Capitolo I
“Credo
d’aver capito male.” Tutto d’un tratto la
cravatta
che portava quel giorno sembrò soffocarlo. Prese un respiro
profondo e cercò di
allentare il nodo, stringendo e strattonando la seta delicata, con
l’intento di
farla a pezzi. Al diavolo quel dannatissimo cappio al collo che il
dress code
dell’azienda imponeva ai vertici! A Los Angeles sarebbe
andato a lavoro in
jeans e camicia, una volta aveva persino messo dei sandali e il giorno
dopo
metà ufficio li indossava. A L.A. era un trend setter, a
Tokyo era vestito per
la bara. “Potresti ripetere?”
“Sto
parlando di matrimonio, credo sia arrivato il tuo
momento.” Suo padre lo fissava attentamente
dal’altro lato della scrivania,
incorniciato dallo skyline della città. La Tokyo Tower
brillava in lontananza
come un albero di Natale e Toga Taisho dispensava dall’alto
del suo Olimpo
gioie e dispiaceri come
una moderna
divinità.
“Perdi
colpi. Di solito sei bravo a fare scherzi.” Non
poteva trattarsi d’altro. Conoscendolo, il vecchio non
avrebbe mai potuto
chiedergli una cosa del genere. Si sistemò meglio sulla
sedia, una lieve
irrequietezza si stava impossessando di lui ad ogni secondo che
passava.
“Non
è affatto uno scherzo, infatti sono molto serio,
Inuyasha. E mi aspetto che tu lo sia altrettanto in materia.”
Il padre aggrottò
le sopracciglia e una ruga gli si formò sulla fronte,
corrompendo quel viso
altrimenti perfetto.
“Ecco
che se ne va la tua ultima goccia di sanità mentale.
Ah!” Una risata isterica gli risalì dal fondo
della gola, scoppiandogli sulle
labbra, rimbombando come uno sparo nell’inutile
enormità dell’ufficio del
padre.
“L’unico
folle qui sei tu se pensi che io possa essere meno
che serio riguardo all’argomento.”
Dichiarò, tamburellando le dita su una
cartellina di pelle.
“Non
sai di cosa stai parlando.” Distolse lo sguardo
dall’espressione inquisitoria del padre, quegli occhi
così simili ai suoi lo
avevano sempre intimorito.
“Sono
tuo padre, credo di sapere cosa sia meglio per te.
Inoltre, hai bisogno di ristabilire la tua reputazione dopo quello che
è
accaduto a Los Angeles, l’immagine dell’azienda ne
ha molto risentito. Per
questo convengo che un matrimonio con una delle giovani donne su questa
lista
gioverebbe sia a te che alle Taisho Industries.” Estrasse un
foglio dalla
cartellina e lo fece scivolare verso di lui con
un’espressione compiaciuta. “Ho
stilato personalmente quest’elenco con le possibili
candidate. Sono tutte eredi
di varie aziende, partner perfette: scuole eccellenti, ottimi risultati
in
campo accademico, il top che l’alta società di
questo paese ha da offrire. Le
prime tre sono quelle a cui auspico, ma mi accontenterei anche
dell’ultima se
facesse al caso tuo.”
“Partner
perfette per me o per l’azienda?” La voglia di
accartocciare il foglio che aveva davanti agli occhi e lanciarglielo
contro era
irrefrenabile, dovette conficcarsi le unghia nel palmo della mano per
fermarsi:
avrebbe dato a suo padre un ulteriore motivo per dubitare della sua
maturità.
“Se mi conoscessi così bene come dici, sapresti
cosa ne penso a riguardo e di
conseguenza saresti
già al corrente
della mia risposta. In conclusione, quest’incontro sarebbe
stato solo un enorme
spreco di tempo per entrambi.”
Diede
uno sguardo all’orologio e imprecò mentalmente: in
dieci minuti avrebbe dovuto tenere una teleconferenza con Totosai
Kagustuchi, e
se l’idea di dover parlare a lungo con il responsabile della
sede di Beijin lo
infastidiva, quella conversazione con suo padre lo innervosiva ancora
di più.
“Ma
questa non è una richiesta, è un ultimatum.
Accasati
entro la fine dell’anno o scordati di poter aver parte nei
futuri progetti
dell’azienda.” Gli disse con leggerezza, come se
gli stesse consigliando dove
andare fuori a pranzo.
“Questo
è un ricatto bello e buono!” sbottò
alzandosi in
piedi. Il vecchio si era svegliato quella mattina e aveva scelto la via
della
violenza a quanto sembrava. “La mamma disapproverebbe, era
un’inguaribile
romantica. Costringere il suo unico figlio ad un matrimonio
d’interesse con una
sconosciuta non l’avrebbe entusiasmata.” Usare la
carta della madre morta era
come tirare la coda ad un cane rabbioso, raramente la usava ma quale
migliore
occasione di usarla se non quella. Sapeva per esperienza personale che
menzionarla avrebbe portato a due risultati molto diversi: il padre, al
ricordo
della moglie, avrebbe potuto desistere dai suoi folli piani, oppure,
punto nel
vivo gli sarebbe saltato alla gola.
Un
ringhio sommesso fece vibrare l’aria tra i due: suo padre
stava tentando di sottometterlo alla gerarchia del branco, quel suono
preannunciava un ordine perentorio a cui non avrebbe potuto sottrarsi.
Le
orecchie gli si piegarono all’indietro rivelando
inavvertitamente la sua
naturale subordinazione.
“Farai come dico.”
Un onda potente di youki lo
investì e
la sua voce suonò cupa e greve, poi si alleggerì
improvvisamente. “Prendi
esempio da tuo fratello, presto mi farà diventare
nonno.” Una zanna appuntita
fece capolino sulle labbra sottili di Toga, increspate in uno stupido
sorriso.
Da quando Kagura aveva annunciato di aspettare un bambino,
l’onnipotente CEO
era diventato a tratti molliccio e sentimentale al pensiero di aver
presto dei
nipoti da viziare.
“Sesshomaru
può andare a farsi fottere! Per un pizzico di
approvazione leccherebbe tutto il sale dal mare, lascio a lui
l’onore di
portare avanti il buon nome della famiglia e di sfornare
marmocchi.” Fece
per andarsene, deciso a chiudere lì
quella conversazione delirante.
“Non
credere di poter svicolarti da tutto questo. È un
compito come un altro che ti affido.”
Si
alzò dalla scrivania e gli andò incontro,
porgendogli il foglio con i nomi
delle sfortunate che voleva diventassero sua moglie. “E mi
aspetto che tu lo
porti a termine con successo.”
A
meno di dieci passi dall’ufficio di suo padre quel foglio
era già andato a canestro nel primo cestino disponibile.
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Toga
Taisho, incoronato imprenditore dell’anno dal Nippon
Financial per tre anni di fila, riteneva di essere un uomo giusto,
seppur poco
flessibile. Premiava i meritevoli e puniva chi gli si ritorceva contro.
Per
questo aveva deciso di premiare il suo primogenito dandogli in gestione
la
succursale di Kyoto e di punire quel buono a nulla del suo
secondogenito
richiamandolo dalla succursale di Los Angeles per farlo tornare in
patria. Non
avrebbe mai creduto possibile che una cosa proveniente dai suoi lombi
potesse
causargli così tanti problemi.
“Non
credo che tuo figlio accetterà così facilmente
questa
cosa, sappiamo quanto odi le imposizioni.” Myoga, il suo
fedele segretario e
consigliere, gli porse un bicchiere basso e largo con tre dita di
whisky. Un
buon Macallan in compagnia era l’unico vizio che ancora si
concedeva.
“Farà
meglio a sottostare alle mie volontà o verrà
tagliato
fuori dalle Taisho Industries. Dopotutto, non mi sembra di chiedere
molto. Sesshomaru
non ha battuto ciglio quando gli ho proposto lo stesso e guarda a cosa
ha
portato, la famiglia si sta allargando.” Ribatté
con fierezza. Cosa c’era di
così difficile da capire? Voleva solo che la dinastia dei
Taisho prosperasse!
“Ma
Inuyasha non è Sesshomaru, e solo per un colpo di
fortuna all’appuntamento preparato per lui si è
presentata la donna che già
amava.” Myoga si accomodò sul divano che
padroneggiava al centro della stanza e
sul quale di solito si addormentava guardando scialbe soap a basso
budget
mentre lui vagliava investimenti e piani aziendali.
“L’amore
è una storiella che si racconta ai ragazzini, qui
si tratta di affari.” Toga bevve dal bicchiere e
arricciò le labbra al sapore.
“Anche
Izayoi-san era un affare?”
E
tutto a un tratto il whisky che gli scendeva in gola si
trasformò in veleno.
“Attento,
Myoga.” Il suo vecchio amico sapeva dove colpire.
Izayoi
aveva lasciato dentro di lui un vuoto incolmabile, la
sua morte era una ferita sempre aperta che il tempo non avrebbe
rimarginato. Un
pugno allo stomaco, come mancare uno scalino e assaporare il vuoto per
un lungo
infinito secondo. La sua assenza era pura agonia ad ogni respiro. Anche
lui non
aveva potuto nulla contro la morte, nessuna quantità di
denaro o potere avevano
potuto salvarla. La vita era crudele, recideva i fiori
all’apice della loro fioritura,
e Izayoi era stata il fiore più bello di tutti.
Sapeva
anche quanto Myoga tenesse ad Inuyasha e tirare in
ballo l’unica donna che avesse mai amato era un palese
mezzuccio per
distoglierlo dai suoi intenti. Ma né quella testa dura di
Inuyasha né tantomeno
quel pavido di Myoga potevano fargli cambiare idea.
“Gli ultimi due
appuntamenti sono andati molto male. La figlia dei Takahashi
è scappata via
piangendo e si mormora che quella dei Fujiwara sia andata in terapia.
Risparmia
questa sofferenza a quelle povere donne.”
Toga
fu quasi sul punto di chiedergli se il figlio lo avesse
corrotto in qualche modo per intercedere in suo favore. “Non
è negoziabile.” Asserì
sicuro, voltandosi a contemplare le mille luci di Tokyo che si
stendevano fino
all’orizzonte.
Myoga
alle sue spalle sospirò sconfitto. “La prossima
sulla
lista è la figlia di Motomi Tajiya, del Taijiya Group. Un
tipetto non troppo
facile da gestire.” Commentò tuttavia divertito.
“Bene,
Inuyasha si scontrerà con qualcuno al suo
livello.”
Avrebbe voluto essere una mosca sul muro per vedere come sarebbe andato
quell’incontro.
“Organizza un altro appuntamento e inviagli tutti i dettagli.
Forse la terza
sarà quella giusta.”
Nda: Grazie mille per la calorosa
accoglienza!! Erano eoni
che non pubblicavo qui su efp e lavorando a questa ff per un contest su
tumblr
(Inu-spiration 2022) mi sono chiesta, perché non pubblicarla
prima in italiano?
Mi sono tra l’altro ripromessa di pubblicare tutto quello che
scrivo, perché non
devo vincere il premio Strega né il Pulitzer e quindi non
tutto deve essere
perfetto. Purtroppo devo combattere con il mio ocd e prenderlo a pugni
per fare
questa cosa, e la maggior parte delle volte perdo e rilego tutto sul
fondo
della memoria del pc. Ma stavolta, cavoli, NO! si pubblica senza paura
e si va
avanti come se non ci fosse un domani! Alla prossima :D
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