No direction but to trust the final destination

di GladiaDelmarre
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Era stata una giornata di cammino dura, ed avevano dovuto compiere una lunga deviazione verso nord per attraversare il Missouri. Ellie non sapeva nuotare e quel fiume era troppo ampio e veloce perchè Joel potesse trascinarsi dietro un pallet con lei sopra insieme agli zaini, per quanto fossero ancora in autunno e non fosse piovuto molto durante quell’estate. Erano finalmente arrivati al ponte che scavalcava il corso d’acqua e lo avevano percorso in fretta e guardandosi alle spalle di continuo, per timore di essere colti alla sprovvista da qualcuno, che fosse umano o infetto.

 

Erano stati fortunati, in qualche modo. I ponti erano spesso presidiati da gruppi di persone che chiedevano almeno un dazio per l’attraversamento. Quello non era in buone condizioni e in un paio di punti era quasi del tutto crollato. Erano passati con una certa difficoltà, soprattutto per via del temporale che era scoppiato durante il pomeriggio e che aveva reso tutto scivoloso. Finalmente si trovavano sulla sponda opposta, ma erano entrambi bagnati fino all’osso.

 

Di fronte a loro si trovava un boschetto di abeti, che per quanto poco riparo potesse offrire, sembrava comunque meglio delle rovine di Sioux City alle loro spalle. Avevano sentito dei clicker in lontananza, e nessuno dei due aveva le energie necessarie per stanarli ed ucciderli.

 

Avevano camminato ancora per una mezz’ora in mezzo agli alberi, poi gli si aprì davanti un’ampia radura.

“Andiamo ragazzina, arriviamo solo dall’altra parte, poi ci fermeremo”. 

“Joel che roba è quella?” indicò un albero isolato, a un cinquantina di metri da loro.

Joel strizzò gli occhi in quella direzione, e sorrise come Ellie aveva visto poche volte dall’inizio del viaggio.

“Quella, piccoletta, è una casa sull’albero”.

 

Ellie arrivò prima di lui, correndo per l’eccitazione.

“Sbrigati vecchio!” gli urlò da lontano.

 

Un tempo doveva esserci stata una bella scala per salire. Una larga e con gradini, non di quelle a pioli. Adesso la struttura era crollata, e la casetta era troppo in alto perché Joel potesse spingere Ellie in alto per cercare qualcosa per aiutarlo a salire, ma lei smaniava dalla voglia di dormire lì. Joel aveva un rotolo di corda nello zaino. Poteva fare un tentativo. 

 

Ellie rimase assolutamente deliziata quando arrivò in cima. La stanza principale era piccola, con un unico, grande letto al centro, e una finestra triangolare alle spalle. Dal lato opposto una finestra a golfo ospitava un minuscolo tavolo e due sgabelli. Non era stata usata da nessuno da parecchi anni, e dentro era polveroso e un po’ umido, ma a lei non importava. Una casa sull’albero! Non pensava che potesse essere una cosa reale, credeva esistessero solo nei libri per bambini.

 

“Dormirò per terra, così potrai stare sul letto” annunciò Joel.

“Non dire idiozie. Abbiamo dormito per terra abbastanza, e c’è spazio per entrambi”.

“Non è appropriato per un uomo adulto stare nello stesso letto di una ragazzina”.

“Ma che cazzo dici? Che differenza fa dormire vicini per terra o su un letto?” rispose Ellie. “E poi non sono una ragazzina, ho quattordici anni e mezzo. Quasi adulta. E a nessuno frega niente di quello che è appropriato o no”.

“A me importa” borbottò Joel.

“Vecchio” lo canzonò lei, tirando fuori la lingua.

 

Sfrontata. Ostinata. Rumorosa. 

Entusiasta. 

Adorabile.

Cristo santo, questa ragazzina sarà la mia fine.

 

Ellie gli si rannicchiò addosso quella notte, e Joel dormì bene come non faceva da mesi, con lei tra le braccia.




Note: le meraviglie che fa Martina con gli acquerelli <3




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