Henry
Vennor Poldark nacque in piena primavera quando ormai il clima
ventoso e spesso impetuoso della Cornovaglia iniziava ad abbracciare
i tepori estivi e i campi erano pronti per la mietitura del grano.
Venne
al mondo in un giorno di sole, poco prima di mezzogiorno, dopo un
travaglio piuttosto lungo che fece comparire a Ross più di
qualche
capello bianco. Ma per fortuna Dwight fu pronto a sorreggere Demelza
e a fronteggiare qualsiasi problematica di una nascita che, rispetto
agli altri figli, si rivelò più insidiosa e
complicata. Ma tutto
andò bene e anche se Demelza fu costretta poi ad ammettere
che nei
momenti più convulsi del parto aveva avuto paura di non
farcela,
alla fine tutto era filato liscio.
I
bambini, a parte Demian e Bella che sulle prime apparvero sospettosi,
gelosi e poco propensi a salutare il nuovo fratellino, si
dimostrarono entusiasti. Jeremy concluse che quanto meno ora maschi e
femmine erano in parità, Clowance decretò che
dopo tutto il suo
fratellino era abbastanza carino e Daisy decise che gli avrebbe
spiegato tutti i misteri del mare e della loro spiaggia che conosceva
solo lei.
Inge
e Prudie aiutarono Dwight nel difficile compito di assistere la
partoriente e il
neonato e il piccolo nacque in un ambiente affollato ma caloroso. Gli
fu subito chiaro che difficilmente si sarebbe annoiato in una casa
tanto affollata e che la privacy sarebbe rimasta a lungo una pura
utopia.
Era
un bimbo minuto, moro come il padre e con gli occhi grigi e il suo
nome fu causa di numerosi dibattiti in famiglia. Ross aveva proposto
persino di chiamarlo Garrick (ricevendo una cuscinata in faccia da
sua moglie), i bambini avevano partorito nomi assurdi e talmente di
fantasia che il povero Harry – come era stato subito
soprannominato
– se ne sarebbe vergognato a vita e alla fine giunsero alla
decisione di usare il nome di famiglia di un antenato e poi Vennor,
che era il secondo nome di Ross e il cognome di famiglia di nonna
Grace.
Di
carattere tranquillo ma con sguardo furbo ed indagatore di chi cerca
di capire il prima possibile dove fosse capitato, Harry si
rivelò un
bambino semplice da accudire per Demelza, nonostante la sua famiglia
numerosa. Lo battezzarono nella Chiesetta di Sawle e furono invitate
le persone più vicine ai Poldark, dai minatori
più cari a Ross a
Geoffrey Charles per finire con i fratelli di Demelza e le loro
famiglie.
Fu
una festa grande e felice dopo i mesi di angoscia a Londra e
arrivò
persino un regalo da Jones, un libro sui piaceri proibiti della
capitale che il piccolo Harry avrebbe trovato piuttosto interessante
da leggere, una volta cresciuto. Demelza mise il libro in un punto
remoto della cantina, piuttosto propensa a non farlo vedere a nessuno
dei suoi figli e a lasciarlo nel dimenticatoio anche se a Ross la
cosa aveva divertito parecchio e aveva sentenziato che a suo padre
quel libro sarebbe piaciuto molto e che poteva diventare una lettura
'educativa'.
Nel
giorno del Battesimo arrivò una lettera da Odalyn. Era
intestata a
tutti i Poldark e li informava di essere arrivata a casa degli zii
sana
e salva e
di essersi ripresa pienamente da tutte le avventure inglesi e di
aver fatto pace ed accettato
sia
la figura negativa del
padre che
la sua
perdita. Dentro la busta c’era un bigliettino più
piccolo
indirizzato a Jeremy con scritto semplicemente: “Ti
aspetto…
quando sarai cresciuto”.
Demelza,
non vista per evitare che Clowance facesse battutine, fece scivolare
il biglietto di nascosto fra le mani del figlio che era arrossito
come un pomodoro e poi, con un sorriso, lo aveva lasciato solo ai
suoi pensieri ed era tornata a prendersi cura di Harry che aveva
iniziato a strillare per la fame.
Era
così, nelle famiglie grandi: c’erano ragazzi che
parevano
cresciuti da un giorno all'altro diventando quasi uomini e che
assaporavano i primi batticuori della vita, bambini vivaci che
urlavano e correvano da mattina a sera e neonati che dipendevano in
tutto e per tutto da lei. Che bello essere madre, che bello essere a
casa, che bello appartenere a Nampara, a Ross e ai Poldark…
Si
sentiva fortunata e guardando i gemelli, cullata da quei pensieri,
aveva provato più di una volta una sorta di tristezza nei
confronti
dei genitori dei piccoli che per loro avevano dato la vita e che
quelle gioie non avrebbero mai potuto provarle. Non c'era gelosia in
lei e nemmeno c'erano sospetti circa quell'amore giovanile di Ross ma
solo una muta rassegnazione su quanto la vita, nel bene e nel male,
sapesse dimostrarsi imprevedibile.
…
Demian
e Daisy sgattaiolarono in spiaggia di nascosto, nelle prime ore del
pomeriggio, approfittando del fatto che Demelza e le domestiche si
stavano occupando di Harry e del bucato, che Jeremy fosse uscito a
pescare con gli amici e Clowance e Bella erano intente a suonare la
spinetta.
Faceva
caldo e Demelza aveva detto loro che in spiaggia ci sarebbero andati
tutti insieme appena le temperature si fossero un po’
abbassate nel
tardo pomeriggio ma non volevano aspettare e da monelli quali erano,
si erano dati alla macchia seguendo il sentiero che conoscevano a
memoria che dalla casa portava a Hendrawna Beach.
Si
misero a correre come matti, a piedi scalzi, lanciando le scarpe fra
la sabbia. L’acqua era fresca e frizzante ma piacevole con
quel
caldo e ci finirono dentro bagnandosi fino alla vita.
“Io
sono la pirata di Nampara!” – disse Daisy. Era il
suo sogno
diventarlo e lo ripeteva da almeno un anno.
“E
io?” – chiese il fratello.
Lei
lo fissò come se la risposta fosse la cosa più
ovvia del mondo. “Il
mio servo”.
“Non
mi piace essere un servo, i servi sono grassi e brutti come
Prudie”
– rispose lui, picchiando il piedino nell’acqua con
stizza.
Daisy
fece per replicare ma poi la sua attenzione fu catturata da due
bellissime farfalle che presero a volar loro sulla testa. Una era
azzurra, color ghiaccio, l’altra di un rosa brillante.
La
bambina rise e Demian, molto più sensibile di lei alla
bellezza
della natura, rimase a bocca aperta.
Si
misero a saltare per cercare di raggiungerle ma le farfalle volarono
verso riva costringendoli a uscire dall’acqua. Volavano, poi
si
voltavano e tornavano verso i bambini quasi a volerli attirare a se,
lontani dal mare che senza adulti attorno, poteva rappresentare un
pericolo. Poi giocarono con loro, svolazzando nella lunga distesa
sabbiosa, facendosi rincorrere e a volte poggiandosi sulle loro
teste.
Il
gioco andò avanti parecchi minuti finché le voci
di Ross e Demelza
interruppero l’incanto.
I
due avanzarono verso i gemelli con aria seria. “Quante volte
vi
abbiamo detto che non potete venire al mare da soli?”.
I
gemelli si bloccarono, guardandosi fra loro accigliati, in cerca di
una scusa comune e plausibile da esibire a loro discolpa.
“Faceva
caldo a casa mamma!” – tentò di dire
Daisy.
“Non
è una buona scusa”.
Demian
esibì la sua miglior faccia da ruffiano e poi
saltò in braccio alla
madre. “Scusa, giuro che faccio il bravo da
adesso”.
Ross
lo guardò storto, quel piccolo mammone impertinente riusciva
sempre
ad aprire una breccia nel cuore di Demelza, ci riusciva quasi meglio
di lui ad uscire da situazioni 'complesse' evitando castighi. Gli
prese una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi e la tirò
scherzosamente. “Certo, come no! Ma bambini, sono serio,
siete
piccoli per stare da soli e anche se il mare vi pare amico,
può
diventare pericoloso”.
“Ma
non eravamo soli, papà!” –
obiettò Daisy.
Ross
si guardò attorno, la spiaggia era deserta. “A
sì? E chi c’era?”.
Daisy
si guardò attorno e anche Demian, in cerca delle due
farfalle che li
avevano attirati fuori dall’acqua. Ma erano come
sparite…
“Oh,
sono andate via…” – mormorò
la bimba, sentendo una strana
pressione sul cuore, come di mancanza.
“Chi?”
– chiese Demelza.
“Due
farfalle, mamma! Ci hanno curato loro, una rosa e una azzurra! Sono
venute e per giocare con loro siamo usciti dall’acqua e
abbiamo
giocato sulla sabbia… Ma ora sono sparite, sono andate via!
E giuro
mamma, non è una bugia!”.
Demelza
osservò Daisy. Era una piccola e furba canaglia e spesso
diceva
bugie ma non quella volta, la conosceva bene e sapeva capire quando
era sincera e quando non lo era. Guardò verso il mare e le
vide e
anche se non nitidamente, le parve di scorgere due piccole luci
luminose che si allontanavano nell’immensità del
cielo e del mare.
Erano state lì coi gemelli e avevano vegliato su di loro
finché ce
n’era stato bisogno e ora parevano intenzionate a tornare
verso la
luce. Strinse a se Demian e poi Daisy mentre anche Ross sembrava
essere giunto alla medesima, strana sensazione.
Si
voltarono entrambi verso il mare e in silenzio mormorarono un grazie
ad altri due genitori che anche sotto forma di luce, avevano
adempiuto al loro compito.
E
dal mare parve giungere una risposta. “Grazie a
voi…”.
Poi
le luci sparirono e sulla spiaggia rimasero un uomo, una donna e due
dei loro bambini, pronti a vivere la vita che il destino aveva scelto
per loro.
Misero
i piccoli a terra, poi Demelza prese a braccetto suo figlio mentre i
bambini correvano lontano. "Ross, credi che esistano legami che
non si spezzino mai?".
Lui
la baciò sulla nuca. "Assolutamente, amore mio,
assolutamente".
E
inseguendo i loro figli, tornarono verso la loro casa e la loro
famiglia.
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