Santiago
percorre a piedi i pochi metri che lo separano dal minuscolo
appartamento, cedutogli da Sergio Marquina, partito da Madrid dopo la
morte devastante di suo fratello.
La
gentilezza viene, in realtà, da Lisbona, intenzionata a
stringere
con Nairobi un rapporto pacifico, dopo il tempo trascorso al
Mariposas che le ha viste ignorarsi e battibeccare di tanto in tanto.
E
così, giunto alla porta, avverte per la prima volta nella
vita la
sensazione di normalità: della bellezza del quotidiano, di
una casa
piccola e accogliente, di una compagna che lo attende a fine turno,
che prepara la cena , che gli regala il suo tempo e le sue
attenzioni! E’ davvero quanto di più bello gli
fosse mai accaduto.
“Sono
tornato” – dice, togliendo le scarpe, riponendole
nella scarpiera
di fianco alla parete frontale alla porta. Indossate le ciabatte,
avanza verso la cucina.
“Nairo,
dove sei?”
Il
cuore sobbalza quando nota il tavolo apparecchiato per due con una
candela accesa nel mezzo.
“Amore
mio” – dice Agata, alle sue spalle, aggrappandosi
alla sua
schiena in segno di protezione. Due giorni con lui, dopo
l’inferno
patito, è bastato a farle respirare quell’aria di
serenità che
attendeva da troppo tempo.
“E
Axel?” - chiede lui, stranito che mancasse un piatto.
“Stoccolma
e Denver l’hanno portato al cinema” –
spiega, invitandolo a
sedersi.
Solo
quando prende posto, l’ispettore nota che la gitana si
è
agghindata per bene per quella serata.
“Sei
di una bellezza da togliere il fiato” – la lusinga,
godendo di
una visione tanto spettacolare.
“Già…
me l’hanno detto in molti in questi due giorni”
– commenta lei,
cercando in quel modo di aprire un discorso importante.
“Liberarti
da quel demonio ti ha resa più luminosa, più
raggiante. Hai le gote
più colorate, sane, come posso dirti, come se
fossi…”
“Si,
come se fossi incinta?” – domanda, sbattendo le
lunghe e folte
ciglia nere.
“Ehm...no,
cioè, non volevo intendere questo…
ma…” - imbarazzato, cerca
di scusarsi, per spostare poi il discorso su di se -
“...insomma,
dai, io di figli ne ho già sette…”
“E
quindi ti bastano, non ne vuoi più, mi stai dicendo
questo?” -
nessuna reazione di dispiacere o rabbia. Agata è fin troppo
calma,
probabilmente dopo essersi agitata nei giorni precedenti, evita di
farlo ancora per banalità.
“No,
anzi, con te comincerei da capo. Ne farei altre sette...”
–
confessa lui, arrossendo subito dopo, di fronte al sorriso smagliante
della gitana.
“Cazzo,
Bogotà, possibile che ci vuole davvero poco per farti
impappinare?
Allora sappi che io non ho intenzione di darti sette figli, ma se
arriveranno...beh… non potrei esserne più
felice.” - si siede
sulle sue gambe e si avvighia al suo collo, adagiando la fronte a
quella di lui.
“Assolutamente.
Però sappi che averti qui con me è già
la gioia che cercavo dalla
vita!” – afferma il quarantaduenne, baciandola con
tenerezza.
Decisa
di metterlo di fronte al fatto compiuto, quasi divertita nel farlo,
la Jimenez si allontana con una banale scusa, e lascia il cucinino.
Da lontano, spiandolo dall’angolo della porta aperta, gli
chiede di
prendere il piatto fondo, posto a copertura di quello piano, e di
portarlo in salone.
E
ingenuamente Santiago fa quanto detto, non badando alla ragione.
Gli
tremano le gambe quando si accorge di qualcosa ben visibile sulla
stoviglia rimasta sul tavolo.
“Non
ci credo” – esclama, notando un ciuccio sotto i
suoi occhi.
Afferratolo,
con mani tremanti, cerca Nairobi per avere risposte e la trova
proprio di fianco all’uscio, emozionata.
“Mi
dici che sei…? Che siamo…?”
La
donna annuisce trattenendo il pianto il più possibile. Ma
appena
Santiago, preso dall’euforia la solleva da terra facendola
ruotare
per qualche istante, Agata si lascia andare al pianto.
I
due uniscono le loro labbra e le loro lacrime, godendo a pieno tale
sensazione di ritrovata serenità.
“Diventerai
papà….di nuovo! Guai a te stavolta”
– scherza la gitana,
ricevendo l’ennesimo bacio.
I
due, sdraiati sul divano, immaginano il loro futuro adesso che
diventeranno una famiglia.
“Ti
amo, voglio sposarti quanto prima” – innamorata
persa, la zingara
esterna i suoi sentimenti in totale libertà, mentre
accarezza il suo
pancino, seguita da Santiago che si commuove come un bambino,
constatando quanto di prezioso sta ottenendo dopo anni di dolore.
“E
lo faremo. Appena la villa sarà pronta, diventeremo marito e
moglie.
Avrai il matrimonio dei tuoi sogni. Scriveremo assieme il nostro
futuro. Sappi che da oggi in poi se piangerò sarà
solo di gioia”
**********************************
L’entusiasmo
di Nairobi per quella gravidanza è condiviso da tutti.
Mentre
i giorni, le settimane, e i mesi, passano veloci, e i lavori alla
villa sono ormai quasi conclusi, il pancino di Agata diventa sempre
più grande.
Lo
stesso vale per Stoccolma, prossima ormai al parto.
Il
suo sarà maschio e ha già un nome in testa che
gli ronza da tempo.
“Cincinnati?
Ma dici sul serio?” - chiede Manila all’amica,
sedute di fronte a
un caffè e dei pasticcini, a casa di Denver, ormai libero
dalle
invasioni familiari.
“Cincinnati
Augustin Ramos. Penso sia perfetto” – afferma,
decisa, lei. In
fondo un appellativo di città è un segno di
unione ormai. Chiunque
lei ami, ne ha uno. Anche suo figlio dovrà possederlo.
Da
lì a poco verrà alla luce un bebé dai
capelli castani e le guance
paffute, con gli occhietti vispi e le labbra identiche a quelle di
Monica, un cucciolo da spupazzare.
Daniel
non contiene la sua euforia nell’essere diventato
papà. Sa che non
condivide sangue con quella creatura ma la considera sua a tutti gli
effetti.
E
il desiderio di avere un neonato in casa si fa pressante anche in
Bogotà, preso dall’imminente parto della sua
compagna, tanto da
realizzare addirittura una culla in legno, degna di quella che sua
madre fece costruire quando nacque il suo primo nipote.
Nairobi,
agitata ma coccolata da chi le vuole bene, Axel incluso, vive al
meglio gli ultimi giorni con il pancione. Non ha molte idee sul nome
per la creatura che verrà alla luce. La sola cosa di cui
è convinta
è che sarà una bambina. Da quando dorme sogni
sereni, ben otto mesi
per la precisione, immagina una femminuccia gironzolare e chiamarla
Mamma.
È
proprio Axel a darle modo di scegliere il nome perfetto.
L’idea
arriva casualmente...grazie al rientro alla villa.
Il
piccolo nota dei fiori in giardino, fiori che da anni non sembrarono
sbocciare e che da qualche tempo adornano e danno luce alla villa.
“Le
camelie” – commenta Nairobi, pensierosa. Fiori che
con il loro
colore rosa danno quel tocco di pura e viva femminilità che
lei
stessa sente dentro di se e che evidentemente le dona sua figlia.
Esattamente
dieci giorni dopo tale decisione, la gitana viene portata in sala
parto e dà alla luce proprio una Lei. La Lei dei suoi sogni,
quella
che l’ha accompagnata di notte, affievolendo i brutti ricordi
del
passato e regalandogliene di nuovi e colorati.
“Benvenuta
al mondo, piccola Camelia!” - dice Nairobi, ponendo la
neonata
nella sua culla.
Oggi
come quel giorno che rimase folgorata da quei fiori, sente una strana
vicinanza, una presenza che accoglie e vigilia sulla bambina. Non
trova altra risposta se non in una nonna che non se ne è mai
effettivamente andata.
“Mia
madre sarebbe la donna più grata del mondo di fronte alla
vita che,
nonostante il dolore, nonostante il male recato, torna a brillare
sempre. Ricordo che sognava ardentemente di starsene sul divano e
avere in sottofondo la vocina di qualche nipote che la cerca, che le
chiede di giocare assieme… ed eccone una, sotto questo
tetto.
Camelia avrebbe potuto imparare tanto da sua nonna e che lei le
avrebbe dato tutto l’amore del mondo” - si commuove
Santiago, al
ricordo di donna Leticia.
Nairobi
lo bacia e stretta al suo petto, aggiunge – “Le
parleremo sempre
di questa donna d’acciaio. Io non l’ho conosciuta,
non ho avuto
una madre degna di questo appellativo. Però ho imparato cosa
significa davvero un legame madre-figlio dai tuoi racconti su di lei.
Quindi… per me Leticia esiste ed è presente.
Vuole vederti
sorridere, Santiago. Basta con le lacrime. Abbiamo creato un
capolavoro, e adesso possiamo giurarci SI per tutta la vita. Tua
madre sarà con noi, e ci proteggerà da
lassù… fino alla fine dei
nostri giorni” – dopo un candido bacio, la coppia
si dedica alla
vita che ha scelto e che finalmente brilla della giusta luce.
**********************
Le
nozze si svolgono un anno dopo l’esatta chiusura del
Mariposas.
Sono
presenti tutti gli amici della coppia.
Una
villa allestita alla grande, per un evento memorabile.
Tokyo
e Rio, giunti dal Brasile, dopo l’ennesimo viaggio senza
meta, sono
i testimoni degli sposi.
“Sei
raggiante, amica mia. Oggi è la tua festa.
Goditela” – le due
sorelle si stringono in un abbraccio, prima di celebrare le nozze.
Adesso
Nairobi percorre quel cammino con indosso un abito di sua scelta, con
suo figlio che le tiene la mano, e con un principe ad attenderla, e
una neonata meravigliosa che dorme nel passeggino.
La
sua famiglia.
Il
senso della sua esistenza.
È
in presenza di chi ama che promette fedeltà alla sola
persona che,
inizialmente disprezzò ma di cui poi si innamorò
follemente.
Bogotà
è stato un fulmine a ciel sereno ed è e
sarà sempre la sua seconda
metà.
*********************
L’indomani,
quando Tokyo e Rio sono i primi a lasciare, di nuovo, Madrid,
è la
Olviera ad annunciare un loro prossimo rientro.
Tra
cinque mesi è prevista una nascita importante e lei vuole
assolutamente che avvenga in Spagna.
Ebbene
sì, Silene è incinta e darà alla luce
una bambina.
“Sento
di dovere tanto a Santiago, alla salvezza che ci ha offerto e alla
libertà che ci ha restituito. Ho sentito la sua storia e il
suo
legame con donna Leticia come se ne soffrissi assieme a lui. Ho
ritenuto così di dare a questa creaturella che ho dentro il
giusto
nome...si chiamerà Leticia!”
Adesso
tutto si colora a festa.
Ogni
Farfalla ha il suo partner dei sogni. Ogni Farfalla ha raggiunto i
suoi obiettivi.
Ogni
Farfalla è sulla strada che desiderava, ha spiccato il volo,
in alto
ha spiegato le ali e toccato l’apice della
felicità.
Adesso
sì che la vita per tutte loro sembra aver trovato il giusto
senso.
***********************
3
anni dopo
Tutte
le Mariposas si ritrovano, su loro volontà, di fronte a quel
locale
ormai serrato da tempo.
Si
erano giurate ch il giorno delle nozze di Nairobi, da lì a
due anni,
avrebbero rimesso piede lì dove tutto ebbe inizio, cercando
di
superare tali drammi unite, come non fu possibile fare
all’epoca.
Tenendosi
per mano, come fossero un solo corpo, le ex farfalle percorrono
quella strada che hanno volutamente cancellato dai ricordi, ma che
pesa come un macigno sul loro stato emotivo.
Eppure
si rendono conto, solo una volta di fronte all’ingresso del
Night
Club, che esso non ha più tale connotazione.
La
porta è scura ed è posto su di essa uno striscione
“Centro
di accoglienza per donne in difficoltà”
– legge Lisbona,
spiazzata.
“Sul
serio hanno reso questo inferno un luogo d’aiuto?”-
incredula,
Tokyo è la prima a voler entrare.
Aprono
l’uscio e notano un posto totalmente rinnovato. Nulla a che
fare
con l’immagine passata, si respira pace tra quelle mura
adesso.
Ad
accoglierle è qualcuno familiare.
“Tatiana?
Sei tu a gestire tutto questo?” esclama Nairobi.
La
rossa, vedova da tre anni, e vogliosa di offrire un contributo nel
sociale, le invita a sedersi.
“Lo
dovevo a tutte noi, ad Andres, a chi soffre una vita di merda”
Commosse
dal gesto della moglie del defunto Berlino, le sei si abbracciano e
si alleano. D’ora in avanti ci sarà
un’unione totale, in vista
del bene delle donne.
Il
Mariposas ha cambiato faccia.
Il
Mariposas ora ha un significato e un obiettivo: proprio come le
farfalle, ogni donna ha delle ali e se non può volare le va
insegnato a farlo.
Tutte
hanno diritto di spiccare il volo e realizzare il loro sogni.
ECCOMI
GIUNTA AL FINALE. E’ DAVVERO DIFFICILE DIRE ADDIO A UNA
FANFICTION
SU CUI SI INVESTE TANTO. E COME AL SOLITO ECCOMI COSTRETTO A FARLO.
SONO
FELICE CHE SIA STATA SEGUITA, E SONO GRATA ALLA MIA CARA AMICA FEISTY
PANTS, A CUI HO DEDICATO, INDIRETTAMENTE, LA STORIA (LEI
SA A
COME).
LE
DICO GRAZIE PERCHE’ HA SAPUTO COME MOTIVARMI A SCRIVERE,
PERCHE’
SAPEVO CHE LEI ERA LI’ PRONTA A LEGGERE, A SUPPORTARMI, A
DIRMI LA
SUA, AD INCURIOSIRSI. LA MIA LETTRICE/SCRITTRICE PREFERITA RIMARRAI
SEMPRE TU, MI AMOR.
LA
MIA TOKYO DEL CUORE, LA MIA ANNA ORA E SEMPRE.
TI
DEVO TANTO.
CHIUDO
DICENDO GRAZIE ANCHE A CHI NON HA RECENSITO MA HA COMUNQUE LETTO E
APPREZZATO IN SILENZIO.
VI
ASPETTO NELLE PROSSIME FANFICTION (NE HO DELLE ALTRE IN SOSPESO CHE
MERITANO UN FINALE)
BESITOS
A TODOS
VOSTRA..
IVY
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