A Christmas Carol

di berettha
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Hagrid – Shepherd’s pie  

Sul piccolo tavolo della cucina, stava aperto un vecchissimo libro di ricette tutto macchiato, le pagine tenute insieme da un singolo pezzo di spago per legare l’arrosto e la copertina bruciacchiata sugli angoli.  
Con le sue grandi mani da gigante, Hagrid, orgogliosamente tutto da solo aveva già preparato: pasticcio di carne –doveva essere un polpettone, ma la forma non aveva tenuto per niente-, vellutata di zucca, pane alle patate, salsa di mele e cipolle. 
Soddisfatto, si sedette ad aspettare che il minestrone, posto sul fuoco, finesse di cuocere. Aveva scelto per esso con cura le verdure migliori dal suo orto. 
Da quando suo padre se ne era andato, raramente aveva festeggiato il Natale: lo faceva sentire troppo solo. 
Si sentiva troppo vecchio per commiserarsi ogni volta che provava a metter su un abete per decorarlo, quindi col tempo aveva lasciato perdere la tradizione.  
Quell’anno però diverso: avrebbe avuto ospiti. E per loro aveva pulito il pavimento, riordinato il salotto, scelto le posate migliori dal cassetto, messo a prendere aria la tovaglia elegante a quadrettoni per toglierne l’odore di chiuso e vecchio e cucinato con dedizione un pranzo coi fiocchi.  
Addirittura, aveva decorato la baita con agrifogli che scendevano giù dalle travi sul soffitto, candele rosse e lanterne ad olio per illuminare l’abitazione e alle finestre veniva giù ghirlande di frutta secca. Dopo poco, eccoli bussare alla porta: la professoressa McGrannitt, con indosso un severo vestito verde muschio e un dolce ben impacchettato tra le mani, accompagnata dal preside Albus Silente, anch’esso vestito a festa, la barba infilata nella cintura decorata con minuscole palline di Natale. 
Hagrid sentì il cuore perdere un battito per la gioia.  
Tornare a festeggiare la sua festività preferita, fu il più bel regalo che ricevette quell’anno. 





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