An almost normal life

di Vavi_14
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I.
 





«Oh no, Sam… nonono, che hai combinato».
Due minuti. Centoventi secondi di disattenzione e il disastro era stato compiuto. Sul pavimento del bagno giacciono quattro o cinque riccioli neri ripiegati a spirale su loro stessi e accanto, l’arma del delitto: un paio di forbici da cucina con l’impugnatura gialla che proprio qualche ora prima Dean aveva usato per aprire una confezione di cereali e si era dimenticato di riporre al loro posto. Papà lo avrebbe ammazzato.
Suo fratello, invece, sta ammirando il proprio riflesso nello specchio sgangherato del bagno con un cipiglio schifosamente compiaciuto.
«No Sammy, non si fa» lo ammonisce allora il maggiore, e Sammy lo guarda, il sorriso un po' spento, perplesso, incapace di capire dove sia il problema. Dean sospira e fa sparire velocemente le forbici.
«Quelle non le devi usare da solo, capito?» gli parla lentamente, con apprensione. «Fammi vedere le mani» aggiunge poi, ispezionando attentamente ogni centimetro di pelle per trovare eventuali ferite, mentre l’altro non stacca un secondo lo sguardo da lui. Sammy ora sta iniziando a comprendere, perché Dean ha l’espressione preoccupata, come quando lui si fa male e sente dolore e ha bisogno del cerotto per guarire.
«No male» è tutto ciò che riesce a dire, accostando le braccia al petto, sottraendole dal controllo spasmodico del fratello. Lo vede sospirare e sedersi sul bordo della vasca, affranto e consapevole della lunga ramanzina che lo attenderà di lì a poco, quando papà varcherà la soglia di casa e appurerà che il suo figlio maggiore non è stato in grado di badare al più piccolo nemmeno per cinque minuti di assenza. Un po' è arrabbiato anche con Sam, perché a volte sembra che ci provi gusto a metterlo nei guai.
«Perché?» chiede soltanto, indicando col mento il disastro che Sammy ha in testa, ma non si aspetta una vera risposta. Forse il fratello non l’ha nemmeno capito.
Invece Sam alza un dito, sveglio e attento come pochi - quasi stesse aspettando quella domanda - e lo punta dritto verso il maggiore. Due fossette fanno capolino ai lati delle guance. «Sono Dee».
E allora la consapevolezza arriva assieme all’incredulità, il petto di Dean si abbassa come se ora potesse finalmente lasciar uscire l’aria, stranamente sollevato senza un plausibile motivo che spieghi il perché si senta così bene dopo aver ascoltato quell’inutile e stupida giustificazione.
Suo fratello voleva tagliarsi i capelli per assomigliare a lui.
«No, sei scemo» è la risposta che fa sentire a Sammy, ma nemmeno troppo perché la sussurra tra i denti - ci manca solo che inizi a ripetere strane parole quando c’è papà – poi lo prende in braccio con l’intenzione di sgomberare il bagno ed iniziare a pulire il luogo del delitto, e non sa di preciso cos’ha percepito suo fratello, spera di esser stato abbastanza severo da convincerlo a non farlo mai più, ma ora che è aggrappato al suo collo e non può vederlo, Dean si concede un mezzo sorriso e qualche istante di orgogliosa soddisfazione.





















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'Sera. Mi sento di dire che non so, di preciso, cosa io abbia combinato e cosa combinerò in futuro con questa raccolta. Potrebbe non avere una fine o rimanere in sospeso, trattandosi di aggiornamenti random ad ispirazione. So solo che avrei sempre voluto scrivere su questo fandom, ma il pensiero di muovere Sam e Dean in un tempo corrispondente alla serie mi spaventava - ero certa che avrei combinato un disastro - e così ne è uscita questa serie di missing moments. Diciamo che adoro i bambini e adoro i fratelli. Ma non saranno sempre piccoli, le età varieranno. In ogni caso, spero che a qualcuno possa interessare. Nel caso, vi sarei molto grata se me lo faceste sapere: un commentino è sempre gradito. Fa bene al cuore e all'autostima.
Grazie a chi ha letto fin qui.
Alla prossima, se vorrete.

Vavi

 




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