Videogiochi > League of Legends
Ricorda la storia  |      
Autore: Nocturnia    04/11/2022    0 recensioni
La ragazzina lo fissa con uno sguardo curioso, vivace.
Karvyq inclina il mento verso di lei, neutro.
Picchietta con le unghie blu e rosa sulla scrivania di Silco, seduta su un libro contabile e un rotolo di mappe.
"E così tu sei Jinx."
La ragazzina aggrotta le sopracciglia, interdetta.
Karvyq accavalla le gambe fasciate di metallo e nero, esibendo une bellezza elegante, che potrebbe appartenere alla nobiltà di Piltover.
"Immagino quello sia tuo." continua, indicando con l'indice un posacenere decorato di verde e rosa fluo.
"È di Silco." ribatte lei, asciutta.

[Arcane Universe] [Jinx, Silco, Sevika, Singed]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinx, Sevika, Silco
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"People fall so in love with their pain, they can’t leave it behind.
The same as the stories they tell. We trap ourselves."
- Chuck Palahniuk -




Unravel me




1.

Sono tornati, ma c'è qualcuno in più con loro.
Il braccio di Sevika richiede immediate attenzioni, ma quel cosino lo lascia confuso - interdetto.
Sposta le lampade sopra il corpo di Sevika, getta un'ultima occhiata alle sue spalle - una bambina: è una bambina.
Silco la tiene stretta a sé come fosse la cosa più fragile al mondo.


2.

Il cosino ha un nome - una storia.
Gliel'ha raccontata Zadok durante una partita a carte - sul tavolo pochi spiccioli e un rum scadente.
"Era una dei randagi di Vander." gli dice, massaggiandosi una spalla.
"L'hanno abbandonata nella fabbrica." continua, e Singed non prova nulla - né pietà, né tristezza.
"Era sua la bomba che ha fatto esplodere il fabbricato." aggiunge, gettando sul tavolo una mano vincente.
Singed sospira, aggiungendo due monete al mucchietto centrale.
Zadok beve un sorso di rum e ricomincia a mescolare.


3.

Sevika apre gli occhi, li richiude non appena le luci della sala la colpiscono dritta dritta in faccia.
"Bentornata." l'accoglie Singed, dandole le spalle.
Sevika si umetta le labbra - secche.
"Non ci sono segni di cancrena." le annuncia, e Sevika ricorda - il fascio di luce azzurro, seguito poi da un'esplosione bianchissima, accecante.
Il volto di Singed entra nel suo perimetro visivo, sollevandole l'orlo della fasciatura.
"Dicono sia stata una bambina."
Sevika deglutisce, rischiando di soffocarsi con la saliva.
"A fare la bomba."
"Non lo so." sussurra lei, già stanca.
Singed le tocca la fronte e Sevika resiste all'impulso di sottrarsi a quelle dita fredde e troppo lisce.
Il buio accoglie ogni altro pensiero.


4.

Vorrebbe cambiarsi: togliersi di dosso il gilet rigido di sangue, la camicia umida di pioggia e sudore.
Vorrebbe bruciare tutto e lavarsi - affondare nella vasca anche se l'acqua sarà fredda e inospitale e lì rimanere per un'ora, forse due.
China il viso verso il petto, incontrando un ammasso di capelli azzurri e spettinati.
Non sa ancora come chiamarla e la bambina non ha aggiunto nulla da quando gli si era gettata tra le braccia, vomitando parole piene di veleno e dolore.

"Non è più mia sorella. Non più."

E qualcosa aveva vibrato dentro di lui - tra le costole.
Qualcosa era risuonato - era stato toccato, riverberandosi in lui come un eco.

Un ricordo.

Silco scivola con la schiena lungo la parete e ascolta le lacrime della bambina spegnersi in un mormorio triste.


5.

Vi l'ha lasciata.
Vi l'ha abbandonata.
Vi non la vuole più.
Vi ha detto che Mylo aveva ragione: che è una disgrazia e rovina tutto quello che tocca - lo distrugge, facendolo esplodere.

Tic toc, tic toc: perché sei rotta nella testa, sfigata. Rotta e inutile e assassina.

Vi ride, colpendola in viso ancora e ancora e ancora - fino a quando Powder non sente in bocca il sapore del proprio sangue, della vergogna.

Della solitudine.

Apre gli occhi di scatto, agitando le gambe in un movimento spaventato, frenetico.
Si aggrappa a una stoffa morbida, sulla quale si accorge di aver pianto come una sfigatasfigatasfigata e sta per ricominciare, lo sente, lo sa e...
"Jinx."
Powder solleva lo sguardo, incontra quello asimmetrico di un uomo che non conosce - ma lui c'è, le sussurra una vocina nella sua testa; ci sarà sempre, Jinx. Non lo senti? Non percepisci il suo dolore, uguale al tuo?
Un occhio azzurro, uno rosso - l'uomo la fissa in silenzio, lasciandole il tempo di tirare su con il naso e pulirsi dalle lacrime.
Mi dispiace, vorrebbe dirgli.
Non volevo, vorrebbe aggiungere, perché lei sbaglia sempre ed è la cosa giusta da dire, no?
L'uomo sospira, reclinandosi all'indietro: intreccia le dita nei suoi capelli, riportandola alla posizione di prima - la guancia destra sul petto, le ginocchia piegate verso l'alto.
"È stata una lunga notte." mormora, senza rabbia.
"Dormi, Jinx." aggiunge, e Powder arrotola quel nome sotto la lingua - Jinx Jinx Jinx - percependolo affilato, bellissimo.

Perfetto.

Powder Jinx chiude gli occhi e respira.


I think I’ve lost my mind,
it’s something I can’t hide.

Tira verso il basso il polsino della camicia, inserendo i gemelli in eudialite e oro.
Chiude le dita attorno il collo, allacciandosi la cravatta - nodo Onassis, applicazione magnetiche.
Rivolge allo specchio il profilo sfregiato - un monito a non perdersi mai di vista; a ricordare sempre da dove viene e come è arrivato dov'è ora.
Allunga il braccio all'indietro, aprendo il cassetto del comodino e cercando a tentoni il correttore.

Click.

Solleva lo sguardo, incontrando occhi blu, enormi nella penombra della stanza.
Jinx apre la scatolina quadrata, riservandogli uno sguardo incerto - una richiesta e un desiderio.
Silco si volta, stringendole il polso tra le dita e traendola a sé.
Jinx lo segue, sedendosi sopra di lui e intingendo la spugnetta nella consistenza cremosa del correttore - una miscela creata a Piltover appositamente per la sua pelle.
Il Last Drop batte languido sotto di loro, risuona degli ultimi ansiti della notte - accompagna un silenzio nel quale si (ri)trovano sempre.
Jinx sorride, mormorando Silly Silco e infrangendogli il respiro - distruggendolo ogni volta.
Silco reclina il viso verso destra e lascia che le sue mani ricompongano una ferita che non ha mai smesso di sanguinare.


6.

"Figlio di puttana!" bercia Sevika, colpendo con un calcio la sedia.
"Brutto macellaio del cazzo!" mastica, digrignando i denti.
Singed sospira, fermandosi.
"Devi stare ferma."
"E tu devi smetterla di provare a infilarmi cavi su per il culo."
Singed alza un sopracciglio, per nulla impressionato.
"Sto cercando di inserirli nella tua spalla, Sevika, non nel tuo culo." sottolinea, asciutto.
"Sì, be', se spingi un altro po' mi usciranno anche da quella parte."
Una risatina interrompe la loro discussione, seguita da un fruscio ovattato.
Sevika si volta, nota solo adesso la bambina seduta in un angolo.
"Cosa ci fa lei qui?" sibila, indicandola.
Singed si stringe nelle spalle, riavvitando un bullone che Sevika aveva allentato.
La bambina esce dall'ombra del laboratorio, un pacchetto di biscotti in mano e una macchia di zucchero sulla guancia.
Sevika la fissa irritata, la bambina sostiene il suo sguardo - le allunga un biscotto, posandolo sul tavolo operatorio e sedendosi per terra.
Sotto le luci al neon gli occhi della bambina sembrano ancora più grandi e pieni.


7.

Chuck pulisce il fondo del bicchiere, fissando di sbieco la bambina seduta sul bancone.
Ha incrociato le gambe tra loro, scarabocchiando qualcosa su un foglio che Rhoda le ha dato e che altro non è che il retro del tariffario del bordello.
"È carina." chiosa Rhoda, indicandola.
Chuck schiocca la lingua contro il palato, passando al bicchiere successivo.
"Non dovrebbe stare in un posto come questo." aggiunge, appoggiando il mento sul pugno chiuso.
"No." concorda Chuck, sollevando il bicchiere e controllandolo controluce.
"Dici che un domani il boss la manderà qui a lavorare?"
Chuck si ferma, posando lo strofinaccio.
Rhoda beve un sorso di rum, umettandosi la labbra.
"Non credo sia quello il suo intento." le risponde Chuck, reclinandosi sul bancone.
"Ho sentito da Zadok che l'ha raccolta la notte della morte di Vander e da allora non se ne è più separato: le permette di girare per tutto il locale e Sevika l'ha definita una piccola scimmia molesta."
Rhoda annuisce, distratta dal modo in cui la bambina si guarda alle spalle, borbottando tra sé e sé.
"Non sta bene." la raggiunge la voce di Chuck, vicina all'orecchio.
Rhoda si volta, osservandolo mentre ruota l'indice alla tempia.
"Zadok mi ha detto che una notte è stato svegliato da urla tremende, disumane: pensava fossero sotto attacco e invece era la bambina."
La donna alza un sopracciglio, incuriosita.
"Dicono che parli da sola e senta le voci, o una cosa simile. So che il boss l'ha spostata dalla precedente camera - un magazzino riorganizzato in fretta e furia - per metterla in una nuova, contigua alla sua."
Rhoda torna a studiare la bambina, notando come adesso si stia colpendo leggermente la nuca con la mano.
Chuck sospira, allineando i bicchieri dietro di sé e prendendone fuori uno colorato di rosa; vi butta dentro una cannuccia, versandovi del latte e poi mescolandolo a del cioccolato in polvere.
Si avvicina alla bambina, interrompendola da... be', qualsiasi cosa stesse facendo.
La bambina lo guarda, tra le dita un pastello verde quasi esaurito.
Chuck le posa il bicchiere a pochi centimetri, tornando poi da Rhoda.
La bambina prima lo guarda, poi lo tocca con l'indice; si flette in avanti, annusandolo - lo assaggia con la punta della lingua, arricciando il naso e decidendo che , potrebbe piacerle.
Anni dopo sarà ancora la sua bevanda preferita.


8.

Silco è ferito.
Silco è ferito e Jinx si è tramutata in una palla di energia e nervosismo - lo tocca ovunque, emettendo un lamento continuo, desolante.
"Nononononono." ripete, premendo entrambe le mani sulla ferita.
"Oh, nononono. Stupida, stupida Jinx." piagnucola, ma intanto gli ha già strappato parte della camicia, staccando con i denti una striscia di nastro isolante.
Sevika li raggiunge inspirando a fatica, grigia di polvere e cenere.
Jinx schiaccia, sigillando la ferita - apre e chiude la bocca come un pesce in secca, dando l'impressione di stare per avere una crisi psicotica da un momento all'altro.
Silco si mette seduto, toccandole il viso e lasciandovi sbavature rossastre lungo la guancia, il collo.
"Va tutto bene, Jinx."
Jinx preme le labbra tra loro, emettendo un singhiozzo che diventa poi un guaito patetico.
"Jinx, sono vivo: calmati." ripete, ma Sevika può vederne il pallore insano, il respiro corto.
Jinx ondeggia avanti e indietro, premendosi i pugni chiusi sulle tempie.
Silco deglutisce, finendo invece per tossire - lungo il mento fili di sangue e saliva.
"Jinx..." riesce a mormorare, ma Sevika è più veloce e lo solleva di peso, gettando un'occhiata d'intesa a Zadok.
"Andiamo." dice poi, afferrando per un gomito Jinx.
Jinx strattona, liberandosi e aggrappandosi invece al cappotto di Silco - gli occhi pieni di lacrime e l'intero viso accartocciato in un'espressione di pura sofferenza.
"È colpa mia, è colpa mia." ripete, e Sevika comincia a correre sperando che quella scimmia le stia dietro.
Jinx li segue come un'ombra, piangendo e gemendo cose senza senso e urlando a voci che solo lei può sentire - preme così forte le mani sulla ferita di Silco che ore dopo Singed dovrà ammettere che sì, potrebbe, in effetti, averlo salvato.
Jinx non lascerà il corpo di Silco nemmeno per un istante.


9.

"Mangia qualcosa."
Jinx la ignora, addosso gli stessi abiti di tre notti prima.
Sevika si siede, rimescolando una poltiglia che dovrebbe essere carne al sugo.
"Non fare la bambina." le dice, ma per quanto Jinx sia cresciuta è ancora una bambina - dodici anni o poco più.
Jinx persevera nel suo silenzio, accarezzando con gentilezza la fronte di Silco.
Si è seduta alla testata del letto e gli tiene il capo sulle ginocchia - le lenzuola attorno a lei essersi sporcate di grigio e sangue coagulato.
"Fai schifo."
Nessuna risposta.
"Devi lavarti."
Mutismo assoluto.
Sevika inspira con forza, stendendo le gambe davanti a sé e incrociandole alle caviglie.
"Puzzi di sudore e ferro: rischi di infettargli la ferita."
Jinx ferma i suoi movimenti, fissando Silco.
"Se non vuoi mangiare per me va bene, ma almeno vai in bagno e fatti una doccia."
Jinx inclina il viso verso di lei, lungo le guance lacrime asciutte e nere.
Sevika le riserva uno sguardo neutro, disinteressato.
"Non morirà." la rassicura, perché ha capito che Jinx ha paura che Silco scomparirà non appena lei si allontanerà - l'abbandonerà come hanno fatto tutti prima.
"Lascia aperta la porta; così potrai vedere con i tuoi occhi che non si alzerà per scappare fuori dalla finestra, se è questo che temi."
Jinx la studia con un'intensità adulta, che la fa sentire, per un istante, a disagio.
Non lo farebbe anche se potesse, sta per aggiungere, ma Jinx mette una gamba a terra, poi l'altra, perdendo l'equilibrio per il poco uso.
Sevika lascia che si appoggi alla parete per ritrovare il sostegno, osservandola mentre si dirige in bagno senza mai perdere di vista Silco.
Tragico è quel sentimento che diventa ossessione e infine tutto.


10.

Si sveglia in una notte di pioggia, quando a Zaun l'aria sembra un po' meno pesante.
Trae un sospiro spezzato, sotto la lingua il sapore metallico dello Shimmer, quello sgradevole dei medicinali.
Apre gli occhi, e Jinx è , con lui - su di lui, affranta e preoccupata.
Gli tocca il viso, ruotandolo prima a destra, poi a sinistra; piega le labbra in una smorfia triste, cominciando a piangere in silenzio - lacrime grosse, pesanti.
"È colpa mia." sussurra, ritirandosi verso il fondo del letto.
"È sempre colpa mia." ripete, colpendosi alla tempia con il pugno chiuso.
Silco fissa il soffitto per qualche istante, ricorda l'esplosione - si chiama Bunny, the Funny! e se muove l'orecchio destro be', sei fottuto - il frammento di shrapnel che gli aveva squarciato il fianco.
Si solleva sui gomiti, ignorando la puntura dolorosa che si irradia dall'ombelico alla schiena, allungando una mano verso Jinx.
"No, Jinx." mormora, muovendo le dita a sé.
"Non è colpa tua." specifica, studiandola mentre si porta le ginocchia al petto, tirando su con il naso.
Silco si raddrizza, appoggiandosi alla testa del letto.
"Vieni, Jinx."
Jinx si rattrappisce in se stessa, spaventata dal fargli ancora male.
Silco rimane immobile così - una mano sospesa verso di lei (sempre) e nell'occhio azzurro una scintilla quieta, comprensiva.
La pioggia sbatte contro la finestra della camera, scandendo un tempo che sembra restringersi - racchiudersi tutto nello spazio che li divide.
Jinx si pulisce il viso con la manica della camicia - troppo grande per lei; quasi sicuramente una di quelle di Sevika - e gli si avvicina piano piano, raggomitolandosi poi contro il suo fianco.
Silco libera un sospiro sollevato, chiudendo gli occhi.
Le dita di Jinx gli sfiorano la fasciatura, incerte.
"Mi dispiace." mormora, piccola - di nuovo a quella notte.
"Lo so."
"Non voglio che tu muoia."
Silco abbozza un sorriso a metà perché chi, se non Jinx, può volerlo vivo e in salute?

Nessuno a Zaun, suvvia: non ti raccontare cazzate.

"Non morirò, Jinx." la rassicura, lasciandosi cullare dal rumore della pioggia che continua a percuotere la città.
Jinx tace, fa per ritrarre la mano dalla fasciatura, ma Silco è più veloce e intreccia le proprie dita alle sue, aprendogliele sul punto in cui ancora trasudano sangue.
"Non possiamo scappare dai nostri errori, ma possiamo imparare da essi." mormora, prima di scivolare di nuovo nel sonno.
Jinx osserva il il profilo di Silco rilassarsi e si scopre ancora capace di essere felice.


We see the signs,
Oh,
We close our eyes,
Oh.

La follia di Jinx è qualcosa di esplosivo, che parla attraverso conigli di pezza e scimmie meccaniche.
Sevika l'ha vista espandersi attorno a lei più di volta, ma mai così forte - così rabbiosa.
L'edificio crolla in se stesso, viene inghiottito dalla terra - grida e urla a cui si sovrappone la risata di Jinx.
Scocca un'occhiata interdetta a Silco, persino contrariata.
"Questi morti hanno un prezzo." gli dice, irritata.
Silco guarda dritto davanti a sé, per nulla scalfito dalla polvere che si solleva verso l'alto - dal dolore che sembra permeare l'aria.
"Anche la nostra libertà." è tutto quello che le ribatte, seguendo il profilo di Jinx lanciarsi verso di loro - occhi enormi e una sbavatura di sangue sul naso.
Sevika la osserva atterrare quasi addosso a Silco, ridacchiando.
Kabooom, cinguetta, abbracciandolo.
Silco le accarezza la nuca, mormorandole qualcosa tra i capelli - e sorride, Jinx: una piega delicata, fragile.

Da figlia devota e donna innamorata.

Sevika storna lo sguardo, estrae la spada - cancella i dubbi, le domande.

Buone solo a farsi ammazzare o peggio: a lasciarti con ancora più interrogativi.

Il potere, in fondo, non chiede eroi, ma mostri implacabili.


11.

La ragazzina lo fissa con uno sguardo curioso, vivace.
Karvyq inclina il mento verso di lei, neutro.
Picchietta con le unghie blu e rosa sulla scrivania di Silco, seduta su un libro contabile e un rotolo di mappe.
"E così tu sei Jinx."
La ragazzina aggrotta le sopracciglia, interdetta.
Karvyq accavalla le gambe fasciate di metallo e nero, esibendo une bellezza elegante, che potrebbe appartenere alla nobiltà di Piltover.
"Immagino quello sia tuo." continua, indicando con l'indice un posacenere decorato di verde e rosa fluo.
"È di Silco." ribatte lei, asciutta.
"Sì, ma non credo l'abbia colorato da solo."
La ragazzina lo guarda, indecisa se la stia prendendo in giro o meno.
"O forse Silco ha velleità da pittore che nessuno di noi conosce."
La ragazzina stringe la lingua tra i denti, indurendo lo sguardo.
"Se le avessi non sarei qui a dirigere voialtri." li interrompe la voce di Silco, compassata.
Karvyq lo saluta con un cenno della mano, notando come la ragazzina sembri illuminarsi, dimenticandosi di lui.
"Ah no? E dove saresti? Ad affrescare i musei di Piltover e le loro cucine?"
Silco arcua appena un angolo della bocca, sposta le gambe di Jinx da un plico di documenti.
La ragazzina si allunga verso l'alto, arrampicandosi con una certa agilità verso un soppalco che Karvyq non aveva notato.
Una delle trecce azzurre pende dal bordo in legno e Karvyq riesce a cogliere un solo occhio fissarli da quella posizione - rapace, attento.
Silco si schiarisce la voce, allineando i fogli sul sottomano in cuoio.
"Cominciamo, Karvyq?"
Alla riunione successiva ci sarà anche una tazza dipinta di rosso e verde a fare da compagna al posacenere.


12.

Chuck si tormenta le mani, imbarazzato.
"Forse non è stata una buona idea." ammette, gettando occhiate nervose attorno a sé.
"Sì, avrei dovuto rifletterci meglio." pigola, arrotolando lo strofinaccio tra le dita.
Sevika sospira, scuotendo la testa.
"Pensavo fosse una semplice candelina da torta." si giustifica, arcuandosi in una posizione difensiva quando Sevika solleva il mento di scatto, fissandolo.
"Niente con Jinx è semplice." mastica lei, e l'oggetto della loro discussione ridacchia, comodamente seduta su uno sgabello al bancone del bar.
Chuck sussulta, Sevika si volta - irritata.
"Non c'è un cazzo da ridere." le dice, fissandola.
Jinx si scrolla nelle spalle, sollevando un pezzo di farcitura alla vaniglia dal bancone e leccandola direttamente dal palmo della mano.
Sevika arriccia le labbra sui denti, disgustata.
"Sei una cazzo di scimmia dinamitarda"
Jinx solleva il dito medio, Sevika fa altrettanto - e sarebbe comico se tutte le pareti del bar non fossero completamente ricoperte da frammenti di torta e panna.
"Io non pulisco questo schifo: per me puoi farlo tu con la lingua."
Jinx scuote la mano in aria, raccogliendo un lampone e gettandoselo in bocca.
"Jinx." sibila Sevika, puntualmente ignorata.
"Jinx." ripete, e la ragazza in questione afferra un ammasso di pan di spagna e crema, soppesandolo.
Chuck ha già visto quello sguardo negli occhi di sua nipote e sa che non prospetta nulla di buono.
Sevika sposta dietro la spalla il mantello, fa per avanzare - tende il braccio meccanico verso una treccia di Jinx e...

Splatch.

"Se-se-seeevika." cantilena Jinx, fissandola deliziata mentre la farcitura le cola lungo la guancia, nella piega del collo.
Silenzio: totale, e tremendo silenzio.
Chuck si abbassa non appena il primo sgabello vola sopra la sua testa, infrangendo lo specchio dietro i liquori - Sevika ruggisce, facendo tremare le pareti del locale.
Jinx ride e comincia a correre verso l'ufficio di Silco.


13.

Jinx è ufficialmente entrata nell'adolescenza: quel meraviglioso periodo nel quale far esplodere le cose è diventato ancora più divertente perché se Jinx sta male, be', devono stare tutti male.
Silco rimane immobile anche mentre il pavimento sussulta, afferrando al volo un carteggio che rischiava di cadere.
Sevika picchietta con le dita sul cilindro di Shimmer del braccio meccanico, blandamente irritata - uno stato di vita, ormai.

SBAM.

Silco non solleva lo sguardo dai registri contabili, percepisce la presenza di Jinx dall'odore di bruciato che inonda la stanza.
Sevika osserva Jinx lanciarsi sulla scrivania del boss, quasi scivolando dall'altra parte e fermandosi all'ultimo secondo aggrappandosi al bordo.
"Dite ciao ad Aragon, the Dragon!" cinguetta, soffiando sopra una granata esplosiva dotata di un paio di alette rosa e una chiostra di denti fluo.
Sevika cerca un sigaro nella tasca interna del mantello, rovistando tra i cuscini del divano per l'accendino.
Silco allunga le dita verso Jinx, accettando Aragon e il suo musetto quasi simpatico se non fosse capace di sbriciolare una torre di Piltover senza alcuna fatica.
Jinx studia la sua reazione - cerca di capire se gli piace e se ha la sua approvazione o se ha sbagliato di nuovo e deve rifare tutto e stupida, stupida stupida Jinx...
"Raggio di azione?" le chiede invece, sollevando la granata sulla punta delle dita e ammirandola sotto la luce della lampada.
"Quasi un chilometro."
Silco libera un hum di gola, soddisfatto.
"E puoi aumentarlo?"
Jinx si apre in sorriso disarmante, annuendo con enfasi.
Sevika riesce, finalmente, ad accendersi il suo dannato sigaro.


14.

Karvyq la rivede durante una risoluzione, come piace chiamarle a Petrok, e quasi non la riconosce.
Effettuano questi controlli nelle fabbriche periodicamente e ogni tanto un coglione che cerca di vendere autonomamente lo Shimmer salta fuori - nulla di strano; ordinaria amministrazione.
"Io dico di appenderlo per le proprie budella e vedere quanto resiste." propone Petrok, fissandolo di sbieco.
Karvyq gli riserva un'occhiata annoiata, quieta.
"E poi tutto quel sangue chi lo pulisce? Tu?" ribatte, neutro.
Petrok si scrolla nelle spalle, schioccando la lingua contro il palato.
"Che Uppside del cazzo che sei."
Karvyq avanza - passi eleganti, fasciati in stivali di cuoio e argento.
"E tu dovresti smetterla di comportarti come un Sump-Sucker se vuoi che la gente cominci a prenderti sul serio."
Petrok sputa a terra, scostandosi dal muro.
"Mi stai dando della merda?"
"Dipende: ti sei per caso attaccato alla suola dei miei stivali?"
Petrok estra la pistola, Karvyq abbozza un sorriso divertito - vengono interrotti dalle porte della fabbrica che si aprono, accogliendo Silco e Sevika e...

Chi cazzo...?

La ragazzina saltella al fianco di Silco, canticchiando un motivetto stonato.
Karvyq la fissa interdetto per qualche secondo prima di capire chi sia - addosso nulla più di un pezzo di stoffa che dovrebbe essere un crop top, nuvole azzurre che le corrono lungo tutto il lato destro del corpo, scendendo fin sotto la cintura dei pantaloni.
Petrok la squadra dalla testa ai piedi, scoccandole un'occhiata curiosa.
Silco li raggiunge, Sevika un passo indietro, la ragazzina invece addosso a lui come se fosse perfettamente normale - nessuna concezione dello spazio personale o dei confini.
Si siede sui polpacci, inclinando il capo verso la spalla.
"È lui?" chiede, e nella sua voce c'è una nota gioviale - allegra.
Silco annuisce, fissando prima Petrok, poi Karvyq.
La ragazzina solleva il mento di Vernian - l'operaio - rivolgendogli uno sguardo divertito, luminoso.
Karvyq si flette appena verso Silco, incrociando le braccia dietro la schiena.
"È cresciuta." mormora, osservandola mentre tira una ciocca di capelli a Vernian.
Silco rimane in silenzio, concedendogli un'occhiata in tralice.
"Immagino sia qui per imparare."
"Anche." risponde lui, asciutto.
Sevika sposta il peso da un piede all'altro, la piastra frontale dell'armatura che cigola, minacciosa.
La ragazzina si volta, attorno a lei ruotare trecce lunghissime e di un blu profondo, che ricorda a Karvyq il mare in superficie.
"Perché non lo affoghiamo nello Shimmer dato che lo voleva tanto? Un'edizione limitata, per i suoi compagni e per i consumatori meno leali." propone, e Petrok libera una risata improvvisa, quasi lo sparo di un proiettile.
Karvyq osserva la reazione di Silco e comprende.


15.

Tutti le dicono che è cresciuta; che adesso è grande, e mentre lo fanno le scoccano occhiate che Jinx riconosce benissimo - si comporta da bambina, ma non lo è affatto.
Ruota la cannuccia nel bicchiere, mordicchiandone l'estremità.
Chuck le sorride da dietro il bancone del bar, accennando un saluto con la mano libera.
Jinx solleva la mano sinistra, scuotendola con più vigore del necessario.
Ti sei sentita bene a lasciar morire quell'uomo, uhm?
Ignora la voce di Mylo, riprendendo a bere il suo latte al cioccolato - adesso corretto con un filo di rum; la quantità per cui era riuscita a corrompere Chuck.
Fai schifo.
Ruota le spalle, chinandosi in avanti.
Ho sempre saputo fossi un'assassina, una pazza psicotica, ma se Vi ti vedesse adesso ti abbandonerebbe una seconda volta.
Jinx morde la cannuccia, dividendola in due.
Troia, la sorprende Mylo, una parola che poche volte aveva sentito associata a lei.
Jinx inspira con forza, tossendo quando la cioccolata le va di traverso, uscendole quasi dal naso.
Oh, ma guardati; sei proprio patetica.
Si pulisce con il dorso della mano, cominciando a notare le immagini vibrare, i volti delle persone bruciare e scomporsi.
Non ti fai schifo da sola?
Jinx fissa il fondo del bicchiere, concentrandosi sulle piccole bolle di latte, i grumi che ha creato la polvere di cacao nel mescolarla.
Pensare così di be', com'è che lo definiscono?
Chiude le dita attorno il bicchiere, stringendolo fino a quando non lo sente scricchiolare - fino a quando non le fanno male i muscoli delle braccia.
Padre. Ah, che battuta di pessimo gusto definire quel ratto tuo padre; avrei dovuto assicurarmi che affogasse anni fa, la colpisce la voce di Vander, mostruoso al suo fianco.
Jinx comincia a iperventilare, si alza prima di esplodere - il piagnisteo di Claggor un lamento continuo, che fa da contrappunto alle parole velenose di Mylo, quelle terribili di Vander.
Chuck la vede inciampare nei suoi stessi piedi, uscire reggendosi alla parete: preme le labbra tra loro, posando la bottiglia di kouaxi e facendosi strada tra i tavoli fino a quando non trova quello che cerca.
Sevika lo vede arrivare, espira una boccata di fumo, fissandolo sorniona.
Chuck non sorride, non le allunga alcun secondo giro extra; nei suoi occhi la preoccupazione diventa anche quella di Sevika.


Talking to myself,
Just cuz there’s no one else,
I know I need some help,
I lie and say I’m well.

La verità era scritta in un diario stropicciato; un vecchio libro contabile che Silco le aveva dato il mattino dopo quella notte, insieme a una scatola di pastelli colorati.
Jinx si muove sotto le coperte, arrotolandosi dentro il lenzuolo e distogliendolo, per un attimo, dalla lettura.
Ho Silco, adesso, recita la prima riga.
Lui crede in me, la seconda - le ultime parole calcate fino a bucare il foglio.
Vi mi odia, la terza, sbavata di rosso.
C'è un'alternanza continua tra queste due frasi, che si conclude con un dare a Silco la sua medicina; non è più così spaventoso adesso. È rotto; proprio come me.
Richiude il diario, girandosi verso sinistra: Jinx lo sta osservando, gli occhi ancora un po' appannati dal sonno, la bocca socchiusa.
"È vecchio." mormora, accennando con il mento verso il diario.
"Lo so." ribatte lui, piano - i rumori di Zaun una cacofonia lontana, attutita.
Jinx si sfrega le palpebre, scivolando al suo fianco istintivamente, senza vergogna.
Silco la osserva nascondergli il viso contro il petto, intrecciando una gamba alle sue.
"Quasi quanto te." ridacchia lei, afferrando il diario e gettandolo di lato.
"Ah ah." replica Silco, accarezzandole i capelli "Quanto sei divertente."
"Lo so." chiosa lei, descrivendo figure immaginarie lungo le sue cicatrici - sfiorandole senza ritrarsi.
Silco socchiude gli occhi, rilassato: esposto e nudo di fronte all'unica persona che possa toccarlo e che l'abbia mai fatto in anni.
"Però è tutto vero."
Nessuna risposta.
"Quello che è scritto lì dentro."
Silco ascolta la confessione di Jinx in silenzio, limitandosi a circondarle le spalle con un braccio e ad accoglierla - sempre.
"... mi dispiace."
"Per cosa?" le dice, ma è già lontana la sua voce - assopita e dalla consistenza morbida, priva delle solite asperità che la induriscono durante il giorno.
Jinx si arrotola più strettamente attorno il suo corpo e debolmente Silco si rende conto che Jinx sta trattenendo un singhiozzo: che il suo petto è contratto e la sua voce tesa, spaventata.
"Non hai fatto nulla, Jinx."
Un mormorio nell'incavo del suo collo, seguito da unghie piccole, colorate di rosa e blu che si conficcano nel materasso sotto di loro, ansiose.
Silco combatte il sonno, riaprendo gli occhi e voltandosi verso di lei nella penombra della stanza - l'alba una luce torbida, catturata dai fumi di Zaun.
"Jinx, non..."
"Ma lo farò." esordisce Jinx, sputando quelle parole - lungo le guance lacrime grosse, che la fanno sembrare indifesa, ferita.
Silco la studia in silenzio per qualche secondo, prendendole poi il viso tra le mani e costringendo a guardarlo.
"Va bene comunque, Jinx. Va bene." ripete, e lei gli stringe i polsi tra le dita, affranta.
"Sei perfetta così, Jinx." la rassicura, e Jinx un po' ride, un po' piange - lo bacia, e si addormenta aggrappata a lui, le voci nella sua testa finalmente spente, morte.
Silco la guarderà negli occhi fino all'ultimo istante trovandola sempre e comunque perfetta.


16.

Cling cling. Cling cling.

La moneta gira, il mondo si fa sempre più piccolo - Jayce e la sua tecnologia; Singed e le sue creazioni.

Cling cling. Cling cling.

Rhoda esce dal bagno, trovando Sevika esattamente come prima - addosso ancora i paramenti da guerra e il mantello rosso.

Cling.

"Un penny per i tuoi pensieri?" le dice, versandole un bicchiere di kouaxi.
Sevika lo prende senza risponderle, bevendolo in un colpo solo.
Non è nuova a questi umori, Rhoda, ma di solito colgono Sevika dopo una notte particolarmente difficile - una di quelle che era frequente prima che Silco imponesse la sua mano su tutta Zaun, rendendola... be', migliore, sotto un certo punto di vista.
Rhoda si siede sul bordo del letto, sfregandosi i capelli.
"Se non vuoi parlarne possiamo ricominciare da dove ci eravamo interrotte." la blandisce, percorrendole il braccio in punta di dita, ma Sevika sussulta come se l'avesse colpita fisicamente, facendola arretrare.
"Sevika?"

"Silco."

"Sevika, va tutto bene?" le chiede, adesso seriamente preoccupata - una puttana, certo, ma pur sempre una figlia di Zaun.

"Non è appropriato e non va bene e bla bla bla."

Sevika stringe il bicchiere tra le dita, posandolo sul comodino.

"E quello che voglio io te lo sei mai chiesto?"

Posa lo sguardo sulle gocce d'acqua che i capelli umidi di Rhoda lasciano sul lenzuolo, fissandole come ipnotizzata.

"Oh, Silly Silco: non sei poi così vecchio."

La verità le crolla addosso come una condanna.


17.

L'officina di Jinx è cresciuta sulle pale di una vecchia turbina di aerazione, il motore centrale il suo bancone di lavoro.
Dondolano dal soffitto cavalli impazziti, attorno a lei fantocci fantasmi e disegni deliranti, nei quali è possibile riconoscere i capelli di Vi, il profilo di Sevika.

L'occhio rosso e nero di Silco.

C'è un vecchio grammofono che di solito libera musica rock, ma in questo momento disperde nell'aria una sinfonia malinconica, quasi triste.
Jinx muove un passo all'indietro, uno in avanti: fa una piroetta, un casqué.
Stringe a sé un robot a cui ha staccato i circuiti principali, coprendogli l'occhio sinistro con una croce rosa fluo e arrotolandogli attorno il collo una cravatta bianca.
Danza, Jinx, e imita i Topsider - balla sull'orlo dell'abisso, immaginando se stessa bruciale tutte quelle torri, nel cielo schizzi d'oro e bianco.
Ride, Jinx, e ignora i commenti cattivi di Mylo - inutile pazzoide - quelli disgustati di Vander - sei sempre stata un esserino piccolo e schifoso.
Salta, ed è un balzo nel vuoto - atterra sulla pala successiva senza perdere l'equilibrio, nel suo corpo un'elasticità elegante, sinuosa.
Chiude gli occhi, si lascia condurre dalla musica - sogna, e per una volta non ci sono incubi a contaminare i suoi desideri, le sue speranze.

Rimorsi.

Quando si allunga nel passo successivo è la mano di Silco ad afferrare la sua.


18.

Karvyq non è nuovo al dolore che l'amore provoca; ne conosce le estensioni, la forza.
Ha amato, Karvyq; così tanto che è stato necessario tagliargli le braccia per impedirgli di raggiungere Aurelie - di prenderla, e trattenerla con sé per sempre.
Eppure ci è riuscito comunque, Karvyq, perché le sue ceneri sono adesso parte di lui - incise nella pelle con l'inchiostro e il sangue.
Seduto tra i Chem Baron osserva Finn gettare i dadi in mezzo al tavolo, Lenare picchiettare con le unghie smaltate d'oro contro il bicchiere.
Ed è tutta una grandiosa parata, questa; la brutalità di Takeda, la volgare ironia di Petrok.
L'inquietante bellezza di Voss - occhi liquidi, da rettile - il ghigno senza labbra di Spidlaw.
Allungano le loro dita su Zaun come zampe di ragno - tessono, dicendo alle mosche che non sono cibo, ma soldati.

Eroi.

Karvyq si porta il bicchiere alle labbra, incontra gli occhi della ragazzina - grandi, curiosi.
Rimane seduta sullo schienale del divano, i piedi incrociati sotto le gambe e una treccia sulla spalla di Silco - lunga fino quasi toccare il pavimento.
Lo studia con una protervia ambigua, una cannuccia tra i denti e un'espressione a metà tra l'infantile e il serio - i tatuaggi lungo il fianco destro essersi moltiplicati e adesso scivolarle anche sotto il crop top nero.
Karvyq beve, alzando un sopracciglio quando la ragazzina gli punta contro due dita, mimando l'atto di sparare.
"Mi piace il tuo tatuaggio." esordisce, ruotando una treccia in aria.
Karvyq si tocca istintivamente il petto, proteggendolo.
La ragazzina - Jinx, cazzo: chiamala con il suo nome - ridacchia, lasciandosi cadere sul cuscino vicino a Silco.
Tira su con la cannuccia il contenuto del bicchiere di Silco, guadagnandosi un'occhiata ammonitrice - scusa, mormora a mezza bocca, sorridendo.
"Sembra particolare." gli dice, agitando le dita davanti davanti a sé.
"Ci sono davvero le ceneri del tuo amore?" gli chiede, e Karvyq coglie la mano di Silco posarsi sul suo ginocchio, stringendo.
"Jinx." la richiama, interrompendo la conversazione con Finn.
"Sono io!" chiosa lei, ridendo - per nulla intimorita dall'Occhio di Zaun.
Silco inclina il capo verso di lei in una conversazione silenziosa, Jinx sembra capirlo - aggrotta le sopracciglia, ritraendosi appena in una flessione della schiena che gli ricorda quella di Aurelie quando la strapparano da lui e quando la condannarono e quando...
"Sì."
La ragazzina si volta, Silco non solleva la mano dal suo ginocchio.
"Apparteneva al clan Tariost: piuttosto che lasciarmela la uccisero."
Jinx socchiude la bocca in una o quasi comica, ascoltandolo.
Karvyq apre le braccia d'argento lungo lo schienale del divano, sollevando il mento.
"Li ho massacrati personalmente; non è certo un segreto che del loro clan non sia rimasto più niente."
Jinx schiude le labbra in un sorriso estasiato, illuminandosi.
Silco sposta il peso da un fianco all'altro, addosso un completo tre pezzi che assomiglia più a una piccola armatura - placche semi-rigide e alamari dorati.
La ragazzina afferra il braccio di Silco, cercandogli gli occhi in una muta domanda - un dialogo che intercorre tra loro e loro soltanto.
Karvyq si porta una mano al petto e la chiude istintivamente sul cuore.


19.

Ci sono momenti in cui Jinx non è poi così fastidiosa.
Ci sono serate come quella, in cui il Last Drop batte sotto di loro e Zaun tace, quieto.
Sono momenti nei quali Jinx appare quasi normale - una ragazza come tante altre.
Sono gli istanti nei quali Sevika indulge in un pensiero pericoloso - inutile quanto triste.

E se?

Jinx arrotola una fetta di pizza in un piccolo cilindro, allungandolo a Silco.

E se non fossi nata qui?

Silco solleva lo sguardo dal libro, allungando la mano verso di lei in un movimento languido, elegante.

E se non avessi mai tradito Vander?

Jinx sorride, ripetendo la stessa procedura anche con la seconda fetta - le gambe a penzoloni oltre il bordo della scrivania.

E se quella notte Silco fosse morto?

Sevika inspira una boccata di fumo, reclinando il capo all'indietro sul divano.

E se avesse ucciso la bambina invece di salvarla?

Passi piccoli, leggeri; il volto di Jinx sopra il suo - sulle dita farina e pomodoro.

E se non si fosse preso cura di te - se non ti avesse accettato, trovandoti perfetta?

Sevika si alza, accettando la fetta che le sta porgendo Jinx - un cenno veloce del capo, un'armonia fragile come le loro speranze.

E se tu, piccolo uccellino, non avessi fatto di lui il tuo tutto?

Sevika solleva lo sguardo, incontra quello di Silco - attento, consapevole.

E se.

Jinx si siede sulle gambe di Silco e comincia a raccontare della sua nuova, spettacolare, idea di bomba all'esplosivo chimico.


20.

Il bisogno di proteggere è un istinto primitivo e selvatico.
Si confonde con il possesso, a volte diventa ossessione; usa la violenza per mostrarsi, muta in sacrificio quando le armi sono finite e le opzioni morte.
Sevika l'aveva provato una sola volta in vita sua ed era stato quella notte, quando si era gettata addosso a Silco con in mente solo una parola.

No.

Lo sa riconoscere, Sevika: sa che odore abbia, come sia dolce sotto la lingua - una necessità viscerale e alla quale dobbiamo rispondere.
Jinx dondola da sopra il suo soppalco, canticchiando qualcosa a bassa voce - una canzone composta da reagenti chimici e parti metalliche.
Silco l'aggiorna sull'evoluzione della tecnologia Hextech, le mostra un viso rilassato, in cui intravede l'obiettivo tanto agognato.

La libertà di Zaun.

Jinx mormora, e quel sussurro le scivola sotto la pelle - diventa l'eco di un sospiro già sentito, che non avrebbe dovuto esserci.

Non dietro quella porta. Non a quell'ora della notte. Non quando tutto il resto era risuonato di una chiarezza disarmante - esplicita.

Sevika le getta un'occhiata in tralice, che i più definirebbero triste - forse persino compassionevole.

"Il potere appartiene a chi è disposto a fare di tutto per prenderselo."

Jinx oscilla con la testa da destra a sinistra, fischiettando un motivetto allegro, che vuol far sapere a tutti che è felice: che per una cazzo di volta nella sua vita lo è davvero.

"Sappiamo tutti noi che è un problema."
"Noi chi, Sevika?"

Riporta lo sguardo su Silco - nella mano destra un fascicolo aperto e metà, in quella sinistra una delle trecce di Jinx, di cui sfrega tra il pollice e l'indice la punta.

"Non potrai proteggerla per sempre."
"Posso, e lo farò."

Sevika raddrizza la schiena e si chiede quando l'affetto sia mutato in desiderio e infine in tutto.




There's something about the way that you always see the pretty view
overlook the blooded mess, always lookin' effortless
and still you, still you want me.
I got no innocence, faith ain't no privilege
I am a deck of cards, vice or a game of hearts
and still you, still you want me.


Tu distruggeresti un clan intero per me?, gli aveva chiesto dopo l'incontro con i Chem Baron.
E ci aveva riflettuto, Silco: ci aveva pensato mentre i suoi fantasmi gridavano, e a volte si univano a quelli di Jinx.

Lui è rotto; come me.

Jinx gli aveva posto quella domanda in un tono scanzonato, ma sotto sapeva esserci una nota incerta, spaventata.

"Mi abbandonerai! Lo farai anche tu quando vedrai quanto sono debole, inutile inutile inutile Jinx!"

Click.

Non ha bisogno di voltarsi per sapere chi sia a entrare nella sua camera a quell'ora della notte - lo sa, e quando percepisce le mani di Jinx premergli tra le scapole comprende anche il perché.
Allunga un braccio dietro di sé, le dita di Jinx che trovano subito le sue, stringendole.
"Un altro incubo?" mormora, e Jinx tace, annuendo contro la sua schiena.
Silco inspira con forza, aprendo l'occhio azzurro e fissando la sagoma dell'armadio nell'oscurità della stanza.
"Non possono più farti del male, Jinx: ci sono io e..."
"Non erano loro." singhiozza lei, e questo lo ferma, lasciando confuso.
Jinx libera un sospiro tremulo, pieno di lacrime e paura.
"Non... non erano loro." ripete, tirando su con il naso.
Silco si volta, trattenendo un moto di sorpresa quando incontra i suoi occhi - enormi, divorati da una colpa che sembra consumarla dall'interno.
Jinx si copre il viso con le mani, raggomitolandosi in se stessa come quando era piccola - cercando di scomparire ed essere dimenticata.
"Non lo farò; giuro, non lo farò. Starò attenta." sussurra, e Silco non comprende - non ci riesce.
"Jinx." la blandisce, e si aggrappa a lui Jinx - comincia a piangere così forte che per un attimo teme quasi possa spezzarsi sotto il peso di quel dolore.
"Non lo farò, non lo farò, non lo farò." ripete, e chiama il suo nome - il suo perdono.
Silco, dice - implora.
Silco, non volevo, non volevo, non volevo, e lui non ha la più pallida idea di cosa stia parlando, non può e glielo chiede - glielo mormora mentre cerca di calmarla.
"Non è niente, Jinx." sussurra.
"Sono qui, vedi? Non era reale." aggiunge, baciandole la fronte.
Jinx si morde il labbro inferiore, aprendo le dita sul suo petto e toccandolo come se volesse accertarsene - come se potesse sparire da un momento all'altro.
"Jinx." la (ri)chiama, e lei questa volta risponde - reagisce.
Solleva il viso verso il suo, le guance rosse di pianto e terrore.
"Ti ho ucciso." confessa, e lui scuote la testa, intrecciando le dita nei suoi capelli.
"Ti ho ucciso e tu... tu mi hai detto che... che io non dovevo piangere e che..."
Silco si alza, traendola a sé e guardandola dritta negli occhi.
"No, Jinx: io sono qua. Non mi hai ucciso. Nessuno di noi due è morto." la rassicura, conducendole la mano sopra la cicatrice che gli sfregia il lato sinistro del corpo - dove quel suo cuore nero e combusto batteva, ancora.
Jinx libera un suono a metà tra la risata e il singhiozzo - sorride, e lo cerca in bacio che ha qualcosa di vorace e disperato.

Un addio e un bentornato.

Silco la guarda - la vede - e sa la risposta alla sua domanda - l'ha sempre saputa.

"Distruggerei un mondo intero per te, Jinx."

Manterrà quella promessa fino alla fine.




"I fell in love with him.
But I don't just stay with him by default
as if there's no one else available to me.
I stay with him because I choose to,
every day that I wake up,
every day that we fight
or lie to each other
or disappoint each other.
I choose him over and over again,
and he chooses me."
- Veronica Roth -


   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: Nocturnia