Risposte alle recensioni:
x Saretta
x: Grazie per avermelo detto, devo ammettere che ogni tanto mi fa bene
sentirmi dire che i miei personaggi sono IC. Spero di non essere troppo lenta
ad aggiornare per i tuoi gusti! ^^ kisskiss
Junkochan: 72/100!!!!! Evvai
sono passata, e tra pochissimo…UNIVERSITA’! Evvai! Ti chiedo scusa per non aver aggiornato presto come
credevo, ma in compenso il capitolo è più lungo. E c’è anche un piccolo omaggio
alla fine! ^^ Buona lettura!
debbyuchiha:
Grazie per le tue bellissime e chilometriche recensioni debby!
^^ Ogni volta che le leggo mi danno una grande soddisfazione! Devo ammettere
che hai intuito! Bhe comunque ti piacerà sapere che
ho aggiunto le anticipazioni! In questo capitolo ci saranno mooolti
colpi di scena! Goditelo! Ciao!
kry333: Grazie grazie grazie! Y_Y Ormai riesco a dire solo questo…
perché non ci sono parole per la tua comprensione! T.T
Spero di aver dato ancora una volta il meglio di me in questo capitolo, L’ho adirittura revisionato e sconvolto un paio di volte! Buona
lettura!!!
Rinoagirl89: Ed
eccoti qui! Questo è il capitolo che stavi aspettando, ma non quello che volevi
temo, ma non ti preoccupare! Come leggerai nelle ultimissime righe, sarà quello
dopo a farti leccare i baffi! Da adesso
in poi si comincia ad entrare nel vivo!! XD Buona lettura LU!!!
E con questo ho finito! Buona lettura a tutti!!! ^O^
Capitolo 21: Famiglia
Kiba e Shikamaru avevano portato
a turno sulle proprie spalle il corpo esanime della loro compagna fino a
scorgere la carrozza sgargiante e pacchiana del daimyo
da loro scortato. Nel vedere la propria meta i due ragazzi si guardarono a
vicenda per poi urlare all’unisono, accelerando il passo:
“Kurenai-sensei!!”
Subito dopo
la kunoichi era comparsa al fianco della carrozza,
accompagnata da uno scodinzolante Akamaru.
“Shikamaru? Kiba? Nan.. Oh Kami-sama! Moriko! Che diavolo le è successo?” aveva detto
scandalizzata la donna , portandosi le
mani al viso ed avvicinandosi spaventata alla propria allieva, beatamente
addormentata sulle spalle del suo Shikamaru nii-san, nonostante la gamba rotta.
“Si è
fratturata un ginocchio cadendo da un crepaccio, sensei!
Dobbiamo assolutamente farla vedere da un medico!” disse prontamente Shikamaru depositando delicatamente a terra Moriko, facendosi aiutare dal compagno e dalla sensei.
Vide Kurenai scuotere la testa dopo aver esaminato il ginocchio
ed assumere un’espressione grave, mentre dietro di lei Gakimata
Satoshi si affacciava interessato dalla propria
carrozza.
“Il
ginocchio è completamente andato, ma non possiamo farla visitare, ora che siamo
entrati nel territorio di Taki.”
“Ma sensei!!!” era prontamente intervenuto Kiba,
allargando gli occhi ferini, furioso per quello che stava per dire Kurenai “Non possiamo aspettare la fine della missione per
riportarla a Konoha!”
“Kiba ha ragione, l’ultima cosa di cui ha bisogno Moriko è subire un attacco come quello di stamani.”
L’altro si
voltò sbalordito verso Shikamaru, che aveva
incredibilmente preso le sue difese.
Di tutta
risposta l’esperta in genjutsu si rabbuiò ancora di
più in viso.
“Credetemi
io vorrei tanto poter dirvi di tornare indietro al villaggio seduta stante, ma
non possiamo piantare in asso la missione proprio ora.” Aggiunse combattuta la
donna dagli occhi scarlatti.
“Non si
preoccupi, Kurenai-san-chan!” sopraggiunse
improvvisamente la voce stridula e fastidiosa di Gakimata-sama,
avvicinatosi a loro sventolando il solito ventaglio in maniera altezzosa e
sorridendo viscido come al solito. Tutti loro, nessuno escluso,alzarono un
sopracciglio ed emisero una lieve smorfia di schifo, vedendo quel lupo famelico
squadrare voglioso il corpo inerme di Moriko.
“In che
senso Gakimata-sama? Avete per caso con voi qualche
medico esperto?”
Una risata falsettata gli fece storcere il naso: che uomo subdolo.
“Nooo mia cara Kurenai-san-chan!”
ridacchiò stranamente sincero il daimyo per poi
ritornare a guardare con i propri occhietti neri la ragazza svenuta.
“Ma sono
comunque disposto a dividere per il resto del viaggio la mia carrozza con
questa bella signorina…” disse velocemente, mentre i
quattro ninja, Akamaru incluso, sbarravano occhi e
bocche scandalizzati.
“… in modo
tale che voi non dobbiate preoccuparvi per il resto del viaggio. Mi occuperò io
della nostra Moriko-chan.” Concluse infine
avvicinandosi ulteriormente alla ragazza, ma venne prontamente fermato dal fido
Akamaru, che si interpose tra lui e Moriko ringhiando ferocemente, e dalla mano, saldamente
attaccata al suo polso, di Kurenai-sensei, ora più
furiosa che mai. Non ci volle molto prima che il carrettiere avesse la visione,
alquanto sconvolgente, del proprio signore a gambe all’aria, dopo essere stato
spinto malamente all’indietro dalla donna ninja.
Ora, davanti
alla ragazza dalla treccia, schierati a mo’ di barriera si erano posizionati
sia Kiba che Akamaru e Shikamaru, capitanati dalla loro sensei.
“Nan- nani?!” balbettò incredulo il nobilotto
vedendosi improvvisamente guardare in cagnesco dai propri sottoposti.
“Lurido
maniaco” grugnì il giovane Inuzuka tra i denti,
ottenendo l’appoggio del proprio amico a quattro zampe, anche lui intento a
ringhiare verso il nobilotto.
“Non vi
permetteremo di toccare Moriko con un solo dito.”
Disse Shikamaru, assottigliando gli occhi.
“Moriko tornerà al villaggio con noi, adesso.” Confermò con
astio Kurenai.
A quelle
parole gli occhietti neri del daimyo si allargarono
di almeno tre volte tanto.
“M-ma… voi non potete...!”
“E invece lo
faremo, Gakimata-sama.”
Lo interruppe prontamente la kunoichi “Voi avete
pagato per la vostra vita, non per servizi extra. E le posso assicurare che pur
di evitare che voi facciate del male a Moriko sono
anche disposta a piantare in asso questa missione.”
“E…e io?! Non avete pensato alla mia nobile vita?! Quei
manigoldi potrebbero tornare ad uccidermi da un momento all’altro!” urlò
terrorizzato dondolandosi avanti e indietro come un bambino il daimyo imbronciandosi.
“Tanto
sareste finito male anche se vi avessimo scortato fino al villaggio.” Disse Shikamaru, stupendo tutti ed attirando l’attenzione su di
sé “quelli che ci hanno attaccato oggi non erano dei sicari qualunque, ma
contadini.” Terminò con fare quasi annoiato.
I forconi. Pensò sbalordita Kurenai, intuendo quale fosse il vero stato delle cose
“Voi non
avete ricevuto minacce di morte da delle persone qualunque, ma dagli stessi
contadini del villaggio che non vi vogliono.”
Esterrefatto, Gakimata
poggiò ambedue le mani a terra, quasi non credendo a quello che aveva appena
udito.
Intanto, con
un rapido gesto della testa, la loro sensei diede
loro il permesso di caricare Moriko e Kiba se la caricò sulle spalle, essendo il suo turno.
“Francamente,
ora come ora, la mia priorità è la salute di questa piccina. Auguri per il
viaggio, Gakimata-sama. Spero comunque che siate
abbastanza intelligente da decidere di tornare sui vostri passi per evitare di
essere attaccato di nuovo. Addio.” Sussurò malevola
la donna per poi sparire con i propri allievi tra i pochi alberi che
circondavano la radura, abbandonando il giovane daimyo
a se stesso.
A Konoha il benvenuto era stato piuttosto caotico per la
neo-squadra che si era trovata a correre a perdifiato verso l’ospedale del
villaggio, senza nemmeno fermarsi a registrare il loro ritorno dalle due
sentinelle dell’entrata principale, allarmando così la sicurezza.
Così, dopo
aver spiegato alla squadra ANBU le loro ragioni, Moriko
era stata sottoposta di urgenza ad una rapida e semplice operazione, finalizzata
a saldare, per mezzo del chakra di uno dei medici
disponibili, l’osso che si era miracolosamente spezzato di netto senza la
presenza di schegge d’osso che avrebbero potuto richiedere un intervento
chirurgico.
Sakura fu
una dei primi ad arrivare disperata per aver ricevuto la notizia di sua cugina
ricoverata in ospedale, e subito dopo di lei erano arrivati altri, tutti
preoccupati allo stesso modo.
Fortunatamente
la preoccupazione dei presenti era stata comunque placata dalla presenza del
capo reparto che aveva rassicurato tutti, informando loro che la piccola era
ancora priva di coscienza, ma che l’operazione si era svolta perfettamente e
senza complicazioni.
In ogni
caso, come si premurò lo stesso dottore di puntualizzare, Moriko
sarebbe dovuta restare a letto con la gamba ingessata per più o meno una
settimana, affinché l’osso si rafforzasse ed il suo fisico si stabilizzasse.
Da allora le
visite erano state più o meno periodiche, specie da parte di Sakura, che, anche
se la cugina non si era ancora svegliata,
rimaneva per ore accanto al suo letto a guardarla, cambiando quando
poteva l’acqua che manteneva fresco il mazzolino di fiori campestri posti sul
comodino da Ino durante una sua capatina
all’ospedale.
Anche Shikamaru rientrava tra i più assidui frequentatori
dell’ospedale, insieme ad Hinata, Choji,
Tenten e Rock Lee, che però non faceva testo, dato
che, essendo stato messo ancora nella stessa stanza della ragazza, la vedeva ad
ogni ora del giorno.
Solo una
persona, o meglio due, non si erano ancora presentati nella stanza della
ragazza dai capelli verdi, nonostante fossero già passati cinque giorni dal suo
arrivo in ospedale.
“Anf!Anf!GRR! WOF!!”
“Te l’ho già
detto Akamaru! I cani non possono entrare negli
ospedali!” bofonchiò con fare di scusa Kiba,
guardando affranto il suo fedele compagno sgridarlo davanti all’entrata
dell’ospedale di Konoha.
“Senti…” disse infine con uno sbuffo il ragazzo dalle guance
tatuate “giuro che la prossima volta veniamo a farle visita insieme…”
Akamaru sbuffò, volgendo la testolina dall’altra parte.
“…, ma ti
prego, non mettermi il muso!” implorò infine, inginocchiandosi davanti al suo
segugio.
Il cagnolino
gli lanciò un’occhiata di sbieco, per poi abbassare la testa ed emettere un
sommesso:
“Wan…”
Un sorriso
vittorioso a 34 denti si allargò sul viso dello shinobi
che cominciò a dare amorevoli pacche sulla testolina del cognolino.
“Arigato, Akamaru.”
Gli ospedali
non erano mai piaciuti a Kiba: sapevano di
disinfettante, di morte e sofferenza. Un mix che lo aveva spinto fin da bambino
a cercare in tutti i modi di evitare quel postaccio, anche a costo di imparare
a curarsi da solo i graffi che si faceva giocando con Akamaru.
Tuttavia, mentre camminava tra i corridoi del posto che si era ripromesso di
non visitare mai, la sua mente pensava ad altro. Sentiva una terribile
sensazione di vuoto sulla testa, a causa della mancanza di Akamaru
e l’unica cosa che gli permetteva di non sentirsi troppo alleggerito dalla
mancanza del suo fidato cagnolino, era il pacchetto malamente infiocchettato
che teneva tra le mani.
Il giovane Inuzuka lanciò l’ennesima sbirciatina al suddetto
pacchetto, guardandolo combattuto e sentendo in sé l’irrefrenabile ed
improvviso istinto di fare retro-front e rimandare la
sua visita a Moriko al giorno successivo.
Erano
passati più di quattro giorni ormai dal loro ritorno dalla missione, e la
ragazza dai capelli verdi non si era svegliata neanche una volta. Addirittura
Sakura aveva cominciato a presentarsi sempre più spesso all’ospedale, anche al
di fuori dell’orario di visita, forse per placare quell’atroce dubbio che sua
cugina fosse caduta in coma.
“Sono un
vero idiota.” Disse quasi tra sé e sé, sentendosi direttamente responsabile per
quello che era accaduto alla sua compagna. Era a causa di quel senso di colpa
che non aveva avuto il coraggio di presentarsi all’ospedale.
Con quale
faccia tosta poi? Si era comportato peggio di un bambino e se Moriko fosse caduta in coma lui sarebbe stato l’unico
responsabile. Ogni volta che ci pensava il suo stomaco si attorcigliava,
provocandogli una fitta capace di fargli quasi venire voglia di piangere per la
frustrazione.
Fu un forte
dolore diretto al proprio naso, provocato da una porta, apertasi
all’improvviso, che lo aveva colpito in
pieno viso, a distoglierlo dai suoi pensieri.
Di certo
quella che si preannunciava per lui non doveva essere la più limpida delle
giornate.
“Kiba-kun!!” esclamò una Hinata in
preda al panico accostandosi una mano accanto alla bocca dopo aver visto gli
effetti devastanti del suo gesto, rimanendo sempre accostata alla porta.
“Ahio.” Disse flebilmente Kiba
massaggiandosi con una mano il naso, andando a recuperare con l’altra il
pacchetto regalo volatogli via durante la caduta. “Hinata…!”
protestò debolmente rimettendosi in piedi.
“Gomenasai ! Gomenasai!” si scusò
prontamente la ragazza dagli occhi perlacei accostandosi a lui e chinandosi in
segno di scusa.
“Fa niente Hinata... adesso
però come minimo vorrei sapere che cosa avevi fare di urgente per piombarmi
addosso in quel modo.”
“Stavo
andando a prendere qualcosa da bere a Moriko, visto
che si è appena svegliata…” rispose la mora
picchiettando gli indici di entrambe le mani, non curandosi però
dell’espressione stupita che il suo compagno di squadra aveva assunto alla
notizia.
Il pacchetto
che teneva in mano rischiò di scivolare a terra per una seconda volta e di
colpo Kiba si ritrovò a riconsiderare seriamente la
possibilità di darsela a gambe levate: non avrebbe avuto il coraggio di
presentarsi di fronte a Moriko dopo quello che era
successo.
L’ho lasciata in quelle condizioni. Come
posso presentarmi davanti a lei e sorriderle come se nulla fosse successo?!
Pensò sentendo uno strato di sudore freddo formarsi alla base del suo collo.
Come minimo Shikamaru
mi darebbe un altro pugno. E poi … , continuò a dirsi senza quasi dare
ascolto alle parole di Hinata …non potrei sopportare di parlarle mentre è costretta ad un letto di
ospedale a causa mia…
Se esisteva
davvero un kami lassù doveva proprio odiarlo.
Quasi
inconsciamente il suo piede scivolò all’indietro, seguendo l’istinto che il suo
cervello stava trasmettendo a tutto il suo corpo da almeno mezz’ora: quello di
fuggire il più lontano possibile da quel
postaccio. Il suo proposito di fuga fu però stroncato sul nascere dalla mano di
Hinata che lo tirò con espressione entusiasta,
biascicando qualcosa riguardo le condizioni incoraggianti dell’amica, dentro la
stanza senza pietà.
Kiba quasi sbiancò.
“Hinata non credo che sia…”
Appena
entrato nella stanza di ritrovò assistere ad una scena tanto surreale quanto
inaspettata.
In mezzo ai
suoi compagni ed altri ninja della sua stessa classe, Moriko
era seduta sul letto parlando amabilmente con Ino
accanto a lei, mantenendo sempre il solito comportamento decoroso, nonostante i
capelli fossero sciolti ed apparentemente più intricati del solito.
I suoi occhi
ferini si fermarono a studiare la figura della compagna, ancora confinata a
letto dal gesso alla gamba operata. Solo in quel momento, forse anche grazie
all’effetto della calda luce del sole che filtrava dalla finestra su di lei, notò
quanto la sua pelle fosse pallida in confronto a quella delle altre ragazze.
Persino Hinata sembrava essere leggermente meno
fragile accanto a lei. Ora che ci pensava, Moriko ed Hinata in un certo senso si assomigliavano nell’aspetto, ma,
mentre quello Hinata ricordava quello di una bambola
giapponese troppo fragile per essere anche solo maneggiata, quello della
ragazza dalla treccia era più simile a quello di un fiore delicato e forte al
tempo stesso.
Non era
facile da spiegare, ma era come se l’intero corpo di Moriko
trasmettesse una voglia di vivere più forte di qualsiasi altra cosa. Era come
se, nel sentirsi abbandonata in quel dirupo, di fosse attaccata con tutte le proprie
forze a quell’unico punto fermo che il suo cuore era stato in grado di darle:
che lui sarebbe tornato a prenderla e che non sarebbe morta. Questa forza che
faceva capire che non avrebbe mai rinunciato a vivere, avrebbe giurato di
vederla anche in Sakura, durante il combattimento con Ino
durante la selezione dei Chuunin. Una determinazione
che seppur in maniera differente, era presente in entrambe.
Non per
niente erano cugine.
Shikamaru ha ragione…sono
stato proprio un baka.
Sul suo
volto si formò un lieve sorriso sollevato, nel mettere da parte le sue
considerazioni e contemplare meglio il sorriso della ragazza.
Almeno adesso sta bene…
Era talmente
assorto nei propri pensieri che quasi si dimenticò della presenza di Naruto, Sasuke, Choji, Sakura, Shino e Shikamaru nella stanza, ma la voce dell’Uzumaki,
che quasi gli perforò i timpani , lo risvegliò prontamente dal suo semi stato
di catalessi.
“Ehilaaaaa Kiba!!!” urlò Naruto circondandogli il collo con un braccio, rischiando
di farlo quasi di farlo soffocare.
“Naruto … piantala di … soffocarmi … baka!!”
Esalò a fatica combattendo contro la morsa dell’altro e cercando di liberarsi,
impuntandosi con una mano sul suo viso.
“Come mai ci
hai messo così tanto?!” chiese noncurante il biondo strapazzandolo ancora un
po’ mentre accanto a lui, Sasuke sospirava
rassegnato.
“Ora basta Naruto. Lascialo respirare!” lo rimproverò facendo qualche
passo in avanti Sakura, fulminandolo con lo sguardo.
Quella
piccola scenetta comica aveva attirato l’attenzione dei presenti, facendo sentire
Kiba, non appena il biondo si fu staccato dal suo
collo, sotto gli occhi di tutti, e quindi terribilmente in imbarazzo. Shikamaru non aveva detto loro il vero motivo per il quale Moriko era finita in quel burrone, ma non riusciva ed
evitare di sentirsi a disagio.
Un leggero
sbuffo da parte di Ino ruppe il silenzio mentre Rock
Lee, costretto nel secondo letto della stanza con il piede ancora ingessato,
gli sorrise con fare bonario.
“Ehi Kiba come va?”
“Lo sai che
noi siamo qui da almeno un’ora?” aggiunse con fare altezzoso Ino, tenendo sulle ginocchia un’enorme cesto di ciliegie
rosse e dall’aspetto invitante. Kiba storse il naso cercando di ignorare la frecciatina
della biondina , incentrando la propria attenzione su Moriko
che ora lo guardava con fare innocente e debolmente radioso.
Avvicinandosi
ancora un po’ a lei, Kiba poté notare delle lievi
occhiaie sul viso ed una leggera ruga di sofferenza solcarle la fronte.
A quanto pare il ginocchio le fa ancora male… pensò affranto sentendosi di nuovo assalire
dai sensi di colpa.
“Go…” cominciò a dire a fatica “…men…”
“Kiba-san…” lo interruppe l’altra, continuando a guardarlo
adorante “…non fa niente… l’importante
è che siate arrivato.”
Kiba sentì il cuore mancargli di un battito.
Guardò il
volto angelico di quella strana ragazza-bambina con ammirazione per poi
sentirsi di nuovo appesantire il cuore dal senso di colpa.
Era inutile.
Anche se Moriko cercava di rassicurarlo, non riusciva
a non sentirsi dispiaciuto e, anche se la frase era stata detta in un contesto
diverso, Kiba si sentì nuovamente assalito dal
rimorso.
“Aaah, Moriko. Gli uomini non si
perdonano così facilmente.” La rimproverò Ino
oscillando in segno di negazione l’indice della mano sinistra, assumendo un
sorrisetto tipico di chi la sa lunga, strizzando un occhio.
Kiba scoccò un’occhiata incredula alla bionda, mentre Moriko inclinò la testa da un lato assumendo la tipica
espressione infantile ed innocente.
“Doshite?”
“Perché
altrimenti li vizi!” disse semplicemente la bionda, ricevendo un’occhiata
stranita da tutti i componenti maschi presenti “Devi imparare…”
continuò poi picchiettando con un dito il nasino dell’altra “…a non darla troppa vinta agli uomini, altrimenti se ne
approfittano.”
L’espressione
di Moriko però non cambiò, anzi se possibile divenne
ancora più confusa di prima.
Sbuffando,
Sakura si fece avanti, puntellando le mani sui fianchi, cercando di assumere un
aspetto vagamente minaccioso nei confronti della sua migliore amica-nemica.
“Non
inculcarle queste stranezze in testa, Ino.” Scandì
avvicinando il suo volto a quello della bionda.
“Non sono
stranezze, Sakura-chan .” ribadì di tutto tono
l’altra “Solo la pura verità: agli uomini dai una mano e si prendono il
braccio.”
Oh mamma…
fu il pensiero collettivo dei maschi, che si ritrovarono una gocciolina sulla
testa.
“Fai tanto
la sapientona, ma dimmi, quanti ragazzi hai avuto nella tua vita?” la
punzecchiò la rosa assumendo un sorrisetto insinuante.
“E tu?!”
ribatté Ino, cercando di nascondere il rossore che le
aveva imporporato le gote.
Le due
cominciarono a ringhiarsi contro a vicenda cominciando un diverbio che gli
altri, specie Shikamaru, non ebbero la pazienza di
seguire.
Per un
attimo il ninja dal codino spostò la propria attenzione su Kiba,
assottigliando impercettibilmente gli occhi e studiandolo con attenzione. Il
nuovo compagno di squadra stava osservando con fare intenerito ed amareggiato
la ragazza dalla gamba ingessata, senza neanche curarsi del diverbio che stava
avvenendo a pochi passi da lui.
A quanto pare si ne è reso conto.
Si disse, stendendo le labbra in un piccolo sorriso soddisfatto.
Meno male…
pensò ancora il giovane Nara, lanciando un sospiro di
sollievo … almeno non dovrò più
prenderlo a pugni.
Tuttavia,
non appena la sua attenzione si concentrò un po’ di più sull’espressione di Kiba, percepì qualcosa di molto simile ad una fitta allo
stomaco che gli fece sbarrare gli occhi interrogativo e posare una mano nel
punto dove si era sentito colpire.
Ma che…?
Moriko intanto guardava preoccupata e confusa le due
ragazze, ancora intente a discutere, o meglio, a
mangiarsi vive. La ragazza si voltò quasi repentinamente verso Shikamaru, poco più indietro di Kiba.
“Shikamaru nii-san, Itokosan e Ino-san litigano… ”
Di colpo il
mondo si bloccò, lasciando Ino e Sakura con le
braccia sospese a mezz’aria, nell’atto di colpirsi a vicenda, e le espressioni
dei presenti, tranne quelle di Kiba, Shikamaru e Moriko, ammutolite ed
incredule, fisse sul giovane Nara.
“NII-SAN??!!”
“Shikamaru…” disse lentamente Sakura, dimenticandosi
improvvisamente di quello che stava facendo prima “…che
cosa è successo durante la missione?”
Gli occhi di
tutti, compresi quelli di Sasuke e Naruto, si puntarono sulla figura della rosa, ora con il
volto percorso da un’espressione inspiegabilmente inquieta.
Shikamaru notò il modo in cui lo stava guardando Sakura e
questo lo portò ad inarcare un sopracciglio con fare interrogativo, guardando
l’altra per un paio di secondi.
Che seccatura… pensò il moro, sbuffando e grattandosi la
nuca con una mano con fare.
“Non chiederlo
a me. Ha cominciato a chiamarmi nii-san dopo che io e
Kiba l’abbiamo recuperata dal burrone.” Bofochiò per poi ritornare a guardarla.
Sakura era
rimasta completamente ammutolita.
Nii-san? … Suo fratello? Riflettè con accanimento quasi disperato la rosa, cercando
ovunque, nei suoi ricordi, nei suoi ragionamenti, qualcosa che le spiegasse il
perché Moriko avesse deciso una cosa simile. Poi
rialzò lo sguardo cominciando a studiare con fare critico il viso del giovane Nara.
“Oh…” si ritrovò a dire, sbarrando gli occhi, accorgendosi
di una cosa che non aveva mai destato la sua preoccupazione…
fino a quel momento.
“Cosa c’è
Sakura?” si fece avanti Naruto, cominciando a
scrutare Shikamaru con la stessa intensità della
compagna, corrucciando la fronte.
A poco a
poco tutti quanti, si ritrovarono a seguire l’esempio del biondo, provocando
nel ragazzo col codino un’opprimente sensazione di fastidio.
“Posso sapere…” disse Shikamaru mentre
un sopracciglio gli scattava leggermente per il nervoso “…perché
mi state guardando tutti?”
“Ehi!”
protestò con scarso successo Rock Lee, che non riusciva a vedere nulla, anche
lui bloccato sulla propria branda dal piede ingessato.
Reagendo
alle parole più che giustificate dello shinobi delle
ombre, tutti si voltarono verso Sakura, in attesa della risposta, trovandola
però ancora immobile nella stessa posizione di prima con gli occhi sbarrati ed
una gocciolina di sudore che le cadeva lungo il viso.
“Ecco …”
cominciò debolmente la rosa, con la voce un poco arrochita per poi lanciare uno
sguardo preoccupato verso il letto, dove Moriko stava
cominciando a ciondolare la testa in avanti con fare assonnato “… credo che sia
meglio parlarne fuori…” disse infine cominciando a
spingere leggermente uno per volta i suoi compagni, dando sempre un’occhiata
alla cugina, nel caso si fosse accorta che se ne stavano andando.
“Ma… ma…” balbettò indispettito
Rock Lee con una lacrimuccia che gli colava da un occhio, vedendosi abbandonare
dagli altri.
Intanto
fuori dalla stanza, Sakura aveva già ricominciato a parlare, ottenendo la
massima attenzione di tutti “Shikamaru, Moriko ti ha …” deglutì un’ultima volta prima di tirar
fuori in un sol soffio il resto della frase “… scambiato o perggio…scelto
come una sorta sostituto di suo fratello.”
“Naniiii?” gridò Naruto con un
salto all’indietro ed assumendo una posa teatralmente esagerata, ricevendo
un’occhiataccia da parte di Sasuke, che fino a quel
momento non aveva fatto altro che osservare silenzioso lo svolgersi degli
eventi.
La stesso
stupore si fece strada sulle facce di tutti gli altri, persino Kiba aveva avuto la stessa reazione dell’Uzumaki, saltando all’indietro e facendo cadere leggermente
la mascella, incredulo.
Shikamaru rimase per un attimo immobile con gli occhi
allargati dalla sorpresa, per poi sussurrare un flebile:
“Oh.”
“Già.”
Concordò Sakura abbassando lievemente le palpebre “Moriko
aveva un fratello maggiore. E tu gli somigli parecchio, Shikamaru.”
Continuò sempre attorniata dall’innaturale silenzio che era sceso su di loro,
per poi indicare con una mano la testa del giovane Nara
ancora stralunato.
Soprattutto a causa di quel codino.
Evitò di aggiungere la rosa ricordando nitidamente quell’elemento che
contraddistingueva Mamoru tra tutte le sue cugine,
dopodiché si chiuse nuovamente in un mutismo pensieroso, mentre attorno a lei i
suoi compagni si guardavano a vicenda, ancora un poco intontiti
dall’incredibilità della notizia.
“Certo che
la famiglia di Sakura è molto più complicata di quanto immaginassi!” sussurrò Naruto all’orecchio di Sasuke
senza farsi sentire da Sakura, abbastanza lontana da loro, ricevendo però un’occhiataccia
da quest’ultimo ed una risposta che pareva più un sibilo imbevuto di veleno:
“Piantala di
dire cose ovvie, dobe!” lo liquidò l’altro senza
preoccupandosi di abbassare la voce.
Di tutta
risposta il biondo assottigliò gli occhi, lanciandogli poi una linguaccia di
cui però l’Uchiha non sembrò minimamente soffrire.
“Vuoi dire
che Moriko…” intervenne poi Kiba,
indicando incredulo il giovane Nara “… adesso vede in
Shikamaru una sorta di fratello acquisito?!”
La rosa si
massaggiò la fronte con una mano, sospirando leggermente con Hinata al suo fianco che la guardava incuriosita e con le
mani poggiate sul petto: quella scoperta l’aveva scossa non poco e non avrebbe
mai immaginato che Moriko avrebbe identificato in uno
dei suoi amici la figura del suo nii-san. Lo sguardo
color giada della ragazza si perse ancora una volta nel vuoto, ricordando
piccoli guizzi di sensazioni e immagini appartenenti al suo passato: di Mamoru aveva pochi ricordi, ma da quel che riusciva a
rammentare lui e sua cugina erano molto uniti e il più grande faceva sempre
tutto quel che poteva per renderla felice.
Almeno finchè
non se ne è andato…
“Demo…” sussurrò con voce conciata la giovane Hyuuga, torturandosi le mani “… se Moriko-chan
ha già un fratello…perché…?”
La domanda,
lasciata in sospeso, fece calare nuovamente un lugubre silenzio nel corridoio,
seguito dalle espressioni afflitte degli altri.
“Non sarà mica…?” azzardò Naruto,
intimorito dalla parola che avrebbe voluto lui stesso pronunciare.
“Non è
morto, Naruto.” La interruppe repentinamente con
espressione seria la rosa,irrigidendo le spalle e zittendo l’altro quasi stesse
per dire qualcosa di pericolosamente probabile, ma inaccettabile “Mio cugino Mamoru è semplicemente sparito nel nulla.”
“Non è la
stessa cosa?” chiese scettico il giovane Uchiha,
incrociando le braccia al petto
Sakura lo
fulminò all’istante, zittendo sia lui, sia altre possibili e simili affermazioni da parte degli altri.
“No Sasuke-kun. Non è la stessa cosa. Se fosse morto il suo
cadavere sarebbe stato ritrovato il giorno stesso della sua sparizione…”
affermò con decisione la rosa “ Invece è…
semplicemente sparito. Puff! Volatilizzato nel nulla.
Nessun messaggio. Nessuno che lo avesse visto. Un attimo prima c’era e l’attimo
dopo se n’era andato.”
Negli occhi
color giada della giovane Haruno si dipinse di nuovo
il quadro di quel giorno che aveva cambiato in modo ancor più drammatico la
vita della cugina e quasi si ritrovò a pensare al cugino con odio.
“E Moriko?” chiese Naruto,
precedendo Shikamaru, che quasi si morse la lingua.
“Non la
prese molto bene.” Sussurrò abbassando lo sguardo ed incrociando le braccia al
petto“Dopo l’accaduto, Moriko cominciò a dare del
bugiardo a Mamoru. Non fece che ripeterlo in
continuazione per tre giorni consecutivi.”
[Mamoru nii-san bugiardo…
Moriko-chan...?
Mamoru nii-san bugiardo…
Moriko-chan, mi fai paura…
Mamoru nii-san è una persona
cattiva.
Ti prego smettila…
Mamoru nii-san non ha mantenuto
la promessa.]
Scrollò
velocemente la testa: niente più flashback. Non aveva bisogno di ripensare ancora
a quel terribile momento.
Fece per
riaprire bocca quando un urlo la distrasse dalla conversazione che stava
conducendo con i suoi compagni.
“Signora…! Signora la prego, si calmi!” disse apprensiva
un’infermiera ad una donna che stava marciando a grandi passi verso di loro con
un’espressione tutt’altro che rassicurante.
Non appena
la dipendente del plesso azzardò a posare una mano sulla spalla della suddetta
donna, quest’ultima la scacciò malamente via da sé con uno schiaffo che la fece
ritrarre incredula.
“Stammi
lontana tu! Non sono cose che ti riguardano!” urlò acida, squadrando male la
ragazza per poi continuare a dirigersi verso di loro con gli occhi
fiammeggiati.
Sakura fece
appena in tempo a capire chi era la persona che le stava venendo incontro,
prima di ricevere un sonoro schiaffo in viso.
“Che diavolo
pensavi di fare, eh?!” le sbraitò in faccia prendendola malamente per un
braccio, sotto gli sguardi sconcertati degli altri.
“M-mamma…” sussurrò terrorizzata la rosa, tenendosi la
guancia colpita con la mano libera.
A quella
rivelazione, tutti quanti cominciarono a studiare l’aspetto della donna davanti
a loro, notando però che non somigliava affatto alla loro compagna.
I capelli,
lunghi e neri, erano lasciati liberi e malcurati lungo la schiena, gli occhi,
di un colore che ricordavano quelli del pagliericcio, erano di una forma
perfettamente ordinaria, per nulla paragonabili a quelli di Sakura, infine
sulle labbra e sugli occhi era stata stesa un’ingente quantità di trucco, che
però serviva solo ad accentuare la mediocrità del suo aspetto.
Senza alcun
preavviso, un altro schiaffo le arrivò in viso, provocando un urletto terrorizzato da parte di Hinata.
“Come ti sei
permessa di dare a quella là dentro il mio cognome?! Tu…
piccola…” sibilò pronta per partire con un altro
colpo, venendo però prontamente fermata da una mano proprio dietro di lei.
Con un
soffio simile a quello di un gatto, la donna si voltò verso colui che aveva
osato fermarla per poi però congelarsi ed abbandonare i propri propositi di
vendetta nei confronti della figlia.
Shikamaru guardò suo padre spuntare dietro quella sorta di
arpia come dal nulla, seguito da sua madre, e bloccarle la mano prima che
potesse infierire di nuovo sulla ragazza.
Shikaku Nara lasciò andare la
mano della donna solo quando questa abbandonò la presa sul braccio di Sakura,
ora segnato da une vistosi segni violacei, mentre sua moglie Yoshino soccorse la ragazzina, allontanandola da quella che
pareva essere sua madre, scoccando a quest’ultima un’occhiata di disprezzo.
“Qualche
problema signora…?” chiese, accigliandosi, l’uomo
dalle cicatrici, venendo poi interrotto dalla donna da lui fermata che liberò
di scatto il proprio polso per poi massaggiarselo.
“Riiki Haruno” rispose malamente
la donna, scoccando un’occhiataccia a sua figlia ed alla signora Nara “Sono la madre della ragazza.”
A quelle
parole Sasuke sussultò sorpreso, così come Naruto al suo fianco: poco dopo essersi conosciuti Sakura
gli aveva detto che i suoi genitori la sgridavano e la trattavano male, ma non
avrebbe mai pensato ad una simile scena tra madre e figlia.
“Questo non
la autorizza a picchiare in quel modo barbaro questa ragazza!” rispose di tutto
tono Yoshino Nara,
poggiando delicatamente le proprie mani sulle spalle della più giovane e
ricambiando l’altra donna con la stessa occhiataccia di disprezzo.
“Il modo in
cui educo mia figlia non le deve importare!” le rispose sprezzante la signora Haruno, scostandosi con fare di sufficienza una ciocca di
capelli dietro un orecchio.
Ma da dove è sbucata questa strega?!
Pensò incredulo Shikamaru, inarcando un sopracciglio
ed accigliandosi.
È davvero la madre di Sakura? Si
chiese sbigottito Kiba, non credendo a quello che
stava succedendo: nemmeno sua madre, famosa per la sua rudezza aveva mai osato
picchiarlo in quel modo, e lui era un maschio! Com’era possibile che una madre
si mettesse a schiaffeggiare in maniera così feroce la figlia?!
Alla
risposta dell’altra, Yoshino si scostò da Sakura,
ancora intenta a tenersi le guance con gli occhi lacrimanti, lasciandola alle
cure di Naruto e Sasuke,
per poi dirigersi furente verso l’altra e afferrarle rudemente il colletto
della maglia che indossava.
Riiki si ritrovò a pochi centimetri dal naso di una Yoshino Nara più imbestialita che
mai e si pentì di aver sfidato la sua pazienza.
Da parte sua
invece, Shikamaru era quasi combattuto: non sapeva se
ammirare sua madre o se temerla, com’era solito fare.
“Ascoltami
bene, razza di isolente. Sarò pure una povera scema che non ha nulla a che fare
con la tua famiglia…” disse di getto la madre di Shikamaru, mentre il marito si grattava la testa guardando
da una parte, conoscendo il caratteraccio della moglie “…, ma so benissimo che
nessuna madre al mondo degna di questo nome oserebbe alzare le mani sui propri
figli. Quindi non me ne frega nulla se questo è il tuo modo di educare tua
figlia! Mi fai schifo!”
“L’abbiamo
incontrata qui fuori…” sbuffò Shikaku
grattandosi la testa in un modo terribilmente somigliante a quello del figlio “Credevamo
che fosse al corrente del fatto che la nipote si trovasse a Konoha
e invece…”
“Quella non
è mia nipote! Io non ho nipoti!!” scattò verso l’uomo come una vipera la
signora Haruno.
Tutti quanti
si accigliarono, Naruto e Hinata
compresi, nell’intuire che cosa significavano quelle parole: la famiglia Haruno non voleva accettare Moriko,
rea di essersi macchiata di omicidio a soli 4-5 anni.
Solo Sasuke sembrò notare una piccola incongruenza tra le parole
della signora Haruno e quelle di Sakura.
Non ho nipoti?
“Itokosan?”
La voce
debole e preoccupata di Moriko dall’altra parte della
porta accanto a loro, fece voltare all’unisono i presenti.
Oh no…
pensò terrorizzata Sakura, guardando sua “madre” accigliarsi dopo aver udito la
voce della cugina … se vede Moriko e si lascia sfuggire qualcosa è la fine.
Non passò
molto prima che Riiki Haruno
si liberasse malamente dalla presa della madre di Shikamaru
ed entrasse peggio di un uragano dentro la stanza d’ospedale, sotto gli sguardi
terrorizzati delle infermiere e degli altri presenti.
Temendo il
peggio i coniugi Nara si guardarono a vicenda per poi
seguire a ruota la donna, venendo poi imitati dai più giovani. Dentro la stanza
la signora Haruno si era fermata a pochi passi dalla
branda di Moriko, che, vedendo entrare nella stanza
quella strana signora si guardò attorno spaesata, incontrando lo sguardo di
Lee, confuso almeno quanto lei.
“Mamma!”
urlò Sakura mentre entrava nella stanza, temendo il peggio, ma così facendo
fece capire almeno in parte la situazione alla cugina.
La nuova mamma di Itokosan?
Si domandò studiandola meglio con lo sguardo per poi sorriderle amichevole.
“Ohayo gozaimasu, oba-sa-..” fece per dire prima di venire interrotta
dalla mano della signora Riiki, scesa impietosa sulla
sua gota sinistra. La ragazza guardò incredula le pieghe bianche delle lenzuola
che l’avvolgevano, percependo sottopelle, laddove la mano della nuova arrivata
aveva colpito, insieme alla sensazione di bruciore palpitante, dovuto
all’arrossamento, anche qualcosa di bisbigliante, quasi un insieme di sibili
irosi.
“MORIKO!” urlarono
all’unisono Shikamaru, Kiba
e Sakura, vedendo quello che era successo, i primi accorrendo verso la
compagna, la seconda scattando in direzione della madre, afferrandole il
braccio e tirandolo indietro con quanta più forza riuscirono ad accumulare le
sue esili mani.
“Adesso
basta mamma smettila!” esclamò disperata, serrando gli occhi, conscia che
quelle parole non sarebbero bastate a fermare l’ira della sua madre adottiva.
A darle
conferma fu la spinta che ricevette da parte di quest’ultima, finendo malamente
sul pavimento.
“Stai zitta,
stupida! Se aspetti che permetta a questo mostro di chiamarmi zia ti sbagli di
grosso! Non l’accetterò mai nella mia famiglia!MAI!”
Quelle
parole furono la goccia che fece traboccare il vaso per Shikamaru
e Kiba, che, accorsi al fianco della loro compagna,
si accigliarono quasi contemporaneamente, squadrando minacciosi la signora Haruno.
“Che cazzo
sta dicendo?!” sbottò Kiba, mostrando i canini
leggermente più sviluppati del normale, attirando così l’attenzione della
diretta interessata. “Non ha alcun diritto di chiamarla mostro!”
“La chiamo
come mi pare e piace moccioso!” ribatté di tutto tono l’altra, lasciando
scandalizzati i due coniugi Nara e i ragazzi
presenti.
Che donna insopportabile. Pensò Sasuke accostandosi di più alla sua compagna, accorgendosi
che aveva cominciato a tremare vistosamente, come quella volta in cui lui, Naruto e Kakashi l’avevano vista
dare un pugno ad un albero in preda ad una crisi isterica.
Sakura?
È una vera vipera. Si disse
invece Naruto guardando con ostilità la madre di
Sakura.
“Questo mostriciattolo…” continuò Riiki Haruno indicando con un dito la ragazza dai capelli verdi,
che ancora non alzava lo sguardo dalle coperte del letto “… vuole entrare a far
parte della mia famiglia solo per poterla distruggere meglio! ”
A quelle affermazioni
tutti sbarrarono gli occhi increduli e Sakura cominciò a tremare più forte di
prima, preoccupando sempre di più Sasuke e Naruto che cominciarono a scuoterla, intimoriti.
Sta diventando paranoica…
pensò inquieto Shikaku, osservando insieme alla
moglie la scena.
A quel punto
Shikamaru, fino ad allora rimasto zitto, non ebbe più
la volontà di tacere un minuto di più.
“Lei crede
di sapere cosa pensa Moriko?” chiese lentamente, ma di
certo non in modo calmo, facendo bloccare il braccio della donna a mezz’aria.
“Se è così… deve essere molto intelligente…
visto che è riuscita a capire cosa pensa una bambina di cinque anni.” Terminò
quasi con tono sarcastico il giovane Nara, sfidando
con gli occhi la signora Haruno, che rimase stordita
da quell’affermazione.
“Bam- bambina?” balbettò l’altra inarcando un sopracciglio e
guardando con più attenzione la ragazza, non capendo a cosa si riferisse.
Lo sbuffo di
Shikamaru invase l’aria, non appena realizzò che la
donna dai capelli neri non sapeva assolutamente nulla della condizione mentale
della ragazza.
“Moriko non ha avuto modo di sviluppare le proprie
conoscenze in questi anni…” disse quasi annoiato,
tornando alla sua solita espressione assonnata “… e per questo è rimasta
mentalmente una bambina di 5 anni.”
Riiki Haruno tentennò confusa da
quelle parole, indietreggiando di mezzo passo.
“Già!...”
intervene prontamente Kiba ancora accigliato “Come
potrebbe mai pensare di distruggere la sua famiglia!?”
“D-demo…”
“Quando lei
è entrata Moriko la stava per chiamare obaa-san.” Riprese il giovane Nara
guardando con fare sconsolato Moriko, ancora con la
testa china “Le stava offrendo il suo affetto, chiamandola obaa-san…”
in un attimo la sua espressione ritornò accigliata e si voltò nuovamente verso
la donna, fronteggiandola con gli occhi. “ … e lei l’ha schiaffeggiata.”
“Questo…questo non cambia nulla. Io non la voglio nella mia
famiglia. Per me…” disse scoccando poi
un’occhiataccia a Sakura, che intanto nascondeva il proprio viso sulla spalla
di Naruto “… e Sakura non sarà altro che
un’estranea.”
Così dicendo
girò i tacchi e fece per andarsene , per poi fermarsi qualche istante vicino a
Sakura, Sasuke e Naruto che
la osservarono corrucciati e per nulla amichevoli. Solo quando Riiki fu sul punto di posare la mano sul pomello della
porta, la voce di Sakura ruppe il silenzio debolmente e quasi con un sussurro.
“È mia
cugina.”
La signora Haruno si voltò verso la figlia incredula e scandalizzata,
come se non avesse mai pensato di sentir dire una cosa tanto assurda.
“Co-cosa hai detto?!”
Di risposta
Sakura fece riemergere il proprio volto dalla spalla del biondo e guardare con
sfida la donna davanti a lei.
“Moriko è mia cugina!!!!” urlò con quanto fiato il nodo alla
gola le permise di raccogliere “E io non permetterò a nessuno di portarmela
via!!”
A quelle
parole sui volti dei presenti, tranne quello di Riiki,
ovviamente, si formò un sorriso soddisfatto che incoraggiò la ragazza ad andare
avanti, senza permettere alla propria avversaria di ribattere.
“Ha sofferto
più di tutti in famiglia!” disse, ripromettendosi mentalmente di scegliere bene
le parole “E ha rischiato la sua vita per proteggermi! Tu potrai anche dire di
non conoscerla, ma io non lo farò mai! Mai! E se vuoi puoi anche disconoscere
anche me! Non m’importa!”
Tanto quel nome non è altro che una delle
tante bugie.
Yoshino Nara sospirò sollevata e
soddisfatta, poggiando ambedue le mani sui fianchi, mentre dietro di lei suo
marito alzava il pollice in direzione del figlio in segno di vittoria. Dopo
aver lanciato un’occhiata acida a tutti i presenti, e non trovando alcun
appoggio da nessuno di essi, Riiki si voltò, uscendo
dalla stanza sbattendo la porta.
Vedendosi
liberare dalla presenza opprimente della madre, Sakura cominciò a piangere,dapprima
singhiozzando debolmente, poi curvando la schiena, nascondendo il viso tra le
mani.
Gli furono
subito accanto i suoi compagni, Sasuke e Naruto in primo luogo, che l’abbracciarono, sussurrandole
qualche parola incoraggiante.
“Coraggio
Sakura è andato tutto bene!” ridacchiò un poco forzatamente l’Uzumaki, scompigliandole amichevolmente la chioma rosata.
“Avanti, è
tutto finito” aggiunse accanto Sasuke,
picchiettandole la spalla con una mano.
La ragazza
alzò lo sguardo ancora lacrimante, sorridendo debolmente alle parole dei due
compagni, sentendo però l’impellente di spostarsi da loro non appena la sua
pelle percepì le dita di Sasuke abbandonare la sua
spalla lasciando su di essa come la sensazione di una scottatura.
Si voltò
velocemente , nascondendo alla bene e meglio il volto che, oltre ad essere
percorso dalle lacrime, era anche arrossito.
“Moriko-chan, Daijobu?” chiese
posando delicatamente le mani sulle coperte del letto e sporgendosi verso la
ragazza, ancora intenta ad osservare con l’occhio sinistro sbarrato le pieghe
che le lenzuola creavano attorno alle sue gambe.
Il capo di Moriko annuì lentamente senza che dalla bocca di questa
giungesse alcun tipo di suono. Nella stanza tutti quanti videro la manina
pallida della ragazza risalire lentamente e tremante fino alla guancia colpita
e leggermente gonfia per poi poggiarvisi
delicatamente, accarezzandola come si fosse trattato di un animaletto ferito.
Shikamaru e Kiba si avvicinarono
ancora di più alla loro compagna per poi vederla alzare il volto e mostrare a
tutti un’espressione che oscillava tra lo spaventato ed il confuso. Dall’occhio
verde giada di Moriko, avevano cominciato a sgorgare
sempre più velocemente delle piccole gocce d’acqua.
“Itokosan…” sussurrò, mentre sotto le proprie dita Shikamaru percepì un leggero tremore proveniente dalle
spalle della ragazza, che ora guardava la cugina quasi supplicante, “…mi fa male tutto.”
Sakura
rimase immobile a contemplare l’immagine della cugina, cominciando a sudare freddo
alla base del collo. Fu solo grazie alla grande forza di volontà di cui era
dotata che riuscì a sorridere con fare pressoché naturale ed a posare una mano
sulla testa della ragazza, accarezzandola rassicurante.
“Tranquilla Moriko non è niente, passerà.” Disse dolcemente per poi
farle scivolare le proprie braccia attorno alle spalle.
L’altra
annuì, tuffando la testa nell’incavo del collo della rosa, finché il tremore
non passò e si sentì in grado di rialzare il capo ed incontrare lo sguardo di Shikamaru e Kiba, ancora accanto
a loro.
“Shikamaru nii-san…” disse la ragazza, facendo sussultare sorpresi la
madre ed il padre di quest’ultimo “la kaa-san di Itokosan era molto arrabbiata?”.
Il giovane Nara sbuffò grattandosi la testa con fare seccato,
prevedendo già altre complicazioni: i suoi genitori non sapevano ancora che Moriko lo aveva praticamente adottato come fratello e
scoprirlo in quel modo non avrebbe reso sua madre molto contenta, già si
immaginava la scenata che avrebbe fatto da lì a pochi minuti.
Che seccatura…
“Un po’…”
rispose noncurante il giovane Nara adocchiando poi
con fare disinteressato sua madre e suo padre, trovandoli intenti ad osservarlo
perplessi.
Kuso… lo sapevo che oggi non dovevo alzarmi
dal letto. Pensò Shikamaru sotto gli sguardi interrogativi
di Moriko e Sakura, voltandosi per evitare di
guardare sua madre e suo padre.
Nel
frattempo Kiba era impegnato a cercare di tenere a
bada Naruto, insieme a Sasuke
e Shino, mentre Hinata si
premurava di impedire a Rock Lee di scendere dal letto.
“Io quella
strega la faccio a pezzi!”
“Calmati dobe. Non risolverai niente dando di matto!”
“Hinata lasciami! Quella donna ha osato mettere le mani
sulla mia futura cognata!”
“Lee-san… s-si calmi.”
Sakura
sospirò affranta, nel vedere tutto quel casino.
Spero che nessuna delle infermiere entri
nella stanza altrimenti ci butteranno fuori.
“Ora però il
problema più grande sarà dare un cognome a Moriko…”
disse Yoshino mentre lei continuava ad accarezzare
quasi distrattamente la testolina verde ed intricata dell’altra.
“… o non
potrà né partecipare alle missioni né restare dentro il villaggio.” Concluse
corrugando la fronte e posandosi una mano sotto il mento, attirando
l’attenzione di tutti.
La mano di
Sakura, intenta a pettinare i capelli della cugina, si fermò non appena la
signora Nara terminò di parlare ed il suo sguardo,
sbarrato come se avesse appena ricevuto un’idea illuminante, scivolò lentamente
sul volto di Shikamaru, che di tutta risposta
ricambiò stranito.
“Già, ma
quella vipera non acconsentirà mai a dare il proprio cognome a Moriko” bofonchiò Naruto, che
intanto aveva abbandonato i proprio propositi di vendetta sulla madre di
Sakura.
“È un bel
problema.” Affermò Shikaku con tono grave.
“Nara-san.” disse improvvisamente Sakura, facendo calare la
stanza nel più completo silenzio.
La rosa,
voltandosi verso i due coniugi, sotto lo sguardo incuriosito dei suoi compagni,
si alzò dalla brandina, abbandonando Moriko, anche
lei non poco sorpresa dalle azioni della cugina, ponendosi dinanzi a loro con
espressione decisa.
“Sakura?”
domando perplessa Yoshino, prima di vedere la ragazza
chinarsi in avanti.
“Onegai.” Disse prima di tutto la giovane Haruno per poi proferire quasi tutto d’un fiato
“Adottate Moriko.”
Per un
attimo la sola fu sovrastata da un comico DO-ON e tutti quanti, specie Kiba e Naruto, assunsero delle
espressioni decisamente poco adatte alle circostanze serie del momento.
“Sakura…” cominciò la signora Nara,
sorridendo forzatamente con tanto di gocciolina di sudore sulla tempia “Non
pensi di stare esagerando un po’…?”
“No che non
esagero!” rispose la rosa sempre rimanendo a testa china e senza permettere
alla signora Yoshino di terminare la frase.
È l’unico modo…
pensò … Moriko
non potrà rimanere qui se non acquista il cognome di una famiglia del
villaggio.
Strinse i
denti cercando di smettere di tremare, approfondendo di più l’inchino nei
confronti dei due coniugi, che ora la guardavano ad occhi sbarrati, intuendo
anche loro la serietà della situazione. Dietro di loro intanto Shikamaru, ancora vicino a Moriko,
era rimasto fulminato dalle parole dall’amica: in effetti Sakura non aveva
torto a dire di avere tutte le ragioni per chiedere ai suoi genitori di
adottare la ragazzina. Moriko era ancora minorenne,
senza genitori o tutori che fossero disposti ad occuparsi di lei e l’unico modo
per non farla cacciare via dal villaggio era farla adottare. Tuttavia, nel
sentire quella richiesta che sapeva di supplica, per un attimo ebbe l’istinto
di opporvisi, nel capire quello che sarebbe derivato da un’eventuale risposta
affermativa da parte dei suoi. Il giovane Nara si
strinse una mano sulla pancia, poco sopra la bocca dello stomaco, mentre con la
coda dell’occhio guardò la ragazza dai capelli verdi, in quel momento intenta
ad osservare intensamente la conversazione tra la sua Itokosan
ed i signori Nara.
Il sospiro
di Yoshino riempì la stanza, seguito dallo sbuffo del
marito, occupato nell’atto di grattarsi nervosamente la nuca. Quando Sakura
capì che era il momento di affrontare la decisione della signora Nara, alzò lo sguardo facendo appena in tempo a vedere la
donna posare ambedue le mani sui fianchi con espressione seria.
Per un
attimo l’Haruno ebbe l’istinto di deglutire per il
nervoso: la signora Yoshino era famosa per la sua
severità, oltre che per il fatto di essere colei che in famiglia dettava regole
ed eccezioni, e forse era per questo che per Sakura le possibilità che lei
accettasse erano molto remote.
Eppure,
quando le labbra della donna si distesero in un sorriso, tutti i suoi dubbi
furono dissipati in un soffio.
Dal petto di
Yoshino proruppe una leggera risatina che, se per
Sakura era simile a quello di un angelo salvatore, per Shikamaru
ed il signor Shika era più al solito ghigno che
preannunciava una seccatura in più.
“In fondo…” disse la donna attaccandosi immediatamente al
braccio del suo adorato maritino, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi
enigmatici “… abbiamo sempre desiderato una figlia femmina…”
Un
gocciolone si formò sia sulla testa del padre sia su quella del figlio.
Ed il
braccio del signor Nara provò per forse la 4 volta
nella sua vita, la sensazione di essere quasi spaccato in due dalle dolci
manine della propria consorte.
“…, vero
AMORE?”
“SI’!”
rispose di getto il povero uomo, pregando l’altissimo Kami-sama,
di dargli la forza per sopportare chissà quanti altri anni di vita coniugale.
Intanto Shikamaru si era nascosto il volto con una mano per
l’imbarazzo, mentre gli altri gli facevano dei commenti del tipo:
“Hai sentito
Shika? Dovevi nascere femmina!” ridacchiava Naruto, meritandosi un pensiero omicida da parte dello shinobi delle ombre.
“Visto?” si
aggregò Ino con aria di superiorità anche lei senza
riuscire a trattenere le risate.
“Non
preoccuparti Shikamaru…” aggiunse Kiba con un ghigno a
trentadue denti “… nessuno nasce perfetto.”
“Ti do un
altro pugno se vuoi…” sussurrò velenoso l’altro in
risposta facendo indietreggiare intimorito l’altro.
Sakura
sorrise per poi buttarsi letteralmente al collo di Moriko,
abbracciandola con uno slancio tale da rischiare di farla cadere all’indietro
sulla branda.
“Moriko!” esclamò la rosa sentendosi gonfiare il cuore di
sollievo, mentre alzava di nuovo il viso per incontrare l’occhietto leggermente
appannato della cugina.
“Moriko, avrai di nuovo una mamma!Sei contenta?” chiese
dolcemente la giovane Haruno, sentendo gli occhi
inumidirsi appena ed inclinando la testa di lato, per guardarla meglio
attraverso quello strato acquoso che le aveva annebbiato la vista.
Moriko non reagì subito, ma, appena riuscì a focalizzare
bene il significato delle parole dette dalla sua Itokosan,
allargò l’occhio sinistro per poi, sotto lo sguardo confuso di tutti, iniziare
a tremare, chinando la testa in avanti come pochi minuti prima, ostinandosi di
nuovo ad osservare il lenzuolo del letto.
“O-ohi, Moriko?” balbettò preoccupato
Shikamaru chinandosi verso di lei per riuscire a
guardarla in volto, ma quello che poté scorgere sul volto della ragazza fu solo
terrore.
“Moriko che hai?” chiese nel panico la rosa, poggiando entrambe
le mani su quelle della cugina, quasi non facendo caso al fatto che i signori Nara si erano avvicinati come lei al letto.
“Itokosan…” sussurrò con voce tremante la ragazzina “… la
mia nuova Kaa-san mi picchierà?”
Yoshino e Shikaku si scambiarono
un’occhiata di intesa.
“Ma no Moriko…” intervenne con voce dolce la donna, avvicinandosi
un po’ di più alla ragazza dai capelli verdi “… perché mai dovrei picchiarti?”
concluse sedendosi accanto a lei sulla branda, cominciando ad accarezzarle i
capelli.
“Perché…” cominciò Moriko
iniziando ad essero scossa da leggeri singhiozzi “…la kaa-san… di Itokosan … l’ha fatto.”
“Ma tu non
lo meritavi piccina.” Aggiunse Yoshino chiudendo gli
occhi ed appoggiando la propria guancia
sui suoi ricci leggermente ispidi e profumati di pino.
“Ma allora,…
perché l’ha fatto?”
Perché è un’arpia racchia e deficiente.
Fu il pensiero di tutti, Sakura compresa.
“Vedi Moriko…” cercò di spiegare Yoshino,
sforzandosi di trovare una giustificazione al comportamento odioso della
signora Haruno “ …ad alcune
persone, quando sono arrabbiate, capita di fare cose insensate.”
“Insensate?”
fu l’innocente domanda di Moriko che ora guardava la
signora Nara dritto negli occhi.
“Sbagliate.”
Rispose velocemente la donna sciogliendosi di fronte all’occhietto vispo e
pieno di vita di quella bambina rinchiusa in un corpo d’adolescente.
Moriko sbatté un paio di volte la palpebra per poi
allungare finalmente una mano sul braccio della signora Nara,
che a quel contatto inaspettato sussultò per poi distendere le labbra in un
sorriso che Shikamaru classificò come materno.
“Yoshino-san non mi picchierà, vero?”
“Certo che
no.”
“Neanche
quando farò qualcosa di brutto?”
“Esatto.”
“E
continuerà a volermi bene lo stesso?”
“Certo.”
Moriko distese le labbra in un sorriso luminoso, affondando
poi la testa nel petto della donna che, ormai calatasi completamente nel ruolo
di mamma, le circondò la testa con le braccia.
“Allora
posso chiamarla kaa-san?” domandò infine, continuando
a strofinare le guance sul petto della donna, godendosi il suo profumo che le
sembrò buono almeno quanto quello della sua kaa-san.
“Certamente,
piccina mia.”
Sakura si tappò la bocca con le mani per non
urlare di felicità e Shikaku si affiancò alla moglie
sorridendo come suo solito, scoccandole uno sguardo di dolce rimprovero, al
quale Yoshino reagì con un sorriso ammiccante.
“Bhe, benvenuta in famiglia…”
Shikamaru si lasciò scivolare lungo la parete opposta della
stanza con la schiena sconsolato, arrendendosi alla decisione dei suoi
genitori, con lo sguardo perso nel vuoto.
“… Moriko Nara.”
In quel momento
la porta della stanza si spalancò e sulla soglia apparve Kakashi-sensei
che si beccò da tutt un’occhiataccia significativa.
“Scusate, ma
mi sono…”
“Lei è in
ritardo, sensei!!!” urlarono all’unisono i presenti
puntando il dito contro il jounin.
Non era
stata una brutta idea scegliere di vivere a Suna:
l’aria era secca e calda come piaceva a lei e, anche se ogni sera trovava
sempre più granelli di sabbia tra i capelli, la cosa più importante era che…
C’è pochissima acqua…
pensò Coco sospirando di sollievo, mentre, appollaiata sul ramo di uno dei rari
alberi del villaggio, si godeva come al solito quei pochi ma preziosi momenti
di tranquillità che l’assenza delle persone durante l’ora di pranzo le dava.
Ogni giorno verso le dodici si recava sempre all’ombra di quel grande albero,
sfuggendo alla calura del sole che, a quanto pareva, non poteva fare a meno di
arrivare allo zenit proprio sopra il villaggio, dandole però il pretesto per stendersi
sull’albero con le mani dietro la nuca ed una gamba lasciata a penzoloni.
Molti
bambini delle case circostanti, e forse anche qualche adulto, vedendola ogni
giorno recarsi in nel loro cortiletto e mettersi a sonnecchiare come un gatto,
l’avevano battezzata “Kiiro Neko” a causa
dei suoi capelli biondi, totalmente diversi da quelli scuri della gente locale.
Verso una certa ora infatti i bambini, con gli stomaci ben pieni delle
leccornie che certamente le loro mamme avevano preparato, venivano a farle
visita facendole sempre le stesse domande, alle quali lei non rispondeva mai,
se non voltando loro le spalle con uno sbuffo.
“Kiiro Neko? Tu sei
un demone gatto?”
“Kiiro Neko? Come ti
chiami?”
“Da dove
vieni?”
“KIIRO NEKOOOO???”
Al solo
pensiero di quei ragazzini petulanti le veniva il malditesta.
Ora che ci
pensava però, non era passato molto tempo da quando era arrivata a Suna. Le venne istintivo mettersi una mano davanti al viso
e cominciare a calcolare il tempo trascorso alzandone le dita una per una. Sei
giorni? O due settimane? Bho. Non era mai stata brava
a contare.
“COCO
KUMOGIKO!!!”
Ma di certo Temari non era mai mancata un solo giorno.
La biondina
sbuffò, dopo che la voce della kunoichi le ebbe
perforato amorevolmente i timpani, e si voltò con la testa verso la ragazza,
fermando la gamba che aveva lasciato ondeggiare fuori dal ramo.
“Che vuoi Temari.” Domandò laconica in risposta, senza neanche
premurarsi di mettere né intonazione né sentimento nella domanda, ormai lei e
la ragazza ninja avevano instaurato un rapporto di reciproca tolleranza, dovuto
al fatto che, gli anziani del villaggio, o “i bacucchi con un piede nella
fossa” come li chiamava Coco, avevano deciso che sarebbe stata sorvegliata ed
ospitata da niente meno che la famiglia Subaku. A
Coco questa cosa non dava fastidio, Temari per lei
non era un gran problema: a lei bastava riuscire a tenere d’occhio Gaara.
Tuttavia,
c’era un punto su cui le due non riuscivano a rimanere indifferenti.
“Lo sai
benissimo cosa voglio, Coco.” Rispose con tono di minaccia la ragazza dai
quattro codini, tirando fuori dalla borsa attaccata alla sua vita una corda.
Coco corrugò
la fronte, intuendo quello che stava a significare quello strumento, ma non si
sarebbe lasciata catturare così facilmente. Con un ennesimo sbuffo si mise in
piedi sul ramo, con una mano sul tronco dell’arbusto e l’altra poggiata sul
proprio fianco, e continuò a guardare Temari con aria
annoiata.
“Tanto lo
sai benissimo come andrà a finire.” L’avvertì ricordando tutte le volte che era
riuscita a sfuggirle.
La kunoichi di Suna però sembrò non
averla ascoltata e tese il braccio che sorreggeva la corda in avanti, flettendo
intanto le gambe, pronta a saltarle addosso.
“Ti
assicuro, Coco, che sia con le buone o
con le cattive… ”
Le due si
guardarono dritte negli occhi. Giada contro smeraldo.
Temari caricò in avanti verso l’albero, brandendo tra le
mani la corda.
“riuscirò a
portarti via da qui…”
A pochi
metri dalla pianta saltò in avanti, e la biondina si preparò a scansare
l’assalto della più grande.
“… e ti
costringerò a fare quel cavolo di bagnooooo!!!”
terminò con un urlo Temari pronta a legarla come un
salame e riuscire ad immergerla, per la prima volta in più o meno due
settimane, nella vasca piena d’acqua profumata che le aveva preparato a casa.
Purtroppo,
come aveva previsto, il suo primo attacco andò a vuoto e la sua preda scese dal
ramo invertendo così le posizioni: ora era lei sul ramo dell’albero e Coco era
per terra, che la guardava per nulla preoccupata, anzi, era quasi scocciata.
“Perché non
la pianti con questa storia e rinunci una buona volta, Temari?”
chiese, chiudendo un occhio ed inclinando la testa di lato.
“Perché sono
arcistufa di dover pulire da sabbia e sporcizia le lenzuola puzzolenti del tuo
letto!” ribatté con una vena sulla testa Temari,
puntandole un dito contro.
“Problemi
tuoi.”
“Quanto
tempo è che non ti lavi? Eh? Puzzi come se avessi litigato con il sapone da
anni!!!”
“Affari
miei” Fu la risposta altamente menefreghista di Coco che, mettendosi le mani
dietro la nuca, si voltò facendo per andarsene.
A quel gesto
Temari ritornò seria e digrignando i denti sussurrò
con determinazione:
“Non
riuscirai a sfuggirmi stavolta.”Si rilanciò all’attacco, arrivando con un salto
sopra la ragazzina che le voltava le spalle. La kunoichi
brandì meglio la corda, pronta a bloccare l’altra, ma all’ultimo momento la
ragazza dalle due codine fece un piccolo salto di lato, senza neanche
premurarsi di abbassare le braccia, ancora comodamente poggiate dietro la
testa. In questo modo Temari ri
ritrovò sotto il vuoto e prossima ad una rovinosa caduta, ma fu proprio in
quell’attimo in cui era ancora sospesa a mezz’aria che sorrise vittoriosa ed
urlò:
“Ora, Kankuro!!!”
A quelle
parole gli occhi di Coco si spalancarono di sorpresa e di orrore. Uno
spostamento d’aria dietro di lei la fece voltare, ma l’unica cosa che fece
appena in tempo a vedere fu Kuroari con la propria
parte cava spalancata, prima di sentirsi trascinare da dei fili invisibili
dentro di essa e vedere scomparire la luce.
“Bel lavoro Kankuro!” disse Temari non appena
si fu rialzata, guardando il fratellino che ora era venuto fuori da dietro
l’angolo di un edificio poco distante.
Il
marionettista sorrise avvicinandosi alla propria marionetta, che ora
imprigionava al suo interno Coco.
“Scusa Coco,
ma anche io non sopporto più di ritrovare il divano pieno di sabbia.” Furono le
sue scuse.
“Liberami
immediatamente Faccia-truccata!!!” fu invece il dolce
ringhio di risposta della loro prigioniera.
“Non prima
di averti fatto fare un bel bagno, signorinella.” Ridacchiò Temari
facendo cenno a Kankuro di andare.
“LIBERATEMIIII!!!”
Appena giunti a casa Subaku
i due fratelli maggiori videro il fratello minore seduto sul divano del
soggiorno, com’era solito fare tutte le volte che tornava da una missione. Kankuro e Temari dovevano
ammettere che, da quando avevano fallito la missione a Konoha,
il loro fratellino non sembrava più lo stesso, anzi più tempo passava, più si
dimostrava umano ai loro occhi. La maggiore era persino indecisa se credere che
la presenza di Coco avesse avuto un’ulteriore influenza sul carattere di Gaara, come del resto anche con loro.
Quando il
rosso sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi, voltò leggermente la testa
verso di loro, ostentando la solita indifferenza e compostezza anche quando
vide Kuroari camminare, ovviamente manovrata dalle
dita di Kankuro, ed infine fermarsi in mezzo al
salotto.
A quella
vista Gaara si rivolse verso la sorella domandandole
laconico:
“Siete
riusciti a prenderla?” la domanda aveva un non so che di sorpreso.
“APRITEEEEEEEE!!!!”
fu la risposta che proruppe dalla pancia della marionetta.
Temari e Kankuro sorrisero, per
nulla turbati dagli insulti che Coco stava rivolgendo loro dall’interno della
sua prigione.
“Esatto.”
Rispose Temari orgogliosa di se stessa e della sua
trovata geniale, per poi rimboccare le maniche del proprio Kimono ed avvicinarsi
alla marionetta.
“Bene
fratellino.” disse la ragazza rivolta al più giovane “Al mio tre apri Kuroari. Gaara, l’acqua della
vasca è ancora calda, vero?”
Il rosso
annuì, ma Temari non fece in tempo a vedere la risposta
del fratellino poiché Coco aveva cominciato ad urlare come un indemoniata,
facendola saltare sul posto per lo spavento.
“PROVA AD
APRIRE DI UN SOLO MILLIMETRO E GIURO CHE PRIMA TI
STACCO UN DITO A MORSI E POI TI FULMINO! CHIARO???!!!”
Un gocciolone
apparve sulla testa dei tre fratelli. Com’era facile far sì che Coco si
contraddicesse da sola.
Tuttavia ora
il problema era un altro: ormai conoscevano abbastanza bene Coco da sapere che
non stava bluffando e che non appena Temari avesse
fatto per tirarla fuori dalla marionetta, avrebbe fatto loro provare cosa
significasse essere percorsi da una scarica elettrica da 1000 Volt.
Come evitare
che gli ammazzasse sul colpo?
Temari si mise la mano sotto il mento, corrucciando la
fronte e Kankuro fece lo stesso, incrociando le
braccia al petto.
Poi
l’illuminazione.
Gaara si sentì improvvisamente al centro dell’attenzione.
“Nani?”
“TRADITOREEE!!!”
urlò Coco, mentre il suo corpo era bloccato da un vortice di sabbia che, oltre
ad impedirle di fulminare quei due idioti dei suoi sorveglianti, la stava
trasportando verso la peggiore delle condanne: la VASCA DA BAGNO.
Gaara però, sempre rimanendo impassibile e glaciale, non
esitò di un centimetro, continuando a camminare in direzione della “sala delle torture”. Già, perché il
bagno dei Subaku non era una semplice stanzetta con
una normalissima vasca 2,0 metri per 0,50. No. Loro, essendo i figli del
defunto Kazekage avevano uno stanzone con una vasca
talmente grande da poterci nuotare dentro.
“Gomenasai.” Fu la
risposta del rosso.
Gli occhi
della ragazzina a quelle parole assunsero un taglio felino e da un angolo della
bocca sembrò spuntare un canino.
“Non
raccontare stronzate! Basta! Me ne frego!! Non appena mi avrai liberato
ammazzerò anche te! ” disse con quanto fiato ancora le rimaneva, riuscendo però
solo a scuotere la testa nel suo tentativo di divincolarsi dalla sabbia del jinchuuriki.
“Siamo
arrivati!♥” disse
improvvisamente Temari con un sorriso radioso mentre
spalancava la porta della stanza.
Coco
impallidì: era tutto lucentissimo e pulitissimo, come se avesse aspettato
soltanto lei per sfoggiare il suo più sadico benvenuto.
“C-chotto matte, Temari!”
balbettò vedendo la vasca farsi pericolosamente sempre più vicina, ma fu
accuratamente ignorata. “Temari!”
incalzò nuovamente mettendosi un po’ più di rabbia.
Temari però si voltò su di lei con un ghigno talmente
sadico da farle luccicare persino gli occhi con aria sinistra e l’immagine
della ragazza era resa più lugubre anche dal fatto che si stava infilando un
paio di guanti di gomma.
“Nani..?” chiese la kunoichi
con voce tetra, facendole provare per la prima volta nella vita cosa
significasse sentire i brividi percorrere lungo la schiena.
I capelli le
si rizzarono letteralmente, assumendo un’aria ancora più ispida del normale.
Non la invidio per niente…
pensò Kankuro, rimasto in sala a pulire Kuroari, con una gocciolina sulla tempia, ammettendo che a
volte sua sorella sapeva essere davvero tremenda.
Le mani
guantate di Temari poggiarono improvvisamente sul suo
viso.
“Ok Gaara, lasciala ed esci pure dalla stanza.” Disse la
ragazza con un sorriso che, anche se sembrava gentile, eguagliava quello di un
demone. Solo allora Coco capì a cosa
servivano i guanti.
Aveva progettato tutto fin dall’inizio
per lavarmi senza rimanere fulminata!!
“E mi
raccomando …” aggiunse Temari allargando di più il
sorriso “… chiudi la porta a chiave.”
Quando Gaara, ubbidendo docilmente agli ordini della sorella
maggiore, ebbe richiuso dietro di sé la porta, serrandola ermeticamente
dall’esterno, Coco seppe di essere finita in un bruttissimo incubo.
Con quel
poco di coraggio che ancora le rimaneva, la biondina alzò lo sguardo su quello
di Temari, sfidandola.
“Non
penserai davvero che mi arrenda vero?”
“Ah, no?”
chiese l’altra stringendo di più la presa attorno la sua testa “Io invece penso
di sì!”
In un attimo
Coco si sentì trascinare per il cranio e si ritrovò a con il viso a pochi
centimetri dalla superficie dell’acqua.
A quella
vista il suo cervello andò completamente in tilit. Le
sue pupille si dilatarono, il suo corpo cominciò a sudare freddo ed
istintivamente le sue braccia cominciarono a mulinare a vuoto, nel tentativo di
trovare qualche appiglio attorno a sé.
[“Mamma!”
Muori
maledetta puttana! Muori!
“Mamma!”
MUORI!]
“MAMMAAA!!!!!”
Quell’urlo
riecheggiò per tutta la casa, lasciando sia Temari
che i suoi fratelli nell’altra stanza, completamente atterriti. La kunoichi di Suna sentì sotto le
sue mani il corpo di Coco iniziare ad essere scosso da delle leggere
convulsioni e solo quando vide delle gocce d’acqua cadere dal suo viso al
pavimento, si decise a lasciarle la testa.
Non appena
le mancò l’appiglio, Coco cadde a carponi per terra, ansimando come alla
ricerca disperata di ossigeno, i capelli, i cui lacci si erano improvvisamente
rotti nello stesso momento in cui aveva urlato, le ricadevano sulle spalle.
“Coco..?”
disse incredula Temari, avvicinando una mano verso la
sua spalla “…tu hai…?”
“NON
PARLARE!” disse la più giovane scacciando via la mano dell’altra, dirigendosi
poi con uno scatto verso la porta.
“GAARA!”
sbraitò non appena vi fu davanti, cominciando a scuoterla per il pomello, senza
però ottenere alcun risultato “APRI!APRI!VOGLIO USCIRE!”
“Hai paura
dell’acqua?”
Alle parole
di Temari, ancora ferma in mezzo alla stanza, Coco si
fermò di botto, smettendo ci cercare di forzare la porta e sbarrando gli occhi.
Quando si
voltò a guardarla piena di rabbia però aveva già la vista offuscata dalle
lacrime che le stavano scendendo sopra le gote.
“Ti odio…” sibilò quasi forzando quelle parole ad uscirle dalla
gola.
“Ti odio.” Ripetè lasciandosi scivolare a gambe divaricate sul
pavimento, totalmente sconfitta.
“Ti odio. Ti
odio. Ti odio…TI ODIO!”
“E perché?”
chiese Temari chinandosi davanti a lei.
Lei si coprì
il viso con una mano, per impedirle di vedere quelle schifose scenderle ancora
dagli occhi.
“Perché…perché…” balbettò istintivamente non riuscendo però
a trovare le parole per esprimere la sua rabbia, il suo odio … il suo dolore.
“Perché tu
non ascolti!!” disse infine alzando ancora di più la voce.
“Non mi
chiedi mai perché … non voglio farlo!!”
Alla prima
mano che le copriva il viso si aggiunse le seconda.
“Perché non
mi hai chiesto il motivo? Ti odio.”
Se avesse
alzato lo sguardo avrebbe visto gli occhi di Temari
addolcirsi, una cosa piuttosto rara per una come lei, e la sua mano poggiarsi
sulla sua spalla destra.
“Che ne dici
allora di parlarne?”
I singhiozzi
di Coco iniziarono a diminuire gradualmente.
“Io ti lavo
e tu decidi come.”
Gli occhi,
ancora un po’ arrossati, ma stranamente tornati alla solita espressione
accigliata, incontrarono quelli smeraldini dell’altra.
“Ok?”
Coco nascose
la testa da una parte, sperando che il leggero rossore sulle sue guance non
avesse attirato l’attenzione di Temari.
“D’accordo”
sbuffò burbera, provocando in Temari l’istinto di ridere
dalla gioia.
Aveva appena
compiuto un passo da gigante per migliorare la loro convivenza in famiglia.
“Ma non
appena finiamo, fulmino Gaara e Kankuro.”
Come non detto.
Però…
Almeno non mi ha compreso tra quelli da
fulminare.
E Kankuro e Gaara, accorsi accanto
alla porta per sentire quello che succedeva, trovarono molto saggio uscire di
casa il più un fretta possibile per riuscire a trovare un nascondiglio degno di
questo nome.
Continua….
Note di
TRADUZIONE:
Doshite: [doosc’te] Perchè?
Riiki: Porro. Eh,
sì. La madre di Sakura l’ho voluta battezzare con il nome di un ortaggio.
Perché? Ma perché oltre a voler dare l’idea di qualcosa di odioso volevo anche
dare quella di qualcosa di mediocre! Ci sono riuscita? Spero di sì! ^^
Kiiro Neko: Gatto
giallo. E sì! Il soprannome di Coco è davvero quello di gatto! Voi gliene
avreste dato un altro? XD
Attenzione:
dato che tutte le parole giapponesi inserite sono state citate anche negli
altri capitoli, ho ritenuto opportuno non ripetere le note di traduzione, visto
che ogni volta diventano sempre più lunghe!
LA CANZONE
CHE FA DA ENDING A QUESTA SERIE DI CAPITOLI È :
Angela Aki - Our Story [La Nostra
Storia] cercatelo ed ascoltatelo su Youtube! È anche
sottotitolato in italiano! *_*
CAPITOLO
EXTRA-CHIBI: Il regalo
Quando tutti
se ne furono andati dalla stanza di Rock Lee e Moriko,
gli unici a rimanervi furono Ino, Sakura, Shikamaru e Naruto, ma in quel
momento, stranamente, l’attenzione della ragazza dai capelli verdi era stata
attirata da qualcos’altro .
“Itokosan. Cos’è questo pacchetto?” chiese la ragazza
mostrando quel groviglio di carta regalo infiocchettato malamente, che per
Sakura aveva tutta l’aria di essere il risultato del maldestro tentativo di
qualcuno di impacchettare un oggetto.
“Sembra un
regalo.” Azzardò Ino avvicinandosi con sguardo
critico all’involucro deforme, venendo poi imitata da Sakura, che annuì,
trovandosi pienamente d’accordo con la bionda.
Specialmente sul sembra…
“E per
chi?”aggiunse, corrugando leggermente la fronte, Moriko,
guardando prima la sua Itokosan, poi Ino-san, Naruto-san e per ultimo
il suo Shikamaru nii-san,
che stava osservando con fare annoiato l’obbrobrio di carta che lei stava
tenendo tra le mani.
“Non so Moriko…” cominciò Sakura per poi essere interrotto dalla
voce squillante di Rock Lee.
“Su che
comodino era?”
Istintivamente
la ragazzina puntò una delle sue manine pallide, abbandonando il regalo alle
cura di solo una di loro, verso il proprio comodino.
Tutti
rimasero ammutoliti, avvertendo odore di guai. Persino un corvo sembrò passare
nella stanza, gracchiando “Male. Va male! Gra!”
“Siamo
sicuri che non sia una bomba?” chiese un tantino preoccupato il giovane Naruto, assottigliando gli occhi e voltandosi con fare
quasi meccanico verso Sakura, che di tutta risposta gli diede un pugno in
testa.
“Iteeee!!!”
“Io dico che
non c’è nulla di cui preoccuparsi,…” intervenne Shikamaru
“…, sicuramente è stato uno della nostra classe a portarlo e non ha voluto
farsi vedere …” indicò il suddetto pacchetto (?) “… per una ragione che
possiamo ben intuire.”
“E bravo il
nostro Shika! Allora lo usi il tuo QI quando puoi!”
esclamò ammirata Ino, provocando però lo sbuffo
seccato dell’altro.
“Mendosuke.”
“Uff.
Permaloso.”
“Allora che
aspetti Moriko? Aprilo. Aprilo.” Si intromise Naruto con un bernoccolo che gli spuntava dai capelli,
buttandosi quasi sul letto, prossimo a perdere conoscenza.
Moriko però, per nulla turbata dal comportamento eccessivo
del biondo, sorrise per poi dedicare tutta la propria attenzione al regalo,
cominciando prima a scuoterlo, poi a rigirarselo tra le mani per trovare il
punto dove cominciare a scartarlo.
Finalmente,
dopo un buon quarto d’ora di tentativi su tentativi e di carta su carta, Moriko riuscì a portare alla luce il contenuto del
pacchetto.
“Kawaii!!” esclamarono all’unisono Ino
e Sakura, per poi fulminarsi a vicenda e cominciare a litigare sul fatto che
una doveva aver per forza copiato l’altra.
Intanto Moriko teneva tra le mani un piccolo gattino di pezza, completamente
nero e con due occhioni grandi e verdi che lo rendevano ancora più dolce di
quanto già non fosse, guardandolo inclinando un po’ di qua ed un po’ di là la
testa per osservarlo meglio.
“Ma chi
l’avrà portato?” si domandò ad alta voce il biondino, incrociando le braccia
“Forse Hinata…”
Moriko intanto continuava a guardare insistentemente il suo
nuovo peluche, senza mai togliergli l’occhio di dosso. Poi vi affondò il viso,
attirando l’attenzione di Shikamaru, Sakura, Ino e Naruto. La seconda fu
l’unica a scorgere, tra il materiale morbido del pupazzo ed i suoi capelli,
l’iride acquosa e cieca della cugina.
“…”
“Moriko?”
“È stato Kiba-san.”
“EEH?”
esclamarono all’unisono tutti, per poi vedere Moriko
rialzare il viso, mostrando loro un sorriso sicuro e sincero, per poi
ridacchiare silenziosamente.
Il mio primo peluche.
AnGoLo della AuTrIcE:
Sniff sooooob, sono commoooossaaaa!!Bhoooooffff!! (si
soffia il naso)
(spuntano da
dietro un angolo le tese incuriosite di Moriko,
Sakura e Coco)
Moriko: Ma che cos’ha Autrice-san?
Sakura(facendole
pat pat sulla testa):
Niente Moriko, è solo felice.
Moriko: E perché?
Sono riuscita a terminare questo capitolooooo! Soooob!!!
Coco: Io
l’ho sempre detto che è una decerebrata.
(Un enorme
martello da 10 tonnellate scaraventa Coco sul pavimento.)
Sakura(poggiando
per terra il martello): Una decerebrata che ti ha dato vita. Baka.
Coco
(allungando una mano in segno di richiesta d’aiuto): It..ite..
Ventitré pagineeeee!!
SNIFFFFFFFFF!!!
Sakura:
Comunque credo che così sia sufficiente Autrice! Basta piangere!
SNIFF.
Moriko(coccolando la testa dell’autrice): Coraggio Autrice
–san, siete stata molto brava.
Moriko! Sniff! Sei il
mio personaggio più riuscito. Ti adoro.
Moriko sorride mentre l’autrice se l’immagina avvolta da un
turbinio di luci angeliche.
Coco
(spuntando dal nulla con un bernoccolone in testa.):
Ok, ora basta sentimentalismi. Voglio delle risposte.
Eh?
Coco(avvolta
da scariche elettriche inquietanti): Come hai potuto farmi catturare ed
addirittura piangere davanti ai lettooooriiiii!!!???
(l’autrice
si rifugia dietro Sakura) HELP!
Coco:
MALEDETTAAAA!!!
Ok
rimandiamo ad un’altra volta, in questo momento l’autrice è troppo impegnata a
fuggire dall’ira funesta di Coco.
Bye bye!
ANTICIPAZIONI:
Finalmente Moriko è stata ufficialmente adottata dai Nara! Ehi ma che cosa ti prende Shikamaru?
Perché guardi Moriko in quel modo? Ehi! Non ti
avvicinare così! Ehiiiiii!?
E adesso che
cosa vuoi Sasuke? Moriko
non si trova più!
“Sakura, che
cosa stai cercando di nascondere?”
Intanto a Suna, Coco comincia finalmente ad ambientarsi! Ma … a quale
prezzo?
“Toglietemi
di dosso questo obbrobriooooo!!”
Tre figure
misteriose si aggirano per il deserto? Chi sono?
“Il tempo
stringe nee-san, non c’è più tempo. ”
“Mi
riprenderò quello che mi hai tolto Sakura.”
Nel prossimo
capitolo di Naruto Shippuden- Nana Hana, “Amore e Odio”
i vostri cuori si riempiranno ancora di emozioni!!
NON
PERDETEVELO!!!
“Presto ci
rincontreremo, sorellina mia.”