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Autore: Bombay    16/04/2024    0 recensioni
Dal testo: - Un gufo reale si posò sul davanzale, le grandi ali spiegate per un momento, occupavano tutto lo spazio della finestra, quindi lentamente le ripiegò sul grande corpo dalle piume arruffate e gonfie per il freddo, ruotò la testa puntando i suoi occhi gialli dalla grande pupilla nera, in quelli azzurri del mago dall’altra parte della stanza.
Il crepuscolo cedette finalmente il passo alla notte, in una battito di ciglia la magia avvenne, al posto del regale gufo c’era un uomo inginocchiato a terra, nudo, dal corpo possente e la pelle chiara, la spalle larghe, il collo forte, il giovane viso dalla fronte corrucciata, gli occhi color dell’ambra che fissavano il giovane che si stava avvicinando, piegò la testa scrutandolo attentamente alzandosi in piedi, in tutta la sua considerevole altezza, scrollando le spalle e la testa e delle piume brune planarono lievi sul tappeto. -
Challenge: “La ruota dell’anno - Yule” indetto sul gruppo FaceBook “L’angolo di madama Rosmerta”
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Abbraccio

Challenge: “La ruota dell’anno - Ostara” organizzata dal gruppo Facebook “L’angolo di madama Rosmerta”

Prompt: “Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo” (Emily Dickynson)

 

Genere: fantasy

Tipo: one shot

Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume

Coppia: yaoi

Rating: PG, verde

Avvertimenti: AU, angst

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Abbraccio

 

Un tocco leggero sulla sua spalla, lo fece ridestare dal torpore nella quale era caduto, sollevò la testa sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarirsi la vista e mettere a fuoco il volto sorridente di un mago di secondo grado.

“È molto tardi Keiji” lo rimproverò bonariamente Koushi che teneva in mano una lanterna.

“Chiedo scusa” rispose alzandosi, aveva spalle e collo indolenzite per la posizione, le dita sporche di inchiostro, radunò in fretta e furia le pergamene e i libri sparsi per il tavolo della biblioteca.

L’altro mago lo fissava pensieroso, osservando i fogli, sapeva quali ricerche stesse facendo il più giovane e anche che fino a quel momento non aveva fatto grandi progressi.

“Ho sentito dire che il principe non riassume la sua forma umana con la luna piena” mormorò per spezzare quel pesante silenzio, raccogliendo da terra una pergamena caduta al giovane.

“Lo so… ma temo che più passa il tempo, più anche i nostri amici finiranno per restare nella loro forma animale per sempre…” rispose tristemente; ogni mese che passava era sempre più difficile. Stranamente però Daichi che serviva presso il corpo di guardia del re, non era stato coinvolto da quell’incantesimo, nonostante fosse il figlio del capo clan dei Corvi.

Koushi si avvicinò ad uno degli innumerevoli scaffali, con un dito sfiorò il dorso di vari libri fino a quando non trovò quello che cercava e lo porse a Keiji, che lo fissava con un sopracciglio alzato, conosceva quel testo, ma erano solo leggende, non lo aveva preso minimamente in considerazione.

“Sai nel Clan dei Corvi viene raccontata una storia: una volta, tantissimo tempo fa, eravamo tutti animali e che poi grazie alla magia abbiamo preso sembianze umane”

“È solo un racconto per far addormentare i bambini…” mormorò prendendo ugualmente il libro.

“Forse, ma magari c’è un fondo di verità, io non lo escluderei” rispose continuando a sorridere.

Il più giovane annuì e, seguito dal Corvo, lasciò la biblioteca.

 

Anche se era molto tardi Keiji non aveva voglia di dormire, gli sembrava di perdere tempo e che ogni momento che passava lo allontanava sempre di più da Kotaro.

Aprì il testo che gli aveva dato l’altro mago e sospirò, conosceva anche lui quella storia, sua madre gliela raccontava spesso quando era bambino.

Sfogliò distrattamente le pagine, scritte fitte fitte e con dei meravigliosi disegni, ma di quella leggenda restavano solamente la suddivisione dei Clan e l’animale che era diventato il simbolo araldico di ogni fazione.

Appuntò lo sguardo su una illustrazione e lesse le note a margine a bocca aperta, erano degli appunti scritti da qualcuno, non poteva credere a quello che stava leggendo, ma qualcosa si strusciò contro la sua gamba facendolo trasalire, rendendosi conto pochi istanti dopo che era solo Tetsuro.

Il gatto nero sembrava agitato, continuava a miagolare e strusciarsi sulle sue caviglie.

“Che c’è?” domandò prendendolo in braccio accarezzandogli la testa e facendo i grattini sotto al suo muso, ma l’animale si divincolò fino a quando il mago fu costretto a lasciarlo andare.

Lo osservò avvicinarsi alla porta e grattare con vigore il legno scuro, Keiji aprì il battente e il gatto scivolò fuori aspettando fermo immobile al centro del corridoio, il mago lo seguì fino alla porta di Kenma.

Il giovane entrò e si avvicinò al letto, mentre il felino lo anticipava e miagolava senza sosta.

Il fuoco nel camino si era spento, la stanza era gelida.

Keiji buttò dei ciocchi nel focolare e con una parola accese il fuoco che prese a crepitare e riscaldare l'ambiente.

Kenma dormiva raggomitolato sul letto e Tetsuro lo raggiunse leccandogli la mano abbandonata sul cuscino accanto al viso. A Keiji si strinse il cuore Kenma era un ragazzino taciturno e schivo, intelligente e arguto fuori misura, ma non socializzava con gli altri apprendisti e da quando Tetsuro era stato trasformato in gatto ancora meno, si era chiuso ancora di più in se stesso, passava ore sui libri e giocava incessantemente con un gioco di logica, dove bisognava far passare un anello, in altri anelli, apparentemente non era fattibile, ma in una determinata sequenza si riusciva a sfilare il cerchio principale dagli altri.

Nonostante lo avesse fatto una infinità di volte, lo ricominciava da capo in continuazione e Keiji sapeva fin troppo bene perché, quel gioco glielo aveva regalato Tetsuro.

Il ragazzino socchiuse gli occhi, mentre il gatto nero gli si raggomitolava addosso e Kenma prendeva ad accarezzargli il pelo lucido.

“Mi manca tanto” mormorò stringendosi nelle spalle e a quelle parole la bestiola sollevò il muso e gli leccò la guancia.

Keiji abbassò lo sguardo lo comprendeva benissimo, nella sua forma animale Tetsuro gironzolava sempre per la torre, ogni notte si acciambellava accanto all’amico e compagno di studi.

A differenza sua, Kotaro viveva nella foresta poco distante, raramente si avvicinava alla torre, Keiji doveva accontentarsi del bubolare lontano del gufo ed attendere la luna piena per poter trascorrere qualche ora con lui.

“Lo so…” mormorò sedendosi sul bordo del letto “Che cosa faccio se…”

Ma Keiji lo zittì con un’occhiata “Troveremo una soluzione…”

Kenma lo fissò con occhi liquidi e grandi… “Keiji…” bisbigliò abbassando lo sguardo “Puoi restare qui… per un po’…”

Il giovane annuì stendendosi al suo fianco.

“Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo” gli disse, sapeva quanto Kenma fosse restio a farsi toccare ed abbracciare, ma era chiaro che in quel momento ne aveva un disperato bisogno.

“Abbracciami” bisbigliò e Keiji lo accontentò, cingendogli la vita con un braccio e facendolo poggiare contro il proprio petto.

Tetsuro li fissava con i suoi magnetici occhi gialli e sbadigliò soddisfatto, iniziando a fare le fusa, sotto le costanti carezze di Kenma che andarono ad affievolirsi ogni momento che passava.

Keiji si era ripromesso di alzarsi appena l’altro si fosse addormentato, ma la stanchezza lo sopraffece e cadde in un sonno profondo e sognò di essere stretto in un caldo e confortante abbraccio del suo Kotaro.

   
 
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