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Autore: lady lina 77    11/06/2023    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Henry Vennor Poldark nacque in piena primavera quando ormai il clima ventoso e spesso impetuoso della Cornovaglia iniziava ad abbracciare i tepori estivi e i campi erano pronti per la mietitura del grano.
Venne al mondo in un giorno di sole, poco prima di mezzogiorno, dopo un travaglio piuttosto lungo che fece comparire a Ross più di qualche capello bianco. Ma per fortuna Dwight fu pronto a sorreggere Demelza e a fronteggiare qualsiasi problematica di una nascita che, rispetto agli altri figli, si rivelò più insidiosa e complicata. Ma tutto andò bene e anche se Demelza fu costretta poi ad ammettere che nei momenti più convulsi del parto aveva avuto paura di non farcela, alla fine tutto era filato liscio.
I bambini, a parte Demian e Bella che sulle prime apparvero sospettosi, gelosi e poco propensi a salutare il nuovo fratellino, si dimostrarono entusiasti. Jeremy concluse che quanto meno ora maschi e femmine erano in parità, Clowance decretò che dopo tutto il suo fratellino era abbastanza carino e Daisy decise che gli avrebbe spiegato tutti i misteri del mare e della loro spiaggia che conosceva solo lei.
Inge e Prudie aiutarono Dwight nel difficile compito di assistere la partoriente e il neonato e il piccolo nacque in un ambiente affollato ma caloroso. Gli fu subito chiaro che difficilmente si sarebbe annoiato in una casa tanto affollata e che la privacy sarebbe rimasta a lungo una pura utopia.
Era un bimbo minuto, moro come il padre e con gli occhi grigi e il suo nome fu causa di numerosi dibattiti in famiglia. Ross aveva proposto persino di chiamarlo Garrick (ricevendo una cuscinata in faccia da sua moglie), i bambini avevano partorito nomi assurdi e talmente di fantasia che il povero Harry – come era stato subito soprannominato – se ne sarebbe vergognato a vita e alla fine giunsero alla decisione di usare il nome di famiglia di un antenato e poi Vennor, che era il secondo nome di Ross e il cognome di famiglia di nonna Grace.
Di carattere tranquillo ma con sguardo furbo ed indagatore di chi cerca di capire il prima possibile dove fosse capitato, Harry si rivelò un bambino semplice da accudire per Demelza, nonostante la sua famiglia numerosa. Lo battezzarono nella Chiesetta di Sawle e furono invitate le persone più vicine ai Poldark, dai minatori più cari a Ross a Geoffrey Charles per finire con i fratelli di Demelza e le loro famiglie.
Fu una festa grande e felice dopo i mesi di angoscia a Londra e arrivò persino un regalo da Jones, un libro sui piaceri proibiti della capitale che il piccolo Harry avrebbe trovato piuttosto interessante da leggere, una volta cresciuto. Demelza mise il libro in un punto remoto della cantina, piuttosto propensa a non farlo vedere a nessuno dei suoi figli e a lasciarlo nel dimenticatoio anche se a Ross la cosa aveva divertito parecchio e aveva sentenziato che a suo padre quel libro sarebbe piaciuto molto e che poteva diventare una lettura 'educativa'.
Nel giorno del Battesimo arrivò una lettera da Odalyn. Era intestata a tutti i Poldark e li informava di essere arrivata a casa degli zii sana e salva e di essersi ripresa pienamente da tutte le avventure inglesi e di aver fatto pace ed accettato sia la figura negativa del padre che la sua perdita. Dentro la busta c’era un bigliettino più piccolo indirizzato a Jeremy con scritto semplicemente: “Ti aspetto… quando sarai cresciuto”.
Demelza, non vista per evitare che Clowance facesse battutine, fece scivolare il biglietto di nascosto fra le mani del figlio che era arrossito come un pomodoro e poi, con un sorriso, lo aveva lasciato solo ai suoi pensieri ed era tornata a prendersi cura di Harry che aveva iniziato a strillare per la fame.
Era così, nelle famiglie grandi: c’erano ragazzi che parevano cresciuti da un giorno all'altro diventando quasi uomini e che assaporavano i primi batticuori della vita, bambini vivaci che urlavano e correvano da mattina a sera e neonati che dipendevano in tutto e per tutto da lei. Che bello essere madre, che bello essere a casa, che bello appartenere a Nampara, a Ross e ai Poldark… Si sentiva fortunata e guardando i gemelli, cullata da quei pensieri, aveva provato più di una volta una sorta di tristezza nei confronti dei genitori dei piccoli che per loro avevano dato la vita e che quelle gioie non avrebbero mai potuto provarle. Non c'era gelosia in lei e nemmeno c'erano sospetti circa quell'amore giovanile di Ross ma solo una muta rassegnazione su quanto la vita, nel bene e nel male, sapesse dimostrarsi imprevedibile.



Demian e Daisy sgattaiolarono in spiaggia di nascosto, nelle prime ore del pomeriggio, approfittando del fatto che Demelza e le domestiche si stavano occupando di Harry e del bucato, che Jeremy fosse uscito a pescare con gli amici e Clowance e Bella erano intente a suonare la spinetta.
Faceva caldo e Demelza aveva detto loro che in spiaggia ci sarebbero andati tutti insieme appena le temperature si fossero un po’ abbassate nel tardo pomeriggio ma non volevano aspettare e da monelli quali erano, si erano dati alla macchia seguendo il sentiero che conoscevano a memoria che dalla casa portava a Hendrawna Beach.
Si misero a correre come matti, a piedi scalzi, lanciando le scarpe fra la sabbia. L’acqua era fresca e frizzante ma piacevole con quel caldo e ci finirono dentro bagnandosi fino alla vita.
Io sono la pirata di Nampara!” – disse Daisy. Era il suo sogno diventarlo e lo ripeteva da almeno un anno.
E io?” – chiese il fratello.
Lei lo fissò come se la risposta fosse la cosa più ovvia del mondo. “Il mio servo”.
Non mi piace essere un servo, i servi sono grassi e brutti come Prudie” – rispose lui, picchiando il piedino nell’acqua con stizza.
Daisy fece per replicare ma poi la sua attenzione fu catturata da due bellissime farfalle che presero a volar loro sulla testa. Una era azzurra, color ghiaccio, l’altra di un rosa brillante.
La bambina rise e Demian, molto più sensibile di lei alla bellezza della natura, rimase a bocca aperta.
Si misero a saltare per cercare di raggiungerle ma le farfalle volarono verso riva costringendoli a uscire dall’acqua. Volavano, poi si voltavano e tornavano verso i bambini quasi a volerli attirare a se, lontani dal mare che senza adulti attorno, poteva rappresentare un pericolo. Poi giocarono con loro, svolazzando nella lunga distesa sabbiosa, facendosi rincorrere e a volte poggiandosi sulle loro teste.
Il gioco andò avanti parecchi minuti finché le voci di Ross e Demelza interruppero l’incanto.
I due avanzarono verso i gemelli con aria seria. “Quante volte vi abbiamo detto che non potete venire al mare da soli?”.
I gemelli si bloccarono, guardandosi fra loro accigliati, in cerca di una scusa comune e plausibile da esibire a loro discolpa. “Faceva caldo a casa mamma!” – tentò di dire Daisy.
Non è una buona scusa”.
Demian esibì la sua miglior faccia da ruffiano e poi saltò in braccio alla madre. “Scusa, giuro che faccio il bravo da adesso”.
Ross lo guardò storto, quel piccolo mammone impertinente riusciva sempre ad aprire una breccia nel cuore di Demelza, ci riusciva quasi meglio di lui ad uscire da situazioni 'complesse' evitando castighi. Gli prese una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi e la tirò scherzosamente. “Certo, come no! Ma bambini, sono serio, siete piccoli per stare da soli e anche se il mare vi pare amico, può diventare pericoloso”.
Ma non eravamo soli, papà!” – obiettò Daisy.
Ross si guardò attorno, la spiaggia era deserta. “A sì? E chi c’era?”.
Daisy si guardò attorno e anche Demian, in cerca delle due farfalle che li avevano attirati fuori dall’acqua. Ma erano come sparite…
Oh, sono andate via…” – mormorò la bimba, sentendo una strana pressione sul cuore, come di mancanza.
Chi?” – chiese Demelza.
Due farfalle, mamma! Ci hanno curato loro, una rosa e una azzurra! Sono venute e per giocare con loro siamo usciti dall’acqua e abbiamo giocato sulla sabbia… Ma ora sono sparite, sono andate via! E giuro mamma, non è una bugia!”.
Demelza osservò Daisy. Era una piccola e furba canaglia e spesso diceva bugie ma non quella volta, la conosceva bene e sapeva capire quando era sincera e quando non lo era. Guardò verso il mare e le vide e anche se non nitidamente, le parve di scorgere due piccole luci luminose che si allontanavano nell’immensità del cielo e del mare. Erano state lì coi gemelli e avevano vegliato su di loro finché ce n’era stato bisogno e ora parevano intenzionate a tornare verso la luce. Strinse a se Demian e poi Daisy mentre anche Ross sembrava essere giunto alla medesima, strana sensazione.
Si voltarono entrambi verso il mare e in silenzio mormorarono un grazie ad altri due genitori che anche sotto forma di luce, avevano adempiuto al loro compito.
E dal mare parve giungere una risposta. “Grazie a voi…”.
Poi le luci sparirono e sulla spiaggia rimasero un uomo, una donna e due dei loro bambini, pronti a vivere la vita che il destino aveva scelto per loro.
Misero i piccoli a terra, poi Demelza prese a braccetto suo figlio mentre i bambini correvano lontano. "Ross, credi che esistano legami che non si spezzino mai?".
Lui la baciò sulla nuca. "Assolutamente, amore mio, assolutamente".
E inseguendo i loro figli, tornarono verso la loro casa e la loro famiglia.

  
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