MERA ILLUSIONE
Capitolo VI
MERA ILLUSIONE
Versailles, tardo inverno 1775
Il
periodo che trascorreva tra le festività natalizie e l'Epifania
era giunto al termine, era quello un momento frenetico per l'intera
Corte e per la Reggia, oltre alle celebrazioni liturgiche che
accompagnavano lo svolgersi di quei giorni, si alternavano sontuosi
banchetti di gala a cui partecipava gran parte della nobiltà.
Oscar,
salvo una breve vacanza in concomitanza del suo genetliaco che cadeva
proprio il 25 Dicembre, non aveva avuto che pochi attimi da dedicare al
riposo, occupando la maggior parte del tempo nel costante
servizio di pattugliamento e sorveglianza presso la Corte.
Adesso,
Oscar e i suoi uomini, avevano il compito di organizzare il servizio
d'ordine per il prossimo arrivo del Carnevale, dove ricevimenti e balli
si sarebbero susseguiti in modo costante, mentre André come
prevedeva il suo ruolo, avrebbe atteso Oscar oberata dai suoi impegni,
almeno che non fossero richiesti i suoi servigi.
In
quel tiepido pomeriggio André, si era diretto verso il piccolo
cortile adiacente le scuderie, per godersi quei timidi raggi di sole
che facevano capolino in un cielo ancora avvolto dalla bruma invernale,
anche Agnes si trovava in quel luogo attendendo la riscossione del
compenso giornaliero, per la nuova fornitura di sidro da uno dei
dispensieri.
La
ragazza mentre si avvicinava alle scuderie per riprendere il calessino
e tornare a casa, vide André appoggiato alla staccionata, si
bloccò, le guance le andarono in fiamme alla sua vista, erano
mesi che non si vedevano e non era certa che lui sarebbe stato contento
di rivederla dopo tutto quel tempo.
Lei
non aveva dimenticato quanto era successo tra di loro, chissà se
si ricordava ancora di lei e se anche lui ci pensava a volte, si chiese.
Era
in imbarazzo, tornò sui suoi passi, sarebbe andata più
tardi a riprendere il calessino, ma mentre tornava indietro si
sentì chiamare a gran voce, quella voce che a sentirla le
provocò dei brividi che le percorsero tutta la schiena...da
quanto non sentiva il suo nome pronunciato da quelle labbra che, anche
se a distanza di tempo sentiva ancora vivide sulla sua pelle.
-"Agnes..."-
Si voltò, aveva gli occhi lucidi per l'emozione, l'aveva notata e la stava chiamando
- “Allora non ti eri dimenticato di me?” - pensò
-"Salve André..."-
-"Quanto
tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti? Sei ancora
più bella di quanto ricordavo, come stai?"-
-"Già!
Tanto...troppo. Sto bene, e tu? Come stai?"- rispose abbassando lo
sguardo per non far notare che le lacrime, per quell'incontro fortuito
ed inaspettato, le avevano riempito gli occhi ed erano lì
lì per sgorgare da un momento all'altro.
André
delicatamente poggiò sotto al mento della ragazza una mano e le
alzò il viso e vide quei grandi occhi scuri inondati di lacrime
che ormai rigavano quella pelle chiara e le chiese
-"Che ti succede Agnes? Perché stai piangendo?"-
-"No Andrè, ti sbagli, non sto piangendo. È la polvere."-
-"Va bene, farò finta di crederti. Allora? Cosa mi racconti? Cosa hai fatto in questi mesi?
Possiamo fare una passeggiata, ti va?"-
-"Sì, certo."-
André
e Agnes, conversavano allegramente dopo un primo momento di assoluto
silenzio, incuranti dell'imminente venuta del crepuscolo, il loro
cammino s'inoltrò inconsapevolmente nel labirinto di viali
sentieri e nicchie, luoghi appartati che si perdevano nelle
profondità degli sterminati giardini e boschetti che
circondavano con la loro bellezza la Reggia.
Entrambi
non si resero conto di essere giunti ai confini estremi del consueto e
usuale percorso intrapreso dai cortigiani, ma di trovarsi ai limiti
della foresta di Versailles, dove su un'altura sorgeva un solitario
padiglione dalle bianche volte marmoree ancora ben conservate anche se
sulla facciata si notavano lievi segni di incuria.
L'edificio
sconosciuto ai più, rappresentava il primo nucleo delle
costruzioni della Reggia, quando questa era solamente un maniero
utilizzato dai primi Sovrani Borbone come casino di caccia.
-"Bello qui. Cos'è questo edificio André? Tu conosci bene la Reggia e i dintorni, vero?"-
-"Sì,
è vero. Sono anni ormai che frequento Versailles, a volte per
avere informazioni utili ad Oscar mi capita di dover seguire qualcuno
in posti che non sono molto frequentati, questo è uno dei
tanti."-
-"Non è pericoloso? E se ti scoprissero? Rischieresti la vita, lo sai? Se ti succedesse qualcosa di brutto io, io..."-
-"Non preoccuparti, sono prudente."-
André si avvicinò di più ad Agnes le prese il viso tra le mani e la baciò.
Un bacio dapprima gentile poi più esigente, sempre più profondo a cui Agnes si lasciò andare.
Quelle
labbra che, dalla prima volta che le aveva assaporate non era
più riuscita a dimenticare, le sentive sempre sulla sua pelle
come scie infuocate, le agognava, le avrebbe volute sempre su di lei,
assaporarne la delicatezza, il calore, la consistenza morbida e carnosa.
Adesso, dopo tanti mesi le aveva nuovamente tutte per lei e ne era totalmente in balia, trasportata dalle sensazioni mai sopite.
Le
labbra vellutate di lui divennero avide ed impazienti di desiderio,
iniziarono ad insinuarsi sempre più nella scollatura della veste
di Agnes, mentre lei tentava di liberarsi dal corsetto inarcando la
schiena sempre di più verso quelle carezze che divenivano sempre
più ardite.
La
bocca di André accolse quell'invitante proposta assaporando le
delizie di quei capezzoli che, sembravano bramosi di ricevere quella
leggera e delicata tortura.
Liberata
dalle vesti Agnes si abbandonò alle mani di André che,
esplorativo ogni più piccolo anfratto della sua pelle, fino a
raggiungere con lievi e morbidi baci il centro del suo ventre per poi
sprofondare delicati nella sua essenza di donna.
Il
corpo di Agnes si perdeva a quei tocchi sempre più arditi, la
portavano ogni volta a perdersi nel totale oblio della passione.
Agnes
non provò alcun imbarazzo a cingere le gambe intorno ai fianchi
di André, mentre le dita di lei percorrevano voluttuose la linea
sinuosa della schiena.
I
due corpi erano sciolti nelle briglie della passione, i loro sospiri
soffocati dal delirio, quando d'un tratto André si riscosse,
immaginando la visione di Oscar prendere corpo e forma nella sua anima,
e si ritrasse da quel momento di passione che lo aveva avvinto.
Agnes a quel ritrarsi di André rimase interdetta
-"Che...che
succede André? Ho forse fatto qualcosa che ti ha irritato?"-
chiese intimorita coprendosi come meglio potè alzando la
camiciola che aveva tirato giù fino alla vita per scoprire i
seni.
-"No
Agnes non è colpa tua. Ho sentito dei rumori, non voglio che ci
trovino qui, è troppo pericoloso per te...vestiti ti prego,
sbrighiamoci ad uscire da qui."-
Nel
mentre che si sistemava, ad André passarono per la mente mille e
più pensieri, ma uno più prepotente degli altri...Oscar.
Dopo essersi sistemati in fretta uscirono e tornarono verso le scuderie.
Accompagnò
Agnes dove aveva lasciato il calessino, si salutarono con la promessa
da parte della ragazza di rivedersi, poi presero la via verso le
rispettive direzioni.
André
era diventato cupo, pensava che giacendo con Agnes sarebbe riuscito a
dimenticare colei che era la sua unica ragione di vita, rinunciarvi
significava rinnegare se stesso e quell'amore che, anche se non
corrisposto per lui era vitale. L' amava con ogni fibra del suo essere,
non voleva dimenticare quel sentimento puro che nutriva da sempre nei
suoi confronti.
Oscar per lui era tutto, la compagna di giochi, l'amica, la sua famiglia.
Amare un'altra donna significava anche allontanarsi da lei.
"No!
No!" continuava a ripetersi "Non voglio! Ti amo Oscar, non voglio
vivere lontano da te!" calde lacrime gli bagnavano il viso, le versava
sia per il suo amore per Oscar sia per Agnes.
Non
meritava un uomo come lui, non era giusto illuderla, stava male, anche
se Agnes gli era sempre piaciuta, non voleva usarla per cercare di
dimenticare chi era da sempre nel suo cuore e che mai sarebbe andata
via.
Agnes nel tragitto verso casa, a differenza di André, ebbe pensieri felici.
Le
s'imporporarono le guance a ripensare ai momenti appena trascorsi con
lui alle sue labbra calde e morbide che le lasciavano scie di ardente
fuoco sulla sua pelle e la portavano in estasi anche se a malapena la
sfioravano.
Se
ne stava innamorando, anche se sentiva in cuor suo che in André
c'era qualcosa che lo turbava, ma forse era solo paura la sua, paura
che quella felicità tanto attesa e a portata di mano, con un
uomo con cui stava bene, le facesse vedere cose che non esistevano.
Si
ripromise che al prossimo incontro, sperando che succedesse presto,
sarebbe stata chiara con lui, senza timore gli avrebbe chiesto di dirle
con franchezza cosa provava per lei, se era solo un vero sentimento
quello che provava per lei oppure solo un illusione.
Non
voleva pensarci adesso, avrebbe affrontato la cosa a tempo debito, ora
voleva solo crogiolarsi nel dolce ricordo di quei momenti trascorsi
insieme a lui, nell'attesa di riviverli ancora e ancora.
André
rientrò da solo a Palazzo Jarjayes, Oscar gli aveva fatto
comunicare che sarebbe rimasta più del dovuto alla Reggia per un
improvvisa riunione organizzata da Bouillè, a cui avrebbe
partecipato anche il Generale suo padre e che quindi non sarebbe dovuto
tornare a notte fonda a riprenderla.
Ancora
preda dei suoi pensieri André a quel punto desiderava stare da
solo, si ritirò immediatamente nella sua stanza, evitando
così sua nonna che vedendolo in quello stato lo avrebbe
certamente tormentato, come era solita fare, da una miriade di domande.
Si
distese sul letto, cercando di prendere sonno, ma niente, la mente
vigile e lucida riandava continuamente a quegli attimi di passione
appena vissuti dove il desiderio della carne aveva prevalso inutilmente
sull'amore che provava per Oscar.
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