Capitolo
Due
Notizie
Erano quasi le cinque del
mattino dall'altro capo dell’oceano e l’Elisir, la discoteca
dove Carlo Martinez lavorava, stava per chiudere.
Lui aveva già sistemato
meticolosamente il bar, chiusa la cassa e stava contando le sue
cospicue mance. Anche quella sera era andata di lusso.
Quanto amo questo lavoro,
pensò mettendosi in tasca quasi mille dollari.
Cosa poteva volere di più
dalla vita? Lo pagavano profumatamente per far divertire e far bere la
gente e rimorchiare anche qualche bella donna.
Infatti, anche quell'alba di
metà settembre, una mora mozzafiato lo aspettava appoggiata alla sua
moto fuori dal locale.
Era stato fin troppo facile
conquistarla e convincerla a proseguire la serata a casa sua.
Certe volte bastava anche solo
dire che era italiano per far letteralmente cadere le donne ai suoi
piedi. Sul fatto che ci sapesse fare poi non ci pioveva proprio. Come
sul fatto che fosse un gran pezzo di ragazzo.
Non era assolutamente narciso,
ma nemmeno cieco e quando si guardava allo specchio non poteva che
compiacersi del suo aspetto.
Aveva sempre avuto un fisico
atletico sin da piccolo e poi facendo nuoto a livello agonistico ancora
di più. Le sue spalle erano almeno trenta centimetri più larghe del suo
bacino. Gli addominali abbronzati talmente tirati da sembrare scolpiti
con lo scalpello.
Si infilò la giacca di pelle
nera e prese due caschi da sotto il bancone. Ne portava sempre uno in
più per la ragazza predestinata.
Aveva la salute, i soldi per
togliersi gli sfizi e soprattutto una figa diversa al giorno che non
voleva altro da lui che il suo cazzo!
Molti uomini avrebbero ucciso
pur di avere una vita come la sua, ne era certo.
Lei non voleva altro, però non
si aspettava che fosse già così appassionato.
Cosa avranno mai questi maschi
latini, si domandò lasciandosi trascinare in un turbine fatto di
carezze audaci e baci travolgenti.
Se non fosse stato vietato
dalla legge, Carlo l’avrebbe fatta piegare a novanta gradi sulla moto e
presa da dietro proprio lì, per quanto era arrapato, ma forse era
meglio andare a casa.
Saltò sulla sua Ducati Monster
nera e mise in moto impaziente di partire. Lei si sistemò dietro di
lui, cercando di non far alzare troppo la gonna, anche se in pratica
stava con quasi tutto il culetto di fuori.
Solo un paio di miglia
dividevano il club dalla sua villetta in affitto a Silver Lake, dove
non vedeva l’ora di arrivare per assaggiare quella mora tutto pepe.
Anche se lui aveva un debole
per le rosse, ogni tanto non disdegnava qualche variazione sul tema.
Sul rettilineo aprì il gas e
il rombo del suo motore risuonò nell’alba silenziosa.
La tipa gli spiaccicò le tette
sulla schiena e serrò le cosce intorno a lui per reggersi.
Ecco un altro validissimo
motivo per adorare le moto!
Una volta a casa, riuscì
finalmente ad attuare la sua fantasia
Lei gli sorrise timidamente e
poi gli sbottonò i jeans impaziente, liberando la succulenta erezione
di Carlo che nel frattempo le aveva già alzato il vestitino
aderente. Il perizoma della ragazza era completamente bagnato,
notò lui con piacere famelico.
Fece piegare la ragazza,
srotolò uno dei preservativi che portava sempre nella tasca dei jeans
ed entrò prima piano per farla abituare e poi sempre più forte per
farla urlare.
Quella posizione era la sua
preferita perché non era costretto a guardare o baciare la ragazza in
questione, poteva ammirare il suo culo, afferrarla per i fianchi per
penetrarla con più forza, oppure stringere i seni durante l’atto.
Davanti a uno specchio poi era il massimo, non era per niente male.
Infatti appena sentì lei contrarsi per il piacere anche lui uscì fuori
per venire nel preservativo emettendo un ringhio strozzato.
Mentre si richiudeva i
pantaloni, il cellulare nella tasca della giacca iniziò a vibrare. Che
tempismo.
Chi cavolo poteva essere a
quell’ora? Qualche amico che tirava fino a tardi o qualcuno dall’altra
parte dell’oceano, più precisamente in Italia, di cui riconobbe il
prefisso internazionale + 39.
“Pronto”
rispose allarmato, visto che in Italia aveva la famiglia
“Carlo”
“sì, chi
è??”
Era una donna, ma non aveva la
più pallida idea di chi fosse. Tanto più che erano nove anni che viveva
all’estero e solo i parenti più stretti avevano il suo numero americano.
“Non
riconosci la mia voce?”
“no “
“non dirmi
che non riconosci più la voce della tua ex collega di bravate”
Spalancò gli occhi per la
sorpresa.
“Cazzo Chiara!”
“Ecco
appunto”.
Carlo era
sconvolto da quella telefonata improvvisa e se lei lo stava addirittura
chiamando, forse era successo qualcosa di grave.
“Chiara, i
miei stanno bene ??”
“sì, si
tutto alla meraviglia”.
Iniziò a farsi mille
pensieri sul perché lei lo stesse chiamando. Iniziò
Ad ipotizzare, che lo stesse
chiamando per annunciargli che si sposava o addirittura che
fosse morto qualcuno.
“Tra
sedici ore atterro a Los Angeles. Mi vieni a prendere?”
Il ragazzo non riuscì a
credere alle sue orecchie. Erano anni che invitava la sua collega e il
suo fidanzato da lui in America, ma loro dovevano sempre lavorare o
fare noiosissime cose da coppia e avevano sempre rifiutato.
“Certo. A che ora atterrate esattamente?”
“Perché
parli al plurale Carlo?”
“Scusa,
non vieni con Daniele?”
“no, sono
sola soletta”
“Capito”
“Posso
stare da te, o devo cercare un hotel?”
“Ovvio che puoi stare da me”, disse
cercando di farla stare meglio.
Anche se avrebbe dovuto
rinunciare alla sua libertà per il breve soggiorno della collega, era
comunque felicissimo di rivederla dopo così tanto tempo.
“Meno male…”, la sentì
rincuorarsi.
Voleva tanto sapere cosa fosse
successo con Daniele e avrebbero avuto tutto il tempo per parlarne una
volta che lei fosse arrivata. Sperava solo che non stesse scappando
perché lui l’aveva picchiata, o l ‘avesse tradita altrimenti sarebbe
dovuto tornare a Palermo per spaccargli tutte le ossa in vari punti e
non gli andava un granché.
Avevano sempre trascorso le
vacanze estive insieme, anche le uscite serali invernali, lui, Chiara,
sua sorella Elena, quel deficiente di William il fratello di Chiara, I
loro amici del bar e soprattutto quel gran deficiente di Salvo. Erano
tutti felici e spensierati, non avevano pensieri, almeno così si
sperava, fino all’ estate 2009 quando non si sa per quale motivo si
sono divisi tutti. Salvo era sparito, cioè era partito, sua sorella
Elena iniziò a lavorare, Chiara anche, e William si era sposato e
quindi a lui non restò che partire per Los Angeles.
Dopo che accompagnò la
bellissima mora a casa, Carlo ebbe tutto il tempo per organizzarsi per
l'arrivo della sua collega.
Carlo, non aveva la più
pallida idea di quanto si fermasse Chiara, qui a Los Angeles.
Mancava solo un’ora
all’atterraggio e Chiara andò nel bagno dell’aereo. Non era riuscita a
chiudere occhio per tutto il lungo viaggio e quando si guardò allo
specchio quasi non si riconobbe. Era bianca cadaverica, con gli occhi
rossi e scavati per aver pianto tutte le sue lacrime tanto si sentiva
in colpa verso Daniele. Cioè era contenta di essere riuscita finalmente
a prendersi una vacanza e di andare a trovare il suo amico che non
vedeva da troppo tempo, solo che avrebbe preferito non dover scappare
di casa di nascosto come una ladra. Certo, sarebbe stato molto più
maturo parlarne come persone civili e magari prendersi una pausa di
riflessione. Se lui avesse avuto il tempo di parlare forse, anzi quasi
sicuramente, non sarebbero arrivati a quel punto di rottura.
Qualcuno bussò alla porta del
bagno e Chiara si sciacquò la faccia in fretta.
Quando riprese posto, guardò
impaziente fuori dal finestrino. Quello che vide calmò la sua
impazienza.
La città degli
angeli che tanto amava lambiva la città dove la stava
aspettando una persona che era sempre stata sincera con lei. Una bella
persona, come raramente si incontrano nella vita.
Il suo amico e nonché ex
collega Carlo, che avrebbe fatto di tutto e di più per farle
dimenticare le sofferenze dell’altro capo dell’oceano. Ne era sicura.
Appena atterrata, Chiara
riaccese il cellulare e fu inondata dai messaggi allarmati di Daniele,
dei suoi genitori e addirittura da parte di suo fratello.
L’unico che aprì però fu
quello di Carlo in cui le dava il benvenuto a Los Angeles e la avvisava
che la stava già attendendo dopo il ritiro bagagli. Fece un sospiro di
sollievo e trascinò le sue membra stanche sul suolo americano.
Una volta ritirato il grande
trolley della fuga scrutò tutte le persone in attesa con la speranza di
scorgere il volto di Carlo quando sentì una voce profonda alle sue
spalle.
-Chiara?
-Sì
Appena si voltò, rimase
abbagliata dal sorriso di Carlo.
“Benvenuta
a Los Angeles”.
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