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Autore: Dioni    19/05/2023    0 recensioni
In un mondo di eroi,mostri,uomini e dei,dove immense nazioni si fanno guerra per la supremazia,Milziade,un uomo dalle mille professioni e abile combattente viene contattato da Lucilla,una giovane sacerdotessa di Apollo per scortarla fino alla città-stato di Aegis,dove sa di poter trovare rifugio dalle grinfie di Nova,l'impero che lui legioni si spandono sempre più per posare il vessillo della'aquila dorata su nuove terre e su nuove razze e dal suo imperatore,Lucio Cornelio Silla,il segreto per la quale la ragazza e perseguitata,intrecciando così il suo destino con quello del mercenario,trascinandolo in un avventura che li porterà alla ricerca di un antichissimo potere,pari forse a quello degli dei stessi e che nelle mani sbagliate può cambiare il destino del loro mondo per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“CORRETE A PRENDERE LE ARMI,ADESSO.”
Urlò Milziade rivolto a tutto il gruppo,mentre i cavalli,con i loro cavalieri. Si misero a correre a perdifiato,superando l'ampio ingresso e trovandosi immediatamente dentro l'area di preghiera e superandola tutta di corsa,cercando di raggiungere le loro camere il più in fretta possibile. Dentro il tempio erano rimasti i fedeli,le giovani iniziate,viaggiatori e contadini e tra di loro c'era chi correva all'impazzata in cerca di un riparo,chi restava nascosto al meglio dietro un angolo,oppure sotto un tavolo,mentre le sacerdotesse invece si riparavano dietro all'altare di Cerere,convinte che la dea dei campi e delle messi le avrebbe protette. Ma i loro inseguitori,senza alcun rispetto per il luogo sacro entrarono con i cavalli  e le fiaccole in mano,che all'improvviso,gettarono contro i sostegni di legno e le semplici stoffe che decoravano la struttura.
“Ma che stanno facendo? Perché dissacrano il tempio della dea?”,chiese sconvolta Lucilla,guardando allo scempio che stavano commettendo i profanatori.
“Lascia perdere,piuttosto,approfittiamo dell'occasione per tornare alle nostre camere,prendere le nostre cose e andarcene,la cosa non ci riguarda.”,disse Milziade cinico e senza alcuna delicatezza.
“Ma non possiamo lasciare che il tempio venga disonorato...è un sacrilegio”
“Si che possiamo,basta tener conto del fatto che non è un nostro problema. Fidati,in molti occasioni questa linea di pensiero funziona.”
Nel mentre della loro discussione,uno dei cavalieri girò il cavallo verso il gruppo e si lanciò alla carica,dopo aver estratto dalla cinta un piccolo martello da lavoro dalla cinta. Quando lo vide Nym si guardò attorno alla ricerca di un oggetto che potesse usare contro il rapido assalitore e poi lo vide,appeso al muro,un falcetto,uno di quelli che si usa per il lavoro nei campi,ora lasciato al tempio come offerta alla dea. Con un velocità degna della sua abilità di arciere fece uno scatto felino verso la parete,che si trovava abbastanza vicino a loro. Lo staccò al volo,diede una rapida occhiata al cavaliere e con un rapido calcolo,dettato più dall'istinto che da un attenta analisi,alzò il braccio piegandolo dietro la testa e poi lanciò la piccola lama ricurva,che roteando a mezz'aria,colpì in pieno volto l'aggressore,con tale forza da penetrare le ossa delle faccia.
“Bel colpo.”,disse Milziade stupito.
“E non è uno dei migliori che abbia mai fatto.”,disse l'elfo quasi assente.
Il corpo cadde a terra e nello stesso istante il cavallo si fermò di colpo,incapace di comprendere cosa fosse successo ed ora,senza più ricevere comando,restò fermo,bloccato sul momento. I compagni dell'aggressore si accorsero dell'accaduto,mentre alimentavano le fiamme o colpivano chi passava accanto a loro.
“D'accordo ragazzi,prendete quello che potete.”,disse Gordlack avvicinandosi al muro più velocemente che poté staccando una vanga dal muro,Braxus un forcone e Nym prese un paio di roncole. Milziade invece dovette accontentarsi di un bastone dal lungo manico di legno,probabilmente appartenuto ad un pastore di ovini oppure ad un coltivatore come appoggio per una pianta rovinata in via di guarigione.
“Ma dai,sul serio?”,disse il mercenario deluso.
“Bambina mia sta dietro di noi.”,disse Gordlack mettendosi davanti a Lucilla,volendole fare da scudo,seguito dagli altri quattro,facendo da barriera tra lei e gli assalitori a cavallo. A vederli bene in quel momento,si accorsero che le loro vesti erano molto diverse da quelle del tipico cittadino imperiale. Vestivano di una camicia di lana e sotto la cinta portavano dei calzoni di colore verde o marroni tenuti in alto per mezzo di una semplice cintura di cuoio grezzo e ai piedi portavano degli stivali. Anche il loro aspetto estetico non era tipico degli imperiali. Alcuni portavano i capelli corti e selvaggi,altri invece li portavano più lunghi,legati in una coda intrecciata che scendeva fino alle spalle ed alcuni di loro portavano sul viso un vistoso paio di grandi baffi.
“Uccidiamoli,nel nome di Sucellos.”,disse uno degli uomini e si lanciarono nuovamente contro il gruppo,gli unici che opponevano resistenza contro la loro opera di distruzione.
Nym decise di ritentare la sorte e lanciò l'ennesimo oggetto che si era trovato in mano contro il primo cavaliere che gli capitò nuovamente. Ma questa volta decise di non mirare all'uomo sulla sella,bensì alla bestia,scagliando la roncola contro una delle zampe anteriori del cavallo,così che la cavalcatura inciampò in avanti,facendo cadere,insieme a lui e al proprio cavaliere,anche altri due cavalli,con i rispettivi padroni. Milziade,Nym e Gordlack notando lo scompiglio che si era creato nella carica avversaria,decisero di approfittare di questa battuta d'arresto nel loro attacco e partirono all'assalto,nel tentativo di spezzare la loro offensiva. Non ebbero pietà quando giunsero di fronte a tre cavalieri e contemporaneamente,i tre attaccarono quasi all'unisono e ognuno,con un colpo ben assestato,fecero cadere tre del gruppo degli assalitori,causando così ulteriore caos nelle fila dei profanatori del tempio. La fiamma che ardeva nel petto degli aggressori si rivelò presto per essere nient'altro che un mero miraggio,illudendosi di non trovare alcuna resistenza e invece,un gruppetto mal armato quanto loro,se non peggio,li stava respingendo dal basso del loro svantaggio numerico,colpendoli come potevano,ma con un rigore e un abilità pari solo a quella dei soldati più disciplinati e loro,con la coda di paglia,stavano subendo il contrattacco di una manciata di uomini. Stavano cadendo come mosche e sole tre di loro era nel centro del combattimento,pur avendo lo svantaggio di usare attrezzi agricoli mal ridotti e arrugginiti si battevano al meglio di tutti loro messi assieme. Altri cadaveri avevano seguito il primo,due,tre,quattro e così via,finché,al sesto morto,si videro costretti a indietreggiare.
“Via,via,andiamo via. Tanto il messaggio e stato recapitato”,disse spaventato uno degli uomini e tutti lo seguirono a ruota,uscendo di fretta dall'ingresso principale. Il tutto si stava risolvendo per il meglio,quando all'improvviso,dalla stessa entrata,comparve Clara,la cui figura fu appena visibile poco oltre la soglia dell'ingresso. Li vide arrivagli contro,i cavalieri dalla coda di paglia e non potendo evitare in alcun modo il loro passaggio,accadde che,inevitabilmente,fu travolta dalla forza del gruppo in fuga,calpestata brutalmente,mentre con la schiena poggiata a terra,gli zoccoli gli passano sul corpo,prendendo la zona del tronco,delle braccia e purtroppo,un paio di colpi li ricevette anche in testa.
“RIDATECI LA NOSTRA SPIGA D'ORO. RIDATE AL DIO DEI CAMPI LO SPIRITO CHE BENEDICE IL NOSTRO POPOLO.”, urlò uno dei cavalieri prima di scomparire insieme ai compagni rimasti tra le colline,illuminate da una pallida luna.
Il gruppo,vista la scena,stava per prestare soccorso all'anziana sacerdotessa,quando delle urla,dall'interno della sala principale si fecero udire nel mezzo della baraonda.
“AL FUOCO,AL FUOCO. IL TEMPIO BRUCIA.”
Le fiamme si fecero sempre più forti e sempre rapide a spargersi,divorando velocemente legno,paglia e tutto ciò che poteva ardere. La gente li presente iniziò ad uscire il più velocemente che poté,attraverso l'ingresso principale,accalcandosi gli uni contro gli altri nella folla disperata.
“CLARA.”,urlò Lucilla nella direzione della donna e preso atto che stava per essere ulteriormente investita dalla fiumana di gente,Il mercenario rivolse velocemente alcune parole verso i compagni di viaggio.
“Va bene,voi recuperate la nostra roba,a lei ci penso io.”
E senza aspettare Milziade fece uno scatto,anche perché privo della pesante armatura,degno di un atleta professionista,anticipando la calca fuori controllo,recuperò la donna con un solo braccio poco prima di spiccare un balzo in avanti tanto forte da costringerlo a rotolare in avanti e a fermare la propria impresa con la mano libera,facendo presa contro il terreno,ritrovandosi,all'aperto,poco fuori dalla struttura. Clara era la tra le sue braccia e a vederla in quel momento le condizioni della donna non erano delle migliori. Respirava a fatica e aveva numerose contusioni in diverse parti del corpo,peggio ancora nelle zone importanti degli organi vitali. Doveva trovare un posto sicuro,lontano dalla calca e dall'edificio che in breve sarebbe stato preda delle fiamme. La prese e la portò lontano dal muro di legno,in direzione delle stalle,in un punto del cortile dove nessuno sarebbe passato,se non per prendere i propri animali,poi la distese accuratamente a terra,cercando di non fargli più male di quante avesse già subito.
“Ehi,dai svegliati vecchia,non morirmi qui.”,disse Milziade brusco.
Il prezzolato notò il petto alzarsi e abbassarsi lentamente,quasi impercettibile al suo occhio attento ai dettagli,stringeva i denti e si lamentava pianissimo,con la voce e la coscienza soffocate entrambe dal dolore. Lui si fece nervoso passando alla vista il tempio,dalla quale iniziava a uscire del fumo e gli altri non erano ancora usciti. Senza perdere tempo decise di tastare diverse parti del corpo,in cerca di fratture,squarci ed emorragie di vario genere,pur non essendo un dottore,aveva imparato nel corso della sua esperienza in fatto di combattimenti,scontri e risse di vario genere come cucire un taglio,come cauterizzare e pulire una ferita per impedire che si infettasse e sapeva anche come trattare una frattura e fu quello che purtroppo trovò,nella zona del costato. Poteva sentirlo,alcune costole si erano rotte,ma non poteva dire se avesse problemi anche agli organi interni,cosa possibile,visto che le costole rotte poteva perforare punti come i polmoni,lo stomaco oppure il fegato,che il feroce calpestio di un cavallo poteva fare senza troppe difficoltà. Non perdeva sangue dalla bocca né da altri punti, come orecchie o gli occhi,che tra l'altro erano chiusi, a quel punto poteva solo sperare che Clara non fosse stata ferita in maniera grave,il resto spettava agli dei e alla fortuna.
“Avventuriero...”,disse flebilmente la donna.
Aveva ripreso coscienza e parlava. Questo era già un buon segno.
“Ehi ben sveglia,hai preso una brutta botta....più che una botta una banda di maniaci ha pensato bene di passarti sopra,ma sta tranquilla,adesso però stai tranquilla,vedrai che si risolverà tutto e...”,diceva scherzoso Milziade con la sua solita ironia.
“Non devono prenderla,non devono prendere la spiga d'oro.”
“Va bene come vuoi ma adesso non agitarti...”
“Popilio,non lasciare che lo prendano...lui....lui non è quello che sembra...”
“Cosa?Di che stai parlando?”
“Non lasciare che lo prendano...non lo capirebbero,non lo controllerebbero...”
Clara svenne,senza riuscire a farsi capire dal mercenario,che la guardava confuso riguardo il significato delle sue parole dal criptico messaggio. Milziade non seppe cosa pensare a riguardo di quello che l'anziana sacerdotessa gli aveva detto,ma doveva controllare se fosse ancora viva e con una mano gli mise due dita a lato del collo,esattamente sopra l'arteria carotidea e con l'altro gli tastava il polso,entrambi punti molto sensibili per controllare la presenza di battito cardiaco. Si c'era,flebile,ma era presente. Ora però doveva pensare al passo successivo,portarla in un posto sicuro è....il suono di un naso di qualcuno che tirava sul col naso,alle sue spalle,controllò chi fosse e lo vide. Popilio. Stava piangendo,come un bambino di fronte ad un immane tragedia,piangeva senza ritegno e senza freni,con calde lacrime che scendevano giù per il viso.
“E morta?”,disse Popilio con la voce rotta dal dolore.
“No lei....sta dormendo...”,disse Milziade allo strano omino allo stesso modo in cui si sarebbe rivolto ad un bambino.
“Non è vero è morta. Gli uomini cattivi,i briganti,le hanno fatto del male...Ma lui li punirà per questo.”
D'un tratto una raffica di vento li raggiunse e soffiò forte,come un rapido vento di tempesta che annuncia l'arrivo di un tremendo temporale. Milziade non capì cosa fosse successo,ma era innaturale che un vento improvviso,così forte e tanto veloce a venire quanto ad andarsene era comparso,soffiato da chissà quale forza della natura,al momento imperscrutabile. Le fiamme iniziarono ad uscire dal legno ed anche a manifestarsi all'esterno.
“Era buona,era gentile con me,era l'unica a capire Popilio...”,parlò Popilio di se stesso in terza persona, “Ma lui non perdona i malvagi. Loro sono cattivi è a lui non piacciono le persone cattive. Presto le messi che crescono tra queste colline si bagneranno di sangue.”
“Ascolta,adesso devi stare calmo,fai dei respiri profondi e parliamone...”.
Milziade aveva un brutta sensazione riguardo allo strano comportamento del buffo omino,che se diverse ore prima pareva goffo,impacciato e un po' sciocco,adesso sembrava più lucido e feroce che mai,investito da un rabbia profonda e sorda ad ragionevolezza. Aveva lasciato il bastone che aveva usato nel precedente combattimento dentro il tempio e adesso era ridotto in cenere. L'unica arma sulla quale poteva affidarsi era il proprio corpo. Pugni,calci e prese erano l'unica cosa sulla quale potesse fare affidamento in quel momento. Stringeva il pugno pronto al combattimento e i muscoli delle gambe pronte allo scatto. La strana luce negli occhi di Popilio non piacevano per niente.
“Ehi,lama venduta.”
Milziade riconobbe la voce del nano e quando si girò a guardare la bassa figura del tarchiato umanoide dalla folta barba,lo vide in tutta la sua nanica gloria,con armatura e maglio e vicino a lui c'erano tutti gli altri,con i loro equipaggiamenti e i loro averi e nel caso di Lucilla,che di solito non portava niente,aveva con se un grosso taglio di pelle,probabilmente dove aveva riposto il libro e la mappa che teneva sempre con se,mentre l'elfo e il ragazzo portavano entrambi, un metà del carico del mercenario,armi e armatura comprese
“State indietro,questo qui non la racconta giusta...”
Milaziade fece per guardare nuovamente Popilio,ma quando si girò per indicarlo,lui non c'era più. Non voleva crederci,fino ad un attimo fa stava interagendo con lui,sapendo benissimo quanto fosse reale e tangibile,tanto quanto Clara sofferente sotto di lui e i compagni che ora lo avevano raggiunto.
“Era qui,che Zeus possa fulminarmi in questo istante se dico il falso.”
Non seppe darsi una spiegazione per quanto accaduto e gli altri di certo erano troppo occupati a preoccuparsi per le condizioni della sacerdotessa di Cerere per ascoltare quello che pareva un delirio dell'immaginazione.
“E viva?”,chiese Lucilla al mercenario con l'intento di intervenire.
“Cosa?...”,disse Milziade riprendendosi una volta chiamato dalla principessa, “Si,respira a malapena e ha delle costole rotte. E viva,ma non mi sembra molto in salute.
“Va bene. Dobbiamo salvarla. Ci serve un posto sicuro dove poterla tenere al sicuro.”
“Il ragazzo alla quale abbiamo dato i cavalli li ha portati in un fienile.”,disse Nym ricordando l'avvenimento nel pomeriggio.
“Bene,se l'edificio è isolato dal resto del tempio non c'è rischio che le fiamme si propaghino fin li. Non è un luogo igenico,ma la paglia è morbida ed è una calda coperta nelle in caso di necessità. Per ora portiamola li,il resto lo vediamo dopo.”
Lucilla aveva nuovamente tirato fuori quella vena di bontà,misto ad una buona dose di intelligenza e prontezza d'animo. Compiere un opera buona verso una persona che nemmeno conosceva a quanto pare gli veniva naturale,pensò Milziade, un animo nobile che in molto occasioni cozzava con il suo,cinico,scontroso e ribelle. I due erano tanto diversi nell'animo quanto nelle scelte che compivano ogni giorno. Il prezzolato non se lo fece ripetere e riprese delicatamente Clara tra le sue braccia,mentre accanto gli stava Lucilla ad osservare le condizione della donna e nel contempo,Gordlack,Nym e Braxus tenevano sotto controllo il tragitto,mentre con le armi recuperate si preparavo ad un altro scontro,nel caso avessero ricevuto un altro attacco. Fortunatamente non accadde nulla di allarmante e riuscirono a raggiungere il pagliaio,un edificio basso e largo,dalla base,i muri e le porte interamente di legno,mentre il tetto,era fatto di paglia,da qui il nome,sostenuto da un scheletro di legno. Aperto la grande porta, si trovarono dentro la costruzione,il cui interno consisteva in cumuli e cumuli di paglia ammassato in lato e poi ammassata, di volta in volta, in grosse balle di fieno,usate dai contadini per alimentare gli animali da allevamento e da soma,e, nel caso del tempio,probabilmente era fatto dai coloro che lavoravano e che poi,rivendevano agli allevatori che passavano dalla zona. Nella semioscurità del pagliaio però,intravidero delle figure nascoste nell'ombra,a malapena visibili,dietro i covoni di paglia ammucchiati dentro l'umile costruzione. Nym tese la corda dell'arco e incoccò una freccia.
“Se fossi in voi non farei mosse brusche. Uscite allo scoperto.”,disse l'elfo autoritario.
“Fermo,stiamo uscendo. Non fateci del male.”
E dall'ombra uscì un ragazzo con le mani alzate,che subito il gruppo riconobbe.”
“Tu sei quello che ha preso i cavalli oggi,sei uno di quelli che lavora al tempio.”
L'arciere abbassò l'arma e rimise la freccia nella faretra,intuendo che non correvano alcun pericolo.
“Si...”
Il ragazzo fece segno con la mano verso l'oscurità e da essa ne uscirono un gruppetto di persone,per la maggior parte ragazzi e alcune ragazze dalle vesti leggere,probabilmente delle giovani iniziate al sacerdozio.”
“Ci siamo rifugiati quando l'attacco e iniziato. Stavano andando a dormire nei nostri alloggi,quando abbiamo sentito le urla provenire dal centro e abbiamo pensato di venire qui.”
“E avete fatto male,se avessero deciso anche di bruciare gli edifici circostanti a quest'ora sareste preda di un incendio e chiusi dentro,sareste morti di sicuro. Vi conveniva fuggire tra le coltivazioni,li avrebbero fatto più fatica a trovarvi.”,disse Nym critico riguardo alla loro decisione dei giovani di rifugiarsi in quel punto del tempio.
Il ragazzo abbassò lo sguardo imbarazzato per la proprio sbadataggine,vergognandosi un pochino di quella loro azione sconsiderata. Mentre gli occhi vagavano in preda a qualche pensiero nefasto,il ragazzo si accorse della persona che Milziade reggeva in braccio.
“Ma quella è...”
“Ci serve aiuto,dobbiamo medicarla e tenerla al sicuro.”disse Lucilla in tono supplichevole.
“Si ma certo,venite....”
E il giovane si fece da parte,imitato subito dopo dai suoi giovani compari preoccupati quanto lui. In tutta fretta,ma stando attento a non urtare Clara,Milziade pose la donna su un largo mucchio di fieno ,abbastanza alto e morbido da essere confortevole per chi ci si sdraiasse sopra e poi,una volta stesa, Il mercenario indietreggiò di qualche passo,prima che la ragazza si precipitasse a controllare le condizioni della donna.
“Cosa le è successo?”,chiese preoccupata una delle iniziate del tempio.
“E stata travolta dai sacrileghi che hanno attaccato a cavallo,stavano fuggendo a cavallo.”,disse Lucilla senza voltarsi a guardare la ragazza.
“Ma c'è la farà...vero?”
“Non lo so...ma posso provare a salvarla.”
Lucilla eseguì gli stessi identici controlli e gli stessi identici movimenti che aveva eseguito il prezzolato poco prima all'esterno.
“Avevi ragione Milziade,alcune costole hanno subito delle fratture...”
Poi,mentre tastava il fianco destro,si accorse di un buco dove avrebbe dovuto esserci l'osso unito tutto d'un pezzo,preoccupata della cavità che aveva appena scoperto.
“E penso che una di esse abbia perforato lo stomaco. Conosco un solo modo per intervenire.”
La ragazza pose entrambe le mani aperte sul ventre della donna ed incominciò a intonare una litania a bassa voce. Lentamente e dolcemente,una fioca luce cominciò ad illuminare i palmi della ragazza che poco a poco si fecero sempre più forte e potente,ma candida e radiosa,come il sole nella sua fulgida gloria.
“Apollo Medicus.”
Lo disse dolcemente,con una grazia che solo chi rispetta e custodisce la vita,come solo chi vuole fare del bene al prossimo,può intonare quel titolo con tale dolcezza. Il viso di Clara si fece più rilassato e tranquillo mentre le ossa che si era spezzate, si rinsaldarono lentamente e il foro nello stomaco si chiuse da solo. La ragazza si allontanò dalla donna,facendo pochi passi indietro,lasciando spazio alla sacerdotessa di Cerere che ora,riposava beata,cosa che si poteva notare dal petto che si abbassava e si alzava regolarmente,avrebbe voluto controllare lo stato del suo battito,ma era convinta che c'è l'avrebbe fatta per quella notte. Un sorriso comparve sul volto della principessa,mentre si girava verso tutti gli altri.
“C'è la farà. Adesso è fuori pericolo.”
“Siano ringraziati tutti i numi ultraterreni per il tuo aiuto viaggiatrice,grazie.”,disse la giovane iniziata che d'istinto le prese la mano con la sua e con l'altra tentava di trattenere il pianto di commozione ed un volta lasciata andare anche gli altri giovani presero a fare la stessa cosa. Era la prima volta che qualcuno la ringraziava per aver compiuto uno dei suoi prodigi e il fatto che nessuno di quei semplici lavorati sapesse che lei non solo era di nobili natali,ma che fosse la figlia del precedente imperatore faceva di quell'avvenimento un evento unico nel suo genere,in tutta la storia di Nova. Avere a che fare con la propria gente da così vicino,il proprio popolo,i propri sudditi in maniera così diretta la faceva sentire come se fosse una di loro,lei,che era abituata a vestire di stoffa e ricami preziosi,lei che un tempo dormiva in letti in piume di cigno e che un tempo poteva contare su un patrimonio di milioni e milioni di cesari d'oro,ora veniva accolta e lodata da semplici ragazzi della provincia,abituati ai lavori nei campi e a sudare sotto il sole cocente,con la pelle che si abbronzava,divenendo color del rame brunito. I semplici gesti di semplice gente,quale ringraziamento migliore da fare ad una principessa?Quando i giovani smisero con i ringraziamenti e Lucilla spiegò loro di non disturbare il suo sonno si girò verso l'entrata del fienile e fuori,vide il triste spettacolo che stava diventando il tempio della dea delle messi,un edificio in preda alle fiamme e la gente che si era potuta salvare era fuori,ferma li fuori ad osservare inermi il fuoco divorare il legno e coloro che erano rimasti dentro,purtroppo,non si poteva fare più nulla. Tre dei suoi compagni stavano osservando anche loro lo spettacolo,mentre Milziade,si stava rivestendo dell'armatura,si legava il cinturone con la spada e si riapproprio della sua lancia,che solitamente usava da cavallo.
“Perché hanno fatto una cosa simile?”, chiese Lucilla senza rivolgersi a qualcuno nello specifico. “Chi le sa queste cose bambina mia? I pazzi ci sono dappertutto,anche in posti tranquilli come questo.”,disse il nano senza trovare una spiegazione logica a quell'efferatezza.
“No Gordlack,una ragione c'è ne sono certa.”
“Anche se fosse mia signora,gli aggressori saranno ormai lontano,con il vantaggio dei cavalli ormai si saranno nascosti in mezzo alle colline e dubito che troveremo il covo di quella marmaglia. Quel Pupilio non aveva detto che ultimamente dei briganti si aggirano nei dintorni? Forse potremmo chiedere informazioni nei villaggi.”,disse Nym con tono freddo e controllato.
“Ottima idea,domattina inizieremo la ricerca.”
“Fermi,fermi,fermi tutti quanti...”disse Milziade che aveva appena terminato di rivestirsi del suo equipaggiamento e aveva ascoltato la conversazione in ogni singolo dettaglio, “Ne stato parlando come se questa storia ci riguardasse in qualche modo è,ammesso che ci sia un pretesto sano di mente per entrare in questa storia, ed io credo fermamente che non ci sia,avreste la cortesia di spiegarmi perché mai dovremmo intervenire in una faccenda che non ci riguarda affatto?”
“Perché è la cosa giusta da fare.”,disse Lucilla come se fosse una cosa ovvia.
“Ma tu nemmeno la conosci questa gente. Abbiamo appena passato il confine dell'impero col rischio di essere stati scoperti è tu,una nobile ricercata come traditrice  niente poco di meno che dall'imperatore in persona,che avrà sguinzagliato come minimo ogni risorsa in suo possesso per darti la caccia,ucciderti e probabilmente esporre il tuo cadavere,possibilmente ancora integro e non decomposto in mezzo alla capitale,mentre siamo alla ricerca di non so cosa di potentissimo e pericolosissimo nelle mani sbagliate è a te,salta la balzana idea di metterti a fare l'eroina dei racconti popolari per contadini,perché è la cosa giusta da fare? Sei seria?”
“Sono la legittima erede al trono di Nova. Se non aiuto la mia stessa gente come posso pretendere di meritare il trono di mio padre meglio ancora di Silla?Sarei veramente migliore di lui se ignorassi coloro che soffrono per mano dei malvagi?”
“Ti prego non dirmi che stai dicendo sul serio.”
“E invece sono serissima,aiuteremo questa gente,che ti piaccia o no.”
Milziade non sapeva più cosa pensare e in un ultimo tentativo di convincerla si rivolse agli altri tre con sguardo speranzoso.
“Ragazzi,fatela ragionare voi,per favore,aiutatela a ritrovare il senno.”
Nym,Gordlack e Braxus si guardarono un attimo tra di loro,per poi fissare il mercenario restando in silenzio,come se avessero già dato una risposta.
“Oh no, anche voi no.”
“Abbiamo fatto un giuramento matto di un umano,siamo i suoi custodi e le dobbiamo obbedienza.”,disse Gordlack irremovibile.
“Non pretendiamo che tu comprenda,ma le cose stanno così. Fine della discussione.”,disse Nym piatto.
“E poi,conoscendola andrebbe da sola e senza scorta,quindi,tanto vale seguirla e impedirle che si faccia del male.”,disse Braxus divertito dalla sua stessa affermazione.
Milziade aveva perso ogni speranza nel ricavare del buon senso dagli accompagnatori della principessa. Certo non si aspettava che accogliessero a braccia aperte la sua protesta riguardo alla loro intromissione in quella storia,che con il loro viaggio non c'entrava assolutamente niente. Non poteva crederci,non voleva crederci. Si rassegnò a quanto sentito e si rese conto che quel viaggio sarebbe stato più lungo di quanto avrebbe creduto e forse,non sarebbe mai giunto alla fine. Chiuse le palpebre e appoggiò due dita sugli occhi chiusi.
“Va bene,va bene...”
Milziade fece qualche passò indietro,riaprì gli occhi e si inoltrò lentamente verso l'interno del pagliaio.
“Dove vai?”,chiese Nym confuso.
“Dalla mia giumenta,dovrò pur interagire con un essere intelligente all'infuori del sottoscritto.”
E fu così che Milziade decise di non voler avere a che fare con i compagni di viaggio per il resto della serata,salvo quando avrebbero dovuto fare la guardia per la notte,visto che sarebbe toccato dormire li,in mancanza di un alloggio,che in quel momento stava bruciando,illuminando quel punto in mezzo alle colline,nemmeno fosse stata la pira funeraria di un gigante. Restarono gli altri quattro,più i giovani rimasti fuori dall'assalto dei profanatori,a guardare il grande e sacro edificio ridursi poco alla volta in cenere,tanto grande era il calore che sprigionava che pareva si stesse sprigionando nella loro direzione. Un orrendo scempio era stato compiuto quella sera e il motivo per tutti quelli che stavano assistendo,era ancora ignoto.
“Immagino che provare a spegnere l'incendio sia inutile vero?”,disse la principessa osservando impotente il disastro di fronte a lei.
“Non ci sono fiumi ne strutture idriche presenti per attingere abbastanza acqua per domare il fuoco e anche se ci fossero,a meno che non si riesca a chiamare a se la pioggia,ci vorrebbero troppe persone per poter tentare di estinguere l'incendio e le fiamme ora sono troppe alte per potere fare qualcosa. Nemmeno una coorte di vigiles urbani potrebbero fare qualcosa contro un simile fuoco. Lasciate perdere mia signora,purtroppo,per stasera e andata così. Per stanotte risparmiamo le forze,domani,vendicherete questo torto.”,disse Nym pacato e delicato,tentando di consolare la protetta di Apollo.
Per quella notte avrebbero dormito al meglio delle loro possibilità,mentre gli altri scampati all'attacco,piansero,si arrabbiarono o si rannicchiavano in se stessi,convinti di aver perso il favore di Cerere e quindi,il luogo avrebbe perso i suoi miracolosi raccolti,come punizione inviatagli dalla dea per non aver protetto il suo luogo sacro. La ragazza non conosceva alcun indigitamenta,che non fossero strettamente legate al culto di Apollo e giusto un paio di Artemide,in quanto le due divinità oltre ad essere fratello e sorella erano pure gemelli,per il resto si sentiva inutile e il suo bisogno di aiutare il prossimo si riduceva ad aver salvato la vita di Clara. Pensò a Milziade che era stato bravo a verificare personalmente e,con attenzione,le condizioni della anziana sacerdotessa e doveva dire che la sua diagnosi era corretta. Lui non aveva l'aspetto del medico o del chirurgo,ma lei di certo non era una cima in medicina,anche se Apollo era dio legato anche all'ambito medico,non quanto il figlio Esculapio,dio della medicina per eccellenza,ma se non altro lei aveva delle conoscenze basilari e i suoi poteri di certo l'aiutavano non poco in quel campo, a lei in gran parte sconosciuto. Domattina avrebbero dovuto fare un quadro generale della situazione e intervenire a riparare il torto subito. Anche quel tempio sperduto vicino ai confini dell'impero,era parte dei suoi domini legittimi e prima ancora di suo padre,avrebbe fatto giustizia,com'era vero il sole illumina il giorno,non avrebbe permesso ai malvagi di vincere. Questa era una promessa.

In quello stesso istante, da qualche in mezzo alle colline.

I restanti membri della banda che avevano attaccato il tempio,si fermarono per la notte in una vecchia casa abbandonata in mezzo ad un piccolo bosco dove un tempo viveva un taglialegna,con annesso deposito per il legno,che da tempo usavano come rifugio dopo una delle loro incursioni. Si stavano riposando ai margini di un fuoco,dove stavano arrostendo un po' di selvaggina su una brace improvvisa con degli spiedi e un po' di pane.
“Gente...”,disse uno dei malviventi, “L'attacco che abbiamo condotto stasera contro i dannati noviani è una vittoria per i nostri fratelli tribali. Presto o tardi Nova dovrà rendersi conto che quest terra e nostra è che noi,discendenti delle antiche tribù dell'Arborige rivendichiamo il nostro diritto di governare la nostra terra,con le nostre usanze. Sucellos ci darà ragione per quello che stiamo facendo.”
“Per quello che mi riguarda a me interessa solo che questi imperiali se ne vadano.”,disse un altro del gruppo, “Sucellos o no,la mia famiglia ha abitato in queste terre da secoli e francamente voglio continuare a seguire le nostre tradizioni senza che un noviano venga a portarmi qui i suoi marci dei e poi,ho sentito che c'è stato un attacco al confine più a nord,da parte di barbari delle terre esterne. Questo è un buon segno no?”
Tutti erano d'accordo su quello che dissero i due uomini facendo eco alle parole dei due,mentre bevevano e mangiavano ciò che era stato preparato sul momento.
“Qualcuno a visto Dunmonico è da un po' che non torna.”,disse uno del gruppo mentre si guardava attorno stranito.
“Sarà con Bertorax in esplorazione,magari si sono fermati a svuotare la vescica. Che hai da preoccuparti?”,disse un altro a sua volta.
Poi dal sottobosco vicino si sentì un fruscio di fogliame che si muoveva,come scosso dal passaggio di qualcuno.
“Visto che ti dice...”
Ma non fece in tempo a terminare la frase che una serie di oggetti furono scagliati contro il fuoco al centro del campo e andarono ad urtare alcuni membri intenti a masticare la loro cena
“Ma che cosa...”
Si lamentò un altro sentendo qualcosa che lo aveva colpito alla schiena ed infine vide a terra l'oggetto che lo aveva urtato,un paio di secondi per capire cosa fosse e poi,la vide. Mezza testa. La mezza testa di un uomo tranciata verticalmente. Poi videro una mano,un piede,parte di torace,un braccio, un occhio e altre parti di corpo ridotti a scarti di macelleria e poi,fu il panico. Urlarono terrorizzati e svelti presero le armi,o meglio,gli attrezzi che aveva in mano nella speranza di potersi difendere da qualunque cosa fosse giunta nei pressi della loro postazione. Una folata di vento in mezzo a loro e il fuoco si spense,eliminando così il vantaggio della luce e l'oscurità della notte si fece più pesante. La luce della luna illuminava a malapena la loro zona coperta dagli alberi e tutto ciò che videro fu il buio e una figura in lontananza,retta su quattro zampe non ben definibile a causa della penombra.
“MOSTRO SCHIFOSO,UCCIDIAMOLA.”, urlò uno nelle parte più esterna al gruppo.
Si lanciarono in quattro in direzione della creatura ,armati di falcetti e piccoli martelli e mentre si stavano avvicinando,la bestia,senza fare un solo passo,o nessuno che potesse vedere,svanì,come un fantasma,lasciando i quattro,nell'intento di muovere il primo colpo,senza alcun bersaglio alla quale mirare. Non videro nulla e non sentirono nulla,poi,l'evidenza del loro errore si fece visibile,quando un altra folata di vento soffiò e all'improvviso due di loro finirono a faccia in terra,senza più gambe sulle quale reggersi poiché troncate di netto all'altezza delle cosce. Gli altri erano terrorizzati e non seppero cosa fare e così anche un terzo durante un altro soffio all'altezza del viso,fu privato di una parte della testa,perdendo così un occhio e tutto ciò che si trovava a ridosso dell'emisfero sinistro del cervello,ossa comprese. Il quarto ad una paura incontrollabile si mise a correre in mezzo agli alberi,ma il vento soffiò ancora all'altezza delle caviglie e la caviglia destra del fuggiasco esplose come colpita da un proiettile di pietra scagliata da uno scorpione d'assedio,cadde a terra e un altro soffio contro la gola e quest'ultima fu asportata completamente con forza devastante e morì in una manciata di gorgoglii. Gli uomini rimasti non seppero cosa fare e seppur il buio era colpevole della loro confusione sentirono chiaramente le urla di dolore dei loro compagni. Presi dall'istinto si misero in cerchio,come a volersi difendere a vicenda e restarono fermi,senza sapere dove guardare. Un ringhio feroce,di un predatore,vorace e assetato di sangue.
“Qualcuno riesce a vedere qualcosa?”,disse uno all'interno del cerchio mentre cercava di catturare ogni movimento minimamente sospetto.
“No e troppo buio. Per tutti numi degli antenati che razza di mostro è quello?”,disse un altro imitando il suo compagno.
Nessuno sentiva niente,nessuno vedeva niente e l'aria tutto a un tratto aveva smesso di soffiare. Restavano vigili e attenti,facendo spalla a spalla per proteggersi ma non con la compostezza e l'ardore dei soldati in formazioni,ma paurosi e riluttanti a combattere,come pecore impaurite preda di un branco di lupi. Poi ricominciò e un altra brezza soffiò in mezzo al gruppo, un altro urlo,un altra gamba mozzata,cadde al centro del gruppo e tutti,con fatale errore si distrassero ad osservare l'accaduto e quello fu il loro peggior errore perché ciò diede l'opportunità al mostro di colpire in maniera ancora più violenta e ferale. Non riuscirono a difendersi,non poterono far nulla impreparati com'erano,in pochi attimi,pezzi di corpi volavano a destra e a manca in un orgia di violenza non comune,con braccia,gambe,muscoli e pezzi di carne varia che si disperdevano in tutte le parti e il tutto,accompagnati sempre da un vento leggero e fugace. Ne rimase uno solo di loro,paralizzato,scosso,terrorizzato a tal punto da essersi bagnato le braghe con il rilascio della vescica e nella sua orrenda solitudine,tra corpi squartati come stracci di pergamena vecchia e poi il sangue,insieme agli organi e alle budella sparse in quella piccola area lo vide,illuminato in parte dalla luna piena e coperto dal fogliame poste sui rami. Un omino piccolo,basso e goffo,che portava dietro di se un carretto di legno adatto ad un bambino.
“Avete fatto del male ad una persona alla quale Popilio vuole molto bene e a lui questo non piace. Avete offeso la casa del grano e fatto del male alla donna che si prende cura del grano e questo,allo spirito del grano non piace. Popilio e lo spirito vogliono la stessa cosa. La morte degli uomini cattivi.”,disse l'omino con fare cupo e minaccioso.
Un ultimo soffio,un ultimo cadavere. Lo vide a malapena quando gli arrivò addosso,zanne? Artigli? Non lo sapeva,non lo avrebbe mai saputo,gli bucò il petto strappandogli il cuore. E così,anche l'ultimo di quella marmaglia morì. Popilio vide la scena e sul suo volto tornò espressione rilassata e serena,come quella di quel pomeriggio,quando aveva accompagnato la brava ragazza e i suoi amici,come li identificava lui e soddisfatto,guardò al carretto vuoto come se ci fosse sopra qualcuno,o qualcosa.
“E stato un bene che ti abbia trovato o non avremmo potuto punire gli uomini cattivi. Adesso però dobbiamo ancora cercare altri uomini cattivi e fargli loro tanto male. E giusto che i cattivi vadano trattati in maniera cattiva.”
E fu così che si allontanò da quella macabra scena come se non fosse successo nulla,tirando a se il carretto dalle rotelle cigolanti con la logora cordicella e si inoltrò nella boscaglia,intento a continuare quel circolo di morte e distruzione. La notte era ancora lunga e il giorno era ben lontano da illuminare quelle colline,la dove il grano cresceva rigoglioso,la dove ci sarebbe dovuta essere sola vita,ora,si stava spargendo morte.
  
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