"People
fall so in love with their pain, they can’t leave it behind.
The
same as the stories they tell. We trap ourselves."
-
Chuck
Palahniuk -
Unravel
me
1.
Sono
tornati, ma c'è qualcuno in più con loro.
Il
braccio di Sevika richiede immediate attenzioni, ma quel cosino
lo lascia confuso - interdetto.
Sposta
le lampade sopra il corpo di Sevika, getta un'ultima occhiata alle
sue spalle - una
bambina: è una bambina.
Silco
la tiene stretta a sé come fosse la cosa più fragile al
mondo.
2.
Il
cosino ha un nome - una storia.
Gliel'ha
raccontata Zadok durante una partita a carte - sul tavolo pochi
spiccioli e un rum scadente.
"Era
una dei randagi di Vander." gli dice, massaggiandosi una spalla.
"L'hanno
abbandonata nella fabbrica." continua, e Singed non prova nulla
- né pietà, né tristezza.
"Era
sua la bomba che ha fatto esplodere il fabbricato." aggiunge,
gettando sul tavolo una mano vincente.
Singed
sospira, aggiungendo due monete al mucchietto centrale.
Zadok
beve un sorso di rum e ricomincia a mescolare.
3.
Sevika
apre gli occhi, li richiude non appena le luci della sala la
colpiscono dritta dritta in faccia.
"Bentornata."
l'accoglie Singed, dandole le spalle.
Sevika
si umetta le labbra - secche.
"Non
ci sono segni di cancrena." le annuncia, e Sevika ricorda
-
il fascio di luce azzurro, seguito poi da un'esplosione bianchissima,
accecante.
Il
volto di Singed entra nel suo perimetro visivo, sollevandole l'orlo
della fasciatura.
"Dicono
sia stata una bambina."
Sevika
deglutisce, rischiando di soffocarsi con la saliva.
"A
fare la bomba."
"Non
lo so." sussurra lei, già stanca.
Singed
le tocca la fronte e Sevika resiste
all'impulso
di sottrarsi a quelle dita fredde e troppo
lisce.
Il
buio accoglie ogni altro pensiero.
4.
Vorrebbe
cambiarsi: togliersi di dosso il gilet rigido di sangue, la camicia
umida di pioggia e sudore.
Vorrebbe
bruciare tutto
e lavarsi - affondare nella vasca anche se l'acqua sarà fredda
e inospitale e lì rimanere per un'ora, forse due.
China
il viso verso il petto, incontrando un ammasso di capelli azzurri e
spettinati.
Non
sa ancora come chiamarla e la bambina non ha aggiunto nulla da quando
gli si era gettata tra le braccia, vomitando parole piene di veleno e
dolore.
"Non
è più mia sorella. Non più."
E
qualcosa
aveva
vibrato dentro di lui - tra le costole.
Qualcosa
era risuonato - era stato toccato,
riverberandosi
in lui come un eco.
Un
ricordo.
Silco
scivola con la schiena lungo la parete e ascolta le lacrime della
bambina spegnersi in un mormorio triste.
5.
Vi
l'ha lasciata.
Vi
l'ha abbandonata.
Vi
non la vuole più.
Vi
ha detto che Mylo aveva ragione: che è una disgrazia e rovina
tutto quello che tocca - lo distrugge,
facendolo esplodere.
Tic
toc, tic toc:
perché sei rotta nella testa, sfigata. Rotta e
inutile
e
assassina.
Vi
ride, colpendola in viso ancora e
ancora e
ancora
- fino a quando Powder non sente in bocca il sapore del proprio
sangue, della vergogna.
Della
solitudine.
Apre
gli occhi di scatto, agitando le gambe in un movimento spaventato,
frenetico.
Si
aggrappa a una stoffa morbida, sulla quale si accorge di aver pianto
come una sfigatasfigatasfigata
e
sta per ricominciare, lo sente, lo sa
e...
"Jinx."
Powder
solleva lo sguardo, incontra quello asimmetrico di un uomo che non
conosce - ma
lui c'è, le
sussurra una vocina nella sua testa; ci
sarà sempre, Jinx. Non lo senti? Non percepisci il suo dolore,
uguale al tuo?
Un
occhio azzurro, uno rosso - l'uomo la fissa in silenzio, lasciandole
il tempo di tirare su con il naso e pulirsi dalle lacrime.
Mi
dispiace,
vorrebbe dirgli.
Non
volevo,
vorrebbe aggiungere, perché lei sbaglia sempre
ed
è la cosa giusta da dire, no?
L'uomo
sospira, reclinandosi all'indietro: intreccia le dita nei suoi
capelli, riportandola alla posizione di prima - la guancia destra sul
petto, le ginocchia piegate verso l'alto.
"È
stata una lunga notte." mormora, senza rabbia.
"Dormi,
Jinx." aggiunge, e Powder
arrotola quel nome sotto la lingua - Jinx
Jinx Jinx
-
percependolo affilato, bellissimo.
Perfetto.
Powder
Jinx chiude gli occhi e respira.
I
think I’ve lost my mind,
it’s
something I can’t hide.
Tira
verso il basso il polsino della camicia, inserendo i gemelli in
eudialite e oro.
Chiude
le dita attorno il collo, allacciandosi la cravatta - nodo Onassis,
applicazione magnetiche.
Rivolge
allo specchio il profilo sfregiato
-
un monito a non perdersi mai
di
vista; a ricordare sempre
da
dove viene e come
è
arrivato dov'è ora.
Allunga
il braccio all'indietro, aprendo il cassetto del comodino e cercando
a tentoni il correttore.
Click.
Solleva
lo sguardo, incontrando occhi blu, enormi
nella
penombra della stanza.
Jinx
apre la scatolina quadrata, riservandogli uno sguardo incerto - una
richiesta e un desiderio.
Silco
si volta, stringendole il polso tra le dita e traendola a sé.
Jinx
lo segue, sedendosi sopra di lui e intingendo la spugnetta nella
consistenza cremosa del correttore - una miscela creata a Piltover
appositamente per la sua pelle.
Il
Last Drop batte languido sotto di loro, risuona degli ultimi ansiti
della notte - accompagna un silenzio nel quale si (ri)trovano sempre.
Jinx
sorride, mormorando Silly
Silco e
infrangendogli il respiro - distruggendolo
ogni volta.
Silco
reclina il viso verso destra e lascia che le sue mani ricompongano
una ferita che non ha mai smesso di sanguinare.
6.
"Figlio
di puttana!" bercia Sevika, colpendo con un calcio la sedia.
"Brutto
macellaio del cazzo!" mastica, digrignando i denti.
Singed
sospira, fermandosi.
"Devi
stare ferma."
"E
tu devi smetterla di provare a infilarmi cavi su per il culo."
Singed
alza un sopracciglio, per nulla impressionato.
"Sto
cercando di inserirli nella tua spalla,
Sevika, non nel tuo culo." sottolinea, asciutto.
"Sì,
be', se spingi un altro po' mi usciranno anche da quella parte."
Una
risatina interrompe la loro discussione, seguita da un fruscio
ovattato.
Sevika
si volta, nota solo adesso la bambina seduta in un angolo.
"Cosa
ci fa lei qui?"
sibila, indicandola.
Singed
si stringe nelle spalle, riavvitando un bullone che Sevika aveva
allentato.
La
bambina esce dall'ombra del laboratorio, un pacchetto di biscotti in
mano e una macchia di zucchero sulla guancia.
Sevika
la fissa irritata, la bambina sostiene il suo sguardo - le allunga un
biscotto, posandolo sul tavolo operatorio e sedendosi per terra.
Sotto
le luci al neon gli occhi della bambina sembrano ancora più
grandi e pieni.
7.
Chuck
pulisce il fondo del bicchiere, fissando di sbieco la bambina seduta
sul bancone.
Ha
incrociato le gambe tra loro, scarabocchiando qualcosa su un foglio
che Rhoda le ha dato e che altro non è che il retro del
tariffario del bordello.
"È
carina." chiosa Rhoda, indicandola.
Chuck
schiocca la lingua contro il palato, passando al bicchiere
successivo.
"Non
dovrebbe stare in un posto come questo." aggiunge, appoggiando
il mento sul pugno chiuso.
"No."
concorda Chuck, sollevando il bicchiere e controllandolo controluce.
"Dici
che un domani il boss la manderà qui a lavorare?"
Chuck
si ferma, posando lo strofinaccio.
Rhoda
beve un sorso di rum, umettandosi la labbra.
"Non
credo sia quello il suo intento." le risponde Chuck,
reclinandosi sul bancone.
"Ho
sentito da Zadok che l'ha raccolta la notte della morte di Vander e
da allora non se ne è più separato: le permette di
girare per tutto il locale e Sevika l'ha definita una piccola
scimmia molesta."
Rhoda
annuisce, distratta dal modo in cui la bambina si guarda alle spalle,
borbottando tra sé e sé.
"Non
sta bene." la raggiunge la voce di Chuck, vicina all'orecchio.
Rhoda
si volta, osservandolo mentre ruota l'indice alla tempia.
"Zadok
mi ha detto che una notte è stato svegliato da urla tremende,
disumane: pensava fossero sotto attacco e invece era la bambina."
La
donna alza un sopracciglio, incuriosita.
"Dicono
che parli da sola e senta le voci, o una cosa simile. So che il boss
l'ha spostata dalla precedente camera - un magazzino riorganizzato in
fretta e furia - per metterla in una nuova, contigua alla sua."
Rhoda
torna a studiare la bambina, notando come adesso si stia colpendo
leggermente la nuca con la mano.
Chuck
sospira, allineando i bicchieri dietro di sé e prendendone
fuori uno colorato di rosa; vi butta dentro una cannuccia, versandovi
del latte e poi mescolandolo a del cioccolato in polvere.
Si
avvicina alla bambina, interrompendola da... be',
qualsiasi
cosa stesse facendo.
La
bambina lo guarda, tra le dita un pastello verde quasi esaurito.
Chuck
le posa il bicchiere a pochi centimetri, tornando poi da Rhoda.
La
bambina prima lo guarda, poi lo tocca con l'indice; si flette in
avanti, annusandolo - lo assaggia con la punta della lingua,
arricciando il naso e decidendo che sì,
potrebbe piacerle.
Anni
dopo sarà ancora la sua bevanda preferita.
8.
Silco
è ferito.
Silco
è ferito e Jinx si è tramutata in una palla di energia
e nervosismo - lo tocca ovunque, emettendo un lamento continuo,
desolante.
"Nononononono."
ripete, premendo entrambe le mani sulla ferita.
"Oh,
nononono. Stupida, stupida
Jinx."
piagnucola, ma intanto gli ha già strappato parte della
camicia, staccando con i denti una striscia di nastro isolante.
Sevika
li raggiunge inspirando a fatica, grigia di polvere e cenere.
Jinx
schiaccia,
sigillando la ferita - apre e chiude la bocca come un pesce in secca,
dando l'impressione di stare per avere una crisi psicotica da un
momento all'altro.
Silco
si mette seduto, toccandole il viso e lasciandovi sbavature rossastre
lungo la guancia, il collo.
"Va
tutto bene, Jinx."
Jinx
preme le labbra tra loro, emettendo un singhiozzo che diventa poi un
guaito patetico.
"Jinx,
sono vivo: calmati." ripete, ma Sevika può vederne il
pallore insano, il respiro corto.
Jinx
ondeggia avanti e indietro, premendosi i pugni chiusi sulle tempie.
Silco
deglutisce, finendo invece per tossire - lungo il mento fili di
sangue e saliva.
"Jinx..."
riesce a mormorare, ma Sevika è più veloce e lo solleva
di peso, gettando un'occhiata d'intesa a Zadok.
"Andiamo."
dice poi, afferrando per un gomito Jinx.
Jinx
strattona,
liberandosi e aggrappandosi invece al cappotto di Silco - gli occhi
pieni di lacrime e l'intero viso accartocciato in un'espressione di
pura sofferenza.
"È
colpa mia, è colpa mia." ripete, e Sevika comincia a
correre sperando
che quella scimmia le stia dietro.
Jinx
li segue come un'ombra, piangendo e
gemendo cose senza senso e
urlando a voci che solo lei può sentire - preme così
forte
le mani sulla ferita di Silco che ore dopo Singed dovrà
ammettere che sì,
potrebbe,
in
effetti,
averlo salvato.
Jinx
non lascerà il corpo di Silco nemmeno per un istante.
9.
"Mangia
qualcosa."
Jinx
la ignora, addosso gli stessi abiti di tre notti prima.
Sevika
si siede, rimescolando una poltiglia che dovrebbe
essere carne al sugo.
"Non
fare la bambina." le dice, ma per quanto Jinx sia cresciuta è
ancora
una
bambina - dodici anni o poco più.
Jinx
persevera nel suo silenzio, accarezzando con gentilezza la fronte di
Silco.
Si
è seduta alla testata del letto e gli tiene il capo sulle
ginocchia - le lenzuola attorno a lei essersi sporcate di grigio e
sangue coagulato.
"Fai
schifo."
Nessuna
risposta.
"Devi
lavarti."
Mutismo
assoluto.
Sevika
inspira con forza, stendendo le gambe davanti a sé e
incrociandole alle caviglie.
"Puzzi
di sudore e ferro: rischi di infettargli la ferita."
Jinx
ferma i suoi movimenti, fissando Silco.
"Se
non vuoi mangiare per me va bene, ma almeno vai in bagno e fatti una
doccia."
Jinx
inclina il viso verso di lei, lungo le guance lacrime asciutte e
nere.
Sevika
le riserva uno sguardo neutro, disinteressato.
"Non
morirà." la rassicura, perché ha
capito che
Jinx ha paura che Silco scomparirà non appena lei si
allontanerà - l'abbandonerà come hanno fatto tutti
prima.
"Lascia
aperta la porta; così potrai vedere con i tuoi occhi che non
si alzerà per scappare fuori dalla finestra, se è
questo che temi."
Jinx
la studia con un'intensità adulta, che la fa sentire, per un
istante, a disagio.
Non
lo farebbe anche se potesse, sta
per aggiungere, ma Jinx mette una gamba a terra, poi l'altra,
perdendo l'equilibrio per il poco uso.
Sevika
lascia che si appoggi alla parete per ritrovare il sostegno,
osservandola mentre si dirige in bagno senza mai perdere di vista
Silco.
Tragico
è quel sentimento che diventa ossessione e infine tutto.
10.
Si
sveglia in una notte di pioggia, quando a Zaun l'aria sembra un po'
meno pesante.
Trae
un sospiro spezzato, sotto la lingua il sapore metallico dello
Shimmer, quello sgradevole dei medicinali.
Apre
gli occhi, e Jinx è lì,
con lui - su
di
lui, affranta e preoccupata.
Gli
tocca il viso, ruotandolo prima a destra, poi a sinistra; piega le
labbra in una smorfia triste, cominciando a piangere in silenzio -
lacrime grosse, pesanti.
"È
colpa mia." sussurra, ritirandosi verso il fondo del letto.
"È
sempre colpa mia." ripete, colpendosi alla tempia con il pugno
chiuso.
Silco
fissa il soffitto per qualche istante, ricorda l'esplosione - si
chiama Bunny, the Funny! e se muove l'orecchio destro be', sei
fottuto -
il frammento di shrapnel che gli aveva squarciato il fianco.
Si
solleva sui gomiti, ignorando la puntura dolorosa che si irradia
dall'ombelico alla schiena, allungando una mano verso Jinx.
"No,
Jinx." mormora, muovendo le dita a sé.
"Non
è colpa tua." specifica, studiandola mentre si porta le
ginocchia al petto, tirando su con il naso.
Silco
si raddrizza, appoggiandosi alla testa del letto.
"Vieni,
Jinx."
Jinx
si rattrappisce in se stessa, spaventata dal fargli ancora
male.
Silco
rimane immobile così
- una mano sospesa verso di lei (sempre) e nell'occhio azzurro una
scintilla quieta, comprensiva.
La
pioggia sbatte
contro
la finestra della camera, scandendo un tempo che sembra restringersi
-
racchiudersi tutto nello spazio che li divide.
Jinx
si pulisce il viso con la manica della camicia - troppo grande per
lei; quasi sicuramente una di quelle di Sevika - e gli si avvicina
piano piano, raggomitolandosi poi contro il suo fianco.
Silco
libera un sospiro sollevato, chiudendo gli occhi.
Le
dita di Jinx gli sfiorano la fasciatura, incerte.
"Mi
dispiace." mormora, piccola - di nuovo a quella
notte.
"Lo
so."
"Non
voglio che tu muoia."
Silco
abbozza un sorriso a metà perché chi,
se non Jinx, può volerlo vivo e in salute?
Nessuno
a Zaun, suvvia: non ti raccontare cazzate.
"Non
morirò, Jinx." la rassicura, lasciandosi cullare dal
rumore della pioggia che continua a percuotere la città.
Jinx
tace, fa per ritrarre la mano dalla fasciatura, ma Silco è più
veloce e intreccia le proprie dita alle sue, aprendogliele sul punto
in cui ancora trasudano sangue.
"Non
possiamo scappare dai nostri errori, ma possiamo imparare da essi."
mormora, prima di scivolare di nuovo nel sonno.
Jinx
osserva il il profilo di Silco rilassarsi e si scopre ancora capace
di essere felice.
We
see the signs,
Oh,
We
close our eyes,
Oh.
La
follia di Jinx è qualcosa di esplosivo,
che parla attraverso conigli di pezza e scimmie meccaniche.
Sevika
l'ha vista espandersi attorno a lei più di volta, ma mai così
forte
- così rabbiosa.
L'edificio
crolla
in
se stesso, viene inghiottito dalla terra - grida e
urla a cui si sovrappone la risata di Jinx.
Scocca
un'occhiata interdetta a Silco, persino contrariata.
"Questi
morti hanno un prezzo." gli dice, irritata.
Silco
guarda dritto davanti a sé, per nulla scalfito dalla polvere
che si solleva verso l'alto - dal dolore
che
sembra permeare l'aria.
"Anche
la nostra libertà." è tutto quello che le ribatte,
seguendo il profilo di Jinx lanciarsi verso di loro - occhi enormi
e
una sbavatura di sangue sul naso.
Sevika
la osserva atterrare quasi
addosso
a Silco, ridacchiando.
Kabooom,
cinguetta, abbracciandolo.
Silco
le accarezza la nuca, mormorandole qualcosa tra i capelli - e
sorride,
Jinx: una piega delicata, fragile.
Da
figlia devota e donna innamorata.
Sevika
storna lo sguardo, estrae la spada - cancella i dubbi, le domande.
Buone
solo a farsi ammazzare o peggio: a lasciarti con ancora più
interrogativi.
Il
potere, in fondo, non chiede eroi, ma mostri implacabili.
11.
La
ragazzina lo fissa con uno sguardo curioso, vivace.
Karvyq
inclina il mento verso di lei, neutro.
Picchietta
con le unghie blu e rosa sulla scrivania di Silco, seduta su un libro
contabile e un rotolo di mappe.
"E
così tu sei Jinx."
La
ragazzina aggrotta le sopracciglia, interdetta.
Karvyq
accavalla le gambe fasciate di metallo e nero, esibendo une bellezza
elegante, che potrebbe appartenere alla nobiltà di Piltover.
"Immagino
quello sia tuo." continua, indicando con l'indice un posacenere
decorato di verde e rosa fluo.
"È
di Silco." ribatte lei, asciutta.
"Sì,
ma non credo l'abbia colorato da solo."
La
ragazzina lo guarda, indecisa se la stia prendendo in giro o meno.
"O
forse Silco ha velleità da pittore che nessuno di noi
conosce."
La
ragazzina stringe la lingua tra i denti, indurendo lo sguardo.
"Se
le avessi non sarei qui a dirigere voialtri." li interrompe la
voce di Silco, compassata.
Karvyq
lo saluta con un cenno della mano, notando come la ragazzina sembri
illuminarsi,
dimenticandosi di lui.
"Ah
no? E dove saresti? Ad affrescare i musei di Piltover e le loro
cucine?"
Silco
arcua appena un angolo della bocca, sposta le gambe di Jinx da un
plico di documenti.
La
ragazzina si allunga verso l'alto, arrampicandosi con una certa
agilità verso un soppalco che Karvyq non aveva notato.
Una
delle trecce azzurre pende dal bordo in legno e Karvyq riesce a
cogliere un solo occhio fissarli da quella posizione - rapace,
attento.
Silco
si schiarisce la voce, allineando i fogli sul sottomano in cuoio.
"Cominciamo,
Karvyq?"
Alla
riunione successiva ci sarà anche una tazza dipinta di rosso e
verde a fare da compagna al posacenere.
12.
Chuck
si tormenta le mani, imbarazzato.
"Forse
non è stata una buona idea." ammette, gettando occhiate
nervose attorno a sé.
"Sì,
avrei dovuto rifletterci meglio." pigola, arrotolando lo
strofinaccio tra le dita.
Sevika
sospira, scuotendo la testa.
"Pensavo
fosse una semplice candelina da torta." si giustifica,
arcuandosi in una posizione difensiva quando Sevika solleva il mento
di scatto, fissandolo.
"Niente
con Jinx è semplice."
mastica lei, e l'oggetto della loro discussione ridacchia,
comodamente seduta su uno sgabello al bancone del bar.
Chuck
sussulta, Sevika si volta - irritata.
"Non
c'è un cazzo da ridere." le dice, fissandola.
Jinx
si scrolla nelle spalle, sollevando un pezzo di farcitura alla
vaniglia dal bancone e leccandola direttamente
dal
palmo della mano.
Sevika
arriccia le labbra sui denti, disgustata.
"Sei
una cazzo
di
scimmia dinamitarda"
Jinx
solleva il dito medio, Sevika fa altrettanto - e sarebbe comico
se
tutte le pareti del bar non fossero completamente
ricoperte
da frammenti di torta e panna.
"Io
non pulisco questo schifo: per me puoi farlo tu
con
la lingua."
Jinx
scuote la mano in aria, raccogliendo un lampone e gettandoselo in
bocca.
"Jinx."
sibila Sevika, puntualmente ignorata.
"Jinx."
ripete, e la ragazza in questione afferra un ammasso di pan di spagna
e crema, soppesandolo.
Chuck
ha già visto quello sguardo negli occhi di sua nipote e sa
che
non prospetta nulla di buono.
Sevika
sposta dietro la spalla il mantello, fa per avanzare - tende il
braccio meccanico verso una treccia di Jinx e...
Splatch.
"Se-se-seeevika."
cantilena Jinx, fissandola deliziata
mentre
la farcitura le cola lungo la guancia, nella piega del collo.
Silenzio:
totale, e tremendo
silenzio.
Chuck
si abbassa non appena il primo sgabello vola sopra la sua testa,
infrangendo lo specchio dietro i liquori - Sevika ruggisce,
facendo tremare le pareti del locale.
Jinx
ride
e comincia a correre verso l'ufficio di Silco.
13.
Jinx
è ufficialmente
entrata
nell'adolescenza: quel meraviglioso
periodo
nel quale far esplodere le cose è diventato ancora più
divertente perché se Jinx sta male, be', devono stare tutti
male.
Silco
rimane immobile anche mentre il pavimento sussulta, afferrando al
volo un carteggio che rischiava di cadere.
Sevika
picchietta con le dita sul cilindro di Shimmer del braccio meccanico,
blandamente irritata - uno stato di vita, ormai.
SBAM.
Silco
non solleva lo sguardo dai registri contabili, percepisce la presenza
di Jinx dall'odore di bruciato che inonda la stanza.
Sevika
osserva Jinx lanciarsi
sulla
scrivania del boss, quasi scivolando dall'altra parte e fermandosi
all'ultimo secondo aggrappandosi al bordo.
"Dite
ciao ad Aragon,
the Dragon!"
cinguetta, soffiando sopra una granata esplosiva dotata di un paio di
alette rosa e una chiostra di denti fluo.
Sevika
cerca un sigaro nella tasca interna del mantello, rovistando tra i
cuscini del divano per l'accendino.
Silco
allunga le dita verso Jinx, accettando Aragon e il suo musetto quasi
simpatico
se non fosse capace di sbriciolare una torre di Piltover senza alcuna
fatica.
Jinx
studia la sua reazione - cerca di capire se gli piace e se ha la sua
approvazione o se ha sbagliato di
nuovo e
deve rifare tutto e
stupida, stupida stupida Jinx...
"Raggio
di azione?" le chiede invece, sollevando la granata sulla punta
delle dita e ammirandola sotto la luce della lampada.
"Quasi
un chilometro."
Silco
libera un hum
di
gola, soddisfatto.
"E
puoi aumentarlo?"
Jinx
si apre in sorriso disarmante, annuendo con enfasi.
Sevika
riesce, finalmente, ad accendersi il suo dannato
sigaro.
14.
Karvyq
la rivede durante una risoluzione,
come piace chiamarle a Petrok, e quasi non la riconosce.
Effettuano
questi controlli nelle fabbriche periodicamente e ogni tanto un
coglione che cerca di vendere autonomamente lo Shimmer salta fuori -
nulla di strano; ordinaria amministrazione.
"Io
dico di appenderlo per le proprie budella e vedere quanto resiste."
propone Petrok, fissandolo di sbieco.
Karvyq
gli riserva un'occhiata annoiata, quieta.
"E
poi tutto quel sangue chi lo pulisce? Tu?" ribatte, neutro.
Petrok
si scrolla nelle spalle, schioccando la lingua contro il palato.
"Che
Uppside del cazzo che sei."
Karvyq
avanza - passi eleganti, fasciati in stivali di cuoio e argento.
"E
tu dovresti smetterla di comportarti come un Sump-Sucker se vuoi che
la gente cominci a prenderti sul serio."
Petrok
sputa a terra, scostandosi dal muro.
"Mi
stai dando della merda?"
"Dipende:
ti sei per caso attaccato alla suola dei miei stivali?"
Petrok
estra la pistola, Karvyq abbozza un sorriso divertito - vengono
interrotti dalle porte della fabbrica che si aprono, accogliendo
Silco e Sevika e...
Chi
cazzo...?
La
ragazzina saltella al fianco di Silco, canticchiando un motivetto
stonato.
Karvyq
la fissa interdetto per qualche secondo prima di capire chi
sia
- addosso nulla più di un pezzo di stoffa che dovrebbe
essere
un crop top, nuvole azzurre che le corrono lungo tutto il lato destro
del corpo, scendendo fin sotto la cintura dei pantaloni.
Petrok
la squadra dalla testa ai piedi, scoccandole un'occhiata curiosa.
Silco
li raggiunge, Sevika un passo indietro, la ragazzina invece addosso
a
lui come se fosse perfettamente normale - nessuna concezione dello
spazio personale o dei confini.
Si
siede sui polpacci, inclinando il capo verso la spalla.
"È
lui?" chiede, e nella sua voce c'è una nota gioviale -
allegra.
Silco
annuisce, fissando prima Petrok, poi Karvyq.
La
ragazzina solleva il mento di Vernian - l'operaio - rivolgendogli uno
sguardo divertito, luminoso.
Karvyq
si flette appena verso Silco, incrociando le braccia dietro la
schiena.
"È
cresciuta." mormora, osservandola mentre tira
una
ciocca di capelli a Vernian.
Silco
rimane in silenzio, concedendogli un'occhiata in tralice.
"Immagino
sia qui per imparare."
"Anche."
risponde lui, asciutto.
Sevika
sposta il peso da un piede all'altro, la piastra frontale
dell'armatura che cigola,
minacciosa.
La
ragazzina si volta, attorno a lei ruotare trecce lunghissime e di un
blu profondo, che ricorda a Karvyq il mare in superficie.
"Perché
non lo affoghiamo nello Shimmer dato che lo voleva tanto? Un'edizione
limitata,
per i suoi compagni e per i consumatori meno leali." propone, e
Petrok libera una risata improvvisa, quasi lo sparo di un proiettile.
Karvyq
osserva la reazione di Silco e comprende.
15.
Tutti
le dicono che è cresciuta; che adesso è grande,
e mentre lo fanno le scoccano occhiate che Jinx riconosce benissimo
-
si comporta da bambina, ma non lo è affatto.
Ruota
la cannuccia nel bicchiere, mordicchiandone l'estremità.
Chuck
le sorride da dietro il bancone del bar, accennando un saluto con la
mano libera.
Jinx
solleva la mano sinistra, scuotendola con più vigore del
necessario.
Ti
sei sentita bene a lasciar morire quell'uomo, uhm?
Ignora
la voce di Mylo, riprendendo a bere il suo latte al cioccolato -
adesso corretto con un
filo di
rum; la quantità per cui era riuscita a corrompere Chuck.
Fai
schifo.
Ruota
le spalle, chinandosi in avanti.
Ho
sempre saputo fossi un'assassina, una pazza psicotica, ma se Vi ti
vedesse adesso ti abbandonerebbe una seconda volta.
Jinx
morde la cannuccia, dividendola in due.
Troia,
la
sorprende Mylo, una parola che poche volte aveva sentito associata a
lei.
Jinx
inspira con forza, tossendo quando la cioccolata le va di traverso,
uscendole quasi dal naso.
Oh,
ma guardati; sei proprio patetica.
Si
pulisce con il dorso della mano, cominciando a notare le immagini
vibrare,
i volti delle persone bruciare e scomporsi.
Non
ti fai schifo da sola?
Jinx
fissa il fondo del bicchiere, concentrandosi sulle piccole bolle di
latte, i grumi che ha creato la polvere di cacao nel mescolarla.
Pensare
così di be', com'è che lo definiscono?
Chiude
le dita attorno il bicchiere, stringendolo fino a quando non lo sente
scricchiolare
- fino a quando non le fanno male i muscoli delle braccia.
Padre.
Ah, che battuta di pessimo
gusto
definire quel ratto tuo padre; avrei dovuto assicurarmi che affogasse
anni fa,
la colpisce la voce di Vander, mostruoso al suo fianco.
Jinx
comincia a iperventilare, si alza prima di esplodere
- il piagnisteo di Claggor un lamento continuo, che fa da
contrappunto alle parole velenose di Mylo, quelle terribili
di
Vander.
Chuck
la vede inciampare nei suoi stessi piedi, uscire reggendosi alla
parete: preme le labbra tra loro, posando la bottiglia di kouaxi e
facendosi strada tra i tavoli fino a quando non trova quello che
cerca.
Sevika
lo vede arrivare, espira una boccata di fumo, fissandolo sorniona.
Chuck
non sorride, non le allunga alcun secondo giro extra; nei suoi occhi
la preoccupazione diventa anche quella di Sevika.
Talking
to myself,
Just
cuz there’s no one else,
I
know I need some help,
I
lie and say I’m well.
La
verità era scritta in un diario stropicciato; un vecchio libro
contabile che Silco le aveva dato il mattino dopo quella
notte, insieme a una scatola di pastelli colorati.
Jinx
si muove sotto le coperte, arrotolandosi dentro il lenzuolo e
distogliendolo, per un attimo, dalla lettura.
Ho
Silco, adesso,
recita la prima riga.
Lui
crede in me,
la seconda - le ultime parole calcate
fino
a bucare il foglio.
Vi
mi odia,
la terza, sbavata di rosso.
C'è
un'alternanza continua tra queste due frasi, che si conclude con un
dare
a Silco la sua medicina; non è più così
spaventoso adesso. È rotto; proprio come me.
Richiude
il diario, girandosi verso sinistra: Jinx lo sta osservando, gli
occhi ancora un po' appannati dal sonno, la bocca socchiusa.
"È
vecchio." mormora, accennando con il mento verso il diario.
"Lo
so." ribatte lui, piano - i rumori di Zaun una cacofonia
lontana, attutita.
Jinx
si sfrega le palpebre, scivolando al suo fianco istintivamente, senza
vergogna.
Silco
la osserva nascondergli il viso contro il petto, intrecciando una
gamba alle sue.
"Quasi
quanto te." ridacchia lei, afferrando il diario e gettandolo di
lato.
"Ah
ah." replica Silco, accarezzandole i capelli "Quanto sei
divertente."
"Lo
so." chiosa lei, descrivendo figure immaginarie lungo le sue
cicatrici - sfiorandole
senza
ritrarsi.
Silco
socchiude gli occhi, rilassato: esposto e nudo
di
fronte all'unica persona che possa toccarlo
e
che l'abbia mai fatto in anni.
"Però
è tutto vero."
Nessuna
risposta.
"Quello
che è scritto lì dentro."
Silco
ascolta la confessione di Jinx in silenzio, limitandosi a circondarle
le spalle con un braccio e ad accoglierla - sempre.
"...
mi dispiace."
"Per
cosa?" le dice, ma è già lontana la sua voce -
assopita e dalla consistenza morbida, priva delle solite asperità
che la induriscono durante il giorno.
Jinx
si arrotola più strettamente attorno il suo corpo e debolmente
Silco si rende conto che Jinx sta trattenendo un singhiozzo: che il
suo petto è contratto
e
la sua voce tesa, spaventata.
"Non
hai fatto nulla, Jinx."
Un
mormorio nell'incavo del suo collo, seguito da unghie piccole,
colorate di rosa e blu che si conficcano
nel
materasso sotto di loro, ansiose.
Silco
combatte il sonno, riaprendo gli occhi e voltandosi verso di lei
nella penombra della stanza - l'alba una luce torbida, catturata dai
fumi di Zaun.
"Jinx,
non..."
"Ma
lo farò." esordisce Jinx, sputando
quelle parole - lungo le guance lacrime grosse, che la fanno sembrare
indifesa, ferita.
Silco
la studia in silenzio per qualche secondo, prendendole poi il viso
tra le mani e costringendo a guardarlo.
"Va
bene comunque, Jinx. Va bene." ripete, e lei gli stringe i polsi
tra le dita, affranta.
"Sei
perfetta così, Jinx." la rassicura, e Jinx un po' ride,
un po' piange - lo bacia, e si addormenta aggrappata a lui, le voci
nella sua testa finalmente spente, morte.
Silco
la guarderà negli occhi fino all'ultimo istante trovandola
sempre e comunque perfetta.
16.
Cling
cling. Cling cling.
La
moneta gira, il mondo si fa sempre più piccolo - Jayce e la
sua tecnologia;
Singed e le sue creazioni.
Cling
cling. Cling cling.
Rhoda
esce dal bagno, trovando Sevika esattamente come prima
- addosso ancora i paramenti da guerra e il mantello rosso.
Cling.
"Un
penny per i tuoi pensieri?" le dice, versandole un bicchiere di
kouaxi.
Sevika
lo prende senza risponderle, bevendolo in un colpo solo.
Non
è nuova a questi umori,
Rhoda, ma di solito colgono Sevika dopo una notte particolarmente
difficile - una di quelle che era frequente
prima
che Silco imponesse la sua mano su tutta Zaun, rendendola... be',
migliore, sotto un certo punto di vista.
Rhoda
si siede sul bordo del letto, sfregandosi i capelli.
"Se
non vuoi parlarne possiamo ricominciare da dove ci eravamo
interrotte." la blandisce, percorrendole il braccio in punta di
dita, ma Sevika sussulta come se l'avesse colpita fisicamente,
facendola arretrare.
"Sevika?"
"Silco."
"Sevika,
va tutto bene?" le chiede, adesso seriamente preoccupata - una
puttana, certo, ma pur sempre una figlia di Zaun.
"Non
è appropriato e non va bene e bla bla bla."
Sevika
stringe il bicchiere tra le dita, posandolo sul comodino.
"E
quello che voglio io
te
lo sei mai chiesto?"
Posa
lo sguardo sulle gocce d'acqua che i capelli umidi di Rhoda lasciano
sul lenzuolo, fissandole come ipnotizzata.
"Oh,
Silly Silco: non sei poi così
vecchio."
La
verità le crolla addosso come una condanna.
17.
L'officina
di Jinx è cresciuta
sulle pale di una vecchia turbina di aerazione, il motore centrale il
suo bancone di lavoro.
Dondolano
dal soffitto cavalli impazziti, attorno a lei fantocci fantasmi e
disegni deliranti, nei quali è possibile riconoscere i capelli
di Vi, il profilo di Sevika.
L'occhio
rosso e nero di Silco.
C'è
un vecchio grammofono che di solito libera musica rock, ma in questo
momento disperde nell'aria una sinfonia malinconica, quasi triste.
Jinx
muove un passo all'indietro, uno in avanti: fa una piroetta, un
casqué.
Stringe
a sé un robot a cui ha staccato i circuiti principali,
coprendogli l'occhio sinistro con una croce rosa fluo e
arrotolandogli attorno il collo una cravatta bianca.
Danza,
Jinx, e imita i Topsider - balla sull'orlo dell'abisso, immaginando
se stessa bruciale tutte
quelle
torri, nel cielo schizzi d'oro e bianco.
Ride,
Jinx, e ignora i commenti cattivi di Mylo - inutile
pazzoide -
quelli disgustati di Vander - sei
sempre stata un esserino piccolo e schifoso.
Salta,
ed è un balzo nel vuoto - atterra sulla pala successiva senza
perdere l'equilibrio, nel suo corpo un'elasticità elegante,
sinuosa.
Chiude
gli occhi, si lascia condurre dalla musica - sogna, e per una volta
non ci sono incubi a contaminare i suoi desideri, le sue speranze.
Rimorsi.
Quando
si allunga
nel passo successivo è la mano di Silco ad afferrare la sua.
18.
Karvyq
non è nuovo al dolore che l'amore provoca; ne conosce le
estensioni, la forza.
Ha
amato, Karvyq; così tanto
che
è stato necessario tagliargli le braccia per impedirgli di
raggiungere Aurelie - di prenderla,
e trattenerla con sé per sempre.
Eppure
ci è riuscito comunque, Karvyq, perché le sue ceneri
sono adesso parte di lui - incise nella pelle con l'inchiostro e il
sangue.
Seduto
tra i Chem Baron osserva Finn gettare i dadi in mezzo al tavolo,
Lenare picchiettare con le unghie smaltate d'oro contro il bicchiere.
Ed
è tutta una grandiosa
parata,
questa; la brutalità di Takeda, la volgare
ironia
di Petrok.
L'inquietante
bellezza di Voss - occhi liquidi,
da rettile - il ghigno senza labbra di Spidlaw.
Allungano
le loro dita su Zaun come zampe di ragno - tessono,
dicendo alle mosche che non sono cibo,
ma soldati.
Eroi.
Karvyq
si porta il bicchiere alle labbra, incontra gli occhi della ragazzina
- grandi, curiosi.
Rimane
seduta sullo schienale del divano, i piedi incrociati sotto le gambe
e una treccia sulla spalla di Silco - lunga fino quasi toccare il
pavimento.
Lo
studia con una protervia ambigua,
una
cannuccia tra i denti e un'espressione a metà tra l'infantile
e il serio - i tatuaggi lungo il fianco destro essersi moltiplicati e
adesso scivolarle anche sotto il crop top nero.
Karvyq
beve, alzando un sopracciglio quando la ragazzina gli punta contro
due dita, mimando l'atto di sparare.
"Mi
piace il tuo tatuaggio." esordisce, ruotando una treccia in
aria.
Karvyq
si tocca istintivamente il petto, proteggendolo.
La
ragazzina - Jinx,
cazzo: chiamala con il suo nome -
ridacchia, lasciandosi cadere sul cuscino vicino a Silco.
Tira
su con la cannuccia il contenuto del bicchiere di Silco,
guadagnandosi un'occhiata ammonitrice - scusa,
mormora
a mezza bocca, sorridendo.
"Sembra
particolare."
gli dice, agitando le dita davanti davanti a sé.
"Ci
sono davvero
le ceneri del tuo amore?" gli chiede, e Karvyq coglie la mano di
Silco posarsi sul suo ginocchio, stringendo.
"Jinx."
la richiama, interrompendo la conversazione con Finn.
"Sono
io!" chiosa lei, ridendo - per nulla intimorita dall'Occhio di
Zaun.
Silco
inclina il capo verso di lei in una conversazione silenziosa, Jinx
sembra capirlo - aggrotta le sopracciglia, ritraendosi appena in una
flessione della schiena che gli ricorda quella di Aurelie quando la
strapparano
da
lui e quando la condannarono e quando...
"Sì."
La
ragazzina si volta, Silco non solleva la mano dal suo ginocchio.
"Apparteneva
al clan Tariost: piuttosto che lasciarmela la uccisero."
Jinx
socchiude la bocca in una o
quasi comica, ascoltandolo.
Karvyq
apre le braccia d'argento lungo lo schienale del divano, sollevando
il mento.
"Li
ho massacrati
personalmente;
non è certo un segreto che del loro clan non sia rimasto più
niente."
Jinx
schiude le labbra in un sorriso estasiato, illuminandosi.
Silco
sposta il peso da un fianco all'altro, addosso un completo tre pezzi
che assomiglia più a una piccola armatura - placche
semi-rigide e alamari dorati.
La
ragazzina afferra il braccio di Silco, cercandogli gli occhi in una
muta domanda - un dialogo che intercorre tra loro e loro soltanto.
Karvyq
si porta una mano al petto e la chiude istintivamente sul cuore.
19.
Ci
sono momenti in cui Jinx non è poi così
fastidiosa.
Ci
sono serate come quella,
in cui il Last Drop batte sotto di loro e Zaun tace,
quieto.
Sono
momenti nei quali Jinx appare quasi
normale
- una ragazza come tante altre.
Sono
gli istanti nei quali Sevika indulge in un pensiero pericoloso -
inutile quanto triste.
E
se?
Jinx
arrotola una fetta di pizza in un piccolo cilindro, allungandolo a
Silco.
E
se non fossi nata qui?
Silco
solleva lo sguardo dal libro, allungando la mano verso di lei in un
movimento languido, elegante.
E
se non avessi mai tradito Vander?
Jinx
sorride, ripetendo la stessa procedura anche con la seconda fetta -
le gambe a penzoloni oltre il bordo della scrivania.
E
se quella notte Silco fosse morto?
Sevika
inspira una boccata di fumo, reclinando il capo all'indietro sul
divano.
E
se avesse ucciso
la
bambina invece di salvarla?
Passi
piccoli, leggeri; il volto di Jinx sopra il suo - sulle dita farina e
pomodoro.
E
se non si fosse preso cura di te - se non ti avesse accettato,
trovandoti perfetta?
Sevika
si alza, accettando la fetta che le sta porgendo Jinx - un cenno
veloce del capo, un'armonia fragile come le loro speranze.
E
se tu, piccolo uccellino, non avessi fatto di lui il tuo tutto?
Sevika
solleva lo sguardo, incontra quello di Silco - attento, consapevole.
E
se.
Jinx
si siede sulle gambe di Silco e comincia a raccontare della sua
nuova, spettacolare,
idea di bomba all'esplosivo chimico.
20.
Il
bisogno di proteggere
è
un istinto primitivo e selvatico.
Si
confonde con il possesso, a volte diventa ossessione; usa la violenza
per mostrarsi, muta in sacrificio quando le armi sono finite e le
opzioni morte.
Sevika
l'aveva provato una
sola
volta in vita sua ed era stato quella
notte,
quando si era gettata addosso a Silco con in mente solo una parola.
No.
Lo
sa riconoscere, Sevika: sa che odore abbia, come sia dolce
sotto la lingua - una necessità viscerale e alla quale
dobbiamo rispondere.
Jinx
dondola da sopra il suo soppalco, canticchiando qualcosa a bassa voce
- una canzone composta da reagenti chimici e parti metalliche.
Silco
l'aggiorna sull'evoluzione della tecnologia Hextech, le mostra un
viso rilassato, in cui intravede
l'obiettivo
tanto agognato.
La
libertà di Zaun.
Jinx
mormora, e quel sussurro le scivola sotto la pelle - diventa l'eco di
un sospiro già sentito, che non
avrebbe dovuto esserci.
Non
dietro quella
porta. Non a quell'ora della notte. Non quando tutto il resto era
risuonato di una chiarezza disarmante - esplicita.
Sevika
le getta un'occhiata in tralice, che i più definirebbero
triste
- forse persino compassionevole.
"Il
potere appartiene a chi è disposto a fare di tutto per
prenderselo."
Jinx
oscilla con la testa da destra a sinistra, fischiettando un motivetto
allegro, che vuol far sapere a tutti che è felice:
che per una
cazzo di
volta nella sua vita lo è davvero.
"Sappiamo
tutti noi che è un problema."
"Noi
chi,
Sevika?"
Riporta
lo sguardo su Silco - nella mano destra un fascicolo aperto e metà,
in quella sinistra una delle trecce di Jinx, di cui sfrega tra il
pollice e l'indice la punta.
"Non
potrai proteggerla per sempre."
"Posso,
e lo farò."
Sevika
raddrizza la schiena e si chiede quando
l'affetto sia mutato in desiderio e infine in tutto.
There's
something about the way that you always see the pretty view
overlook
the blooded mess, always lookin' effortless
and
still you,
still
you want me.
I
got no innocence, faith ain't no privilege
I
am a deck of cards, vice or a game of hearts
and
still you,
still you want me.
Tu
distruggeresti un clan intero per me?, gli
aveva chiesto dopo l'incontro con i Chem Baron.
E
ci aveva riflettuto, Silco: ci aveva pensato mentre i suoi fantasmi
gridavano,
e a volte si univano a quelli di Jinx.
Lui
è rotto; come me.
Jinx
gli aveva posto quella domanda in un tono scanzonato, ma sotto
sapeva
esserci una nota incerta, spaventata.
"Mi
abbandonerai! Lo farai anche tu quando vedrai quanto sono debole,
inutile inutile inutile
Jinx!"
Click.
Non
ha bisogno di voltarsi per sapere chi
sia a entrare nella sua camera a quell'ora della notte - lo sa,
e quando percepisce le mani di Jinx premergli tra le scapole
comprende anche il perché.
Allunga
un braccio dietro di sé, le dita di Jinx che trovano subito le
sue, stringendole.
"Un
altro incubo?" mormora, e Jinx tace, annuendo contro la sua
schiena.
Silco
inspira con forza, aprendo l'occhio azzurro e fissando la sagoma
dell'armadio nell'oscurità della stanza.
"Non
possono più farti del male, Jinx: ci sono io e..."
"Non
erano loro."
singhiozza lei, e questo lo ferma, lasciando confuso.
Jinx
libera un sospiro tremulo, pieno di lacrime e paura.
"Non...
non erano loro." ripete, tirando su con il naso.
Silco
si volta, trattenendo un moto di sorpresa quando incontra i suoi
occhi - enormi, divorati da una colpa che sembra consumarla
dall'interno.
Jinx
si copre il viso con le mani, raggomitolandosi in se stessa come
quando era piccola - cercando di scomparire ed essere dimenticata.
"Non
lo farò; giuro, non lo farò. Starò attenta."
sussurra, e Silco non comprende - non ci riesce.
"Jinx."
la blandisce, e si aggrappa a lui Jinx - comincia a piangere così
forte
che per un attimo teme quasi possa spezzarsi
sotto il peso di quel dolore.
"Non
lo farò, non lo farò, non lo farò." ripete,
e chiama il suo nome - il suo perdono.
Silco,
dice
- implora.
Silco,
non volevo, non volevo, non volevo,
e lui non ha la più pallida
idea di cosa stia parlando, non può e glielo chiede - glielo
mormora mentre cerca di calmarla.
"Non
è niente, Jinx." sussurra.
"Sono
qui, vedi? Non era reale." aggiunge, baciandole la fronte.
Jinx
si morde il labbro inferiore, aprendo le dita sul suo petto e
toccandolo
come
se volesse accertarsene - come se potesse sparire
da
un momento all'altro.
"Jinx."
la (ri)chiama, e lei questa volta risponde - reagisce.
Solleva
il viso verso il suo, le guance rosse di pianto e terrore.
"Ti
ho ucciso." confessa, e lui scuote la testa, intrecciando le
dita nei suoi capelli.
"Ti
ho ucciso e tu... tu mi hai detto che... che io non dovevo piangere e
che..."
Silco
si alza, traendola a sé e guardandola dritta negli occhi.
"No,
Jinx: io sono qua. Non mi hai ucciso. Nessuno di noi due è
morto." la rassicura, conducendole la mano sopra la cicatrice
che gli sfregia il lato sinistro del corpo - dove quel suo cuore nero
e combusto batteva,
ancora.
Jinx
libera un suono a metà tra la risata e il singhiozzo -
sorride, e lo cerca in bacio che ha qualcosa di vorace e disperato.
Un
addio e un bentornato.
Silco
la guarda - la vede
- e sa la risposta alla sua domanda - l'ha sempre saputa.
"Distruggerei
un mondo intero per te, Jinx."
Manterrà
quella promessa fino alla fine.
"I
fell in love with him.
But
I don't just stay with him by default
as
if there's no one else available to me.
I
stay with him because I choose to,
every
day that I wake up,
every
day that we fight
or
lie to each other
or
disappoint each other.
I
choose him over and over again,
and
he chooses me."
-
Veronica
Roth
-
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