“Datemi... la sfera... degli Shikon”
Quando il demone pronunciò quelle
parole, tutto mi fu chiaro: gli sterminatori sapevano che la sfera aveva
attirato molti oni, e per questo avevano circondato
di guardie il villaggio, per assicurarsi che nessuno di essi attaccasse il
carro. Ma io e Onigumo non eravamo in grado di
avvertire l’aura maligna, o forse sì ma non sapevamo fosse dei demoni, e ignari
di ciò avevamo rubato la sfera, attirando su di noi l’immenso demone ragno che
ora ci fronteggiava.
La creatura si muoveva
lentamente, impacciata dagli alberi, e allora ci scuotemmo dalla nostra
iniziale paralisi e iniziammo a correre, distanziandolo. Ma il demone aprì le
fauci, e vomitò contro di noi una miriade di ragnetti.
Ragnetti per modo di dire, erano più grandi di una
mano: si lanciarono velocissimi su di noi, io riuscii ad evitarli, ma uno colpì
Onigumo sulla schiena. Il mio amico cadde lanciando
un grido acutissimo, e in breve tutti i ragni gli saltarono addosso. A quella
vista sguainai la katana e iniziai a colpire con tutte le mie forze gli esserini, scacciandoli. Quando tutti furono a terra morti
mi chinai ad aiutare Onigumo, che era ricoperto di
sangue e aveva, sulla schiena, il segno del ragno che lo aveva colpito, ma per
fortuna non era ferito gravemente.
Lo aiutai a rialzarsi, ma in
quella sopraggiunse il demone ragno, che ci aveva raggiunti. A quel punto,
preso dalla disperazione, afferrai la sfera degli Shikon
e glie la lanciai contro. “La vuoi? Prendila!” gridai, sperando che dopo ci
avrebbe lasciati in pace. Mai feci qualcosa di più stupido: il demone inghiottì
la sfera, e subito iniziò ad agitarsi convulsamente, e vidi il suo corpo
allungarsi e ricoprirsi di nere scaglie, e il volto diventare ancora più grande
ed aguzzo... di fronte ai nostri occhi andava in scena il potere devastante
della sfera degli Shikon in azione.
Quando la trasformazione fu
completata, il demone si abbassò verso di noi e gridò: “Ora comincia la
caccia!”. Capimmo immediatamente di essere finiti in un guaio ancora peggiore,
e ricominciammo a fuggire. Il mostro oltre alle dimensioni aveva guadagnato
anche in velocità, ma aveva comunque difficoltà a muoversi in quelle valli
strette e scoscese. Così io ed Onigumo raggiungemmo
una rupe e ci arrampicammo, sperando di sfuggire alla creature. Arrivato in
cima, aiutai Onigumo, ancora debole per la ferita, a
sa lire, e poi mi sdraiai, trafelato.
“Che orrore” dissi “che orrore”
Ma il mio riposo ebbe breve
durata. Poco dopo il ragno arrivò ai piedi della parete di roccia, parete che
iniziò a scalare, lentamente ma senza difficoltà. Io mi sporsi ad osservarlo, e
pensavo a qualche modo per sfuggirgli, quando sentii una botta tremenda sulla nuca.
Per poco non persi i sensi e l’equilibrio, ma mi aggrappai al suolo ed evitai
di precipitare. Mi voltai, e vidi Onigumo, con in
mano un bastone gocciolante di sangue. Il mio sangue.
“Onigumo!
Cosa fai?” urlai.
“Mi salvo” disse lui, gelido “Se
quel ragno perde del tempo mangiando te, io farò in tempo ad allontanarmi”
“Ma che dici?” chiesi, basito. Mi
sembrava uno scherzo assurdo, ma Onigumo provò a
colpirmi di nuovo, e scansandomi capii che faceva tremendamente sul serio. Con
un calcio feci volare via il suo bastone, e allora lui mi afferrò per le
braccia ed iniziò a spingermi verso il precipizio. Io ero più forte di lui, ma la testa
continuava a pulsarmi per la botta di prima, e mi sentivo stordito.
“”Onigumo”
gridai mentre cercavo di resistere alla sua spinta “Vuoi condannare me a morte?
Proprio me?”
“E chi, se no?” rispose ansimando
“si tratta di salvare la pellaccia”
Nella sua voce non c’era nemmeno
un po’ di dispiacere.
“Non ci posso credere, Onigumo... Ero tuo amico, ti ho salvato la vita tante
volte... e ora, tu...”
“Risparmia la predica, Umitsu. Me lo hai detto tu, no? Bisogno pensare a sé stessi
prima di tutto, no?”
Mi guardò con occhi tremendi, e
diede un nuovo, più forte spintone. Ma così facendo perse l’equilibrio, e nel
tentativo di trovare un appiglio mi lasciò andare. Appena libero, mi gettai al
suolo, e Onigumo inciampò nel mio corpo e precipitò
nel vuoto, sul demone. Io feci appena in tempo a sentire il suo urlo disperato,
poi svenni, e di quella notte non ricordo più niente.