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Autore: agility_e    24/05/2005    1 recensioni
La morte di Sirius è ancora viva nella mente di Harry. Esso infatti si ritrova rinchiuso come sempre nella prigione mentale dell'intolleranza verso il suo mondo, da parte degli zii, e il suo odio verso i Mangiamorte e lo stesso Voldemort, lo inducono perfino a fumare. Il groviglio di sentimenti scomposto e disordinato che lo perseguita, gli fa spesso pensare a soluzioni raccapriccianti, come il suicidio. La sua vita è in pericolo, per i Mangiamorte ancora in circolazione, e Voldemort. E in questa turbinosa mischia di eventi e sentimenti che sembrano tenere Harry, come il lettore, in un continuo Spannung, Harry pensa sempre e solo a una cosa: tornerà mai come prima la mia vita?
Genere: Dark, Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FANFICTION DI AGILITY_E

 

Il Velo della Morte

 

Capitolo 3 " Anna Moris "

Nota dell'autore....

Bhè, è da un bel po che non aggiornavo questa ff, e spero che qualcuno abbia voglia di leggerla, e magari recensirla...grazie.

Agility_e

AVVISO

Volete ridere? Volete divertirvi? Odiate Cho Chang, e desiderate la sua incarcerazione ad Azkaban?? ben! HO LA FICCY CHE FA PER VOI! L'autrice si chiama Karmensita e di sicuro l'avrete gia sentita nominare...altrimenti che volete che vi dica....andate a leggere voi stessi le sue meravigliose ficcy! La sua ff magnifica e "Cho Chan In tribunale", ma fate prima a cercare il suo nome nella cartella autori.

RECENSITELA!

 

Harry era sdraiato su un comodissimo divano, presumibilmente in casa Dursley, e sentiva una sensazione piacevolissima nel corpo. La mente non era ancora rientrata perfettamente in funzione, e così Harry semplicemente se ne fregava di dove fosse o cosa stese facendo, prima di arrivare li, o chissà cos'altro. Sapeva solo che per il momento questa quiete gli piaceva e gli donava un gran piacere al cuore, come mai ne provava da qualche anno a questa parte. Un respiro più audace, e riuscì perfino a muovere i piedi, che schioccarono rumorosamente, come se avesse dormito per una giornata intera. Sospirando sommesamente, piegò di lato la testa, e destra e sinistra, mentre il collo sussultava sotto lo schiocco delle ossa. Le braccia distese sopra la testa, mentre il respiro di Harry diventava regolare. Ancora non aveva aperto gli occhi. Gli sembrava uno spreco di energie adesso che era in un posto così rilassante e si sentiva così energico, così in forma...

Piano piano, respiro dopo respiro, il cervello cominciò a funzionare più velocemente, così da far sentire a Harry delle nuove sensazioni fisiche al corpo, come ad esempio un gran senso di afa in tutto il corpo, e la sensazione di essere molto sudato, e anche sporco. Si mosse a disagio in quel bagno di sporcizia e calore, mugulando qualche suono e qualche semplice colpetto di tosse appena accennato. Gli occhi si muovevano al'interno delle palpebre pigramente. Poi, sempre tenendo gli occhi chiusi, Harry mosse le braccia sopra il petto, e sentì che sopra di lui c'era qualcosa di soffice, come una coperta estiva, che lo ricopriva interamente. Era quella che gli creava quel senso di caldo così opprimente.

Mosse piano le mani, e sollevò la coperta, fino a farla cadere giu dal divano su cui era steso. Si sentì subito meglio. Una vampata di aria fresca lo aveva attraversato in tutto il corpo provocandogli un brivido freddo. Si stese più comodamente nel divano, tenendo sempre gli occhi chiusi, mentre cominciava a sentire un gran mal di testa.

Lentamente, delle immagini colorate apparivano, per poi sparire l'attimo successivo, nella mente di Harry. Vedeva una stradina grigia, sporca e malandata, che alla sua fine si concludeva con un cancello di ferro grigio arrugginito....qualche cestino dei rifiuti si trovava ai margini di questa via, colmi di spazzatura vecchia un secolo, e molto maleodorante. Poi vedeva come, tutta la vista annebbiata dal colore grigio, frammentato da piccole tonalità di rosso, mentre poi vedeva come delle gambe, e delle braccia che gli si avvicinavano. Il mal di testa crebbe. Sentiva delle risate di ragazzi giovani, tutte familiari e odiose. Qualcuno faceva delle battute, si capiva perchè tutti ridevano sommessamente, scambiandosi cinque e pacche sulle spalle.

Poi Harry ricordò qualcosa. Stava camminando per Privet Drive sovrappensiero, quando si era fermato a fumare, e una voce lo aveva chiamato...

Poi non ricordava bene, sapeva solo che tutto il male che adesso stava patendo era dovuto a quel breve lasso di tempo che seguiva la sua passeggiata, e che ancora non ricordava. Si mosse a disagio nel divano, mentre alcune immagini gli riafforavano nella mente. Ecco, si disse, ti ha pestato Dudley clamorosamente, come non accadeva da molti anni memorabili in cui ancora non sapevi di essere un mago.

Il viso assunse un'espressione avvilita e colma di un'ira repressa: vigliacchi, pensava Harry, in sette contro uno tutti più grandi di lui....ma un giorno si sarebbe vendicato.

Questo pensiero ormai si ritrovava sempre di più a forumularlo, in un angolo remoto del suo cervello. Ogni giorno, quasi involontariamente sentiva il desiderio creare dolore e morte tra i suoi nemici, immaginandoli crepare dolorosamente, strisciare nel ruvido asfalto di Privet Drive, invocando pietà e perdono per tutti i suprusi.

Aprì gli occhi. Era sdraiato su un divano comodo in un salottino piccolo e accogliente. Immediatamente, sentì una fitta dolorosa agli occhi, per via dei raggi di sole che penetravano dalla finestra. Chiuse velocemente le palpebre, e si portò una mano agli occhi mormorando il suo fastidio. Si sentiva addosso, sopratutto sulla schiena, uno sdradevole sensazione di bagnato e di sporco, mentre aveva il collo madido di sudore appiccicoso intriso a qualche goccia di sangue e qualche pezzo di terra. Harry riaprì gli occhi, cercando di coprirsi con la mano destra, dai raggi che gli arrivavano dalla finestra, e si osservò intorno. Il salottino era proprio piccolo, anche se in compenso era grazioso. Una televisione si trovava alla sua destra, e immediatamente sopra, c'era uno scaffale con qualche foto sbiadita, e qualche statuetta di plastica o argento. Un tappeto grande, interamente blu, si trovava in mezzo alla stanza e creava un ottimo contrasto con il pavimento fatto di tavole di legno marrone scuro. Le pareti erano bianche, e una scala piccola saliva a spirale vicino alla tv.

Dopo aver osservato la stanza in cui si trovava, e dopo che i suoi occhi si furono abituati alla luce del sole, cominciò a porsi le prime domande. Dov'era, perchè era li, chi lo aveva portato....

Poi però cominciò a rispondersi da solo. Si ricordò di un volto femminile, grazioso e preoccupato. Lo aveva osservato mentre stava per svenire sull'asfalto di Privet Drive, e ne aveva ammirato l'aspetto, anche se avrebbe potuto benissimo vederlo male o un attimo distorto, date le sue pessime condizioni. Evidentemente, la ragazza era stata così gentile da trascinarlo in quella casetta, che Harry supponeva fosse anche la casa dove la ragaza abitava, in modo da farlo riposare, e magari disinfettare qualche ferita. Ma forse avrebbero dovuto portarlo in ospedale...

Harry decise che era meglio alzarsi. Rimanere sdraiato su un divano a non fare nulla, di certo non lo avrebbe aiutato a capire quello che era successo, o chi era quella ragazza dai capelli biondi che aveva visto....

Così si alzò dal divano lentamente. Non appena fu in piedi ebbe il bisogno di appoggiarsi a un tavolino che si trovava vicino al divano per non cadere a terra: le gambe gli tremavano un un poco, e evidentemente il pestaggio del giorno precedente lo aveva reso fisicamente instabile. Si forse era meglio che la ragazza avesse chiamato l'ambulanza.

Appoggiandosi a qualche comodino che trovava per i corridoi, o alle pareti, Harry trovò facilmente l'entrata di quella casa, che era veramente piccola anche se graziosa e carina, e uscì. Probabilmente erano le sei di mattino, o comunque un orario vicino alle sei. Come ogni mattina presto a Privet Drive, nessun ragazzo o adulto camminava per marciapiedi, o comunque dava segni di essere vivo dentro casa sua. Qualche rara macchina passava per la strada che aveva davanti di se.

Harry aveva gia individuato in quale zona si trovava di Privet Drive. Era all'incirca distante da casa Dursley di una passeggiata di venti minuti, ad andatura normale senza fretta, nella zona vicino al dove lo avevano pestato: evidentemente la ragazza che lo aveva portato in salvo stava tornando a casa da una passeggiata, o altro.

Esplorando la tenera casetta, Harry non aveva incontrato nessuno, ne sentito alcuna voce, probabilmente perchè i vari abitanti della casa o stavano ancora dormendo, come le persone sane di mente, oppure dovevano ancora tornare a casa da una serata con gli amici.

Stava appunto chiedendosi chi ci abitasse in quella casa, quando una ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri entrò rumorosamente per il cancelletto che dava accesso al giardino della casa.

Si fermò stupita a contemplare Harry, che rimase ammutolito senza dire una parola.

Lei invece lo guardò accigliata, dopo qualche attimo di smarrimento, e gli disse - Ehi! Ma tu non sei in condizione da andare in giro come vuoi, testina! Torna dentro! Ti preparo la colazione... -.

Aveva lunghi capelli biondi, che sotto i riflessi del sole mandavano bagliori d'orati. I suoi occhi erano davvero squisiti, di un blu intenso: a Harry ricordava il mare che aveva visto nelle cartoline che gli amici Dudley mandavano al loro Big D.

Rimase confuso davanti alla porta d'ingresso, osservando la raggazza mettersi le mani nei fianchi e guardarlo come un bambino piccolo che fa i capricci. - Ho detto vai dentro! - disse veemente.

Poi gli si avvicinò e facendolo girare o spinse dentro.

Harry bacollò verso il muro di fronte, e non ebbe il tempo di fermarsi un attimo a ribattere, perchè lei lo aveva preso ancora e lo aveva spinto ancora di più, fino a farlo arrivare nel salottino dove si era svegliato.

- Ora stai qui - gli disse con semplicità la ragazza - Mentre ti preparo qualcosa da mangiare... -.

Se ne andò su per le scalette a spirale e non tornò se non dopo dieci minuti, con un vassoio su cui posavano due tazze, una confezione di cereali, e un succo di frutta con due bicchieri.

La ragazza entrò con attenzione nel salottino e posò il vassoio sul tavolino li vicino alla finestra, dove c'era anche qualche sedia sporca.

- Dai - gli disse - muoviti, che il latte si raffredda -.

Harry non aveva assolutamente voglia di fare colazione: si sentiva come se avesse avuto un groppo nello stomaco, dovuto forse all'esperienza negativa del giorno precedente. Fatto sta che non si mosse dal divano.

Lei alzò gli occhi al cielo e ripetè l'invito con più veemenza.

Harry andò lentamente verso una sedia, e ci si sedette, guardando dritto negli occhi la ragazza.

Lei cominciò a mettere dei cereali nella tazza del latte lanciando occhiate furtive a Harry, che non le aveva tolto gli occhi di dosso. Dopo qualche secondo lo squadrò e gli disse duramente - Te...che cazzo hai da guardare?? -.

Harry disse la prima parola da quando aveva incontrato la ragazza fuori dalla porta.

- Nulla - dopodichè prese un bicchiere dal vassoio, e lo riempì di succo di frutta, e così anche la ragazza prese a mangiare.

Trangugiarono la colazione in silenzio, rotto semplicemente da qualche tintinnio di posata, o di scodella.

Dopo che ebbero mangiato, e ci volle molto poco, lei sistemò le scodelle sporche, più i tovaglioli che avevano usato, e i due bicchieri nel vassoio, e portò tutto nella stanza, dove anche prima era stata a preparare la colazione. Quindi salì le scale a spirale.

Harry era come rimasto stupito di se stesso. Non riusciva a spicciare una parola in sua presenza, come se lei potesse incuterli timore, o paura.

Era una ragazza dal carattere forte, di chi è abituato a vivere in solitudine, o comuque senza una compagnia fissa, girovagando per le strade senza meta, prendendo qualche soldo qui, qualche soldo la.....si notava dai vestiti sporchi e malandati che la ragazza usava e dallo stato della casa, di profonda sporcizia e disordine.

Un lavandino si accese di sotto, mentre harry pensava a queste cose.

Le avrebbe chiesto come viveva e sopratutto con chi, dato che non vedeva nessuno in quella casa, a Harry era venuto il dubbio che quella ragazza vivesse da sola, nonostante il suo aspetto era quello di un'adolescene. Poi si rese conto che ancora non conosceva il suo nome e decise che per prima cosa lgli avrebbe domandato quello.

La ragazza tornò indietro, e una volta che ebbe osservato disgustata la sporcizia che Harry aveva lasciato sul divano, si sedette sulla sedia dove prima aveva fatta colazione, e osservò Harry in tralice, incrociando le gambe, come se avesse letto nei pensieri il moretto, e acconsentisse a parlare con lui.

- Ehm - esordì Harry con la voce roca - Tu....come ti chiami? -.

Lei lo squadrò un secondo nel viso, e disse con voce pacata - Anna Moris, e tu sei Harry Potter -.

Harry la guardò allibita per un secondo. Era talmente stanco e privo di forze, che non rimase neanche li a pensare che la ragazza era una Babbana, e rispose impulsivamente.

- Ah...anche tu mi conosci per la cicatrice? - sbottò irritato.

Lei lo osservò stupita, e i suoi occhi mostrarono incredulità. - No, sai non passo le giornate a guardare cicatrici di ragazzi in giro per il mondo. No, io ti conosco perchè sei l'unico nel giro di cento miglia che vai al San Bruto. Devi essere un teppista... -.

Harry capì al volo quello che la ragazza intendeva, e si chiese se mai avesse provato a raccontargli che lui era un mago, cose le avrebbe risposto.

- Esatto scusa - disse sbadigliando.

Lei lo squadrò con aria imbronciata a non disse più nulla. Si guardarono negli occhi per qualche secondo quando Harry le fece una domanda - Per caso sei tu che ieri mi hai....? - non concluse la frase.

Lei annuì col capo, e sorridendo per la prima volta da quando si erano incontrati.

Harry la guardò sempre negli occhi. - Grazie - gli disse senza vergogna - Chissà che fine avrei fatto disteso li per terra tutto ammaccato....-.

Lei scosse le spalle menefreghista e il sorriso le scomparve dalla belle labbra carnose.

- Non mi frega un cazzo disse -.

Harry annuì, come se capisse la ragazza ma in realtà non la capiva, e siccome si sentiva stanco, decise che ci avrebbe provato più tardi, mentre ora gli avrebbe chiesto alcune informazioni su di lei, o la sua famiglia.

- Ehm - esordì Harry - Per caso vivi da sola? Oppure....? -.

Lei lo guardò schioccando la lingua - Con mia madre - gli rispose - Mi padre è scappato quando io ero piccola, e mia madre comincia il turno all'ospedale a mezzanotte, e torna oggi verso le tre di pomeriggio, orario in cui tu te ne sarai gia andato, e io avrò sistemato la sporcizia e l'odore che mi hai portato dentro casa.... -.

Si quadrarono senza dire altro.

Poi Harry sentì il bisogno di restare da solo, e pensare a alcune cose che gli erano rimaste in mente dalla sera del pestaggio, così fece per alzarsi.

Lei sembrò non avere obiezioni, e lo seguì verso l'entrata.

Harry si voltò e la guardò negli occhi. - Grazie - mormorò.

Lei sorrise maliziosa - Di niente. Ciao! -. Dopo di chè, gli chiuse la porta in faccia.

A Harry quella ragazza gia piaceva...

  
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