ultimocapandreas
Questo capitolo è
dedicato a Federica, Valeria, Monica, Stefania, Chiara e Azury che mi
hanno accompagnato, chi più chi meno, in questo viaggio..
Con Andreas e Syilve.
Dedicato a tutte voi.
Grazie, Infinitamente.
Andreas, il ragazzo con
l'AIDS.
Capitolo trenta - "Il presente del mio cuore."
Piran, Slovenia.
"Signora?"
Le onde del caldo e denso mare mi stavano intorpidendo i piedi,
giocando con il riflesso della mia pelle sull'acqua, quando qualcuno mi
chiamò.
Mi voltai,
osservando l'uomo davanti a me. Era il proprietario di un bar situato
nei pressi della spiaggia, dove mi recavo a volte.
"Signora Leonard?"
"Si?"
"C'è una telefonata per lei."
Quella telefonata mi scosse profondamente, risvegliando in me quelle
intense sensazioni che avevo rinchiuso accuratamente in un angolo del
mio cuore.
La mia voce era flebile, tenue e fragile, come se si potesse rompere da
un secondo all'altro. Sarebbe riuscita a reggere a tutto quello? Sarei
riuscita io a rivivere lui, noi?
Il The Comet-
l'hotel contenente tutto il nostro amore - stava per essere demolito.
Un pezzo della mia
storia, di quella più importante, se ne stava
andando, per sempre.
Non oltrepassavo quella porta da più di vent'anni e il solo
pensiero mi terrorizzava.
Lui, il mio Andreas,
era racchiuso in quelle pareti.
Cuscini, lenzuola, candele, fiori, poltrone, mensole, stanze parlavano
di lui, della sua vita, del suo mondo. In esse erano rinchiusi ricordi
intensi di lui, della sua infanzia, del suo dolore e poi di me, di noi.
Demolire quel posto significava cancellare ogni oggetto o
ricordo materiale che mi legasse a lui e non ero esattamente pronta per
quello, però dovevo..
Dovevo andarci un altra volta, attraversare quel posto e quella marea
esorbitante di ricordi per un ultima dolorosa volta.
Sarei stata capace di sopravvivere a quell' ultimo addio?
***
Respirai profondamente, ascoltando il silenzio che regnava ancora in
quel piccolo paesino, che prima della Slovenia, era stata la mia casa.
Il terrore mi scavava nello stomaco, rendendomi sempre più
minuscola davanti a quel vecchio hotel.
Spinsi la chiave nella fessura e lentamente la girai. Il rumore secco
aprì automaticamente la vetrata.
Appena varcai quella porta mi sentìì
incredibilmente felice.
Il suo profumo inebriava ancora quel posto, rendendolo il posto della
mia vita, quello perfetto e ricercato, quello speciale ed unico.
Accarezzai lentamente il camino spento, colmo di polvere.
Socchiusi gli occhi e..
"Amore?"
Andreas mi osservò, preoccupato, mentre guardavo le fiamme
scaldarmi il corpo.
Non risposi, troppo presa da quel magico calore. "Amore?"
riprovò, senza ottenere ancora una risposta.
Si sedette accanto a me, spostandomi una ciocca rossa dagli occhi.
Mi avvolse con le sue braccia, cullandomi leggermente.
"Andreas?"
"Mhm.."
"Sono incinta."
Le sue braccia mi lasciarono, intomirite. Mi guardò negli
occhi mentre pensavamo le stesse cose.
Aids, aids, aids.
"Io lo terrò, Andreas. Sarà parte di me e te,
anche se tu non ci sarai più. Sarà il nostro
bambino."
Le sue braccia mi avvolsero ancora, anche se potevo sentire in esse il
dolore e la tristezza.
Quel bambino, probabilmente, rappresentava la sua voglia di vivere.
L'unica.
Era come se nulla fosse successo.
La morte di Andreas, quella di Camille, i vent'anni passati.
Potevo sentire ancora le sue braccia riscaldarmi e il terrore
nella sua pelle.
Lui non se ne era mai andato, da quel posto e soprattutto da me. Era
ancora la mia costante, la mia eterna felicità, la mia
essenza.
Salìì le scale ed entrai in camera,
nella nostra vecchia stanza da letto.
Il letto era ancora perfetto, anche se coperto di polvere. Mi
sedetti su di esso, abbracciando il suo cuscino.
In quell'istante lo sentìì perfettamente. Lui era li con me,
ne ero certa.
Intrecciai le sue dita
alle mie, cingendole perfettamente.
Mi baciò la
fronte e poi passò all'orecchio, mordicchiandolo teneramente.
Io risi, divertita.
"Ti amo, cucciola."
"Ti amo anc'hio.. orsacchiotto."
Lui mi guardò, sbalordito. "Orsacchiotto?"
"Certo.. Il mio bellissimo orsacchiotto da coccolare.."
"Oh, allora va benissimo.." disse, ridendo. Lo baciai
velocemente per farlo stare zitto e per il semplice fatto che lo amavo.
Quella mattina mi svegliai tra quelle lenzuola, serena e
rilassata.
Non presi nulla. Lasciai tutto al loro posto e poì uscii,
per l'ultima volta.
Quel posto era il nostro passato, il luogo del nostro amore ed era
perfetto così, come noi l'avevamo lasciato.
Non sarei mai stata capace di dirgli addio perchè, anche se
non c'era da vent'anni, Andreas
aveva sempre rappresentato il presente del mio cuore.
***
The End.
Cavolo, quanto sono triste. Mi mancherà tutto questo,
intensamente.
Andreas e Syilve sono parte di me e lo saranno per sempre.
Un grazie a voi perchè mi avete accompagnato in questa
storia.. Grazie, veramente..
Cavolo Vale, casa editrice?
è un onore anche solo leggere l'idea. Sono senza parole..
Grazie come sempre.
Questa storia è anche merito vostro.
Un grandissimo abbraccio.
Lara.
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