I rapporti con
Will non potevano essere più complicati di così. Aveva
giurato vendetta e come Derek non mi rivolgeva più la parola.
Fingevo che non me ne importasse niente ma sotto sotto ci stavo male.
Will e Derek erano sempre stati un punto di riferimento per me,
sentirli così distanti mi faceva stare male.
Io
e Charlie quella mattina stavamo andando a scuola in autobus. Lei
aveva notato il mio malumore e aveva provato a chiedere in un tono
dolce e cordiale a che cosa stessi pensando. Non riuscivo più
a tenermi tutto dentro perciò le raccontai quello che era
successo e non tralasciai nessun particolare. Quando arrivai alla
parte dell’appuntamento con Ray lei non disse niente, annuiva
di tanto in tanto e mi ascoltava paziente. Solo alla fine del
racconto decise finalmente di espormi la sua opinione.
«Di
tuo fratello non devi preoccuparti. È una sciocchezza, gli
passerà.»
«Non
è questo il problema…» Dissi rivolgendo lo
sguardo fuori dal finestrino. Oggi era una giornata nuvolasa ed
essendo meteoropatica mi sentivo anche più triste di quanto
infondo avrei dovuto. «Non faccio mai la spia ed evito di
mettere in mezzo i miei genitori quando si tratta di una cosa tra me
e Will ma questa volta… Non so, sentivo che volevo fargliela
pagare.»
«Secondo
me hai fatto bene. Tuo fratello non può comportarsi così
con le ragazze, se Valentina ha ribadito più di una volta di
non voler averci niente a che fare allora Will deve rispettare la sua
decisione. Vedrai che gli servirà da lezione.»
Annuii
trovandomi assolutamente d’accordo. Eppure nonostante Charlie
fosse dalla mia parte non riuscivo a sentirmi meglio. «Piuttosto
parliamo del pigiama party di stasera.»
«Giusto!»
Apprezzai il tentativo di distrazione. «Rue e Nisha hanno
detto che verranno perciò avrai modo di conoscere meglio anche
loro.»
«Sono
un po’ nervosa.» Mi confidò la mia amica. «Non
ho mai partecipato ad un pigiama party, neanche da bambina.» Io
risi e la trovai adorabile. «Tranquilla, devi solo venire
munita di pigiama e spazzolino.»
«E
che cosa faremo?»
«Innanzitutto
mangeremo un sacco di schifezze, poi magari ci guardiamo un film
insieme, chiacchierare… Insomma una serata solo ragazze dove
possiamo fare quello che vogliamo.»
«E
i tuoi?»
«Casa
mia è abbastanza grande e poi hanno una cena di lavoro,
torneranno tardi come al solito.»
«E
Will?» Questa volta pose la domanda con tono più
incerto. Non era sicura di potermi chiedere di lui. «Non lo so…
Ho detto a mamma di avvisarlo, di solito quando organizzo queste cose
va a dormire da Derek.»
L’autobus
si fermò e seppur distratta notai una figura abbastanza
familiare salire. Feci gesto a Charlie di voltarsi e lei subito capí.
«Ciao Ray.» Disse la mia amica con un sorriso mentre
sollevava una mano e il ragazzo si voltò verso di noi mentre
io restavo basita di fronte al gesto di Raperonzolo.
«Charlie
non ti vedevo prendere l’autobus da un po’…»
Tentai di fingere disinteresse di fronte a quello scambio di battute
ma ero abbastanza nervosa. «Oggi ci andava». E la bionda
ebbe l’audacia di indicare me, come se volesse che Ray mi
notasse di proposito. I nostri sguardi si incrociarono per un breve
istante ma poi lo distogliemmo subito. C’era un grande
imbarazzo e tutto a causa di quello stupido appuntamento.
«Emily
mi stava raccontando che siete usciti insieme.»
Ma
che cosa diavolo prendeva alla mia amica oggi?! Le diedi una gomitata
ma lei finse di non essersene accorta e continuò. «E mi
ha detto anche che è stata una bella serata per lei.»
«Ti
ha detto questo?» Ray si voltò verso di me come se si
aspettasse che io aggiungessi qualcosa. Stentava a crederci. «Emily
è un po’ orgogliosa… Ma le piaci molto.»
«Okay,
basta così.» Esclamai in tono fermo e questa volta
rivolsero entrambi l’attenzione su di me. Ray aveva un
sorrisino trionfante. «A Charlie piace scherzare, non darle
retta.»
«Non
mi dire… Comunque Charlie non credo che tu abbia ragione, sai.
Ho provato anche a baciarla ma la tua amica non ci è stata.»
Charlie non replicò, forse aveva capito anche dal modo in cui
l’avevo fulminata con lo sguardo che doveva darci un taglio.
«Mi sono già arreso di fronte al suo rifiuto. Quando una
ragazza dice no è no, giusto?»
«Giusto.»
Risposi ma non davo l’impressione di essere molto convinta
delle mie parole. «Si è liberato un posto lì in
fondo. Se non vi dispiace vado a sedermi.»
Charlie
stava per dire qualcosa ma io la frenai. «Non ci dispiace.»
E Ray quindi si allontanò.
«Ma
che cosa fai?» Sussurrai non appena restammo da sole. «Quello
che avresti dovuto fare tu, Emily. Almeno adesso sai che se non ti
dai una mossa lui ti lascerà andare.»
«E
non credi che sia questo quello che voglio?» Charlie non
rispose ma mi lanciò una lunga occhiata che la diceva lunga.
Purtroppo
aveva ragione lei. Al pensiero infatti di perderlo ci rimasi male. Ma
non potevo! Non con Ray almeno…
****
Per
il pigiama party di questa sera mi ero organizzata bene. La mia
instancabile voglia di perfezione mi aveva reso parecchio
insopportabile per tutto il pomeriggio tant’è che ad un
certo punto Will era scappato e i miei avevano anticipato di qualche
ora la loro uscita. Non persi tempo e approffitai di essere rimasta
solo per mettermi a fare le pulizie, preparare da mangiare, rievocare
dalle tenebre i sacchi a pelo e qualche gioco da tavolo, nel caso in
cui non ci piacesse il film che avevo noleggiato. Quando terminai mi
misi il pigiama che era parte del rituale di benvenuto. Il campanello
suonò proprio nel momento in cui cascai distrutta sul divano.
Charlie, Rachel, Valentina e Jane fecero il loro ingresso dopo che le
aprii la porta. «Buonasera a tutte!» Sotto il loro
giubbotti come promesso indossavano tutte i loro pigiamini.
Eravamo
tutte sedute intorno al tavolo a sgranocchiare qualcosa quando
Valentina mi chiese: «sei sicura che verranno?»
«Mi
avevano detto di si…» Lanciai un’ennesima occhiata
all’orologio. Rue e Nisha erano in ritardo di un’ora e ai
messaggi non rispondevano. Sbuffando la mia bellissima amica propose
di far partire il film. «Tanto forse non verranno…»
E Jane annuì, anche lei era convinta che ci avessero dato
buca. Proprio quando però stavo per prendere il telecomando
sentimmo bussare alla porta. Mi alzai di scatto ed escalmai sollevata
«devono essere loro.» Le ragazze mi seguirono fino alla
porta e quando aprii, nel mio bellissimo pigiama arancione mi trovai
di fronte Derek. Non gli diedi neanche la possibilità di
salutarci che sbottai: «e tu che ci fai qui?»
«Emily!»
Dietro di lui emerse Nisha che raggiante mi salutò con un
abbraccio. Non indossava il suo pigiamino, anzi era truccata e
vestita fin troppo bene. A seguire in quest’ordine c’erano
Rue, Finn, Phineas, un amico di Will di cui non ricordavo il nome e
infine proprio lui: William Haines.
L’ultimo
ad entrare poggiò una mano sulla mia testolina «felice
pigiama party, sorellina» nell’altra mano aveva una cassa
piena di birre. Mi voltai verso le mie amiche; Charlie e le altre
erano parecchio imbarazzate nei loro pigiamini carini e coccolosi.
«Will.»
Provai a chiamarlo impanicata mentre mi chiudevo la porta alle
spalle. Ma mio fratello era già sparito oltre il corridoio per
andare a posare le birre in frigo. Seguimmo gli altri finché
non raggiungemmo il salone. Lì avevo sistemato tutto in modo
impeccabile, persino Phineas che doveva avercela con me mi fece i
complimenti.
«Dai
ma davvero vi siete messe il pigiama?» Chiese Rue ridacchiando
e io non seppi cosa rispondere. Ero rimasta a corto di parole ed era
davvero raro. Non ero tanto sorpresa che mio fratello avesse invitato
i suoi amici a casa per vendicarsi in qualche modo, infondo me lo
aveva promesso ma ciò che mi stupiva era il fatto che Nisha e
Rue fossero complici. Rue di fatto aggiunse: «non abbiamo più
dodici anni, ragazze. Quando mi hai detto che si trattava di un
pigiama party pensavo che fosse un modo per dire che avremmo passato
la serata insieme, non credevo che dovessimo davvero venire in
pigiama.»
Charlie
attirò la mia attenzione toccandomi leggermente per un fianco
e mi indicò Valentina. La mia amica infatti era sul punto di
esplodere. Sarei dovuta intervenire prima che succedesse il peggio
solo che… Qualcuno mi distrasse. «Derek, non toccare la
pizza! Non ne ho presa abbastanza per tutti voi e ce la stavamo
mangiando noi.»
«Ma
io ho fame.»
Lo
guardai in cagnesco e lui di tutta risposta prese una fetta grande e
se la portò in bocca. Will emerse in quel momento. Stavo
giusto andando da lui furiosa quando Valentina decise di esplodere.
Si avvicinò fino a trovarsi di fronte alle altre due ragazze.
Nisha e Rue non sembravano aver colto il segnale, infatti le
sorrisero. «E quindi perché avete pensato che i pigiama
party sono cose da bambine avete deciso di invitare i vostri
fidanzati senza prima chiedere il permesso a Emily?»
«Qui
si mette male.» Mi sussurrò Charlie ad un’orecchio
e lo sapevo, eccome se lo sapevo. Però chi aveva il coraggio
di frenare una Valentina irruenta? Non di certo io. «Calmati,
Vale. Will aveva detto che non c’erano problemi.»
Mio
fratello annuì e si rivolse a Valentina. «Questa è
anche casa mia, sai.»
«Ma
non hai detto niente a mamma e papà.» Aggiunsi io e lui
in risposta sollevò le spalle come per dire che non era un
grosso problema. «Se tu puoi invitare le tue amiche perché
io non posso invitare i miei?»
«Perché
questa serata era la mia!»
«Dai,
Emily che cosa c’è di male? Infondo è bello stare
in compagnia.» Era stata Nisha a parlare. «Siete proprio
senza vergogna…» mormorò Valentina. A quel punto
Rue decise di controbattere e la situazione si scaldò in
fretta.
«Che
cosa stai cercando di insinuare?»
Le
due erano faccia a faccia, uno scontro frontale che poteva finire
molto male. Charlie, vedendomi che non intervenivo decise lei di fare
qualcosa. Si posizionò davanti alle due e cercò di
allontanarle. I ragazzi, dal loro canto e aggiungerei inutili,
osservavano la scena divertiti. «Dai, non litigate.»
Appena Charlie toccò Rue quella scattò subito. Scacciò
in malo modo la mano della mia amica e si rivolse a lei con un tono
troppo duro. «E tu che vuoi? Non ti intromettere, sei arrivata
qui solo da qualche mese e già giochi a fare l’amica di
tutti.»
«Rue!»
Esclamai scandalizzata, non aspettandomi affatto che fosse proprio
lei a dire una cattiveria del genere. La Rue che conoscevo era una
persona socievole e sempre pronta a fare nuove amicizie. E poi
Charlie non le aveva fatto niente, non aveva il diritto di trattarla
così. «Dacci un taglio, Emily.» Si rivolse a me
seccata. «Da quando è arrivata questa qui non fai altro
che stare con lei. Una volta pensavo di essere io la tua migliore
amica ma vedo che sei molto brava a sostituire le persone.»
«Ma
cosa stai dicendo?» Mio fratello fischiò. La frecciatina
aveva colpito nel segno. «È la verità.»
«Guarda
che quella che da quando si è fidanzata non si fa più
vedere in giro sei tu.» Valentina era con il piede di guerra e
non avrebbe mai permesso che certe accuse fossero mosse contro di
noi. Le fui grata. «Per giunta per non venire da sola e passare
una serata con noi ti sei portata il fidanzato. Non hai nessun
diritto di accusare Emily.»
«È
stato Will ad invitare i ragazzi.» Aggiunse prontamente Nisha,
mentre si affiancava a Rue. Neanche lei avrebbe sopportato che si
dicesse qualcosa all’amica. «E l’unico motivo per
cui siamo venuti insieme è perché ci hanno offerto un
passaggio. Saremmo venute anche senza i nostri fidanzati, se è
questo che vuoi insinuare.»
Mi
voltai per osservare le mie amiche. Jane e Rachel erano ammutolite,
Charlie invece non solo non proferiva più parola ma aveva
anche il capo abbassato come se si vergognasse.
«Basta
così!» Sbottai dopo aver visto il faccino ferito di
Raperonzolo. Non mi era piaciuto affatto il modo in cui Rue l’aveva
umiliata ma quello non era il luogo e il contesto giusto per
parlarne. I maschi dietro infatti continuavano a ridere. Strinsi i
pugni fino a far sbiancare le nocche.
«Se
mio fratello vuole invitare i suoi amici allora è libero di
farlo. Avrei preferito che mi avvertisse ma stiamo parlando di un
coglione patentato pertanto facciamo così….»
chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro. Odiavo l’idea di
dover scendere a patti con lui ma non vedevo altra alternativa.
«Per
chi vuole restare qui con Will allora il piano di sotto è
vostro. Per chi invece vuole restare con me, allora mi segua al piano
superiore.»
Charlie,
Valentina, Jane e Rachel si affrettarono a prendere le loro cose e a
salire le scale. Rue e Nisha dopo essersi scambiate un’occhiata
alla fine scelsero di restare giù con i ragazzi. Senza
rivolgere loro nemmeno un saluto feci per salire in camera mia.
Tuttavia ad un certo punto una voce mi richiamò. «Emily.»
Era
Derek. Aveva appena preso un’altro trancio di pizza. «Immagino
che anche tutto quello che si trova al piano di sotto è
nostro.» E indicò tutto il cibo che a stento eravamo
riuscite a toccare. Riuscii a sentire il mio stomaco brontolare in
risposta.
«Derek.»
Distesi le labbra in un sorriso forzato mentre pronunciavo il suo
nome a denti stretti. Lui rise. «Dimmi.»
«Strozzati.»
*****
Ci
eravamo barricate nella mia stanza e pensavo di aver trovato la
soluzione dell’anno, tuttavia non volava una mosca, pensierose
com’eravamo a guardare il nulla mentre dal piano inferiore si
sentivano gli schiamazzi e le risate dei ragazzi che si stavano, al
contrario nostro, divertendo.
Valentina
non aveva ancora sbollito la rabbia. Ad un certo punto si alzò
dalla sedia e sbottò: «non è giusto, Emily. L’hai
data vinta a tuo fratello.»
«Lo
so…» mormorai piano vergognandomi della mia stessa
ammissione. «Ma che potevo fare? Non potevo di certo cacciarli.
Questa è anche casa di Will.»
«Perché
non chiami i tuoi genitori e gli spieghi tutto?» Era la
soluzione vincente. Will sarebbe finito probabilmente in punizione
per il resto della vita eppure non volevo averla vinta così.
Non facendo di nuovo la spia. «È una questione tra me e
lui.»
«E
stasera che facciamo?» Chiese Jane per poi aggiungere: «magari
possiamo scendere di sotto e cercare di stare un po’ con i
ragazzi… Che male c’è?»
«Non
se ne parla proprio.» Sbottò Valentina al suo fianco.
«Piuttosto me ne torno a casa.» Charlie e Rachel
annuirono trovandosi d’accordo con quest’ultima e
pertanto Jane non provò più a riprendere l’argomento,
nonostante fosse palese da come lanciava delle continue occhiate alla
porta che per lei sarebbe stato molto più gradevole stare di
sotto.
«Ci
sono tante cose che possiamo fare qui.» Provai a dire. Peccato
però che avevo lasciato tutto al piano di sotto. La
televisione, le carte da gioco, il cibo… In camera mia c’erano
solo i sacchi a pelo. Potevamo… dormire?
«Del
tipo?»
«Be’
pensiamoci».
Piombò
il silenzio e lasciammo che gli ingranaggi dei nostri cervellini si
mettessero a lavoro per trovare una soluzione. «Possiamo
mettere un po’ di musica e cantare…» Disse Jane ma
nessuna di noi ne fu davvero entusiasta.
«Possiamo
raccontarci qualche storia horror.» Fu la proposta di Rachel.
«Possiamo
farci le trecce a vicenda.» Ci voltammo verso Charlie e la
guardammo stranita. Lei si scusò ammettendo di aver detto solo
la prima cosa che le era passata per la mente. Improvvisamente mi
venne il lampo di genio, sicura al cento per cento che questa
proposta le avrebbe sicuramente rese arzille. «Oppure…»
Iniziai a dire mentre gli angoli della bocca si alzavano in un ghigno
diabolico. «Possiamo fargli uno scherzo.»
«A
quelli di sotto?»
«Mio
fratello e Derek in particolare.» Aggiunsi e si sporsero tutte
per ascoltare meglio. «Ovviamente però mi dovete aiutare
a pensare.»
«Contaci.»
Disse prontamente Valentina dandomi il cinque. «Allora
mettiamoci all’opera.» Aggiunse Rachel e anche Jane
infine decise di darci la sua approvazione.
*****
«Will…
io e le ragazze usciamo!»
Mio
fratello emerse dalla porta dopo qualche secondo mentre ci squadrava
tutte. Aveva una birra tra le mani e gli occhi lucidi, probabilmente
era già ubriaco. «Dove andate vestite in quel modo?»
Chiese ridacchiando non appena ci vide. Ci eravamo rivestite e
truccate, volendo essere convincenti al massimo. «Ehi Derek!»
urlò Will «vieni a vedere Emily come si è
conciata.» Alzai gli occhi al cielo e mi affrettai ad aprire la
porta, tuttavia Derek fu più veloce e si affacciò in
tempo per vedermi. Dietro di lui c’era anche Phineas. A
proposito anche il piccoletto adesso era nella lista nera.
«Emily…S-sei
bellissima.» Se ne uscì così il ragazzino ma lo
ignorai e chiesi alle mie amiche di sbrigarsi perché le risate
di quei due trogloditi mi stavano rendendo nervosa.
«Dov’è
che vai?»
«Non
sono affari tuoi.»
«Sono
tuo fratello maggiore, me lo devi dire.» Ma io in risposta gli
lanciai un’occhiata carica d’odio che lo portò ad
alzare le mani al cielo. «Non fate tardi e se hai bisogno di un
passaggio chiama papà. Io non voglio rotture.»
«Non
ti avrei chiamato comunque». E detto questo chiusi la porta
alle spalle con un colpo forte e violento. Le ragazze mi aspettavano
ansiose vicino alla staccionata. «Allora?»
«Ci
hanno creduto.» Sgattaiolammo furtive, calandoci per non essere
sorprese e ci facemmo il giro della casa finché non ci
trovammo in giardino, dal lato opposto dove c’era la piscina e
l’ingresso posteriore. Mi abbassai per recuperare la chiave
sotto lo zerbino e facendo segno alle ragazze di non fiatare entrammo
ad una ad una dentro casa. Eravamo un po’ distanti dal salone
principale e se non facevamo molto rumore dubito ci avrebbero
sentite.
«Sei
sicura che questo li spaventerà?» Mi domandò in
un sussurro Charlie che si trovava giusto dietro di me. «Vedrai
non vorranno più mettere piede in casa Haines dopo questa
serata.» E lei rise un po’ troppo forte. Spalancai gli
occhi allarmata e le feci segno di fare silenzio. «Scusa.»
Mormorò.
Chiesi
a Valentina e Jane di fare la guardia mentre noi prendevamo le scale
che portavano nello scantinato. Ci facemmo luce con le torce del
cellulare. Lì le scale erano di legno e scricchiolavano un
botto. In realtà quello era un posto abbastanza lugubre, non
ci mettevo mai piede ma era lì che ricordavo si trovasse
l’interruttore elettrico. Di fatti lo trovammo quasi subito.
«Al
mio tre.»
Rachel
e Charlie mi guardavano in trepidante attesa. «Uno, due e…»
Feci scattare l’interruttore e quello emise un leggero rumore
sordo. Valentina si affacciò per darci la conferma che la luce
era andata via. Tuttavia non perdemmo tempo nell’esultare
perché questo era solo l’inizio.
Salimmo
in fretta le scale, avevamo solo pochi minuti prima che mio fratello
venisse ad affacciarsi perciò recuperai la chiave e chiusi la
porta. «Ci metteranno un po’ ad aprirla.» Sentimmo
dei passi. Feci alle ragazze segno di uscire e Charlie fu l’ultima.
La bionda fu fuori nell’esatto momento in cui vedemmo l’ombra
di mio fratello emergere.
Di
nuovo all’esterno facemmo una piccola corsetta per completare
il giro della casa ed essere di nuovo davanti all’ingresso
principale. Prima di andarcene avevo lasciato di proposito la
finestra dello studio di mio padre aperta, così entrammo da
lì. La stanza era insonorizzata.
«Questo
piano è geniale Emily!» Ammise Charlie saltellando sul
posto presa dall’euforia. «Per poco mio fratello non ti
vedeva.»
«Ma
alla fine non ci ha scoperto.»
«No,
infatti è difficile che quel cretino si accorga di qualcosa.»
Nello studio di mio padre c’erano delle scale a chiocciola che
portavano direttamente al piano di sopra, non dovemmo pertanto
affacciarci in corridoio e rischiare di essere beccate.
Entrammo
nella mia stanza e indossammo velocemente le maschere che avevo
recuperato dalla soffitta, quelle che avevamo usato per la festa di
Halloween dell’anno scorso. Io ero Joker mentre Charlie il
serial killer di “Non aprite quella porta”, Jane invece
era semplicemente Spiderman, Valentina indossava degli occhiali da
sole e una mascherina e Rachel sarebbe rimasta a sorvegliare le
scale per noi perciò non aveva bisogno di coprirsi il volto.
Mimetizzate
al buio nei nostri abiti scuri e del tutto irriconoscibili con quelle
maschere al viso lasciammo la mia stanza per scendere al piano di
sotto ma prima di dividerci ricordai a tutte qual era l’obbiettivo
di quella serata. «Devono avere gli incubi per due settimane.»
Detto
ciò ognuna si mosse per la propria strada. Io e Charlie
avevamo una missione in particolare e puntavamo a Will Haines.
Andammo dove l’avevamo lasciato e restammo nascoste sulla
soglia della porta quando sentimmo giungere la voce di mio fratello e
di Phineas.
«Non
ricordi dove hai messo le chiavi?»
«Dovrebbero
stare qui. Non lo so, non vado mai qui sotto.»
«Will
sbrigati. Tira giù la porta se serve.»
«Dio
Phineas quanta ansia che mi metti.»
Con
loro avevano una torcia abbastanza luminosa che non ci permetteva di
farci più avanti di così. Però in quel momento
Phineas ci dava le spalle. Feci cenno a Charlie di seguirmi e non
seppi come riuscimmo a superare il ragazzo e a nasconderci sotto al
tavolo. Estrassi dalla tasca la chiave che Will stava cercando e
trattenendo il respiro la lanciai piano finché non cadde ai
piedi dell’energumeno mio consanguineo.
«Che
cosa è stato?» Avevano sentito entrambi il suono di un
oggetto metallico che batteva contro il pavimento. «Non lo so…»
In
questo momento non potevo vedere le loro espressioni ma Phineas dal
tono risultava abbastanza nervoso, mentre Will piuttosto stressato.
«Smettila di tremare. Riesco a sentirti.»
«E
tu sbrigati a trovare le chiavi.»
«Eccole.»
Dal
soggiorno ci giunse un grido femminile. Doveva essere stata Rue
oppure Nisha. Io e Charlie ci scambiammo un’occhiata e ci
coprimmo la bocca per non ridere. «Che cosa è stato?»
Chiese Phineas alzando un po’ il tono di voce. Adesso non era
soltanto nervoso ma molto, molto spaventato. «Rilassati, Derek
avrà fatto uno scherzo alle ragazze. Intanto ho recuperato la
chiave.»
«Dov’era?»
«Per
terra.»
Will
Haines non si fece troppe domande sul perché l’oggetto
che stavano cercando fosse comparso magicamente ai suoi piedi.
«Vieni, mi devi mantenere la torcia.»
«Vuoi
che scenda con te la sotto?»
«Andiamo,
non fare il bambino. Se ci fosse mia sorella qui che cosa penserebbe
di te?» Con quelle parole il ragazzino sembrò aver
trovato il coraggio per seguirlo e per questo non riuscii a
trattenere un leggero sorriso. Phineas era tenerissimo, oltre che
buonissimo. Quasi quasi mi dispiaceva coinvolgerlo in tutto ciò.
«Sbrighiamoci.»
Avevamo
solo pochi minuti prima che Will capisse come ripristinare un
interruttore. Pertanto presi una sedia, dopo essere emersa dal tavolo
e Charlie mi aiutò facendomi luce con la torcia. «Che
cosa vuoi fare?»
«Bloccarli
lì sotto.»
Nello
scantinato c’era solo una lampadina ma era fulminata, anche se
avessero ripristinato la luce era giusto che Will godesse un po’
di più del calore delle tenebre. «Emily sei sicura? C’è
anche Phineas che poverino…»
«Li
verremmo a prendere prima o poi.» E detto questo chiusi la
porta emettendo un tonfo assordante. Will e Phineas urlarono e
corsero su per gli scalini ma io ero stata più veloce e avevo
bloccato la maniglia con la sedia.
«Che
cazzo succede?» Urlò Will e questa volta il tono della
sua voce aveva assunto una sfumatura diversa. Mio fratello se la
stava facendo sotto. «Ti sei messo contro la Haines sbagliata.»
«Emily?»
Lui
parve sorpreso, infatti ci fu un momentaneo silenzio poi sentimmo
qualcosa sbattere contro la porta. O meglio qualcuno. Io e Charlie
sobbalzammo e la mia amica si lasciò sfuggire un leggero
gridolino. Mio fratello aveva intenzione di buttare giù la
porta. Be’ avevo dimenticato un piccolo particolare: Will
Haines era una bestia di un metro e ottantotto.
«Emily
apri subito questa porta o giuro che-»
«Emily,
tuo fratello ci ammazzerà.»
«Charlie?»
Adesso era più che sorpreso Will. «Sei coinvolta anche
tu?»
Io
e la bionda ci guardammo per qualche secondo senza sapere cosa dire.
Poi alla fine optammo per l’unica soluzione che ci sembrava
sensata al momento. Filarcela via.
Volevamo
correre nella nostra stanza ma nel corridoio ci bloccammo quando
sentimmo la voce dei ragazzi. Non avevo la più pallida idea di
cosa avessero combinato le altre ma a quanto pare aveva funzionato.
Nisha e Rue parlavano di chiamare la polizia perché erano
entrati dei ladri in casa e i ragazzi invece cercavano di fare i
cavalieri, assicurando loro che non le sarebbe successo niente.
«Ma
dov’è Will?» Riconobbi la voce di Derek, alquanto
tranquillo da quello che percepivo. «Vabbè… Finn
e Ryan restate voi con loro. Io vado a cercare Will.»
«Derek,
aspetta. Non mi lasciare.»
«Due
secondi e torno.»
«Ma
ci sono i ladri.»
«Ma
quali ladri, sarà qualche scherzo di Emily. Non ti preoccupare
e restate qui.»
Come
diavolo aveva fatto a scoprirmi?
Charlie
mi prese per mano e mi trascinò in un angolo. Infatti occupata
ad ascoltare la conversazione non mi ero resa conto che si stava
avvicinando qualcuno. Seppur fossimo al buio una tenue luce lunare
che proveniva da fuori ci permise di vedere un’ombra.
«Torniamo
in camera tua, dobbiamo raggiungere le altre e andarcene.»
Era
un’ottima idea, peccato però che metà parte del
piano non si era ancora compiuta. Ero riuscita a spaventare gli altri
e a chiudere Will in uno scantinato ma per quanto riguardava Derek…
Lui era troppo rilassato per i miei gusti. «Vai di sopra e
raggiungi le altre. Io vengo fra poco.»
Le
lasciai andare la mano ignorando le sue proteste e corsi
all’inseguimento di Derek. Lo raggiunsi e lo trovai che stava
chiamando Will, aggirandosi tra i corridoi della casa non sapendo
esattamente dove andare. In una mano aveva con sé il cellulare
che usava come torcia. «Will?»
Misi
male un piede e inciampai ma per fortuna non caddi, recuperai in
fretta l’equilibrio. Eppure quel piccolo errore mi costò
caro perché Derek mi vide. O meglio vide una figura
incappucciata mentre apriva la prima porta a destra e ci si infilava
sperando di non essere acciuffata ma quando feci per chiudermi dentro
un piede si mise tra la porta e lo stipite e nonostante provai a
spingere con tutta la forza che avevo, non potevo niente contro Derek
perciò alla fine la porta si spalancò e il ragazzo
entrò.
Adesso
ad avere paura ero io.
Per
fortuna Derek non poteva ancora riconoscermi ma mi stava accecando la
vista puntandomi la luce negli occhi. Volevo dirgli di abbassarla ma
se avessi fiatato mi avrebbe riconosciuta certamente. «Sei
Emily o una delle sue amiche? Di certo non sei Valentina o Rachel,
loro sono troppo alte.»
Continuai
a tacere mentre lo vedevo avanzare. Istintivamente indietreggiai
finchè non finii per sbattere contro una scrivania. Dovevo
essere capitata di nuovo nello studio di mio padre. «Carina la
maschera.» Mi fu di fronte. I nostri occhi si incrocariono e
forse fu già in quel momento che Derek capí. «Posso
riconoscerti anche senza questa sai.»
Quello
spiraglio di luce che gli aveva permesso di muoversi tra i corridoi
al buio cessò di illuminarci. Derek aveva messo via il
cellulare e seppur non potessi guardarlo in faccia riuscivo a
riconoscere i contorni della sua figura. Quando si era fatto così
vicino?
Lentamente
sentii cadere il cappuccio da testa e una mano sfiorarmi la maschera.
Derek riuscii a sfilarmela via. Mi morsi le labbra, trattenendo
qualsiasi imprecazione volessi lasciarmi sfuggire al momento. Il
cuore mi batteva forte nella gabbia toracica.
Le
dita di Derek mi accarezzarono piano la lunga chioma castana, andando
a percorrere l’intera lunghezza dei capelli. «È
l’odore del tuo shampoo questo, Emily.» Mi disse in un
sussurro mentre mi rilassavo involontariamente a causa di quel tocco.
La mano di Derek non arrestò il suo cammino ma proseguí
fino a sfiorarmi la mascella per dire «hai un viso piccolino»
e a risalire per accarezzarmi una guancia. Non capivo nulla di
quanto stesse succedendo e neanche mi importava. L’unica cosa
che sapevo di dover fare era tacere. Non dovevo fiatare perché
se lo avessi fatto…
«Hai
un neo proprio in questo punto.» Rabbrividii quando mi sfiorò
l’incavo tra il collo e la mandibola. Stava cercando di
tracciare il mio viso e di riconoscere ogni tratto. «Non potrei
mai sbagliarmi.» Disse in un sussurro. Sentivo il suo fiato
mescolarsi al mio. Mi ressi poggiando le mani sulla scrivania alle
mie spalle, improvvisamente sentivo di aver bisogno di sostegno
perché le mie gambe da sole non riuscivano nel loro compito.
La situazione mi stava sfuggendo di mano… Il polpastrello di
Derek mi sfiorò il labbro inferiore.
«Derek.»
Mi lasciai sfuggire in un sospiro e fu quello a decretare la mia
condanna. Sentii il ragazzo di fronte a me sghignazzare. «Beccata!»
Si
staccò da me fulmineo e fu quasi brutale il modo in cui
percepii quell’improvvisa distanza. La luce tornò in
quel momento. Il mio sguardo addolorato e confuso incrociò
quello divertito di Derek. Lo aveva fatto apposta?
«È
proprio facile prenderti in giro, mostriciattolo.»
«Ma
che cosa diavolo ti è preso?!» Ero rossa dalla rabbia e
forse non solo. Giuro che per un breve attimo avevo pensato che mi
avrebbe dato un bacio. I nostri nasi si erano sfiorati e quando mi
aveva accarezzato le labbra avevo sentito come se-
Alzai
di scatto la testa e la vidi, Rachel rannicchiata in un angolo che ci
fissava con occhi spalancati. Derek non si era accorta di lei. «Che
cosa pensavi che avrei fatto?» Mi chiese ironicamente il
migliore amico di mio fratello ma io a stento lo sentii.
Rachel
doveva aver ascoltato tutto e seppur per via del buio pesto non aveva
assistito a niente, dalla sua espressione si vedeva che mostrava un
grande disappunto nei miei confronti. Non era colpa mia eppure mi
sentivo tremendamente in colpa. Derek era il fidanzato di una delle
mie amiche più strette e per un attimo avevo desiderato…
«Sei
proprio un coglione.» Sbottai cercando di trattenere le lacrime
quanto più possibile prima di passargli accanto di corsa,
spalancare la porta e mettere quanta più distanza possibile
tra me e lui.
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