Non ci interessa
L'ultimo evento che
c'è stato su Duel Links (“The Friendship Games
– Girag Appears!”) è stato ricco di
sorprese e noi, da brave Kaito/Ryoga shippers, non potevamo non
ricamarci su qualcosa.
Ci siamo
divertite molto a scrivere questa piccola One Shot e speriamo che sia
di vostro gradimento; siete inoltre liberissimi di interpretarla come
meglio credete, infatti abbiamo inserito sia
“Nessuna” che “Shonen-ai” nel
tipo di coppia, anche se noi ovviamente tendiamo più per lo
Shonen-ai, ma dettagli lol
Buona lettura!
Non
ci interessa
Ryoga si
stava allontanando dal campo da baseball con fare annoiato e, a tratti,
anche irritato.
Aveva
perso mezza giornata per
cosa, esattamente?
Per
degli stupidissimi “Giochi dell'Amicizia”
organizzati da un tizio che nemmeno conosceva, ecco per cosa.
Un tizio alquanto sospetto,
a dirla tutta, ma in quel momento non aveva voglia di indagare oltre.
Come
se ciò non bastasse, era stato proprio Girag – si
chiamava così quel tipo, vero? – a formare le
coppie e… cielo, fra tutti i partecipanti proprio con Kaito
doveva piazzarlo?
A
essere onesto, però, non era andata poi così
male: si erano mostrati entrambi contrari e avevano fatto fronte
comune, ma non per essere capitati nella stessa squadra,
bensì perché nessuno dei due aveva mai espresso
il desiderio di partecipare a quell'iniziativa – sul serio,
chi lo conosceva quel Girag? – ed erano stati costretti a
duellare contro Yuma e i suoi amici, divisi anche loro in coppie.
E
se doveva continuare a essere onesto... in fondo era stato bello.
Gli
costava uno sforzo immane ammetterlo, ma duellare in squadra con Kaito
era stato proprio bello.
Avevano
raggiunto una complicità incredibile e completamente
inaspettata; erano miracolosamente riusciti a mettere da parte ogni
tipo di attrito che impediva loro di parlare e collaborare in maniera
normale senza provare il costante desiderio di punzecchiarsi per ogni
minima cosa – che poi, a dirla tutta, era sempre Ryoga a
cominciare, ma Kaito non perdeva mai occasione per dargli corda,
quindi…
Era
stato strano trovarsi dalla
stessa parte, soprattutto in tutti i sensi,
ma più duellavano insieme e più la competizione
saliva, tanto che erano arrivati a prendere fin troppo sul serio
quell'evento che di ufficiale non aveva proprio nulla.
E
fu proprio per quello che alla fine Ryoga aveva deciso di andarsene:
perché la competizione era inesistente.
A
parte Yuma, che era l'unico avversario degno di nota in quel marasma di
ragazzini esagitati, non c'era proprio nessuno per cui valesse la pena
restare per un altro duello (a parte Rio, la sua gemella, s'intende):
lui e Kaito avevano sbaragliato quasi tutta la concorrenza ed erano
vicinissimi alla vittoria, ma a lui non interessava affatto vincere una
competizione a cui non voleva nemmeno partecipare e con ogni
probabilità Kaito la pensava allo stesso modo.
(Che strano trovarsi d'accordo
su tutto dopo mesi trascorsi a farsi la guerra per dei nonnulla
altamente discutibili e dimenticabili).
In
fondo Kaito era sicuramente meglio averlo come alleato che come rivale
– il loro primo (e ultimo) duello che li aveva visti
scontrarsi in una situazione per nulla piacevole gli era bastato,
almeno per il momento.
Ryoga
alcune volte ripensava a quegli attimi concitati e colmi di ansia,
quasi da tachicardia; ricordava bene il terrore che gli era strisciato
sottopelle, insinuandosi nelle vene, raggelandolo sul posto.
Non
poteva certo negare che il primo impatto che Kaito aveva avuto su di
lui fosse stato alquanto negativo, ma ora… ora era diverso.
Era
bastata una stupida giornata come quella dedicata ai “Giochi
dell'Amicizia” per fargli realizzare tante cose, una
più irritante
dell'altra.
(Come, ad esempio, il fatto che
Kaito Tenjo, sotto sotto, non fosse poi così
male… molto sotto, s'intende).
Con
un sospiro pregno di rassegnazione, Ryoga affondò le mani
nelle tasche dei pantaloni, lasciando che un piccolo sbuffo di vento
gli carezzasse le gote e gli scompigliasse un poco i capelli.
«Ho
fame» disse, alzando lo sguardo al cielo mentre si fermava.
«Credo che andrò al konbini a prendere qualcosa.
Tu che fai?»
Non
era necessario voltarsi per constatare che Kaito si trovasse a pochi
passi da lui e che, in una manciata di secondi, l'avrebbe raggiunto.
«Vengo
con te. Anch'io ho fame».
«Okay».
Era
strano, davvero strano, parlarsi in quel modo – nella
normalità più assoluta.
E
per la prima volta Ryoga non provò nemmeno l'impulso di
sciorinare parole che era sicuro infastidissero Kaito al solo scopo di
ottenere una sua reazione alterata, bensì
desiderò continuare a parlare con lui in tutta
tranquillità.
«Tu
che ne pensi?» domandò, ora che Kaito camminava
accanto a lui.
«Di
quel tipo che ha organizzato l'evento?»
«Sì».
«Non
mi convince neanche un po'».
Ci
mancò poco che Ryoga incurvasse le labbra in un sorriso.
«Oggi andiamo particolarmente d'accordo» si
lasciò sfuggire, ma non fu niente in confronto
alla risposta di Kaito.
«Non mi dispiacerebbe
se le cose tra noi andassero sempre così».
Si
voltò a guardarlo, un'espressione completamente sbalestrata
stampata in volto, mentre quella di Kaito rimaneva pressoché
la solita.
«Forse
pretendo troppo, me ne rendo conto,» proseguì
Kaito, «e dubito fortemente che riusciremo ad andare
d'accordo in ogni occasione come abbiamo fatto oggi,
ma…»
Lasciò
la sua riflessione in sospeso, con un'impercettibile alzata di spalle,
come se fosse in procinto di dire qualcosa che, se fosse evaso dalla
sua bocca, avrebbe con ogni probabilità reso quel momento
decisamente ambiguo.
E
Ryoga lo intuì perché era esattamente
ciò che pensava anche lui.
(È stato bello fare
squadra con te).
«Sì,
ho capito» disse soltanto, distogliendo lo sguardo.
«Possiamo provarci… magari partendo proprio da
quel tizio sospetto. Sarà meglio raccogliere qualche
informazione a riguardo».
Kaito
annuì. «Allora conto su di te, partner».
E
ci mancò poco che Ryoga inciampasse per la sorpresa
– uno stranissimo sussulto del cuore.
In
ogni caso, Kaito l'avrebbe sorretto.
Tra partner si fa
così, no?
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