Grazie
mille a chi mi ha recensito, prima di tutto. Questo capitolo
sarà Teddy/Jamie
centrico, quindi, godetevelo che è slash. ;P
@Trixina:
Sì, in effetti la storia è una
What If, avevi ragione tu (me andata a spulciare definizione su
wikipedia).
Jamie e la sua sessualità… beh, è un
adolescente, bisogna ricordarcelo. Durante
l’adolescenza sono tipici casi di confusione. Parole grosse
per dire che né io
né Jamie sappiamo come andrà a finire. Di certo
l’affetto che ha per Teddy
giocherà un ruolo fondamentale. Grazie per la recensione,
davvero ^^
@Sammy Malfoy: Aaah, grazie
per il bellissimo
commento prima di tutto! Certo Al e Tom sono intelligenti. Su cose che
non
riguardano i sentimenti, altrimenti sono due incasinati cronici.
Nell’11
capitolo (già scritto) ci saranno dei begli avvenimenti
succosi. Hai capito
anche tu che Rose in realtà assomiglia più a Ron
che a Herm, eh? XD purtroppo
non molti se ne accorgono, lei per prima. XP
@Pietro90:
Ma ciao! Chi si
rivede! :P Tutti i complimenti che mi hai fatto spero proprio di
meritarmeli! Addirittura
più realista-adolescenziale della Row! XD Eh, beh, non che
ci voglia molto,
dopotutto lei è una signora di una certa età, io
sono ancora annoverabile tra
gli adolescenti. XD Posso attingere direttamente da fonti dirette. Gli
sviluppi
prometto ci saranno, e assolutamente adolescenziali. Quindi, privi di
ogni
controllo! Grazie per avermi recensito, ed esserti rimesso in pari!
@Nyappy: Beh, Lily
è la mia girl-inside, e
la cosa veramente comica
è che è la più piccolina della
situazione (persino Hugo ha qualche mese in più
dal Potterverse americano). È la più saggia, non
c’è niente da fare. Rose è
figlia di Ron, punto. Il ciondolo di Tom farà una bella
parte in questa storia.
Come dire, sarà un mezzo. ;)
@Natalia: Ciao
Natalia! Figurati, non
preoccuparti, mi fa soltanto piacere vederti qui! Spero il tuo pc si
sia
ripreso! La tua recensione arriva per un capitolo di magra, quindi non
posso
che adorarti. Neanche io sono una fan delle DraMione, per il motivo che
hai
spiegato benissimo tu. Come caratteri assieme potrebbero
essere intriganti, ma i fatti smentiscono ogni
coinvolgimento romantico trai due. Lily e Piton… non mi ci
far pensare. Quella
coppia era troppo OTP, ma forse è così bella
perché è stato un amore morto
prima di nascere. Aehm.
Comunque. Grazie
davvero per i complimenti, che contraccambio
di cuore, dopo aver letto le tue bellissime shots sui Beatles. Pensa
che mi
sono comprata anche ‘Abbey Road’ dopo averle lette!
XD E grazie, perché non
penso di aver fatto acquisto più azzeccato…
@Ombra:
Sì, in effetti James e Tom
insieme sono un’accozzaglia malassortita e quindi esilarante.
Mi fa davvero
piacere che ti sia piaciuto il flashback dello Smistamento, volevo
metterlo
assolutamente, ma non sapevo dove. Poi s’è
presentata l’occasione. Grazie per
la recensione!
@Evetta96: Ciao! Grazie
mille per la
recensione! ‘Sono dormita devo andare a stancarmi’
è una cosa che io ho detto
veramente in un momento di stanchezza assurda. Non potevo non riusarla,
anche
se in un altro contesto. Continua a seguirmi! ;)
****
Capitolo X
I am covered in skin / No one gets to come in
Pull me out from inside / I am colorblind
(Colorblind,
Counting Crows)
Appartamenti
del professore di
Difesa Contro le Arti Oscure, Hogwarts.
11 PM.
“James.
Tom.” Scandì Ted guardandoli. I capelli erano come
un manto infuocato, e
cangianti. Tutte le sfumature del rosso.
James
li
aveva visti di quel colore solo una volta. Quando inavvertitamente, a
undici anni,
era franato con la scopa sulla preziosissima biblioteca appartenuta a
Remus
Lupin, a casa di zia Andromeda¹.
Solo
che
stavolta Ted non era il suo babysitter-migliore amico.
Era
il
suo professore.
Tom
si
alzò in piedi, con una lieve smorfia. “Professor
Lupin.” Disse tranquillissimo.
Questo
parve incrementare l’irritazione del giovane uomo.
“Da
dove
siete usciti?”
“Dal quadro.” Indicò Tom. “Si
è spostato al nostro passaggio.”
“Mi pare evidente.” Lo seccò Ted.
Stavolta anche Tom ebbe la buona idea di non
ribattere.
James
si
guardò attorno. Si accorse in quel momento di trovarsi in
una camera da letto.
Dietro
Ted c’era un grosso letto di legno scuro, una scrivania in
mogano, una
voluminosa biblioteca e decine di stampe raffiguranti anatomie di
creature
fantastiche. Persino quella, che sapeva rarissima, di
un’unicorno.
Ted
stava
per andarsene a letto a giudicare dalla sua mise notturna. E loro gli
erano
piombati in camera.
Cazzo.
Si
guardò
la punta delle scarpe da ginnastica.
Stavolta
l’ho combinata proprio
grossa. Mastodontica… C’è qualcosa di
peggio di mastodontica?
Gigantesca.
Forse.
“Da
dove
siete arrivati?” chiese di nuovo. James si schiarì
la voce. Guardò il cugino,
che sembrò improvvisamente aver perso l’uso della
parola. Si guardava attorno,
pensieroso.
Stronzo.
“…
Da…
dal terzo piano.”
“Curioso.
Proprio dov’è stato portato il Naga?” si
informò urbanamente. I capelli adesso
riverberavano i riflessi del fuoco che scoppiettava nel camino in fondo
alla stanza.
“Oh,
è
stato portato lì?” tentò con un sorriso
di vaga meraviglia. Ted lo fulminò.
“Pensi che sia un idiota James?”
Tom gli scoccò un’occhiata che sembrava dirgli
– sei completamente deficiente o
cosa?
James lo guardò male di rimando.
Visto che sei
tanto brillante perché non gli spieghi tu, cosa cazzo
ci facevamo al terzo piano senza
rischiare l’espulsione?
“…
No
Teddy, non lo penso!” Borbottò pieno di buona
volontà. “Volevamo… volevamo solo
dargli un’occhiata! Niente di che! Era solo
curiosità, che diamine! Non siamo
riusciti ad arrivarci però!” mentì.
Sperò solo che Ted non cercasse di approfondire.
“Era proibito, e questo
doveva
bastarvi per non cercare di arrivare fin là. Ho passato
tutto ieri a
convincerti a lasciar perdere, James. Vedo che non sono stato minimamente ascoltato.”
La
cosa
peggiore era che Teddy non si scaldava. Mai. Non urlava, non alzava la
voce. Il
tono era calmo, distaccato. Al limite sottolineava una parola con una
lieve
inflessione della voce.
Cazzo,
è un prof nato.
“Venti
punti in meno a Grifondoro, e venti in meno a Serpeverde.”
Recitò
meccanicamente, senza neanche guardarlo (alzò la testa per
controllare).
“Adesso riporto Thomas in infermeria.”
James si morse un labbro: venti punti erano una punizione irrisoria, lo
sapeva,
in confronto alla sua infrazione. Ma sapeva che c’era una
punizione peggiore ad
attenderlo.
La
delusione di Teddy.
Diavolo,
forse stavolta ho davvero
combinato una stronzata.
“Allora
io… torno al dormitorio?” chiese umilmente.
“Non adesso, no di certo.” Ribatté,
gettandosi addosso il mantello e chiudendo
gli alamari. “Anche se hai modo per non farti vedere, non mi
pare opportuno. Ti
ci accompagnerò io dopo. Resta qui.” Lo
guardò finalmente, e James vide che
aveva gli occhi azzurri. Sperò. Appena.
“Dobbiamo
parlare io e te, James.” Gli disse però, facendo
un cenno a Tom, che lo seguì
docilmente.
Quando
si
richiuse la porta alle spalle il ragazzo tirò un profondo
sospiro.
In
quel
momento, più che un re, si sentì un gran pezzo
d’asino.
****
Piano terra,
Hogwarts.
Thomas
seguiva docilmente l’incedere del professor Lupin.
Se non altro non aveva chiesto troppe spiegazioni. Almeno quello, era
un bene.
Nella
tasca dei jeans gli pesava il medaglione, quasi come un macigno. Era
sicuro che
James non l’avesse visto mentre la prendeva. Del resto era
già sceso quando lui
l’aveva strappata di dosso al Naga.
Ted
si
fermò, svoltando un corridoio. La luce delle torce
illuminava il profilo
sottile. I capelli erano tornati castani.
“Thomas… preferisci tornare in infermeria o al tuo
dormitorio?” lo sorprese.
“Dormitorio.”
Disse con sicurezza. Preferiva l’umidità dei
sotterranei alle premure di Madama
Chips e della sua petulante assistente.
“Bene…”
Non
aggiunse altro, accompagnandolo nei sotterranei, che si snodavano in un
lungo e
serpentiforme labirinto. I loro passi echeggiavano tra le mura di
pietra umida.
Ted
si
fermò di fronte alla porta del dormitorio, di cui una
possente arcata ne
rivelava la presenza. Si doveva infatti pronunciare la parola
d’ordine per
farla apparire completamente.
Adesso
c’erano solo pietre scure.
“La
ringrazio professore. Buonanotte.” Disse, già
pronto ad aggiungere alla frase
la parola d’ordine e andarsene a dormire. Ted lo
afferrò per un braccio.
“Professore…?”
chiese, pieno di meraviglia.
E adesso cosa
vuoi,
ragazzo-perfetto?
“La
prossima volta che vuoi aggirarti per Hogwarts ti prego di non tirare
in causa
James. È già abbastanza stimolato
a
farlo di suo.” Disse secco.
Thomas
gli restituì uno sguardo incolore. “Non
l’ho obbligato. E comunque, perché
pensa che l’idea sia partita da me?”
Facciamo favoritismi, professore?
“James
non ti avrebbe mai portato con sé, se non fossi stato tu la
mente di questo
stupido piano… So che non siete in buoni termini.”
Corrugò le sopracciglia.
“Spero che almeno tu te
ne renda
conto, Thomas. Avreste potuto essere scoperti dagli auror. E non
sarebbe stato
come essere pizzicati da un vostro coetaneo. Sono autorizzati ad usare
incantesimi come lo stupeficium. E
l’avrebbero fatto, perché non vi avrebbero
riconosciuti.”
“Certo…”
si premurò di abbassare lo sguardo, fingendo dispiacere.
“E’ stata un’idea
stupida. Non tirerò più in mezzo James.”
A meno che la
sua stupida
sconsideratezza Grifondoro non mi serva di nuovo.
“Non
avrai più
idee così stupide in generale, spero.”
“Perché, le interessa se riguardano solo me,
professore?” chiese innocentemente.
Dovette trattenersi per non sogghignare. No, meglio evitare altri punti
in
meno. Al l’avrebbe ucciso.
Vide
Ted
serrare la mascella. Oh, aveva toccato il segno.
Non
prendertela, Teddy. Siamo
tutti essere umani. Abbiamo tutti i nostri preferiti.
“Vattene
a letto, Thomas. Non darmi altri pretesti per farvi perdere la Coppa
delle Case
quest’anno.” Gli ordinò, prima di
voltargli le spalle e andarsene.
Tom
lo
guardò sparire nel corridoio male illuminato.
Sbuffò.
“Serpens excito est.”
Recitò, mentre l’entrata
Serpeverde si rivelava. Si infilò una mano in tasca,
stringendo tra le dita il
medaglione. Era caldo al tatto. Si morse un labbro.
Su
una
cosa Lupin aveva ragione. Era ora di andare a dormire.
****
James,
una volta lasciato solo, si rese conto… beh.
Che
era solo. Nella stanza di Ted. O
meglio,
nella stanza del docente di Difesa Contro le Arti Oscure.
Non
poté
fare a meno di cominciare a curiosare: era un suo dovere morale.
I
colori
principali erano nero e giallo, tanto per non smentire le origini
Tassorosso
del vecchio amico. Sorrise divertito; per certe cose Teddy era un
terribile
nostalgico.
Osservò
con attenzione le stampe animate raffiguranti creature
perlopiù sconosciute.
C’erano anche alcuni barattoli, che esibivano sotto formalina
scheletri di
creature incredibili. Sapeva le avesse ereditate dal padre, professore
della
stessa materia prima di lui.
Dopo
aver
bighellonato tra le stampe, la sua attenzione fu inevitabilmente
attratta da un
folto gruppo di foto sparse senza un’apparente ordine su un
cassettone accanto
alla porta.
Le
cornici erano recenti ma le fotografie invece coprivano un arco di
tempo che
andava dai primi anni di vita di Ted fino a pochi mesi prima.
Ce
n’era
persino una in cui i suoi genitori lo teneva in braccio.
L’aveva vista a casa
di Andromeda. Ted assomigliava straordinariamente a suo padre, anche se
una
certa dolcezza dei lineamenti li aveva ereditati dalla camaleontica
Tonks, che
in quel momento esibiva dei capelli rosa perlaceo.
I
capelli…
James
si
raddrizzò. Scrutò le foto una per una,
attentamente. Gli svariati compleanni in
famiglia, con il piccolo e poi giovane Ted in primo piano, le foto di
gruppo
con i cugini acquisiti, quelle con i compagni di scuola, in divisa con
la
spilla da prefetto prima e Capocasa poi… e per finire quelle
con Victoire,
abbracciati e sorridenti in mezzo a paesaggi provenzali.
In
tutte
le foto Teddy aveva i capelli blu.
Per anni li aveva avuti blu. Una volta gli aveva confidato che era il
suo
colore preferito e quello che pensava gli si addicesse meglio.
E poi
è la versione maschile del
colore preferito di sua madre… cioè il rosa
shocking.
Si
diede
dell’imbecille per non averlo notato prima.
Adesso
li
aveva castani. E non li aveva mai
avuti di quel colore – che si supponeva in famiglia fosse
l’originale – tanto a
lungo.
Perché?
Prese
in
mano quella che sembrava la foto più recente. Lo ritraeva
con Victoire mentre,
seduti sul portico della villa provenzale dei Weasley, fissavano
l’obbiettivo.
Ted teneva un braccio sulle spalle della fidanzata. Entrambi
sorridevano.
Ma
c’era
qualcosa che non andava.
Sicuro. Sono
sempre i capelli. È
l’unica foto in cui ha i capelli castani, come
adesso…
Corrugò
le sopracciglia. Sembrava una bella foto, di due persone felici.
Insomma,
Teddy e Vic erano La Coppia.
Quella da
prendere ad esempio. Tutte le cugine sognavano una storia con un
principe
azzurro come Teddy. Che lo era davvero, capelli compresi.
Non adesso
però.
Sentì
dei
passi sulle scale, e si sbrigò a rimetterla a posto,
schizzando vicino al caminetto.
Quando
aprì la porta lo accolse con l’aria più
umile e innocente del suo repertorio.
“Teddy…”
iniziò pieno di buone intenzioni.
“Vuoi un po’ di the? Ne faccio per me.”
Lo interruppe l’altro. Sembrava davvero
stanco, e non di quello sfiancamento dovuto
al vedersi piombare due adolescenti sul tappeto di camera. Era stanco triste.
James
sapeva di non avere grandi proprietà di linguaggio, e gli
era venuta in mente
solo quell’espressione. Stanco
triste.
Esattamente così.
Che ti
succede, Teddy?
“Uhm,
sì.
Grazie.” Annuì. “Posso
sedermi?” azzardò poi.
Lo guardò in viso stavolta. Sorrise appena.
“Certo, se trovi posto da qualche
parte… sto ancora mettendo via le ultime cose.”
James si guardò attorno. La stanza era immersa in un caos di
libri e vestiti.
Non
è mai stato un tipo ordinato… –
pensò divertito.
Alla
fine
si risolse a buttarsi spontaneamente a terra, sul tappeto davanti al
fuoco.
“Mi
dispiace Teddy. Ti ho messo in una brutta posizione piombandoti
qua.” Iniziò
velocemente, approfittando che l’altro stesse armeggiando
attorno al bollitore.
“Senti, non sapevo che saremo finiti a gambe
all’aria proprio qua. Per
non farci beccare abbiamo preso un cunicolo e…”
“Lo sai che potevate finire anche fuori dal
Castello?” lo interruppe “E con
fuori intendo, scaraventati fuori,
a
magari una cinquantina di metri d’altezza. Ci sono dei
passaggi segreti che
finiscono così.”
“Li
hai
provati?” chiese curioso. Ted lo guardò male.
“Uhm,
scusa, chiedevo solo…” sospirò.
“Sì, insomma…”
“Hai fatto una cretinata.” Suggerì.
James lo guardò di sottecchi e lo vide
sorridere.
Capì
che
non era più arrabbiato e fece una risata.
“Sì, mi sa proprio di sì!”
Accettò con gratitudine la tazza di the fumigante
che l’altro gli porse. La annusò, perplesso.
“Sa di arancia…”
“… cioccolato e cannella. Il mio preferito. Non te
lo ricordi?” Si sedette
affianco a lui, e James sentì di aver ritrovato Teddy. Il professor Lupin non si sarebbe
mai seduto a terra, spalla
contro spalla ad uno scemo diciassettenne. Magari era un pensiero
infantile, ma
se ne fregò. Lo faceva sentire bene.
“Sicuro! Solo tu puoi berti una roba così
dolciastra!” sogghignò.
“Se
non
lo vuoi…”
“No, no!” Ne bevve diligentemente un sorso. Mai
rifiutare il calumet della
pace. “Senza zucchero è passabile.”
“Non posso dire lo stesso del tuo profumo.”
“Oh, anche tu! Ma cos’ha che non va?”
“Puzza
James. Sembra tu ti sia infilato in un sacco di naftalina.”
Commentò impietoso,
bevendo un sorso di the. “Dico davvero.”
Me l’ha detto anche
Zabini… - Al
pensiero dell’altro ragazzo si sentì
improvvisamente a disagio, e lo scacciò
prontamente. Non voleva pensare a quella
cosa con accanto Teddy.
Affatto.
“Mah… forse lo cambierò.”
Concesse distratto. Guardò il fuoco scoppiettare.
“Ehy,
domani l’altro avremmo lezione assieme!” Disse,
volendo dire tutt’altro.
Perché
non hai i capelli blu?
Perché li tieni castani, tranne quando ti arrabbi o quando
qualcuno ti coglie
di sorpresa?
Sapeva
come funzionava: Ted poteva cambiare colore ad occhi e capelli a
piacimento.
Non controllava la trasformazione solo quando l’emozione era
improvvisa, o
forte.
L’altro
annuì. “Sì, mi avrai alla seconda ora.
Cerca di fare il bravo. Penso che tu mi
abbia dato abbastanza grattacapi per un intero mese con la bella idea
di
stasera.” Gli arruffò i capelli.
“Non
sono
più un bambino!” sbottò, scansando la
mano. “Ho diciassette anni.”
Si
sentì
un bambino, proprio non appena lo disse. Anche l’amico gli
sorrise con
indulgenza.
Questo
è peggio di venti punti in
meno…
“Pensi
che lo sia ancora?” sussurrò.
A volte sono
proprio masochista.
Ted
sospirò
appena. “No, non lo penso. Ma a volte ti comporti in modo
immaturo. Come
stasera.”
“Come
mi
vedi allora Teddy?” gli chiese a bruciapelo, quasi fuori
contesto. Ma erano
davanti al fuoco, da soli, e con una dannata tazza di the dolciastro.
Forse
la
domanda non era poi così campata in aria.
Mi vedi
ancora come un bambino?
Lo
vide
inarcare le sopracciglia, perplesso. Per un attimo sperò.
Sperò
che
per una volta l’amico d’infanzia non lo vedesse
come Jamie.
Jamie
era
il ragazzino pestifero che durante l’infanzia e la prima
adolescenza gli era sempre
stato trai piedi. Quello che gli aveva distrutto la libreria, che aveva
consolato dopo una brutta caduta o una stigliata materna, e che aveva
pianto
come uno scemo alla sua partenza. Un fratellino.
Sentì
come se avesse ingoiato un boccone amaro.
Sono
ridicolo…
Lui ha
Victoire. Gli piacciono le
donne. Solo quelle.
Chiunque
abbia detto che
l’adolescenza era un periodo roseo, è un gran
figlio di puttana.
“Come
ti
vedo?” lo guardò. Dallo sguardo serio aveva capito
che non stava scherzando
come suo solito.
Era
cresciuto, Jamie. L’ultima volta che l’aveva
guardato davvero aveva i capelli
arruffati, un maglione Weasley
improponibile e ciarlava di conquiste scolastiche a raffica.
Quattordici anni,
un Natale alla Tana. Eppure già si intravedeva
l’uomo che sarebbe diventato.
Adesso
invece….
Indossava
una t-shirt nera che definiva una figura snella, ma muscolosa. Aveva le
spalle
larghe, l’altezza Weasley in qualche modo si era armonizzata
ad un fisico
compatto. I capelli era arruffati, di un denso color mogano e gli occhi
color
nocciola erano accesi di una luce sfrontata, spavalda, di chi
affrontava il
mondo credendosi perfettamente in grado di farlo. Questo
era James Sirius Potter.
Era
stato
un bambino carino, ma adesso era un bel ragazzo, un giovane uomo. In
qualche
modo, ne era scioccamente orgoglioso.
Per quanto
continui ad avere dei
difetti grossi come case…
Ma
persino
adesso, come professore, riusciva a scusarglieli.
“Sì,
come
mi vedi?” Insistette il ragazzo, avvicinandoglisi.
“A parte la figuraccia di
stasera, si capisce…” aggiunse con un borbottio.
“Come
un Grifondoro
dannatamente irresponsabile, che non dà retta al suo giovane
professore.” Scherzò,
dandogli uno scappellotto. James lo accettò con un
brontolio.
Ted
si
alzò. Al di là della scomodità della
posizione, sentì che era meglio farlo.
James non aveva mai imparato a non invadere lo spazio altrui.
Prima mi si
è praticamente buttato
addosso…
Sentiva lo
sguardo del ragazzo sulla schiena, mentre con un colpo di bacchetta
ripuliva le
tazze e il filtro per il the. Cominciò a sentirsi nervoso.
Stupidamente, tra
l’altro.
È Jamie, per Merlino…
“Teddy,
posso chiederti un’altra cosa?”
“Se ti dico di no?”
Silenzio dietro di lui. Sgomento. Ridacchiò.
L’ho
sempre viziato troppo…
“Jamie,
stavo
scherzando. Certo, dimmi pure.”
“Perché
hai i capelli castani?”
La
domanda risuonò come uno sparo nella camera silenziosa.
Almeno, a James sembrò
così.
Mi sa che non
avrei dovuto farla…
“…
Non lo
so. Non c’è un motivo particolare. Avevo voglia di
tornare alle origini,
forse.” Mormorò, sempre dandogli le spalle,
occupato a mettere via il
bollitore. James capì che mentiva.
Non che ci
voglia un genio.
“Teddy,
va tutto bene… voglio dire, in generale?” Si
azzardò, alzandosi in piedi e
avvicinandosi. Vide le spalle dell’amico irrigidirsi,
più che vederlo lo capì.
James era un giocatore di uno
sport platealmente violento e si accorgeva quando qualcuno assumeva una
posizione di difesa.
Da cosa ti
stai difendendo? Da me?
Soffocò
l’istinto di abbracciarlo. Era una testa calda, sicuro, ma
sapeva che certi
gesti ormai erano inadeguati.
Non sono
più un bambino, vero
Teddy? E gli uomini tra di loro non si abbracciano.
A meno di non
essere Al e Tommy, si capisce.
“Va
tutto
bene, certo.” Si voltò per sorridergli.
“Ma sto tanto male coi capelli
castani?”
“Nah, figurati!”
Tu stai bene
pure con i capelli
verde pisello.
“Meno
male.” ridacchiò. “Beh, direi che
è tardi, e tu devi tornare a letto.”
Sospirò.
“Avrei dovuto farti una ramanzina, ma mi
accontenterò di dirti che se ti
ribecco ti porto direttamente da Gazza.”
“Da Gazza?” lo
guardò sconvolto. “Ma
quanto sei sadico!” sbottò facendolo ridere.
“Più di quanto immagini. Avanti, andiamo, ti
riaccompagno al dormitorio…”
James sbuffò, ma annuì docilmente. Lo
seguì alla porta, ma prima di
richiudersela alle spalle lanciò un’ultima
occhiata alle fotografie. Quei
capelli castani spiccavano come un brutto pugno in un occhio. Come se
si
fossero spenti.
E
James
aveva assolutamente intenzione di scoprire cosa
avesse spento Teddy.
****
Banchina,
Lago Nero, Hogwarts.
Hagrid
sostava di fronte all’attracco delle barche del Lago Nero,
intabarrato nel suo
vecchio e consunto pastrano, riparandosi sotto un grosso e brutto
ombrello. Un
vento freddo aveva cominciato a spirare dal Nord. Ormai
l’autunno si
avvicinava, considerò, carico di nuvole e pioggia gelida.
Non
sarebbe stato un bell’inverno, quello, nossignore. Si poteva
capire dalla forma
delle nuvole. Erano lunghe, gravide e minacciose. La pioggerellina che
cadeva
quella notte ben presto si sarebbe trasformata in diluvi torrenziali.
Stavano
succedendo cose strane, ad Hogwarts. Prima la morte del povero
professor Ziel,
poi quella strana creatura, spuntata fuori dal nulla, che attaccava uno
studente.
No,
Hagrid non presagiva nulla di buono. E con l’età,
se lo sentiva nelle ossa.
Ciononostante
aspettava paziente l’arrivo del nuovo professore. Il Preside,
il buon Filius (chiamami Filius, Hagrid, siamo
amici da una
vita!) gli aveva chiesto di accoglierlo alla banchina, e
così avrebbe
fatto. Non aveva capito il perché fosse voluto venire in
barca, ma supponeva
fosse un capriccio da straniero. Il Preside gli aveva detto fosse
americano…
O
americana. A volte parlava così veloce che mica lo capiva
tanto bene, Hagrid.
Fino
a
poche ore prima, tra l’altro, neanche immaginava ci fossero
maghi americani.
Beh, ma la
magia mica ci sta solo
in Europa, eggià.
Si
strinse nel pastrano, sbuffando. Avrebbe voluto essere nella sua
capanna a
sorseggiare un buon whisky incendiario, o a giocare a carte ai Tre
Manici: Hannah
era sempre così gentile da lasciargli un po’ di
idromele in serbo a fine
serata, da portare a casa.
Sbuffò
condensa, di puro sollievo. Aveva visto il profilo di una delle piccole
barche
incantate lambire la superficie brumosa del lago. Stava arrivando.
Scese le
scalette, che gemettero al suo peso. Scese sulla piattaforma.
“’Sera… tempaccio da lupi,
eh?” Eruppe cordiale, tendendo la mano alla figura
incappucciata. Aveva un mantello nero, dal grosso cappuccio. Sembrava
ben
imbottito.
C’è
da capirlo… se è americano non
ci sarà abituato al clima inglese.
“Oh,
è proprio
vero…” rispose una voce. Indubbiamente femminile.
“Il clima inglese… Non lo
ricordavo così inclemente. Però avete un lago
magnifico.”
Ah, allora
è una LEI.
Sentì
una
mano piccola e delicata posarsi sulla sua. Peso irrisorio. La donna,
dalla voce
doveva essere piuttosto giovane, scese dalla barchetta.
Abbassò il cappuccio, e
sorrise.
Hagrid
si
trovò di fronte agli occhi trai più blu che
avesse mai visto in vita sua. Resse
bene il colpo, ovviamente. Era Hagrid, mica uno studentello.
Anche se ci
darà grattacapi, a
tutti gli sbarbatelli.
– pensò con vago sconforto.
“Beh,
ci
farà un po’ freddo quest’inverno,
sì… le nuvole.” Borbottò.
“Lei è…? Scusi, me
l’avranno detto il suo nome, ma mica me lo
ricordo…” Confessò con candore.
La
giovane donna non sembrò preoccuparsene. Continuò
a sorridere.
“Ainsel
Prynn. Sono la nuova professoressa di Trasfigurazione.”
****
Note:
Capitolo corto, lo so, ma per ogni cosa ci vuole il suo tempo.
1-Andromeda
non è imparentata coi Potter-Weasley, ma James da bambino
era la peste che è
ora (Row Said So). Quindi tutti
potevano aspirare ad essere chiamati confidenzialmente zii.
2-Il
nome
Ainsel non è di mia
invenzione, ma
della sublime (mi inchino) Kaori Yuki.
Per
quanto riguarda Teddy Tassorosso (sembra il nome di un peluche XD )
è una
notizia che ho trovato su internet, confermata in più siti.
Leale, onesto, gran
lavoratore. Direi che gli si addice. :P
Invece,
a
proposito del colore di capelli abituale del nostro metamorfomago, ho
semplicemente seguito il fandom. Alcuni dicono turchese, ma
onestamente, quale
maschio adolescente e poi giovane uomo andrebbe in giro con i capelli turchini? O_o
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