Al Pokémon che vorrei adottare e che amo

di crazy lion
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Al Pokémon che vorrei adottare e che amo
 
All'inizio del mio percorso come allenatrice
l'adozione di un Pokémon mi sembrava difficile.
 
Per tanto tempo ci ho pensato, già dai dieci anni, ma non avevo l’età giusta per adottare,
o da più grande ho fatto ricerche sul procedimento,
che mi sono servite per imparare nuove cose
e a informarmi di più, e presto, già a quattordici anni, sull'argomento.
Mi interessava e, comunque, la tematica dell'adozione, in generale,
oh, ha sempre suscitato in me forti emozioni.
Non ho perso tempo e ho scritto storie su bambini umani, o fantasy, adottati.
 
Ce la sto per fare, finalmente!
Ho ventun anni, sono non vedente, ma mi sento pronta.
E ho già sostenuto il colloquio, ora viene la parte più difficoltosa.
 
Vorrei adottarti all’istante, ma devo aspettare.
Oh, non hai idea di quanto desidererei stringerti subito fra le mie braccia!
Resisterò, sarò forte più che potrò, il mio fidanzato e le mie amiche mi sapranno sostenere.
Resisti ancora, ancora e ancora”, mi ripeto, anche se aspettare quella chiamata mi scatena ansia.
E non sai quanta agitazione, stress e angoscia. A volte sto davvero male.
Io non sono brava a reggere l'attesa, qualsiasi essa sia, lo ammetto.
 
Adesso ho sempre il cellulare con me, sto vicino al telefono, controllo l’email più spesso che posso.
Dormo poco e male, devo bere delle tisane per rilassarmi. La notte ti sogno, di giorno ti immagino.
Oppure provo a disegnarti, schizzi stilizzati come quelli di una bambina, perché ho scelto il
tipo di Pokémon che vorrei adottare: un Tepig.
Ti chiedi se mi interessa se sarai maschio o femmina? Non ho preferenze.
Arriverò e ci incontreremo. Io ti amerò con tutto il mio cuore per sempre.
Resisti. Aspettami. Rimanere lì non è come avere una mamma, vero?
E avrai anche un papà e un'intera famiglia.
 
E ti daremo tutto l’amore che meriti e di cui siamo capaci, e anche di più.
 
Credi alle parole della tua futura allenatrice e, soprattutto, mamma.
Ho scritto questa specie di poesia, un acrostico, col cuore in mano.
E non l'avrei fatto se non volessi ciò più di ogni altra cosa: tenerti con me.
 
Ancora lunga sarà la strada per entrambi, piccolo mio
Ma io lo so, tu no: l'adozione è un viaggio complicato.
Ora dormi, riposa nel mio cuore. Ci incontreremo presto, mio tesoro, mio
amore!
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
io sono non vedente come l’allenatrice di questa storia. In realtà non parlo solo di me, qui. Cioè, ho in programma una futura fanfiction con un’allenatrice, che non vede, che è un personaggio originale e si chiama Chloe.
Dal 6 luglio, ho iniziato a progettare una longfic su di lei e sul rapporto con il proprio ragazzo e con Tepig, e non solo.
Non ci sto lavorando soltanto da me. Una mia grandissima amica, davvero speciale, nonché la mia beta reader dal 2019, che è fantastica in questo lavoro e il cui nome utente è JustBigin45, mi sta aiutando con le Schede personaggi e la costruzione della trama. Ma non mi sto limitando a questo. Ho anche svolto ricerche su Tepig, ho scritto una ninnananna che Chloe dedicherà a lui (non vi dico se sarà maschio o femmina XD) e che posterò più avanti, quando la trama sarà completa e dovrò solo scrivere la storia.
 
Sto attraversando un periodaccio (è dire poco!), da aprile, e riesco a lavorare solo sulle poesie, ma in futuro, non so fra quanti mesi visto che la trama è complessa, tornerò a scrivere e a pubblicare storie su vari fandom, perché la passione per la scrittura non si spegne in me nemmeno quando la vita mi fa male e mi frega.
 
Le mie ricerche non si sono limitate solo a quanto scritto sopra, comunque, e sicuramente ce ne saranno ancora da fare.
Quando progetto una storia, soprattutto se è una one shot lunga o una fanfiction di più capitoli, mi lascio libertà, ma svolgo ricerche e mi preparo bene, scrivo tutta la trama in modo più dettagliato possibile, con tanto di descrizioni, emoznioni e dialoghi, perché, come ha detto il mio insegnante al corso di scrittura creativa che ho frequentato nel 2019, prima di scrivere qualsiasi cosa bisogna progettare e fare un lungo lavoro. Che non è scrittura, ma è appunto preparazione a essa. E io ci ho sempre tenuto molto, da quando ho cominciato a pubblicare qui.
Non mi voglio ritenere migliore di o superiore a nessuno, però ci tenevo a specificare ciò, perché metto impegno in ogni cosa che scrivo, a volte ancora prima di lanciarmi nella composizione stessa della storia.
 
Questa poesia verrà inclusa nella futura fanfiction, assieme alla ninnananna a Tepig, ma mi sentivo di pubblicarla oggi, in quanto nel pomeriggio io e JustBigin45 ci sentiremo in chiamata per lavorare ancora alla trama, per cui ho pensato che postare ci avrebbe portato fortuna.
 
Ho già scritto con Emmastory storie su un’allenatrice non vedente, Julie. Loro usano l’udito, l’olfatto e gli altri sensi, a parte la vista, che non hanno, ma è ovvio che non siano autonome in tutto. Nemmeno io lo sono.
Per quanto riguarda la questione del disegno, io da piccola lo facevo sia su un foglio normale, sia su un cartoncino, sia sul pianogomma. Si tratta di un quaderno con dei fogli fatti di una carta particolare e resistente, e un pezzo di gomma che si deve mettere sotto un foglio e quando si preme con la penna esce il disegno in rilievo. È in quest’ultimo modo che Chloe ritrae Tepig.
 
Mi sono inventata un colloquio, non così facile, per adottare un Pokémon, che un allenatore può sostenerlo solo e soltanto dai sedici anni in su e che verrà spiegato più nel dettaglio in una fanfiction ancora successiva, di cui ho la trama già completa.
Dopo essere stata ritenuta idonea all’adozione, lo stesso giorno del colloquio, la persona in questione deve aspettare un certo periodo di tempo (da alcuni giorni a diversi mesi, a seconda della rarità del Pokémon che sceglie, delle sue condizioni di salute, del fatto se ha addirittura deciso il sesso eccetera). E solo in seguito può andare a conoscerlo, quando la Direttrice dell’Adoption Pokémon Center (l’ho chiamato così) ha, diciamo, abbinato un Pokémon a lui o lei e viceversa, e adottarlo. Pressappoco come un’adozione di un bambino, solo che qui è più facile. Ho scritto molte storie sull’adozione di bambini, come Chloe, quindi so come funziona l’intero procedimento, soprattutto in California, ma mi sono informata anche sull’iter italiano.
Detto questo, e scusate per la lunghezza dell’angolo autrice, spero che l’acrostico vi sia piaciuto.




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