Cap. 13: Angels in disguise
After
the storm there is calm, but flame inside still burns
A touch of sin left me undone, but still willing
for more
Right after dawn we will witness the fall
Of purity and hope, with broken wings we'll mourn
From now on, on this flight I will be
Like the blazing moonlight I will shine
Open your eyes, feeding you lies
They came like angels in disguise
Holding you just to let you go throughout the
flight
Frightening sight, we've been too blind
To see the dark behind their eyes
As despite their silky wings they can still bite
Angels in disguise!
(“Angels in disguise”
– Frozen Crown)
I primi a ripartire da Kattegat furono Leif e
Freydis, che non vedevano l’ora di far ritorno in Danimarca e rivendicare il
Regno che Egil aveva strappato loro con violenza e crudeltà, ma anche Asvard
era ansioso di ritornare a casa sua: ora che aveva accanto Thorir, la vista
della sua dimora non gli avrebbe più ricordato il terribile massacro della sua
famiglia, bensì il futuro felice che avrebbe avuto con il giovane Principe.
Tuttavia Asvard e Thorir si erano fatti molti amici a Kattegat e, prima di
ripartire, volevano trascorrere del tempo con loro e salutarli in modo adeguato
ora che non c’erano più minacce all’orizzonte e si poteva bere e festeggiare
insieme.
Trascorsero dunque alcuni giorni e un mattino
Thorir volle andare a salutare anche Tiago, del quale era diventato molto
amico. Asvard, ovviamente, lo accompagnò. Tiago e Floki non avevano potuto
partecipare ai banchetti e ai festeggiamenti organizzati da Bjorn e Gunnhild
dopo la vittoria contro Re Egil perché non potevano lasciare la loro casa e in
maniera particolare Harald. Il Principe Norreno aveva riportato ferite molto
gravi e, soprattutto, aveva perso davvero tanto sangue ed era allo stremo delle
forze. Tiago e Floki avevano curato e medicato le sue ferite, ma l’uomo non
riprendeva i sensi e quindi non poteva bere il decotto che Tiago aveva
preparato per aiutarlo a riprendere le forze. Il giovane spagnolo, dunque,
aveva dovuto fare ricorso all’energia della terra, degli elementi e delle
piante per salvare Harald; il suo non era stato un vero e proprio incantesimo
come quello con il quale aveva ridonato la vista a Erik, ma aveva dovuto
trascorrere la notte in profonda concentrazione, quasi in trance, tenendo
strette le mani di Harald tra le sue e diventando un canale attraverso il quale
l’energia naturale giungeva al Principe.
Gli sforzi e le fatiche di Tiago, tuttavia,
erano servite poiché il mattino successivo a quella prima notte Harald era
sembrato più in forze, aveva ripreso i sensi e detto qualche parola, anche se
Floki e Tiago gli raccomandavano di non stancarsi. Era stato in grado di bere i
decotti curativi preparati da Tiago e, durante la giornata, anche di mangiare
qualcosa di leggero e, a poco a poco, i due guaritori avevano capito che Harald
non era più in pericolo di vita. Nei giorni successivi, quindi, Harald aveva
continuato a migliorare, lentamente ma costantemente, e a rendersi sempre più
conto di dove si trovava e di come era stato fortunato a non restare ucciso.
Ovviamente, però, non poteva ancora lasciare il letto e Floki o Tiago dovevano
essere sempre in casa per occuparsi di lui in caso di bisogno.
Quando Thorir, accompagnato da Asvard, si
recò alla casetta dei guaritori per salutare l’amico Tiago, lo trovò molto
provato e stanco per essersi preso cura di tanti feriti e, soprattutto, di
Harald.
“Tiago, volevo salutarti prima di partire per
la Danimarca con Asvard ma… ti vedo così pallido e sfinito. Sei sicuro di stare
bene? Non voglio partire se non so per certo che stai bene” disse il giovane
Principe Danese.
Tiago lo abbracciò affettuosamente e gli
rivolse un sorriso.
“Non preoccuparti per me, sono solo stanco
per aver svolto la mia missione” rispose. “Dopo una guerra, i guaritori devono
essere pronti a tutto e per fortuna non ci sono state ferite troppo gravi tra i
Norreni e la gente di Kattegat. Però quel Principe Norreno, Harald, ci è stato
portato qui in fin di vita e io e Floki abbiamo dovuto davvero faticare molto
per salvarlo, abbiamo anche fatto i turni accanto al suo letto perché non
potevamo rischiare di lasciarlo solo. Comunque ora lui sta migliorando e,
quindi, anche io e Floki possiamo iniziare a prenderci un po’ di riposo. Per
fortuna siamo in due e ci aiutiamo!”
Thorir continuava ad essere un po’
preoccupato per il suo amico, ma il fatto che ci fosse Floki al suo fianco, che
lo amava davvero come un padre, lo tranquillizzò.
“Principe Thorir, tu devi ritornare alla tua
terra e vivere la tua vita in pace” insisté Tiago, stringendo le mani dell’amico.
“Solo che… sei certo di non voler rivendicare il tuo Regno? Ti spetterebbe di
diritto, tuo padre non aveva altri eredi e… insomma, sei sicuro di voler
seguire Asvard?”
Fu la volta di Thorir di sorridere: se lui
era preoccupato che Tiago si potesse stancare troppo nel suo lavoro di curandero, Tiago continuava a non
fidarsi di Asvard e a temere che potesse fargli del male!
“Asvard non è l’uomo che credi, lui mi vuole
davvero molto bene e anch’io… io mi sento finalmente accolto e accettato da
qualcuno, mi sento protetto e sicuro con lui, come non mi era mai accaduto
prima. Non vorrei mai dover regnare da solo e preferisco rinunciare al potere
che alla possibilità di essere felice con Asvard” spiegò il ragazzo,
arrossendo. “Lo so che tu non ti fidi di lui perché ti ricorda Erik, ma Asvard
non è Erik, devi stare tranquillo ed essere felice per me perché io lo sono
tanto!”
Tiago continuava a non fidarsi poi molto, ma
il viso illuminato di gioia di Thorir e, soprattutto, lo sguardo tenero e
affettuoso con il quale Asvard lo guardava gli fecero capire che, almeno in
quel caso, la sua esperienza negativa lo portava ad avere dei pregiudizi
ingiusti contro l’uomo.
“Allora ti auguro tanta felicità e tutto
quello che desideri” disse lo spagnolo, abbracciando di nuovo l’amico, “e spero
che potremo rivederci, un giorno.”
“Ci rivedremo senza alcun dubbio” intervenne
allora Asvard con un sorriso. “Tu e Thorir siete diventati molto amici, ma anch’io
ho delle persone care qui a Kattegat e entrambi saremo lieti di farvi visita
molto spesso dopo che avrò riorganizzato il mio Regno e ricostruito le case e i
palazzi distrutti.”
Così anche Asvard e Thorir si accinsero a
lasciare Kattegat. Quello che Tiago non aveva notato, però, era che il suo
colloquio con il Principe Danese era avvenuto all’interno della casa e, siccome
l’ambiente non era certo grande, Harald aveva potuto ascoltare tutto.
Non fraintendete, Harald non era uno spione
qualsiasi! C’era un motivo ben preciso se si era interessato così tanto alle
parole dei due ragazzi e, in modo particolare, agli accenni che Thorir aveva
fatto su un certo Erik.
Harald era stato molto vicino a morire e
senza le cure speciali di Tiago probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Quando
aveva ripreso i sensi dopo quella notte di oscurità e dolore la prima persona
che aveva visto al suo capezzale era stato quel ragazzino dai grandi e tristi
occhi scuri e dal viso dolce e gentile che si occupava di lui. Anche nei giorni
seguenti aveva seguito con lo sguardo ogni movimento di Tiago e si era reso
conto che si sentiva sempre meglio quando lo aveva vicino. Si stupiva che un
ragazzo così giovane fosse tanto abile nel guarire e, soprattutto, che si
dedicasse con tanta generosità ad aiutare gli altri e così, pian piano, la
delicata sensibilità dello spagnolo lo aveva conquistato così come il suo viso
grazioso e malinconico. Harald non riusciva a pensare ad altri che a Tiago e,
quasi quasi, avrebbe desiderato non guarire tanto rapidamente perché non voleva
perdere l’occasione di averlo accanto. Tiago, però, non si era accorto di
niente e continuava a trattare il Principe Norreno esattamente come avrebbe
fatto con qualsiasi altro ferito che avesse avuto bisogno del suo aiuto. Quel
giorno, tuttavia, gli accenni a quel tale Erik e a qualcosa di doloroso nel
passato di Tiago spinsero Harald a farsi avanti e a cercare di parlare con il
ragazzo in modo più personale.
Tiago era andato al suo capezzale per
portargli il decotto curativo da prendere prima di mangiare e nella sua mente
era a mille miglia di distanza da quello che Harald stava per dirgli!
“Devi bere questo, Principe Harald” gli disse
con la solita distaccata cortesia, “poi Floki verrà a portarti il pranzo. Ormai
sei in grado di sederti sul letto e di mangiare da solo, non è così? Tuttavia
se hai bisogno di aiuto…”
“No, non ho bisogno di aiuto per mangiare,
però vorrei parlarti, Tiago. Sei stato sempre così gentile e generoso in questi
giorni, ti sei occupato di me rinunciando anche al riposo e adesso vedo quanto
sei sfinito” gli disse con un tono tenero che mise subito in allarme il giovane
spagnolo. “Sei un ragazzo speciale, non molti sceglierebbero di fare questa
vita.”
L’approccio fin troppo diretto di Harald non
piacque affatto al ragazzo che, come già era successo con Asvard, vedeva in
ogni uomo anche lontanamente somigliante a Erik un pericolo dal quale stare il
più possibile alla larga! Harald, in realtà, era molto diverso da Erik, aveva
poco più di trent’anni e, pur essendo un Principe per nascita, era sempre stato
cordiale, scherzoso e amichevole con tutti, accettava nel suo esercito guerrieri
e shieldmaiden di ogni provenienza e
cercava di fare in modo che ognuno fosse trattato bene e andasse d’accordo con
gli altri. Aveva tanti amici, tutti coloro che lo conoscevano imparavano ad
apprezzarlo e a volergli bene e anche a Kattegat si era fatto subito benvolere
da Bjorn e da tutti gli altri. Anche ciò che aveva tentato di fare con il
Rogaland, sperando di essere eletto Re al posto di suo fratello Olaf, era
frutto non tanto di ambizione, quanto della consapevolezza che lui sarebbe
stato un sovrano più giusto e dalle idee più aperte del fratello. Naturalmente
non era perfetto, il potere e la ricchezza non gli dispiacevano certo, amava l’azione
e l’avventura come tutti i Vichinghi, ma le sue motivazioni andavano al di là
del semplice desiderio di una corona e, comunque, lui non avrebbe mai voluto
che a Olaf fosse fatto del male, intendeva chiedere a Bjorn di eleggerlo
sovrano del Rogaland grazie alla sua autorità di Re dei Norreni, ma intendeva
lasciare al fratello le sue ricchezze e i suoi privilegi.
Olaf, al contrario, aveva dimostrato di
essere molto più definitivo nelle sue scelte e, saputo che Harald aveva dei
piani a proposito del trono, aveva deciso di farlo uccidere senza se e senza
ma, chiudendo la faccenda una volta per tutte!
Tutta questa storia a Tiago però non
interessava affatto. Fino a quel momento lui aveva visto in Harald
semplicemente un ferito da aiutare e guarire, ma non avrebbe accettato nessun
altro avvicinamento da parte sua.
Ogni uomo, ormai, gli ricordava Erik e, purtroppo per lui, Harald gli
somigliava anche un po’ nel fisico alto e atletico e nei lineamenti, sebbene Harald
avesse i capelli castano dorati e gli occhi nocciola… e l’espressione dei suoi
occhi e del suo volto fosse sorridente, scanzonata e spesso tenera, diversamente
da Erik che si mostrava sempre cupo, grintoso e burbero!
“Non ho niente di speciale, invece” rispose
quindi Tiago, determinato a chiudere lì la questione. “Faccio il mio dovere con
le persone che hanno bisogno di me esattamente come fa Floki, infatti anche lui
adesso è esausto quanto me. Non abbiamo niente da dirci, Principe Harald, a
meno che tu non abbia bisogno di cure mediche.”
Harald non si offese per la risposta brusca
di Tiago. Gli dispiaceva che il ragazzo non volesse avvicinarsi a lui, ma aveva
capito dalle parole di Thorir che aveva sofferto molto a causa di qualcuno e
comprendeva le sue paure. Avrebbe voluto solo rassicurarlo, tranquillizzarlo e
poi, piano piano…
“Ho sentito che il tuo amico, il Principe
Thorir, accennava a un certo Erik che, in passato, ti avrebbe fatto del male”
provò a dire Harald, ma Tiago lo interruppe subito, prese la tazza vuota del
decotto e si allontanò dal letto dell’uomo.
“Questi non sono affari che ti riguardano,
Principe Harald, e hai fatto molto male ad ascoltare una conversazione privata
tra me e un mio amico” fece, reciso.
“Non volevo intromettermi e ti chiedo
perdono, è solo che mi dispiace pensare che qualcuno possa aver fatto del male
a un ragazzo dolce e gentile come te e…”
“Come ho detto, non è una questione che ti
riguardi” tagliò corto Tiago. “Tra poco verrà Floki a portarti da mangiare, noi
due non abbiamo altro da dirci.”
E, con queste parole severe, il giovane
spagnolo uscì dalla stanza e per il resto della giornata cercò di non farsi più
vedere, lasciando che fosse Floki a occuparsi di Harald.
Insomma, che accidenti voleva quello? Perché si
intrometteva in cose che non lo riguardavano affatto? E, soprattutto, che
intenzioni aveva? Certo, Tiago sapeva che Harald era stato sempre amichevole
con Bjorn, Ivar e tutti gli altri e che si era fatto benvolere da tutta
Kattegat… ma anche Erik sapeva fingere molto
bene, infatti Bjorn e Gunnhild si erano sempre fidati di lui. Anzi, anche lo
stesso Tiago si era innamorato di Erik credendolo buono e premuroso, perché lo
aveva visto occuparsi di Gunnhild dopo che aveva perso il bambino e di Bjorn
quando era stato ferito da Ivar. Poi il suo vero volto era venuto allo scoperto
quando era troppo tardi… e sicuramente anche Harald sarebbe stato così.
Per fortuna ormai il Principe Norreno stava
migliorando sempre più e ben presto avrebbe potuto lasciare la casa dei
guaritori, magari sarebbe stato ospite nella dimora regale di Re Bjorn per
riprendersi del tutto e, finalmente, sarebbe tornato nel suo Regno. Tiago
doveva solo badare a stargli il più lontano possibile in quel periodo!
Ma questo non era affatto ciò che desiderava
Harald che, al contrario, desiderava conoscere meglio quel ragazzino spagnolo e
potergli ridare la fiducia nella vita e nell’amore.
L’inizio non era stato dei migliori, tuttavia
Harald era ottimista e paziente ed era sicuro che, pian piano, sarebbe riuscito
ad avvicinarsi a Tiago. Intanto, però, l’idea che qualcuno gli avesse fatto del
male lo tormentava e così, quando Floki arrivò per portargli da mangiare, lo
trattenne.
“Floki, posso farti qualche domanda che
riguarda Tiago?” gli chiese.
Il Vichingo lanciò un lungo sguardo d’intesa
a Harald e sorrise nel suo solito modo elusivo che voleva dire tutto e niente…
Fine capitolo tredicesimo