Challenge: “La ruota
dell’anno - Ostara” organizzata dal gruppo Facebook “L’angolo di madama Rosmerta”
Prompt: “Quando sentiamo il bisogno di
un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo” (Emily Dickynson)
Genere: fantasy
Tipo: one shot
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Coppia: yaoi
Rating: PG, verde
Avvertimenti: AU, angst
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Haruichi Furudate.
I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Abbraccio
Un tocco leggero sulla sua spalla, lo fece
ridestare dal torpore nella quale era caduto, sollevò la testa sbattendo le
palpebre un paio di volte per schiarirsi la vista e mettere a fuoco il volto
sorridente di un mago di secondo grado.
“È molto tardi Keiji” lo rimproverò bonariamente
Koushi che teneva in mano una lanterna.
“Chiedo scusa” rispose alzandosi, aveva
spalle e collo indolenzite per la posizione, le dita sporche di inchiostro,
radunò in fretta e furia le pergamene e i libri sparsi per il tavolo della
biblioteca.
L’altro mago lo fissava pensieroso,
osservando i fogli, sapeva quali ricerche stesse facendo il più giovane e anche
che fino a quel momento non aveva fatto grandi progressi.
“Ho sentito dire che il principe non riassume
la sua forma umana con la luna piena” mormorò per spezzare quel pesante
silenzio, raccogliendo da terra una pergamena caduta al giovane.
“Lo so… ma temo che più passa il tempo, più
anche i nostri amici finiranno per restare nella loro forma animale per sempre…”
rispose tristemente; ogni mese che passava era sempre più difficile.
Stranamente però Daichi che serviva presso il corpo di guardia del re, non era
stato coinvolto da quell’incantesimo, nonostante fosse il figlio del capo clan
dei Corvi.
Koushi si avvicinò ad uno degli innumerevoli
scaffali, con un dito sfiorò il dorso di vari libri fino a quando non trovò
quello che cercava e lo porse a Keiji, che lo fissava con un sopracciglio
alzato, conosceva quel testo, ma erano solo leggende, non lo aveva preso minimamente
in considerazione.
“Sai nel Clan dei Corvi viene raccontata una
storia: una volta, tantissimo tempo fa, eravamo tutti animali e che poi grazie
alla magia abbiamo preso sembianze umane”
“È solo un racconto per far addormentare i
bambini…” mormorò prendendo ugualmente il libro.
“Forse, ma magari c’è un fondo di verità, io
non lo escluderei” rispose continuando a sorridere.
Il più giovane annuì e, seguito dal Corvo,
lasciò la biblioteca.
Anche se era molto tardi Keiji non aveva voglia
di dormire, gli sembrava di perdere tempo e che ogni momento che passava lo
allontanava sempre di più da Kotaro.
Aprì il testo che gli aveva dato l’altro mago
e sospirò, conosceva anche lui quella storia, sua madre gliela raccontava
spesso quando era bambino.
Sfogliò distrattamente le pagine, scritte
fitte fitte e con dei meravigliosi disegni, ma di quella leggenda restavano
solamente la suddivisione dei Clan e l’animale che era diventato il simbolo
araldico di ogni fazione.
Appuntò lo sguardo su una illustrazione e
lesse le note a margine a bocca aperta, erano degli appunti scritti da
qualcuno, non poteva credere a quello che stava leggendo, ma qualcosa si strusciò
contro la sua gamba facendolo trasalire, rendendosi conto pochi istanti dopo
che era solo Tetsuro.
Il gatto nero sembrava agitato, continuava a
miagolare e strusciarsi sulle sue caviglie.
“Che c’è?” domandò prendendolo in braccio
accarezzandogli la testa e facendo i grattini sotto al suo muso, ma l’animale
si divincolò fino a quando il mago fu costretto a lasciarlo andare.
Lo osservò avvicinarsi alla porta e grattare
con vigore il legno scuro, Keiji aprì il battente e il gatto scivolò fuori aspettando
fermo immobile al centro del corridoio, il mago lo seguì fino alla porta di
Kenma.
Il giovane entrò e si avvicinò al letto,
mentre il felino lo anticipava e miagolava senza sosta.
Il fuoco nel camino si era spento, la stanza
era gelida.
Keiji buttò dei ciocchi nel focolare e con una
parola accese il fuoco che prese a crepitare e riscaldare l'ambiente.
Kenma dormiva raggomitolato sul letto e Tetsuro
lo raggiunse leccandogli la mano abbandonata sul cuscino accanto al viso. A Keiji
si strinse il cuore Kenma era un ragazzino taciturno e schivo, intelligente e
arguto fuori misura, ma non socializzava con gli altri apprendisti e da quando Tetsuro
era stato trasformato in gatto ancora meno, si era chiuso ancora di più in se
stesso, passava ore sui libri e giocava incessantemente con un gioco di logica,
dove bisognava far passare un anello, in altri anelli, apparentemente non era
fattibile, ma in una determinata sequenza si riusciva a sfilare il cerchio principale
dagli altri.
Nonostante lo avesse fatto una infinità di
volte, lo ricominciava da capo in continuazione e Keiji sapeva fin troppo bene perché,
quel gioco glielo aveva regalato Tetsuro.
Il ragazzino socchiuse gli occhi, mentre il gatto
nero gli si raggomitolava addosso e Kenma prendeva ad accarezzargli il pelo
lucido.
“Mi manca tanto” mormorò stringendosi nelle
spalle e a quelle parole la bestiola sollevò il muso e gli leccò la guancia.
Keiji abbassò lo sguardo lo comprendeva
benissimo, nella sua forma animale Tetsuro gironzolava sempre per la torre,
ogni notte si acciambellava accanto all’amico e compagno di studi.
A differenza sua, Kotaro viveva nella foresta
poco distante, raramente si avvicinava alla torre, Keiji doveva accontentarsi
del bubolare lontano del gufo ed attendere la luna piena per poter trascorrere
qualche ora con lui.
“Lo so…” mormorò sedendosi sul bordo del
letto “Che cosa faccio se…”
Ma Keiji lo zittì con un’occhiata “Troveremo
una soluzione…”
Kenma lo fissò con occhi liquidi e grandi… “Keiji…”
bisbigliò abbassando lo sguardo “Puoi restare qui… per un po’…”
Il giovane annuì stendendosi al suo fianco.
“Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio,
dobbiamo correre il rischio di chiederlo” gli disse, sapeva quanto Kenma fosse restio
a farsi toccare ed abbracciare, ma era chiaro che in quel momento ne aveva un
disperato bisogno.
“Abbracciami” bisbigliò e Keiji lo
accontentò, cingendogli la vita con un braccio e facendolo poggiare contro il
proprio petto.
Tetsuro li fissava con i suoi magnetici occhi
gialli e sbadigliò soddisfatto, iniziando a fare le fusa, sotto le costanti carezze
di Kenma che andarono ad affievolirsi ogni momento che passava.
Keiji si era ripromesso di alzarsi appena l’altro
si fosse addormentato, ma la stanchezza lo sopraffece e cadde in un sonno profondo
e sognò di essere stretto in un caldo e confortante abbraccio del suo Kotaro.