A series of dates... maybe
Titolo: A series of dates...
maybe?
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1768 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent,
Damian Wayne
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of
Life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Da
quando Jon aveva imparato a riconoscere il battito cardiaco di Damian,
aveva cominciato a sentirsi un po' uno stalker.
Lo sentiva nei momenti più disparati e nelle
situazioni più strane, a volte durante l'adrenalina della pattuglia o
quando Damian si allenava, quando faceva qualcosa di emozionante o
quando era agitato, ma soprattutto lo sentiva quando lui stesso si
distraeva e lasciava che la mente vagasse al pensiero del suo migliore
amico. A volte si ritrovava ad immaginare cosa stesse facendo con
esattezza Damian, a quali pensieri attraversassero la sua mente e cosa
fosse successo da emozionarlo tanto, e Jon sentiva il suo stesso cuore
battere all'impazzata nel desiderare di essergli accanto.
La frustrazione era cresciuta giorno dopo giorno e
aveva cercato di evitare Damian i di non pensarci quando era in sua
compagnia, ma a lungo andare era arrivato ad una conclusione che
l'aveva lasciato senza fiato per giorni interi, con un groppo in gola e
la terribile sensazione che tutto ciò che stava provando fosse
orribilmente sbagliato; aveva cercato di ricacciare indietro quei
pensieri e ingoiato il rospo, trovato delle scuse per non andare sempre
di pattuglia con Damian e mettere ordine nei propri pensieri ma, alla
fine di tutte quelle settimane, aveva avuto paura che quel distacco
potesse intaccare anche l'amicizia con Damian e aveva cercato di
scappare di meno... per quanto la consapevolezza fosse rimasta e Jon
avesse faticato non poco ad ammettere a se stesso di essersi innamorato
del suo migliore amico.
Le preferenze di Damian non erano mai state un
mistero per Jon – una sera, per divertimento, si erano ritrovati a
parlarne durante una specie di pigiama party ed entrambi avevano
scoperto nuove sfaccettature dell’altro, Jon aveva apertamente
dichiarato di sentirsi attratto da entrambi i sessi e Damian aveva
affermato di non aver mai sentito il bisogno di compartimentare la sua
sessualità, pur accennando che, in ogni caso, avrebbe provato
attrazione solo verso qualcuno con cui provasse forte legame affettivo
–, quindi non aveva paura che fossero proprio quelle ad allontanarli…
bensì il fatto che potessero non provare la stessa cosa. Il problema
maggiore? Il fatto che il cuore di Damian perdesse qualche battito in
sua presenza e poi tornasse a quel solito e ritmico tum-ta
assolutamente calmo, mandando a Jon segnali sempre più contrastanti.
Damian provava le stesse cose che provava lui? Quelle emozioni erano
solo date dal fatto che si gettassero a capofitto in missione e che
Damian si sentisse abbastanza a proprio agio da lasciar cadere le
difese e mostrarsi per ciò che era? Jon non ne aveva la minima idea,
quindi aveva passato quei giorni a indagare come un detective e ad
osservare i comportamenti di Damian con gli altri membri della sua
famiglia, con i Titani e persino con Colin e Maya, ma non era riuscito
a vedere nulla che richiamasse i modi in cui Damian certe volte agiva
in sua compagnia. Alla fine aveva optato per la via più semplice: aveva
confessato. Aveva aperto il proprio cuore e aveva aspettato
l’esplosione – sua o di Damian, arrivati a quel punto aveva avuto poca
importanza – con i pugni lungo i fianchi e lo sguardo fisso sul volto
dell’amico, studiando la miriade di emozioni che avevano contratto i
suoi muscoli e irrigidito le sue spalle.
La risata improvvisa di Damian lo aveva colto di
sorpresa ed era letteralmente sbiancato, sentendo la testa vorticare
come non mai all’orribile pensiero che Damian avesse preso i suoi
sentimenti come un gioco ma, quando aveva sentito le braccia di Damian
cingergli i fianchi e attirarlo a sé, sussurrando di provare lo stesso,
Jon per poco non si era sciolto contro il suo petto in un turbine
violento di emozioni. Dopo quella confessione, però, la loro
“relazione” non aveva fatto grandi passi avanti e Jon stesso non
cercava di spingere le cose verso una determinata direzione, ma c’era
un piccolo desiderio che non era poi così certo che sarebbe stato
esaudito. Prima di tutto, perché conosceva Damian e sapeva bene cosa
pensasse di cose del genere… e, inoltre, le parole di uno dei fratelli
di Damian continuavano a roteare nella sua testa come una vocina
fastidiosa, mettendo in lui il tarlo del dubbio.
Quel giorno, però, Jon era più che intenzionato a
far volgere le cose a suo favore e a smuovere un po’ il terreno,
soprattutto perché non avrebbero potuto continuare a fingere che non
fosse successo nulla quando era cambiato tutto e niente. Com’era ormai
di consuetudine da un po’ di tempo a quella parte, si trovava in
caverna con Damian per allenarsi in basilari tecniche di auto-difesa
che avrebbero potuto essere d’aiuto nel caso in cui non fosse stato in
grado di usare i suoi poteri; si erano dati da fare e Damian non si era
risparmiato dall’andarci giù duro – l’aveva atterrato più e più volte
nonostante lui potesse contare sui suoi poteri, cosa che aveva fatto
capire a Jon quanto poco sapesse sfruttare il proprio corpo –, facendo
una pausa solo dopo ore e intimandogli di tenersi pronto per la seconda
parte. Ma era stato proprio a quel punto che lo sguardo di Jon era
caduto sulle spade da allenamento nella rastrelliera, afferrandone
immediatamente una per puntarla verso Damian. E tuttora si trovava
così, immobile e in posizione, sotto lo sguardo scettico dell’amico che
si stava passando un asciugamano fra i capelli per detergerli dal
sudore.
«Che stai facendo?» chiese difatti Damian nel
sollevare un sopracciglio e, per quanto Jon avesse cominciato a
sentirsi un po’ stupido, non perse la posizione e strinse la presa
sull’elsa della propria arma.
«Ho intenzione di chiederti di uscire... suppongo?»,
affermò senza mezzi termini, ma l’espressione sul volto di Damian
divenne di puro sconcerto.
«E perché, di grazia, hai pensato che sarebbe stato
intelligente chiedermelo sguainando una spada?»
«È un mese che stiamo “insieme”, ma non abbiamo
nemmeno avuto un appuntamento».
Damian inclinò la testa di lato. «E cosa c’entra con
questo?» domandò stranito, e Jon inspirò pesantemente dal naso, facendo
un passo avanti.
«Ho chiesto consiglio e… Jason ha detto che avresti
accettato solo se mi fossi dimostrato degno e fossi riuscito a batterti
in duello, quindi ho pensato…» Jon si interruppe alla vista del
sorrisetto sarcastico di Damian e nel sentirlo poi scoppiare a ridere,
accigliandosi prima di aggrottare la fronte. «…mi stava prendendo in
giro, vero?»
«Sì, quell’idiota di Todd ti stava decisamente
prendendo in giro e ci sei cascato come un pollo, J», replicò Damian
nell’annullare la distanza che li divideva per poggiare una mano su
quella con cui Jon sorreggeva la spada, fissandolo negli occhi. «Non
sono tipo da appuntamenti».
«Lo so, per questo pensavo che tu non avresti accet-»
«Ma per te potrei fare un’eccezione», lo zittì
immediatamente Damian nello zittirlo con una mano premuta sulla sua
bocca, sollevando un angolo della bocca in un ghignetto divertito.
«Cerca solo di non seguire più nessuno dei consigli dei miei fratelli,
J».
«Quello di Jason mi sembrava il più sensato», ammise
Jon nel massaggiarsi dietro al collo prima di ricambiare il suo
sguardo. «Dick mi aveva consigliato di fare qualche battuta per rompere
il ghiaccio…»
«Grayson devi fingere che non esista quando si
tratta di queste cose», rimbeccò Damian nel guardarlo con scetticismo
e, sentendo il cuore più leggero e la pressione meno a comprimere la
sua testa, Jon sorrise.
«…lo terrò a mente per la prossima volta», sussurrò
nel chinare il capo verso Damian e indugiare intorno alle sue labbra.
«Quindi… è un appuntamento?»
«È un appuntamento», confermò Damian nel premere una
mano contro il suo petto per spingerlo lontano da sé, ghignando come
non mai alla vista dello sguardo stranito di Jon. «Ma l’esito finale
dipenderà dal tuo riuscire ad atterrarmi o meno», soggiunse nello
sfiorarsi le labbra a scopo indicativo, invitando Jon a raggiungerlo al
centro del piazzale di allenamento.
Seppur scettico e con la fronte aggrottata, Jon lo
squadrò per tutto il tempo e si mise in posizione di attacco, cercando
di tenere d’occhio Damian e ogni suono impercettibile del suo corpo: lo
scroccare delle ossa mentre si muoveva verso di lui, giunture e
articolazioni che seguivano i suoi movimenti e il suo respiro lento e
regolare, riuscendo a scansarsi mezzo secondo prima che Damian lo
colpisse con forza al viso; barcollò all’indietro e sgranò gli occhi,
attento a non inciampare nei suoi stessi piedi mentre Damian continuava
ad attaccarlo ancora e ancora senza sosta, alternando dritti e rovesci
a calci con cui cercava di mirare dritto al suo stomaco. Per quanto
fosse fatto d’acciaio – o per lo meno così avrebbe dovuto essere –, Jon
accusò ognuno di quei colpi come se Damian avesse usato pugni di
kryptonite, sollevando le braccia per pararsi il viso e indietreggiare
sempre più; fu costretto a librarsi in volo quando sentì la piattaforma
terminare sotto i propri piedi e per poco non cadde nel vuoto
sottostante, ma Damian fu più veloce di lui e, afferrandolo per un
braccio, lo lanciò dall’altro lato del quadrato senza il minimo garbo.
«Niente poteri!» berciò nello scroccare le nocche,
compiendo un balzo per colpirlo dall’alto con tutta la forza che
possedeva, ma Jon rotolò di lato e lo afferrò per la caviglia,
facendogli sbattere la schiena sul pavimento con un’imprecazione
soffocata che lasciò Jon interdetto per un secondo.
«Scusa, D! Stai bene?!» chiese nel saltare
letteralmente in piedi per allungare la mano verso di lui e aiutarlo
quando lo vide sollevare la sua, e fu a quel punto che persino i sensi
sviluppati di Jon non riuscirono a capire con esattezza cosa stesse
succedendo: gli occhi verdi di Damian si puntarono su di lui come
quelli di una grossa pantera e, con quella stessa agilità felina,
Damian gli afferrò i polsi con entrambe le mani e lo gettò a terra,
sovrastandolo col proprio corpo per sedersi a cavalcioni su di lui e
inchiodarlo al pavimento con un braccio premuto contro il collo.
«Regola numero uno, Jonathan: mai abbassare la
guardia». Damian rise all’espressione di Jon, quella fronte
aggrottata
e il modo in cui aveva in parte gonfiato le guance, e abbassò il viso
alla sua altezza per poggiare la fronte contro la sua. «Ma sei riuscito
ad atterrarmi... quindi hai superato il test».
Il sorriso che si dipinse sulle labbra di Jon aprì
il mondo a tutta una serie di piacevoli aspettative.
«Allora... il primo di una serie di
appuntamenti, eh?»
«Solo se ricorderai la regola numero
due»
«Quale sarebbe la regola numero due?»
«Mai ascoltare Jason».
_Note inconcludenti dell'autrice
E
niente, alla fine ho trovato un momento per postare dopo essere sparita
dalla circolazione per... boh? Un bel pezzo direi, dato che sono
rimasta indietro con parecchie cose e quindi anche le storie si sono
accumulate una ad una (e non solo queste, ma anche quelle di altre
raccolte)
Che dire? Jon deve smetterla di dare retta ai consigli fraterni, ecco
aha perché a quanto pare i fratelloni di Damian cercano di sabotare la
loro relazione e... nah, non è ver, ma quel che è certo è che Damian
non è un ragazzo facile da conquistare quindi ecco la splendida idea
che ha avuto Jon per chiedergli un appuntamento aha
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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