FANFICTION DI AGILITY_E
Il Velo della Morte
Capitolo 3 " Anna Moris "
Nota dell'autore....
Bhè, è da un bel po che non aggiornavo questa ff, e spero che qualcuno
abbia voglia di leggerla, e magari recensirla...grazie.
Agility_e
AVVISO
Volete ridere? Volete divertirvi? Odiate Cho Chang, e desiderate la sua
incarcerazione ad Azkaban?? ben! HO LA FICCY CHE FA PER VOI! L'autrice si chiama
Karmensita e di sicuro l'avrete gia sentita nominare...altrimenti che volete che
vi dica....andate a leggere voi stessi le sue meravigliose ficcy! La sua ff
magnifica e "Cho Chan In tribunale", ma fate prima a cercare il suo
nome nella cartella autori.
RECENSITELA!
Harry era sdraiato su un comodissimo divano, presumibilmente in casa Dursley,
e sentiva una sensazione piacevolissima nel corpo. La mente non era ancora
rientrata perfettamente in funzione, e così Harry semplicemente se ne fregava
di dove fosse o cosa stese facendo, prima di arrivare li, o chissà cos'altro.
Sapeva solo che per il momento questa quiete gli piaceva e gli donava un gran
piacere al cuore, come mai ne provava da qualche anno a questa parte. Un respiro
più audace, e riuscì perfino a muovere i piedi, che schioccarono
rumorosamente, come se avesse dormito per una giornata intera. Sospirando
sommesamente, piegò di lato la testa, e destra e sinistra, mentre il collo
sussultava sotto lo schiocco delle ossa. Le braccia distese sopra la testa,
mentre il respiro di Harry diventava regolare. Ancora non aveva aperto gli
occhi. Gli sembrava uno spreco di energie adesso che era in un posto così
rilassante e si sentiva così energico, così in forma...
Piano piano, respiro dopo respiro, il cervello cominciò a funzionare più
velocemente, così da far sentire a Harry delle nuove sensazioni fisiche al
corpo, come ad esempio un gran senso di afa in tutto il corpo, e la sensazione
di essere molto sudato, e anche sporco. Si mosse a disagio in quel bagno di
sporcizia e calore, mugulando qualche suono e qualche semplice colpetto di tosse
appena accennato. Gli occhi si muovevano al'interno delle palpebre pigramente.
Poi, sempre tenendo gli occhi chiusi, Harry mosse le braccia sopra il petto, e
sentì che sopra di lui c'era qualcosa di soffice, come una coperta estiva, che
lo ricopriva interamente. Era quella che gli creava quel senso di caldo così
opprimente.
Mosse piano le mani, e sollevò la coperta, fino a farla cadere giu dal
divano su cui era steso. Si sentì subito meglio. Una vampata di aria fresca lo
aveva attraversato in tutto il corpo provocandogli un brivido freddo. Si stese
più comodamente nel divano, tenendo sempre gli occhi chiusi, mentre cominciava
a sentire un gran mal di testa.
Lentamente, delle immagini colorate apparivano, per poi sparire l'attimo
successivo, nella mente di Harry. Vedeva una stradina grigia, sporca e
malandata, che alla sua fine si concludeva con un cancello di ferro grigio
arrugginito....qualche cestino dei rifiuti si trovava ai margini di questa via,
colmi di spazzatura vecchia un secolo, e molto maleodorante. Poi vedeva come,
tutta la vista annebbiata dal colore grigio, frammentato da piccole tonalità di
rosso, mentre poi vedeva come delle gambe, e delle braccia che gli si
avvicinavano. Il mal di testa crebbe. Sentiva delle risate di ragazzi giovani,
tutte familiari e odiose. Qualcuno faceva delle battute, si capiva perchè tutti
ridevano sommessamente, scambiandosi cinque e pacche sulle spalle.
Poi Harry ricordò qualcosa. Stava camminando per Privet Drive sovrappensiero,
quando si era fermato a fumare, e una voce lo aveva chiamato...
Poi non ricordava bene, sapeva solo che tutto il male che adesso stava
patendo era dovuto a quel breve lasso di tempo che seguiva la sua passeggiata, e
che ancora non ricordava. Si mosse a disagio nel divano, mentre alcune immagini
gli riafforavano nella mente. Ecco, si disse, ti ha pestato Dudley
clamorosamente, come non accadeva da molti anni memorabili in cui ancora non
sapevi di essere un mago.
Il viso assunse un'espressione avvilita e colma di un'ira repressa:
vigliacchi, pensava Harry, in sette contro uno tutti più grandi di lui....ma un
giorno si sarebbe vendicato.
Questo pensiero ormai si ritrovava sempre di più a forumularlo, in un angolo
remoto del suo cervello. Ogni giorno, quasi involontariamente sentiva il
desiderio creare dolore e morte tra i suoi nemici, immaginandoli crepare
dolorosamente, strisciare nel ruvido asfalto di Privet Drive, invocando pietà e
perdono per tutti i suprusi.
Aprì gli occhi. Era sdraiato su un divano comodo in un salottino piccolo e
accogliente. Immediatamente, sentì una fitta dolorosa agli occhi, per via dei
raggi di sole che penetravano dalla finestra. Chiuse velocemente le palpebre, e
si portò una mano agli occhi mormorando il suo fastidio. Si sentiva addosso,
sopratutto sulla schiena, uno sdradevole sensazione di bagnato e di sporco,
mentre aveva il collo madido di sudore appiccicoso intriso a qualche goccia di
sangue e qualche pezzo di terra. Harry riaprì gli occhi, cercando di coprirsi
con la mano destra, dai raggi che gli arrivavano dalla finestra, e si osservò
intorno. Il salottino era proprio piccolo, anche se in compenso era grazioso.
Una televisione si trovava alla sua destra, e immediatamente sopra, c'era uno
scaffale con qualche foto sbiadita, e qualche statuetta di plastica o argento.
Un tappeto grande, interamente blu, si trovava in mezzo alla stanza e creava un
ottimo contrasto con il pavimento fatto di tavole di legno marrone scuro. Le
pareti erano bianche, e una scala piccola saliva a spirale vicino alla tv.
Dopo aver osservato la stanza in cui si trovava, e dopo che i suoi occhi si
furono abituati alla luce del sole, cominciò a porsi le prime domande. Dov'era,
perchè era li, chi lo aveva portato....
Poi però cominciò a rispondersi da solo. Si ricordò di un volto femminile,
grazioso e preoccupato. Lo aveva osservato mentre stava per svenire sull'asfalto
di Privet Drive, e ne aveva ammirato l'aspetto, anche se avrebbe potuto
benissimo vederlo male o un attimo distorto, date le sue pessime condizioni.
Evidentemente, la ragazza era stata così gentile da trascinarlo in quella
casetta, che Harry supponeva fosse anche la casa dove la ragaza abitava, in modo
da farlo riposare, e magari disinfettare qualche ferita. Ma forse avrebbero
dovuto portarlo in ospedale...
Harry decise che era meglio alzarsi. Rimanere sdraiato su un divano a non
fare nulla, di certo non lo avrebbe aiutato a capire quello che era successo, o
chi era quella ragazza dai capelli biondi che aveva visto....
Così si alzò dal divano lentamente. Non appena fu in piedi ebbe il bisogno
di appoggiarsi a un tavolino che si trovava vicino al divano per non cadere a
terra: le gambe gli tremavano un un poco, e evidentemente il pestaggio del
giorno precedente lo aveva reso fisicamente instabile. Si forse era meglio che
la ragazza avesse chiamato l'ambulanza.
Appoggiandosi a qualche comodino che trovava per i corridoi, o alle pareti,
Harry trovò facilmente l'entrata di quella casa, che era veramente piccola
anche se graziosa e carina, e uscì. Probabilmente erano le sei di mattino, o
comunque un orario vicino alle sei. Come ogni mattina presto a Privet Drive,
nessun ragazzo o adulto camminava per marciapiedi, o comunque dava segni di
essere vivo dentro casa sua. Qualche rara macchina passava per la strada che
aveva davanti di se.
Harry aveva gia individuato in quale zona si trovava di Privet Drive. Era
all'incirca distante da casa Dursley di una passeggiata di venti minuti, ad
andatura normale senza fretta, nella zona vicino al dove lo avevano pestato:
evidentemente la ragazza che lo aveva portato in salvo stava tornando a casa da
una passeggiata, o altro.
Esplorando la tenera casetta, Harry non aveva incontrato nessuno, ne sentito
alcuna voce, probabilmente perchè i vari abitanti della casa o stavano ancora
dormendo, come le persone sane di mente, oppure dovevano ancora tornare a casa
da una serata con gli amici.
Stava appunto chiedendosi chi ci abitasse in quella casa, quando una ragazza
dai capelli biondi e gli occhi azzurri entrò rumorosamente per il cancelletto
che dava accesso al giardino della casa.
Si fermò stupita a contemplare Harry, che rimase ammutolito senza dire una
parola.
Lei invece lo guardò accigliata, dopo qualche attimo di smarrimento, e gli
disse - Ehi! Ma tu non sei in condizione da andare in giro come vuoi, testina!
Torna dentro! Ti preparo la colazione... -.
Aveva lunghi capelli biondi, che sotto i riflessi del sole mandavano bagliori
d'orati. I suoi occhi erano davvero squisiti, di un blu intenso: a Harry
ricordava il mare che aveva visto nelle cartoline che gli amici Dudley mandavano
al loro Big D.
Rimase confuso davanti alla porta d'ingresso, osservando la raggazza mettersi
le mani nei fianchi e guardarlo come un bambino piccolo che fa i capricci. - Ho
detto vai dentro! - disse veemente.
Poi gli si avvicinò e facendolo girare o spinse dentro.
Harry bacollò verso il muro di fronte, e non ebbe il tempo di fermarsi un
attimo a ribattere, perchè lei lo aveva preso ancora e lo aveva spinto ancora
di più, fino a farlo arrivare nel salottino dove si era svegliato.
- Ora stai qui - gli disse con semplicità la ragazza - Mentre ti preparo
qualcosa da mangiare... -.
Se ne andò su per le scalette a spirale e non tornò se non dopo dieci
minuti, con un vassoio su cui posavano due tazze, una confezione di cereali, e
un succo di frutta con due bicchieri.
La ragazza entrò con attenzione nel salottino e posò il vassoio sul
tavolino li vicino alla finestra, dove c'era anche qualche sedia sporca.
- Dai - gli disse - muoviti, che il latte si raffredda -.
Harry non aveva assolutamente voglia di fare colazione: si sentiva come se
avesse avuto un groppo nello stomaco, dovuto forse all'esperienza negativa del
giorno precedente. Fatto sta che non si mosse dal divano.
Lei alzò gli occhi al cielo e ripetè l'invito con più veemenza.
Harry andò lentamente verso una sedia, e ci si sedette, guardando dritto
negli occhi la ragazza.
Lei cominciò a mettere dei cereali nella tazza del latte lanciando occhiate
furtive a Harry, che non le aveva tolto gli occhi di dosso. Dopo qualche secondo
lo squadrò e gli disse duramente - Te...che cazzo hai da guardare?? -.
Harry disse la prima parola da quando aveva incontrato la ragazza fuori dalla
porta.
- Nulla - dopodichè prese un bicchiere dal vassoio, e lo riempì di succo di
frutta, e così anche la ragazza prese a mangiare.
Trangugiarono la colazione in silenzio, rotto semplicemente da qualche
tintinnio di posata, o di scodella.
Dopo che ebbero mangiato, e ci volle molto poco, lei sistemò le scodelle
sporche, più i tovaglioli che avevano usato, e i due bicchieri nel vassoio, e
portò tutto nella stanza, dove anche prima era stata a preparare la colazione.
Quindi salì le scale a spirale.
Harry era come rimasto stupito di se stesso. Non riusciva a spicciare una
parola in sua presenza, come se lei potesse incuterli timore, o paura.
Era una ragazza dal carattere forte, di chi è abituato a vivere in
solitudine, o comuque senza una compagnia fissa, girovagando per le strade senza
meta, prendendo qualche soldo qui, qualche soldo la.....si notava dai vestiti
sporchi e malandati che la ragazza usava e dallo stato della casa, di profonda
sporcizia e disordine.
Un lavandino si accese di sotto, mentre harry pensava a queste cose.
Le avrebbe chiesto come viveva e sopratutto con chi, dato che non vedeva
nessuno in quella casa, a Harry era venuto il dubbio che quella ragazza vivesse
da sola, nonostante il suo aspetto era quello di un'adolescene. Poi si rese
conto che ancora non conosceva il suo nome e decise che per prima cosa lgli
avrebbe domandato quello.
La ragazza tornò indietro, e una volta che ebbe osservato disgustata la
sporcizia che Harry aveva lasciato sul divano, si sedette sulla sedia dove prima
aveva fatta colazione, e osservò Harry in tralice, incrociando le gambe, come
se avesse letto nei pensieri il moretto, e acconsentisse a parlare con lui.
- Ehm - esordì Harry con la voce roca - Tu....come ti chiami? -.
Lei lo squadrò un secondo nel viso, e disse con voce pacata - Anna Moris, e
tu sei Harry Potter -.
Harry la guardò allibita per un secondo. Era talmente stanco e privo di
forze, che non rimase neanche li a pensare che la ragazza era una Babbana, e
rispose impulsivamente.
- Ah...anche tu mi conosci per la cicatrice? - sbottò irritato.
Lei lo osservò stupita, e i suoi occhi mostrarono incredulità. - No, sai
non passo le giornate a guardare cicatrici di ragazzi in giro per il mondo. No,
io ti conosco perchè sei l'unico nel giro di cento miglia che vai al San Bruto.
Devi essere un teppista... -.
Harry capì al volo quello che la ragazza intendeva, e si chiese se mai
avesse provato a raccontargli che lui era un mago, cose le avrebbe risposto.
- Esatto scusa - disse sbadigliando.
Lei lo squadrò con aria imbronciata a non disse più nulla. Si guardarono
negli occhi per qualche secondo quando Harry le fece una domanda - Per caso sei
tu che ieri mi hai....? - non concluse la frase.
Lei annuì col capo, e sorridendo per la prima volta da quando si erano
incontrati.
Harry la guardò sempre negli occhi. - Grazie - gli disse senza vergogna -
Chissà che fine avrei fatto disteso li per terra tutto ammaccato....-.
Lei scosse le spalle menefreghista e il sorriso le scomparve dalla belle
labbra carnose.
- Non mi frega un cazzo disse -.
Harry annuì, come se capisse la ragazza ma in realtà non la capiva, e
siccome si sentiva stanco, decise che ci avrebbe provato più tardi, mentre ora
gli avrebbe chiesto alcune informazioni su di lei, o la sua famiglia.
- Ehm - esordì Harry - Per caso vivi da sola? Oppure....? -.
Lei lo guardò schioccando la lingua - Con mia madre - gli rispose - Mi padre
è scappato quando io ero piccola, e mia madre comincia il turno all'ospedale a
mezzanotte, e torna oggi verso le tre di pomeriggio, orario in cui tu te ne
sarai gia andato, e io avrò sistemato la sporcizia e l'odore che mi hai portato
dentro casa.... -.
Si quadrarono senza dire altro.
Poi Harry sentì il bisogno di restare da solo, e pensare a alcune cose che
gli erano rimaste in mente dalla sera del pestaggio, così fece per alzarsi.
Lei sembrò non avere obiezioni, e lo seguì verso l'entrata.
Harry si voltò e la guardò negli occhi. - Grazie - mormorò.
Lei sorrise maliziosa - Di niente. Ciao! -. Dopo di chè, gli chiuse la porta
in faccia.
A Harry quella ragazza gia piaceva...
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