The Disappeared - Epilogo
Disclaimer: Tutto appartiene a JKRowling.
Io non ci guadagno nulla.
The
Disappeared
Epilogo
Il 3 maggio 1998 Harry Potter era
scomparso dal Mondo Magico.
Il 3 maggio 2004 i maghi ancora
celebrano l'anniversario della morte di Voldemort mentre la Londra
Babbana si sveglia pigramente, come ogni lunedì mattina. I
primi autobus invadono le strade e con il passare dei minuti i volti
assonnati dei lavoratori fanno capolino sui marciapiedi. A giorno
nessuno pare avere fretta, sembrano tutti in anticipo. La stanchezza
è tale che arrivare in ritardo sembra quasi un obbligo e la
pioggia di maggio che gli fa compagnia sembra non disturbare nessuno.
Anche Harry Potter si sveglia
nuovamente nel suo letto vuoto. Si serve velocemente di una tazza di
tè e un paio di fette di pane tostato con burro salato dal
vassoio con la colazione che ha trovato sulla scrivania davanti alla
finestra. Si veste velocemente con un paio di jeans e una maglietta
rosso oro. Quella però non è una maglietta
qualunque. È una maglietta con il simbolo araldico di un
leone rampante e la scritta Gryffindor
sotto di esso. Sa che non gli faranno più domande a
riguardo, oramai hanno imparato che Harry non presta attenzione a
scomode questioni a cui non vuole rispondere. Quella maglietta
è il suo personale modo di festeggiare. Quel giorno lui
sopravvisse di nuovo e scappò. Oggi vuole cambiare ancora.
Ancora una volta ha voltato le spalle
al passato. Mesi fa ha detto addio alla sua Nemesi: ha capito il
perché del suo tentativo di riportarlo indietro, ma lui non
può tornare nel Mondo Magico e Draco non avrebbe mai potuto
rinunciarvi.
Ora sono entrambi di nuovo soli.
Crede almeno. Spera vivamente che Draco si rifaccia una vita come
avrebbe dovuto fare anni e anni fa, invece che perdere tempo per
cercarlo e indugiare nel suo ricordo.
Harry non esce neanche di casa per
andare al lavoro: a lui basta agitare la bacchetta e a quell'ora
può tranquillamente smaterializzarsi in un vicolo poco
distante dal negozio. Arriva appena in tempo per vedere arrivare il
primo dei camion carichi di merce che andranno a riempire il negozio.
Porta velocemente le sue cose nell'armadietto, nascondendo come suo
solito la bacchetta nella borsa prima di raggiungere i suoi colleghi e
iniziare a spuntare i carichi dei bancali e suddividerli a seconda del
reparto in cui andranno caricati gli articoli.
Lavorano come sempre, tra una risata
e un litigio, uno sbuffo e un lamento. A turno vanno in pausa. A turno
arrivano quelli che faranno chiusura. A Harry piace fare apertura: non
c'è mai molta gente e per tre ore possono lavorare a negozio
chiuso senza i clienti.
Alle due il turno di Harry finisce ma
questa volta non si smaterializza a casa sua, bensì sul
pianerottolo di una palazzina di Notting Hill.
Suona il campanello e la porta viene
aperta da una ragazza infagottata in una paio di vecchi jeans consumati
sulle ginocchia, una maglietta nera e una camicia di flanella verde
decisamente troppo larga per lei.
Abigail non gli chiede nulla; lo
invita semplicemente ad entrare e Harry si accomoda in salotto. Lei va
in cucina mentre lui si siede sua vecchia poltrona verde scuro. La
stanza non è cambiata dall’ultima volta che la
vista: il divano contro il muro, la poltrona poggiata alla parete
opposta e un tavolino da caffè in mogano su un tappetino al
centro del piccolo salotto. Accanto alla poltrona
c’è sempre il computer di Abigail, già
acceso e con un documento di Word aperto. In mezzo alla grande libreria
di legno scuro, c’è ancora il televisore
perennemente in funzione più per farle compagnia che per
vera utilità. Harry appoggia a terra la borsa e
s’incanta a guardare un raggio di sole che filtra attraverso
una pesante tenda rossa, come il divano. La ragazza lo raggiunge dopo
alcuni minuti posando un vassoio con tè e biscotti sul
tavolino da caffè.
Riempiono le tazze e zuccherano la
bevanda, iniziando a sorseggiarla in silenzio.
Lei continua a non parlare,
così decide di farlo Harry.
« Tutto iniziò
nel 1981, quando i miei genitori morirono la notte di Halloween...
»
Per la prima volta nella sua vita le
dice tutto, senza nasconderle più nulla. Le parla di
Voldemort, James e Lily, dei Dursley, di Ron ed Hermione, di Hogwarts,
Piton e Silente, del Quidditch e dei Grifondoro eterni rivali dei
Serpeverde. Non si dimentica né di Sirius né di
Remus o delle sue avventure. Le dice che oggi è
l'anniversario della liberazione del Mondo Magico. Le spiega
perché Voldemort volesse ucciderlo, come è morto
e perché lui ha deciso di scappare.
Harry parla per quelle che gli
sembrano ore
– e forse lo sono davvero - senza fermarsi e Abigail non lo
interrompe mai. Lei lo ascolta e beve il suo te. Harry non guarda mai
la ragazza negli occhi, soprattutto quando arriva il momento di
raccontarle di Draco, di cosa c’è stato tra loro
ai tempi
di scuola, di come l’avesse quasi ucciso con incantesimo
oscuro
al sesto anno, di come Draco avesse negato di riconoscerlo quando li
avevano catturati i Ghermidori. Non manca di menzionare
l’Ardemonio o il debito di vita che aveva con sua madre e che
aveva estinto con il testamento scritto prima di fuggire. Le racconta
del tradimento di Malfoy, dell’accordo che il biondo aveva
fatto
con Ron ed Hermione e degli incantesimi di protezione che aveva messo
sulla sua casa e sul negozio in cui lavoravano per evitare che
qualunque mago si avvicinasse a lui. Draco soprattutto. Le dice che si
sente in colpa per averlo buttato fuori a calci dalla sua vita, ma non
poteva non farlo. Sa di non è mai stato l’Eroe
buono che
molti vedevano in lui, ed essere stato un Horcrux lo minato troppo, ben
più di quanto avesse pensato all’inizio. Ribadisce
quanto
odia i maghi oscuri, ma non le nasconde che alla fine è
diventato il surrogato di un gelido Mangiamorte. L’unica
differenza è che lui protegge unicamente se stesso.
L’ultima cosa che vuole è fare del male agli
altri.
L'arrivo di Draco cosìall'improvviso l'ha sconvolto
più
di quanto pensasse, per la prima volta dopo anni qualcuno si era
insinuato nella sua vita e alla fine Harry ammette ad alta voce che
forse aveva iniziato davvero a provare qualcosa per lui. Solo che nella
sua nuova vita non c'era posto per Malfoy.
Si chiede ad alta voce - parlando
più con
se stesso con con Abby - se era disposto a tornare indietro nel Mondo
Magico qualcuno. Per Malfoy.
La sua risposta è no, e
per questo è stato meglio per tutti allontanarlo per sempre
dalla sua vita.
Harry non ha più parole.
Si sente del tutto prosciugato e beve un sorso di tè, oramai
gelido.
E’ strano, ma non fa
così male come
temeva. È quasi una liberazione, un modo per esorcizzare il
ricordo: tramandarlo a qualcuno. Non sa perché ha raccontato
tutto; forse perché continuare a nascondersi è
diventato
troppo pesante. Si è esposto e ha appena rivelato
l’esistenza di un mondo che i Babbani non dovrebbero
conoscere.
Poi ci pensa e si rende conto che lei però non è
una
Babbana comune, e forse per questo è l’unica
persona che
è riuscita ad avvicinarsi a lui senza venire allontanata.
Per un
po’ forse è stato così, ma la ragazza
gli ha sempre
dato sicurezza. Forse non conoscerà la magia ma, come lui,
è una strega che non fa parte di quel mondo. Quando sente
che
gli occhi no sono più umidi, alza il viso e incontra lo
sguardo
di lei: Abigail sta sorridendo.
-Fine-
Note
dell’autrice:
L’epilogo… si
è triste, immagino, ma era l’unica conclusione
possibile per questa storia. Credo che ogni autore abbia il suo tema
portante e per me è la fuga di un personaggio dal suo mondo
e solitamente lo lascio sempre ad un punto dal quale in poi
andrò avanti da solo, senza il mio ausilio perché
credo (e spero) di aver fatto maturare i protagonisti. Immagino che a
questo punto Harry e Draco siano cresciuti tutti a sufficienza per
sapere come vivere la loro vita. C’è solo una cosa
che ho lasciato in sospeso (anche se non so quanto abbia influito per
voi): Abigail non sa davvero nulla o semplicemente ha sempre finto di
essere all’oscuro di tutto? Quel sorriso finale cosa
significa? A voi la scelta. Io non ho intenzione di dirvi nulla a
riguardo.
Comunque…
So che non v'interesserà,
ma mi piace spiegare come e perché nascono le mie
fanfiction. Solitamente lo faccio nel prologo, ma questa volta ho
preferito posticipare all'epilogo.
L'idea per questa storia mi
è balenata in testa un giorno appena uscita dal Decathlon quando ho visto che
nel reparto equitazione si aggirava un ragazzo con i capelli scuri, gli
occhiali e sulla fronte una cicatrice
cava a forma di saetta.
No, davvero, non è uno
scherzo. Inizialmente mi ero messa a ridere all'idea di
andare a chiedere a Harry Potter
quando sarebbero arrivati i paraglomi, ma poi la cosa ha perso
l'aspetto comico e ha preso forma la domanda "ma
se Harry scappasse e si rifugiasse tra i Babbani, andando a lavorare in
un negozio di articoli sportivi?". E così
è stato. La scelta del reparto equitazione ha coinciso con
il fatto che è il mio sport passione e quindi conosco
abbastanza la natura dei prodotti che vengono venduti.
Back to the Future:
oggi, settembre
2017, se qualcuno mi conosce di persona, può cogliere tutta
l'ironia di questa storia che vede Harry Potter che lavora in
Decathlon.
Al momento ho concluso Poetica Ironia, una shot lunga e
follemente romantica per
tirare su gli animi di quelle che sono rimaste male per la conclusione
di questa storia, e poi qualche idea per una nuova
longfic intitolata Alles
Verloren che sarà un'altra versione del post
settimo libro senza epilogo.
Ringraziamento:
devo ringraziare enormemente LeaRachelBlackbird_et_Ann
perché
grazie a lei ho scoperto che su AO3 un pischello che si fa chiamare
Purebloodboyy ha pubblicato questa storia nel suo account senza che gli
avessi dato il permsso di farlo e senza citarmi come autrice. Grazie
mille per avermi fatto sapere cosa stava succedendo <3
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