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Autore: ineffable    25/09/2022    0 recensioni
Quando si rompe un oggetto spesso è sufficiente un po' di colla per ripararlo ma quando a rompersi è un cuore come si fa?
Esiste un collante in grado di rimetterne insieme i pezzi e una volta ricomposto le crepe continueranno a fare male o esiste un balsamo capace di avvolgerlo e lenire quel bruciore?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Stede Bonnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una luce di speranza


Il sole stava calando immergendosi quasi completamente nel mare, i colori del tramonto facevano sembrare quelle calme acque una pozza di polvere d'argento nella quale navi e ultime persone che si stavano godendo il bagno erano immersi, mancava l'ultimo spicchio e poi l'isola sarebbe caduta nell'ombra, la Revenge rimasta vuota e leggera per tutto il giorno incominciava a riempirsi di passi e parole degli uomini che l'abitavano.
Erano tornati tutti ormai, avendo avuto precisi ordini dal nuovo capitano che già tanto se gli aveva concesso quella giornata di libertà senza fare troppe storie, mancavano solo Stede e Buttons e ovviamente Edward se ne era accorto, passava le ore a ripetersi o dire ad alta voce che non gli importava di lui, che se fosse caduto in mare per sbaglio non se ne sarebbe nemmeno accorto ma la verità era che teneva sempre puntato un occhio sul pirata biondo per accertarsi che fosse ancora lì e che non fosse un miraggio o una fantasia della sua mente.
Una parte dell'equipaggio si era radunata sul ponte intorno a lui rimanendo a distanza, bisbigliavano, si spintonavano e soprattutto irritavano Barbanera che aveva capito essere il soggetto del discorso, forse volevano fargli qualche richiesta o cosa di simile.
<< Forza prima che se ne vada >> disse qualcuno.
<< Non mi spingere! >>
<< Tu non farlo! >>
Il nuovo capitano, così avevano deciso di chiamarlo per differenziarlo da Stede, ne aveva veramente abbastanza, chiuse gli occhi sospirando deciso a ritirarsi nella sua cabina e affogare quell'ennesimo dolore con altri litri di alcol, c'era stato un tempo in cui quei ragazzi  avevano totale fiducia in lui, lo chiamavano, lo coinvolgevano, non avevano paura a stargli vicino ed erano anche stati disposti a stare intorno a lui quando era depresso, ora invece avevano il terrore persino a domandargli la più semplice delle cose.
Questo ovviamente rappresentava un duro colpo per la parte buona che c'era in lui, quella che si era lasciata andare in canzoni tristi senza la paura di venir giudicato, quella che aveva pianto davanti a Lucius consegnandogli i versi più strazianti del suo cuore, certo non poteva biasimarli e forse era meglio se rimanessero in allerta e non volessero avere a che fare più di tanto con lui, così non c'era il rischio di indurlo in qualche modo a placare il suo animo ora tormentato e inferocito.
Da quel piccolo marasma di corpi e voci venne spinto fuori Frenchie che dopo aver guardato con titubanza i suoi amici si avvicinò a lui, gli rivolse un'occhiata timorosa incerto su quale fosse il modo giusto per iniziare la conversazione.
<< Capitano...signore...Barbanera, io devo dirti che Stede prima di lasciarci liberi ci ha mandati in ricognizione, per la polvere da sparo signore... >>
<< E? Devo strapparti le fottute parole di bocca cazzo? >> domandò Edward che era già nervoso e sentire quel nome che non osava pronunciare lo aveva infastidito parecchio perché come sempre gli aveva fatto male al petto e bloccato il respiro.
<< No...ehm quello che volevo dire è che abbiamo trovato un posto dove ci sono molti sacchi, c'è una porta di legno sul retro che ha un buco, possiamo entrare questa notte lì e rubarla, abbiamo visto che nessuno dentro fa la guardia e che quelli posti al controllo fanno il giro di quella rimessa solo ogni tanto. >>
<< Il vostro capo dov'è? >> domandò Barbanera facendo corrugare le sopracciglia a Franchie.
<< Non sei tu il nostro...- >> iniziò indicandolo ma venne interrotto.
<< Bonnet idiota! Dove cazzo si trova? E' il suo piano del cazzo e deve essere lui a portarlo a termine! >>
Il giovane pirata indietreggiò di qualche passo, anche il resto degli uomini che assistevano alla scena si avvicinarono gli uni agli altri con il terrore che potesse succedere una disgrazia, proprio per questo avevano deciso di rimanere sempre uniti quando dovevano parlare per forza lui, almeno avrebbero potuto trovare il modo di tirarsi fuori dai guai.
<< Non lo so signore...ha detto che ci saremmo ritrovati tutti sulla nave. >>
Edward strinse forte la mascella, << sparisci >> ordinò e poi si mise a scrutare l'orizzonte, si vedevano solo piccole lucine e gente che correva o camminava andandosene chissà dove, ogni volta che vedeva qualcuno avvicinarsi alla nave il suo cuore sussultava per poi rimanere deluso quando nessuno saliva a bordo.
Ad un certo punto aveva deciso di rintanarsi nel luogo che ormai era diventato il suo rifugio, dove poteva piangere e urlare, soffrire e raggomitolarsi senza essere visto e disturbato da nessuno, se ne stava lì rannicchiato a fissare fuori dalla finestra in attesa di udire almeno la sua voce, non lo avrebbe mai ammesso ma era così, lo stava nuovamente aspettando e più i minuti passavano più quel senso di panico che aveva provato quella notte al molo si appropriava di lui.
Appiccicoso e viscido risaliva come i tentacoli del Kraken lentamente fino a raggiungere e stringere l'organo che tamburellava forte nel suo petto, lo strinse in una morsa così forte che la sensazione fu quella di qualcosa che scoppia, il dolore si irradiò fino alla testa e lui cadde senza respiro fuori da quel giaciglio, gli occhi sgranati e le lacrime che pungevano ai loro angoli, la cassa toracica si alzava e abbassava troppo velocemente dandogli la sensazione di star annegano.
"Sei stato abbandonato di nuovo."
"Ti ha abbandonato."
"Lui non ti vuole."
"Sei solo."
"Ti ha lasciato nuovamente solo."
"Non ti vuole."
"Edward."
"Lui."
"Non."
"Ti."
"Vuole."
Questi i pensieri che lo tormentavano e come un vortice si ripetevano senza sosta, uscì dalla cabina tenendosi alla porta per non cadere, aveva bisogno d'aria, doveva andarsene da lì alla svelta, non poteva lasciare che accadesse ancora.
<< Preparatevi, ce ne andiamo >> ordinò quasi senza fiato e con un evidente panico sul volto ai pochi uomini che stavano sul ponte, lo guardarono tutti confusi non capendo che cosa stesse accadendo e poi non potevano lasciare l'isola, mancavano ancora due membri della ciurma.
<< Barbanera mancano ancora... >> lui balzò e prese Pete per il colletto strattonandolo.
<< Non me ne frega un cazzo! Se dico che dobbiamo andarcene ce ne andremo, ne ho abbastanza delle vostre risposte! >>
<< Siete stati abituati male ma io vi farò rigare dritto da ora in avanti, e ora fate partire questa cazzo di nave! >> sbraitò prendendo in mano la pistola.
Jim che era lì in un angolo si agitò sapendo bene che cosa stesse facendo Stede, senza farsi vedere corse giù ad avvisare Olu che però si mostrò molto titubante sul da farsi, avevano promesso di non dire nulla e forse se fossero riusciti a distrarlo avrebbero almeno tardato la partenza fino all'arrivo del loro primo capitano.
<< Qué dises amor, è una situazione seria, non possiamo aspettare >> disse Jim.
<< Lo so ma... >>
<< No tenemos tiempo! Vieni con me. >>
Corsero a perdi fiato fino a raggiungere il ponte dove l'ombra del mostro stava urlando ordini a tutti che proprio non sapevano cosa fare, erano spaventati, non volevano partire e abbandonare i loro compagni, avrebbero dovuto ribellarsi ma era successo tutto troppo in fretta perché organizzassero un piano.
<< Barbanera! >>
<< Edward aspetta! Sappiamo dov'è Stede >> gridò Olu tentando di riprendere fiato.
Lui si gelò sul posto voltandosi lentamente verso i nuovi arrivati, era spaventoso, con quello sguardo scuro e minaccioso che puntava su di loro, nemmeno Izzy gli girava troppo intorno quando era così agitato e in preda a chissà quale tormento.
<< Non è qui e io avevo dato un orario preciso, quindi non me ne frega un cazzo >> rispose come se avesse ripreso il controllo di sé e fosse tornato ad essere l'uomo privo di sentimenti che gli piaceva fingere d'essere ultimamente.
<< Anche Buttons manca all'appello >> disse Olu.
<< Abbiamo incontrato Stede al mercato, stava lavorando e probabilmente è ancora lì >> spiegò Jim sperando che questo lo convincesse a rimanere.
Barbanera corrugò le sopracciglia, il non comprendere gli dava sempre un certo nervosismo e quegli uomini sembravano essere molto bravi a toccare quel nervo scoperto, doveva sempre chiedergli più informazioni, mai una volta che si spiegassero come si deve.
<< Cosa cazzo significa che sta lavorando? Vuol dire che se ne è andato...- >>
<< No! Lui non ci ha spiegato il perché ma ha detto che era importante. >>
<< Potrebbero essere insieme, con Buttons intendo, potrebbe essere successo qualcosa, dobbiamo cercarli >> tentò nuovamente Jim che dall'espressione di Edward vide che forse si era creata una piccola breccia, sperò che servisse almeno a fargli guadagnare il tempo per andarli a cercare o che tornassero.
<< Edward >> una voce dietro di lui lo fece sussultare, era Lucius che si era avvicinato pur mantenendosi a una distanza di sicurezza sufficiente a evitare altri fastidiosi incidenti, era la prima volta che gli rivolgeva la parola direttamente da quando lo avevano ripescato.
<< Stede non è un idiota, non rifarebbe lo stesso errore una seconda volta, sì è stato uno stronzo quando ti ha lasciato nel modo peggiore aggiungerei, ma non sarebbe così stupido da rifarlo. >>
<< Tu che cazzo ne sai? >> rispose voltandosi ma non avendo il coraggio di fare un passo per paura di vederlo indietreggiare.
<< Perché solo uno stupido si darebbe tanta pena per ritrovare qualcuno, con una misera barca e senza soldi per poi andarsene ancora, si sta facendo umiliare e schiacciare da te solo per ottenere il tuo perdono, per dimostrarti che ha capito di aver fatto uno sbaglio. >>
<< Capo ha ragione >> disse Olu.
<< Sì amigo Stede è un pessimo comandante ma un uomo d'onore, lo sta dimostrando da settimane ormai >> disse Jim che si ormai si erə presə a cuore la faccenda senza saperne bene il motivo.
Intanto la locanda dove i due pirati stavano lavorando da ore ormai stava per chiudere, erano intenti a pulire i tavoli e metterci sopra le sedie e per buona pace di Stede non avevano combinato alcun guaio, almeno fino a quel momento perché la seta che aveva in tasca scivolò accidentalmente cadendo a terra.
Buttons la trovò e credendo fosse un semplice straccio per pulire la prese e la passò su uno dei tavoli, fortunatamente il suo capitano si voltò al momento giusto ma il panico si impadronì comunque di lui che urlò << no fermo! >>
Gli corse vicino prendendo tra le mani quella preziosa stoffa che fortunatamente non era troppo rovinata ma si era comunque macchiata da un lato, il suo sottoposto lo guardò stranito, mentre Stede si diede dell'idiota per essere stato così poco attento.
<< Non è un semplice straccio questo >> disse guardando quel fazzoletto con gli occhi che luccicavano.
<< Mi dispiace capitano, io non sapevo...- >>
<< Non è colpa tua Buttons, sono io a sbagliare sempre tutto. >>
La conversazione venne interrotta dall'arrivo della ragazza che si era avvicinata per dir loro che potevano tornare a casa, li aveva ringraziati per l'aiuto e aveva offerto loro qualche provvista, era stato un gesto molto buono da parte sua visto che loro erano lì per rimediare a un errore e che il suo ristorante non stava andando molto bene.
Durante il tragitto Buttons si scusò più volte con il capitano che sembrava così triste e silenzioso, lui gli diceva di non preoccuparsi ma l'uomo non era insensibile e gli dispiaceva vederlo in quelle condizioni, aveva fatto tanto per tutti loro, certo aveva commesso un errore ma si era dimostrato pentito e con la voglia di rimediare.
Quando tornarono sulla Revenge Barbanera stava per dire qualcosa, tutti si zittirono di colpo osservando quelle due figure che si facevano avanti, il cuore di Edward ebbe un fremito e una sensazione di sollievo si fece in strada in lui, si era sbagliato ma questo non servì a cancellare la rabbia e la sofferenza che aveva provato in quelle ore.
<< Siete in ritardo >> disse con voce ferma avvicinandosi.
<< E' colpa mia, il capitano si è gentilmente fermato ad aiutarmi, avrei voluto cavarmela da solo ma lui ha un grande cuore ed è rimasto con me >> spiegò con il tentativo di discolpare l'unico che lui ritenesse il vero comandante di quella nave, non gli era proprio andato giù di essere stato abbandonato su un'isoletta deserta senza cibo né acqua.
Stede sorrise appena commosso da quelle belle parole, pian piano stava riconquistando la fiducia dei suoi uomini e questo almeno lo rendeva felice, solo che quello che era accaduto al ristorante lo aveva fatto cadere in un'immensa tristezza, aveva lottato con le unghie e con i denti per quella bella seta, pensava di averla riposta al sicuro e invece come sue solito era riuscito a incasinare tutto e adesso quel rosso un tempo immacolato aveva una macchia scura, ed era tutta colpa sua, era sempre colpa sua.
Edward non aveva capito niente di quel discorso, come al solito uno dei membri di quell'equipaggio non aveva parlato chiaro, ma la cosa che gli dava più fastidio era il silenzio del loro capitano, quel biondo che era sempre una valanga di parole, che gli vomitava addosso scuse in continuazione se ne stava zitto, con il capo chino come se ammettesse silenziosamente le sue colpe.
<< Tu non hai niente da dire? >> disse rivolgendosi a Stede.
<< Buttons ha spiegato tutto, ci siamo ritrovati in un guaio e abbiamo dovuto ripagare il danno che abbiamo fatto lavorando in una taverna. >>
<< E per quale cazzo di motivo non siete semplicemente fuggiti >> domandò sollevando un sopracciglio, quella storia gli sembrava così assurda ma se pensava a Stede forse non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto.
<< Non aveva senso crearsi dei nemici se dovevamo restare ancora attraccati qui, ci servono provviste e polvere da sparo, avremmo dovuto andarcene e... >>
<< Hai sbagliato Bonnet, ammettilo e basta, vuoi fare il pirata ma quando si tratta di agire come tale ti tiri indietro? >> a quel punto si aspettava ribattesse con uno dei suoi soliti drammi e invece ciò non accadde lasciandolo veramente incredulo.
<< Mi dispiace >> disse solo guardandolo negli occhi e poi abbassando nuovamente lo sguardo.
<< Mi prendi per il culo Bonnet? Non sei nella posizione per farlo, credi che non mi renda conto che la tua è solo accondiscendenza. >>
Stede ormai aveva le lacrime agli occhi che venivano trattenute in piccole goccioline dalle ciglia, stava resistendo perché non voleva riversargli addosso il suo malessere e soprattutto non voleva che sapesse quanto era stato stupido e inadeguato, Lucius però se ne accorse e proprio non gli andava bene il modo in cui Edward gli stava parlando.
<< Forse non ti rendi conto che qui sei solo un ospite, che vali meno di un...- >>
<< Piantala! >> gridò Lucius avvicinandosi di qualche passo al pirata biondo e mettendosi accanto a lui, guardava l'altro capitano dritto negli occhi, innervosito da quella mancanza di tatto e scarsa considerazione, Edward si ricordò all'istante la prima volta che quel ragazzo coraggiosamente lo aveva affrontato per evitare che facesse soffrire Stede, ironia della sorte alla fine era stato lui a farlo stare male.
<< Non lo vedi che è già mortificato di suo, ti fa sentire tanto forte l'andartene in giro conciato così a terrorizzare la gente, ma in realtà sei solo un idiota incapace di affrontare i propri sentimenti. D'accordo lui ti ha causato tanta sofferenza lo capisco, ma invece di fare lo stronzo potresti affrontare i tuoi sentimenti e risolvere le cose tra voi. >>
A quel punto l'anima del pirata gentiluomo aveva retto abbastanza, con un piccolo gemito e le lacrime che gli scendevano dagli occhi si allontanò sotto lo sguardo preoccupato di tutti, Jim e Olu pensarono che forse non era riuscito a comprare quel pezzo di seta e se ne dispiacerono molto.
Lucius continuava a fissare l'altro capitano deglutendo, più che terrorizzato dalla sua possibile reazione ma sapeva anche o meglio sperava che in presenza dell'uomo di cui era innamorato non avrebbe avuto la forza di fare niente di male.
Edward si voltò dando le spalle alla ciurma e contro tutto il suo essere che urlava di non farlo andò a cercare Stede che era seduto, con le gambe strette al petto a prua della nave, guardava il mare e il cielo e forse in realtà il suo sguardo era perso nel vuoto, in tutti i suoi sbagli e le lacrime che scendevano lungo il suo viso, ognuna di esse raccontava una storia diversa della sua vita.
Forse avevano ragione i suoi amici che poi tanto amici non erano e suo padre, si era imbarcato in quel viaggio con l'intenzione di rimediare e aveva finito per fare più male che bene, nemmeno il desiderio di fare un dono alla persona a cui aveva rotto il cuore era stato sufficiente a impedirgli di sbagliare.
Sentì alcuni passi avvicinarsi a lui, credeva fosse qualcuno dei ragazzi venuti a consolarlo, ma lui non aveva voglia di parlare e si sentì in colpa anche per quella semplice cosa, come se il fatto di averli abbandonati lo obbligasse in qualche modo a essere sempre disponibile, anche quando si trattava di qualcosa che riguardava solo lui.
<< Si può sapere che cazzo ti è preso? Solitamente non mi dai pace con le tue chiacchiere. >>
Quella voce, la sua voce, lo fece sussultare perché tra tutti era l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere, che andasse lì per controllare le sue condizioni, non gli importava il motivo per cui lo avesse fatto, il semplice fatto che fosse lì significava tanto, tutto era diventato importante da quando aveva messo nuovamente piede sulla sua vecchia nave, ogni minuscolo passo, ogni briciola che Edward gli concedeva significavano davvero molto, erano come l'oceano, c'era tutto l'oceano in quei gesti.
<< Ho...rovinato tutto. Di nuovo >> disse con la voce resa stanca per l'amarezza che provava, sembrava calma e pacata a primo impatto ma se ascoltata da orecchie che potevano ascoltare si sarebbero rese conto che nascondeva quella nota di tristezza e resa, tipica di chi si è rassegnato al suo destino.
<< Bonnet, tu e il tuo equipaggio avete un vizio del cazzo, non parlate mai chiaro, vuoi spiegarmi o devo strapparti le parole di bocca. >>
Stede si alzò sollevando prima il busto poi le gambe, raggiunse un angolo dove una lanterna era stata appoggiata e c'era dunque più luce, i suoi capelli accarezzati da quei fasci luminosi sembravano ancora più dorati come se risplendessero naturalmente, le ombre disegnavano e si allungavano su quel volto che solitamente era pieno di energia e sorrisi, ora Edward vedeva solo una maschera di qualcosa che non sapeva leggere.
Avrebbe voluto imparare a decifrare Stede Bonnet, fanculo tutti i libri e le parole del mondo che impallidivano di fronte a quell'uomo, era un mistero ancora sconosciuto e se parecchio tempo fa aveva fatto l'errore di credere di conoscerlo adesso sapeva quanto si era sbagliato, lui rappresentava un tesoro di cui lucchetto aveva la chiave sbagliata, rappresentava tutta la musica che poteva essere scritta, le poesie recitate in modo soave, era la favola prima di dormire e il bacio della buona notte.
Era un quadro o una tela bianca di cui avrebbe voluto essere il pennello e non la cornice, desiderava di dipingere tutte le frasi che gli venivano in mente, riempirlo di quelle parole che forse nessuno gli aveva mai detto, era una confessione sussurrata di nascosto, parole d'amore che ancora non sapeva di riuscire a pronunciare.
Aveva sognato un giorno di potergli confessare tutte quelle cose, pensando ingenuamente che non lo avrebbe mai deriso perché Stede non feriva nessuno, i suoi gesti erano carezze che sfioravano il cuore di Edward con leggerezza, invece poi quella soffice e delicata mano aveva stretto la sua presa finendo per farlo sanguinare.
La cosa peggiore era che non aveva mai smesso di considerarlo in quel modo, quei sentimenti li aveva solo accantonati sperando di dimenticarli, non desiderava più di poterglieli dedicare perché il solo atto di desiderare lo avrebbe portato alla disillusione, alla speranza e quella l'aveva consumata tutta il giorno in cui era stato abbandonato al molo.
Barbanera era rimasto in piedi in quel lato poco illuminato, osservava Stede che veniva circondato da quella tenue luminescenza, luce e buio, da quando si erano incontrati aveva pensato che incarnassero questi due elementi, uno era il sole, il mattino, tutte le cose belle che vengono rese chiare e di cui non devi avere paura, mentre l'altro era la notte, l'oscurità, l'ombra e le tenebre, nella sua testa doveva essere lui a inquinare Stede e invece era stato il contrario.
Il giorno si era preso gioco della notte calpestandone i tratti e infilzando le sue pareti con i raggi bollenti che emanava, tutto il suo mondo si era stravolto dopo Bonnet, aveva imparato che anche la gentilezza può fare male, che le cose belle tanto desiderate potevano ferirti nella maniera più straziante possibile.
<< Ho una cosa per te >> quel suono uscì più come un sussurro ma Edward ne fu incredibilmente attratto, si avvicinò con passo lento come una falena alla lampada.
Stede sospirò con il cuore gonfio, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia perché tutte le volte che lo faceva poteva vedere il male che gli aveva procurato, si infilò la mano in tasca e ne estrasse quel bel pezzo di seta rossa.
Barbanera sentì il cuore arrivargli in gola invece, quasi pensò di strozzarsi con esso e invece era solo una sensazione psicologica, ricordava bene il giorno in cui aveva deciso di liberarsi di quella cosa che per lui non rappresentava più niente se non menzogne, era lo stesso giorno in cui aveva rinunciato al suo cuore, alla sua anima e a Stede Bonnet.
Non si sarebbe mai immaginato che un giorno avrebbe visto ricomparire sia l'uno che l'altro, ed era strano che le uniche cose belle della sua vita erano state quelle che gli avevano causato più sofferenza, e in più non volevano lasciarlo in pace, forse era ciò che si meritava, era la sua punizione quella di guardare da lontano ciò che amava senza poterlo nemmeno sfiorare.
<< L'ho trovato oggi in una bancarella, non avevo soldi e non volevo rubarlo per cui mi sono offerto di lavorare per guadagnarmelo. >>
<< Perché non mi stupisce affatto? >> sbuffò una risata Edward, ed era la prima sincera dopo tanto tempo.
Stede sorrise annuendo ma quel sorriso non arrivava agli occhi, c'era qualcosa che li spegneva e lui odiava vedere quel viso triste, nella sua testa giustificò quel pensiero dicendosi che lui era l'unico ad avere il diritto di fargli del male.
<< Ma ho rovinato le cose un'altra volta... >> sussurrò con le lacrime agli angoli degli occhi.
<< Buttons ha fatto scappare degli uccelli, li ha liberati ma non è fuggito in tempo e quindi abbiamo dovuto lavorare in quella stupida locanda dove io... >>
<< Tu cosa? >> domandò con voce seria l'altro. 
<< Mi è scivolato dalla tasca, Buttons credeva fosse uno straccio e l'ha usato per pulire. >>
Il cuore di Edward perse un battito immaginandosi cosa potesse essere successo dopo, certo se ne era liberato ma questo non significava che non ci tenesse più, Stede glielo mostrò dischiudendo le mani, c'era una piccola macchia marrone, niente di esagerato ma era lì, come al solito Stede aveva fatto un dramma per nulla ma il fatto che fosse così mortificato e sembrava esserlo davvero gli scaldava il petto come fosse un balsamo caldo che ti permette di respirare di nuovo.
<< L'ho fermato in tempo ma non abbastanza >> disse poi richiudendosi in quel mutismo in cui era caduto da quando era tornato.
<< Per questo stai così? >> domandò appoggiando la mano guantata sulla ringhiera, il pirata gentiluomo annuì.
<< Volevo fare qualcosa di bello per te, doveva essere una sorpresa. Quando ho visto quel pezzo di seta non potevo credere ai miei occhi. >>
Il suo sguardo si perse rincorrendo quel ricordo successo diverse ore prima.
<< Non sapevo perché te ne fossi liberato ma ho pensato che saresti stato felice di riaverlo. >>
<< Ma perché? Perché Bonnet ti sei dato tanta pena, sai bene che avrei potuto rifiutarlo >> domandò curioso davvero di sapere le ragioni di quel gesto.
<< Certo che lo sapevo Edward, ma anche quando sono partito per ritrovarti non ero sicuro che mi avresti accettato...- >>
<< Non l'ho fatto infatti >> specificò stringendo i pugni, Stede deglutì poi sospirò sollevando il petto.
<< Però sono qui, non mi hai mandato via e questo è un grosso traguardo, so che tu la pensi diversamente ma non puoi impedirmi di pensarla a modo mio. >>
Barbanera abbassò lo sguardo, sentiva un certo fastidio di fronte a quell'ammissione, quell'uomo sembrava avere così tante speranze quando lui invece lo aveva accettato con lo scopo di togliergliele tutte, desiderava rendergli impossibile ogni giorno, voleva che soffrisse tanto quanto lui e ora che era successo qualcosa che gli aveva causato dolore non riusciva a rallegrarsene.
<< Ti chiedo scusa Ed...ho macchiato il tuo bel pezzo di seta, ti assicuro che credevo fosse al sicuro in tasca. >>
<< Rovini sempre tutto Bonnet >> disse stringendo i pugni, Stede strinse a sua volta il pezzo di stoffa tra le dita e alzò lo sguardo su di lui, le parole di Badminton gli tornarono alla mente come un proiettile che colpisce senza pietà.
"Distruggi tutte le cose belle."
Il suo respiro accelerò di colpo, gli occhi si riempirono di lacrime e quei demoni che credeva spariti tornarono da lui facendogli credere che quelle parole erano vere, tutto quello che toccava appassiva sotto il suo tocco, non poteva evitarlo, come se fosse una tempesta che spazza via alberi e case senza guardarsi indietro, solo che a differenza di quest'ultima lui si guardava indietro, ogni giorno.
<< Hai ragione >> disse con il tono spezzato e una smorfia di dolore gli deformò il viso, stava per scoppiare a piangere quando accadde qualcosa che proprio non si aspettava, Edward allungò una mano e prese quel fazzoletto sfilandoglielo dalle dita con più prepotenza di come aveva fatto lui la prima volta.
<< Sei incredibile...tu non ti rendi conto cazzo, me ne stavo per andare senza di te perché credevo che...- >> il magone gli strinse la gola, riuscì a mandarlo giù e a riprendere la forza di andare avanti.
<< Che non sarei tornato >> disse Stede capendo da solo quello che stava per dire.
<< Chiudi quella cazzo di bocca. Volevo andarmene, ti volevo lasciare qui su questa fottuta isola da solo come tu hai fatto con me, lo stavo per fare ma ovviamente quegli idioti sono così legati a te che hanno fatto di tutto per impedirmelo, e poi ti presenti in ritardo e con questo >> disse indicando la stoffa.
<< Me lo sbatti in faccia dopo che me ne ero liberato sempre per colpa tua e tutte le mie intenzioni vanno a puttane, io dovrei essere arrabbiato con te adesso, hai macchiato l'unico ricordo di mia madre ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è che invece di rubarlo ti sei messo a lavorare >> il suo viso non sembrava più essere scuro, c'era l'ombra di un piccolo sorriso che ne ammorbidiva gli spigoli.
<< Non lo so Edward...ho solo pensato che non volevo inquinarlo, se avessi avuto dei soldi lo avrei comprato. >>
<< Cazzo Bonnet ma tu sai la vita che hai scelto? >>
<< Sì, ma il punto è che non mi dispiace rubare cose senza importanza, ma quella ne ha per te e non volevo pensassi che voglio ottenere il tuo perdono facilmente. >>
<< La verità è tutta questa, volevo dimostrarti che non sono tornato credendo che sarebbe stato facile, se lo avessi semplicemente rubato e te lo avessi portato non avrebbe avuto lo stesso peso. >>
Barbanera lo guardava serio in volto ma con lo sguardo luminoso, si sentiva impotente di fronte a lui, avrebbe voluto non essere tanto arrabbiato perché cazzo quanto si meritava di essere abbracciato, ma non poteva farlo, sarebbe stato un grave errore e non poteva più permettersi di commetterne.
Guardò la seta ora stretta tra le sue mani, gliela doveva sbattere in faccia e mandarlo al diavolo insieme alle sue trovate ma non ne aveva il coraggio, strinse le mani constatando quanto fosse liscia e si stupì di essersene dimenticato, la mise all'interno della sua giacca di pelle, senza nemmeno rendersi conto che aveva scelto il lato del cuore, lo stesso punto scelto da Stede mesi prima.
<< Comunque adesso è di nuovo mia >> disse facendo spuntare un sorriso sulle labbra di Stede.
Sorriso che si trasformò presto in una smorfia, si sciolse in un pianto sommesso, il capo chino, si mordeva le labbra, e dagli occhi cadevano goccioloni che andavano ad infrangersi sul pavimento lucido e pulito della nave.
<< Perché cazzo stai piangendo adesso? >>
Non aveva mai pianto davanti a Edward da quando si erano conosciuti, non si era mai lasciato andare a tal punto, lui a cui piaceva canticchiare il motto di parlarne insieme non aveva nemmeno trovato il coraggio di fare quello, era solo un codardo mentre Barbanera che avrebbe avuto tutte le ragioni per non mostrarsi debole lo aveva fatto e davanti a uno che era ancora un semi sconosciuto per lui.
<< Se non la pianti giuro che lo ributto in mare cazzo. >>
Ci mancò poco che non scoppiasse a ridere dopo quell'affermazione, doveva essere una minaccia, una sorta di cattiveria che lo convincesse a calmarsi ma risultò solo una frase detta da uno in preda al panico, era stata tenera e riuscì a far risollevare l'umore del pirata gentiluomo che pian piano smise di singhiozzare e si asciugò gli occhi.
<< Credevo non l'avresti mai accettato >> disse con la voce che era ancora morbida dal pianto.
<< Non illuderti. Non significa niente, l'ho presa solo perché è mia e non intendo ringraziarti >> rispose tentando di rimanere fermo e impassibile.
<< Non devi farlo...Quello che deve ringraziarti sono io. >>
<< Va bene Bonnet adesso sta zitto, e sappi che ti sei giocato il tuo giorno per questa settimana. >>
Stede arricciò le sopracciglia, sul suo viso comparirono piccole rughette d'espressione alcune delle quali Edward non aveva mai visto, chissà forse erano comparse dopo che se ne era andato ma non dovevano importargli i segni sullo stupido viso di quell'uomo, non doveva interessarsi a nient'altro che non fosse se stesso.
<< Pensaci e fattelo venire in mente da solo. >>
Dopo qualche istante capì che si riferiva alla faccenda di chiamarsi per nome.
<< Oh avanti Ed non vale, ero scosso, non puoi veramente contarlo. >>
<< Lo hai fatto di nuovo, te ne stai approfittando, ringrazia che non ho smesso di ascoltarti dal primo momento >> rispose incrociando le braccia.
<< Non posso proprio convincerti a cambiare idea vero? >>
Barbanera scosse la testa.
<< Allora adesso dovresti chiamare me per nome >> tentò, visto che era in buona tanto valeva provarci.
<< Non se ne parla, ho detto che decido io il giorno >> disse scuotendo la testa mentre si allontanava.
<< D'accordo, buona notte Edward >> ma lui non rispose, sparì nel buio della notte senza avere paura di inciampare, era stata una serata assurda e non era sicuro che sarebbe riuscito a dormire.
Edward tornò nella sua cabina sentendo il bisogno di allontanarsi immediatamente da lì, andò in bagno a sciacquarsi il viso come ogni sera, era l'unico momento in cui poteva togliersi quella maschera con la quale nascondeva al mondo il suo cuore spezzato.
Si sciacquò più volte osservando scivolare via in gocce sporche quel trucco, l'acqua era diventata nera così come lo era la sua anima o almeno lui credeva fosse così, anche se non sapeva se lo era sempre stata oppure lo fosse diventata dopo quella tremenda notte.
Con lentezza slacciò ogni cintura o cinghia che teneva stretti i vestiti al suo corpo, li sfilò facendoli scivolare a terra rimanendo nudo come quando era nato, osservò quel corpo sodo e muscoloso che lo accompagnava da anni, ormai era ricoperto di tatuaggi molti dei quali nemmeno si ricordava dove e perché se li fosse fatti, insieme rappresentavano una mappa dei luoghi in cui era stato, della persona che era e della gente che aveva incontrato.
Il suo riflesso allo specchio lo riempì di tristezza, sembrava l'involucro vuoto di qualcosa che prima lo abitava, nemmeno i polmoni si sforzavano più di tanto a respirare, il loro movimento era minimo come se lo facessero soltanto perché erano obbligati a tenerlo in vita.
L'ennesimo sospiro lasciò le sue labbra, ormai aveva perso il conto di quanti ce ne fossero stati però era sicuro che se avesse avuto una moneta per ognuno di essi sarebbe diventato molto ricco, raccolse il pezzo di seta rossa e si diresse in camera, si infilò un paio di logori pantaloni che usava abitualmente per dormire e si mise seduto portandosi alle labbra quella stoffa.
Inspirò a pieni polmoni ma l'unico odore che sentì era quello del mare e qualcos'altro di indefinito, forse qualcosa con cui era stato lavato.
Sperava di sentire l'odore di Stede?
Sciocco disse a se stesso, come puoi desiderare ancora qualcosa che provenga da quella persona? Ti farebbe male e non hai già sofferto abbastanza?
Lui però lo desiderava, aveva cercato quel profumo passando ore nel guardaroba segreto inspirando quel poco che era rimasto fino a farsi bruciare le narici, ma ora anche quel luogo sembrava non essere mai appartenuto al pirata gentiluomo, di lui rimanevano solo gli abiti preziosi.
Lucius, Olu e Jim si erano radunati intorno al loro capitano non appena lo avevano visto spuntare dall'angolo in cui si era rifugiato, il primo gli aveva appoggiato una mano sulla spalla mentre gli altri due volevano sapere come erano andate le cose.
<< Credo che abbia ancora bisogno di tempo >> spiegò loro.
<< Testardo di un hombre! >> imprecò Jim.
<< Non è colpa sua ragazzi, lui sta soffrendo e credo che stia facendo uno sforzo enorme a tenermi qui. Almeno questa sera non mi ha mandato al diavolo, è già qualcosa >> disse sorridendo leggermente, come se fosse suo il compito di rassicurarli.
<< Ha accettato quello che gli ho detto, sempre a modo suo certo ma io...- >>
<< Capo senti >> intervenne Olu che aveva visto quell'uomo soffrire troppo a lungo.
<< Credo che dovresti smetterla di incolparti, ti butti un sacco di merda addosso, anche quella che non meriti. >>
<< Non devi difendermi Olu, l'ho abbandonato così come ho lasciato tutti voi... >>
Il giovane si morse le labbra sistemandosi il cappellino che portava sempre in testa, voleva far capire al suo capitano che malgrado gli errori che aveva fatto non doveva caricarsi e fustigarsi in continuazione, in fondo era tornato per rimediare, e se loro avevano perdonato Edward per averli lasciati su un'isola deserta senza provviste, Edward poteva perdonare Stede o almeno provarci.
<< Capisco abbia bisogno di tempo e glielo stai dando, quello che voglio dire è di non prenderti anche quello che non ti appartiene >> spiegò guardando Jim che annuì sorridendogli.
<< Sì capo, lascia che si sfoghi ma non permettergli di divorarti con la sua voglia di vendetta, è qualcosa che ti mangia dentro e io ne so qualcosa. >>
Stede sorrise comprensivo a Jim.
<< Grazie per i vostri consigli, li terrò a mente. >>
<< Capo! >>
<< Roach >> esclamò Stede voltandosi verso di lui.
<< Io e gli altri volevamo sapere quando intendevi attuare il piano >> domandò cercando di riprendere fiato.
<< Piano? >> chiese sollevando un sopracciglio biondo.
<< Uhm...sì per la polvere da sparo. >>
<< Oh...quel piano. >>
<< Raduna gli altri >> ordinò.
<< Sarà fatto. >>
Dieci minuti dopo la ciurma del pirata Bonnet era seduta raggruppata in semicerchio sul ponte, Stede era seduto con le gambe accavallate su una botte, aveva preso quell'abitudine da Edward e secondo chi lo aveva notato era una cosa molto tenera.
Quelli che erano andati in ricognizione al mattino spiegarono la situazione e poi attesero le parole del loro capo, si sfregò le mani poi alzò il viso verso l'alto, all'improvviso le batté tra loro ed esclamò.
<< Ci sono. Andremo in sei così due farannò la guardia ai lati opposti mentre gli altri si occuperanno della polvere, discuteremo dei dettagli mentre andiamo in la. >>
Lo Svedese alzò la mano.
<< Mi offro io da diversivo, posso cantare una canzone. >>
<< Sei davvero gentile Svedese ma non è il caso, dobbiamo essere molto silenziosi >> spiegò Stede e gli altri annuirono d'accordo.
Il piano c'era, gli uomini pure, dovevano solo preparare le ultime cose e poi erano pronti, intanto però qualcuno tramava nell'ombra.
Izzy conosceva quell'isola, sapeva che esisteva solo un deposito dove tenevano la polvere da sparo e ovviamente sapeva dove trovarlo, così decise di raggiungerlo prima di loro dandogli la lezione che si meritavano.
Era rischioso, se Edward lo avesse scoperto sarebbe stata la fine ma questa volta avrebbe fatto attenzione, ne aveva abbastanza di quegli idioti che non facevano altro che creargli problemi, pensava di essersene liberato definitivamente quando li avevano abbandonati  poi quel damerino di Bonnet era ricomparso con tutti al seguito e l'incubo era ricominciato
Voleva solo ritornare ai vecchi tempi in cui navigava con Barbanera e la sua ciurma, dove non doveva preoccuparsi di crisi di nervi o scenate ed era convinto di poterci riuscire ma senza quel gruppo di imbecilli che ronzavano intorno al suo capitano.
Prestando molta attenzione ai suoi passi e prendendo una scorciatoia che conosceva era riuscito ad arrivare prima di loro e non ci aveva pensato due volte a fare una soffiata intimando alle guardie di non dire niente sulla sua presenza, poi se ne era andato senza sentire nemmeno una briciola di colpa.
Le guardie erano di più, presidiavano la zona rimanendo nascoste per non destare sospetti, rimasero in allerta fino a che non si udirono i primi passi, gli lasciarono il tempo di arrivare al magazzino e poi li circondarono, Izzy aveva chiesto loro di non ucciderli subito, di aspettare un giorno o due, doveva prima convincere Edward a ripartire inventandosi che quei babbei avevano lasciato la nave, non poteva rischiare che il suo capo scoprisse il suo piano quando per loro era troppo tardi, dopo la faccenda con la marina camminava in punta di piedi su un filo sottile lungo la pazienza di Barbanera.
<< Mierda >> imprecò Jim che fu l'unica che riuscì a fuggire, avevano bisogno di rinforzi, quegli uomini erano troppi persino per qualcuno con la sua esperienza, correva e correva, le gambe lə facevano male per lo sforzo, si lanciò sulla scala di corda della Revenge ansimando e buttandosi poi all'interno.
<< Buttons >> disse cercando di riprendere fiato, << dov'è Barbanera? >>
<< L'ho visto scendere nella sua cabina >> rispose quello mentre Olivia si adagiava comodamente sulla sua testa.
<< Sicuro che non è uscito? >>
<< Sarò anche vecchio per i combattimenti corpo a corpo ma questi occhi vedono tutto, almeno da vicino. >>
<< Grazie >> rispose Jim.
Prima di scendere svegliò Wee John che stava facendo un pisolino sulla sua amaca, lo scosse un po' troppo bruscamente ma aveva una certa fretta e non poteva perdere altro tempo pensando alle buone maniere.
<< Jim? >>
<< Non fare domande, è una questione di vita o di morte, ci hanno teso un'imboscata e i soldati hanno preso gli altri. Prendi gli altri uomini e vai ad aiutarli, prendete molte armi e fate presto! >>
Lui si sfregò un occhio ancora assonato.
<< Fang e Ivan quei due chicos conoscono questo posto, sono certə che sanno dove andare. Muoviti cazzo! >>
<< E tu? >> domandò Wee John che ancora non ci stava capendo molto.
<< Devo occuparmi di qualcuno, va ora! >>
Lui alzò le mani << va bene, vado vado. >>
Jim si diresse a passo spedito sottocoperta, senza bussare aprì malamente la porta di Barbanera che sussultò voltandosi verso quel rumore brandendo la pistola che teneva sotto il cuscino, aveva preso quell'abitudine da quando uno che stava nella sua stessa ciurma aveva tentato di soffocarlo nel sonno, fortunatamente Calico Jack era intervenuto nel momento giusto salvandogli la vita.
<< Ma che cazzo!? >> imprecò innervosito da quella mancanza di rispetto, non gli piaceva invadessero la sua privacy, in particolar modo ora che era emotivamente instabile e si lasciava andare spesso alle lacrime quando era da solo, posò la pistola sul letto non considerando Jim un pericolo.
<< Estás muerto, hijo de puta! >> ringhiò con ferocia avvicinandosi velocemente e afferrandolo per la camicia che si era buttato addosso.
<< Sei un fottuto bastardo, ci hai venduti! >>
<< Di che cosa cazzo stai parlando? >> domandò corrugando le sopracciglia, non capiva il motivo di quell'intrusione e soprattutto quelle accuse, Jim non gli aveva più rivolto la parola da quando aveva abbandonato i suoi amici, lo guardava con disprezzo portandolo a chiedersi più volte se sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe vendicatə
<< Lo sai bene cabrón! >> si infilò una mano in tasca estraendo il pugnale e puntandoglielo al viso.
<< Ehi ehi! >> Edward sollevò le mani lentamente, sapeva benissimo che era in grado di ucciderlo, ma se avesse voluto farlo non avrebbe atteso così a lungo per questo mise da parte il nervosismo che provava, voleva capirci di più ma per farlo doveva riuscire a calmarlə
<< Lo sai che sono forte tanto quanto te, vuoi davvero iniziare un combattimento? >> domandò Barbanera facendo appello al suo sangue freddo.
<< Io voglio solo cavarti un occhio, mierda! >> ringhiò a denti stretti Jim trattenendolo per la camicia.
<< Ora verrai con me e li tirerai fuori tutti fottuto stronzo, non mi importa quanto tu sia forte e nemmeno che sei il dannato Barbanera del cazzo, rivoglio i miei amici. >>
Edward esalò un respiro rilassando il petto e abbassando piano le braccia, era sicuro fosse successo qualcosa.
<< Nessuno è mai sopravvissuto tanto da insultarmi una seconda volta, ora sei così idiota da rischiare la sorte un'altra volta oppure mi racconti che cosa cazzo è successo. >>
Jim allentò di poco la presa, arricciò le sopracciglia guardando Edward senza sapere se potersi fidare o meno.
<< Hai lasciato che prendessero Stede e gli altri, li hai venduti alle guardie. >>
Il viso del capo dei pirati divenne una maschera bianca, perse tutto il colore che aveva in corpo come se improvvisamente il sangue avesse smesso di fluire lasciandolo vuoto come un recipiente il cui contenuto viene fatto scivolare via, quell'organo che era rimasto assopito nel suo petto cominciò a battere furiosamente segnalando lo stato di panico, gli girava persino la testa e per un attimo pensò che avrebbe perso i sensi.
Vedendo la sua espressione mutare così repentinamente Jim lo lasciò andare.
<< De verdad que no sabes nada? >>
Edward era ancora più confuso e allora Jim ripeté << davvero non sai niente? >>, lui scosse la testa.
<< Quando siamo andati a prendere la polvere da sparo siamo rimasti coinvolti in un imboscata. >>
<< Io me la sono cavata riuscendo a correre fino a qui, ma gli altri sono stati presi. >>
<< Come sai che era un'imboscata? Forse non siete stati attenti >> provò a dire Edwrad ma se ne pentì subito vedendo l'espressione di Jim.
<< Non sono così idiota da mentire su una cosa simile, erano troppi soldati e avevamo controllato prima di agire. >>
Jim sospirò.
<< Doveva andare tutto secondo il piano, se li hanno ammazzati giuro che...- >>
<< No, non possono averli uccisi, non così come animali. Serve una condanna o come cazzo si chiama >> spiegò Barbanera che se ne intendeva di quelle cose, lui aveva sempre studiato i suoi nemici, aveva gli occhi lucidi malgrado quella sicurezza che però era flebile come la fiamma di una candela, quando incontrò quelli di Jim scoprì che anche quelli erano lucidi e pieni di preoccupazione e una parte di lui pensava che non avrebbe dovuto essere così, a lui non doveva importare niente della fine di quegli uomini e del loro capitano.
<< Li troveremo ma dobbiamo sbrigarci >> disse risoluto, Jim annuì ritrovando un po' di quella compostezza che sembrava aver abbandonato il suo corpo lasciando spazio solo al timore di averli persi.
Uscirono dalla cabina e si ritrovarono presto di fronte a quella di qualcun altro.
<< Sei impazzito? Non ci aiuterà mai. >>
<< Di un po' hai dimenticato chi cazzo è che comanda qui? >> sbottò Edward stufo di sentirsi sempre contrastato da chiunque, come se le sue parole non avessero più valore.
Izzy aprì la porta non aspettandosi di trovarsi di fronte Barbanera accompagnato da Jim, l'ultima volta in cui il suo capitano era stato nella sua stanza aveva perso un dito, la ferita tornò a pulsare e fargli male, iniziò a sudare freddo e questo solo come riflesso incondizionato del suo corpo.
<< Vieni con noi >> ordinò Edward.
Izzy deglutì.
<< Dove? >>
<< Non ti ho chiesto di fare domande cane >> lo rimproverò stringendogli una mano al collo, poi lo libero spingendolo appena all'indietro, Izzy si massaggiò la zona colpita e un senso di vertigine si impossessò di lui, lo ignorò facendo ciò che il capo gli aveva detto.
Camminava dietro di loro sentendosi come se stesse andando al patibolo, temeva avessero scoperto ciò che aveva fatto e lo stessero portando da qualche parte per liberarsi di lui, aveva paura perché sapeva che contro quei due non avrebbe mai potuto sopravvivere e per di più con un piede monco, finalmente Edward ruppe quel silenzio teso che si era creato svelando così la sua sorte.
<< Bonnet e alcuni uomini sono stati catturati, dobbiamo liberarli. >>
Izzy mandò giù pesantemente il nodo che gli stringeva la gola, da un lato era sollevato di essersi sbagliato anche se non poteva essere del tutto certo che non sapessero nulla, magari lo stavano solo usando per liberarli e poi si sarebbero occupati di lui.
Non rispose, non disse nulla come se le sue orecchie non avessero percepito alcun suono, Barbanera voltò il viso verso di lui.
<< Vuoi muoverti! >> strillò e il corpo del primo ufficiale già teso scattò come una molla e accelerò il passo, Jim che era abituatə a osservare tutto notò che c'era qualcosa di strano, certo sapeva che quell'ometto non era felice di aiutarli ma qualcosa gli diceva che c'era di più.
<< Qué te pasa? >> domandò con un cenno del capo verso di lui.
<< Niente >> rispose Izzy ficcandosi le mani in tasca.
<< Capisci lo spagnolo? >> domandò Jim sollevando un sopracciglio.
<< No ma non ci vuole molto a capire quello che cazzo hai detto. >>
<< Estás nervioso? >>
<< Piantala cazzo >> rispose Izzy.
<< Finitela tutti e due, siamo arrivati >> disse Edward rilassando il petto con un respiro.
Erano a diversi metri dalla rimessa, le acque sembravano essersi calmate, c'erano solo due guardie assonnate a monitorare la situazione, era chiaro a tutti quello che era successo ma sembrava almeno da lì che non ci fossero tracce di sangue e questa era una cosa buona, significava che li avevano semplicemente portati via.
Dai cespugli si sentirono dei fruscii, i tre si prepararono a sguainare la spada ma si fermarono quando videro i loro compagni che erano stati mandata da Jim per aiutare gli altri, spiegarono loro che quando erano arrivati non c'era più nessuno così si erano nascosti per aspettare l'arrivo dei rinforzi, tutti insieme formavano un bel gruppo ma non era certo sufficiente a combattere una caserma piena di guardie armate fino ai denti, dovevano elaborare un piano che funzionasse.
Intanto Stede, Olu, Franchie, Roach e Pete chiusi in quella stretta gabbia si sentivano impotenti e piccoli, alcuni stavano seduti con le ginocchia tirate verso il petto, altri in piedi appoggiati al muro, non c'erano letti né sgualcite brandine perché quella era semplicemente una cella di passaggio utile fino a che le guardie non avessero deciso che cosa farne di loro.
<< Pensate che questa volta siamo spacciati? >> domandò Roach spostando un piede dal muro sul quale era appoggiato.
<< Probabile, dubito che qualcuno verrà a tirarci fuori >> rispose Franchie, il suo pessimismo era aumentato dopo essere stato preso in ostaggio da Barbanera.
<< Ragazzi cercate di rimanere forti, forse Edward non verrà ma i nostri amici... >> cominciò Olu tentando di dare speranza al gruppo.
<< Io spero non vengano, non voglio vederli morire, ho già perso Lucius una volta o almeno credevo di averlo perso e non voglio ripetere l'esperienza >> disse Pete.
<< In realtà sono già due le volte in cui hai rischiato >> iniziò Roach indicando il dito indice ma venne zittito da Olu e Franchie.
L'unico che stava in silenzio con il capo chino era quello che avrebbe dovuto parlare, infondere coraggio e voglia di combattere a tutti, Stede si sentiva avvilito e mortificato, in una sola giornata era riuscito a sporcare il panno di Edward, farlo sentire nuovamente abbandonato e in più aveva fatto finire in prigione i suoi amici senza nemmeno la certezza che qualcuno sarebbe venuto a cercarli.
E anche se fossero venuti sarebbero stati in pericolo e tutto questo per colpa sua, per il suo sciocco piano che non aveva funzionato, avrebbe dovuto dare ascolto a Edward e invece aveva voluto fare di testa sua come al solito ed ecco dove lo aveva portato.
<< Perché? >> disse solo e tutti si voltarono verso quel sibilo che era la sua voce.
<< Hai detto qualcosa capo? >> domandò Olu.
<< Ehi? >> lo chiamò ancora posandogli una mano sul ginocchio.
<< Avrebbe dovuto funzionare, che cosa è andato storto? Avevamo tutti i dettagli...non è giusto, non faccio mai niente di buono >> sospirò con la voce che gli tremava in gola.
Tutti si guardarono tra loro dispiaciuti di vedere il loro capitano ridotto in quelle condizioni, ce la stava davvero mettendo tutta per essere all'altezza di quel ruolo, per riottenere la loro fiducia ma sembrava che le acque gli fossero sempre ostili.
Olu si inginocchiò di fronte a lui tenendo le mani premute sulle ginocchia di Stede.
<< Capo senti le giornate del cazzo possono capitare a tutti, anche i migliori piani a volte falliscono e quello che avevi ideato lo era davvero. Vero ragazzi? >>
<< Certo >> dissero tutti.
<< Non lo diciamo solo per dire, credimi io me ne intendo di piani di fuga >> disse con un sorrisino.
<< In realtà penso che ci sia qualcosa di strano in tutta questa storia. >>
Stede alzò il viso, aveva gli occhi lucidi e si poteva vedere benissimo anche con la poca luce che c'era lì dentro quanto fossero tristi.
<< Sì...in verità anche a me è sembrato strano ci fossero tutte quelle guardie >> rispose Pete grattandosi la nuca.
<< A cosa state pensando? >> domandò Stede.
<< Un'imboscata >> rispose Franchie.
<< Può essere che ci abbiano visti arrivare? >>
<< O che nel momento della ricognizione vi abbiano scoperti? Forse ho sbagliato a mandarvi lì in pieno giorno, vi ho resi vulnerabili. >>
Franchie scosse il capo facendo qualche passo in avanti.
<< No capo, per prima cosa erano già in troppi e non è possibile che tutta quella gente ci abbia visti arrivare. >>
<< E riguardo a questa mattina siamo stati davvero molto attenti, nessuno si è accorto di noi. >>
Stede deglutì << questo significa... >>
<< Qualcuno ci ha venduti >> disse Pete.
<< Ma chi? >> domandò il pirata gentiluomo corrugando le sopracciglia.
<< Barbanera >> rispose Pete che sentiva ancora quella ferita aperta dentro al suo cuore.
<< No lui non può essere, se avesse voluto liberarsi di noi lo avrebbe fatto senza troppe cerimonie >> lo difese Stede sicuro di ciò che diceva.
<< Il capo ha ragione >> rispose Olu.
<< Magari non vuole farsi scoprire così nel caso sopravvivessimo non ce l'avremmo con lui >> riprese a dire Pete.
<< No è escluso Edward non c'entra >> disse con convinzione sistemandosi una bionda ciocca ribelle, nemmeno per un secondo aveva dubitato di lui, dentro al suo cuore era certo che per quanto fosse arrabbiato non avrebbe inscenato tutto questo per toglierlo di mezzo e in più qualcosa gli diceva che Edward non desiderava davvero levarselo di torno come si ostinava a fargli credere.
<< Allora Izzy, potrebbe essere stato lui >> propose Franchie.
Roach allungò un braccio annuendo << esatto amico lui sì che ci odia. >>
<< Ragazzi adesso non ha senso discutere sul possibile colpevole, dobbiamo trovare un modo per uscire da qui. >>
Stede si richiuse in quel silenzio che lo aveva accompagnato da quando li avevano catturati, voleva almeno riuscire a liberare loro e farli fuggire, non importava se lui fosse morto anche se avrebbe almeno voluto rivedere anche per un solo istante Edward, dirgli che lo amava e chiedergli perdono per essere stato nuovamente uno stupido.
I suoi occhi trattenevano a stento le lacrime che si erano formate, tutti quei pensieri riguardo alle cose che gli avrebbe voluto dire, erano tante e forse troppe, aveva pensato scioccamente di avere tempo mentre invece il suo stava per scadere, si morse le labbra pensando ai baci che non avrebbe più potuto dargli quando un forte boato interruppe tutte le voci nella sua testa.
Urla, grida, fumo e poi la loro cella che venne aperta, Stede guardò titubante verso l'esterno mentre gli altri si avvicinarono cauti chiedendosi che cosa stesse succedendo, il capitano fu l'ultimo ad uscire e quando quell'esalazione finalmente evaporò scoprì a pochi metri da lui la figura di Barbanera.
Con la spada tra le dita, la fronte sudata e il viso macchiato da schizzi di sangue, probabilmente non il suo, c'erano altre macchie di sangue sparse lungo il suo corpo e il petto che si alzava e si abbassava cercando di riprendere fiato, Stede deglutì mandando giù l'amaro che sentiva premergli dal profondo della gola, gli occhi gli si riempirono nuovamente di lacrime e in un attimo senza pensarci corse verso di lui, aprì le braccia e lo strinse forte.
Il corpo di Edward non indietreggiò nemmeno di un passo dopo l'impatto con quello di Stede, come se fosse fatto di pietra, rimase sorpreso da quella reazione così spontanea, tutto si aspettava tranne che l'uomo che amava ma che diceva di odiare gli si sarebbe gettato al collo.
Stede singhiozzava stringendosi alle sue forti spalle, la fronte premuta sul suo petto e le lacrime che continuavano a scendere sotto lo sguardo sbalordito di tutti e quello disgustato di Izzy, il cuore di Barbanera batteva fortissimo, non era pronto a riaverlo tra le sue braccia, sentendo il calore del suo corpo e il profumo della sua pelle.
Le volte in cui erano stati vicini si era preparato mentalmente innalzando la sua barriera di indifferenza, ma in quella situazione non aveva fatto in tempo troppo preoccupato a cercarlo e riportarlo a casa sano e salvo, non aveva potuto prepararsi.
<< Ragazzi dobbiamo andarcene >> disse qualcuno.
<< Sì tra poco potrebbero arrivare i rinforzi. >>
I due capitani però erano persi in un mondo tutto loro dove Stede continuava a piangere sulla spalla di Edward e lui lo guardava non sapendo cosa fare, gli occhi lucidi, le labbra schiuse come petali di un fiore per la sorpresa, quella voglia matta di abbracciarlo che però non riusciva a soddisfare perché il dolore per ciò che gli aveva fatto era ancora troppo forte in lui.
Avevano ragione gli altri, dovevano sbrigarsi ma sapeva che il pirata biondo non si sarebbe mosso senza un cenno da parte sua.
<< Stede coraggio dobbiamo andare >> fu strano pronunciare quel nome che vibrò lungo tutta la sua cassa toracica per finire dritto in quella dell'altro, alzò il viso rigato dalle lacrime come catturato da un richiamo lontano, si guardarono negli occhi, quelli color petrolio di uno con quelli color nocciola dell'altro e in quel semplice gesto c'erano tutte le risposte che cercavano.
Lungo il tragitto il silenzio la faceva da padrone, ma non era uno di quelli pesanti si trattava più di una quiete rilassata dovuta a tutto il trambusto di poco prima e alla felicità di essersi ritrovati, Jim e Olu si tenevano per mano, Pete non vedeva l'ora di riabbracciare Lucius mentre gli altri si godevano semplicemente il ritorno, ci sarebbe stato il tempo per pensare.
L'unico che non era felice era proprio Izzy che oltre a veder sfumato il suo piano aveva dovuto partecipare al salvataggio di quegli imbecilli senza poter proferire parola, il sangue gli ribolliva nelle vene e sentiva lo stomaco che bruciava per l'acido che quel nervosismo gli procurava.
I capitani erano rimasti indietro, camminavano allo stesso passo e ogni tanto Edward scrutava Stede lanciandogli un'occhiata come per accertarsi che fosse ancora lì vicino a lui, da quando Jim gli aveva riportato l'accaduto si era preparato una bella ramanzina da fare a tutti ma era sfumata o meglio era andata proprio a puttane quando quello stupido gli si era gettato tra le braccia.
Odiava il modo in cui lo faceva sentire, dal primo giorno lo aveva riempito di insulti e mai una volta aveva avuto remore a urlargli addosso, ma più il tempo passava più quello sciocco diventava sempre più bello e gentile, non passava giorno senza che gli regalasse uno di quegli splendidi sorrisi o che lo stupisse con qualche nuova trovata.
Ce la metteva tutta per rendergli impossibile la vita e malgrado questo non se ne era ancora andato, ogni fottuto giorno si alzava con la consapevolezza di vedere una scialuppa in meno, immaginava di vedere quella chioma bionda remare in lontananza e sentire il suo cuore di nuovo in pezzi ma non accadeva mai.
Come faceva ora a sgridarlo? Come poteva dirgli che il loro piano era una merda ed erano dei pessimi pirati, come poteva infliggere una stilettata così forte al quel cuore così puro dopo che gli aveva pianto addosso, sentiva ancora l'umido delle sue lacrime e il peso della consapevolezza che si portava addosso.
Una volta saliti sulla nave fu Stede a rompere il silenzio.
<< Vi ringrazio a nome di tutti noi per averci salvati >> disse sorridendo ma quel sorriso sapeva di amarezza,Olu, Franchie, Roach e Pete annuirono alle sue parole.
<< Sì vaffanculo Bonnet è l'ultima volta che salvo il tuo culo da damerino capito? E vale anche per tutti voi >> disse Izzy puntandogli un dito contro.
<< Izzy non ti ho chiesto di intervenire >> lo rimproverò Edward.
<< Bé qualcuno deve pur far capire a questi idioti che non posso fare il cazzo che vogliono e passarla sempre liscia >> sbraitò.
<< Ehi modera il linguaggio >> gridò qualcuno.
<< E poi chi ci dice che non sei stato proprio tu a venderci? >> domandò Pete.
Izzy accusò il colpo ma non lo diede a vedere, strinse i pugni poi puntò l'indice verso di lui.
<< Perché se fossi stato io sareste già morti. >>
<< Ragazzi >> Stede richiamò l'attenzione battendo più volte le mani.
<< Siamo tutti stanchi, sono sicuro che c'è una spiegazione ma l'importante è che siamo salvi e ora la cosa migliore è andare a dormire e dimenticare questa brutta faccenda. >>
<< Ma capo... >>
<< Roach >> sollevò una mano impedendogli di continuare.
<< Farci la guerra tra noi non serve, adesso mettetevi tutti a dormire avanti. >>
<< Capo...che ne diresti di una storia? >>
Stede sorrise.
<< Volentieri, preparatevi io arrivo subito. >>
<< Uhm...i libri non ci sono più >> disse Pete causando un "ohh" di sconforto generale.
<< Mi inventerò qualcosa d'accordo? >> rispose Stede e i visi di tutti si rilassarono, felici che avrebbero riavuto quel bel momento che a loro piaceva tanto.
La ciurma si ritirò tra gridolini e spinte, Izzy se ne andò guardandoli con disprezzo e imprecando mentre Edward era rimasto a guardare la scena e pensare come Stede non si rendesse conto quanto certe volte si comportasse da vero capitano.
Era stanco, provato, aveva i nervi a fior di pelle e le mani che gli tremavano ma nonostante questo non si era tirato indietro quando il suo equipaggio gli aveva fatto una richiesta che poteva essere realizzata anche il giorno dopo, Barbanera si chiedeva che cosa ci guadagnasse Stede a essere sempre così gentile e disponibile
<< Ed...possiamo parlare un momento? >> domandò Stede grattandosi la nuca.
<< Se devi ringraziarmi risparmiatelo, lo hai già fatto >> rispose freddo lui.
<< Per favore ho bisogno di parlare con te, ci vorrà solo un minuto. >>
Barbanera sospirò, a volte era impossibile vincere contro quell'uomo, ma quelle erano solo battaglie a lui toccava vincere la guerra, scesero in cabina e Stede fece finta di non vedere il disordine e le tende nere che incupivano quello che un tempo era stato il suo luogo sicuro.
<< Tutto quello che sto per dirti mi sembra così banale >> iniziò torcendosi per un attimo le dita delle mani.
<< Allora non farlo >> rispose Barbanera avvicinandosi alla scrivania, prese una bottiglia contenente l'ultimo sorso di liquore e lo mandò giù tutto d'un fiato, poi la testa gli girò improvvisamente costringendolo a posare la bottiglia e portarsi una mano alla fronte, barcollò all'indietro finendo seduto sulla brandina << cazzo. >>
<< Edward! >> corse verso di lui chinandosi, gli tolse la mano dalla fronte per riuscire a guardarlo negli occhi, ma Edward si divincolò con uno strattone.
<< Sto bene cazzo, mi gira solo la testa. >>
<< Questa non mi sembra affatto la definizione di stare bene. >>
<< Bonnet vaffanculo >> mugugnò stringendo i denti, ma che cosa gli prendeva.
<< D'accordo ci vado ma solo dopo che mi sarò occupato di te  >> rispose Stede mantenendo un tono di voce pacato ma fermo.
Edward riuscì ad aprire un occhio e metterlo a fuoco.
<< Non ho bisogno di te né della tua fottuta pietà. >>
<< Va bene, vediamo cosa sei in grado di fare da solo >> disse risoluto sollevando il busto e incrociando le braccia al petto.
Barbanera la prese come una sfida, si alzò facendo appello a tutta la sua forza di volontà per rimanere in piedi, decise di occuparsi della giacca di pelle ma invece che allentare le cinture le stava solo tirando in avanti, << queste cazzo di cose! >>
Stede sollevò un sopracciglio quando incontrò il suo sguardo.
<< Oh fanculo! >> sbuffò Edward lasciando ricadere le braccia ai lati dei fianchi.
<< Posso? >> domandò il pirata gentiluomo avvicinandosi solo dopo che l'altro ebbe annuito.
Stede si mise all'opera sfilando le cinghie con calma e pazienza una dopo l'altra, non commise l'errore di soffermarsi troppo sul pensiero che si trovavano in una stanza da soli e lui lo stava spogliando, una volta sfilata la giacca e appoggiata sulla sedia lì vicino lo guardò ma vide che lui aveva la testa voltata di lato con la mascella stretta.
<< Se alzi le braccia sarà più facile toglierla >> disse riferendosi alla maglia e tentando di mantenere ferma la voce.
Edward si riscosse da quel torpore in cui era volontariamente caduto, vide che anche su di essa vi erano delle macchie.
<< Cazzo non verranno mai via, questa maglia è da buttare >> imprecò sbuffando.
<< Per questo usi la pelle? >> domandò Stede, << perché è più facile togliere il sangue? >>
<< Questo e anche perché la pelle è figa >> rispose Edward mentre si faceva aiutare a togliere l'indumento, che venne appoggiato delicatamente sulla sedia.
<< Oh >> Stede sorrise perché aveva scoperto qualcosa di lui che non conosceva, quella era la prima conversazione normale che avevano da quando era tornato e ironia della sorte parlavano di sangue, ma al pirata gentiluomo non importava, qualunque argomento sarebbe andato bene se gli avrebbe garantito quei piccoli momenti di pace.
<< Mi spiace per la maglia ma della giacca me ne occupo io. >>
<< E anche di te se ti metti seduto. >>
Barbanera corrugò la fronte sentendo che doveva riprendere in mano la situazione.
<< Non sai come si fa, la rovinerai >> disse.
<< Vorrà dire che mi insegnerai tu, ora siedi per favore >> posò le braccia sulle sue spalle e lo spinse delicatamente a sedere, Edward si massaggiò la faccia con le mani sentendosi preda di una sbornia colossale ma era certo di non aver bevuto poi così tanto.
<< Vado a prendere una bacinella con dell'acqua e torno >> gli disse Stede e lui non riuscì a trattenere quella frase che gli sfuggì dalle labbra.
<< Torni? >>
Il pirata gentiluomo si intenerì di fronte a quella domanda ma gli strinse anche il cuore, serrò le labbra e annuì cercando di infondergli sicurezza con il sorriso oltre che con le parole.
<< Certo che torno, ci metto un attimo. >>
<< L'ultima volta non sei stato così veloce >> disse Edward con lo sguardo puntato sul pavimento e due lacrime che solcarono svelte il suo viso finendo per infrangersi sul pavimento, che cazzo gli prendeva si domandò, perché stava tirando fuori quell'argomento, perché si sentiva improvvisamente così fragile ed esposto?
<< L'ultima volta ero un idiota che non sapeva che cosa si stava perdendo >> rispose Stede lasciando svelto la stanza con il cuore a mille e il magone che gli attanagliava la gola, doveva riprendersi e fare in fretta, aveva un'occasione di dimostrargli che poteva contare su di lui e non voleva deluderlo.
Stede come promesso si affretto a preparare l'occorrente e rientrò in stanza, la cosa più bella fu incrociare lo sguardo di Edward che si era illuminato per pochi secondi come un cielo pieno di stelle, si avvicinò posando la bacinella ai piedi del letto, prese il panno umido e lo strizzò facendo scivolare via le goccioline di troppo.
<< A che cazzo ti serve quella? >>
<< Non puoi andare a dormire così >> sorrise il pirata gentiluomo prima di cominciare a strofinare piano il panno sul volto di quell'uomo che in quelle condizioni sembrava docile come un bambino, Barbanera rabbrividì al contatto ma non si scostò anzi chiuse d'istinto gli occhi.
<< E' troppo fredda? >> domandò Stede.
<< No, va bene >> rispose lui.
La mano gentile del pirata continuava a muoversi su quei lineamenti perfetti che per tante notti aveva sognato di sfiorare, la barba stava ricrescendo ispida e pungente solleticava le dita di Stede quando vi passava sopra, il cuore palpitava come un tamburo suonato da qualcuno che non ha la forza di smettere, era come se quella terribile notte non fosse mai accaduta, non si sentiva stanco ma solo agitato.
Si permise di posare le dita dell'altra mano sul lato opposto del viso ed Edward a quel punto aprì gli occhi facendolo morire dentro.
<< Devo pulirti da questa parte >> si giustificò con un fil di voce.
Era consapevole che in quel momento l'altro aveva abbassato tutte le sue difese ma bastava veramente poco perché quel guscio lo ricoprisse di nuovo e lui non voleva che accadesse, lo trattava con rispetto e venerazione come se fosse un'opera antica da non rovinare e quando lo vide chiudere nuovamente gli occhi le sue spalle si rilassarono permettendogli di tornare a respirare.
<< Perché lo stai facendo? >> domandò d'un tratto mentre Stede era sceso a pulirgli il collo e lui aveva sollevato il mento istintivamente, stupendosi egli stesso di quel gesto così arrendevole nei confronti di quell'uomo che gli aveva strappato il cuore.
<< Non sei in grado di farlo da solo, per questa sera devi solo riposare e poi mi fa piacere prendermi cura di te. >>
<< Se pensi che dopo questo io...- >>
<< Quello che forse non hai capito Edward è che io finché me lo permetterai mi prenderò sempre cura di te >> disse deglutendo.
<< Probabilmente tu continuerai ad odiarmi per sempre e io in quel caso vivrò per dimostrati quanto sono grato di esserti accanto. >>
<< Vivresti tutta la vita accanto a un uomo che ti odia? Bonnet è da folli. >>
Stede sorrise spostando per un attimo il panno e constatando che nonostante quelle parole Edward non aveva ancora aperto gli occhi.
<< Lo hai detto anche tu che sono pazzo >> rispose con un sorrisetto e riprese a pulire le macchie di sangue questa volta dal braccio.
Mentre era ormai perso in quella nenia costituita da movimenti delicati e ripetitivi si rese conto che era la prima volta che vedeva quel viso privo del trucco nero, non gli aveva mai permesso di guardarlo senza quella maschera che aveva indossato come protezione dal mondo esterno e da lui in particolar modo, non disse nulla ma la sua stessa anima cantava dalla gioia e quasi gli occhi gli si riempirono di lacrime per la felicità, ma non doveva commettere l'errore di illudersi, il cammino per arrivare al cuore di Edward era lungo e tortuoso.
<< Bonnet ti sei addormentato? >> domandò arricciando le sopracciglia.
<< Cosa? No, dovresti imparare a rilassarti >> rispose Stede arrossendo, effettivamente era da un po' di tempo che stava pulendo il nulla, passava lo straccio umido sul quella bella pelle che ormai era del tutto pulita, ma per lui era così naturale compiere quei gesti, era un modo per dargli il suo affetto in maniera indiretta.
<< Io so rilassarmi cazzo ma tu ci stai mettendo una vita. >>
<< Te lo hanno mai detto che sei un brontolone? >> rispose Stede sollevando un sopracciglio, sì si stava divertendo un mondo.
<< L'ultimo che lo ha fatto è morto >> rispose cupo Edward, chissà forse era un modo per studiare la reazione dell'altro pirata, o voleva incutergli timore o semplicemente era talmente abituato a difendersi che quella frase gli era uscita naturale.
<< Bé io sono ancora tutto intero, diciamo che sono stato fortunato >> sorrise dandogli un affettuoso colpetto sulla spalla e si tirò su portando con sé la bacinella, la posò sul tavolo e si stiracchiò, le ginocchia gli formicolavano un pochino per via della posizione ma era felice e non gli importava del resto.
<< Puoi aprire gli occhi ora >> disse.
<< Decido io quando aprire i miei fottuti occhi >> rispose ma nel suo tono non c'era una reale critica, anzi quella frase fece ridacchiare Stede.
<< Bonnet stai camminando su un filo sottile perché ti mandi a fanculo. >>
<< Non ho riso di te ma con te >> rispose lui mettendosi le mani sui fianchi. >>
Edward a quel punto aprì gli occhi e dovette attendere un attimo a riabituarsi alla luce.
<< Questa è una stronzata >> rispose.
Di nuovo un sorriso stirò le labbra del pirata biondo.
<< Dovresti rivestirti o prenderai freddo, perché non hai acceso il camino? >>
<< E quando cazzo avrei dovuto farlo, se non ricordi ero troppo impegnato a salvare le chiappe di qualcuno >> disse alzandosi ma venne preso da un altro capogiro, fortunatamente c'era Stede a prenderlo.
<< Ma che cazzo mi prende? >> domandò Edward più a se stesso che all'altro.
<< Sei solo molto provato, lascia fare a me per stasera. Ti cerco qualcosa da metterti addosso. >>
<< Io non ho camice di seta come le hai tu >> rispose lui stringendo i pugni, gli occhi diventarono umidi e luccicavano come un mare che rifletteva il cielo notturno pieno di stelle.
<< Che io sappia per dormire basta anche una semplice maglietta >> disse Stede cercando con lo sguardo qualcosa che potesse andare bene, ma lì in mezzo a tutto quel disordine era faticoso trovarlo, fu proprio Edward a indicargli il punto preciso.
<< Lì sotto la scrivania >> disse e Stede voleva proprio chiedergli che cosa ci facesse e soprattutto come ci fosse finita lì sotto, ma rimase zitto credendo fosse meglio non infastidirlo con troppe domande.
<< Alza le braccia >> il suo sembrava un ordine ma era più una richiesta imposta dolcemente, Edward obbedì guardandolo attentamente, studiandone i lineamenti, Stede si impedì di tremare sotto quello sguardo e gli infilò la maglietta.
<< Ecco qui, pronto per dormire >> disse sorridendo.
<< Accendo il fuoco. >
<< Non ce n'è bisogno. >>
<< Ed... >>
Lui sbuffò e si lasciò cadere seduto su quel letto ormai sgualcito e sfatto ormai da giorni e settimane, osservò i lineamenti morbidi del pirata biondo mentre metteva la legna e accendeva il fuoco che illuminò quel viso perfetto come se fosse una stella appena nata.
Gli si strinse la gola e di nuovo quel terribile bruciore si irradiò lungo tutto il suo corpo, lo amava, cazzo se lo amava e quanto avrebbe desiderato essere in una situazione diversa, per giorni prima che accadesse quell'alba maledetta aveva desiderato essere lì con lui in quella stessa stanza, osservarlo spogliarsi dei suoi abiti e infilarsi quella sua bella veste da notte dai ricami pregiati, poi si sarebbero infilati insieme sotto le coperte e lui avrebbe osservato l'oro di quei capelli d'angelo venire abbracciato dalle ombre della notte e infine si sarebbero addormentati stretti tra le braccia dell'altro.
Si sarebbe sentito protetto, si sarebbe sentito a casa, si sarebbe sentito tante cose che però non meritava, quelle cose appartenevano a una vita che avrebbe potuto essere ma non sarebbe mai stata.
<< Cazzo >> mugugnò sentendo il cuore stringersi in una morsa dolorosa, arricciò le labbra e si prese la testa tra le mani cominciando a piangere.
<< Edward! >>
Stede gli corse incontro inginocchiandosi davanti a lui, gli prese i polsi tentando di allontanargli le mani dal viso, voleva disperatamente cercare i suoi occhi, non voleva si perdesse nuovamente in se stesso tra quella matassa di pensieri che era certo non gli desse tregua.
<< Vattene Stede >> disse tra i singhiozzi.
<< No io...- >>
<< Vattene cazzo! >> lo spinse da una spalla e lui cadde seduto a terra, gli spezzò il cuore vederlo con il viso rigato dalle lacrime, deglutì sentendo il pianto risalire svelto i condotti lacrimali, anche il suo volto si era trasformato in una maschera di dolore ed era incredibile come quelle sofferenze riuscissero a scontrarsi senza mai avere pace o una fine.
<< Mi dispiace Edward, mi dispiace... >> con uno slancio tornò di fronte a lui e lo strinse tra le braccia, Edward non ebbe la forza di rifiutarlo, pianse con la fronte appoggiata alla sua spalla, Stede lo accarezzò passando le dita tra quei fili argentati piangendo a sua volta.
<< Cazzo Stede, cazzo fa male tu non hai idea di quanto cazzo faccia male. >>
Stede strinse le labbra mandando giù quel forte magone che gli faceva bruciare la gola, gli prese il volto tra le mani cercando i suoi occhi.
<< Ed...Edward guardami, sono qui adesso. >>
<< Non è abbastanza cazzo non... >> scesero altre lacrime, deglutì a vuoto tirando su col naso e desiderando che smettesse di fargli così male il petto e tutta la gabbia toracica, ogni respiro era una stilettata di dolore lancinante.
<< Io non credevo che ti avrei fatto così tanto male >> gli spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed Edward in quel momento alzò lo sguardo su di lui.
<< E cosa cazzo credevi Stede? >>
<< Pensavo che saresti stato meglio senza di me >> rispose asciugandosi una lacrima.
<< Non so se potrò mai perdonarti >> disse con le labbra che gli tremavano.
<< Ed...non sono tornato con la pretesa che mi perdonassi così presto, potresti non farlo mai ma voglio solo che tu sappia che non me ne sono andato perché c'è qualcosa di sbagliato in te. >>
Si guardarono negli occhi, entrambi li avevano umidi e languidi come due laghetti nei quali specchiarsi, in quel momento Edward vide la verità di Stede ma quella barriera che aveva eretto lui stesso era ancora troppo alta e resistente per essere abbattuta.
<< Ti prego va via >> disse Barbanera sfilandosi da quel tocco.
<< Scordati che ti lascio solo, se vuoi che me ne vada dovrai buttarmi fuori a calci. >>
Edward scosse la testa, con le mani strinse il materasso lottando contro l'impulso di abbracciarlo di nuovo.
<< Resto almeno finché non ti addormenti. >>
<< Non sono un dannato bambino Bonnet. >>
Stede ridacchiò ma in quel momento qualcuno bussò ed entrò senza aspettare l'avanti, era Izzy che quando vide Stede inginocchiato di fronte al suo capitano rimase paralizzato per qualche istante.
<< Che cosa cazzo sta succedendo? >> domandò spostando lo sguardo da Edward a Stede e viceversa.
<< Stede se ne stava andando >> disse Barbanera e lui lo guardò un attimo ma i suoi occhi non c'erano già più, erano stati nuovamente inghiottiti da quel mare nero senza fondo, sospirò e si alzò, ci era rimasto male ma quella serata non era comunque tutta da buttare via.
<< E' vero...buona notte Edward, riposati. >>
Lui non rispose, Stede si incamminò verso la porta.
<< Buona notte Izzy >> disse con il tono più duro.
<< Fottiti Bonnet. >>
Uscì e si chiuse la porta alle spalle sospirando, non aveva voglia di vedere nessuno, si dimenticò che aveva promesso una storia, desiderava rimanere da solo senza ricevere domande o sguardi compassionevoli.
Si rintanò nella stanza dei giochi appallottolandosi in uno dei sacchi che era stato lasciato in un angolo, c'era stato un momento in cui aveva visto uno spiraglio di luce, credeva che sarebbe riuscito attraverso di esso a entrare e afferrare Edward per mano e tirarlo fuori dalle tenebre in cui lo aveva fatto cadere.
Cadde stremato in un sonno dove l'unica cosa che udiva mentre era perso tra le braccia di Morfeo era la voce di Edward che gli urlava qualcosa, ma lui non riusciva a sentirlo e allora correva e correva ma quel sussurro si faceva sempre più flebile fino a scomparire.
Intanto i ragazzi sul ponte si sistemarono sulle loro amache.
<< Niente storia >> disse Wee John.
<< Credo che il capitano abbia qualcosa di più importante a cui pensare adesso, dobbiamo capirlo e avere pazienza >> disse Lucius e gli altri concordarono, il sonno cadde presto sull'equipaggio e la Revenge divenne silenziosa, veniva cullata dal dondolio lento dell'acqua e forse durante quella notte stellata tutti condivisero lo stesso sogno, che presto l'armonia potesse tornare a solcare i mari con loro.










   
 
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