Yusaku non sapeva spiegarsi come mai, ma ogni volta che lo guardava, che fosse nei panni di Revolver o di Ryoken, provava qualcosa alla bocca dello stomaco, come se si serrasse all'improvviso.
E iniziava a sentirsi vuoto e a desiderare che quegli occhi non si staccassero mai da lui, perché solo così riusciva a sentirsi completo.

Era bastata una stupida giornata come quella dedicata ai “Giochi dell'Amicizia” per fargli realizzare tante cose, una più irritante dell'altra.
(Come, ad esempio, il fatto che Kaito Tenjo, sotto sotto, non fosse poi così male… molto sotto, s'intende).

«Dobbiamo per forza andare al lavoro, oggi?» mugugnò Kazutora, con voce melliflua.
«Ovviamente» rispose Chifuyu, nonostante fosse quasi in procinto di cedere nuovamente alla sonnolenza.
«Ma ci siamo impegnati tanto, ieri…» continuò Kazutora, che proprio non ne voleva sapere di mollare la presa.
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Yusaku aveva da poco terminato la preparazione del ripieno che avrebbe usato per i cioccolatini.
Aveva mischiato il cioccolato al gianduia ai wafer e a suo dire il risultato era buono, ma necessitava di un secondo parere, nonché il più importante per lui.
Dopotutto li stava cucinando per Ryoken.
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Era una torta panna e cioccolato ricoperta di zuccherini colorati; probabilmente era un bombardamento di calorie non da poco, ma era così graziosa che era impossibile resisterle.
Anche se, prima di ogni altra cosa, per Giyuu era impossibile resistere alle labbra di Tanjiro che si incurvavano in un bellissimo sorriso ogniqualvolta le baciava.
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«Sei adorabile quando fai il geloso!»
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Tanjiro era il suo piccolo sole.
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«Odio il contatto fisico. Ma con te è diverso. Con te non riesco a farne a meno».
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