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Autore: Dira_    10/09/2009    15 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Grazie mille a chi mi ha recensito, prima di tutto. Questo capitolo sarà Teddy/Jamie centrico, quindi, godetevelo che è slash. ;P
@Trixina: Sì, in effetti la storia è una What If, avevi ragione tu (me andata a spulciare definizione su wikipedia). Jamie e la sua sessualità… beh, è un adolescente, bisogna ricordarcelo. Durante l’adolescenza sono tipici casi di confusione. Parole grosse per dire che né io né Jamie sappiamo come andrà a finire. Di certo l’affetto che ha per Teddy giocherà un ruolo fondamentale. Grazie per la recensione, davvero ^^
@Sammy Malfoy: Aaah, grazie per il bellissimo commento prima di tutto! Certo Al e Tom sono intelligenti. Su cose che non riguardano i sentimenti, altrimenti sono due incasinati cronici. Nell’11 capitolo (già scritto) ci saranno dei begli avvenimenti succosi. Hai capito anche tu che Rose in realtà assomiglia più a Ron che a Herm, eh? XD purtroppo non molti se ne accorgono, lei per prima. XP
@Pietro90: Ma ciao! Chi si rivede! :P Tutti i complimenti che mi hai fatto spero proprio di meritarmeli! Addirittura più realista-adolescenziale della Row! XD Eh, beh, non che ci voglia molto, dopotutto lei è una signora di una certa età, io sono ancora annoverabile tra gli adolescenti. XD Posso attingere direttamente da fonti dirette. Gli sviluppi prometto ci saranno, e assolutamente adolescenziali. Quindi, privi di ogni controllo! Grazie per avermi recensito, ed esserti rimesso in pari!
@Nyappy: Beh, Lily è la mia girl-inside, e la cosa veramente comica è che è la più piccolina della situazione (persino Hugo ha qualche mese in più dal Potterverse americano). È la più saggia, non c’è niente da fare. Rose è figlia di Ron, punto. Il ciondolo di Tom farà una bella parte in questa storia. Come dire, sarà un mezzo. ;)
@Natalia: Ciao Natalia! Figurati, non preoccuparti, mi fa soltanto piacere vederti qui! Spero il tuo pc si sia ripreso! La tua recensione arriva per un capitolo di magra, quindi non posso che adorarti. Neanche io sono una fan delle DraMione, per il motivo che hai spiegato benissimo tu. Come caratteri assieme potrebbero essere intriganti, ma i fatti smentiscono ogni coinvolgimento romantico trai due. Lily e Piton… non mi ci far pensare. Quella coppia era troppo OTP, ma forse è così bella perché è stato un amore morto prima di nascere. Aehm. Comunque. Grazie davvero per i complimenti, che contraccambio di cuore, dopo aver letto le tue bellissime shots sui Beatles. Pensa che mi sono comprata anche ‘Abbey Road’ dopo averle lette! XD E grazie, perché non penso di aver fatto acquisto più azzeccato…
@Ombra: Sì, in effetti James e Tom insieme sono un’accozzaglia malassortita e quindi esilarante. Mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto il flashback dello Smistamento, volevo metterlo assolutamente, ma non sapevo dove. Poi s’è presentata l’occasione. Grazie per la recensione!
@Evetta96: Ciao! Grazie mille per la recensione! ‘Sono dormita devo andare a stancarmi’ è una cosa che io ho detto veramente in un momento di stanchezza assurda. Non potevo non riusarla, anche se in un altro contesto. Continua a seguirmi! ;)
 
 
****
 
 
Capitolo X
 
 

 
 
 
 
 


I am covered in skin / No one gets to come in

Pull me out from inside / I am colorblind
(Colorblind, Counting Crows)
 
 
 
 
Appartamenti del professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Hogwarts.
11 PM.
 
“James. Tom.” Scandì Ted guardandoli. I capelli erano come un manto infuocato, e cangianti. Tutte le sfumature del rosso.
James li aveva visti di quel colore solo una volta. Quando inavvertitamente, a undici anni, era franato con la scopa sulla preziosissima biblioteca appartenuta a Remus Lupin, a casa di zia Andromeda¹.
Solo che stavolta Ted non era il suo babysitter-migliore amico.
Era il suo professore.
Tom si alzò in piedi, con una lieve smorfia. “Professor Lupin.” Disse tranquillissimo.
Questo parve incrementare l’irritazione del giovane uomo.
“Da dove siete usciti?”
“Dal quadro.” Indicò Tom. “Si è spostato al nostro passaggio.”
“Mi pare evidente.” Lo seccò Ted. Stavolta anche Tom ebbe la buona idea di non ribattere.

James si guardò attorno. Si accorse in quel momento di trovarsi in una camera da letto.
Dietro Ted c’era un grosso letto di legno scuro, una scrivania in mogano, una voluminosa biblioteca e decine di stampe raffiguranti anatomie di creature fantastiche. Persino quella, che sapeva rarissima, di un’unicorno.
Ted stava per andarsene a letto a giudicare dalla sua mise notturna. E loro gli erano piombati in camera.
Cazzo.
Si guardò la punta delle scarpe da ginnastica.
Stavolta l’ho combinata proprio grossa. Mastodontica… C’è qualcosa di peggio di mastodontica?
Gigantesca. Forse.
“Da dove siete arrivati?” chiese di nuovo. James si schiarì la voce. Guardò il cugino, che sembrò improvvisamente aver perso l’uso della parola. Si guardava attorno, pensieroso.
Stronzo.
“… Da… dal terzo piano.”
“Curioso. Proprio dov’è stato portato il Naga?” si informò urbanamente. I capelli adesso riverberavano i riflessi del fuoco che scoppiettava nel camino in fondo alla stanza.
“Oh, è stato portato lì?” tentò con un sorriso di vaga meraviglia. Ted lo fulminò.
“Pensi che sia un idiota James?”
Tom gli scoccò un’occhiata che sembrava dirgli – sei completamente deficiente o cosa?
James lo guardò male di rimando.

Visto che sei tanto brillante perché non gli spieghi tu, cosa cazzo ci facevamo al terzo piano senza rischiare l’espulsione?
“… No Teddy, non lo penso!” Borbottò pieno di buona volontà. “Volevamo… volevamo solo dargli un’occhiata! Niente di che! Era solo curiosità, che diamine! Non siamo riusciti ad arrivarci però!” mentì. Sperò solo che Ted non cercasse di approfondire.
“Era proibito, e questo doveva bastarvi per non cercare di arrivare fin là. Ho passato tutto ieri a convincerti a lasciar perdere, James. Vedo che non sono stato minimamente ascoltato.”

La cosa peggiore era che Teddy non si scaldava. Mai. Non urlava, non alzava la voce. Il tono era calmo, distaccato. Al limite sottolineava una parola con una lieve inflessione della voce.
Cazzo, è un prof nato.
“Venti punti in meno a Grifondoro, e venti in meno a Serpeverde.” Recitò meccanicamente, senza neanche guardarlo (alzò la testa per controllare). “Adesso riporto Thomas in infermeria.”
James si morse un labbro: venti punti erano una punizione irrisoria, lo sapeva, in confronto alla sua infrazione. Ma sapeva che c’era una punizione peggiore ad attenderlo.

La delusione di Teddy.
Diavolo, forse stavolta ho davvero combinato una stronzata.
“Allora io… torno al dormitorio?” chiese umilmente.
“Non adesso, no di certo.” Ribatté, gettandosi addosso il mantello e chiudendo gli alamari. “Anche se hai modo per non farti vedere, non mi pare opportuno. Ti ci accompagnerò io dopo. Resta qui.” Lo guardò finalmente, e James vide che aveva gli occhi azzurri. Sperò. Appena.

“Dobbiamo parlare io e te, James.” Gli disse però, facendo un cenno a Tom, che lo seguì docilmente.
Quando si richiuse la porta alle spalle il ragazzo tirò un profondo sospiro.
In quel momento, più che un re, si sentì un gran pezzo d’asino.
 
****
 
Piano terra, Hogwarts.
 
Thomas seguiva docilmente l’incedere del professor Lupin.   
Se non altro non aveva chiesto troppe spiegazioni. Almeno quello, era un bene.

Nella tasca dei jeans gli pesava il medaglione, quasi come un macigno. Era sicuro che James non l’avesse visto mentre la prendeva. Del resto era già sceso quando lui l’aveva strappata di dosso al Naga.
Ted si fermò, svoltando un corridoio. La luce delle torce illuminava il profilo sottile. I capelli erano tornati castani.
“Thomas… preferisci tornare in infermeria o al tuo dormitorio?” lo sorprese.

“Dormitorio.” Disse con sicurezza. Preferiva l’umidità dei sotterranei alle premure di Madama Chips e della sua petulante assistente.
“Bene…” Non aggiunse altro, accompagnandolo nei sotterranei, che si snodavano in un lungo e serpentiforme labirinto. I loro passi echeggiavano tra le mura di pietra umida.
Ted si fermò di fronte alla porta del dormitorio, di cui una possente arcata ne rivelava la presenza. Si doveva infatti pronunciare la parola d’ordine per farla apparire completamente.
Adesso c’erano solo pietre scure.
“La ringrazio professore. Buonanotte.” Disse, già pronto ad aggiungere alla frase la parola d’ordine e andarsene a dormire. Ted lo afferrò per un braccio.
“Professore…?” chiese, pieno di meraviglia.
E adesso cosa vuoi, ragazzo-perfetto?
“La prossima volta che vuoi aggirarti per Hogwarts ti prego di non tirare in causa James. È già abbastanza stimolato a farlo di suo.” Disse secco.  
Thomas gli restituì uno sguardo incolore. “Non l’ho obbligato. E comunque, perché pensa che l’idea sia partita da me?”
Facciamo favoritismi, professore?

“James non ti avrebbe mai portato con sé, se non fossi stato tu la mente di questo stupido piano… So che non siete in buoni termini.” Corrugò le sopracciglia. “Spero che almeno tu te ne renda conto, Thomas. Avreste potuto essere scoperti dagli auror. E non sarebbe stato come essere pizzicati da un vostro coetaneo. Sono autorizzati ad usare incantesimi come lo stupeficium. E l’avrebbero fatto, perché non vi avrebbero riconosciuti.”
“Certo…” si premurò di abbassare lo sguardo, fingendo dispiacere. “E’ stata un’idea stupida. Non tirerò più in mezzo James.”
A meno che la sua stupida sconsideratezza Grifondoro non mi serva di nuovo.
“Non avrai più idee così stupide in generale, spero.”
“Perché, le interessa se riguardano solo me, professore?” chiese innocentemente. Dovette trattenersi per non sogghignare. No, meglio evitare altri punti in meno. Al l’avrebbe ucciso.

Vide Ted serrare la mascella. Oh, aveva toccato il segno.
Non prendertela, Teddy. Siamo tutti essere umani. Abbiamo tutti i nostri preferiti.
“Vattene a letto, Thomas. Non darmi altri pretesti per farvi perdere la Coppa delle Case quest’anno.” Gli ordinò, prima di voltargli le spalle e andarsene.
Tom lo guardò sparire nel corridoio male illuminato. Sbuffò.
Serpens excito est.” Recitò, mentre l’entrata Serpeverde si rivelava. Si infilò una mano in tasca, stringendo tra le dita il medaglione. Era caldo al tatto. Si morse un labbro.
Su una cosa Lupin aveva ragione. Era ora di andare a dormire.
 
 
****
 
 
James, una volta lasciato solo, si rese conto… beh.
Che era solo. Nella stanza di Ted. O meglio, nella stanza del docente di Difesa Contro le Arti Oscure.
Non poté fare a meno di cominciare a curiosare: era un suo dovere morale.
I colori principali erano nero e giallo, tanto per non smentire le origini Tassorosso del vecchio amico. Sorrise divertito; per certe cose Teddy era un terribile nostalgico.
Osservò con attenzione le stampe animate raffiguranti creature perlopiù sconosciute. C’erano anche alcuni barattoli, che esibivano sotto formalina scheletri di creature incredibili. Sapeva le avesse ereditate dal padre, professore della stessa materia prima di lui.
Dopo aver bighellonato tra le stampe, la sua attenzione fu inevitabilmente attratta da un folto gruppo di foto sparse senza un’apparente ordine su un cassettone accanto alla porta.
Le cornici erano recenti ma le fotografie invece coprivano un arco di tempo che andava dai primi anni di vita di Ted fino a pochi mesi prima.
Ce n’era persino una in cui i suoi genitori lo teneva in braccio. L’aveva vista a casa di Andromeda. Ted assomigliava straordinariamente a suo padre, anche se una certa dolcezza dei lineamenti li aveva ereditati dalla camaleontica Tonks, che in quel momento esibiva dei capelli rosa perlaceo.
I capelli…
James si raddrizzò. Scrutò le foto una per una, attentamente. Gli svariati compleanni in famiglia, con il piccolo e poi giovane Ted in primo piano, le foto di gruppo con i cugini acquisiti, quelle con i compagni di scuola, in divisa con la spilla da prefetto prima e Capocasa poi… e per finire quelle con Victoire, abbracciati e sorridenti in mezzo a paesaggi provenzali.
In tutte le foto Teddy aveva i capelli blu. Per anni li aveva avuti blu. Una volta gli aveva confidato che era il suo colore preferito e quello che pensava gli si addicesse meglio.
E poi è la versione maschile del colore preferito di sua madre… cioè il rosa shocking.
Si diede dell’imbecille per non averlo notato prima.
Adesso li aveva castani. E non li aveva mai avuti di quel colore – che si supponeva in famiglia fosse l’originale – tanto a lungo.
Perché?
Prese in mano quella che sembrava la foto più recente. Lo ritraeva con Victoire mentre, seduti sul portico della villa provenzale dei Weasley, fissavano l’obbiettivo. Ted teneva un braccio sulle spalle della fidanzata. Entrambi sorridevano.
Ma c’era qualcosa che non andava.
Sicuro. Sono sempre i capelli. È l’unica foto in cui ha i capelli castani, come adesso…  
Corrugò le sopracciglia. Sembrava una bella foto, di due persone felici.  
Insomma, Teddy e Vic erano La Coppia. Quella da prendere ad esempio. Tutte le cugine sognavano una storia con un principe azzurro come Teddy. Che lo era davvero, capelli compresi.
Non adesso però.
Sentì dei passi sulle scale, e si sbrigò a rimetterla a posto, schizzando vicino al caminetto.
Quando aprì la porta lo accolse con l’aria più umile e innocente del suo repertorio.
“Teddy…” iniziò pieno di buone intenzioni.
“Vuoi un po’ di the? Ne faccio per me.” Lo interruppe l’altro. Sembrava davvero stanco, e non di quello sfiancamento dovuto al vedersi piombare due adolescenti sul tappeto di camera. Era stanco triste.

James sapeva di non avere grandi proprietà di linguaggio, e gli era venuta in mente solo quell’espressione. Stanco triste. Esattamente così.
Che ti succede, Teddy?
“Uhm, sì. Grazie.” Annuì. “Posso sedermi?” azzardò poi.
Lo guardò in viso stavolta. Sorrise appena. “Certo, se trovi posto da qualche parte… sto ancora mettendo via le ultime cose.”
James si guardò attorno. La stanza era immersa in un caos di libri e vestiti.

Non è mai stato un tipo ordinato… – pensò divertito.
Alla fine si risolse a buttarsi spontaneamente a terra, sul tappeto davanti al fuoco.  
“Mi dispiace Teddy. Ti ho messo in una brutta posizione piombandoti qua.” Iniziò velocemente, approfittando che l’altro stesse armeggiando attorno al bollitore. “Senti, non sapevo che saremo finiti a gambe all’aria proprio qua. Per non farci beccare abbiamo preso un cunicolo e…”
“Lo sai che potevate finire anche fuori dal Castello?” lo interruppe “E con fuori intendo, scaraventati fuori, a magari una cinquantina di metri d’altezza. Ci sono dei passaggi segreti che finiscono così.”

“Li hai provati?” chiese curioso. Ted lo guardò male.
“Uhm, scusa, chiedevo solo…” sospirò. “Sì, insomma…”
“Hai fatto una cretinata.” Suggerì. James lo guardò di sottecchi e lo vide sorridere.

Capì che non era più arrabbiato e fece una risata.
“Sì, mi sa proprio di sì!” Accettò con gratitudine la tazza di the fumigante che l’altro gli porse. La annusò, perplesso. “Sa di arancia…”
“… cioccolato e cannella. Il mio preferito. Non te lo ricordi?” Si sedette affianco a lui, e James sentì di aver ritrovato Teddy. Il professor Lupin non si sarebbe mai seduto a terra, spalla contro spalla ad uno scemo diciassettenne. Magari era un pensiero infantile, ma se ne fregò. Lo faceva sentire bene.
“Sicuro! Solo tu puoi berti una roba così dolciastra!” sogghignò.

“Se non lo vuoi…”
“No, no!” Ne bevve diligentemente un sorso. Mai rifiutare il calumet della pace. “Senza zucchero è passabile.”
“Non posso dire lo stesso del tuo profumo.”
“Oh, anche tu! Ma cos’ha che non va?”

“Puzza James. Sembra tu ti sia infilato in un sacco di naftalina.” Commentò impietoso, bevendo un sorso di the. “Dico davvero.”
Me l’ha detto anche Zabini… - Al pensiero dell’altro ragazzo si sentì improvvisamente a disagio, e lo scacciò prontamente. Non voleva pensare a quella cosa con accanto Teddy.

Affatto.
“Mah… forse lo cambierò.” Concesse distratto. Guardò il fuoco scoppiettare. “Ehy, domani l’altro avremmo lezione assieme!” Disse, volendo dire tutt’altro.

Perché non hai i capelli blu? Perché li tieni castani, tranne quando ti arrabbi o quando qualcuno ti coglie di sorpresa?
Sapeva come funzionava: Ted poteva cambiare colore ad occhi e capelli a piacimento. Non controllava la trasformazione solo quando l’emozione era improvvisa, o forte.
L’altro annuì. “Sì, mi avrai alla seconda ora. Cerca di fare il bravo. Penso che tu mi abbia dato abbastanza grattacapi per un intero mese con la bella idea di stasera.” Gli arruffò i capelli.
“Non sono più un bambino!” sbottò, scansando la mano. “Ho diciassette anni.”
Si sentì un bambino, proprio non appena lo disse. Anche l’amico gli sorrise con indulgenza.
Questo è peggio di venti punti in meno…
“Pensi che lo sia ancora?” sussurrò.
A volte sono proprio masochista.
Ted sospirò appena. “No, non lo penso. Ma a volte ti comporti in modo immaturo. Come stasera.”
“Come mi vedi allora Teddy?” gli chiese a bruciapelo, quasi fuori contesto. Ma erano davanti al fuoco, da soli, e con una dannata tazza di the dolciastro.
Forse la domanda non era poi così campata in aria.
Mi vedi ancora come un bambino?
Lo vide inarcare le sopracciglia, perplesso. Per un attimo sperò.
Sperò che per una volta l’amico d’infanzia non lo vedesse come Jamie.
Jamie era il ragazzino pestifero che durante l’infanzia e la prima adolescenza gli era sempre stato trai piedi. Quello che gli aveva distrutto la libreria, che aveva consolato dopo una brutta caduta o una stigliata materna, e che aveva pianto come uno scemo alla sua partenza. Un fratellino.
Sentì come se avesse ingoiato un boccone amaro.
Sono ridicolo…
Lui ha Victoire. Gli piacciono le donne. Solo quelle.
Chiunque abbia detto che l’adolescenza era un periodo roseo, è un gran figlio di puttana.
“Come ti vedo?” lo guardò. Dallo sguardo serio aveva capito che non stava scherzando come suo solito.
Era cresciuto, Jamie. L’ultima volta che l’aveva guardato davvero aveva i capelli arruffati, un maglione Weasley improponibile e ciarlava di conquiste scolastiche a raffica. Quattordici anni, un Natale alla Tana. Eppure già si intravedeva l’uomo che sarebbe diventato.  
Adesso invece….
Indossava una t-shirt nera che definiva una figura snella, ma muscolosa. Aveva le spalle larghe, l’altezza Weasley in qualche modo si era armonizzata ad un fisico compatto. I capelli era arruffati, di un denso color mogano e gli occhi color nocciola erano accesi di una luce sfrontata, spavalda, di chi affrontava il mondo credendosi perfettamente in grado di farlo.  Questo era James Sirius Potter.
Era stato un bambino carino, ma adesso era un bel ragazzo, un giovane uomo. In qualche modo, ne era scioccamente orgoglioso.
Per quanto continui ad avere dei difetti grossi come case…  
Ma persino adesso, come professore, riusciva a scusarglieli.
“Sì, come mi vedi?” Insistette il ragazzo, avvicinandoglisi. “A parte la figuraccia di stasera, si capisce…” aggiunse con un borbottio.
“Come un Grifondoro dannatamente irresponsabile, che non dà retta al suo giovane professore.” Scherzò, dandogli uno scappellotto. James lo accettò con un brontolio.
Ted si alzò. Al di là della scomodità della posizione, sentì che era meglio farlo. James non aveva mai imparato a non invadere lo spazio altrui.
Prima mi si è praticamente buttato addosso…
Sentiva lo sguardo del ragazzo sulla schiena, mentre con un colpo di bacchetta ripuliva le tazze e il filtro per il the. Cominciò a sentirsi nervoso. Stupidamente, tra l’altro.
È Jamie, per Merlino…
“Teddy, posso chiederti un’altra cosa?”
“Se ti dico di no?”
Silenzio dietro di lui. Sgomento. Ridacchiò.

L’ho sempre viziato troppo…
“Jamie, stavo scherzando. Certo, dimmi pure.”
“Perché hai i capelli castani?”
La domanda risuonò come uno sparo nella camera silenziosa. Almeno, a James sembrò così.
Mi sa che non avrei dovuto farla…
“… Non lo so. Non c’è un motivo particolare. Avevo voglia di tornare alle origini, forse.” Mormorò, sempre dandogli le spalle, occupato a mettere via il bollitore. James capì che mentiva.
Non che ci voglia un genio.
“Teddy, va tutto bene… voglio dire, in generale?” Si azzardò, alzandosi in piedi e avvicinandosi. Vide le spalle dell’amico irrigidirsi, più che vederlo lo capì. James era un giocatore di uno sport platealmente violento e si accorgeva quando qualcuno assumeva una posizione di difesa.
Da cosa ti stai difendendo? Da me?
Soffocò l’istinto di abbracciarlo. Era una testa calda, sicuro, ma sapeva che certi gesti ormai erano inadeguati.
Non sono più un bambino, vero Teddy? E gli uomini tra di loro non si abbracciano.
A meno di non essere Al e Tommy, si capisce.
“Va tutto bene, certo.” Si voltò per sorridergli. “Ma sto tanto male coi capelli castani?”
“Nah, figurati!”

Tu stai bene pure con i capelli verde pisello.
“Meno male.” ridacchiò. “Beh, direi che è tardi, e tu devi tornare a letto.” Sospirò. “Avrei dovuto farti una ramanzina, ma mi accontenterò di dirti che se ti ribecco ti porto direttamente da Gazza.”
Da Gazza?” lo guardò sconvolto. “Ma quanto sei sadico!” sbottò facendolo ridere.
“Più di quanto immagini. Avanti, andiamo, ti riaccompagno al dormitorio…”
James sbuffò, ma annuì docilmente. Lo seguì alla porta, ma prima di richiudersela alle spalle lanciò un’ultima occhiata alle fotografie. Quei capelli castani spiccavano come un brutto pugno in un occhio. Come se si fossero spenti.

E James aveva assolutamente intenzione di scoprire cosa avesse spento Teddy.
 
 
****
 
 
Banchina, Lago Nero, Hogwarts.
 
Hagrid sostava di fronte all’attracco delle barche del Lago Nero, intabarrato nel suo vecchio e consunto pastrano, riparandosi sotto un grosso e brutto ombrello. Un vento freddo aveva cominciato a spirare dal Nord. Ormai l’autunno si avvicinava, considerò, carico di nuvole e pioggia gelida.
Non sarebbe stato un bell’inverno, quello, nossignore. Si poteva capire dalla forma delle nuvole. Erano lunghe, gravide e minacciose. La pioggerellina che cadeva quella notte ben presto si sarebbe trasformata in diluvi torrenziali.
Stavano succedendo cose strane, ad Hogwarts. Prima la morte del povero professor Ziel, poi quella strana creatura, spuntata fuori dal nulla, che attaccava uno studente.
No, Hagrid non presagiva nulla di buono. E con l’età, se lo sentiva nelle ossa.
Ciononostante aspettava paziente l’arrivo del nuovo professore. Il Preside, il buon Filius (chiamami Filius, Hagrid, siamo amici da una vita!) gli aveva chiesto di accoglierlo alla banchina, e così avrebbe fatto. Non aveva capito il perché fosse voluto venire in barca, ma supponeva fosse un capriccio da straniero. Il Preside gli aveva detto fosse americano…
O americana. A volte parlava così veloce che mica lo capiva tanto bene, Hagrid.
Fino a poche ore prima, tra l’altro, neanche immaginava ci fossero maghi americani.
Beh, ma la magia mica ci sta solo in Europa, eggià.
Si strinse nel pastrano, sbuffando. Avrebbe voluto essere nella sua capanna a sorseggiare un buon whisky incendiario, o a giocare a carte ai Tre Manici: Hannah era sempre così gentile da lasciargli un po’ di idromele in serbo a fine serata, da portare a casa. 
Sbuffò condensa, di puro sollievo. Aveva visto il profilo di una delle piccole barche incantate lambire la superficie brumosa del lago. Stava arrivando. Scese le scalette, che gemettero al suo peso. Scese sulla piattaforma.
“’Sera… tempaccio da lupi, eh?” Eruppe cordiale, tendendo la mano alla figura incappucciata. Aveva un mantello nero, dal grosso cappuccio. Sembrava ben imbottito.

C’è da capirlo… se è americano non ci sarà abituato al clima inglese.
“Oh, è proprio vero…” rispose una voce. Indubbiamente femminile. “Il clima inglese… Non lo ricordavo così inclemente. Però avete un lago magnifico.”
Ah, allora è una LEI.
Sentì una mano piccola e delicata posarsi sulla sua. Peso irrisorio. La donna, dalla voce doveva essere piuttosto giovane, scese dalla barchetta. Abbassò il cappuccio, e sorrise.
Hagrid si trovò di fronte agli occhi trai più blu che avesse mai visto in vita sua. Resse bene il colpo, ovviamente. Era Hagrid, mica uno studentello.
Anche se ci darà grattacapi, a tutti gli sbarbatelli. – pensò con vago sconforto.  
“Beh, ci farà un po’ freddo quest’inverno, sì… le nuvole.” Borbottò. “Lei è…? Scusi, me l’avranno detto il suo nome, ma mica me lo ricordo…” Confessò con candore.
La giovane donna non sembrò preoccuparsene. Continuò a sorridere.   
“Ainsel Prynn. Sono la nuova professoressa di Trasfigurazione.”
 
 
****
 
Note:
Capitolo corto, lo so, ma per ogni cosa ci vuole il suo tempo.

1-Andromeda non è imparentata coi Potter-Weasley, ma James da bambino era la peste che è ora (Row Said So). Quindi tutti potevano aspirare ad essere chiamati confidenzialmente zii.
2-Il nome Ainsel non è di mia invenzione, ma della sublime (mi inchino) Kaori Yuki.
Per quanto riguarda Teddy Tassorosso (sembra il nome di un peluche XD ) è una notizia che ho trovato su internet, confermata in più siti. Leale, onesto, gran lavoratore. Direi che gli si addice. :P
Invece, a proposito del colore di capelli abituale del nostro metamorfomago, ho semplicemente seguito il fandom. Alcuni dicono turchese, ma onestamente, quale maschio adolescente e poi giovane uomo andrebbe in giro con i capelli turchini? O_o
  
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