capitolo 6
Mick entrò con passo deciso al Cat’s eye, sperando
di trovarci Ryo, ma sapendo che, non essendo neanche le due, lui doveva trovarsi
ancora a letto, il debosciato! (Senti chi parla!Nda londonlilyt).
Ma invece lo trovò al bancone che sorseggiava
caffè e rideva a qualcosa che Miki gli aveva appena detto, il locale era quasi
vuoto come sempre, Miki doveva fare qualcosa per il marito, la sua presenza li
avrebbe scoraggiato anche il più temerario degli
avventori.
-Salve Mick!- lo salutò allegra Miki –abbiamo
visto il telegiornale, la tua idea di sostituire la collana con una falsa è
stata brillante! Congratulazioni per il lavoro ben fatto-
-Grazie Miki, mi offri un caffè per celebrare?- si
sedette nello sgabello vicino a Ryo, nessuno aveva ancora notato che non aveva
cercato di saltare addosso alla barista –salve Ryo come mai in piedi così
presto?-
-Avevo un appuntamento con un cliente- disse
distratto, cercando di accarezzare il fondoschiena di Miki mentre lei era
distratta a preparare il caffè.
Ma non aveva fatto i conti con Umi, che lo tramortì
con il manico dello scopettone che stava usando per
pulire.
-A cuccia!- gli ordinò secco.
Mick accettò la tazza con un sorriso e iniziò a
sorseggiare la bevanda calda e profumat,. indeciso su come iniziare
il discorso che si era preparato.
-Lo sai Ryo- cominciò in tono casuale –che non hai
mai detto a nessuno, cosa in definitiva è accaduto tra te e Kaori? Insomma il
motivo per la quale se ne andata-
-Cosa!?- il suo di caffè era andato nella
direzione sbagliata e si era quasi strozzato –che diavolo t’importa! E poi
perché mi fai questa domanda proprio ora?-
-Nulla di particolare, sai per caso che cosa faccia ora?-
il tono era sempre casuale ma gli occhi
brillavano attenti.
-Io e Kaori non ci sentiamo da quando lei ha
lasciato il Giappone, non ho la più pallida idea di cosa
combini-
-Vedi se riesci a spiegami questo allora!- tirò
fuori il martello che Kaori aveva usato la sera prima e spiattellò Ryo contro il
muro, certo a lei veniva meglio, ma Mick era furioso
abbastanza.
-Ma che vi prende a tutti oggi!- in meno di tre
secondi tornò a sedersi sullo sgabello –accidenti, credevo che quegli affari
fossero in dotazione solo a quella manesca di Kaori!-
-Lo sono- rispose freddo Mick –quello mi è
stato lanciato contro mentre cercavo di dare la caccia ai ladri che avevano
rubato la collana falsa, immagina la mia sorpresa!-
-Mick non starai pensando...?- chiese pallida
Miki.
-Invece si- guardò ancora Ryo che non aveva
battuto ciglio –ti ripeto, che cosa hai fatto a Kaori?-
-Cosa ti fa pensare che io le abbia fatto
qualcosa? Non potrebbe essere il contrario?- chiese a
disagio.
L’espressione dei tre diceva chiaramente “A chi la
vuoi dare a bere!”.
-Che cosa hai combinato questa volta? Deve essere qualcosa di serio per
costringerla ad un così drastico cambio di abitudini!- inveì, sempre più arrabbiato.
-Non sono affari tuoi! É tra me e Kaori!- rispose
duro.
-Diventano affari miei quando per poco non le ho
sparato ieri sera!-
Erano naso a naso e le loro grida avevano fatto
scappare i pochi clienti.
-Buoni bambini-
Umi li aveva fatti afferrati per il colletto delle
rispettive giacche e fatti risedere al loro posto.
-Sei sicuro che fosse lei?- chiese Umi in tono
calmo.
-Al 100%! Credi che non sappia riconoscere le
forme morbide della mia Kaori se ci metto le mani
addosso!-
-Hai messo le mani addosso a Kaori!- gli disse Ryo
scaldandosi nuovamente. (interessante era piu preoccupato dei palpeggiamenti che
non del fatto che Kaori fosse diventata una ladra. Nda
londonlilyt).
-Tu hai combinato questo casino, tu lo risolvi
Ryo!- gli intimò Umi.
-IO! Che centro io! Non è colpa mia se quella
stupida di Kaori si è data al crimine!- rispose petulante,
ma con il cuore stretto dalla preoccupazione.
-É tutta colpa tua invece! Vedi di riportare Kaori
sulla retta via!-
Detto questo lo afferrò per il bavero e lo
scaraventò fuori dalla porta.
Quel pomeriggio i clienti del Cat’s eye ebbero
un'enorme sorpresa, una lunga limousine nera con i vetri scuri si era appena
fermata davanti al locale.
Miki e Umi furono ancora più sorpresi nel
vedere l’autista in livrea che apriva lo sportello per consentire ad Eriko
di scendere dalla macchina, ma quello che li lasciò senza parole fu vedere
la ragazza che sorridendo la seguì, era Kaori.
Quasi non la si ricosceva, non aveva una ciocca di
capelli fuori posto, il completo che indossava, maglietta color pesca dall’ampio
colletto bianco con la scollatura a V e morbidi pantaloni sempre bianchi, era semplice
ma di alta qualità, i sandali aperti coordianti all’abbigliamento e dal tacco
alto, le unghie e il trucco appena fatti. La ragazza sempre in disordine e che era
solita indossare jeans e magliette di cotone era completamente sparita, quando entrò nel
locale nessuno si mosse.
-Oh andiamo! Che razza di accoglienza è
questa! Manco per due anni e voi vi dimenticate già di me!- disse offesa, forse
aveva sbagliato a venire.
Miki ripresasi dallo choc saltò agilmente oltre il
bancone e l’abbracciò con le lacrime agli occhi.
-Che razza di comportamento è il tuo! Sparisci per
due anni e ti degni di mandarmi solo un paio di letterine striminzite!- la
rimproverò.
-Mi spiace ma sono stata impegnata- si scusò
ricambiando l’abbraccio.
-Gia immagino...- le lanciò un’occhiata
significativa.
Così sapevano penso lei, Mick doveva essere
accorso il più in fretta possibile per spargere la notizia e fare un resoconto
dettagliato della notte precedente, ma come diceva sempre Pierre “se ti beccano
con le mani nel sacco nega tutto, anche l’evidenza dei fatti”, e così avrebbe
fatto lei nell’eventualità di un attacco frontale.
-Ciao Umi!- saltò al collo del gigante e gli diede
un bacio sulla guancia.
-Salve Kaori- inutile dire che era diventato di
una tonalità di rosso ancora sconosciuta all’uomo.
-Miki di chi diavolo è
quella...Kaori!- sgranò gli occhi alla vista della ragazza.
Mick fece un balzo dalla porta pronto a tuffarsi
nella profonda scollatura di lei, se non fosse che la faccia gli si appiattì
contro una delle sempre a portata di mano padelle di Umi, che Kaori aveva
afferrato al volo, infatti si era subito resa conto dell’occhio languido e del
filino di bava, chiari segni che il pervertito stava per entrare in
azione.
-Ben toranta Kaori- le disse da dietro la
padella.
-Anche tu mi sei mancato Mick- rispose con un sorriso e il tono
quasi di scusa.
Tutti scoppiarono a ridere, ma le risate si
affievolirono quando sentirono suonare il campanello della
porta.
Kaori sapeva chi era ancora prima di voltarsi,
sentiva la sua presenza attraverso ogni poro della pelle, non era cambiato
nulla, la sua vicinanza riusciva ancora a scombussolarla, con il cuore che
batteva all’impazzata si girò verso l’entrata e lo guardò dritto negli
occhi.
Non sei più la Kaori di due anni fa, cercò di
convincersi, lui non ha più il potere di ferirti.
-Ryo- lo salutò fredda.
-Kaori- rispose nello stesso
tono.
-Vedo che la tua nuova vita ti si addice- commentò
sarcastico prendendo nota del suo abbigliamento d’alta
moda.
-Non ne hai la minima idea- disse squadrandolo
dalla testa ai piedi –tu invece mi sembri più trasandato del solito, appena
alzato dal letto?-
-Si da il caso che abbia un appuntamento con un
cliente- mentì -alcuni di noi devono fare un lavoro onesto per guadagnarsi da
vivere- (onesto non ti pare una parola troppo forte per descrivere il lavoro che
fai Ryo? o_0 Nda londonlilyt).
-Non riconosceresti l’onestà neanche se c’è
l’avessi sotto il naso!- lo insultò.
-Almeno io non vado a rubare come altri di mia
conoscenza!-
Tutti restarono con il fiato sospeso aspettando la
risposta di Kaori, nessuno aveva avuto il coraggio di confrontarla, come si dice
alla tua più cara amica di smettere di fare la ladra?
-No, tu ti limiti a prendere cose che non si
possono più restituire, non è vero Ryo?- rispose con amarezza, le sembrò di
vedere un lampo passare nello sguardo di lui, qualcosa che assomigliava molto al
rimpianto, ma si disse che non era possibile, non con Ryo.
-Ti posso assicurare che è stato uno sbaglio
che non si ripeterà- ma come vennero fuori, volle subito rimangiarsi quelle
parole terribili.
Kaori si era sbagliata, aveva ancora il potere di
ferirla, credere che per lui era sta una tra tante era una cosa, sentirselo dire
in faccia era tutta un’altra esperienza.
Il gruppetto di amici che gli stava attorno
osservava in silenzio la scambio di battute al vetriolo, la tensione tra quei
due si poteva tagliare con il coltello, e nessuno di loro ne sapeva la ragione,
fu Eriko che ingenuamente fece scoppiare la bomba bisbigliando a Miki “ma che
succede tra quei due?”, ma non era poi tanto bisbiglio visto che Kaori la
sentì.
-Come non glielo hai detto?- si finse stupita, ed
era pronta a ripagarlo con la stessa moneta -Mi stupisce che uno come te non sia
andato in giro a raccontare i dettagli delle sue
conquiste!-
-Pensavo fossero affari nostri- disse in tono
piatto.
-Non è che dopo tutto di vergogni?- poteva
quasi sentire il cuore che si frantumava nuovamente in mille pezzi -Il grande
Ryo Saeba, quando si tratta di prendersi una proiettile in mezzo alla
fronte è in prima linea, ma quando si tratta di relazione interpersonali
non c’è essere umano più codardo!-
-Kaori...- la chiamò piano Miki, che iniziava ad avere un quadro generale della
situazione.
-Lo sai Miki perché me ne sono andata?- si era rivolta
all’amica, ma lo sguardo era sempre fisso sull’uomo ancora sulla porta –perché
ho avuto “l’onore” di fare finalmente la conoscenza dello “stallone di Shinjuku”,
sai quello che rimorchia le donne alla sera e le lascia prima dell’alba? E
ti assicuro che non ne sono rimasta particolarmente colpita!-
Ci fu un sussulto generale quando le implicazioni
di quello che Kaori aveva appena detto divennero chiare, e sguardi allibiti
passarono dall’uno all’altro.
-Ora se vuoi scusarmi, era solo passata a invitare
Eriko e Miki a passare la serata con me- si volse verso le due –vi
piacerebbe?-
-Certo- risposero in coro.
-Vi aspetto in macchina- senza degnare Ryo di un’altra
occhiata uscì dal locale a testa alta, non gliavrebbe dato la soddisfazione
di vedere quanto l'avesse ferita.
Nessuno pronunciò una parola, non sapevano cosa
dire, non potevano credere che Ryo avesse fatto una cosa del genere a Kaori, non
a lei, non quando tutti sapevano quanto le fosse attaccato, c’era qualcosa
d’altro sotto.
Le prime a ritrovare la parola furono Miki ed
Eriko, che sulla porta gli dissero a turno “Porco” e “Maiale”, prima di sparire
nella limousine dietro a Kaori.
Mick non disse nulla era troppo furibondo con lui
per dire qualcosa, ma Umi non era dello stesso parere.
-Riportala sulla retta via- ribadì nuovamente.
Detto questo si accinse con soddisfazione e
buttare Ryo fuori dal locale per la seconda volta quel
giorno.
Ryo rimase seduto nella macchina senza fare
nessun movimento per avviare il motore e tornare a casa, o correre dietro a Kaori se è
per quello.
Non poteva credere a quello che si erano appena
detti, avrebbe dovuto darle una spiegazione invece di aggreddirla e insultarla
come era suo solito, lei aveva ragione, quando si trattava di relazioni
interpersonali era un’idiota e un vigliacco, ma quando l’aveva vista, dopo due
lunghi anni e aveva sentito di nuovo la sua risata spensierata, il cervello gli
era andato in tilt e una marea di emozioni gli erano scoppiate dentro come
un’eruzione vulcanica.
Vergogna per come l’aveva trattata
quell’ultima notte insieme, sorpresa nel rivederla li piu bella che mai, speranza nel poter
ricucire il loro rapporto oramai a brandelli, terrore per il fatto che Mick le
aveva quasi sparato l’altra notte ed infine rabbia, per la stupidità che l’aveva
fatta finire in una situazione del genere. Ed era stata la rabbia a fargli
compagnia durante quello scambio, l’aveva ferita come mai, facendole capire che
la loro notte era stata uno sbaglio imperdonabile, quando invece era uno dei
ricordi piu belli che aveva di lei, cosa avrebbe fatto ora? Se voleva strapparla
alle grinfie di quella banda di ladri doveva fare qualcosa per farle cambiare
idea e cancellare il dolore che il suo abbandono le aveva causato. Avviò il
motore e tornò a casa, aveva un piano da formulare.
Kaori sedeva rigida e immobile come una statua sul
sedile dell’auto, la quale la stava riportando in albergo con le sue due amiche, era
consapevole degli sguardi preoccupati che le due le stavano rivolgendo, ma al
momento non le interessava, non le importava di nulla salvo sopravvivere al
terribile dolore che stava provando.
Quest’ultimo litigio avuto con Ryo, era stato di
gran lunga il peggiore mai avvenuto tra di loro in tutti gli anni di convivenza,
tutto quello che si erano detti aveva avuto il solo scopo di ferire e basta, non
c’era altra spiegazione per le parole rabbiose che erano
volate.
Miki le fece scivolare una mano tra le sue e
strinse forte.
-Non importa Miki, davvero- le disse mesta senza
un briciolo di convinzione.
-Ivece si- le faceva male vederla talmente
disperata.
-No, oramai non ha più importanza- si stampò un
sorriso forzato e si preparò a far finta che tutto andasse bene per il resto
della serata.
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