No direction but to trust the final destination

di GladiaDelmarre
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L’uomo era morto ormai da parecchio tempo. Anni, probabilmente. Il cadavere sembrava rinsecchito e polveroso: capelli radi incollati al cranio, orbite vuote, vestiti ridotti a stracci. La morte lo aveva trovato rannicchiato in un angolo, con una busta da lettera tra le dita.

 

“Sarà solo un’altra stupida lettera di addio Ellie, lascia perdere. Non c’è niente che ci possa essere utile qui”.

“Aspetta, è pur sempre… beh qualcosa. Qualcosa che era caro a questa persona. Magari gli ultimi pensieri, sai, tipo i condannati a morte”.

“Ragazzina, questo posto è stato già ripulito. Vieni via”. Joel si era già rimesso lo zaino sulle spalle, pronto a frugare la stanza successiva. 

 

Ellie allungò ugualmente la mano per prendere il foglio di carta ingiallito e spiegazzato, borbottando un “che stronzo” tra sé e sé. 

 

Nel mondo di Ellie la morte faceva parte della vita più di quanto non fosse mai successo prima. 

Neanche lei ci faceva troppo caso, ormai, eppure non riusciva a lasciarsi alle spalle tutto rapidamente come faceva Joel. Per lui era importante solo l’attimo presente, teneva a bada il passato seppellendolo e facendo finta che non esistesse, e guardava al futuro con circospezione, quel tanto che bastava a mantenere entrambi in vita. Lei invece sognava la vita che non aveva conosciuto, arsa da una curiosità inarrestabile di comprendere quello che era stato. Ogni frammento sembrava essere importante, anche se molte cose le sembravano senza senso. 

 

La busta conteneva un foglio con poche parole scritte in una grafia sorprendentemente bella. Chiaramente non scritto negli ultimi attimi della vita di nessuno. Aveva una data precedente a quella dell’arrivo del Cordyceps. Qualcosa come 1981, un migliaio di anni prima.

 

“I almost wish we were butterflies 

and only lived for three days in summer,

three such days with you I could fill with more joy 

than fifty ordinary years could ever contain”.

John Keats

 

Ellie lo lesse e rilesse più volte. Solo tre giorni, ma pieni e felici come mai. Ripensò a Riley. Avevano avuto molto meno di tre giorni in realtà. Solo poche ore. Eppure era stata pronta a morire, perchè Riley era con lei. Perché la amava, e perché la sua bocca si era posata su quella di Riley. Perché la sua pelle bruna splendeva, ed era seta e miele sotto il tocco delle sue labbra. Si perse, per qualche attimo, in quei ricordi. Joel le avrebbe detto di ricacciarli via, di dimenticare. Chi resta indietro deve rimanere nel passato. Era per questo che Ellie non gliene aveva parlato. Riley era ancora con lei, non poteva lasciarla andare, non ancora. 

 

Si chiese se avrebbe mai avuto tre giorni di gioia con Joel. Scosse la testa, sospirando, guardando le sue spalle larghe appesantite dalle armi e dal lungo cammino già percorso durante la giornata. Forse no. Tre giorni sembravano davvero tanti, in quel momento.  

 

Corricchiò per raggiungerlo e stare al suo passo, tenendo strette tra le mani le cinghie del suo zaino. La vecchia lettera che aveva trovato era chiusa nella tasca sul fondo, accanto a quella di sua madre.





Note: Martina, che è un'acquarellista super talentuosa (https://www.instagram.com/martina_huni/), ha interpretato la mia storia in questo modo:

Letter




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