RICORDO LONTANO Capitolo 7
SOLO
TU
Capitolo
7
Erano
passati un paio di settimane, da quando André e Agnes si erano visti
l'ultima volta, le loro giornate trascorrevano tranquille con i loro
rispettivi impegni.
Lei
era sempre in giro per la riscossione del dovuto per la vendita del
vino e gli ordini di rifornimento dai vari clienti che, da quando
alcuni signorotti avevano saputo che Mousier Andouins riforniva anche
la Reggia di Versailles, i clienti erano aumentati e facevano quasi a
gara a chi si accaparrava più bottiglie di vino e delle migliori
annate.
Agnes
era ormai oberata di lavoro, perché il padre era spesso via per
rifornirsi da vari vigneti per scegliere le meglio uve e
accontentare tutti.
Le
era rimasto pochissimo tempo da dedicare a sé stessa, ma non le
pesava, l'unico rammarico era che quando si trovava a Versailles non
riusciva a fermarsi troppo per cercare di rivedere anche solo per un
istante André...sentiva la sua mancanza, ora più di prima.
Spesso
nel tragitto verso la Reggia si trovava a pensare all'ultima volta
che erano stati insieme e le guance le s'imporporavano al pensiero
delle sensazioni che provava quando stava con lui.
André
dal canto suo, era sempre impegnato anche lui tra le incombenze che
gli dava da fare sua nonna, quando sapeva che non era impegnato nel
suo ruolo di attendente con Oscar alla Reggia.
Non
aveva più pensato ad Agnes, poi un tardo pomeriggio, mentre stava
andando alle scuderie per riprendere Cesar e Alexander si rividero.
Ad
Agnes brillavano gli occhi, finalmente lo rivedeva, poteva parlargli,
accarezzarlo prendergli le mani e stringerle tra le sue, quelle
mani che al solo pensiero di risentirle sulla sua pelle nuda la
mandavano in estasi.
-"André...oh
André, finalmente."- lo chiamò con voce suadente e buttandogli
letteralmente le braccia al collo cercando un qualsiasi contatto con
lui, provò persino a baciarlo.
André
rimase spiazzato dall'irruenza con cui Agnes lo salutò, non si era
mai comportata in quel modo, soprattutto perché sapeva chi poteva
vederli alla Reggia e lì la discrezione non era certo di casa anzi
tutt'altro, anche i fili d'erba avrebbero raccontato cosa succedeva
se avessero potuto.
André
molto gentilmente la prese per i polsi e la scostò, era evidente che
si sentiva in imbarazzo.
Agnes
rimase interdetta dal suo comportamento, notò che era strano, i suoi
occhi che, di solito brillavano come l'acqua di un laghetto colpito
dai raggi del sole che filtrava tra gli alti alberi di un
bosco, erano tristi, spenti.
Vide
il suo imbarazzo, allora si scostò e gli chiese
-"Che
ti succede André? Non sei felice di vedermi? Stai male per caso?
Parla ti prego, così mi preoccupi!"-
-"Sto
bene, tranquilla. Mi dispiace Agnes, davvero. Ma..."-
-"Che
c'è?"- lo interruppe
-"Ti
vedo strano, devi dirmi qualcosa? Non sei l'André che conosco e che
mi piace da impazzire. Ho paura che quello che mi vorrai dire non mi
piacerà, ho ragione?"-
-"Vedi
io...perdonami ti prego. Non volevo credimi, non era mia intenzione
prenderti in giro. Però..."- tremava.
Era
consapevole che le stava facendo del male, ma non sarebbe stato
giusto illuderla ancora andando avanti con lei.
Aveva
cercato di dimenticare tra le sue braccia, colei che si stava ormai
impossessando della sua anima, colei che anche senza far niente lo
aveva fatto innamorare perdutamente senza via d'uscita.
Era
troppo tardi ormai faceva parte di lui in ogni sua fibra, gli bastava
viverle accanto ed inebriarsi della sua aura di luce che lo rendeva
vivo, anche se sapeva di non avere nessuna speranza.
-"Dimmi
André c'è un'altra donna? Ti sei innamorato di un'altra, non è
così? Parla dannazione!!!"- era furiosa
-"Non
è come pensi."- riuscì solo a dirle queste parole
-"Non
è come penso? Invece è così!!! Te lo leggo negli occhi. È lo
stesso sguardo che mi rivolse negli ultimi tempi Hyppolite. Ed io che
pensavo tu fossi diverso!
Che
stupida sono stata! E dire che mi stavo innamorando di te."- gli
urlò tutto d'un fiato tra le lacrime.
-"Agnes,
ti prego, perdonami. Non è facile neanche per me, cosa credi!
Pensavo anch'io che potesse funzionare tra noi...evidentemente mi
sbagliavo. Non voglio illuderti, tu meriti un uomo che ti ami
davvero, senza riserve, purtroppo non sono io."- anche André
era provato, stava male per lei ma, era sempre più convinto che non
era giusto continuare a farle credere il contrario.
Eppure
anche se soffriva Agnes si rese conto che quello che le aveva appena
detto André era giusto, non avrebbe potuto costringerlo ad amarla se
lui non poteva.
Ebbe
la forza di darle un'ultima carezza sul viso mentre gli diceva addio
con il cuore in frantumi.
Poi
tra le lacrime scappò via senza voltarsi neanche una volta.
André
rimase lì ancora un attimo, finché non la vide sparire dalla sua
vista, poi andò nelle scuderie per riprendere i cavalli...Oscar
sicuramente lo stava già aspettando, infatti visto il suo ritardo lo
raggiunse nelle scuderie.
-"Andrè...ah
sei ancora quì! Ti aspettavo, tutto bene? Che hai? Sei sconvolto! È
successo qualcosa?"- chiese Oscar apprensiva vedendo il suo viso
sconvolto.
-"Non
è niente, non preoccuparti...andiamo, si è fatto tardi."-
rispose flemmatico
Passarono
i giorni e André era tornato come sempre, perché i giorni
precedenti il chiarimento che ebbe con Agnes era più pensieroso del
solito, probabilmente perché la situazione si stava facendo
complicata e meditava come poter chiarire con lei.
Un
pomeriggio Agnes avviandosi verso la Reggia per il solito giro di
ordini sentì dei cavalli lanciati al galoppo e delle voci e delle
risate che venivano dal bivio di fronte a lei
-"Dai
André, batti la fiacca. Possibile che non riesci mai a raggiungermi?
E non venirmi a raccontare che mi lasci vincere perché non ti credo,
sei un lumacone."- erano Oscar e André che avendo la giornata
libera erano andati al laghetto in mezzo alla radura dove andavano
spesso quando erano più piccoli.
Oscar
rideva di rado, lo faceva soltando quando era serena o quando si
divertiva a prendere in giro André
In
quei momenti tornava una ragazzina, aveva una risata limpida e
cristallina e ad André riempiva il cuore quando la sentiva ridere,
anche se spesso era perché si burrata di lui.
Agnes
fece in tempo a scendere dal suo calessino, portarlo dietro a degli
alberi legare il cavallo per poi nascondersi dietro un cespuglio
alto, non voleva che André la vedesse.
-"Oscar,
dai fermiamo un attimo i cavalli, sono sfiniti. Ti va di fare due
passi mentre loro si riposano un attimo?"- quasi le urlò visto
che era parecchio avanti.
-"Va
bene, ma non credere che ti farò vincere."- ed ecco un'altra
risata
Da
dietro il cespuglio Agnes vide i due che scesi da cavallo si
avviavano verso Palazzo Jarjayes e avendoli nel senso opposto se li
trovò davanti.
Aveva
un nodo in gola al pensiero di aver perso André, bruciava come non
mai quella ferita.
Non
riusciva a staccare gli occhi dal suo viso, finché mentre si
avvicinavano sempre di più, non scorse i suoi occhi.
Ecco
lo sguardo che non aveva mai visto quando guardava lei.
-"Adesso
ho capito tutto André."- disse tra sé e sé.
Ora
le era chiaro come la luce del sole...ecco chi era la donna che gli
aveva rubato il cuore, lo scorgeva da quella luce che faceva brillare
il colore dei suoi meravigliosi occhi verdi smeraldo che l'avevano
fatta innamorare, oltre ai suoi modi gentili.
-"Ti
auguro di essere felice André, davvero. Spero ti ami anche lei con
la stessa intensità con cui tu ami lei."-
Stette
lì ancora un po', fin quando Oscar e André furono abbastanza
lontani da non accorgersi di lei, così riprese il suo calessino e
con la morte nel cuore tornò sulla strada per andare dov'era
diretta.
Anni
dopo, un pomeriggio d'estate inoltrata, Andrè libero dalle consuete
incombenze alla Reggia, concluso il lavoro nelle scuderie di Palazzo
Jarjayes, si era dedicato a sistemare in dispensa alcune provviste,
mentre era intento in quella faticosa occupazione, udì la voce di
sua nonna che lo chiamava insistentemente
-"André...André...quando
lo chiami non risponde mai."- sbraitava Nanny.
-"Sì
nonna, ti ho sentito non sono ancora diventato sordo, ho appena
finito di sistemare i sacchi di farina come mi avevi chiesto."-
-"Vedi
di sbrigarti e di raggiungere Mousier Bertrand che non è ancora
molto pratico di consegne."-
-"Mousier
Bertrand?"- chiese André stupito, non aveva mai sentito quel
nome
-"
Sì, che sciocca che sono"- seguitò di rimango Nanny"- mi
ero dimenticata di farti presente che Mousier Bertrand è il nostro
nuovo fornitore di vino, dopo aver sposato la figlia Agnes, da
qualche mese ha rilevato l'attività di Mousier Andouins...non poteva
scegliere persona migliore come nuovo proprietario del suo redditizio
commercio.
Non
farlo attendere ed accompagnalo nelle cantine."-
-"Va
bene nonna, vado"-
Andrè
s'incamminò verso il cortile sul retro, le parole pronunciate da sua
nonna gli riportarono alla memoria il pensiero della dolce Agnes, non
ne aveva più avuto notizie dal loro ultimo incontro, era felice e
auspicava che finalmente avesse trovato un uomo che l'amasse come si
meritava e di quell'amore incondizionato come quello che lui provava
per Oscar...doveva essere così, visto che si era sposata.
Lo
avrebbe fatto solo se avesse trovato l'amore vero, di quello ne era
sicuro.
Si
era reso conto che non aveva più pensato a lei, dopo i giorni
seguenti all'ultima volta che si erano detti addio.
Pensò,
che per quanto potesse essere bella e coinvolgente, per lui era ormai
un ricordo lontano.
L'amore
che provava da sempre per Oscar non si sarebbe mai offuscato anche se
fosse riuscito a farsi una vita al di fuori dei suoi compiti di
attendente.
Avrebbe
dovuto abbandonare il suo ruolo accanto a lei ed era sicuro che anche
così non ci sarebbe riuscito a togliersela dalla testa, dal cuore e
dall'anima anzi, e ne era certo, sarebbe impazzito al pensiero che
qualcun altro avrebbe preso il suo posto accanto a lei, al pensiero
di non vederla tutti i giorni ed Agnes non meritava certo un uomo che
non le fosse totalmente fedele, con tutto il suo essere e non solo
fisicamente.
-"Ti
auguro, ogni bene Agnes."-
Sentì
il suo cuore più leggero in quel momento.
Con
quei pensieri si diresse verso le cantine, per adempiere al compito
che la nonna gli aveva dato.
Palazzo
Jarjayes, inizio 1787
Oscar,
si era ritirata nella sua stanza, la solitudine ed il suono del piano
erano la sola arma che aveva per vincere quello stato di profonda
prostrazione, seguito all' inevitabile fine della sua amicizia con
Fersen.
Il
suo cuore ferito, da quel rifiuto l'aveva portata a prendere la
decisione di lasciare il suo incarico di Colonnello delle Guardie
reali.
Voleva
fuggire, allontanarsi dalla Reggia e da Fersen, da quella certezza
infranta e distrutta di un sentimento che l'aveva portata ad apparire
debole e fragile, a farle assaporare quelle emozioni che mai aveva
creduto di provare, né era uscita a pezzi, quel diniego l'aveva
lasciata avvilita, distrutta.
Non
voleva più provare certe puerili emozioni, voleva rinchiudersi in
quel suo guscio protettivo fatto di silenzi.
Voleva
tornare ad essere l'algido comandante, dimenticare quegli istanti,
annullare ancora una volta se stessa, volendo in tutte le maniere
nascondere quel fragile e sottile momento in cui era apparsa la sua
vera natura di donna, vivendo con la freddezza di un uomo.
Una
sera, maturata la sua decisione ne fece partecipe André, mettendolo
al corrente che una volta lasciato il suo incarico voleva farcela da
sola, senza doversi appoggiare a nessuno e che quindi non avrebbe
avuto più bisogno di lui né di chiunque altro.
André
a quel congedo così freddo ebbe da ridire ma con la sua proverbiale
flemma per tutta risposta le disse: -"Anch'io ti devo dire una
cosa. Una rosa è una rosa anche se essa sia bianca o rossa, una rosa
non sarà mai un lillà Oscar."-
A
quella bruciante verità Oscar si volse verso André come una furia
tornando sui suoi passi e schiaffeggiandolo sul lato buio del viso,
lo tirò verso di sé prendendolo per il bavero della camicia e
riprese
-"Con
questo cosa vuoi dire? Che una donna rimane una donna in ogni caso? È
questa la morale? Rispondimi, devi rispondermi André. Ma lo capisci
che è importante per me?"-
André
a quella reazione violenta di Oscar rimase impassibile, la prese per
i polsi, rimase così con lo sguardo come perso nel vuoto per qualche
istante, poi la strinse a sè e la baciò...caddero sul letto. André
gravò sul corpo esile di lei.
Lo
sguardo di Oscar a quell'irruenza era di stupore misto a paura, si
dimenò cercando di liberarsi da lui ma inutilmente, sentì tutta la
forza di André gravargli addosso, riuscì a scostare il viso e a
gridargli -"Lasciami André o chiamo aiuto."-
Chiamò
a raccolta tutta la forza che potè e lo spinse via.
André,
che ancora aveva tra le mani i suoi esili polsi, alla spinta lacerò
la sottile camicia che indossava scoprendole il seno, cime era solita
fare quando era libera dai suoi impegni a Corte, quella sera non era
coperto dalle solite fasce che portava sotto l'uniforme per celare
agli occhi del mondo quelle piccole dolci rotondità che facevano di
lei una donna.
Al
suono dello strappo Oscar gridò come se le avessero lacerato
l'anima.
André
si ravvide lasciando cadere ai suoi piedi quel lembo di stoffa che
ancora teneva tra le mani
Lei
tra mesti singhiozzi chiese
-"Bene
e adesso, e adesso che cosa vorresti farmi André? Che cosa vuoi
provare?"-
André
tra le silenziose lacrime che ora le rigavano il volto rispose
-"Ti
prego perdonami Oscar. Giuro su Dio che non ti farò mai più una
cosa come questa."-
Si
avvicinò a lei e molto delicatamente coprì quella nudità che lui
stesso aveva provocato.
Poi
allontanandosi da lei, prima di uscire dalla camera si fermò un
attimo, ricurvo e dolorante nell'animo per quello che era appena
successo, ebbe la forza di fare una confessione che mai in quei
termini avrebbe voluto fare, non era così che voleva confessarle il
suo amore se mai avesse avuto il coraggio di farlo
-"Una
rosa non potrà mai essere un lillà. Ascolta Oscar, non potrai mai
cancellare di essere nata donna. Per 10 anni non ho avuto occhi che
per te, ho amato solo te."-
A
quella confessione Oscar sgranò gli occhi, non aveva mai sospettato
che André, il suo amico fraterno, compagno di giochi e confidenze,
la sua ombra da una vita, provava dei sentimenti d'amore per lei.
Ora
sapeva che tutte le attenzioni che lui le rivolgeva non erano per
senso del dovere o per semplice affetto fraterno ma Amore
incondizionato...ne rimase spiazzata.
Cosa
ne sarebbe stato di loro adesso? Della loro vita, della loro
amicizia?
André
distrutto da quel suo gesto impulsivo ed irruento si chiuse in camera
sua in preda ai sensi di colpa per aver distrutto in un attimo il
rapporto con Oscar, quell'amicizia che era stata vitale per lui fino
a quel momento...e ora, cosa ne sarebbe stato di loro, si chiese.
Trascorsero
le ore ma quel tarlo non lo mollava, aveva una bottiglia di vino in
camera l'aveva bevuta in poche sorsate, per stordirsi e cadere così
nel sonno più profondo per non pensare e non sentire quel dolore che
gli dilaniava l'anima, ma fu inutile, quella scena continuava a
riviverla.
Quello
che più lo addolorava erano le lacrime di Oscar che con il seno
scoperto e con viso girato da una parte per non incrociare il suo
sguardo chiedeva cosa avrebbe voluto fare arrivato a quel punto.
Come
aveva potuto fare un gesto così ignobile, baciarla senza il suo
consenso, la camicia non l'aveva strappata volontariamente, non lo
avrebbe mai fatto, non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere,
ma era successo e stava male adesso al pensiero di lei in camera sua,
ancora in preda al pianto o forse alla paura di averlo accanto e
sotto al suo stesso tetto...tutto era perduto.
In
preda ai dubbi, alle incertezze di quel gesto che aveva portato André
a baciarla in quel modo rude, dopo essersi calmata, si alzò e uscì
dalla sua camera diretta verso quella di André per cercare di
chiarire con lui.
Si
era resa conto che con quello schiaffo dato in pieno viso sul lato
cieco e con quella decisione di volerlo allontanare da lei, André si
era sentito abbandonato dalla persona a cui teneva di più, lo aveva
trattato non come un fratello, l'amico di una vita ma come un servo,
non era questo che aveva intenzione di dirgli congedandolo.
Voleva
solo dirgli che era capace di farcela da sola, che non aveva bisogno
della sua protezione né di chiunque altro.
Avrebbe
comunque continuato ad essere la sua amica ma non poteva immaginare
che invece lui l'amasse.
Nelle
parole di André sentì tutto il suo dolore per quell'amore che aveva
per lei.
In
quel lungo corridoio che la separava da lui, ad ogni passo in più
che la portava alla sua meta, dentro di sè si faceva sempre più
forte la consapevolezza che anche lei provava qualcosa per lui.
Passato
il momento di smarrimento per quello che era successo solo poche ore
prima, conoscendo il sentimento che animava l'animo di André per
ogni gesto, ogni decisione, ogni parola ed ogni intervento di
protezione verso di lei si fece sempre più spazio nel suo cuore un
calore nuovo che le bruciava in petto e che non aveva mai provato
prima.
Finalmente
arrivò davanti alla porta di André, notò una flebile lucina ancora
accesa che filtrava da sotto la porta. Rimase lì, immobile qualche
istante, poi bussò lievemente annunciando che stava per entrare.
André
rimase impietrito nel vederla in camera sua a quell'ora di notte e
dopo quanto era successo
-"Oscar,
che succede? Ti prego perdonami, non volevo farti del male. Mio Dio
cosa ho fatto?"-
-"Andrè,
calmati, non sto male. So che non volevi farmene."-
-"Allora
come posso aiutarti?!"-
-"Volevo
solo parlare di quello che è successo e chiederti io, scusa per come
ti ho trattato. Non volevo credimi, non era mia intenzione, ma quella
frase che hai detto mi ha mandata fuori di testa."-
-:Io
perdonare te Oscar?"-
-"Sì.
Perdonami tu André, per non aver capito il tuo malessere.
Volevo
nascondere il mio, fuggendo per cercare di essere un uomo, perché tu
non fai mai trapelare ciò che senti.
Tu e
mio padre siete il mio esempio, mai una lacrima, mai un momento in
cui vi ho visto vacillare.
Stasera
invece ho sentito tutto il tuo dolore André, il dolore di un uomo
che ama e che non è ricambiato.
Conosco
bene quel dolore, ha fatto parte di me negli ultimi anni, so solo che
questa rosa è più fragile di quanto si pensi.
Le
mie certezze sono andate in frantumi.
Vorrei
che mi aiutassi a capire, ti prego André aiutami.
Vorrei
prendere un congedo e andare via per un po' di tempo, appena lo avrò
ottenuto andrò nella villa di famiglia in Normandia, vorresti
accompagnarmi?
Magari
stando lontano dai miei obblighi di Colonnello potrò fare chiarezza
dentro di me e magari riflettere bene sulla mia vita e su di noi."-
-"Noi?
Davvero lo vuoi Oscar? Davvero vuoi che venga con te in Normandia?
Non sei arrabbiata con me?"-
-"No
André, non lo sono. Dimentichiamo questo incidente, che dici? Non
voglio perderti, non l'ho mai voluto. Volevo solo non aver bisogno
della tua protezione, tutto qui. Ora che so dei tuoi veri sentimenti
per me, non posso far finta di niente."-
-"Oscar..."-
-"No,
non dire niente André, ne parleremo ancora quando saremo in
Normandia. Avremo tutto il tempo per farlo."-
André
era rimasto senza parole.
Era
perso nel suo sguardo che brillava alla fioca luce delle candele,
quegli occhi che lo mandavano in delirio per quante sfaccettature
aveva e che lui adorava tutte.
Guardava
la sua Oscar, era lì, davanti a lui, fragile e indifesa che ancora
una volta si affidava a lui.
Voleva
ancora parlargli, stargli accanto, gli aveva chiesto aiuto e lui non
si sarebbe tirato indietro.
Forse
c'era ancora una speranza per loro, se lo auspicava.
Oscar
fece un passo avanti verso di lui, poggiò la sua esile mano sulla
guancia e poi lo baciò leggermente sulle labbra, quelle stesse
labbra che quella stessa sera aveva assaporato per la prima volta ma
che adesso erano calde, morbide e dolci.
André
non sapeva che fare, era rimasto fermo per paura di allontanarla e
farla scappare.
Quando
Oscar si staccò dalle sue labbra, senti il cuore balzargli in petto
come se si fosse staccato da lui per seguire lei.
Oscar
lo guardò e gli sorrise, gli augurò la buonanotte dicendogli che lo
aspettava la mattina successiva per la colazione e poi uscì dalla
stanza.
André
non credeva ancora a quello che aveva appena vissuto.
Era
andato all'Inferno e ora era in Paradiso tutto nella stessa sera.
Oscar
non lo odiava, non voleva escluderlo dalla sua vita anzi, lo aveva
anche baciato.
Le
sue labbra erano di velluto e dolci come l'ambrosia degli dei.
Non
tutto era perduto, adesso lo attendeva un periodo da trascorrere
insieme, solo loro due.
Era
certo che anche Oscar provava dei sentimenti per lui, doveva solo
capirlo, abbandonarsi al suo cuore e lasciarsi guidare.
La
sua vita, come quella di Oscar stava prendendo una via tortuosa ma
che avrebbero percorso insieme mano nella mano senza mai lasciarci
andare.
FINE
|