Non avevo più
sentito Derek dopo quella strana discussione, se così si
poteva chiamare. Mio fratello invece mi era sempre con il fiato sul
collo ed era stranissimo perché addirittura aveva accettato di
andar a prendere Charlie ogni mattina per accompagnarci insieme a
scuola. Non lo faceva per gentilezza o per fare un favore a me,
semplicemente era un modo per non farmi prendere l’autobus.
Finiti gli allenamenti ci riaccompagnava entrambe e addirittura sulla
strada di ritorno ci faceva tante domande, dalla serie “oggi
che cosa avete fatto?”
Will
e io però non eravamo quel genere di fratelli, quelli che si
raccontavano le cose. Un’idea me l’ero fatta però
e aveva a che vedere con Ray. Nonostante ogni tanto lo incrociassimo
nel corridoio, non mi azzardavo a salutarlo e quando mi passava di
fianco fingevo sempre di essere impegnata o a volte mi voltavo
dall’altra parte per non essere salutata. Non era una cosa
molto corretta da fare ma avevo come la sensazione che fosse meglio
così per tutti. E quando intendevo tutti mi riferivo a Will e
Derek.
A
proposito di quest’ultimo, a quanto pare mi stava ignorando di
proposito. Infatti un giorno mentre stavo con Charlie, beccammo Nisha
e Derek seduti al tavolo con Rue e il suo nuovo fidanzato. Le nostre
amiche ci salutarono e ci invitarono a prendere posto accanto a loro.
Noi pensavamo di non disturbare perciò ci unimmo al tavolo
delle coppiette, solo che fu stranamente imbarazzante. Derek neanch
mi guardava in faccia e Nisha aveva intuito che qualcosa non andava
ma neanche lei sapeva spiegarsi che cosa. Infatti aveva provato più
di una volta a farci interagire ma Derek aveva sempre trovato il modo
per sviare. Era lì con noi ma in realtà era come se non
ci fosse. Perciò alla fine io e Charlie trovammo una scusa per
andarcene.
«È
stato stranissimo.» Mi rivelò la mia amica quando fummo
abbastanza lontane. «Non dirlo a me…»
«Ma
che gli è preso a Derek? Ti guardava in un modo…»
«In
che modo esattamente?»
«Come
se ce l’avesse con te.»
«Quindi
anche tu te ne sei accorta.»
«In
realtà credo proprio che se ne siano accorti tutti.»
Purtroppo Charlie aveva ragione. «Dopo parlerò con Nisha
e le chiederò il favore di indagare. Onestamente al momento
non voglio preoccuparmi di questo.»
C’era
altro di più urgente. «Mio fratello Will è
insopportabile, non ce la faccio più.»
E
parlando del diavolo… Il maggiore degli Haines si avvicinò
appunto a noi che eravamo sedute su una panca isolata nel cortile
della scuola apposta per non essere disturbate. Will non era solo,
con lui c’era anche Phineas.
«Perché
non mi hai detto che Valentina gioca a pallavolo?»
«Che
palle! Ancora con questa storia?!» Charlie non parve capire.
«Che c’entra Valentina adesso?» chiese e io le
spiegai brevemente della pseudo cotta o per meglio dire ossessione
che mio fratello aveva per la nostra amica. Stranamente Charlie si
rabbuiò. «Ah…»
«Non
ho una cotta per Valentina.» Si affrettò a chiarire
Will. «Solo che non ci credo che non le piaccio giusto un po’.
È impossibile.»
«Credici,
invece.»
Io
e Will eravamo entrambi molto orgogliosi ma molto diversi in questo.
Will era anche narcisista perciò non ammetteva un rifiuto e
adesso questo stava cercando di fare. Negare il rifiuto.
«E
poi che ti importa se Valentina gioca o meno a pallavolo?»
«Mi
importa eccome. Almeno abbiamo qualcosa in comune, ci piace entrambi
lo sport.»
Alzai
gli occhi al cielo ma decisi di non proseguire oltre quella stupida
conversazione. Piuttosto mi rivolsi a Phineas, anche lui silenzioso e
sulle sue. «Phineas come sta il braccio?»
«Migliora.»
Mi rispose senza però guardarmi in faccia. Cosa alquanto
bizzarra perché Phineas non era il tipo.
«Tutto
bene Phineas? È successo qualcosa?» Lui non mi rispose.
Si inventò una scusa con mio fratello e se ne andò. A
quel punto Will mi guardò cercando spiegazioni da me. «Che
cosa gli hai fatto?»
«Io?
Niente!»
E
mi alzai di scatto, dicendo a Charlie di aspettarmi lì perché
sarei ritornata subito.
«Phineas,
aspetta!» gridai e lo raggiunsi di corsa. Il ragazzino si
arrestò ma aveva l’aria seccata.
«È
successo qualcosa?»
«Non
lo so… Devi dirmi qualcosa?»
Perché
sembrava che gli avessi fatto qualcosa anche se ero abbastanza sicura
di non avergli fatto niente? Aggrottai la fronte. «Derek ti ha
detto qualcosa per caso?»
«Che
cosa c’entra lui adesso?»
«Niente...
Era solo- lascia stare. Mi sembra che tu ce l’abbia con me.»
«Senti
Emily, sei una brava ragazza e non credo che faresti nulla per
ferirmi di proposito ma io ti ho dato un bacio l’altra volta e
tu ti sei comportata come se non fosse mai accaduto. Come pensi che
possa sentirmi adesso?»
«Ah…»
Quindi
si trattava di quello. Me ne ero completamente dimenticata. «Phineas
te ne volevo parlare, ok? Solo che sono successe un paio di cose e me
ne sono…» finì lui per me «te ne sei
completamente dimenticata.» Detto così però
suonava orribile.
«Mi
dispiace.»
«Sappi
che non è tanto bello capire che la ragazza di cui si ha una
cotta a stento si ricorda della tua esistenza.»
«Non
è così!» Provai a dire ma Phineas non era più
interessato ad ascoltarmi. «Non c’è bisogno di
parlarne… Io sono troppo piccolo per te. Messaggio ricevuto.»
«Phineas…»
Ma
lui mi aveva già dato le spalle e se ne era andato,
lasciandomi con un groviglio nello stomaco fatto di sensi di colpa.
Quella
giornata terribile non voleva sentire di terminare. Ero stanca,
volevo tornare a casa e riposare. Invece ero costretta a fare avanti
e indietro tra una classe e l’altra. «L’hai
trovato?»
«Credevo
di averlo lasciato qui!» Eravamo nella classe di biologia lì
dove pensavo di aver dimenticato il cellulare. La mia amica Charlie
sbuffò. «Vado a cercare nell’aula di spagnolo. Se
ci dividiamo facciamo prima.»
«Buona
idea.»
Qualcuno
doveva avermi maledetto con molto sentimento perché non era
possibile che tutte le sventure capitavano a me e proprio tutte oggi!
Aprii tutti i mobiletti, pure quelli che non avevo mai toccato.
Addirittura frugai nell’armadietto dell’insegnante ma
niente. Stavo per arrendermi quando lo vidi. Per terra, accanto al
secchio dell’immondizia. Mi sarà dovuto cadere quando
stavo correndo per raggiungere in fretta la classe successiva. Tirai
un sospiro di sollievo e dopo averlo recuperato mi rialzai e feci per
uscire; sulla soglia però mi scontrai con qualcuno.
«Guarda
dove metti i piedi» sbottai e non mi importava se in parte
l’errore lo avevo commesso io, distratta com’ero. Ormai
non avevo più la tolleranza di sopportare niente e nessuno.
Alzai lo sguardo e riconobbi il viso dell’ultima persona che
avrei voluto incontrare.
«Haines.»
«Scott.»
Lui
parve piacevolmente stupito del mio modo di ricambiare il saluto.
«Pensavo mi stessi ignorando.»
«Lo
sto facendo infatti.»
«Anche
adesso?» Si avvicinò pericolosamente e io indietreggiai
in risposta. «Che fai?» Mi guardai attorno nervosa per
assicurarmi che fossimo soli. Del resto la maggior parte degli
studenti era già a casa, ad eccezione di chi aveva corsi extra
o come me e Charlie aspettavamo che Will terminasse gli allenamenti.
«Non
avere paura.»
«Non
ho paura.»
«Però
sembri nervosa. Non vuoi che qualcuno ci vedi?»
«In
realtà si.» Dichiarai schietta. «Ultimamente non
fanno che fraintendere tutti.» La mia ultima risposta non
poteva fare altro che accrescere la sua confusione. Purtroppo per lui
però non ero interessata ad approfondire il discorso. «Adesso
se mi vuoi scusare. » Feci per passargli davanti e andar via ma
lui mi trattenne per un braccio tirandomi a sé. Aveva quello
strano vizio di parlare faccia a faccia, a pochi centimetri di
distanza. Tanto che ormai ero abituata a sentire il suo fiato
solleticarmi il viso. «Che cosa c’è?» Chiesi
a bassa voce e fu un grave errore perché percepimmo entrambi
una strana tensione crescere nell’aria.
«Mi
devi una rivincita a bowling.»
«Pensavo
che te la fossi già presa a biliardo.» Ray scosse la
testa e ghignò. «Non sapevi giocare e a me non piace
vincere facile.»
«Ah
no?» Chiesi mordendomi le labbra e Ray parve notare quel gesto
perché abbassò lo sguardo e sospirò
pesantemente. «Ti piacciono le sfide?» Era pericoloso
quel gioco che stavamo facendo ma Ray aveva uno strano effetto
calamita su di me. Tutto di lui era sbagliato, pericoloso e
azzardato. L’idea che anche solo parlare con lui potesse essere
uno sbaglio non faceva altro che attrarmi.
«Non
credo di essere l’unico a cui piace vincere, Emily.»
Pronunciò il mio nome a bassa voce e con una certa enfasi. Un
brivido percorse la schiena e cercai di ignorarlo ma era difficile
pensare a quanto fosse facile per lui provocarmi tutte quelle
sensazioni. «Che ne dici di questo venerdì?»
«Solo
io e te intendi?»
Ray
annuì. Mi guardava in attesa e forse stavamo entrambi
trattenendo il fiato in quel momento. «Non posso, Ray.»
«Perché
no?» Aveva addolcito il tono di voce. Stavo per cedere…
Se continuava a guardarmi le labbra in quel modo non sapevo proprio
cosa avrei fatto. «Perché…» tentai di
trovare una spiegazione che non fosse troppo stupida, ma in verità
qual era il motivo per cui non potevo uscire con lui? Perché
me lo aveva detto mio fratello? Perché avrei deluso Derek? O
perché avrei ferito Phineas? Qualsiasi fosse la ragione
adesso non mi importava.
«Emily
ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato.»
Non
appena riconobbi la voce di Charlie l’incantesimo che si era
creato tra di noi si ruppe. Distolsi lo sguardo e mi scostai da Ray.
Mi aveva presa il braccio per trattenermi ma poi non mi aveva più
lasciata. «L’ho trovato. Era a terra.»
Charlie
ci raggiunse e si pose al mio fianco. Ray intanto, nonostante
mostrasse un certo fastidio attendeva comunque una risposta da me.
«Allora Haines che ne dici?»
Era
tornato a chiamarmi con il mio cognome. «O hai paura di uscire
da sola con me?»
«Non
ho paura, Ray Scott. Semplicemente non sono interessata.» E
detto questo presi la mia amica a braccetto e me ne andai. Potevo
percepire lo sguardo di Ray addosso finché non svoltammo al
prossimo angolo.
«Ti
ha davvero chiesto di uscire?»
«Già...»
Quando
giungemmo nel campo da football trovammo solo Derek, pertanto diedi
un leggero colpetto a Charlie per chiederle di parlare al posto mio.
La bionda alzò gli occhi al cielo per quel comportamento
infantile ma alla fine fece come chiesto. «Ehi Derek.»
Il
ragazzo sollevò appena la testa. «Dov’è
Will?»
«Si
sta cambiando.»
«Avete
finito gli allenamenti?»
«Per
oggi si.»
Era
assurdo. Non lo avevo mai visto così. Lo conoscevo da più
di dieci anni e nonostante fossero tante le volte che discutevamo,
non era mai accaduto che lui ce l’avesse al punto tale da non
guardarmi neanche in faccia. La cosa mi feriva oltre ogni modo. «Io
vado.» Disse, rivolgendosi a Charlie. Ci superò e fece
per andarsene; la mia amica a quel punto mi tirò per un lembo
della maglia e mi sussurrò ad un orecchio di seguirlo. «Sei
impazzita?!»
Charlie
era abbastanza ostinata e per poco non mi spinse. «Almeno
fatti dire il motivo per cui ce l’ha con te.»
Sbuffai
ma non restai a lungo con le mani in mano. Rincorsi Derek finché
non mi parai davanti. Lui non mi aveva sentita giungere infatti per
poco non ci scontrammo. «Sei impazzita?!»
«Fermo
dove sei.» E per paura che potesse andarsene gli poggiai le
mani sul petto e lo feci retrocedere di qualche passo. «Emily,
non sono in vena dei tuoi giochetti.»
«Ma
quali giochetti?» Quasi urlai. Se c’era una cosa che mi
dava proprio fastidio era vedere Derek che mi ignorava. Non era
giusto, non gli avevo fatto niente. «Mi spieghi perché
mi tratti così?»
«Così
come?»
«Dimmelo
tu, Derek! Anche Phineas ce l’ha con me ma almeno lui ha un
buon motivo. Tu invece… Che cos’è che ti ho
fatto?»
Lo
conoscevo e purtroppo sapevo che non sarebbe stato facile estrargli
le parole da bocca. Derek era testardo come un mulo. «Non mi
hai fatto niente. Adesso fammi passare, devo prendere Nisha tra
un’ora.»
«Guarda
che se non me lo dici tu me lo dirà lei.»
Derek
sbuffò e mi spinse via. Non voleva che lo toccassi. «Ma
perché fai così?» Continuai a seguirlo,
nonostante mi costasse caro, nonostante odiassi solamente l’idea
di dover stare dietro a qualcuno. «Derek!» Urlai in mezzo
al cortile della scuola. Lui finalmente si voltò. «Se
non mi dici subito che cosa ti prende giuro che non ti rivolgo mai
più la parola.»
Derek
trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Intendevo davvero
quello che avevo detto e forse lo aveva capito anche lui. «Ray
Scott non è una brava persona, Emily.»
«Quindi
è per questo?» Mi venne quasi da ridere ma Derek era
serissimo.
«Lo
so che stai uscendo con lui.»
«Tu
non sai un bel niente, Derek!»
«Ti
conosco e non sai mentire. Non prendermi per il culo.»
Ero
allibita e anche infuriata. Incrociai le braccia al petto e lo fissai
negli occhi sapendo che quello che avrei detto non gli sarebbe
piaciuto affatto. «Derek non sei mio padre, non sei mio
fratello e di certo non sei il mio fidanzato. Non hai nessun diritto
di dirmi quello che devo o non devo fare.» Fui chiara e
coincisa, per non parlare della freddezza con cui mi uscirono quelle
parole che ebbero la capacità di colpirlo in pieno.
«Non
ti sto obbligando.»
«Certo
che lo stai facendo. Vuoi manipolarmi, facendomi sentire in colpa
per questioni che neanche ti riguardano.»
Lui
scosse la testa e rise di me. Quello che stavo per dire adesso sapevo
non potevo rimangiarmelo e avrebbe sicuramente compromesso la nostra
amicizia, ma ero troppo incollerita e non riuscivo a ragionare quando
perdevo le staffe.
«Tu
non sei nessuno per me.»
Ci
fu qualche attimo di silenzio. Nessuno dei due osò proferire
parola. Derek contrasse la mascella ma fu l’unica cosa che
riuscii a notare. I suoi occhi verdi erano impenetrabili. «Allora
io e te non abbiamo più niente da dirci, Emily.»
«Perfetto.»
Ero
ferita e avevo uno strano nodo in gola. Non riuscii più a dire
nient’altro. Aspettai solo che se ne andasse, infatti restai a
guardare la sua schiena allontanarsi e seppur una parte di me
chiedeva di seguirlo nuovamente e chiedergli scusa – non
intendevo davvero dire ciò che mi era uscito da bocca–
restai immobile ad osservarlo fino a che non scomparve del tutto.
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