L'estate era finita.
La consapevolezza mi arrivò
come una secchiata d'acqua gelida in pieno viso. Peccato che si
trattava piuttosto di qualcosa di diverso, più simile al
trillare insistente di una sveglia di cui avevo apposta alzato il
volume al massimo. Solo un risveglio traumatico poteva permettermi di
affrontare quel primo giorno di scuola dopo una così bella
vacanza estiva passata in Europa, fuori dai confini americani e dalle
persone che conoscevo. Per quanto mi fossero mancate terribilmente le
mie amiche non mi sentivo affatto felice di dover ritornare a scuola,
seppur questo significasse poterle riabbracciare.
«Will sbrigati che devo
fare la doccia anche io!» lo dissi urlando anche prima di
sgusciare fuori dal letto perché dal bagno che era piuttosto
vicino alla mia stanza avevo sentito il getto d'acqua. Purtroppo io e
mio fratello eravamo costretti a condividere il bagno ed era una vera
guerra ogni mattina. Mio fratello, infatti, piuttosto vanitoso
spendeva un sacco di tempo solo per farsi bello...
Intanto scesi al piano di sotto,
salutai mia madre e mio padre con un bacio e mi sedetti a tavola.
Selena Martinez Haines era già in tailleur e aveva appena
finito il suo latte d'avena e cereali e adesso guardava l'orologio
per assicurarsi di non essere in ritardo. John Haines invece era ai
fornelli che preparava uova e pancetta, la colazione preferita mia e
di Will e fischiettava di buon umore.
«Come mai fischietti?»
«Perché oggi è
il vostro primo giorno di scuola e sai questo che significa?»
«Cosa?»
«Che sarò a casa
tutto solo e potrò ascoltare uno dei miei vinili e lavorare
nel mio studio nella pace e nella tranquillità più
assoluta.»
«Stai dicendo che stai
meglio senza di noi?» pensavo che non l'avrebbe ammesso eppure
con una carezza sulla testa e un sorrisino diverito mio padre ebbe
l'audacia di dire: «è esattamente quello che sto
dicendo, mia piccola principessa».
«Io vado. John non
dimenticarti di portare il gatto dal veterinario oggi pomeriggio e di
chiamare tua madre.»
«Ma mamma già vai?»
«Ci sarà traffico
più tardi e rischierei di fare tardi al lavoro.»
«E a scuola come vado?»
Non avevo nessuna intenzione di prendere l'autobus ma poi mia madre
mi ricordò un fatto che stupidamente avevo dimenticato. «C'è
tuo fratello che adesso può guidare. A proposito le chiavi
della macchina sono sul mobile davanti all'ingresso.»
Per tutta l'estate mio fratello
non aveva fatto che parlare d'altro, soprattutto al telefono con il
suo migliore amico Derek. Era stato angosciante sentirlo discutere di
macchine, motori e cilindrate e tutto questo perché i miei
avevano deciso di regalargli una macchina. Bisognava sorvolare che il
motivo per cui non ero affatto entusiasta della cosa fosse che
dipendevo da lui in fatto di passaggi e dipendere da William Heines
significava in pratica essere sempre sotto ricatto.
«Ci vediamo dopo. Buon
rientro a scuola ragazzi!» mia madre urlò per farsi
sentire anche dal primo genito prima di chiudersi la porta alle
spalle. «Penso proprio che userò il vostro bagno per
farmi la doccia. Will non uscirà mai in tempo.»
Papà si ritrovò
tristemente d'accordo. «La vuoi un po' di pancetta in più?»
e mi servì senza che gli fornissi una risposta. Era ovvio
infondo quale sarebbe stata.
«Emily, muoviti o faremo
tardi!»
«E di chi è la
colpa? Sei stato più di un'ora in bagno!» Ero stata a
stento in grado di farmi una doccia e vestirmi. Avevo anche avuto
voglia di truccarmi, sai per essere presentabile almeno il primo
giorno ma Will non mi aveva concesso altro tempo e adesso sbuffando
mi dirigevo all'interno del suo SUV nuovo di zecca. «Cerca di
non farci schiantare.»
«Simpatica» mi diede
un colpetto alla testa sapendo perfettamente quanto mi desse
fastidio. «Dobbiamo andare a prendere anche Derek.»
«Ma Derek ce l'ha la
macchina e siamo già in ritardo.»
«Niente obiezioni e siediti
nei sedili posteriori, sei più piccola.»
«Non se ne parla.»
E prima che potesse spingermi di
peso a fare come comandato mi intrufolai frettolosamente in macchina.
Mi misi la cintura e gli sorrisi beffarda. Will sospirò ma era
troppo assonnato per discutere perciò entrò in auto e
avviò il motore. «Sei sicuro di essere in grado di
guidare?»
Arrivammo a casa di Derek in
pochi minuti, infondo non abitava molto lontano. Il ragazzo ci
attendeva sulla soglia della porta sorridente. Entrò nella
vettura e ci salutò. «Ciao mostriciattolo. Vedo che
neanche quest'anno sei cresciuta di mezzo centimetro in altezza.»
«Come fai a dirlo se sono
seduta?!»
Derek lo conoscevo da tutta una
vita in pratica ma a volte sopportarlo era estenuante. Gli piaceva
provocarmi per nessuna ragione in particolare e mio fratello glielo
lasciava fare, a volte ci si mettevano in due e lì la cosa
diventava una tortura. «È che sei così minuta.
Sei sicura di aver già compiuto sedici anni?»
Non potevo contestare. Ero bassa,
molto bassa e non lo capivo. Sia mia madre che mio padre che mio
fratello erano abbastanza alti. Will superava un metro e ottanta di
altezza mentre io restavo ferma sulla soglia di un metro e sessanta.
Mio padre mi diceva che avevo preso da mia nonna, anche lei era
piuttosto bassina. Alla cosa comunque non davo tanto peso, ad
eccezione di quando Will e Derek si spalleggiavano per sfottermi.
Mi voltai ad osservarlo. Anche
Derek era molto alto, quasi quanto mio fratello e non avendolo visto
per tutta l'estate mi resi conto di quanto fosse cresciuto e cambiato
anche lui. Era un ragazzo attraente, con occhi color verde scuro e
lunghi capelli castani ma osservandolo adesso realizzai una cosa che
mi sorprese.
«Hai tagliato tutti i
capelli?!»
Per tutti quegli anni che lo
conoscevo era sempre stato Derek il capelluto con la sua folta chioma
di ricci ribelli e adesso invece era quasi pelato. Non proprio pelato
ma portava un taglio molto corto che stranamente gli stava
meglio di prima. Gli dava un'aria più accattivante. Inoltre
notai osservandogli le braccia che si era riempito di tatuaggi.
Lanciai un'occhiata a mio fratello per vedere se anche lui... Ma la
sua pelle era bianca, un po' abbronzato per via delle giornate
passate in spiaggia ma per il resto non c'erano macchie d'inchiostro.
Eppure non mi fidavo, quei due si mettevano sempre d'accordo per fare
le cose insieme. Non riuscivano a ragionare come persone autonome.
Avrei trovato il tatuaggio nascosto di mio fratello e lo avrei usato
come ricatto sapendo perfettamente quanto nostra madre li odiasse.
«Cosa ne dici del mio nuovo
taglio?»
Non mi andava di mentire perciò
risposi in un sussurro: «ti sta bene...» e Derek in
risposta sghignazzò.
Giungemmo nel parcheggio
dell'edificio scolastico e Will ci mise un po' a fare la manovra per
parcheggiare. Nonostante non fosse male come guidatore era ancora
alle prime armi perciò Derek gli dette una mano e io non
restai lì a perdere tempo con loro piuttosto mi sbrigai per
raggiungere il mio gruppo di amiche avvistate già da lontano
nel cortile della scuola.
«Emily!»
«Ragazze!» venni
travolta da un paio di braccia e quasi fui soffocata dal loro
affetto. Di solito non mi lasciavo andare a nessun tipo di contatto,
persino con le mie amiche ero abbastanza fredda ma non le avevo viste
tutta l'estate e avevo avuto il timore che potessero essersi
dimenticate di me ma eccole che si stringevano a me togliendomi
fiato. «Al telefono non ci hai detto quasi niente. Vogliamo
sapere tutto della tua vacanza in Europa.
«Ne parleremo, ne
parleremo!»
Ci staccamo dall'abbraccio e ci
guardammo una ad una. C'era Rue, la mia migliore amica che con il suo
nuovo look gotico mi sorprese di più. Aveva le labbra dipinte
di nero e i vestiti altrettanto neri, aveva un portamento molto
sicuro di sé e non potevo mentire quello stile mi faceva
impazzire perciò glielo feci notare quasi subito. Poi c'era
Jane che invece non era cambiata affatto, anche lei era bassa quanto
me ma dava sempre l'impressione di essere più minuta perché
aveva il naso, la bocca e le mani piccole. Era graziosa e gentile e
ti dava quella sensazione di volerla proteggere da ogni male del
mondo. Nisha e Valentina poi erano sempre state bellissime, quel tipo
di bellezza da capogiro ma se possibile erano diventate ancora più
belle. Erano alte, avevano un fisico mozzafiato, dei sorrisi
raggianti e dovetti ammetterlo davanti a loro mi sentii estremamente
insicura. Rachel invece sprizzava luce e energie positive da tutti i
pori e questo la rendeva altrettanto bella, con quella sua immagine
hippie e quel modo di vestirsi un po' fuori moda. Rappresentavamo un
gruppo ben distinto di persone con diverse personalità e
diversi interessi ma eravamo proprio per questo molto unite.
«Emily, ti sei dimenticata
lo zaino.» venni travolta da un piccolo oggetto volante che
quasi finì per stendermi al suolo. Mio fratello ci passò
davanti con nonchalance. Non salutò nessuna delle mie amiche,
a stento rivolse loro un'occhiata e per questo lo fulminai con lo
sguardo. Odiavo quando si comportava in quel modo, come se si
sentisse sto gran cazzo. Era la cosa che mi metteva più in
imbarazzo.
Derek invece si avvicinò a
noi, sorrise e avvinghiò Nisha per la vita salutandola con un
tenero bacio sulla guancia. «Buongiorno, amore. Ci vediamo
dopo?»
Osservammo Nisha arrossire e
annuire un po' impacciata. Da quello che avevo saputo si erano messi
insieme anche prima che iniziasse l'estate ma lo avevano tenuto
nascosto per molto tempo. Questa doveva essere una delle loro prime
“apparizioni pubbliche ufficiali” e c'era un po' di
imbarazzo, soprattutto da parte di Nisha che si sentiva i nostri
occhi puntati addosso.
«Dove devi andare adesso?»
gli chiese e Derek indicò Will. «Dobbiamo salutare il
resto dei nostri amici però dopo ti chiamo.»
Li osservai un po' stranita,
forse perché li conoscevo entrambi da un sacco di tempo e
vederli improvvisamente così affiatati era una novità
per me. Per non parlare del fatto che non avevo mai visto Derek
innamorato.
«Derek!» lo richiamò
mio fratello e Derek lo seguì come un cagnolino al guinzaglio.
Quando se ne furono andati
guardammo Nisha per qualche secondo senza dire una parola poi
scoppiamo a ridere e Rue imitò il tono melenso usato da Derek
qualche istante fa. «Ci vediamo dopo, amore mio» e cercò
di darle dei bacetti ma Nisha si allontanò ridendo. «E
quindi una di noi è riuscita finalmente a fidanzarsi.»
esclamò Jane con un misto di invidia e stupore. Tuttavia non
si poteva dire che non fosse felice per lei. Era solo che
rappresentava una novità e forse anche la consapevolezza che
stavamo tutte crescendo. Fino a qualche anno fa neanche badavamo a
quelle cose...
Stavo riempiendo il mio vassoio
quando notai una persona. Si chiamava Charlie ed era nuova, non
conosceva nessuno e sedeva sola a mensa ma l'avevo già
intravista a lezione di spagnolo e mi era apparsa piuttosto in
difficoltà. Avevo scambiato due parole a lezione ma era stato
breve, l'insegnante era entrato e non avevo avuto modo di spiegarle
bene come raggiungere la segreteria. Comunque penso che alla fine la
strada l'abbia trovata anche da sola poiché poi la giornata
era trascorsa e non ci eravamo più viste ma adesso la beccavo
da sola e mi venne spontaneo dirigermi da lei. Le mi amiche mi
aspettavano qualche tavolo più avanti ma le feci cenno di
aspettare.
«Ciao, sono Emily. Ti
ricordi? Ci siamo parlate a lezione di spagnolo.» Lei alzò
lo sguardo ed ebbe un leggero sussulto. Forse ero giunta lì
con troppo entusiasmo però poi mi riconobbe e accennò
un sorriso. Charlie aveva due grandi occhi azzurri e dei lunghissimi
capelli color del grano. «Certo che mi ricordo. Vuoi sederti
qui?»
Accettai contenta. Le persone che
conoscevo mi dicevano spesso che ero piuttosto brava a fare amicizia
con la gente. «È da poco che ti sei trasferita?»
«Giusto una settimana fa,
prima dell'inizio dell'anno scolastico così speravo di poter
fare nuove amicizie. Ma qui sembrano tutti conoscersi tra di loro ed
è un po' difficile per me andare in giro e dire ciao» si
notò anche dal modo in cui nervosamente si toccava il collo.
Cercai di rassicurarla. «Tranquilla, ci siamo sentite tutte un
po' così però se ti va posso presentarti un paio di
amiche mie. È gente simpatica, prometto.»
Charlie ne sembrò
piacevolmente sorpresa ma non ebbe modo di darmi una risposta che Rue
piombò alle sue spalle seguita da Jane e Valentina. «Ci
hai abbandonate! Ti avevamo pure riservato un posto.»
«Dove sono Nisha e Rachel?»
chiesi dopo averle contate tutte. «Nisha con il suo nuovo
fidanzato e Rachel sta per arrivare» e si sedettero, prestando
finalmente la loro attenzione sulla ragazza che mi sedeva di fronte.
Erano grosso modo così anche loro, piuttosto esuberanti e
socievoli. Infatti Rue fu subito lì accanto a lei.
«Ragazze lei è
Charlie. Charlie loro sono le mie amiche Rue, Jane e Valentina.»
«Da dov'è che ti sei
trasferita?»
«Vancouver.»
«Sei canadese! Anche mia
madre è canadese.» disse Jane e iniziò così
una conversazione sul Canada e i posti belli da visitare fin quando
non vedemmo Rachel arrivare tutta trafelata. «Che ti è
successo, figlia dei fiori?»
«Ero con i ragazzi della
band. Stasera dobbiamo suonare in un locale e oggi ho le prove perciò
penso di non venire a casa tua Emily. Scusami.»
«Non preoccuparti.»
«Però potete venire
stasera. È la prima volta che suoniamo in pubblico, mi farebbe
molto piacere se ci foste anche voi.»
Le ragazze furono ben felici di
accettare, però mi ricordai che c'era anche Charlie lì
con noi e sembrava piuttosto a disagio. Perciò attirai
l'attenzione di Rachel e le indicai la nuova arrivata.
«Lei è Charlie. Si è
appena trasferita.»
Rachel si affrettò a
scusarsi per non averla notata subito e presentandosi le chiese se
volesse venire anche lei. «Non so...»
«Dai ci divertiremo. Rachel
e la sua band sono davvero bravi.» dissi e poi mi venne in
mente una cosa. «Perché non venite tutte a casa mia
stasera così ci prepariamo insieme?»
«Mi sembra un'ottima idea.»
rispose Jane e le altre si trovarono ad annuire. «Allora mando
un messaggio a Nisha così l'avviso. Charlie tu che fai?»
La ragazza sembrò
pensarci. Ci guardò ad una ad una infine disse accennando un
sorriso. «Dov'è che abiti?»
***
Avevo mandato mio fratello a
prendere le pizza, non ne era stato molto contento ma infondo era
abituato ad avere le mie amiche in giro per casa. I miei genitori
invece amavano avere ospiti ed era da un po' di tempo ormai che non
chiedevo più neanche il permesso. Che fosse Derek o che
fossero le mie amiche chiunque era il benvenuto in casa Haines.
«Siete venute già
vestite?» chiesi un po' stupita quando aprii la porta e vidi
alcune di loro già in ghingheri. Solo io e Charlie avevamo
preso a parola l'idea di prepararci insieme e poi dopo uscire. «Ci
avremmo messo troppo tempo e non possiamo rischiare di fare tardi»
fu la risposta concisa di Rue e non ebbi niente da ribattere. Anzi
osservandole mi resi conto che si erano messe tutte in tiro e se non
volevo fare brutta figura dovevo anche io impegnarmi a trovare
qualcosa di figo per la serata.
«Charlie, vieni con me»
la presi per mano e la scortai al piano di sopra. Avvisai gridando ai
miei genitori che le mie amiche erano arrivate e nessuno mi rispose
ma poi sentii le loro voci provenire dal soggiorno mentre salutavano
allegramente le ragazze. «Non dovrei prima presentarmi ai
tuoi?»
Risi a quella domanda.
«Tranquilla, puoi farlo anche dopo. Adesso noi due dobbiamo
aiutarci a vicenda.»
Charlie annuì e un po'
imbronciata disse: «le tue amiche sono fighissime».
«Anche tu lo sei.»
Charlie era una bella ragazza e adoravo le lentiggini che
costellavano il suo volto, inoltre avrei pagato oro per poter avere i
suoi capelli. Sembrava proprio Raperonzolo con quella lunga e folta
chioma bionda.
Eppure non sembrò crederci
quando le dissi che era davvero bella. «Che cos'hai lì?»
«Mi sono portata un
vestito, pensavo potesse andare ma poi Rue mi ha spiegato che si
trattava di una band rock e be'...» estresse un grazioso
vestito con dei fiorellini «non credo che questo sia adatto.»
Era un vestito molto carino.
Personalmente non l'avrei mai indossato, non mi ci sarei mai vista
bene ma invece con quell'aria principesca su Charlie lo immaginavo
perfettamente. Solo che aveva ragione, non c'entrava molto con la
serata.
«Possiamo sempre farci
qualche ritocco» mormorai e Charlie non sembrò capire.
Tuttavia non ci badai molto e iniziai a rovistare tra gli armadi e i
cassetti in cerca di quello a cui stavo pensando.
Delle calze a rete nere che avevo
comprato qualche anno fa e che non avevo mai indossato, il cinturino
con le borchie e infine una giacca di jeans molto stile anni novanta
che servivano a completare quel look un po' edgy e un po'
improvvisato.
«Per tua fortuna»
annunciai mentre le rendevo tutto quello che avevo trovato «ho
l'armadio pieno zeppo di vestiti» metà dei quali non
avevo mai indossato in verità. Avevo uno stile piuttosto
anonimo, mi piacevano le t-shirts colorate un po' retrò e gli
jeans. Ai piedi indossavo quasi unicamente converse e per quanto
questo facesse di me una ragazza particolarmente noiosa in ambito di
moda era anche vero che avevo il grande difetto di essere
spendacciona e di solito quando ero in giro c'era sempre qualcosa di
nuovo che mi incuriosiva e che dovevo comprare. Infondo ero sicura
che in qualche cassetto anche io avessi un vestitino con i fiorellini
carino e femminile che non aveva mai visto la luce del sole.
«Se non ti piace sentiti
libera di cercare qualcos'altro tra le mie cose.» ma Charlie
scosse la testa e si mostrò grata. «Va più che
bene. E tu cosa ti metti?»
«Non ne ho la più
pallida idea» sospirai e a quel punto la bionda canadese sembrò
abbandonare quell'aria remissiva e intimidita che aveva avuto fino ad
allora e aprendo di sua spontanea volontà le ante dell'armadio
disse: «dai che ti aiuto io.»
***
Quando giungemmo al locale ci
rendemmo conto che non era proprio il posto che ci aspettavamo. Un
po' stile cowboy, con i camerieri vestiti in quel modo e quell'aria
da far west il locale era frequentato per lo più da gente
adulta che veniva lì per gustare la birra mentre noi eravamo
solo delle sedicenni venute lì per divertirci. Mi ero vestita
e mi ero fatta truccare per senza motivo, pensai e fummo tutte dello
stesso parere a parte Rue che sembrava stranamente entusiasta.
Ci sedemmo ad un tavolo e un
cameriere venne per le ordinazioni, un po' divertito e un po'
sorpreso. «Sapete già che non posso portarvi niente di
alcolico.» Fece la premessa che mi parve tanto una presa in
giro ma non ci badai e piuttosto chiesi informazione sulla band che
si doveva esibire. «Ah si! Siete qui per la batterista?»
Annuimmo.
«Si esibiranno tra una
mezz'oretta circa. Stanno scaricando le attrezzature dal furgone.»
«Quindi sono già
arrivati?»
Il cameriere ci diede la conferma
e trassi un sospiro di sollievo. In un posto del genere non mi
sentivo molto a mio agio, fosse stata un'altra occasione avrei
chiamato mio fratello per farmi venire a prendere ma perché si
trattava di Rachel dovevamo resistere. Charlie si sedette accanto a
me e abbassandosi mi indicò un gruppo di persone che si
stavano facendo spazio tra la gente, per salire sul palchetto. «Sono
loro?»
Avevano volti giovanili e
riconobbi Raja e Jason che dovevano essere rispettivamente il
cantante e il chitarrista ma non avevo idea di chi fosse quell'altro
ragazzo. Stavamo per preoccuparci nel non vedere Rachel ma poi una
voce squillante ci prese alla sprovvista e ci voltammo nel notare il
viso sorridente della nostra amica.
«Rachel!» fu quasi
corale. Lei ci rivelò di essere tesissima. «Allora come
vi sembra questo posto?» Jane che non riusciva proprio a
mentire non poté nascondere di sentirsi un po' a disagio. «Non
so neanche come abbiano fatto a farci entrare.»
«Ero sorpresa anche io la
prima volta che sono venuta a provare però almeno pagano bene.
Adesso devo andare ragazze, ci vediamo tra poco.»
Ci diede un breve bacio volante,
ringraziandoci di essere venute e poi si riunì al suo gruppo.
Jason e Raja ci salutarono con la mano e allora mi ricordai di non
aver chiesto chi fosse l'altro ragazzo che stava con loro. Senza
neanche rendermene conto i miei occhi si soffermarono su di lui
finché non li vidi scomparire dietro le quinte.
«Avete visto quello lì?»
chiese Rue indicando proprio il ragazzo nuovo. «Si e allora?»
Valentina non era impressionata. «È fighissimo!»
«Già è molto
bello. Come mai Rachel non ce lo ha mai presentato?» la domanda
di Jane mi portò a pensare e a dire: «probabilmente è
un nuovo membro della band. Rachel non ci parla mai di queste cose.»
«È davvero carino.»
«Nisha, tu sei fidanzata.
Non puoi guardarlo»
«Era tanto per dire»
si mise immediatamente sulla difensiva e poi aggiunse per rispondere
a Jane. «E poi penso che Derek sia più bello.»
«Nessuno è più
bello però del fratello di Emily» a quelle parole di Rue
aprii la bocca sconcerta. Jane si trovò ad essere d'accordo.
«Mio fratello?! Se solo lo conosceste bene non direste mai una
cosa del genere.»
Mio fratello era un bel ragazzo,
non potevo negarlo anche perché era tipo mister popolarità
nella nostra scuola e aveva un sacco di seguaci su Instagram e
c'erano delle ragazze che a volte venivano da me solo per chiedermi
di lui ed era imbarazzante, davvero, perché non avevo idea di
chi fossero ma loro apparentemente conoscevano me. Comunque sta di
fatto che mio fratello era un fuckboy e in gergo fuckboy è un
tipo di ragazzo di cui non fidarsi soprattutto quando si è
solo una povera ragazza, giovane e innocente che ha voglia di
innamorarsi. La lista dei cuori spezzati di Will Haines era lunga e
inesauribile.
«Non fraintendere. Nessuna
di noi potrebbe mai essere abbastanza stupida da provarci con Will ma
credo che noi tutte qui crediamo che tuo fratello sia insomma un gran
figo.» Alle parole di Rue si ritrovarono tutte d'accordo, ad
accezione di Valentina.
«A me non fa né
caldo né freddo.»
«Valentina per te è
così per qualsiasi ragazzo che incontriamo. Potrebbe passarti
davanti Brad Pitt e non lo noteresti neanche.»
Valentina che se solo avesse
voluto avrebbe potuto avere tutti i ragazzi ai suoi piedi, persino
mio fratello ci aveva provato con lei una volta, fece spallucce come
a confermare quanto dichiarato da Nisha.
Charlie invece che sedeva accanto
a me non poteva esprimere una vera opinione visto che lei Will non lo
aveva ancora incontrato. «Comunque smettiamola per favore di
parlare di mio fratello. Anzi non fate più apprezzamenti su di
lui in mia presenza. È disgustoso.»
Le ragazze risero. Valentina
invece aggiunse: «che poi anche tu sei molto bella ma non te ne
rendi conto.»
La cosa mi prese totalmente alla
sprovvista. «In realtà ci sono molte di voi in questo
gruppo che si sottovalutano.» E i suoi occhi corsero subito su
Jane che era un po' la sua amica più stretta e infatti la
biondina aveva abbassato lo sguardo e sembrava aver capito che la
frecciatina fosse rivolta a lei. «Dovreste solo aprire di più
gli occhi per capire.»
Non compresi perché di
quel discorso improvviso ma si creò una strana tensione che
per fortuna venne ben sopraffatta dall'arrivo sul palco di Rachel e
la sua band.
«Iniziano!»
Rachel, Raja, Jason e l'altro
ragazzo salirono sul palco, fecero una breve presentazione e poi si
misero in postazione. Notai che quello nuovo suonava il basso e come
una stupida restai a guardarlo per la maggior parte del tempo
sperando che lui notasse me. Un po' come avveniva nei film che il
cantante famoso di turno - in questo caso un bassista - notasse la
ragazza tra gli spalti e ne nascesse non so qualcosa.
Scossi la testa a quei pensieri e
arrossendo mi guardai attorno sperando che nessuno avesse notato
qualcosa. Ma anche se qualcuna delle mie amiche fosse stata in grado
di leggere nel pensiero dubitavo potesse farlo al momento che erano
tutte prese ad ascoltare i ragazzi.
«Sono bravi!» mi urlò
Charlie ad un orecchio. La musica era altissima. Appoggiai un braccio
intorno alle sue spalle come gesto spontaneo e affettuoso e ci
lasciammo trasportare un po' tutte e due dalla musica, perché
sapevamo che in quel modo potevamo scioglierci di più l'una
con l'altra.
E infatti fu proprio ciò
che avvenne. Si creò una specie di clima magico tra noi tutte.
Cantammo, ballammo e scherzammo tra di noi mentre ogni tanto urlavamo
a gran voce il nome di Rachel come delle fan sfegatate alla vista del
proprio idolo. La musica rock era energetica e caotica, ne fummo
travolte. Ad un certo punto ci trovammo al centro del locale, nello
spazio tra i tavoli vuoti a ballare tra di noi e a comportarci come
se stessimo ad un concerto. La gente ci guardava e sapevo che lo
stava facendo ma in gruppo sembrava che la cosa non ci desse tanto
fastidio.
«Sapete ragazze... Ogni
tanto dovremmo andare anche noi a qualche festa e divertirci.»
«Divertirci come?»
chiese Charlie incuriosita e Rue ammiccò. «Ormai siamo
grandi. Dovremmo farci invitare anche noi da qualcuno di popolare.»
«Possiamo organizzare
qualcosa noi!»
«Una festa a casa di
Emily.»
«Si, a casa di Emily!»
Io le guardai un po'
scioccata.«Siete impazzite?!» Ovviamente le idee più
strambe venivano sempre a Rue e Jane. «I miei mi
ammazzerebbero.»
«Andiamo, Emily! I tuoi non
si sono mai lamentati tutte le volte che abbiamo fatto i pigiama
party insieme perché dovrebbero dire no ad una festa.»
«Perché hanno sempre
detto no a Will, cosa ti fa pensare che direbbero si a me?»
«Ma Will è Will e tu
sei tu.»
Non aveva nessun senso quello che
Jane disse ma Rue provò a spiegarsi meglio. «I tuoi
sanno che sei responsabile e si fidano di te. Sono sicura che se
affidata a te la festa diranno di si. E poi a scuola se diciamo che
il mega party si tiene a casa di Will Haines sono sicura che molta
gente verrà.»
«Molta gente?»
La cosa iniziava a farmi paura.
Quelle due avevano in mente qualcosa di diabolico e già lo
sapevo. «Guarda come ci stiamo divertendo stasera. Una festa
organizzata da Emily Haines sarebbe il massimo.» E adesso
cercavano anche di comprarmi con le lusinghe. Cosa che, ahimè,
funzionava spesso. «Ci devo pensare.» dissi e loro
esultarono come se avessi già detto si.
***
A fine serata aspettamo Rachel
fuori dal locale sudate e un po' stanche. Ci eravamo date alla pazza
gioia ma adesso avevo solo voglia di farmi una doccia e di finire
dritta dritta sotto le coperte del mio amatissimo letto. Charlie
accanto a me sbadigliò. «È stata una bella
serata.» mi confidò e io risposi altrettanto contenta:
«mi fa piacere che tu ti sia divertita.»
«Ragazze!»
Rachel ci raggiunse tutta
trafelata e ci abbracciò una ad una ringraziandoci nuovamente
di essere venute. Noi non potemmo fare altro che complimentarci. «È
stata una bellissima serata.»
«Ci siamo divertite un
sacco.»
«Dovremo rifarlo.»
E mentre avveniva quello scambio
di battute non ci accorgemmo che ci avevano raggiunto il resto della
band.
«Rachel ci aveva detto che
eravate esuberanti ma stasera siete state magnifiche! Ci avete fatto
sentire delle star.» ci disse Raja non appena ci fu di fronte.
Accanto a lui c'era Jason ma del ragazzo nuovo nessuna traccia. «È
stato tutto merito vostro. Ci avete fatto divertire tantissimo.»
«E il bassista?» fu
la prima cosa che mi venne da chiedere. «Ray, dici? Eccolo che
arriva.»
Mi sentivo un po' una stupida per
essermi lasciata sfuggire la domanda così ma poi vidi arrivare
Ray e non ci badai neanche più. Era un ragazzo non troppo alto
ma neanche troppo basso, che veniva nella nostra direzione sapendo di
avere lo sguardo di tutte noi puntato addosso eppure non sembrava
esserne intimidito. Aveva una sigaretta tra le labbra da cui stava
aspirando e si era sbottonato la camicia facendo intraverdere
un fisico snello e asciutto nonché un moltitudine di tatuaggi
che gli arrivavano fino al collo. I due tatuaggi che avevo intravisto
oggi sul braccio di Derek non erano nulla in confronto. Ray si fermò
davanti a noi, si spostò i capelli dal viso e ci accennò
un sorriso accattivante. Era bello da togliere il fiato, pensai.
«Come mai mi guardate
tutte?»
«Emily si stava chiedendo
dove fossi.»
Emily ero io. I suoi occhi di un
azzurro chiarissimo, finirono per incrociare i miei. Ebbi un sussulto
e mi sentii incapace di proferire parola, come se fossi stata
scoperta a fare una cosa che non dovevo fare. Tipo chiedere dove
fosse uno sconosciuto.
«Emily sei tu quindi.»
e mi tese la mano. Gliela strinsi sudando e chiedendomi che cosa
volesse dire con quel Emily sei tu che suonava come se già
avesse sentito parlare di me.
«Voi due già vi
conoscete?» anche Rachel doveva aver pensato la stessa cosa.
Sia io che Ray negammo. Ero abbastanza sicura di non averlo mai visto
prima.
L'attenzione del ragazzo tatuato
si spostò sulle mie amiche. «Non credo che ricorderò
tutte i vostri nomi però ci provo. Io sono Ray comunque.»
Alla fine delle presentazioni il cellulare mi squillò per
qualche secondo perciò lo estrassi per vedere un messaggio di
mio padre. Mi diceva che era arrivato e che ci stava aspettando.
«Rachel noi dobbiamo
proprio andare. Mio padre è appena arrivato.»
«Va bene. Andate pure, ci
becchiamo domani a scuola.»
Salutammo anche gli altri e
infine ce ne andammo. Quando giungemmo davanti alle strisce per
attraversare mi voltai un solo secondo e beccai Ray fare lo stesso. I
nostri sguardi si incrocariono per un breve secondo prima che Charlie
mi prendesse a braccetto per trascinarmi via. «Emily ma dov'è
che guardi? Di qua dobbiamo andare.»
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