“CORRETE A PRENDERE LE ARMI,ADESSO.”
Urlò Milziade rivolto a tutto il gruppo,mentre i cavalli,con
i loro cavalieri. Si misero a correre a perdifiato,superando l'ampio
ingresso e trovandosi immediatamente dentro l'area di preghiera e
superandola tutta di corsa,cercando di raggiungere le loro camere il
più in fretta possibile. Dentro il tempio erano rimasti i
fedeli,le giovani iniziate,viaggiatori e contadini e tra di loro c'era
chi correva all'impazzata in cerca di un riparo,chi restava nascosto al
meglio dietro un angolo,oppure sotto un tavolo,mentre le sacerdotesse
invece si riparavano dietro all'altare di Cerere,convinte che la dea
dei campi e delle messi le avrebbe protette. Ma i loro
inseguitori,senza alcun rispetto per il luogo sacro entrarono con i
cavalli e le fiaccole in mano,che all'improvviso,gettarono
contro i sostegni di legno e le semplici stoffe che decoravano la
struttura.
“Ma che stanno facendo? Perché dissacrano il
tempio della dea?”,chiese sconvolta Lucilla,guardando allo
scempio che stavano commettendo i profanatori.
“Lascia perdere,piuttosto,approfittiamo dell'occasione per
tornare alle nostre camere,prendere le nostre cose e andarcene,la cosa
non ci riguarda.”,disse Milziade cinico e senza alcuna
delicatezza.
“Ma non possiamo lasciare che il tempio venga
disonorato...è un sacrilegio”
“Si che possiamo,basta tener conto del fatto che non
è un nostro problema. Fidati,in molti occasioni questa linea
di pensiero funziona.”
Nel mentre della loro discussione,uno dei cavalieri girò il
cavallo verso il gruppo e si lanciò alla carica,dopo aver
estratto dalla cinta un piccolo martello da lavoro dalla cinta. Quando
lo vide Nym si guardò attorno alla ricerca di un oggetto che
potesse usare contro il rapido assalitore e poi lo vide,appeso al
muro,un falcetto,uno di quelli che si usa per il lavoro nei campi,ora
lasciato al tempio come offerta alla dea. Con un velocità
degna della sua abilità di arciere fece uno scatto felino
verso la parete,che si trovava abbastanza vicino a loro. Lo
staccò al volo,diede una rapida occhiata al cavaliere e con
un rapido calcolo,dettato più dall'istinto che da un attenta
analisi,alzò il braccio piegandolo dietro la testa e poi
lanciò la piccola lama ricurva,che roteando a
mezz'aria,colpì in pieno volto l'aggressore,con tale forza
da penetrare le ossa delle faccia.
“Bel colpo.”,disse Milziade stupito.
“E non è uno dei migliori che abbia mai
fatto.”,disse l'elfo quasi assente.
Il corpo cadde a terra e nello stesso istante il cavallo si
fermò di colpo,incapace di comprendere cosa fosse successo
ed ora,senza più ricevere comando,restò
fermo,bloccato sul momento. I compagni dell'aggressore si accorsero
dell'accaduto,mentre alimentavano le fiamme o colpivano chi passava
accanto a loro.
“D'accordo ragazzi,prendete quello che
potete.”,disse Gordlack avvicinandosi al muro più
velocemente che poté staccando una vanga dal muro,Braxus un
forcone e Nym prese un paio di roncole. Milziade invece dovette
accontentarsi di un bastone dal lungo manico di legno,probabilmente
appartenuto ad un pastore di ovini oppure ad un coltivatore come
appoggio per una pianta rovinata in via di guarigione.
“Ma dai,sul serio?”,disse il mercenario deluso.
“Bambina mia sta dietro di noi.”,disse Gordlack
mettendosi davanti a Lucilla,volendole fare da scudo,seguito dagli
altri quattro,facendo da barriera tra lei e gli assalitori a cavallo. A
vederli bene in quel momento,si accorsero che le loro vesti erano molto
diverse da quelle del tipico cittadino imperiale. Vestivano di una
camicia di lana e sotto la cinta portavano dei calzoni di colore verde
o marroni tenuti in alto per mezzo di una semplice cintura di cuoio
grezzo e ai piedi portavano degli stivali. Anche il loro aspetto
estetico non era tipico degli imperiali. Alcuni portavano i capelli
corti e selvaggi,altri invece li portavano più lunghi,legati
in una coda intrecciata che scendeva fino alle spalle ed alcuni di loro
portavano sul viso un vistoso paio di grandi baffi.
“Uccidiamoli,nel nome di Sucellos.”,disse uno degli
uomini e si lanciarono nuovamente contro il gruppo,gli unici che
opponevano resistenza contro la loro opera di distruzione.
Nym decise di ritentare la sorte e lanciò l'ennesimo oggetto
che si era trovato in mano contro il primo cavaliere che gli
capitò nuovamente. Ma questa volta decise di non mirare
all'uomo sulla sella,bensì alla bestia,scagliando la roncola
contro una delle zampe anteriori del cavallo,così che la
cavalcatura inciampò in avanti,facendo cadere,insieme a lui
e al proprio cavaliere,anche altri due cavalli,con i rispettivi
padroni. Milziade,Nym e Gordlack notando lo scompiglio che si era
creato nella carica avversaria,decisero di approfittare di questa
battuta d'arresto nel loro attacco e partirono all'assalto,nel
tentativo di spezzare la loro offensiva. Non ebbero pietà
quando giunsero di fronte a tre cavalieri e contemporaneamente,i tre
attaccarono quasi all'unisono e ognuno,con un colpo ben
assestato,fecero cadere tre del gruppo degli assalitori,causando
così ulteriore caos nelle fila dei profanatori del tempio.
La fiamma che ardeva nel petto degli aggressori si rivelò
presto per essere nient'altro che un mero miraggio,illudendosi di non
trovare alcuna resistenza e invece,un gruppetto mal armato quanto
loro,se non peggio,li stava respingendo dal basso del loro svantaggio
numerico,colpendoli come potevano,ma con un rigore e un
abilità pari solo a quella dei soldati più
disciplinati e loro,con la coda di paglia,stavano subendo il
contrattacco di una manciata di uomini. Stavano cadendo come mosche e
sole tre di loro era nel centro del combattimento,pur avendo lo
svantaggio di usare attrezzi agricoli mal ridotti e arrugginiti si
battevano al meglio di tutti loro messi assieme. Altri cadaveri avevano
seguito il primo,due,tre,quattro e così
via,finché,al sesto morto,si videro costretti a
indietreggiare.
“Via,via,andiamo via. Tanto il messaggio e stato
recapitato”,disse spaventato uno degli uomini e tutti lo
seguirono a ruota,uscendo di fretta dall'ingresso principale. Il tutto
si stava risolvendo per il meglio,quando all'improvviso,dalla stessa
entrata,comparve Clara,la cui figura fu appena visibile poco oltre la
soglia dell'ingresso. Li vide arrivagli contro,i cavalieri dalla coda
di paglia e non potendo evitare in alcun modo il loro passaggio,accadde
che,inevitabilmente,fu travolta dalla forza del gruppo in
fuga,calpestata brutalmente,mentre con la schiena poggiata a terra,gli
zoccoli gli passano sul corpo,prendendo la zona del tronco,delle
braccia e purtroppo,un paio di colpi li ricevette anche in testa.
“RIDATECI LA NOSTRA SPIGA D'ORO. RIDATE AL DIO DEI CAMPI LO
SPIRITO CHE BENEDICE IL NOSTRO POPOLO.”, urlò uno
dei cavalieri prima di scomparire insieme ai compagni rimasti tra le
colline,illuminate da una pallida luna.
Il gruppo,vista la scena,stava per prestare soccorso all'anziana
sacerdotessa,quando delle urla,dall'interno della sala principale si
fecero udire nel mezzo della baraonda.
“AL FUOCO,AL FUOCO. IL TEMPIO BRUCIA.”
Le fiamme si fecero sempre più forti e sempre rapide a
spargersi,divorando velocemente legno,paglia e tutto ciò che
poteva ardere. La gente li presente iniziò ad uscire il
più velocemente che poté,attraverso l'ingresso
principale,accalcandosi gli uni contro gli altri nella folla disperata.
“CLARA.”,urlò Lucilla nella direzione
della donna e preso atto che stava per essere ulteriormente investita
dalla fiumana di gente,Il mercenario rivolse velocemente alcune parole
verso i compagni di viaggio.
“Va bene,voi recuperate la nostra roba,a lei ci penso
io.”
E senza aspettare Milziade fece uno scatto,anche perché
privo della pesante armatura,degno di un atleta
professionista,anticipando la calca fuori controllo,recuperò
la donna con un solo braccio poco prima di spiccare un balzo in avanti
tanto forte da costringerlo a rotolare in avanti e a fermare la propria
impresa con la mano libera,facendo presa contro il
terreno,ritrovandosi,all'aperto,poco fuori dalla struttura. Clara era
la tra le sue braccia e a vederla in quel momento le condizioni della
donna non erano delle migliori. Respirava a fatica e aveva numerose
contusioni in diverse parti del corpo,peggio ancora nelle zone
importanti degli organi vitali. Doveva trovare un posto sicuro,lontano
dalla calca e dall'edificio che in breve sarebbe stato preda delle
fiamme. La prese e la portò lontano dal muro di legno,in
direzione delle stalle,in un punto del cortile dove nessuno sarebbe
passato,se non per prendere i propri animali,poi la distese
accuratamente a terra,cercando di non fargli più male di
quante avesse già subito.
“Ehi,dai svegliati vecchia,non morirmi qui.”,disse
Milziade brusco.
Il prezzolato notò il petto alzarsi e abbassarsi
lentamente,quasi impercettibile al suo occhio attento ai
dettagli,stringeva i denti e si lamentava pianissimo,con la voce e la
coscienza soffocate entrambe dal dolore. Lui si fece nervoso passando
alla vista il tempio,dalla quale iniziava a uscire del fumo e gli altri
non erano ancora usciti. Senza perdere tempo decise di tastare diverse
parti del corpo,in cerca di fratture,squarci ed emorragie di vario
genere,pur non essendo un dottore,aveva imparato nel corso della sua
esperienza in fatto di combattimenti,scontri e risse di vario genere
come cucire un taglio,come cauterizzare e pulire una ferita per
impedire che si infettasse e sapeva anche come trattare una frattura e
fu quello che purtroppo trovò,nella zona del costato. Poteva
sentirlo,alcune costole si erano rotte,ma non poteva dire se avesse
problemi anche agli organi interni,cosa possibile,visto che le costole
rotte poteva perforare punti come i polmoni,lo stomaco oppure il
fegato,che il feroce calpestio di un cavallo poteva fare senza troppe
difficoltà. Non perdeva sangue dalla bocca né da
altri punti, come orecchie o gli occhi,che tra l'altro erano chiusi, a
quel punto poteva solo sperare che Clara non fosse stata ferita in
maniera grave,il resto spettava agli dei e alla fortuna.
“Avventuriero...”,disse flebilmente la donna.
Aveva ripreso coscienza e parlava. Questo era già un buon
segno.
“Ehi ben sveglia,hai preso una brutta botta....più
che una botta una banda di maniaci ha pensato bene di passarti sopra,ma
sta tranquilla,adesso però stai tranquilla,vedrai che si
risolverà tutto e...”,diceva scherzoso Milziade
con la sua solita ironia.
“Non devono prenderla,non devono prendere la spiga
d'oro.”
“Va bene come vuoi ma adesso non agitarti...”
“Popilio,non lasciare che lo prendano...lui....lui non
è quello che sembra...”
“Cosa?Di che stai parlando?”
“Non lasciare che lo prendano...non lo capirebbero,non lo
controllerebbero...”
Clara svenne,senza riuscire a farsi capire dal mercenario,che la
guardava confuso riguardo il significato delle sue parole dal criptico
messaggio. Milziade non seppe cosa pensare a riguardo di quello che
l'anziana sacerdotessa gli aveva detto,ma doveva controllare se fosse
ancora viva e con una mano gli mise due dita a lato del
collo,esattamente sopra l'arteria carotidea e con l'altro gli tastava
il polso,entrambi punti molto sensibili per controllare la presenza di
battito cardiaco. Si c'era,flebile,ma era presente. Ora però
doveva pensare al passo successivo,portarla in un posto sicuro
è....il suono di un naso di qualcuno che tirava sul col
naso,alle sue spalle,controllò chi fosse e lo vide. Popilio.
Stava piangendo,come un bambino di fronte ad un immane
tragedia,piangeva senza ritegno e senza freni,con calde lacrime che
scendevano giù per il viso.
“E morta?”,disse Popilio con la voce rotta dal
dolore.
“No lei....sta dormendo...”,disse Milziade allo
strano omino allo stesso modo in cui si sarebbe rivolto ad un bambino.
“Non è vero è morta. Gli uomini
cattivi,i briganti,le hanno fatto del male...Ma lui li
punirà per questo.”
D'un tratto una raffica di vento li raggiunse e soffiò
forte,come un rapido vento di tempesta che annuncia l'arrivo di un
tremendo temporale. Milziade non capì cosa fosse successo,ma
era innaturale che un vento improvviso,così forte e tanto
veloce a venire quanto ad andarsene era comparso,soffiato da
chissà quale forza della natura,al momento imperscrutabile.
Le fiamme iniziarono ad uscire dal legno ed anche a manifestarsi
all'esterno.
“Era buona,era gentile con me,era l'unica a capire
Popilio...”,parlò Popilio di se stesso in terza
persona, “Ma lui non perdona i malvagi. Loro sono cattivi
è a lui non piacciono le persone cattive. Presto le messi
che crescono tra queste colline si bagneranno di sangue.”
“Ascolta,adesso devi stare calmo,fai dei respiri profondi e
parliamone...”.
Milziade aveva un brutta sensazione riguardo allo strano comportamento
del buffo omino,che se diverse ore prima pareva goffo,impacciato e un
po' sciocco,adesso sembrava più lucido e feroce che
mai,investito da un rabbia profonda e sorda ad ragionevolezza. Aveva
lasciato il bastone che aveva usato nel precedente combattimento dentro
il tempio e adesso era ridotto in cenere. L'unica arma sulla quale
poteva affidarsi era il proprio corpo. Pugni,calci e prese erano
l'unica cosa sulla quale potesse fare affidamento in quel momento.
Stringeva il pugno pronto al combattimento e i muscoli delle gambe
pronte allo scatto. La strana luce negli occhi di Popilio non piacevano
per niente.
“Ehi,lama venduta.”
Milziade riconobbe la voce del nano e quando si girò a
guardare la bassa figura del tarchiato umanoide dalla folta barba,lo
vide in tutta la sua nanica gloria,con armatura e maglio e vicino a lui
c'erano tutti gli altri,con i loro equipaggiamenti e i loro averi e nel
caso di Lucilla,che di solito non portava niente,aveva con se un grosso
taglio di pelle,probabilmente dove aveva riposto il libro e la mappa
che teneva sempre con se,mentre l'elfo e il ragazzo portavano entrambi,
un metà del carico del mercenario,armi e armatura comprese
“State indietro,questo qui non la racconta
giusta...”
Milaziade fece per guardare nuovamente Popilio,ma quando si
girò per indicarlo,lui non c'era più. Non voleva
crederci,fino ad un attimo fa stava interagendo con lui,sapendo
benissimo quanto fosse reale e tangibile,tanto quanto Clara sofferente
sotto di lui e i compagni che ora lo avevano raggiunto.
“Era qui,che Zeus possa fulminarmi in questo istante se dico
il falso.”
Non seppe darsi una spiegazione per quanto accaduto e gli altri di
certo erano troppo occupati a preoccuparsi per le condizioni della
sacerdotessa di Cerere per ascoltare quello che pareva un delirio
dell'immaginazione.
“E viva?”,chiese Lucilla al mercenario con
l'intento di intervenire.
“Cosa?...”,disse Milziade riprendendosi una volta
chiamato dalla principessa, “Si,respira a malapena e ha delle
costole rotte. E viva,ma non mi sembra molto in salute.
“Va bene. Dobbiamo salvarla. Ci serve un posto sicuro dove
poterla tenere al sicuro.”
“Il ragazzo alla quale abbiamo dato i cavalli li ha portati
in un fienile.”,disse Nym ricordando l'avvenimento nel
pomeriggio.
“Bene,se l'edificio è isolato dal resto del tempio
non c'è rischio che le fiamme si propaghino fin li. Non
è un luogo igenico,ma la paglia è morbida ed
è una calda coperta nelle in caso di necessità.
Per ora portiamola li,il resto lo vediamo dopo.”
Lucilla aveva nuovamente tirato fuori quella vena di
bontà,misto ad una buona dose di intelligenza e prontezza
d'animo. Compiere un opera buona verso una persona che nemmeno
conosceva a quanto pare gli veniva naturale,pensò Milziade,
un animo nobile che in molto occasioni cozzava con il
suo,cinico,scontroso e ribelle. I due erano tanto diversi nell'animo
quanto nelle scelte che compivano ogni giorno. Il prezzolato non se lo
fece ripetere e riprese delicatamente Clara tra le sue braccia,mentre
accanto gli stava Lucilla ad osservare le condizione della donna e nel
contempo,Gordlack,Nym e Braxus tenevano sotto controllo il
tragitto,mentre con le armi recuperate si preparavo ad un altro
scontro,nel caso avessero ricevuto un altro attacco. Fortunatamente non
accadde nulla di allarmante e riuscirono a raggiungere il pagliaio,un
edificio basso e largo,dalla base,i muri e le porte interamente di
legno,mentre il tetto,era fatto di paglia,da qui il nome,sostenuto da
un scheletro di legno. Aperto la grande porta, si trovarono dentro la
costruzione,il cui interno consisteva in cumuli e cumuli di paglia
ammassato in lato e poi ammassata, di volta in volta, in grosse balle
di fieno,usate dai contadini per alimentare gli animali da allevamento
e da soma,e, nel caso del tempio,probabilmente era fatto dai coloro che
lavoravano e che poi,rivendevano agli allevatori che passavano dalla
zona. Nella semioscurità del pagliaio
però,intravidero delle figure nascoste nell'ombra,a malapena
visibili,dietro i covoni di paglia ammucchiati dentro l'umile
costruzione. Nym tese la corda dell'arco e incoccò una
freccia.
“Se fossi in voi non farei mosse brusche. Uscite allo
scoperto.”,disse l'elfo autoritario.
“Fermo,stiamo uscendo. Non fateci del male.”
E dall'ombra uscì un ragazzo con le mani alzate,che subito
il gruppo riconobbe.”
“Tu sei quello che ha preso i cavalli oggi,sei uno di quelli
che lavora al tempio.”
L'arciere abbassò l'arma e rimise la freccia nella
faretra,intuendo che non correvano alcun pericolo.
“Si...”
Il ragazzo fece segno con la mano verso l'oscurità e da essa
ne uscirono un gruppetto di persone,per la maggior parte ragazzi e
alcune ragazze dalle vesti leggere,probabilmente delle giovani iniziate
al sacerdozio.”
“Ci siamo rifugiati quando l'attacco e iniziato. Stavano
andando a dormire nei nostri alloggi,quando abbiamo sentito le urla
provenire dal centro e abbiamo pensato di venire qui.”
“E avete fatto male,se avessero deciso anche di bruciare gli
edifici circostanti a quest'ora sareste preda di un incendio e chiusi
dentro,sareste morti di sicuro. Vi conveniva fuggire tra le
coltivazioni,li avrebbero fatto più fatica a
trovarvi.”,disse Nym critico riguardo alla loro decisione dei
giovani di rifugiarsi in quel punto del tempio.
Il ragazzo abbassò lo sguardo imbarazzato per la proprio
sbadataggine,vergognandosi un pochino di quella loro azione
sconsiderata. Mentre gli occhi vagavano in preda a qualche pensiero
nefasto,il ragazzo si accorse della persona che Milziade reggeva in
braccio.
“Ma quella è...”
“Ci serve aiuto,dobbiamo medicarla e tenerla al
sicuro.”disse Lucilla in tono supplichevole.
“Si ma certo,venite....”
E il giovane si fece da parte,imitato subito dopo dai suoi giovani
compari preoccupati quanto lui. In tutta fretta,ma stando attento a non
urtare Clara,Milziade pose la donna su un largo mucchio di fieno
,abbastanza alto e morbido da essere confortevole per chi ci si
sdraiasse sopra e poi,una volta stesa, Il mercenario
indietreggiò di qualche passo,prima che la ragazza si
precipitasse a controllare le condizioni della donna.
“Cosa le è successo?”,chiese preoccupata
una delle iniziate del tempio.
“E stata travolta dai sacrileghi che hanno attaccato a
cavallo,stavano fuggendo a cavallo.”,disse Lucilla senza
voltarsi a guardare la ragazza.
“Ma c'è la farà...vero?”
“Non lo so...ma posso provare a salvarla.”
Lucilla eseguì gli stessi identici controlli e gli stessi
identici movimenti che aveva eseguito il prezzolato poco prima
all'esterno.
“Avevi ragione Milziade,alcune costole hanno subito delle
fratture...”
Poi,mentre tastava il fianco destro,si accorse di un buco dove avrebbe
dovuto esserci l'osso unito tutto d'un pezzo,preoccupata della
cavità che aveva appena scoperto.
“E penso che una di esse abbia perforato lo stomaco. Conosco
un solo modo per intervenire.”
La ragazza pose entrambe le mani aperte sul ventre della donna ed
incominciò a intonare una litania a bassa voce. Lentamente e
dolcemente,una fioca luce cominciò ad illuminare i palmi
della ragazza che poco a poco si fecero sempre più forte e
potente,ma candida e radiosa,come il sole nella sua fulgida gloria.
“Apollo Medicus.”
Lo disse dolcemente,con una grazia che solo chi rispetta e custodisce
la vita,come solo chi vuole fare del bene al prossimo,può
intonare quel titolo con tale dolcezza. Il viso di Clara si fece
più rilassato e tranquillo mentre le ossa che si era
spezzate, si rinsaldarono lentamente e il foro nello stomaco si chiuse
da solo. La ragazza si allontanò dalla donna,facendo pochi
passi indietro,lasciando spazio alla sacerdotessa di Cerere che
ora,riposava beata,cosa che si poteva notare dal petto che si abbassava
e si alzava regolarmente,avrebbe voluto controllare lo stato del suo
battito,ma era convinta che c'è l'avrebbe fatta per quella
notte. Un sorriso comparve sul volto della principessa,mentre si girava
verso tutti gli altri.
“C'è la farà. Adesso è fuori
pericolo.”
“Siano ringraziati tutti i numi ultraterreni per il tuo aiuto
viaggiatrice,grazie.”,disse la giovane iniziata che d'istinto
le prese la mano con la sua e con l'altra tentava di trattenere il
pianto di commozione ed un volta lasciata andare anche gli altri
giovani presero a fare la stessa cosa. Era la prima volta che qualcuno
la ringraziava per aver compiuto uno dei suoi prodigi e il fatto che
nessuno di quei semplici lavorati sapesse che lei non solo era di
nobili natali,ma che fosse la figlia del precedente imperatore faceva
di quell'avvenimento un evento unico nel suo genere,in tutta la storia
di Nova. Avere a che fare con la propria gente da così
vicino,il proprio popolo,i propri sudditi in maniera così
diretta la faceva sentire come se fosse una di loro,lei,che era
abituata a vestire di stoffa e ricami preziosi,lei che un tempo dormiva
in letti in piume di cigno e che un tempo poteva contare su un
patrimonio di milioni e milioni di cesari d'oro,ora veniva accolta e
lodata da semplici ragazzi della provincia,abituati ai lavori nei campi
e a sudare sotto il sole cocente,con la pelle che si
abbronzava,divenendo color del rame brunito. I semplici gesti di
semplice gente,quale ringraziamento migliore da fare ad una
principessa?Quando i giovani smisero con i ringraziamenti e Lucilla
spiegò loro di non disturbare il suo sonno si
girò verso l'entrata del fienile e fuori,vide il triste
spettacolo che stava diventando il tempio della dea delle messi,un
edificio in preda alle fiamme e la gente che si era potuta salvare era
fuori,ferma li fuori ad osservare inermi il fuoco divorare il legno e
coloro che erano rimasti dentro,purtroppo,non si poteva fare
più nulla. Tre dei suoi compagni stavano osservando anche
loro lo spettacolo,mentre Milziade,si stava rivestendo dell'armatura,si
legava il cinturone con la spada e si riapproprio della sua lancia,che
solitamente usava da cavallo.
“Perché hanno fatto una cosa simile?”,
chiese Lucilla senza rivolgersi a qualcuno nello specifico.
“Chi le sa queste cose bambina mia? I pazzi ci sono
dappertutto,anche in posti tranquilli come questo.”,disse il
nano senza trovare una spiegazione logica a quell'efferatezza.
“No Gordlack,una ragione c'è ne sono
certa.”
“Anche se fosse mia signora,gli aggressori saranno ormai
lontano,con il vantaggio dei cavalli ormai si saranno nascosti in mezzo
alle colline e dubito che troveremo il covo di quella marmaglia. Quel
Pupilio non aveva detto che ultimamente dei briganti si aggirano nei
dintorni? Forse potremmo chiedere informazioni nei
villaggi.”,disse Nym con tono freddo e controllato.
“Ottima idea,domattina inizieremo la ricerca.”
“Fermi,fermi,fermi tutti quanti...”disse Milziade
che aveva appena terminato di rivestirsi del suo equipaggiamento e
aveva ascoltato la conversazione in ogni singolo dettaglio,
“Ne stato parlando come se questa storia ci riguardasse in
qualche modo è,ammesso che ci sia un pretesto sano di mente
per entrare in questa storia, ed io credo fermamente che non ci
sia,avreste la cortesia di spiegarmi perché mai dovremmo
intervenire in una faccenda che non ci riguarda affatto?”
“Perché è la cosa giusta da
fare.”,disse Lucilla come se fosse una cosa ovvia.
“Ma tu nemmeno la conosci questa gente. Abbiamo appena
passato il confine dell'impero col rischio di essere stati scoperti
è tu,una nobile ricercata come traditrice niente
poco di meno che dall'imperatore in persona,che avrà
sguinzagliato come minimo ogni risorsa in suo possesso per darti la
caccia,ucciderti e probabilmente esporre il tuo cadavere,possibilmente
ancora integro e non decomposto in mezzo alla capitale,mentre siamo
alla ricerca di non so cosa di potentissimo e pericolosissimo nelle
mani sbagliate è a te,salta la balzana idea di metterti a
fare l'eroina dei racconti popolari per contadini,perché
è la cosa giusta da fare? Sei seria?”
“Sono la legittima erede al trono di Nova. Se non aiuto la
mia stessa gente come posso pretendere di meritare il trono di mio
padre meglio ancora di Silla?Sarei veramente migliore di lui se
ignorassi coloro che soffrono per mano dei malvagi?”
“Ti prego non dirmi che stai dicendo sul serio.”
“E invece sono serissima,aiuteremo questa gente,che ti
piaccia o no.”
Milziade non sapeva più cosa pensare e in un ultimo
tentativo di convincerla si rivolse agli altri tre con sguardo
speranzoso.
“Ragazzi,fatela ragionare voi,per favore,aiutatela a
ritrovare il senno.”
Nym,Gordlack e Braxus si guardarono un attimo tra di loro,per poi
fissare il mercenario restando in silenzio,come se avessero
già dato una risposta.
“Oh no, anche voi no.”
“Abbiamo fatto un giuramento matto di un umano,siamo i suoi
custodi e le dobbiamo obbedienza.”,disse Gordlack
irremovibile.
“Non pretendiamo che tu comprenda,ma le cose stanno
così. Fine della discussione.”,disse Nym piatto.
“E poi,conoscendola andrebbe da sola e senza
scorta,quindi,tanto vale seguirla e impedirle che si faccia del
male.”,disse Braxus divertito dalla sua stessa affermazione.
Milziade aveva perso ogni speranza nel ricavare del buon senso dagli
accompagnatori della principessa. Certo non si aspettava che
accogliessero a braccia aperte la sua protesta riguardo alla loro
intromissione in quella storia,che con il loro viaggio non c'entrava
assolutamente niente. Non poteva crederci,non voleva crederci. Si
rassegnò a quanto sentito e si rese conto che quel viaggio
sarebbe stato più lungo di quanto avrebbe creduto e
forse,non sarebbe mai giunto alla fine. Chiuse le palpebre e
appoggiò due dita sugli occhi chiusi.
“Va bene,va bene...”
Milziade fece qualche passò indietro,riaprì gli
occhi e si inoltrò lentamente verso l'interno del pagliaio.
“Dove vai?”,chiese Nym confuso.
“Dalla mia giumenta,dovrò pur interagire con un
essere intelligente all'infuori del sottoscritto.”
E fu così che Milziade decise di non voler avere a che fare
con i compagni di viaggio per il resto della serata,salvo quando
avrebbero dovuto fare la guardia per la notte,visto che sarebbe toccato
dormire li,in mancanza di un alloggio,che in quel momento stava
bruciando,illuminando quel punto in mezzo alle colline,nemmeno fosse
stata la pira funeraria di un gigante. Restarono gli altri
quattro,più i giovani rimasti fuori dall'assalto dei
profanatori,a guardare il grande e sacro edificio ridursi poco alla
volta in cenere,tanto grande era il calore che sprigionava che pareva
si stesse sprigionando nella loro direzione. Un orrendo scempio era
stato compiuto quella sera e il motivo per tutti quelli che stavano
assistendo,era ancora ignoto.
“Immagino che provare a spegnere l'incendio sia inutile
vero?”,disse la principessa osservando impotente il disastro
di fronte a lei.
“Non ci sono fiumi ne strutture idriche presenti per
attingere abbastanza acqua per domare il fuoco e anche se ci fossero,a
meno che non si riesca a chiamare a se la pioggia,ci vorrebbero troppe
persone per poter tentare di estinguere l'incendio e le fiamme ora sono
troppe alte per potere fare qualcosa. Nemmeno una coorte di vigiles
urbani potrebbero fare qualcosa contro un simile fuoco. Lasciate
perdere mia signora,purtroppo,per stasera e andata così. Per
stanotte risparmiamo le forze,domani,vendicherete questo
torto.”,disse Nym pacato e delicato,tentando di consolare la
protetta di Apollo.
Per quella notte avrebbero dormito al meglio delle loro
possibilità,mentre gli altri scampati
all'attacco,piansero,si arrabbiarono o si rannicchiavano in se
stessi,convinti di aver perso il favore di Cerere e quindi,il luogo
avrebbe perso i suoi miracolosi raccolti,come punizione inviatagli
dalla dea per non aver protetto il suo luogo sacro. La ragazza non
conosceva alcun indigitamenta,che non fossero strettamente legate al
culto di Apollo e giusto un paio di Artemide,in quanto le due
divinità oltre ad essere fratello e sorella erano pure
gemelli,per il resto si sentiva inutile e il suo bisogno di aiutare il
prossimo si riduceva ad aver salvato la vita di Clara. Pensò
a Milziade che era stato bravo a verificare personalmente e,con
attenzione,le condizioni della anziana sacerdotessa e doveva dire che
la sua diagnosi era corretta. Lui non aveva l'aspetto del medico o del
chirurgo,ma lei di certo non era una cima in medicina,anche se Apollo
era dio legato anche all'ambito medico,non quanto il figlio
Esculapio,dio della medicina per eccellenza,ma se non altro lei aveva
delle conoscenze basilari e i suoi poteri di certo l'aiutavano non poco
in quel campo, a lei in gran parte sconosciuto. Domattina avrebbero
dovuto fare un quadro generale della situazione e intervenire a
riparare il torto subito. Anche quel tempio sperduto vicino ai confini
dell'impero,era parte dei suoi domini legittimi e prima ancora di suo
padre,avrebbe fatto giustizia,com'era vero il sole illumina il
giorno,non avrebbe permesso ai malvagi di vincere. Questa era una
promessa.
In quello stesso istante, da qualche in mezzo alle colline.
I restanti membri della banda che avevano attaccato il tempio,si
fermarono per la notte in una vecchia casa abbandonata in mezzo ad un
piccolo bosco dove un tempo viveva un taglialegna,con annesso deposito
per il legno,che da tempo usavano come rifugio dopo una delle loro
incursioni. Si stavano riposando ai margini di un fuoco,dove stavano
arrostendo un po' di selvaggina su una brace improvvisa con degli
spiedi e un po' di pane.
“Gente...”,disse uno dei malviventi,
“L'attacco che abbiamo condotto stasera contro i dannati
noviani è una vittoria per i nostri fratelli tribali. Presto
o tardi Nova dovrà rendersi conto che quest terra e nostra
è che noi,discendenti delle antiche tribù
dell'Arborige rivendichiamo il nostro diritto di governare la nostra
terra,con le nostre usanze. Sucellos ci darà ragione per
quello che stiamo facendo.”
“Per quello che mi riguarda a me interessa solo che questi
imperiali se ne vadano.”,disse un altro del gruppo,
“Sucellos o no,la mia famiglia ha abitato in queste terre da
secoli e francamente voglio continuare a seguire le nostre tradizioni
senza che un noviano venga a portarmi qui i suoi marci dei e poi,ho
sentito che c'è stato un attacco al confine più a
nord,da parte di barbari delle terre esterne. Questo è un
buon segno no?”
Tutti erano d'accordo su quello che dissero i due uomini facendo eco
alle parole dei due,mentre bevevano e mangiavano ciò che era
stato preparato sul momento.
“Qualcuno a visto Dunmonico è da un po' che non
torna.”,disse uno del gruppo mentre si guardava attorno
stranito.
“Sarà con Bertorax in esplorazione,magari si sono
fermati a svuotare la vescica. Che hai da
preoccuparti?”,disse un altro a sua volta.
Poi dal sottobosco vicino si sentì un fruscio di fogliame
che si muoveva,come scosso dal passaggio di qualcuno.
“Visto che ti dice...”
Ma non fece in tempo a terminare la frase che una serie di oggetti
furono scagliati contro il fuoco al centro del campo e andarono ad
urtare alcuni membri intenti a masticare la loro cena
“Ma che cosa...”
Si lamentò un altro sentendo qualcosa che lo aveva colpito
alla schiena ed infine vide a terra l'oggetto che lo aveva urtato,un
paio di secondi per capire cosa fosse e poi,la vide. Mezza testa. La
mezza testa di un uomo tranciata verticalmente. Poi videro una mano,un
piede,parte di torace,un braccio, un occhio e altre parti di corpo
ridotti a scarti di macelleria e poi,fu il panico. Urlarono
terrorizzati e svelti presero le armi,o meglio,gli attrezzi che aveva
in mano nella speranza di potersi difendere da qualunque cosa fosse
giunta nei pressi della loro postazione. Una folata di vento in mezzo a
loro e il fuoco si spense,eliminando così il vantaggio della
luce e l'oscurità della notte si fece più
pesante. La luce della luna illuminava a malapena la loro zona coperta
dagli alberi e tutto ciò che videro fu il buio e una figura
in lontananza,retta su quattro zampe non ben definibile a causa della
penombra.
“MOSTRO SCHIFOSO,UCCIDIAMOLA.”, urlò uno
nelle parte più esterna al gruppo.
Si lanciarono in quattro in direzione della creatura ,armati di
falcetti e piccoli martelli e mentre si stavano avvicinando,la
bestia,senza fare un solo passo,o nessuno che potesse
vedere,svanì,come un fantasma,lasciando i
quattro,nell'intento di muovere il primo colpo,senza alcun bersaglio
alla quale mirare. Non videro nulla e non sentirono
nulla,poi,l'evidenza del loro errore si fece visibile,quando un altra
folata di vento soffiò e all'improvviso due di loro finirono
a faccia in terra,senza più gambe sulle quale reggersi
poiché troncate di netto all'altezza delle cosce. Gli altri
erano terrorizzati e non seppero cosa fare e così anche un
terzo durante un altro soffio all'altezza del viso,fu privato di una
parte della testa,perdendo così un occhio e tutto
ciò che si trovava a ridosso dell'emisfero sinistro del
cervello,ossa comprese. Il quarto ad una paura incontrollabile si mise
a correre in mezzo agli alberi,ma il vento soffiò ancora
all'altezza delle caviglie e la caviglia destra del fuggiasco esplose
come colpita da un proiettile di pietra scagliata da uno scorpione
d'assedio,cadde a terra e un altro soffio contro la gola e quest'ultima
fu asportata completamente con forza devastante e morì in
una manciata di gorgoglii. Gli uomini rimasti non seppero cosa fare e
seppur il buio era colpevole della loro confusione sentirono
chiaramente le urla di dolore dei loro compagni. Presi dall'istinto si
misero in cerchio,come a volersi difendere a vicenda e restarono
fermi,senza sapere dove guardare. Un ringhio feroce,di un
predatore,vorace e assetato di sangue.
“Qualcuno riesce a vedere qualcosa?”,disse uno
all'interno del cerchio mentre cercava di catturare ogni movimento
minimamente sospetto.
“No e troppo buio. Per tutti numi degli antenati che razza di
mostro è quello?”,disse un altro imitando il suo
compagno.
Nessuno sentiva niente,nessuno vedeva niente e l'aria tutto a un tratto
aveva smesso di soffiare. Restavano vigili e attenti,facendo spalla a
spalla per proteggersi ma non con la compostezza e l'ardore dei soldati
in formazioni,ma paurosi e riluttanti a combattere,come pecore
impaurite preda di un branco di lupi. Poi ricominciò e un
altra brezza soffiò in mezzo al gruppo, un altro urlo,un
altra gamba mozzata,cadde al centro del gruppo e tutti,con fatale
errore si distrassero ad osservare l'accaduto e quello fu il loro
peggior errore perché ciò diede
l'opportunità al mostro di colpire in maniera ancora
più violenta e ferale. Non riuscirono a difendersi,non
poterono far nulla impreparati com'erano,in pochi attimi,pezzi di corpi
volavano a destra e a manca in un orgia di violenza non comune,con
braccia,gambe,muscoli e pezzi di carne varia che si disperdevano in
tutte le parti e il tutto,accompagnati sempre da un vento leggero e
fugace. Ne rimase uno solo di loro,paralizzato,scosso,terrorizzato a
tal punto da essersi bagnato le braghe con il rilascio della vescica e
nella sua orrenda solitudine,tra corpi squartati come stracci di
pergamena vecchia e poi il sangue,insieme agli organi e alle budella
sparse in quella piccola area lo vide,illuminato in parte dalla luna
piena e coperto dal fogliame poste sui rami. Un omino piccolo,basso e
goffo,che portava dietro di se un carretto di legno adatto ad un
bambino.
“Avete fatto del male ad una persona alla quale Popilio vuole
molto bene e a lui questo non piace. Avete offeso la casa del grano e
fatto del male alla donna che si prende cura del grano e questo,allo
spirito del grano non piace. Popilio e lo spirito vogliono la stessa
cosa. La morte degli uomini cattivi.”,disse l'omino con fare
cupo e minaccioso.
Un ultimo soffio,un ultimo cadavere. Lo vide a malapena quando gli
arrivò addosso,zanne? Artigli? Non lo sapeva,non lo avrebbe
mai saputo,gli bucò il petto strappandogli il cuore. E
così,anche l'ultimo di quella marmaglia morì.
Popilio vide la scena e sul suo volto tornò espressione
rilassata e serena,come quella di quel pomeriggio,quando aveva
accompagnato la brava ragazza e i suoi amici,come li identificava lui e
soddisfatto,guardò al carretto vuoto come se ci fosse sopra
qualcuno,o qualcosa.
“E stato un bene che ti abbia trovato o non avremmo potuto
punire gli uomini cattivi. Adesso però dobbiamo ancora
cercare altri uomini cattivi e fargli loro tanto male. E giusto che i
cattivi vadano trattati in maniera cattiva.”
E fu così che si allontanò da quella macabra
scena come se non fosse successo nulla,tirando a se il carretto dalle
rotelle cigolanti con la logora cordicella e si inoltrò
nella boscaglia,intento a continuare quel circolo di morte e
distruzione. La notte era ancora lunga e il giorno era ben lontano da
illuminare quelle colline,la dove il grano cresceva rigoglioso,la dove
ci sarebbe dovuta essere sola vita,ora,si stava spargendo morte.
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