Capitolo
20
Nel
mezzo del cammin...
Michele
si sentì schiaffeggiare e una piacevole sensazione di fresco
sulla fronte lo aiutò a riprendere conoscenza. Un po' gli
dispiacque perché era bello il sogno che stava facendo: lui e
Sael chiacchieravano sdraiati nudi sull'erba fresca del Paradiso
terrestre. Sael era sereno come non lo aveva mai visto e i suoi
capelli rosso scuro facevano un bel contrasto con le sue ali candide
e l'erba verdissima; aveva l'aureola accesa e Michele pensò
che non era mai stato così bello e così felice come lo
vedeva in quel momento.
Quando
aprì gli occhi però ciò che vide fu tutt'altro
che paradisiaco. Il viso scuro di un toro lo fissava con due occhi
neri e un'espressione corrucciata. Ma non era quello il peggio. Il
peggio era che si trovava ancora sotto terra.
«Immagino
tu sia il celestiale amico di quell'idiota!» disse Mino
tamponandogli la fronte con un panno bagnato. «Altrimenti non
si spiega come tu possa essere stato così idiota da seguirlo
quaggiù!»
«È
stato un incidente» mormorò debolmente Michele.
Mino
sbuffò. «Mi chiedo se sia possibile che quello stupido
demonietto si muova senza provocare regolarmente degli incidenti!»
Michele
avrebbe voluto ridere, ma riuscì solo a tossire.
«Devi
uscire prima possibile da qui, ce la fai ad alzarti?»
Michele
provò ad alzarsi in piedi, ma un fortissimo capogiro gli piegò
le ginocchia. Il Minotauro lo afferrò prima che si accasciasse
di nuovo per terra.
«Provo
a pulirti un altro po' le ali e i capelli. Questa polvere di lava
infernale ti toglie le forze».
«Grazie,
ma è anche stare sottoterra che mi fa male, ti prego, aiutami
ad uscire da qui, non riesco a respirare»
Il
Minotauro rifletté un attimo, sul da farsi. L'angelo era
pallidissimo ed era evidente che non avrebbe resistito ancora molto
nel labirinto, ma d'altra parte la polvere di lava infernale che gli
ricopriva i capelli biondi e le ali candide, rischiava di ucciderlo
ben prima del labirinto. Alla fine decise di fare una corsa verso le
sue stanze con Michele in braccio. Appena arrivato, si sbrigò
a spogliarlo, metterlo sotto una doccia per ripulirlo dalla polvere
di lava, sbattere per bene i suoi vestiti e cercare un mantello
protettivo con un cappuccio che avrebbe potuto sia proteggerlo
dalla polvere che nascondere l'aureola.
L'angelo,
rendendosi conto che il Minotauro stava realmente cercando di
aiutarlo, lo lasciò fare e alla fine, quando si fu rivestito,
dovette ammettere che si sentiva meglio. Mino si offrì di
miracolargli le ali per renderle nere e meno appariscenti. Michele
acconsentì, in effetti le sue ali candide all’Inferno
erano decisamente fuori luogo.
«Bene,
direi che sei pronto. Seguimi, ti riaccompagno verso l'uscita»
propose il Minotauro guardandolo soddisfatto.
Mentre
camminavano velocemente lungo il labirinto Michele domandò «Ma
che ha combinato Azaele per farti incazzare in quel modo? Voglio
dire, come ha fatto a farti perdere quei soldi?»
Mino scosse la testa. «Partecipavamo a un torneo di poker
a squadre contro i Giganti, i Malebranche e le Furie. Eravamo
arrivati all'ultima partita, giocavamo contro le Furie e stavamo
vincendo parecchio, quando lui ha avuto la bella idea di bluffare con
in mano una coppia di Re. Ti lascio immaginare com'è finita!»
«Avete
perso molto?»
«Ovvio!
Ma in realtà non me ne frega niente dei soldi!» Rise
Mino.
«E
allora perché ci hai aggredito in quel modo?»
Il
Minotauro lo guardò divertito. «Per due motivi: il primo
è che mi diverto a spaventarlo e il secondo che ho un debole
per il suo bel posteriore. Non so se hai presente!»
Michele
cominciò a ridere. «Seriamente lo rincorri per
ammirargli il fondoschiena?»
«Esattamente!
Che ci vuoi fare, ognuno ha le sue debolezze! Promettimi di non
dirglielo, però!»
«Te
lo, prometto, e non solo perché mi hai salvato la vita!»
rispose l'angelo strizzandogli un occhio.
I
due continuarono a ridere finché non raggiunsero l'entrata di
un corridoio un po' più largo degli altri.
Il
Minotauro si fermò. « Siamo arrivati. Durante il periodo
di letargo non mi è permesso andare oltre. Continua dritto per
questo cunicolo, è il più largo di tutti quelli che
incrocierai quindi non puoi sbagliare. Vedrai che in un paio di
minuti arriverai all'uscita del labirinto. Non togliere il mantello
finché non sarai fuori dall'Inferno e se sei costretto a
liberare le ali e volare, appena atterri sbattile per bene per far
cadere più polvere possibile. Mi raccomando, sta attento a non
abbassare il cappuccio o si accorgeranno che la tua aureola è
integra. Un'ultima cosa: non sono molto bravo con i miracoli per cui
non so per quanto tempo le tue ali potranno apparire nere, quindi
prima trovi un uscita dall'Inferno e meglio sarà. Tutto
chiaro?»
«Tutto
chiaro, grazie!» Rispose Michele porgendogli la mano e non
riuscendo a evitare un'ultima domanda. «Ma perché sei
qui? Non capisco, sei così gentile. In fondo nessuno ti
obbligava ad aiutarmi»
Mino gli strinse la mano e rispose. «Sono un caso di colpe
dei genitori che ricadono sui figli. O forse, semplicemente, anche
nei posti più terribili, sì può trovare qualcuno
di animo gentile»
Michele
sorrise e si avviò verso l'uscita del labirinto salutando il
Minotauro che restituì il saluto e facendogli l'occhiolino
aggiunse. «E poi sei anche una gran bel pezzo di Angelo! »
#
Merlino
miagolò per attirare l'attenzione di Gabriel che lo raggiunse
immediatamente.
«Hai
trovato qualcosa?» domandò preoccupato. Merlino riprese
la sua forma demoniaca e raccolse da terra un berretto da marinaio
che porse all'Arcangelo.
«Come
immaginavo, ma perché si sarà portato dietro Michele e
il ragazzo umano?» Domandò a Razel e Sael che nel
frattempo lo avevano raggiunto.
«Sarà
stato un errore. Secondo me Azaele se voleva butta' dentro per andare
a cercare Safet da solo e Michele ha cercato di trattenerlo. Ce so'
sicuramente caduti dentro e nel frattempo la voragine si è
chiusa!»
«Ma
perché portarsi dietro anche il ragazzo umano?» si
domandò pensieroso l'Arcangelo.
Razel
si grattò il mento perplesso. «A questo nun te so' dare
una risposta manco io!»
Merlino
riprese la forma di gatto e miagolò di nuovo.
«Cosa
dice?» Domandò Gabriel.
«Che
all'inferno i cellulari prendono poco e male!»
«E
questo che c'entra?» Chiese perplesso l'Arcangelo rivolgendosi
al piccolo demone che lo fissava da un grosso masso, muovendo
nervosamente la coda.
Merlino
miagolò ancora e Gabriel si innervosì. «Non
potresti spiegarti in modo un po' più comprensibile? Per la
miseria! Non è che posso ricordarmi tutti i linguaggi
dell'Universo senza prima fare un minimo di ripasso!»
Merlino
si accucciò spaventato e mortificato.
«Gabriel,
i famigli so' muti. O si spiegano con il linguaggio degli animali in
cui si trasformano o con scritte infuocate che nun me pare s'addicano
ad essere usate in campagna» spiegò Razel un po'
spazientito dal comportamento dell'amico.
«Perdonami
ragazzo, sono un po' teso e poi non mi capita spesso di parlare con
voi famigli, non ricordavo che aveste questo problema!» Si
scusò l'Arcangelo sinceramente dispiaciuto.
«In
ogni modo, ha detto che probabilmente tu' figlio ha chiesto al
ragazzo umano di stare vicino alla voragine in modo da riuscire a
intercettare un'eventuale chiamata di aiuto e probabilmente ci sono
caduti tutti e tre per sbaglio! Conoscendo Azaele è la
spiegazione più probabile »
Gabriel
sospirò e Razel gli poggiò una mano sulla spalla. «È
meglio che vada. Azaele da solo nun credo ci avrebbe messo molto a
trovare Safet, ma con Michele e l'umano da proteggere…»
«Vengo
anche io con te!» propose deciso Sael.
«No,
tu no!» risposero in coro Razel e Gabriel.
«Ma
perché? Mio padre e il mio ragazzo sono imprigionati
all'Inferno, non ho nessuno intenzione di stare qui a non fare nulla.
Mi avete preso per un coglione? Guardate che so combattere anche io!»
Razel
sbuffò e Gabriel rispose. «Sael, nessuno qui crede che
tu sia un coglione e capisco il tuo desiderio di intervenire. Ma
cerca di riflettere con calma: ormai che Safet sia tuo padre deve
essere abbastanza noto all'inferno visto che né tu, né
lui vi siete più preoccupati di nasconderlo. Lo stesso vale
per la tua storia con Michele. Considerando che la battaglia è
iniziata, se scendi anche tu, sarai sicuramente un bersaglio da
proteggere e rallenterai Razel. Inoltre con Akenet e Kafresh
prigionieri e Sakmeel ferito, preferisco averti qui ad aiutarmi a
controllare la situazione finché non arriverà Ariel con
i rinforzi. E spero che per allora Razel sia già tornato con
tuo padre e gli altri»
Sael
si rabbuiò. L'idea di lasciare che fossero gli altri a salvare
suo padre e Michele, lo faceva sentire in colpa. D'altra parte era
anche vero che Safet e Gabriel erano praticamente sempre d'accordo
quando c'era da prendere decisioni difficili e sicuramente suo padre
avrebbe approvato la scelta del suo migliore amico.
«E
va bene!» sospirò. Gabriel gli batté una mano
sulla spalla per confortarlo e ringraziarlo per avergli dato ascolto.
«Allora,
io vado e speriamo di ritrovare tutti e in fretta, nun credo che
Krastet e Zoel tarderanno a riorganizzarsi e mandare altri demoni ad
assalirvi, sta attento Gabriel».
«Voglio
provare a parlare con Kenni. Adel ha detto che non approvava le
scelte di quei due e oltretutto era piuttosto incazzato per il fatto
che avessero liberato un suo dannato per metterlo a capo dei demoni
che ci hanno attaccato» rifletté l'Arcangelo ad alta
voce.
Razel
scosse la testa dubbioso. «Davvero hanno usato un suo dannato?
Bè allora so' ancora più idioti di quanto me li
ricordavo! Comunque nun te fida' troppo. Sarà anche tuo nipote
ma è pur sempre un Arcidiavolo e fino a due ore fa aveva
intenzione di rapire la tua nipotina subito dopo la nascita, nun vedo
perché dovrebbe aver cambiato idea. Considera che lo hai pure
messo ko davanti ai suoi sottoposti e sai bene quanto è
orgoglioso il ragazzo!»
«È
orgoglioso ma non è stupido e un'alleanza momentanea potrebbe
tornare utile sia a lui che a noi. Ora vai Razel e torna con Safet e
i ragazzi!»
Razel
gli rivolse un sorrise rassicurante, aprì le ali e si alzò
in volo.
Merlino
saltò su un masso di fronte a Gabriel cercando di attirare la
sua attenzione.
«Cosa
sta dicendo?» domandò Gabriel a Sael.
«Dice
che Eowynziel è andata a cercare Ariel per cui forse non
dovremo aspettare molto per avere dei rinforzi».
«Speriamo!»
sospirò l'Arcangelo afferrando Merlino per la collottola e
abbracciandolo gentilmente.
Il
famiglio, dopo un primo momento di timore nel ritrovarsi stretto tra
le braccia di un Arcangelo, si accomodò godendosi le carezze e
i grattini sulla nuca che l'Arcangelo gli elargì
distrattamente mentre camminava verso il Bed&breakfast, perso nei
suoi pensieri.
#
Azaele,
si affacciò per l'ennesima volta sull'ultimo cunicolo del
labirinto di Mino, senza aver capito come ritrovare la strada giusta
per tornare da Michele. Furioso con se stesso, colpì il muro
con un pugno, così forte da rischiare di rompersi una mano. Si
piegò in due per il dolore e in quel momento notò una
figura nera e incappucciata venire verso di lui. Sudò freddo
per qualche istante e si preparò a combattere.
«Bravo,
ci manca solo che ti rompa una mano!» Lo rimproverò la
figura scura abbassando il cappuccio.
«Stai
bene!» Esclamò felice il demone gettandosi tra le
braccia dell'angelo. «Ero così preoccupato! Ma come hai
fatto ad arrivare fin qui e chi ti ha dato quel mantello?»
«È
stato Mino, ma te lo racconto dopo che saremo usciti da qui, sto
meglio, ma non sto bene!» rispose l'angelo coprendosi di nuovo
la testa.
Azaele,
che capiva benissimo il disagio dell'amico e che sopratutto aveva
notato le sue occhiaie profonde e scure non fece altre domande, si
limitò a seguirlo. Una volta fuori, raggiunsero Yetunde che
era rimasto tutto il tempo nascosto dietro un enorme masso.
«Oh,
meno male che Azaele ti ha portato fuori di lì!»
Michele
lanciò un'occhiata ironica ad Azaele che fece finta di non
accorgersene e cambiò argomento. «Andiamo. Meglio non
perdere altro tempo!»
«Concordo,
facci strada, magari evitando di perderti!» rispose Michele
con una punta di polemica.
Azaele
arrossì ma evitò di replicare, Michele aveva tutte le
ragioni di essere arrabbiato.
Volarono
silenziosi oltrepassando l'Ottavo girone, stavolta senza problemi, a
parte un paio di occhiate perplesse ricevute da Michele e Yetunde. Ma
visto che all'Inferno vigeva per lo più la regola del
fatti gli affari tuoi e eviterai torture inutili, nessun
demone aveva fatto domande.
Una
volta atterrati la situazione si fece più pericolosa perché
nei pressi del Daemon Bar era facile trovare demoni ubriachi e
litigiosi. Si nascosero dietro una roccia per discutere le mosse
successive e Azaele propose a Michele di cercare subito l'uscita.
«No,
visto che mi sento un po' meglio, prima di andare via voglio almeno
sapere dov'è finito Safet. Se sta bene, deciderò cosa
fare. In ogni modo prima di agire accompagneremo Yetunde all'uscita!»
«Se
permettete arrivati a questo punto non ho nessuna intenzione di
andarmene come un vigliacco e lasciarvi qui da soli!» protestò
il giovane che tutto sommato cominciava a divertirsi.
«Non
dire scemenze Yet, guarda che non è un gioco!» rispose
Azaele.
Yetunde
non riuscì a reprimere un sorrisetto ironico. «Detto da
te, poi!»
«Guarda
che non è che siccome te la sei scampata due volte, sei
diventato un Avenger!» rispose sarcastico il demone.
Michele
intervenne per interrompere la discussione e prendere una decisione.
«Facciamo così: tu ora entri dentro e fai un po' di
domande, se riesci a scoprire qualcosa torni immediatamente indietro
e a seconda di quanto sarà pericoloso raggiungere Safet,
decideremo come comportarci!»
«Mi
sembra ragionevole!» rispose Azaele dirigendosi verso l'entrata
del bar.
Yetunde
e Michele si sedettero a terra all'ombra della roccia
L'angelo
ne approfittò per chiudere gli occhi e cercare di riprendere
un po' di forze.
Si
era assopito da qualche minuto quando la voce tesa di Yetunde lo
svegliò. «Qui all'inferno ci sono anche demoni femmina,
vero?»
«Si,
certo» rispose un po' assonnato.
«E
sono aggressive?» Domandò ancora Yetunde.
«Non
lo so, dipende, perché?»
«Perché
ce n'è una che ci sta osservando!»
«Fa
finta di nulla, vedrai che se ne andrà!» rispose Michele
senza aprire gli occhi.
«Io
posso anche far finta di nulla, ma quella è appena atterrata e
sta venendo proprio verso di noi!»
Michele
aprì gli occhi e vide una bellissima demone avvicinarsi e
fermarsi a pochi passi da lui e Yetunde.
«Oh,
allora avevo visto bene! Tu sei un celestiale e tu un umano!»
Michele
posò la mano sull'elsa della spada. Il gesto non sfuggì
alla demone che piegò la testa da un lato e lo sfidò.
«Puoi anche provarci, Michele, ma nel giro di qualche secondo
saresti circondato da una marea di demoni, quindi pensaci bene!»
L'angelo
lasciò andare la spada stupito. «Come fai a conoscere il
mio nome?»
Lei
rise. «A parte che potevi anche mentire, volendo, quale altro
angelico potrebbe essere così idiota da intrufolarsi quaggiù
oltre all'amico fraterno di quello squinternato di Azaele? Comunque
potrei anche offendermi per la tua memoria corta visto che siamo stati
entrambi studenti di Safet! Vero è che sono cambiata
abbastanza da quando ero un'adolescente piatta e timida, ma insomma…»
Michele
finalmente riconobbe la demone. «Atriel, sei proprio tu?»
«A
quanto pare!» sorrise lei.
«No,
vabbè. Ma seriamente anche angeli e demoni vanno a scuola?»
Commentò trasecolato Yetunde.
Atriel
si voltò a osservarlo. «A dire il vero a quei tempi
eravamo tutti angeli, comunque non era proprio come la vostra scuola…
Ma, piuttosto, tu chi sei, che ci fai qui con Michele e Azaele…» Atriel si interruppe intuendo cosa stava succedendo «Oh,
state cercando Safet, vero?»
Michele
e Yetunde si scambiarono un'occhiata.
«Tu
sai dov'è?»
«Si,
e ha bisogno urgente di aiuto; vi accompagnerò da lui, ma
sappiate che ho fatto un accordo con Safet per cui immediatamente
dopo andrò a cercare Akenet»
Yetunde
rise. «Mi sa che lo cercherai a lungo, Gabriel lo ha… »
Michele
gli rivolse un'occhiata raggelante ma ormai era troppo tardi. Gli
occhi della demone diventarono rossi e le mani si trasformarono in
artigli. «Che cosa gli ha fatto, Gabriel?» sibilò.
Yetunde
diventò bianco come un lenzuolo, ma Michele non si scompose.
«Rilassati Atriel, lo ha solo ferito e neppure in modo grave.
Ora è nostro prigioniero e una nostra amica lo sta curando.
Akenet non è minimamente in pericolo. Perché dopo aver
liberato Safet non vieni con noi, così potrai sincerarti delle
sue condizioni.»
La
demone si calmò, conosceva Michele e sapeva che non era
solito mentire e poi l'idea di seguirli per incontrare Akenet non era
male. Avrebbe potuto verificare come stava e magari aiutarlo a
fuggire.
«Va,
bene. Ma è meglio che vi sbrighiate a recuperare Azaele, Safet
ha bisogno di aiuto al più presto».
«È
andato in quel bar, forse è meglio se vai tu a chiamarlo»
propose Yetunde sperando di farsi perdonare da Michele per l'uscita
poco felice di poco prima.
«Hai
ragione, ragazzo umano, è meglio che vada io» concordò
Atriel avviandosi verso il Daemon Bar.
Appena
entrata si trovò di fonte a una scena abbastanza curiosa: Azaele
era inginocchiato sul bancone del bar, aveva in mano una grossa
biglia di vetro infuocata e con aria concentratissima fissava una
tortuoso percorso composto da bicchierini di whisky, ponti ottenuti
dalle palette di legno per lo zucchero, tazzine e
piattini da caffè posizionati lungo tutto il bancone.
«Ma
che diavolo ha intenzione di fare?» domandò a un grosso
demone lì accanto.
«Ha
scommesso che se riesce a far tagliare il traguardo alla biglia con
un solo tiro, Carryel gli rivela dove hanno imprigionato il suo
Supervisore».
«Carryel
è impazzito, per caso? Scusa, ma se Azaele ci riesce?»
Il
demone rise sguaiatamente. «Scherzi, quell'imbranato?»
«Qualcuno
ha scommesso su di lui?»
«Ma
figurati!»
Atriel
memore della storica scommessa delle Termopili, pensò che
tutto sommato poteva anche tentare la fortuna.
«Bé,
io punto su Azaele, chi sta raccogliendo le scommesse?»
«Se
hai così tanta voglia di buttare i tuoi soldi puoi darli a
Bukowskiel» rispose il demone indicando il barista del Daemon
Bar.
Atriel
si avvicinò al bancone, attirò l'attenzione del barista
che si avvicinò, prese i soldi e poi poggiando lo straccio per
asciugare il banco su una spalla, alzò le braccia per chiedere
silenzio e annunciò. «Scommesse chiuse. Se vince
Carryel, Aza gli consegna suo figlio, il nostro futuro Alfiere del
Male, in caso contrario Carryel gli spiegherà dove tengono
prigioniero Safet e gli concederà un'ora di tempo per
liberarlo prima di informare Krastet e Zoel. Sempre che il moretto
riesca ad uscire vivo dal bar visto che gli unici a non aver puntato
contro di lui siamo stati io e questa bella signorina!»
concluse indicando Atriel.
Azaele
fece rimbalzare la sfera infuocata sul palmo della mano, chiuse gli
occhi per concentrarsi qualche istante e quando li riaprì
Atriel vide chiaramente una fiamma bruciare nelle sue iridi nere.
Il
demone riccioluto, prese un lungo respiro e poi lanciò la
biglia. Intorno si fece un silenzio carico di aspettativa.
L'unico
rumore che si sentiva era quello del rotolare sommesso della sfera
che superò ogni curva, ogni ponticello e ogni altro ostacolo
posto tra Azaele e la salvezza di Safet, fino a quando raggiunse
l'ultima curva e per un attimo sembrò quasi fermarsi.
I
demoni trattennero il respiro, ma Azaele mantenne la calma, sapeva
bene che in quel punto il bancone era stato leggermente sfondato da
una manata di Razel (che a dire il vero mirava alla sua testa) e non
a caso aveva insistito perché l'ultima curva fosse sistemata
proprio lì. La biglia scivolò nell'incavo creato dal
demone rosso e riprese velocità tagliando il traguardo.
Ci
fu un momento di silenzio sbigottito. Atriel ne approfittò per
saltare sul banco e tirare Azaele per una manica.
«Sei
un pazzo furioso, usciamo da qui prima che ti ammazzino. Ti porto io
da Safet. So dov'è».
Azaele
si guardò intorno e notando che i demoni stavano passando
velocemente dallo sbigottimento all'ira funesta, pensò bene di
fidarsi di Atriel. La seguì fuori dal Daemon bar e chiuse la
porta.
«Aiutami
a bloccarla!» le urlò sigillando la porta con un
miracolo.
La
demone lanciò un miracolo di rinforzo.
«Ottimo,
questo ci darà un po' di vantaggio, andiamo a recuperare i
miei amici e poi voliamo da Safet prima che quel branco di assatanati
sfondi la porta» propose Azaele soddisfatto.
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«Posso
chiederti chi è questo Safet a cui tu e Azale tenete tanto?»
domandò Yetunde un po' per chiacchierare e un po' perché
davvero curioso.
Non
ottenne risposta perché furono raggiunti da Azaele e Atriel.
«Andiamo,
Atriel ci accompagna da Safet» disse Azaele sbrigativo
inginocchiandosi per far salire Yetunde sulle spalle.
Michele
incrociò lo sguardo di Atriel e capì che era il caso di
fare alla svelta.
Stavano
volando spediti verso il canyon in cui era incatenato Safet quando
incrociarono Razel che volava verso il Daemon Bar. Il demone fece una
brusca frenata, invertì la sua direzione e li raggiunse.
«Ditemi che sapete dove state andando!» domandò
seguendoli.
«A
liberare Safet!» rispose Azaele senza fermarsi.
«E
ci stai andando co' un umano e un angelico? Complimenti, il modo
migliore per nun essere notato!»
«È
stato un incidente e comunque non c'era tempo per accompagnarli
fuori!» replicò Azaele continuando a volare. Non aveva
voglia di discutere, Yetunde cominciava a pesargli sulla schiena,
volare così velocemente stava indebolendo Michele e Safet
aveva bisogno di aiuto. Non c'era davvero tempo per le polemiche.
Razel,
annuì. Effettivamente prima avrebbero raggiunto Safet e prima
sarebbero potuti uscire da lì.
Si
avvicinò ad Atriel e le domandò. «Tu da che parte
stai?»
«Voglio
aiutare il prof. Ma sono comunque dalla parte di Akenet»
rispose lei con sicurezza.
«Buono
a sapersi per noi, ma non per te!» replicò lui con le
pupille rosse.
Atriel
si strinse leggermente le spalle. «Non mi fai paura Razel.
Comunque stai sereno, saremo dalla stessa parte fino a che Safet
non sarà in salvo, poi si vedrà».
«Giusto,
poi si vedrà!» approvò lui sorridendo. Apprezzava
sempre la sincerità e il coraggio nei suoi avversari.
Il
variegato gruppetto di alleati, raggiunse finalmente Safet, che ormai
aveva quasi rinunciato a sperare.
Razel
nel vedere il suo vecchio amico incatenato e sporco di sangue si
inferocì. «Li ammazzo questi bastardi!»
«Prima
liberiamo il prof! State attenti, c'è un miracolo sulle catene
che impedisce ai demoni di aprirle»
Razel
afferrò le catene senza badarle più di tanto ottenendo
solo di essere respinto da una potente scossa di corrente che per
poco uccise Safet il cui corpo ormai pendeva immobile stretto tra le
catene.
Atriel
ne rimase sconvolta. «Se, neanche Razel riesce a spezzare
quelle catene come potremo salvare il prof?» domandò
piangendo.
«Posso
provare io che sono un angelo» propose Michele.
«No,
un'altra scossa potrebbe uccidere Safet, dobbiamo trovare un'altra
soluzione!» intervenne fermo Azaele.
«Ma
così morirà lo stesso!» esclamò furente
Razel che nel frattempo era ritornato fremente di rabbia.
Mentre
angeli e demoni discutevano animatamente sul da farsi, Yetunde ebbe
un'intuizione. Si sporse verso Safet e allungò timidamente una
mano verso uno dei perni che chiudevano gli anelli che gli
stringevano i polsi. Chiuse gli occhi e lo afferrò con il
pollice e l'indice della mano destra. Non successe niente. Allora
sorrise e lentamente lo sfilò liberando il polso del
malcapitato Supervisore che aprì gli occhi e gli sorrise
debolmente. «Sei sveglio, giovane umano»
Yetunde
sorrise e attirò l'attenzione dei suoi compagni esclamando
allegramente. «A quanto pare la maledizione sugli umani non
funziona!»
Tutti
si girano verso di lui, a parte Azaele che ovviamente aveva qualche
difficoltà, visto che il ragazzo era cavalcioni sulla sua
schiena.
«E
bravo il regazzino umano! Ora però finisci di liberarlo!»
esclamò ammirato Razel che tutto si sarebbe aspettato tranne
che un umano vivo all'Inferno potesse avere una qualsivoglia utilità
a parte l'essere un passatempo per il sadismo di certi suoi colleghi.
Yetunde
si gonfiò d'orgoglio e senza riflettere abbandonò la
schiena di Azaele per aggrapparsi alle catene che imprigionavano
Safet e liberarlo più velocemente possibile. In pochi istanti
sfilò tutti i perni che bloccavano le catene di Safet
girandosi poi a mostrarli orgoglioso ad Angeli e Demoni. Peccato però
che non avesse tenuto conto della debolezza del prigioniero che non
riuscendo ad aprire le ali precipitò nel buio profondo del
burrone trascinandoselo dietro.
«Dovevo
aspettarmi che n'amico tuo non potesse astenersi dal fare 'na
cazzata!» esclamò Razel lanciandosi a salvare Safet.
«Non
gliel'ho mica detto io di saltare via dalla mia schiena!» si
lamentò Azaele seguendolo.
Purtroppo
superata la metà del burrone i due demoni furono circondati da
un buio così profondo che non riuscirono quasi più a
distinguere Safet e Yetunde che continuavano a precipitare.
«Porca
merda non si vede più nulla» si lamentò disperato
Azaele.
Un
istante dopo il canyon fu illuminato a giorno. I due demoni
riuscirono a raggiungere Safet e Yetunde prima di essere di nuovo
avvolti nel buio. Ma a quel punto risalire lungo le pareti del canyon
non costituì più un problema.
«Che
era quella luce?» domandò Razel.
Atriel
indicò Michele accasciato su uno spuntone di roccia. «È
stato lui, si è tolto il mantello e ha acceso l'aureola. Credo
che gli dobbiate tutti la vita, se non avesse consumato le sue forze
per farvi luce, vi sareste sfracellati al suolo».
Azaele
si avvicinò a Michele e gli accarezzò i capelli biondi.
«Coraggio fratello, riprenditi!»
«Siete
tutti vivi?» domandò l'angelo aprendo gli occhi.
«Si!»
rispose il demone.
Michele
si mise faticosamente a sedere e aprì le ali. «Allora
vediamo di sbrigarci a trovare un'uscita, francamente ne ho le palle
stracolme di questo posto di merda!»
«Concordo»
intervenne debolmente Safet. «Proseguiamo dritti verso ovest
per un centinaio di metri e troveremo una porta. Facciamo in fretta
perché non mi sento affatto bene. Temo che Zamesh, mi abbia
infilato nello stomaco qualcosa che si è risvegliato non
appena il ragazzo umano mi ha liberato dalle catene».
Razel
abbassò lo sguardo sul suo vecchio amico e si rese conto che
sul suo corpo si stavano difondendo delle orribili venature nere.
«Safet ha ragione. Diamoce 'na mossa che il nostro tempo qui
ormai è quasi scaduto!» ordinò preoccupato. La
salvezza di Safet era ancora lontana e cominciava a sentire il
clamore di una masnada di demoni infuriati che con ogni probabilità
stava venendo a cercare proprio loro.
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