >> disse
qualcuno.
<< Sì tra poco potrebbero arrivare i rinforzi.
>>
I due capitani però erano persi in un mondo tutto loro dove
Stede continuava a piangere sulla spalla di Edward e lui lo guardava
non sapendo cosa fare, gli occhi lucidi, le labbra schiuse come petali
di un fiore per la sorpresa, quella voglia matta di abbracciarlo che
però non riusciva a soddisfare perché il dolore
per
ciò che gli aveva fatto era ancora troppo forte in lui.
Avevano ragione gli altri, dovevano sbrigarsi ma sapeva che il pirata
biondo non si sarebbe mosso senza un cenno da parte sua.
<< Stede coraggio dobbiamo andare >> fu
strano pronunciare
quel nome che vibrò lungo tutta la sua cassa toracica per
finire
dritto in quella dell'altro, alzò il viso rigato dalle
lacrime
come catturato da un richiamo lontano, si guardarono negli occhi,
quelli color petrolio di uno con quelli color nocciola dell'altro e in
quel semplice gesto c'erano tutte le risposte che cercavano.
Lungo il tragitto il silenzio la faceva da padrone, ma non era uno di
quelli pesanti si trattava più di una quiete rilassata
dovuta a
tutto il trambusto di poco prima e alla felicità di essersi
ritrovati, Jim e Olu si tenevano per mano, Pete non vedeva l'ora di
riabbracciare Lucius mentre gli altri si godevano semplicemente il
ritorno, ci sarebbe stato il tempo per pensare.
L'unico che non era felice era proprio Izzy che oltre a veder sfumato
il suo piano aveva dovuto partecipare al salvataggio di quegli
imbecilli senza poter proferire parola, il sangue gli ribolliva nelle
vene e sentiva lo stomaco che bruciava per l'acido che quel nervosismo
gli procurava.
I capitani erano rimasti indietro, camminavano allo stesso passo e ogni
tanto Edward scrutava Stede lanciandogli un'occhiata come per
accertarsi che fosse ancora lì vicino a lui, da quando Jim
gli
aveva riportato l'accaduto si era preparato una bella ramanzina da fare
a tutti ma era sfumata o meglio era andata proprio a puttane quando
quello stupido gli si era gettato tra le braccia.
Odiava il modo in cui lo faceva sentire, dal primo giorno lo aveva
riempito di insulti e mai una volta aveva avuto remore a urlargli
addosso, ma più il tempo passava più quello
sciocco
diventava sempre più bello e gentile, non passava giorno
senza
che gli regalasse uno di quegli splendidi sorrisi o che lo stupisse con
qualche nuova trovata.
Ce la metteva tutta per rendergli impossibile la vita e malgrado questo
non se ne era ancora andato, ogni fottuto giorno si alzava con la
consapevolezza di vedere una scialuppa in meno, immaginava di vedere
quella chioma bionda remare in lontananza e sentire il suo cuore di
nuovo in pezzi ma non accadeva mai.
Come faceva ora a sgridarlo? Come poteva dirgli che il loro piano era
una merda ed erano dei pessimi pirati, come poteva infliggere una
stilettata così forte al quel cuore così puro
dopo che
gli aveva pianto addosso, sentiva ancora l'umido delle sue lacrime e il
peso della consapevolezza che si portava addosso.
Una volta saliti sulla nave fu Stede a rompere il silenzio.
<< Vi ringrazio a nome di tutti noi per averci salvati
>>
disse sorridendo ma quel sorriso sapeva di amarezza,Olu, Franchie,
Roach
e Pete annuirono alle sue parole.
<< Sì vaffanculo Bonnet è l'ultima
volta che salvo
il tuo culo da damerino capito? E vale anche per tutti voi
>>
disse Izzy puntandogli un dito contro.
<< Izzy non ti ho chiesto di intervenire >>
lo rimproverò Edward.
<< Bé qualcuno deve pur far capire a questi
idioti che non
posso fare il cazzo che vogliono e passarla sempre liscia
>>
sbraitò.
<< Ehi modera il linguaggio >>
gridò qualcuno.
<< E poi chi ci dice che non sei stato proprio tu a
venderci? >> domandò Pete.
Izzy accusò il colpo ma non lo diede a vedere, strinse i
pugni poi puntò l'indice verso di lui.
<< Perché se fossi stato io sareste
già morti. >>
<< Ragazzi >> Stede richiamò
l'attenzione battendo più volte le mani.
<< Siamo tutti stanchi, sono sicuro che c'è
una
spiegazione ma l'importante è che siamo salvi e ora la cosa
migliore è andare a dormire e dimenticare questa brutta
faccenda.
>>
<< Ma capo... >>
<< Roach >> sollevò una mano
impedendogli di continuare.
<< Farci la guerra tra noi non serve, adesso mettetevi
tutti a dormire avanti. >>
<< Capo...che ne diresti di una storia? >>
Stede sorrise.
<< Volentieri, preparatevi io arrivo subito.
>>
<< Uhm...i libri non ci sono più
>> disse Pete causando un "ohh" di sconforto generale.
<< Mi inventerò qualcosa d'accordo?
>> rispose Stede
e i visi di tutti si rilassarono, felici che avrebbero riavuto quel bel
momento che a loro piaceva tanto.
La ciurma si ritirò tra gridolini e spinte, Izzy se ne
andò guardandoli con disprezzo e imprecando mentre Edward
era
rimasto a guardare la scena e pensare come Stede non si rendesse conto
quanto certe volte si comportasse da vero capitano.
Era stanco, provato, aveva i nervi a fior di pelle e le mani che gli
tremavano ma nonostante questo non si era tirato indietro quando il suo
equipaggio gli aveva fatto una richiesta che poteva essere realizzata
anche il giorno dopo, Barbanera si chiedeva che cosa ci guadagnasse
Stede a essere sempre così gentile e disponibile
<< Ed...possiamo parlare un momento? >>
domandò Stede grattandosi la nuca.
<< Se devi ringraziarmi risparmiatelo, lo hai
già fatto >> rispose freddo lui.
<< Per favore ho bisogno di parlare con te, ci
vorrà solo un minuto. >>
Barbanera sospirò, a volte era impossibile vincere contro
quell'uomo, ma quelle erano solo battaglie a lui toccava vincere la
guerra, scesero in cabina e Stede fece finta di non vedere il disordine
e le tende nere che incupivano quello che un tempo era stato il suo
luogo sicuro.
<< Tutto quello che sto per dirti mi sembra
così banale
>> iniziò torcendosi per un attimo le dita
delle mani.
<< Allora non farlo >> rispose Barbanera
avvicinandosi alla
scrivania, prese una bottiglia contenente l'ultimo sorso di liquore e
lo mandò giù tutto d'un fiato, poi la testa gli
girò improvvisamente costringendolo a posare la bottiglia e
portarsi una mano alla fronte, barcollò all'indietro finendo
seduto sulla brandina << cazzo. >>
<< Edward! >> corse verso di lui
chinandosi, gli tolse la
mano dalla fronte per riuscire a guardarlo negli occhi, ma Edward si
divincolò con uno strattone.
<< Sto bene cazzo, mi gira solo la testa. >>
<< Questa non mi sembra affatto la definizione di stare
bene. >>
<< Bonnet vaffanculo >> mugugnò
stringendo i denti, ma che cosa gli prendeva.
<< D'accordo ci vado ma solo dopo che mi sarò
occupato di
te >> rispose Stede mantenendo un tono di
voce pacato
ma fermo.
Edward riuscì ad aprire un occhio e metterlo a fuoco.
<< Non ho bisogno di te né della tua fottuta
pietà. >>
<< Va bene, vediamo cosa sei in grado di fare da solo
>>
disse risoluto sollevando il busto e incrociando le braccia al petto.
Barbanera la prese come una sfida, si alzò facendo appello a
tutta la sua forza di volontà per rimanere in piedi, decise
di
occuparsi della giacca di pelle ma invece che allentare le cinture le
stava solo tirando in avanti, << queste cazzo di cose!
>>
Stede sollevò un sopracciglio quando incontrò il
suo sguardo.
<< Oh fanculo! >> sbuffò Edward
lasciando ricadere le braccia ai lati dei fianchi.
<< Posso? >> domandò il pirata
gentiluomo avvicinandosi solo dopo che l'altro ebbe annuito.
Stede si mise all'opera sfilando le cinghie con calma e pazienza una
dopo l'altra, non commise l'errore di soffermarsi troppo sul
pensiero
che si trovavano in una stanza da soli e lui lo stava
spogliando, una
volta sfilata la giacca e appoggiata sulla sedia lì vicino
lo
guardò ma vide che lui aveva la testa voltata di lato con la
mascella stretta.
<< Se alzi le braccia sarà più
facile toglierla >> disse riferendosi alla maglia e
tentando di mantenere ferma la voce.
Edward si riscosse da quel torpore in cui era volontariamente caduto,
vide che anche su di essa vi erano delle macchie.
<< Cazzo non verranno mai via, questa maglia è
da buttare >> imprecò sbuffando.
<< Per questo usi la pelle? >>
domandò Stede,
<< perché è più facile
togliere il sangue?
>>
<< Questo e anche perché la pelle è
figa >>
rispose Edward mentre si faceva aiutare a togliere l'indumento, che
venne appoggiato delicatamente sulla sedia.
<< Oh >> Stede sorrise perché
aveva scoperto
qualcosa di lui che non conosceva, quella era la prima conversazione
normale che avevano da quando era tornato e ironia della sorte
parlavano di sangue, ma al pirata gentiluomo non importava,
qualunque argomento sarebbe andato bene se gli avrebbe garantito quei
piccoli momenti di pace.
<< Mi spiace per la maglia ma della giacca me ne occupo
io. >>
<< E anche di te se ti metti seduto. >>
Barbanera corrugò la fronte sentendo che doveva riprendere
in mano la situazione.
<< Non sai come si fa, la rovinerai >>
disse.
<< Vorrà dire che mi insegnerai tu, ora siedi
per favore
>> posò le braccia sulle sue spalle e lo
spinse
delicatamente a sedere, Edward si massaggiò la faccia con le
mani sentendosi preda di una sbornia colossale ma era certo di non aver
bevuto poi così tanto.
<< Vado a prendere una bacinella con dell'acqua e torno
>>
gli disse Stede e lui non riuscì a trattenere quella frase
che
gli sfuggì dalle labbra.
<< Torni? >>
Il pirata gentiluomo si intenerì di fronte a quella domanda
ma
gli strinse anche il cuore, serrò le labbra e
annuì
cercando di infondergli sicurezza con il sorriso oltre che con le
parole.
<< Certo che torno, ci metto un attimo. >>
<< L'ultima volta non sei stato così veloce
>> disse
Edward con lo sguardo puntato sul pavimento e due lacrime che solcarono
svelte il suo viso finendo per infrangersi sul pavimento, che cazzo gli
prendeva si domandò, perché stava tirando fuori
quell'argomento, perché si sentiva improvvisamente
così
fragile ed esposto?
<< L'ultima volta ero un idiota che non sapeva che cosa
si stava
perdendo >> rispose Stede lasciando svelto la stanza con
il cuore
a mille e il magone che gli attanagliava la gola, doveva riprendersi e
fare in fretta, aveva un'occasione di dimostrargli che poteva contare
su di lui e non voleva deluderlo.
Stede come promesso si affretto a preparare l'occorrente e
rientrò in stanza, la cosa più bella fu
incrociare lo
sguardo di Edward che si era illuminato per pochi secondi come un cielo
pieno di stelle, si avvicinò posando la bacinella ai piedi
del
letto, prese il panno umido e lo strizzò facendo scivolare
via
le goccioline di troppo.
<< A che cazzo ti serve quella? >>
<< Non puoi andare a dormire così
>> sorrise il
pirata gentiluomo prima di cominciare a strofinare piano il panno sul
volto di quell'uomo che in quelle condizioni sembrava docile come un
bambino, Barbanera rabbrividì al contatto ma non si
scostò anzi chiuse d'istinto gli occhi.
<< E' troppo fredda? >> domandò
Stede.
<< No, va bene >> rispose lui.
La mano gentile del pirata continuava a muoversi su quei lineamenti
perfetti che per tante notti aveva sognato di sfiorare, la barba stava
ricrescendo ispida e pungente solleticava le dita di Stede quando vi
passava sopra, il cuore palpitava come un tamburo suonato da qualcuno
che non ha la forza di smettere, era come se quella terribile notte non
fosse mai accaduta, non si sentiva stanco ma solo agitato.
Si permise di posare le dita dell'altra mano sul lato opposto del viso
ed Edward a quel punto aprì gli occhi facendolo morire
dentro.
<< Devo pulirti da questa parte >> si
giustificò con un fil di voce.
Era consapevole che in quel momento l'altro aveva abbassato tutte le
sue difese ma bastava veramente poco perché quel guscio lo
ricoprisse di nuovo e lui non voleva che accadesse, lo trattava con
rispetto e venerazione come se fosse un'opera antica da non rovinare e
quando lo vide chiudere nuovamente gli occhi le sue spalle si
rilassarono permettendogli di tornare a respirare.
<< Perché lo stai facendo? >>
domandò d'un
tratto mentre Stede era sceso a pulirgli il collo e lui aveva sollevato
il mento istintivamente, stupendosi egli stesso di quel gesto
così arrendevole nei confronti di quell'uomo che gli aveva
strappato il cuore.
<< Non sei in grado di farlo da solo, per questa sera
devi solo
riposare e poi mi fa piacere prendermi cura di te. >>
<< Se pensi che dopo questo io...- >>
<< Quello che forse non hai capito Edward è
che io
finché me lo permetterai mi prenderò sempre cura
di te
>> disse deglutendo.
<< Probabilmente tu continuerai ad odiarmi per sempre e
io in quel caso
vivrò per dimostrati quanto sono grato di esserti accanto.
>>
<< Vivresti tutta la vita accanto a un uomo che ti odia?
Bonnet è da folli. >>
Stede sorrise spostando per un attimo il panno e constatando che
nonostante quelle parole Edward non aveva ancora aperto gli occhi.
<< Lo hai detto anche tu che sono pazzo >>
rispose con un
sorrisetto e riprese a pulire le macchie di sangue questa volta dal
braccio.
Mentre era ormai perso in quella nenia costituita da movimenti delicati
e ripetitivi si rese conto che era la prima volta che vedeva quel viso
privo del trucco nero, non gli aveva mai permesso di guardarlo senza
quella maschera che aveva indossato come protezione dal mondo esterno e
da lui in particolar modo, non disse nulla ma la sua stessa anima
cantava dalla gioia e quasi gli occhi gli si riempirono di lacrime per
la felicità, ma non doveva commettere l'errore di illudersi,
il cammino per arrivare al cuore di Edward era lungo e tortuoso.
<< Bonnet ti sei addormentato? >>
domandò arricciando le sopracciglia.
<< Cosa? No, dovresti imparare a rilassarti
>> rispose
Stede arrossendo, effettivamente era da un po' di tempo che stava
pulendo il nulla, passava lo straccio umido sul quella bella pelle che
ormai era del tutto pulita, ma per lui era così naturale
compiere quei gesti, era un modo per dargli il suo affetto in maniera
indiretta.
<< Io so rilassarmi cazzo ma tu ci stai mettendo una
vita. >>
<< Te lo hanno mai detto che sei un brontolone?
>> rispose
Stede sollevando un sopracciglio, sì si stava divertendo un
mondo.
<< L'ultimo che lo ha fatto è morto
>> rispose cupo
Edward, chissà forse era un modo per studiare la reazione
dell'altro pirata, o voleva incutergli timore o semplicemente era
talmente abituato a difendersi che quella frase gli era uscita naturale.
<< Bé io sono ancora tutto intero, diciamo che
sono stato
fortunato >> sorrise dandogli un affettuoso colpetto
sulla spalla
e si tirò su portando con sé la bacinella, la
posò
sul tavolo e si stiracchiò, le ginocchia gli formicolavano
un
pochino per via della posizione ma era felice e non gli importava del
resto.
<< Puoi aprire gli occhi ora >> disse.
<< Decido io quando aprire i miei fottuti occhi
>> rispose
ma nel suo tono non c'era una reale critica, anzi quella frase fece
ridacchiare Stede.
<< Bonnet stai camminando su un filo sottile
perché ti mandi a fanculo. >>
<< Non ho riso di te ma con te >> rispose
lui mettendosi le mani sui fianchi. >>
Edward a quel punto aprì gli occhi e dovette attendere un
attimo a riabituarsi alla luce.
<< Questa è una stronzata >>
rispose.
Di nuovo un sorriso stirò le labbra del pirata biondo.
<< Dovresti rivestirti o prenderai freddo,
perché non hai acceso il camino? >>
<< E quando cazzo avrei dovuto farlo, se non ricordi ero
troppo
impegnato a salvare le chiappe di qualcuno >> disse
alzandosi ma
venne preso da un altro capogiro, fortunatamente c'era Stede
a prenderlo.
<< Ma che cazzo mi prende? >>
domandò Edward più a se stesso che all'altro.
<< Sei solo molto provato, lascia fare a me per stasera.
Ti cerco qualcosa da metterti addosso. >>
<< Io non ho camice di seta come le hai tu
>> rispose lui
stringendo i pugni, gli occhi diventarono umidi e luccicavano come un
mare che rifletteva il cielo notturno pieno di stelle.
<< Che io sappia per dormire basta anche una semplice
maglietta
>> disse Stede cercando con lo sguardo qualcosa che
potesse andare
bene, ma lì in mezzo a tutto quel disordine era faticoso
trovarlo, fu proprio Edward a indicargli il punto preciso.
<< Lì sotto la scrivania >>
disse e Stede voleva
proprio chiedergli che cosa ci facesse e soprattutto come ci fosse
finita lì sotto, ma rimase zitto credendo fosse meglio non
infastidirlo con troppe domande.
<< Alza le braccia >> il suo sembrava un
ordine ma era
più una richiesta imposta dolcemente, Edward
obbedì
guardandolo attentamente, studiandone i lineamenti, Stede si
impedì di tremare sotto quello sguardo e gli
infilò la
maglietta.
<< Ecco qui, pronto per dormire >> disse
sorridendo.
<< Accendo il fuoco. >
<< Non ce n'è bisogno. >>
<< Ed... >>
Lui sbuffò e si lasciò cadere seduto su quel
letto ormai
sgualcito e sfatto ormai da giorni e settimane, osservò i
lineamenti morbidi del pirata biondo mentre metteva la legna e
accendeva il fuoco che illuminò quel viso perfetto come se
fosse
una stella appena nata.
Gli si strinse la gola e di nuovo quel terribile bruciore si
irradiò lungo tutto il suo corpo, lo amava, cazzo se lo
amava e
quanto avrebbe desiderato essere in una situazione diversa, per giorni
prima che accadesse quell'alba maledetta aveva desiderato essere
lì con lui in quella stessa stanza, osservarlo spogliarsi
dei
suoi abiti e infilarsi quella sua bella veste da notte dai ricami
pregiati, poi si sarebbero infilati insieme sotto le coperte e lui
avrebbe osservato l'oro di quei capelli d'angelo venire abbracciato
dalle ombre della notte e infine si sarebbero addormentati stretti tra
le braccia dell'altro.
Si sarebbe sentito protetto, si sarebbe sentito a casa, si sarebbe
sentito tante cose che però non meritava, quelle cose
appartenevano a una vita che avrebbe potuto essere ma non sarebbe mai
stata.
<< Cazzo >> mugugnò sentendo il
cuore stringersi in
una morsa dolorosa, arricciò le labbra e si prese la testa
tra
le mani cominciando a piangere.
<< Edward! >>
Stede gli corse incontro inginocchiandosi davanti a lui, gli prese i
polsi tentando di allontanargli le mani dal viso, voleva disperatamente
cercare i suoi occhi, non voleva si perdesse nuovamente in se stesso
tra quella matassa di pensieri che era certo non gli desse tregua.
<< Vattene Stede >> disse tra i singhiozzi.
<< No io...- >>
<< Vattene cazzo! >> lo spinse da una
spalla e lui cadde
seduto a terra, gli spezzò il cuore vederlo con il viso
rigato
dalle lacrime, deglutì sentendo il pianto risalire svelto i
condotti lacrimali, anche il suo volto si era trasformato in una
maschera di dolore ed era incredibile come quelle sofferenze
riuscissero a scontrarsi senza mai avere pace o una fine.
<< Mi dispiace Edward, mi dispiace... >>
con uno slancio
tornò di fronte a lui e lo strinse tra le braccia, Edward
non
ebbe la forza di rifiutarlo, pianse con la fronte appoggiata alla sua
spalla, Stede lo accarezzò passando le dita tra quei fili
argentati piangendo a sua volta.
<< Cazzo Stede, cazzo fa male tu non hai idea di quanto
cazzo faccia male. >>
Stede strinse le labbra mandando giù quel forte magone che
gli
faceva bruciare la gola, gli prese il volto tra le mani cercando i suoi
occhi.
<< Ed...Edward guardami, sono qui adesso. >>
<< Non è abbastanza cazzo non...
>> scesero altre
lacrime, deglutì a vuoto tirando su col naso e desiderando
che
smettesse di fargli così male il petto e tutta la gabbia
toracica, ogni respiro era una stilettata di dolore lancinante.
<< Io non credevo che ti avrei fatto così
tanto male
>> gli spostò una ciocca di capelli dietro
l'orecchio ed
Edward in quel momento alzò lo sguardo su di lui.
<< E cosa cazzo credevi Stede? >>
<< Pensavo che saresti stato meglio senza di me
>> rispose asciugandosi una lacrima.
<< Non so se potrò mai perdonarti
>> disse con le labbra che gli tremavano.
<< Ed...non sono tornato con la pretesa che mi perdonassi
così presto, potresti non farlo mai ma voglio solo che tu
sappia che non me ne sono andato perché c'è
qualcosa di
sbagliato in te. >>
Si guardarono negli occhi, entrambi li avevano umidi e languidi come
due laghetti nei quali specchiarsi, in quel momento Edward vide la
verità di Stede ma quella barriera che aveva eretto lui
stesso
era ancora troppo alta e resistente per essere abbattuta.
<< Ti prego va via >> disse Barbanera
sfilandosi da quel tocco.
<< Scordati che ti lascio solo, se vuoi che me ne vada
dovrai buttarmi fuori a calci. >>
Edward scosse la testa, con le mani strinse il materasso lottando
contro l'impulso di abbracciarlo di nuovo.
<< Resto almeno finché non ti addormenti.
>>
<< Non sono un dannato bambino Bonnet. >>
Stede ridacchiò ma in quel momento qualcuno bussò
ed
entrò senza aspettare l'avanti, era Izzy che quando vide
Stede
inginocchiato di fronte al suo capitano rimase paralizzato per qualche
istante.
<< Che cosa cazzo sta succedendo? >>
domandò spostando lo sguardo da Edward a Stede e viceversa.
<< Stede se ne stava andando >> disse
Barbanera e lui lo
guardò un attimo ma i suoi occhi non c'erano già
più, erano stati nuovamente inghiottiti da quel mare nero
senza
fondo, sospirò e si alzò, ci era rimasto male ma
quella
serata non era comunque tutta da buttare via.
<< E' vero...buona notte Edward, riposati.
>>
Lui non rispose, Stede si incamminò verso la porta.
<< Buona notte Izzy >> disse con il tono
più duro.
<< Fottiti Bonnet. >>
Uscì e si chiuse la porta alle spalle sospirando, non aveva
voglia di vedere nessuno, si dimenticò che aveva promesso
una
storia, desiderava rimanere da solo senza ricevere domande o sguardi
compassionevoli.
Si rintanò nella stanza dei giochi appallottolandosi in uno
dei
sacchi che era stato lasciato in un angolo, c'era stato un momento in
cui aveva visto uno spiraglio di luce, credeva che sarebbe riuscito
attraverso di esso a entrare e afferrare Edward per mano e tirarlo
fuori dalle tenebre in cui lo aveva fatto cadere.
Cadde stremato in un sonno dove l'unica cosa che udiva mentre era perso
tra le braccia di Morfeo era la voce di Edward che gli urlava qualcosa,
ma lui non riusciva a sentirlo e allora correva e correva ma quel
sussurro si faceva sempre più flebile fino a scomparire.
Intanto i ragazzi sul ponte si sistemarono sulle loro amache.
<< Niente storia >> disse Wee John.
<< Credo che il capitano abbia qualcosa di più
importante
a cui pensare adesso, dobbiamo capirlo e avere pazienza
>> disse
Lucius e gli altri concordarono, il sonno cadde presto sull'equipaggio
e la Revenge divenne silenziosa, veniva cullata dal dondolio lento
dell'acqua e forse durante quella notte stellata tutti condivisero lo
stesso sogno, che presto l'armonia potesse tornare a solcare i mari con
loro.
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