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Autore: SunVenice    20/09/2009    6 recensioni
“Itokosan!” Gliel’ho promesso! Ho promesso che ci saremmo riviste! Sono sicura che se non mantengo la parola Lei piangerà! Lei non merita di piangere! “Rivoglio la mia Itokosan!!!” Vi prego lasciatemi andare da Lei!!!. Attenzione possibili Spoiler ed alzamento di Rating in futuro! La storia é anche una trascrizione dello storyboard di un Fanmanga pubblicato su Deviantart. [sono viva! Rallentata a causa dagli esami imminenti ma comunque viva ed attiva! Stato del 25° capitolo: 0%; Cambio del titolo, motivo spiegato nel mio account]
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Risposte alle recensioni:

x Saretta x: Grazie per avermelo detto, devo ammettere che ogni tanto mi fa bene sentirmi dire che i miei personaggi sono IC. Spero di non essere troppo lenta ad aggiornare per i tuoi gusti!  ^^ kisskiss

Junkochan: 72/100!!!!! Evvai sono passata, e tra pochissimo…UNIVERSITA’! Evvai! Ti chiedo scusa per non aver aggiornato presto come credevo, ma in compenso il capitolo è più lungo. E c’è anche un piccolo omaggio alla fine! ^^ Buona lettura!

debbyuchiha: Grazie per le tue bellissime e chilometriche recensioni debby! ^^ Ogni volta che le leggo mi danno una grande soddisfazione! Devo ammettere che hai intuito! Bhe comunque ti piacerà sapere che ho aggiunto le anticipazioni! In questo capitolo ci saranno mooolti colpi di scena! Goditelo! Ciao!

kry333: Grazie grazie grazie! Y_Y Ormai riesco a dire solo questo… perché non ci sono parole per la tua comprensione! T.T Spero di aver dato ancora una volta il meglio di me in questo capitolo, L’ho adirittura revisionato e sconvolto un paio di volte! Buona lettura!!!

Rinoagirl89: Ed eccoti qui! Questo è il capitolo che stavi aspettando, ma non quello che volevi temo, ma non ti preoccupare! Come leggerai nelle ultimissime righe, sarà quello dopo a farti leccare i baffi!  Da adesso in poi si comincia ad entrare nel vivo!! XD Buona lettura LU!!!

E con questo ho finito! Buona lettura a tutti!!! ^O^

Capitolo 21: Famiglia

Kiba e Shikamaru avevano portato a turno sulle proprie spalle il corpo esanime della loro compagna fino a scorgere la carrozza sgargiante e pacchiana del daimyo da loro scortato. Nel vedere la propria meta i due ragazzi si guardarono a vicenda per poi urlare all’unisono, accelerando il passo:

Kurenai-sensei!!”

Subito dopo la kunoichi era comparsa al fianco della carrozza, accompagnata da uno scodinzolante Akamaru.

Shikamaru? Kiba? Nan.. Oh Kami-sama! Moriko! Che diavolo le è successo?” aveva detto scandalizzata la donna , portandosi  le mani al viso ed avvicinandosi spaventata alla propria allieva, beatamente addormentata sulle spalle del suo Shikamaru nii-san, nonostante la gamba rotta.

“Si è fratturata un ginocchio cadendo da un crepaccio, sensei! Dobbiamo assolutamente farla vedere da un medico!” disse prontamente Shikamaru depositando delicatamente a terra Moriko, facendosi aiutare dal compagno e dalla sensei.

Vide Kurenai scuotere la testa dopo aver esaminato il ginocchio ed assumere un’espressione grave, mentre dietro di lei Gakimata Satoshi si affacciava interessato dalla propria carrozza.

“Il ginocchio è completamente andato, ma non possiamo farla visitare, ora che siamo entrati nel territorio di Taki.”

“Ma sensei!!!” era prontamente intervenuto Kiba, allargando gli occhi ferini, furioso per quello che stava per dire Kurenai “Non possiamo aspettare la fine della missione per riportarla a Konoha!”

Kiba ha ragione, l’ultima cosa di cui ha bisogno Moriko è subire un attacco come quello di stamani.”

L’altro si voltò sbalordito verso Shikamaru, che aveva incredibilmente preso le sue difese.

Di tutta risposta l’esperta in genjutsu si rabbuiò ancora di più in viso.

“Credetemi io vorrei tanto poter dirvi di tornare indietro al villaggio seduta stante, ma non possiamo piantare in asso la missione proprio ora.” Aggiunse combattuta la donna dagli occhi scarlatti.

“Non si preoccupi, Kurenai-san-chan!” sopraggiunse improvvisamente la voce stridula e fastidiosa di Gakimata-sama, avvicinatosi a loro sventolando il solito ventaglio in maniera altezzosa e sorridendo viscido come al solito. Tutti loro, nessuno escluso,alzarono un sopracciglio ed emisero una lieve smorfia di schifo, vedendo quel lupo famelico squadrare voglioso il corpo inerme di Moriko.

“In che senso Gakimata-sama? Avete per caso con voi qualche medico esperto?”

Una risata falsettata gli fece storcere il naso: che uomo subdolo.

Nooo mia cara Kurenai-san-chan!” ridacchiò stranamente sincero il daimyo per poi ritornare a guardare con i propri occhietti neri la ragazza svenuta.

“Ma sono comunque disposto a dividere per il resto del viaggio la mia carrozza con questa bella signorina…” disse velocemente, mentre i quattro ninja, Akamaru incluso, sbarravano occhi e bocche scandalizzati.

“… in modo tale che voi non dobbiate preoccuparvi per il resto del viaggio. Mi occuperò io della nostra Moriko-chan.” Concluse infine avvicinandosi ulteriormente alla ragazza, ma venne prontamente fermato dal fido Akamaru, che si interpose tra lui e Moriko ringhiando ferocemente, e dalla mano, saldamente attaccata al suo polso, di Kurenai-sensei, ora più furiosa che mai. Non ci volle molto prima che il carrettiere avesse la visione, alquanto sconvolgente, del proprio signore a gambe all’aria, dopo essere stato spinto malamente all’indietro dalla donna ninja.

Ora, davanti alla ragazza dalla treccia, schierati a mo’ di barriera si erano posizionati sia Kiba che Akamaru e Shikamaru, capitanati dalla loro sensei.

Nan- nani?!” balbettò incredulo il nobilotto vedendosi improvvisamente guardare in cagnesco dai propri sottoposti.

“Lurido maniaco” grugnì il giovane Inuzuka tra i denti, ottenendo l’appoggio del proprio amico a quattro zampe, anche lui intento a ringhiare verso il nobilotto.

“Non vi permetteremo di toccare Moriko con un solo dito.” Disse Shikamaru, assottigliando gli occhi.

Moriko tornerà al villaggio con noi, adesso.” Confermò con astio Kurenai.

A quelle parole gli occhietti neri del daimyo si allargarono di almeno tre volte tanto.

M-ma… voi non potete...!”

“E invece lo faremo, Gakimata-sama.” Lo interruppe prontamente la kunoichi “Voi avete pagato per la vostra vita, non per servizi extra. E le posso assicurare che pur di evitare che voi facciate del male a Moriko sono anche disposta a piantare in asso questa missione.”

E…e io?! Non avete pensato alla mia nobile vita?! Quei manigoldi potrebbero tornare ad uccidermi da un momento all’altro!” urlò terrorizzato dondolandosi avanti e indietro come un bambino il daimyo imbronciandosi.

“Tanto sareste finito male anche se vi avessimo scortato fino al villaggio.” Disse Shikamaru, stupendo tutti ed attirando l’attenzione su di sé “quelli che ci hanno attaccato oggi non erano dei sicari qualunque, ma contadini.” Terminò con fare quasi annoiato.

I forconi. Pensò sbalordita Kurenai, intuendo quale fosse il vero stato delle cose

“Voi non avete ricevuto minacce di morte da delle persone qualunque, ma dagli stessi contadini del villaggio che non vi vogliono.”

 Esterrefatto, Gakimata poggiò ambedue le mani a terra, quasi non credendo a quello che aveva appena udito.

Intanto, con un rapido gesto della testa, la loro sensei diede loro il permesso di caricare Moriko e Kiba se la caricò sulle spalle, essendo il suo turno.

“Francamente, ora come ora, la mia priorità è la salute di questa piccina. Auguri per il viaggio, Gakimata-sama. Spero comunque che siate abbastanza intelligente da decidere di tornare sui vostri passi per evitare di essere attaccato di nuovo. Addio.” Sussurò malevola la donna per poi sparire con i propri allievi tra i pochi alberi che circondavano la radura, abbandonando il giovane daimyo a se stesso.

 

 

A Konoha il benvenuto era stato piuttosto caotico per la neo-squadra che si era trovata a correre a perdifiato verso l’ospedale del villaggio, senza nemmeno fermarsi a registrare il loro ritorno dalle due sentinelle dell’entrata principale, allarmando così la sicurezza.

Così, dopo aver spiegato alla squadra ANBU le loro ragioni, Moriko era stata sottoposta di urgenza ad una rapida e semplice operazione, finalizzata a saldare, per mezzo del chakra di uno dei medici disponibili, l’osso che si era miracolosamente spezzato di netto senza la presenza di schegge d’osso che avrebbero potuto richiedere un intervento chirurgico.

Sakura fu una dei primi ad arrivare disperata per aver ricevuto la notizia di sua cugina ricoverata in ospedale, e subito dopo di lei erano arrivati altri, tutti preoccupati allo stesso modo.

Fortunatamente la preoccupazione dei presenti era stata comunque placata dalla presenza del capo reparto che aveva rassicurato tutti, informando loro che la piccola era ancora priva di coscienza, ma che l’operazione si era svolta perfettamente e senza complicazioni.  

In ogni caso, come si premurò lo stesso dottore di puntualizzare, Moriko sarebbe dovuta restare a letto con la gamba ingessata per più o meno una settimana, affinché l’osso si rafforzasse ed il suo fisico si stabilizzasse.

Da allora le visite erano state più o meno periodiche, specie da parte di Sakura, che, anche se la cugina non si era ancora svegliata,  rimaneva per ore accanto al suo letto a guardarla, cambiando quando poteva l’acqua che manteneva fresco il mazzolino di fiori campestri posti sul comodino da Ino durante una sua capatina all’ospedale.

Anche Shikamaru rientrava tra i più assidui frequentatori dell’ospedale, insieme ad Hinata, Choji, Tenten e Rock Lee, che però non faceva testo, dato che, essendo stato messo ancora nella stessa stanza della ragazza, la vedeva ad ogni ora del giorno.

Solo una persona, o meglio due, non si erano ancora presentati nella stanza della ragazza dai capelli verdi, nonostante fossero già passati cinque giorni dal suo arrivo in ospedale.

 

 Anf!Anf!GRR! WOF!!”

“Te l’ho già detto Akamaru! I cani non possono entrare negli ospedali!” bofonchiò con fare di scusa Kiba, guardando affranto il suo fedele compagno sgridarlo davanti all’entrata dell’ospedale di Konoha.

Senti…” disse infine con uno sbuffo il ragazzo dalle guance tatuate “giuro che la prossima volta veniamo a farle visita insieme…

Akamaru sbuffò, volgendo la testolina dall’altra parte.

“…, ma ti prego, non mettermi il muso!” implorò infine, inginocchiandosi davanti al suo segugio.

Il cagnolino gli lanciò un’occhiata di sbieco, per poi abbassare la testa ed emettere un sommesso:

Wan…

Un sorriso vittorioso a 34 denti si allargò sul viso dello shinobi che cominciò a dare amorevoli pacche sulla testolina del cognolino.

Arigato, Akamaru.”

 

Gli ospedali non erano mai piaciuti a Kiba: sapevano di disinfettante, di morte e sofferenza. Un mix che lo aveva spinto fin da bambino a cercare in tutti i modi di evitare quel postaccio, anche a costo di imparare a curarsi da solo i graffi che si faceva giocando con Akamaru. Tuttavia, mentre camminava tra i corridoi del posto che si era ripromesso di non visitare mai, la sua mente pensava ad altro. Sentiva una terribile sensazione di vuoto sulla testa, a causa della mancanza di Akamaru e l’unica cosa che gli permetteva di non sentirsi troppo alleggerito dalla mancanza del suo fidato cagnolino, era il pacchetto malamente infiocchettato che teneva tra le mani.

Il giovane Inuzuka lanciò l’ennesima sbirciatina al suddetto pacchetto, guardandolo combattuto e sentendo in sé l’irrefrenabile ed improvviso istinto di fare retro-front e rimandare la sua visita a Moriko al giorno successivo.

Erano passati più di quattro giorni ormai dal loro ritorno dalla missione, e la ragazza dai capelli verdi non si era svegliata neanche una volta. Addirittura Sakura aveva cominciato a presentarsi sempre più spesso all’ospedale, anche al di fuori dell’orario di visita, forse per placare quell’atroce dubbio che sua cugina fosse caduta in coma.

“Sono un vero idiota.” Disse quasi tra sé e sé, sentendosi direttamente responsabile per quello che era accaduto alla sua compagna. Era a causa di quel senso di colpa che non aveva avuto il coraggio di presentarsi all’ospedale.

Con quale faccia tosta poi? Si era comportato peggio di un bambino e se Moriko fosse caduta in coma lui sarebbe stato l’unico responsabile. Ogni volta che ci pensava il suo stomaco si attorcigliava, provocandogli una fitta capace di fargli quasi venire voglia di piangere per la frustrazione. 

Fu un forte dolore diretto al proprio naso, provocato da una porta, apertasi all’improvviso, che  lo aveva colpito in pieno viso, a distoglierlo dai suoi pensieri.

Di certo quella che si preannunciava per lui non doveva essere la più limpida delle giornate.

Kiba-kun!!” esclamò una Hinata in preda al panico accostandosi una mano accanto alla bocca dopo aver visto gli effetti devastanti del suo gesto, rimanendo sempre accostata alla porta.

Ahio.” Disse flebilmente Kiba massaggiandosi con una mano il naso, andando a recuperare con l’altra il pacchetto regalo volatogli via durante la caduta. “Hinata…!” protestò debolmente rimettendosi in piedi.

Gomenasai ! Gomenasai!” si scusò prontamente la ragazza dagli occhi perlacei accostandosi a lui e chinandosi in segno di scusa.

“Fa niente Hinata...  adesso però come minimo vorrei sapere che cosa avevi fare di urgente per piombarmi addosso in quel modo.”

“Stavo andando a prendere qualcosa da bere a Moriko, visto che si è appena svegliata…” rispose la mora picchiettando gli indici di entrambe le mani, non curandosi però dell’espressione stupita che il suo compagno di squadra aveva assunto alla notizia.

Il pacchetto che teneva in mano rischiò di scivolare a terra per una seconda volta e di colpo Kiba si ritrovò a riconsiderare seriamente la possibilità di darsela a gambe levate: non avrebbe avuto il coraggio di presentarsi di fronte a Moriko dopo quello che era successo.

L’ho lasciata in quelle condizioni. Come posso presentarmi davanti a lei e sorriderle come se nulla fosse successo?! Pensò sentendo uno strato di sudore freddo formarsi alla base del suo collo.

Come minimo Shikamaru mi darebbe un altro pugno. E poi … , continuò a dirsi senza quasi dare ascolto alle parole di Hinata …non potrei sopportare di parlarle mentre è costretta ad un letto di ospedale a causa mia…

Se esisteva davvero un kami lassù doveva proprio odiarlo.

Quasi inconsciamente il suo piede scivolò all’indietro, seguendo l’istinto che il suo cervello stava trasmettendo a tutto il suo corpo da almeno mezz’ora: quello di fuggire  il più lontano possibile da quel postaccio. Il suo proposito di fuga fu però stroncato sul nascere dalla mano di Hinata che lo tirò con espressione entusiasta, biascicando qualcosa riguardo le condizioni incoraggianti dell’amica, dentro la stanza senza pietà.

Kiba quasi sbiancò.

Hinata non credo che sia…

Appena entrato nella stanza di ritrovò assistere ad una scena tanto surreale quanto inaspettata.

In mezzo ai suoi compagni ed altri ninja della sua stessa classe, Moriko era seduta sul letto parlando amabilmente con Ino accanto a lei, mantenendo sempre il solito comportamento decoroso, nonostante i capelli fossero sciolti ed apparentemente più intricati del solito.

I suoi occhi ferini si fermarono a studiare la figura della compagna, ancora confinata a letto dal gesso alla gamba operata. Solo in quel momento, forse anche grazie all’effetto della calda luce del sole che filtrava dalla finestra su di lei, notò quanto la sua pelle fosse pallida in confronto a quella delle altre ragazze. Persino Hinata sembrava essere leggermente meno fragile accanto a lei. Ora che ci pensava, Moriko ed Hinata in un certo senso si assomigliavano nell’aspetto, ma, mentre quello Hinata ricordava quello di una bambola giapponese troppo fragile per essere anche solo maneggiata, quello della ragazza dalla treccia era più simile a quello di un fiore delicato e forte al tempo stesso.

Non era facile da spiegare, ma era come se l’intero corpo di Moriko trasmettesse una voglia di vivere più forte di qualsiasi altra cosa. Era come se, nel sentirsi abbandonata in quel dirupo, di fosse attaccata con tutte le proprie forze a quell’unico punto fermo che il suo cuore era stato in grado di darle: che lui sarebbe tornato a prenderla e che non sarebbe morta. Questa forza che faceva capire che non avrebbe mai rinunciato a vivere, avrebbe giurato di vederla anche in Sakura, durante il combattimento con Ino durante la selezione dei Chuunin. Una determinazione che seppur in maniera differente, era presente in entrambe.

Non per niente erano cugine.

Shikamaru ha ragione…sono stato proprio un baka.

Sul suo volto si formò un lieve sorriso sollevato, nel mettere da parte le sue considerazioni e contemplare meglio il sorriso della ragazza.

Almeno adesso sta bene…

Era talmente assorto nei propri pensieri che quasi si dimenticò della presenza di Naruto, Sasuke, Choji, Sakura, Shino e Shikamaru nella stanza, ma la voce dell’Uzumaki, che quasi gli perforò i timpani , lo risvegliò prontamente dal suo semi stato di catalessi.

Ehilaaaaa Kiba!!!” urlò Naruto circondandogli il collo con un braccio, rischiando di farlo quasi di farlo soffocare.

Naruto … piantala di … soffocarmi … baka!!” Esalò a fatica combattendo contro la morsa dell’altro e cercando di liberarsi, impuntandosi con una mano sul suo viso.

“Come mai ci hai messo così tanto?!” chiese noncurante il biondo strapazzandolo ancora un po’ mentre accanto a lui, Sasuke sospirava rassegnato.

“Ora basta Naruto. Lascialo respirare!” lo rimproverò facendo qualche passo in avanti Sakura, fulminandolo con lo sguardo.

Quella piccola scenetta comica aveva attirato l’attenzione dei presenti, facendo sentire Kiba, non appena il biondo si fu staccato dal suo collo, sotto gli occhi di tutti, e quindi terribilmente in imbarazzo. Shikamaru non aveva detto loro il vero motivo per il quale Moriko era finita in quel burrone, ma non riusciva ed evitare di sentirsi a disagio.

Un leggero sbuffo da parte di Ino ruppe il silenzio mentre Rock Lee, costretto nel secondo letto della stanza con il piede ancora ingessato, gli sorrise con fare bonario.

“Ehi Kiba come va?”

“Lo sai che noi siamo qui da almeno un’ora?” aggiunse con fare altezzoso Ino, tenendo sulle ginocchia un’enorme cesto di ciliegie rosse e dall’aspetto invitante.  Kiba storse il naso cercando di ignorare la frecciatina della biondina , incentrando la propria attenzione su Moriko che ora lo guardava con fare innocente e debolmente radioso.

Avvicinandosi ancora un po’ a lei, Kiba poté notare delle lievi occhiaie sul viso ed una leggera ruga di sofferenza solcarle la fronte.

A quanto pare il ginocchio le fa ancora male… pensò affranto sentendosi di nuovo assalire dai sensi di colpa.

Go…” cominciò a dire a fatica “…men…

Kiba-san…” lo interruppe l’altra, continuando a guardarlo adorante “…non fa niente… l’importante è che siate arrivato.”

Kiba sentì il cuore mancargli di un battito.

Guardò il volto angelico di quella strana ragazza-bambina con ammirazione per poi sentirsi di nuovo appesantire il cuore dal senso di colpa.

Era inutile. Anche se Moriko cercava di rassicurarlo, non riusciva a non sentirsi dispiaciuto e, anche se la frase era stata detta in un contesto diverso, Kiba si sentì nuovamente assalito dal rimorso.

Aaah, Moriko. Gli uomini non si perdonano così facilmente.” La rimproverò Ino oscillando in segno di negazione l’indice della mano sinistra, assumendo un sorrisetto tipico di chi la sa lunga, strizzando un occhio.

Kiba scoccò un’occhiata incredula alla bionda, mentre Moriko inclinò la testa da un lato assumendo la tipica espressione infantile ed innocente.

Doshite?”

“Perché altrimenti li vizi!” disse semplicemente la bionda, ricevendo un’occhiata stranita da tutti i componenti maschi presenti “Devi imparare…” continuò poi picchiettando con un dito il nasino dell’altra “…a non darla troppa vinta agli uomini, altrimenti se ne approfittano.”

L’espressione di Moriko però non cambiò, anzi se possibile divenne ancora più confusa di prima.

Sbuffando, Sakura si fece avanti, puntellando le mani sui fianchi, cercando di assumere un aspetto vagamente minaccioso nei confronti della sua migliore amica-nemica.

“Non inculcarle queste stranezze in testa, Ino.” Scandì avvicinando il suo volto a quello della bionda.

“Non sono stranezze, Sakura-chan .” ribadì di tutto tono l’altra “Solo la pura verità: agli uomini dai una mano e si prendono il braccio.”

Oh mamma… fu il pensiero collettivo dei maschi, che si ritrovarono una gocciolina sulla testa.

“Fai tanto la sapientona, ma dimmi, quanti ragazzi hai avuto nella tua vita?” la punzecchiò la rosa assumendo un sorrisetto insinuante.

“E tu?!” ribatté Ino, cercando di nascondere il rossore che le aveva imporporato le gote.

Le due cominciarono a ringhiarsi contro a vicenda cominciando un diverbio che gli altri, specie Shikamaru, non ebbero la pazienza di seguire.

Per un attimo il ninja dal codino spostò la propria attenzione su Kiba, assottigliando impercettibilmente gli occhi e studiandolo con attenzione. Il nuovo compagno di squadra stava osservando con fare intenerito ed amareggiato la ragazza dalla gamba ingessata, senza neanche curarsi del diverbio che stava avvenendo a pochi passi da lui.

A quanto pare si ne è reso conto. Si disse, stendendo le labbra in un piccolo sorriso soddisfatto.

Meno male… pensò ancora il giovane Nara, lanciando un sospiro di sollievo … almeno non dovrò più prenderlo a pugni.

Tuttavia, non appena la sua attenzione si concentrò un po’ di più sull’espressione di Kiba, percepì qualcosa di molto simile ad una fitta allo stomaco che gli fece sbarrare gli occhi interrogativo e posare una mano nel punto dove si era sentito colpire.

Ma che…?

Moriko intanto guardava preoccupata e confusa le due ragazze, ancora intente a discutere, o meglio, a mangiarsi vive. La ragazza si voltò quasi repentinamente verso Shikamaru, poco più indietro di Kiba.

Shikamaru nii-san, Itokosan e Ino-san litigano…

Di colpo il mondo si bloccò, lasciando Ino e Sakura con le braccia sospese a mezz’aria, nell’atto di colpirsi a vicenda, e le espressioni dei presenti, tranne quelle di Kiba, Shikamaru e Moriko, ammutolite ed incredule, fisse sul giovane Nara.

NII-SAN??!!

Shikamaru…” disse lentamente Sakura, dimenticandosi improvvisamente di quello che stava facendo prima “…che cosa è successo durante la missione?”

Gli occhi di tutti, compresi quelli di Sasuke e Naruto, si puntarono sulla figura della rosa, ora con il volto percorso da un’espressione inspiegabilmente inquieta.

Shikamaru notò il modo in cui lo stava guardando Sakura e questo lo portò ad inarcare un sopracciglio con fare interrogativo, guardando l’altra per un paio di secondi.

Che seccatura…  pensò il moro, sbuffando e grattandosi la nuca con una mano con fare.

“Non chiederlo a me. Ha cominciato a chiamarmi nii-san dopo che io e Kiba l’abbiamo recuperata dal burrone.” Bofochiò per poi ritornare a guardarla.

Sakura era rimasta completamente ammutolita.

Nii-san? … Suo fratello? Riflettè con accanimento quasi disperato la rosa, cercando ovunque, nei suoi ricordi, nei suoi ragionamenti, qualcosa che le spiegasse il perché Moriko avesse deciso una cosa simile. Poi rialzò lo sguardo cominciando a studiare con fare critico il viso del giovane Nara.

Oh…” si ritrovò a dire, sbarrando gli occhi, accorgendosi di una cosa che non aveva mai destato la sua preoccupazione… fino a quel momento.

“Cosa c’è Sakura?” si fece avanti Naruto, cominciando a scrutare Shikamaru con la stessa intensità della compagna, corrucciando la fronte.

A poco a poco tutti quanti, si ritrovarono a seguire l’esempio del biondo, provocando nel ragazzo col codino un’opprimente sensazione di fastidio.

“Posso sapere…” disse Shikamaru mentre un sopracciglio gli scattava leggermente per il nervoso “…perché mi state guardando tutti?”

“Ehi!” protestò con scarso successo Rock Lee, che non riusciva a vedere nulla, anche lui bloccato sulla propria branda dal piede ingessato.

Reagendo alle parole più che giustificate dello shinobi delle ombre, tutti si voltarono verso Sakura, in attesa della risposta, trovandola però ancora immobile nella stessa posizione di prima con gli occhi sbarrati ed una gocciolina di sudore che le cadeva lungo il viso.

“Ecco …” cominciò debolmente la rosa, con la voce un poco arrochita per poi lanciare uno sguardo preoccupato verso il letto, dove Moriko stava cominciando a ciondolare la testa in avanti con fare assonnato “… credo che sia meglio parlarne fuori…” disse infine cominciando a spingere leggermente uno per volta i suoi compagni, dando sempre un’occhiata alla cugina, nel caso si fosse accorta che se ne stavano andando.

Ma… ma…” balbettò indispettito Rock Lee con una lacrimuccia che gli colava da un occhio, vedendosi abbandonare dagli altri.

Intanto fuori dalla stanza, Sakura aveva già ricominciato a parlare, ottenendo la massima attenzione di tutti “Shikamaru, Moriko ti ha …” deglutì un’ultima volta prima di tirar fuori in un sol soffio il resto della frase “… scambiato o perggio…scelto come una sorta sostituto di suo fratello.”

Naniiii?” gridò Naruto con un salto all’indietro ed assumendo una posa teatralmente esagerata, ricevendo un’occhiataccia da parte di Sasuke, che fino a quel momento non aveva fatto altro che osservare silenzioso lo svolgersi degli eventi.

La stesso stupore si fece strada sulle facce di tutti gli altri, persino Kiba aveva avuto la stessa reazione dell’Uzumaki, saltando all’indietro e facendo cadere leggermente la mascella, incredulo.

Shikamaru rimase per un attimo immobile con gli occhi allargati dalla sorpresa, per poi sussurrare un flebile:

“Oh.”

“Già.” Concordò Sakura abbassando lievemente le palpebre “Moriko aveva un fratello maggiore. E tu gli somigli parecchio, Shikamaru.” Continuò sempre attorniata dall’innaturale silenzio che era sceso su di loro, per poi indicare con una mano la testa del giovane Nara ancora stralunato.

Soprattutto a causa di quel codino. Evitò di aggiungere la rosa ricordando nitidamente quell’elemento che contraddistingueva Mamoru tra tutte le sue cugine, dopodiché si chiuse nuovamente in un mutismo pensieroso, mentre attorno a lei i suoi compagni si guardavano a vicenda, ancora un poco intontiti dall’incredibilità della notizia.

“Certo che la famiglia di Sakura è molto più complicata di quanto immaginassi!” sussurrò Naruto all’orecchio di Sasuke senza farsi sentire da Sakura, abbastanza lontana da loro, ricevendo però un’occhiataccia da quest’ultimo ed una risposta che pareva più un sibilo imbevuto di veleno:

“Piantala di dire cose ovvie, dobe!” lo liquidò l’altro senza preoccupandosi di abbassare la voce.

Di tutta risposta il biondo assottigliò gli occhi, lanciandogli poi una linguaccia di cui però l’Uchiha non sembrò minimamente soffrire.

“Vuoi dire che Moriko…” intervenne poi Kiba, indicando incredulo il giovane Nara “… adesso vede in Shikamaru una sorta di fratello acquisito?!”

La rosa si massaggiò la fronte con una mano, sospirando leggermente con Hinata al suo fianco che la guardava incuriosita e con le mani poggiate sul petto: quella scoperta l’aveva scossa non poco e non avrebbe mai immaginato che Moriko avrebbe identificato in uno dei suoi amici la figura del suo nii-san. Lo sguardo color giada della ragazza si perse ancora una volta nel vuoto, ricordando piccoli guizzi di sensazioni e immagini appartenenti al suo passato: di Mamoru aveva pochi ricordi, ma da quel che riusciva a rammentare lui e sua cugina erano molto uniti e il più grande faceva sempre tutto quel che poteva per renderla felice.

Almeno finchè non se ne è andato…

Demo…” sussurrò con voce conciata la giovane Hyuuga, torturandosi le mani “… se Moriko-chan ha già un fratello…perché…?”

La domanda, lasciata in sospeso, fece calare nuovamente un lugubre silenzio nel corridoio, seguito dalle espressioni afflitte degli altri.

“Non sarà mica…?” azzardò Naruto, intimorito dalla parola che avrebbe voluto lui stesso pronunciare.

“Non è morto, Naruto.” La interruppe repentinamente con espressione seria la rosa,irrigidendo le spalle e zittendo l’altro quasi stesse per dire qualcosa di pericolosamente probabile, ma inaccettabile “Mio cugino Mamoru è semplicemente sparito nel nulla.”

“Non è la stessa cosa?” chiese scettico il giovane Uchiha, incrociando le braccia al petto

Sakura lo fulminò all’istante, zittendo sia lui, sia altre possibili  e simili affermazioni da parte degli altri.

“No Sasuke-kun. Non è la stessa cosa. Se fosse morto il suo cadavere sarebbe stato ritrovato il giorno stesso della sua sparizione…” affermò con decisione la rosa “ Invece è… semplicemente sparito. Puff! Volatilizzato nel nulla. Nessun messaggio. Nessuno che lo avesse visto. Un attimo prima c’era e l’attimo dopo se n’era andato.”

Negli occhi color giada della giovane Haruno si dipinse di nuovo il quadro di quel giorno che aveva cambiato in modo ancor più drammatico la vita della cugina e quasi si ritrovò a pensare al cugino con odio.

“E Moriko?” chiese Naruto, precedendo Shikamaru, che quasi si morse la lingua.

“Non la prese molto bene.” Sussurrò abbassando lo sguardo ed incrociando le braccia al petto“Dopo l’accaduto, Moriko cominciò a dare del bugiardo a Mamoru. Non fece che ripeterlo in continuazione per tre giorni consecutivi.”

 

[Mamoru nii-san bugiardo…

Moriko-chan...?

Mamoru nii-san bugiardo…

Moriko-chan, mi fai paura…

Mamoru nii-san è una persona cattiva.

Ti prego smettila…

Mamoru nii-san non ha mantenuto la promessa.]

 

Scrollò velocemente la testa: niente più flashback. Non aveva bisogno di ripensare ancora a quel terribile momento.

Fece per riaprire bocca quando un urlo la distrasse dalla conversazione che stava conducendo con i suoi compagni.

Signora…! Signora la prego, si calmi!” disse apprensiva un’infermiera ad una donna che stava marciando a grandi passi verso di loro con un’espressione tutt’altro che rassicurante.

Non appena la dipendente del plesso azzardò a posare una mano sulla spalla della suddetta donna, quest’ultima la scacciò malamente via da sé con uno schiaffo che la fece ritrarre incredula.

“Stammi lontana tu! Non sono cose che ti riguardano!” urlò acida, squadrando male la ragazza per poi continuare a dirigersi verso di loro con gli occhi fiammeggiati.

Sakura fece appena in tempo a capire chi era la persona che le stava venendo incontro, prima di ricevere un sonoro schiaffo in viso.

“Che diavolo pensavi di fare, eh?!” le sbraitò in faccia prendendola malamente per un braccio, sotto gli sguardi sconcertati degli altri.

M-mamma…” sussurrò terrorizzata la rosa, tenendosi la guancia colpita con la mano libera.

A quella rivelazione, tutti quanti cominciarono a studiare l’aspetto della donna davanti a loro, notando però che non somigliava affatto alla loro compagna.

I capelli, lunghi e neri, erano lasciati liberi e malcurati lungo la schiena, gli occhi, di un colore che ricordavano quelli del pagliericcio, erano di una forma perfettamente ordinaria, per nulla paragonabili a quelli di Sakura, infine sulle labbra e sugli occhi era stata stesa un’ingente quantità di trucco, che però serviva solo ad accentuare la mediocrità del suo aspetto.

Senza alcun preavviso, un altro schiaffo le arrivò in viso, provocando un urletto terrorizzato da parte di Hinata.

“Come ti sei permessa di dare a quella là dentro il mio cognome?! Tu… piccola…” sibilò pronta per partire con un altro colpo, venendo però prontamente fermata da una mano proprio dietro di lei.

Con un soffio simile a quello di un gatto, la donna si voltò verso colui che aveva osato fermarla per poi però congelarsi ed abbandonare i propri propositi di vendetta nei confronti della figlia.

Shikamaru guardò suo padre spuntare dietro quella sorta di arpia come dal nulla, seguito da sua madre, e bloccarle la mano prima che potesse infierire di nuovo sulla ragazza.

Shikaku Nara lasciò andare la mano della donna solo quando questa abbandonò la presa sul braccio di Sakura, ora segnato da une vistosi segni violacei, mentre sua moglie Yoshino soccorse la ragazzina, allontanandola da quella che pareva essere sua madre, scoccando a quest’ultima un’occhiata di disprezzo.

“Qualche problema signora…?” chiese, accigliandosi, l’uomo dalle cicatrici, venendo poi interrotto dalla donna da lui fermata che liberò di scatto il proprio polso per poi massaggiarselo.

Riiki Haruno” rispose malamente la donna, scoccando un’occhiataccia a sua figlia ed alla signora Nara “Sono la madre della ragazza.”

A quelle parole Sasuke sussultò sorpreso, così come Naruto al suo fianco: poco dopo essersi conosciuti Sakura gli aveva detto che i suoi genitori la sgridavano e la trattavano male, ma non avrebbe mai pensato ad una simile scena tra madre e figlia.

“Questo non la autorizza a picchiare in quel modo barbaro questa ragazza!” rispose di tutto tono Yoshino Nara, poggiando delicatamente le proprie mani sulle spalle della più giovane e ricambiando l’altra donna con la stessa occhiataccia di disprezzo.

“Il modo in cui educo mia figlia non le deve importare!” le rispose sprezzante la signora Haruno, scostandosi con fare di sufficienza una ciocca di capelli dietro un orecchio.

Ma da dove è sbucata questa strega?! Pensò incredulo Shikamaru, inarcando un sopracciglio ed accigliandosi.

È davvero la madre di Sakura? Si chiese sbigottito Kiba, non credendo a quello che stava succedendo: nemmeno sua madre, famosa per la sua rudezza aveva mai osato picchiarlo in quel modo, e lui era un maschio! Com’era possibile che una madre si mettesse a schiaffeggiare in maniera così feroce la figlia?!

Alla risposta dell’altra, Yoshino si scostò da Sakura, ancora intenta a tenersi le guance con gli occhi lacrimanti, lasciandola alle cure di Naruto e Sasuke, per poi dirigersi furente verso l’altra e afferrarle rudemente il colletto della maglia che indossava.

Riiki si ritrovò a pochi centimetri dal naso di una Yoshino Nara più imbestialita che mai e si pentì di aver sfidato la sua pazienza.

Da parte sua invece, Shikamaru era quasi combattuto: non sapeva se ammirare sua madre o se temerla, com’era solito fare.

“Ascoltami bene, razza di isolente. Sarò pure una povera scema che non ha nulla a che fare con la tua famiglia…” disse di getto la madre di Shikamaru, mentre il marito si grattava la testa guardando da una parte, conoscendo il caratteraccio della moglie “…, ma so benissimo che nessuna madre al mondo degna di questo nome oserebbe alzare le mani sui propri figli. Quindi non me ne frega nulla se questo è il tuo modo di educare tua figlia! Mi fai schifo!”

“L’abbiamo incontrata qui fuori…” sbuffò Shikaku grattandosi la testa in un modo terribilmente somigliante a quello del figlio “Credevamo che fosse al corrente del fatto che la nipote si trovasse a Konoha e invece…

“Quella non è mia nipote! Io non ho nipoti!!” scattò verso l’uomo come una vipera la signora Haruno.

Tutti quanti si accigliarono, Naruto e Hinata compresi, nell’intuire che cosa significavano quelle parole: la famiglia Haruno non voleva accettare Moriko, rea di essersi macchiata di omicidio a soli 4-5 anni.

Solo Sasuke sembrò notare una piccola incongruenza tra le parole della signora Haruno e quelle di Sakura.

Non ho nipoti?

Itokosan?”

La voce debole e preoccupata di Moriko dall’altra parte della porta accanto a loro, fece voltare all’unisono i presenti.

Oh no… pensò terrorizzata Sakura, guardando sua “madre” accigliarsi dopo aver udito la voce della cugina … se vede Moriko e si lascia sfuggire qualcosa è la fine.

Non passò molto prima che Riiki Haruno si liberasse malamente dalla presa della madre di Shikamaru ed entrasse peggio di un uragano dentro la stanza d’ospedale, sotto gli sguardi terrorizzati delle infermiere e degli altri presenti.

Temendo il peggio i coniugi Nara si guardarono a vicenda per poi seguire a ruota la donna, venendo poi imitati dai più giovani. Dentro la stanza la signora Haruno si era fermata a pochi passi dalla branda di Moriko, che, vedendo entrare nella stanza quella strana signora si guardò attorno spaesata, incontrando lo sguardo di Lee, confuso almeno quanto lei.

“Mamma!” urlò Sakura mentre entrava nella stanza, temendo il peggio, ma così facendo fece capire almeno in parte la situazione alla cugina.

La nuova mamma di Itokosan? Si domandò studiandola meglio con lo sguardo per poi sorriderle amichevole.

Ohayo gozaimasu, oba-sa-..” fece per dire prima di venire interrotta dalla mano della signora Riiki, scesa impietosa sulla sua gota sinistra. La ragazza guardò incredula le pieghe bianche delle lenzuola che l’avvolgevano, percependo sottopelle, laddove la mano della nuova arrivata aveva colpito, insieme alla sensazione di bruciore palpitante, dovuto all’arrossamento, anche qualcosa di bisbigliante, quasi un insieme di sibili irosi.

“MORIKO!” urlarono all’unisono Shikamaru, Kiba e Sakura, vedendo quello che era successo, i primi accorrendo verso la compagna, la seconda scattando in direzione della madre, afferrandole il braccio e tirandolo indietro con quanta più forza riuscirono ad accumulare le sue esili mani.

“Adesso basta mamma smettila!” esclamò disperata, serrando gli occhi, conscia che quelle parole non sarebbero bastate a fermare l’ira della sua madre adottiva.

A darle conferma fu la spinta che ricevette da parte di quest’ultima, finendo malamente sul pavimento.

“Stai zitta, stupida! Se aspetti che permetta a questo mostro di chiamarmi zia ti sbagli di grosso! Non l’accetterò mai nella mia famiglia!MAI!”

Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso per Shikamaru e Kiba, che, accorsi al fianco della loro compagna, si accigliarono quasi contemporaneamente, squadrando minacciosi la signora Haruno.

“Che cazzo sta dicendo?!” sbottò Kiba, mostrando i canini leggermente più sviluppati del normale, attirando così l’attenzione della diretta interessata. “Non ha alcun diritto di chiamarla mostro!”

“La chiamo come mi pare e piace moccioso!” ribatté di tutto tono l’altra, lasciando scandalizzati i due coniugi Nara e i ragazzi presenti.

Che donna insopportabile. Pensò Sasuke accostandosi di più alla sua compagna, accorgendosi che aveva cominciato a tremare vistosamente, come quella volta in cui lui, Naruto e Kakashi l’avevano vista dare un pugno ad un albero in preda ad una crisi isterica.

Sakura?

È una vera vipera. Si disse invece Naruto guardando con ostilità la madre di Sakura.

“Questo mostriciattolo…” continuò Riiki Haruno indicando con un dito la ragazza dai capelli verdi, che ancora non alzava lo sguardo dalle coperte del letto “… vuole entrare a far parte della mia famiglia solo per poterla distruggere meglio! ”

A quelle affermazioni tutti sbarrarono gli occhi increduli e Sakura cominciò a tremare più forte di prima, preoccupando sempre di più Sasuke e Naruto che cominciarono a scuoterla, intimoriti.

Sta diventando paranoica… pensò inquieto Shikaku, osservando insieme alla moglie la scena.

A quel punto Shikamaru, fino ad allora rimasto zitto, non ebbe più la volontà di tacere un minuto di più.

“Lei crede di sapere cosa pensa Moriko?” chiese lentamente, ma di certo non in modo calmo, facendo bloccare il braccio della donna a mezz’aria.

“Se è così… deve essere molto intelligente… visto che è riuscita a capire cosa pensa una bambina di cinque anni.” Terminò quasi con tono sarcastico il giovane Nara, sfidando con gli occhi la signora Haruno, che rimase stordita da quell’affermazione.

Bam- bambina?” balbettò l’altra inarcando un sopracciglio e guardando con più attenzione la ragazza, non capendo a cosa si riferisse.

Lo sbuffo di Shikamaru invase l’aria, non appena realizzò che la donna dai capelli neri non sapeva assolutamente nulla della condizione mentale della ragazza.

Moriko non ha avuto modo di sviluppare le proprie conoscenze in questi anni…” disse quasi annoiato, tornando alla sua solita espressione assonnata “… e per questo è rimasta mentalmente una bambina di 5 anni.”

Riiki Haruno tentennò confusa da quelle parole, indietreggiando di mezzo passo.

“Già!...” intervene prontamente Kiba ancora accigliato “Come potrebbe mai pensare di distruggere la sua famiglia!?”

D-demo

“Quando lei è entrata Moriko la stava per chiamare obaa-san.” Riprese il giovane Nara guardando con fare sconsolato Moriko, ancora con la testa china “Le stava offrendo il suo affetto, chiamandola obaa-san…” in un attimo la sua espressione ritornò accigliata e si voltò nuovamente verso la donna, fronteggiandola con gli occhi. “ … e lei l’ha schiaffeggiata.”

Questo…questo non cambia nulla. Io non la voglio nella mia famiglia. Per me…” disse scoccando poi un’occhiataccia a Sakura, che intanto nascondeva il proprio viso sulla spalla di Naruto “… e Sakura non sarà altro che un’estranea.”

Così dicendo girò i tacchi e fece per andarsene , per poi fermarsi qualche istante vicino a Sakura, Sasuke e Naruto che la osservarono corrucciati e per nulla amichevoli. Solo quando Riiki fu sul punto di posare la mano sul pomello della porta, la voce di Sakura ruppe il silenzio debolmente e quasi con un sussurro.

“È mia cugina.”

La signora Haruno si voltò verso la figlia incredula e scandalizzata, come se non avesse mai pensato di sentir dire una cosa tanto assurda.

Co-cosa hai detto?!”

Di risposta Sakura fece riemergere il proprio volto dalla spalla del biondo e guardare con sfida la donna davanti a lei.

Moriko è mia cugina!!!!” urlò con quanto fiato il nodo alla gola le permise di raccogliere “E io non permetterò a nessuno di portarmela via!!”

A quelle parole sui volti dei presenti, tranne quello di Riiki, ovviamente, si formò un sorriso soddisfatto che incoraggiò la ragazza ad andare avanti, senza permettere alla propria avversaria di ribattere.

“Ha sofferto più di tutti in famiglia!” disse, ripromettendosi mentalmente di scegliere bene le parole “E ha rischiato la sua vita per proteggermi! Tu potrai anche dire di non conoscerla, ma io non lo farò mai! Mai! E se vuoi puoi anche disconoscere anche me! Non m’importa!”

Tanto quel nome non è altro che una delle tante bugie.

Yoshino Nara sospirò sollevata e soddisfatta, poggiando ambedue le mani sui fianchi, mentre dietro di lei suo marito alzava il pollice in direzione del figlio in segno di vittoria. Dopo aver lanciato un’occhiata acida a tutti i presenti, e non trovando alcun appoggio da nessuno di essi, Riiki si voltò, uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Vedendosi liberare dalla presenza opprimente della madre, Sakura cominciò a piangere,dapprima singhiozzando debolmente, poi curvando la schiena, nascondendo il viso tra le mani.

Gli furono subito accanto i suoi compagni, Sasuke e Naruto in primo luogo, che l’abbracciarono, sussurrandole qualche parola incoraggiante.

“Coraggio Sakura è andato tutto bene!” ridacchiò un poco forzatamente l’Uzumaki, scompigliandole amichevolmente la chioma rosata.

“Avanti, è tutto finito” aggiunse accanto Sasuke, picchiettandole la spalla con una mano.

La ragazza alzò lo sguardo ancora lacrimante, sorridendo debolmente alle parole dei due compagni, sentendo però l’impellente di spostarsi da loro non appena la sua pelle percepì le dita di Sasuke abbandonare la sua spalla lasciando su di essa come la sensazione di una scottatura.

Si voltò velocemente , nascondendo alla bene e meglio il volto che, oltre ad essere percorso dalle lacrime, era anche arrossito.  

Moriko-chan, Daijobu?” chiese posando delicatamente le mani sulle coperte del letto e sporgendosi verso la ragazza, ancora intenta ad osservare con l’occhio sinistro sbarrato le pieghe che le lenzuola creavano attorno alle sue gambe.

Il capo di Moriko annuì lentamente senza che dalla bocca di questa giungesse alcun tipo di suono. Nella stanza tutti quanti videro la manina pallida della ragazza risalire lentamente e tremante fino alla guancia colpita e leggermente gonfia per poi poggiarvisi delicatamente, accarezzandola come si fosse trattato di un animaletto ferito.

Shikamaru e Kiba si avvicinarono ancora di più alla loro compagna per poi vederla alzare il volto e mostrare a tutti un’espressione che oscillava tra lo spaventato ed il confuso. Dall’occhio verde giada di Moriko, avevano cominciato a sgorgare sempre più velocemente delle piccole gocce d’acqua.

Itokosan…” sussurrò, mentre sotto le proprie dita Shikamaru percepì un leggero tremore proveniente dalle spalle della ragazza, che ora guardava la cugina quasi supplicante, “…mi fa male tutto.”

Sakura rimase immobile a contemplare l’immagine della cugina, cominciando a sudare freddo alla base del collo. Fu solo grazie alla grande forza di volontà di cui era dotata che riuscì a sorridere con fare pressoché naturale ed a posare una mano sulla testa della ragazza, accarezzandola rassicurante.

“Tranquilla Moriko non è niente, passerà.” Disse dolcemente per poi farle scivolare le proprie braccia attorno alle spalle.

L’altra annuì, tuffando la testa nell’incavo del collo della rosa, finché il tremore non passò e si sentì in grado di rialzare il capo ed incontrare lo sguardo di Shikamaru e Kiba, ancora accanto a loro.

 Shikamaru nii-san…” disse la ragazza, facendo sussultare sorpresi la madre ed il padre di quest’ultimo “la kaa-san di Itokosan era molto arrabbiata?”.

Il giovane Nara sbuffò grattandosi la testa con fare seccato, prevedendo già altre complicazioni: i suoi genitori non sapevano ancora che Moriko lo aveva praticamente adottato come fratello e scoprirlo in quel modo non avrebbe reso sua madre molto contenta, già si immaginava la scenata che avrebbe fatto da lì a pochi minuti.

Che seccatura…

“Un po’…” rispose noncurante il giovane Nara adocchiando poi con fare disinteressato sua madre e suo padre, trovandoli intenti ad osservarlo perplessi.

Kuso… lo sapevo che oggi non dovevo alzarmi dal letto. Pensò Shikamaru sotto gli sguardi interrogativi di Moriko e Sakura, voltandosi per evitare di guardare sua madre e suo padre.

Nel frattempo Kiba era impegnato a cercare di tenere a bada Naruto, insieme a Sasuke e Shino, mentre Hinata si premurava di impedire a Rock Lee di scendere dal letto.

“Io quella strega la faccio a pezzi!”

“Calmati dobe. Non risolverai niente dando di matto!”

Hinata lasciami! Quella donna ha osato mettere le mani sulla mia futura cognata!”

Lee-san… s-si calmi.”

Sakura sospirò affranta, nel vedere tutto quel casino.

Spero che nessuna delle infermiere entri nella stanza altrimenti ci butteranno fuori.

“Ora però il problema più grande sarà dare un cognome a Moriko…” disse Yoshino mentre lei continuava ad accarezzare quasi distrattamente la testolina verde ed intricata dell’altra.

“… o non potrà né partecipare alle missioni né restare dentro il villaggio.” Concluse corrugando la fronte e posandosi una mano sotto il mento, attirando l’attenzione di tutti.

La mano di Sakura, intenta a pettinare i capelli della cugina, si fermò non appena la signora Nara terminò di parlare ed il suo sguardo, sbarrato come se avesse appena ricevuto un’idea illuminante, scivolò lentamente sul volto di Shikamaru, che di tutta risposta ricambiò stranito.

“Già, ma quella vipera non acconsentirà mai a dare il proprio cognome a Moriko” bofonchiò Naruto, che intanto aveva abbandonato i proprio propositi di vendetta sulla madre di Sakura.

“È un bel problema.” Affermò Shikaku con tono grave.

Nara-san.” disse improvvisamente Sakura, facendo calare la stanza nel più completo silenzio.

La rosa, voltandosi verso i due coniugi, sotto lo sguardo incuriosito dei suoi compagni, si alzò dalla brandina, abbandonando Moriko, anche lei non poco sorpresa dalle azioni della cugina, ponendosi dinanzi a loro con espressione decisa.

“Sakura?” domando perplessa Yoshino, prima di vedere la ragazza chinarsi in avanti.

Onegai.” Disse prima di tutto la giovane Haruno per poi proferire quasi tutto d’un fiato

“Adottate Moriko.”

Per un attimo la sola fu sovrastata da un comico DO-ON e tutti quanti, specie Kiba e Naruto, assunsero delle espressioni decisamente poco adatte alle circostanze serie del momento.

Sakura…” cominciò la signora Nara, sorridendo forzatamente con tanto di gocciolina di sudore sulla tempia “Non pensi di stare esagerando un po’…?”

“No che non esagero!” rispose la rosa sempre rimanendo a testa china e senza permettere alla signora Yoshino di terminare la frase.

È l’unico modo… pensò Moriko non potrà rimanere qui se non acquista il cognome di una famiglia del villaggio.

Strinse i denti cercando di smettere di tremare, approfondendo di più l’inchino nei confronti dei due coniugi, che ora la guardavano ad occhi sbarrati, intuendo anche loro la serietà della situazione. Dietro di loro intanto Shikamaru, ancora vicino a Moriko, era rimasto fulminato dalle parole dall’amica: in effetti Sakura non aveva torto a dire di avere tutte le ragioni per chiedere ai suoi genitori di adottare la ragazzina. Moriko era ancora minorenne, senza genitori o tutori che fossero disposti ad occuparsi di lei e l’unico modo per non farla cacciare via dal villaggio era farla adottare. Tuttavia, nel sentire quella richiesta che sapeva di supplica, per un attimo ebbe l’istinto di opporvisi, nel capire quello che sarebbe derivato da un’eventuale risposta affermativa da parte dei suoi. Il giovane Nara si strinse una mano sulla pancia, poco sopra la bocca dello stomaco, mentre con la coda dell’occhio guardò la ragazza dai capelli verdi, in quel momento intenta ad osservare intensamente la conversazione tra la sua Itokosan ed i signori Nara.

Il sospiro di Yoshino riempì la stanza, seguito dallo sbuffo del marito, occupato nell’atto di grattarsi nervosamente la nuca. Quando Sakura capì che era il momento di affrontare la decisione della signora Nara, alzò lo sguardo facendo appena in tempo a vedere la donna posare ambedue le mani sui fianchi con espressione seria.

Per un attimo l’Haruno ebbe l’istinto di deglutire per il nervoso: la signora Yoshino era famosa per la sua severità, oltre che per il fatto di essere colei che in famiglia dettava regole ed eccezioni, e forse era per questo che per Sakura le possibilità che lei accettasse erano molto remote.

Eppure, quando le labbra della donna si distesero in un sorriso, tutti i suoi dubbi furono dissipati in un soffio.

Dal petto di Yoshino proruppe una leggera risatina che, se per Sakura era simile a quello di un angelo salvatore, per Shikamaru ed il signor Shika era più al solito ghigno che preannunciava una seccatura in più.

“In fondo…” disse la donna attaccandosi immediatamente al braccio del suo adorato maritino, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi enigmatici “… abbiamo sempre desiderato una figlia femmina…

Un gocciolone si formò sia sulla testa del padre sia su quella del figlio.

Ed il braccio del signor Nara provò per forse la 4 volta nella sua vita, la sensazione di essere quasi spaccato in due dalle dolci manine della propria consorte.

“…, vero AMORE?”

“SI’!” rispose di getto il povero uomo, pregando l’altissimo Kami-sama, di dargli la forza per sopportare chissà quanti altri anni di vita coniugale.

Intanto Shikamaru si era nascosto il volto con una mano per l’imbarazzo, mentre gli altri gli facevano dei commenti del tipo:

“Hai sentito Shika? Dovevi nascere femmina!” ridacchiava Naruto, meritandosi un pensiero omicida da parte dello shinobi delle ombre.

“Visto?” si aggregò Ino con aria di superiorità anche lei senza riuscire a trattenere le risate.

“Non preoccuparti Shikamaru…” aggiunse Kiba con un ghigno a trentadue denti “… nessuno nasce perfetto.”

“Ti do un altro pugno se vuoi…” sussurrò velenoso l’altro in risposta facendo indietreggiare intimorito l’altro.

Sakura sorrise per poi buttarsi letteralmente al collo di Moriko, abbracciandola con uno slancio tale da rischiare di farla cadere all’indietro sulla branda.

Moriko!” esclamò la rosa sentendosi gonfiare il cuore di sollievo, mentre alzava di nuovo il viso per incontrare l’occhietto leggermente appannato della cugina.

Moriko, avrai di nuovo una mamma!Sei contenta?” chiese dolcemente la giovane Haruno, sentendo gli occhi inumidirsi appena ed inclinando la testa di lato, per guardarla meglio attraverso quello strato acquoso che le aveva annebbiato la vista.

Moriko non reagì subito, ma, appena riuscì a focalizzare bene il significato delle parole dette dalla sua Itokosan, allargò l’occhio sinistro per poi, sotto lo sguardo confuso di tutti, iniziare a tremare, chinando la testa in avanti come pochi minuti prima, ostinandosi di nuovo ad osservare il lenzuolo del letto.

O-ohi, Moriko?” balbettò preoccupato Shikamaru chinandosi verso di lei per riuscire a guardarla in volto, ma quello che poté scorgere sul volto della ragazza fu solo terrore.

Moriko che hai?”  chiese nel panico la rosa, poggiando entrambe le mani su quelle della cugina, quasi non facendo caso al fatto che i signori Nara si erano avvicinati come lei al letto.

Itokosan…” sussurrò con voce tremante la ragazzina “… la mia nuova Kaa-san mi picchierà?”

Yoshino e Shikaku si scambiarono un’occhiata di intesa.

“Ma no Moriko…” intervenne con voce dolce la donna, avvicinandosi un po’ di più alla ragazza dai capelli verdi “… perché mai dovrei picchiarti?” concluse sedendosi accanto a lei sulla branda, cominciando ad accarezzarle i capelli.

Perché…” cominciò Moriko iniziando ad essero scossa da leggeri singhiozzi “…la kaa-san… di Itokosan … l’ha fatto.”

“Ma tu non lo meritavi piccina.” Aggiunse Yoshino chiudendo gli occhi ed appoggiando  la propria guancia sui suoi ricci leggermente ispidi e profumati di pino.

“Ma allora,… perché l’ha fatto?”

Perché è un’arpia racchia e deficiente. Fu il pensiero di tutti, Sakura compresa.

“Vedi Moriko…” cercò di spiegare Yoshino, sforzandosi di trovare una giustificazione al comportamento odioso della signora Haruno…ad alcune persone, quando sono arrabbiate, capita di fare cose insensate.”

“Insensate?” fu l’innocente domanda di Moriko che ora guardava la signora Nara dritto negli occhi.

“Sbagliate.” Rispose velocemente la donna sciogliendosi di fronte all’occhietto vispo e pieno di vita di quella bambina rinchiusa in un corpo d’adolescente.

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra per poi allungare finalmente una mano sul braccio della signora Nara, che a quel contatto inaspettato sussultò per poi distendere le labbra in un sorriso che Shikamaru classificò come materno.

Yoshino-san non mi picchierà, vero?”

“Certo che no.”

“Neanche quando farò qualcosa di brutto?”

“Esatto.”

“E continuerà a volermi bene lo stesso?”

“Certo.”

Moriko distese le labbra in un sorriso luminoso, affondando poi la testa nel petto della donna che, ormai calatasi completamente nel ruolo di mamma, le circondò la testa con le braccia.

“Allora posso chiamarla kaa-san?” domandò infine, continuando a strofinare le guance sul petto della donna, godendosi il suo profumo che le sembrò buono almeno quanto quello della sua kaa-san.

“Certamente, piccina mia.”

 Sakura si tappò la bocca con le mani per non urlare di felicità e Shikaku si affiancò alla moglie sorridendo come suo solito, scoccandole uno sguardo di dolce rimprovero, al quale Yoshino reagì con un sorriso ammiccante.

Bhe, benvenuta in famiglia…

Shikamaru si lasciò scivolare lungo la parete opposta della stanza con la schiena sconsolato, arrendendosi alla decisione dei suoi genitori, con lo sguardo perso nel vuoto.

“… Moriko Nara.”

In quel momento la porta della stanza si spalancò e sulla soglia apparve Kakashi-sensei che si beccò da tutt un’occhiataccia significativa.

“Scusate, ma mi sono…

“Lei è in ritardo, sensei!!!” urlarono all’unisono i presenti puntando il dito contro il jounin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non era stata una brutta idea scegliere di vivere a Suna: l’aria era secca e calda come piaceva a lei e, anche se ogni sera trovava sempre più granelli di sabbia tra i capelli, la cosa più importante era che…

C’è pochissima acqua… pensò Coco sospirando di sollievo, mentre, appollaiata sul ramo di uno dei rari alberi del villaggio, si godeva come al solito quei pochi ma preziosi momenti di tranquillità che l’assenza delle persone durante l’ora di pranzo le dava. Ogni giorno verso le dodici si recava sempre all’ombra di quel grande albero, sfuggendo alla calura del sole che, a quanto pareva, non poteva fare a meno di arrivare allo zenit proprio sopra il villaggio, dandole però il pretesto per stendersi sull’albero con le mani dietro la nuca ed una gamba lasciata a penzoloni.

Molti bambini delle case circostanti, e forse anche qualche adulto, vedendola ogni giorno recarsi in nel loro cortiletto e mettersi a sonnecchiare come un gatto, l’avevano battezzata “Kiiro Neko” a causa dei suoi capelli biondi, totalmente diversi da quelli scuri della gente locale. Verso una certa ora infatti i bambini, con gli stomaci ben pieni delle leccornie che certamente le loro mamme avevano preparato, venivano a farle visita facendole sempre le stesse domande, alle quali lei non rispondeva mai, se non voltando loro le spalle con uno sbuffo.

Kiiro Neko? Tu sei un demone gatto?”

Kiiro Neko? Come ti chiami?”

“Da dove vieni?”

KIIRO NEKOOOO???”

Al solo pensiero di quei ragazzini petulanti le veniva il malditesta.

Ora che ci pensava però, non era passato molto tempo da quando era arrivata a Suna. Le venne istintivo mettersi una mano davanti al viso e cominciare a calcolare il tempo trascorso alzandone le dita una per una. Sei giorni? O due settimane? Bho. Non era mai stata brava a contare.

“COCO KUMOGIKO!!!”

Ma di certo Temari non era mai mancata un solo giorno.

La biondina sbuffò, dopo che la voce della kunoichi le ebbe perforato amorevolmente i timpani, e si voltò con la testa verso la ragazza, fermando la gamba che aveva lasciato ondeggiare fuori dal ramo.

“Che vuoi Temari.” Domandò laconica in risposta, senza neanche premurarsi di mettere né intonazione né sentimento nella domanda, ormai lei e la ragazza ninja avevano instaurato un rapporto di reciproca tolleranza, dovuto al fatto che, gli anziani del villaggio, o “i bacucchi con un piede nella fossa” come li chiamava Coco, avevano deciso che sarebbe stata sorvegliata ed ospitata da niente meno che la famiglia Subaku. A Coco questa cosa non dava fastidio, Temari per lei non era un gran problema: a lei bastava riuscire a tenere d’occhio Gaara.

Tuttavia, c’era un punto su cui le due non riuscivano a rimanere indifferenti.

“Lo sai benissimo cosa voglio, Coco.” Rispose con tono di minaccia la ragazza dai quattro codini, tirando fuori dalla borsa attaccata alla sua vita una corda.

Coco corrugò la fronte, intuendo quello che stava a significare quello strumento, ma non si sarebbe lasciata catturare così facilmente. Con un ennesimo sbuffo si mise in piedi sul ramo, con una mano sul tronco dell’arbusto e l’altra poggiata sul proprio fianco, e continuò a guardare Temari con aria annoiata.

“Tanto lo sai benissimo come andrà a finire.” L’avvertì ricordando tutte le volte che era riuscita a sfuggirle.

La kunoichi di Suna però sembrò non averla ascoltata e tese il braccio che sorreggeva la corda in avanti, flettendo intanto le gambe, pronta a saltarle addosso.

“Ti assicuro, Coco,  che sia con le buone o con le cattive…

Le due si guardarono dritte negli occhi. Giada contro smeraldo.

Temari caricò in avanti verso l’albero, brandendo tra le mani la corda.

“riuscirò a portarti via da qui…

A pochi metri dalla pianta saltò in avanti, e la biondina si preparò a scansare l’assalto della più grande.

“… e ti costringerò a fare quel cavolo di bagnooooo!!!” terminò con un urlo Temari pronta a legarla come un salame e riuscire ad immergerla, per la prima volta in più o meno due settimane, nella vasca piena d’acqua profumata che le aveva preparato a casa.

Purtroppo, come aveva previsto, il suo primo attacco andò a vuoto e la sua preda scese dal ramo invertendo così le posizioni: ora era lei sul ramo dell’albero e Coco era per terra, che la guardava per nulla preoccupata, anzi, era quasi scocciata.

“Perché non la pianti con questa storia e rinunci una buona volta, Temari?” chiese, chiudendo un occhio ed inclinando la testa di lato.

“Perché sono arcistufa di dover pulire da sabbia e sporcizia le lenzuola puzzolenti del tuo letto!” ribatté con una vena sulla testa Temari, puntandole un dito contro.

“Problemi tuoi.”

“Quanto tempo è che non ti lavi? Eh? Puzzi come se avessi litigato con il sapone da anni!!!”

“Affari miei” Fu la risposta altamente menefreghista di Coco che, mettendosi le mani dietro la nuca, si voltò facendo per andarsene.

A quel gesto Temari ritornò seria e digrignando i denti sussurrò con determinazione:

“Non riuscirai a sfuggirmi stavolta.”Si rilanciò all’attacco, arrivando con un salto sopra la ragazzina che le voltava le spalle. La kunoichi brandì meglio la corda, pronta a bloccare l’altra, ma all’ultimo momento la ragazza dalle due codine fece un piccolo salto di lato, senza neanche premurarsi di abbassare le braccia, ancora comodamente poggiate dietro la testa. In questo modo Temari ri ritrovò sotto il vuoto e prossima ad una rovinosa caduta, ma fu proprio in quell’attimo in cui era ancora sospesa a mezz’aria che sorrise vittoriosa ed urlò:

“Ora, Kankuro!!!”

A quelle parole gli occhi di Coco si spalancarono di sorpresa e di orrore. Uno spostamento d’aria dietro di lei la fece voltare, ma l’unica cosa che fece appena in tempo a vedere fu Kuroari con la propria parte cava spalancata, prima di sentirsi trascinare da dei fili invisibili dentro di essa e vedere scomparire la luce.

“Bel lavoro Kankuro!” disse Temari non appena si fu rialzata, guardando il fratellino che ora era venuto fuori da dietro l’angolo di un edificio poco distante.

Il marionettista sorrise avvicinandosi alla propria marionetta, che ora imprigionava al suo interno Coco.

“Scusa Coco, ma anche io non sopporto più di ritrovare il divano pieno di sabbia.” Furono le sue scuse.

“Liberami immediatamente Faccia-truccata!!!” fu invece il dolce ringhio di risposta della loro prigioniera.

“Non prima di averti fatto fare un bel bagno, signorinella.” Ridacchiò Temari facendo cenno a Kankuro di andare.

“LIBERATEMIIII!!!”

 

 

 Appena giunti a casa Subaku i due fratelli maggiori videro il fratello minore seduto sul divano del soggiorno, com’era solito fare tutte le volte che tornava da una missione. Kankuro e Temari dovevano ammettere che, da quando avevano fallito la missione a Konoha, il loro fratellino non sembrava più lo stesso, anzi più tempo passava, più si dimostrava umano ai loro occhi. La maggiore era persino indecisa se credere che la presenza di Coco avesse avuto un’ulteriore influenza sul carattere di Gaara, come del resto anche con loro.

Quando il rosso sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi, voltò leggermente la testa verso di loro, ostentando la solita indifferenza e compostezza anche quando vide Kuroari camminare, ovviamente manovrata dalle dita di Kankuro, ed infine fermarsi in mezzo al salotto.

A quella vista Gaara si rivolse verso la sorella domandandole laconico:

“Siete riusciti a prenderla?” la domanda aveva un non so che di sorpreso.

“APRITEEEEEEEE!!!!” fu la risposta che proruppe dalla pancia della marionetta.

Temari e Kankuro sorrisero, per nulla turbati dagli insulti che Coco stava rivolgendo loro dall’interno della sua prigione.

“Esatto.” Rispose Temari orgogliosa di se stessa e della sua trovata geniale, per poi rimboccare le maniche del proprio Kimono ed avvicinarsi alla marionetta.

“Bene fratellino.” disse la ragazza rivolta al più giovane “Al mio tre apri Kuroari. Gaara, l’acqua della vasca è ancora calda, vero?”

Il rosso annuì, ma Temari non fece in tempo a vedere la risposta del fratellino poiché Coco aveva cominciato ad urlare come un indemoniata, facendola saltare sul posto per lo spavento.

“PROVA AD APRIRE DI UN SOLO MILLIMETRO E GIURO CHE PRIMA TI STACCO UN DITO A MORSI E POI TI FULMINO! CHIARO???!!!”

Un gocciolone apparve sulla testa dei tre fratelli. Com’era facile far sì che Coco si contraddicesse da sola.

Tuttavia ora il problema era un altro: ormai conoscevano abbastanza bene Coco da sapere che non stava bluffando e che non appena Temari avesse fatto per tirarla fuori dalla marionetta, avrebbe fatto loro provare cosa significasse essere percorsi da una scarica elettrica da 1000 Volt.

Come evitare che gli ammazzasse sul colpo?

Temari si mise la mano sotto il mento, corrucciando la fronte e Kankuro fece lo stesso, incrociando le braccia al petto.

Poi l’illuminazione.

Gaara si sentì improvvisamente al centro dell’attenzione.

Nani?”

 

 

 

“TRADITOREEE!!!” urlò Coco, mentre il suo corpo era bloccato da un vortice di sabbia che, oltre ad impedirle di fulminare quei due idioti dei suoi sorveglianti, la stava trasportando verso la peggiore delle condanne: la VASCA DA BAGNO.

Gaara però, sempre rimanendo impassibile e glaciale, non esitò di un centimetro, continuando a camminare in direzione della “sala delle torture”. Già, perché il bagno dei Subaku non era una semplice stanzetta con una normalissima vasca 2,0 metri per 0,50. No. Loro, essendo i figli del defunto Kazekage avevano uno stanzone con una vasca talmente grande da poterci nuotare dentro.

Gomenasai.” Fu la risposta del rosso.

Gli occhi della ragazzina a quelle parole assunsero un taglio felino e da un angolo della bocca sembrò spuntare un canino.

“Non raccontare stronzate! Basta! Me ne frego!! Non appena mi avrai liberato ammazzerò anche te! ” disse con quanto fiato ancora le rimaneva, riuscendo però solo a scuotere la testa nel suo tentativo di divincolarsi dalla sabbia del jinchuuriki.

“Siamo arrivati!” disse improvvisamente Temari con un sorriso radioso mentre spalancava la porta della stanza.

Coco impallidì: era tutto lucentissimo e pulitissimo, come se avesse aspettato soltanto lei per sfoggiare il suo più sadico benvenuto.

C-chotto matte, Temari!” balbettò vedendo la vasca farsi pericolosamente sempre più vicina, ma fu accuratamente ignorata. “Temari!” incalzò nuovamente mettendosi un po’ più di rabbia.

Temari però si voltò su di lei con un ghigno talmente sadico da farle luccicare persino gli occhi con aria sinistra e l’immagine della ragazza era resa più lugubre anche dal fatto che si stava infilando un paio di guanti di gomma.

Nani..?” chiese la kunoichi con voce tetra, facendole provare per la prima volta nella vita cosa significasse sentire i brividi percorrere lungo la schiena.

I capelli le si rizzarono letteralmente, assumendo un’aria ancora più ispida del normale.

Non la invidio per niente… pensò Kankuro, rimasto in sala a pulire Kuroari, con una gocciolina sulla tempia, ammettendo che a volte sua sorella sapeva essere davvero tremenda.

Le mani guantate di Temari poggiarono improvvisamente sul suo viso.

“Ok Gaara, lasciala ed esci pure dalla stanza.” Disse la ragazza con un sorriso che, anche se sembrava gentile, eguagliava quello di un demone.  Solo allora Coco capì a cosa servivano i guanti.

Aveva progettato tutto fin dall’inizio per lavarmi senza rimanere fulminata!!

“E mi raccomando …” aggiunse Temari allargando di più il sorriso “… chiudi la porta a chiave.”

Quando Gaara, ubbidendo docilmente agli ordini della sorella maggiore, ebbe richiuso dietro di sé la porta, serrandola ermeticamente dall’esterno, Coco seppe di essere finita in un bruttissimo incubo.

Con quel poco di coraggio che ancora le rimaneva, la biondina alzò lo sguardo su quello di Temari, sfidandola.

“Non penserai davvero che mi arrenda vero?”

“Ah, no?” chiese l’altra stringendo di più la presa attorno la sua testa “Io invece penso di sì!”

In un attimo Coco si sentì trascinare per il cranio e si ritrovò a con il viso a pochi centimetri dalla superficie dell’acqua.

A quella vista il suo cervello andò completamente in tilit. Le sue pupille si dilatarono, il suo corpo cominciò a sudare freddo ed istintivamente le sue braccia cominciarono a mulinare a vuoto, nel tentativo di trovare qualche appiglio attorno a sé.

 

[“Mamma!”

Muori maledetta puttana! Muori!

“Mamma!”

MUORI!]

 

“MAMMAAA!!!!!”

Quell’urlo riecheggiò per tutta la casa, lasciando sia Temari che i suoi fratelli nell’altra stanza, completamente atterriti. La kunoichi di Suna sentì sotto le sue mani il corpo di Coco iniziare ad essere scosso da delle leggere convulsioni e solo quando vide delle gocce d’acqua cadere dal suo viso al pavimento, si decise a lasciarle la testa.

Non appena le mancò l’appiglio, Coco cadde a carponi per terra, ansimando come alla ricerca disperata di ossigeno, i capelli, i cui lacci si erano improvvisamente rotti nello stesso momento in cui aveva urlato, le ricadevano sulle spalle.

“Coco..?” disse incredula Temari, avvicinando una mano verso la sua spalla “…tu hai…?”

“NON PARLARE!” disse la più giovane scacciando via la mano dell’altra, dirigendosi poi con uno scatto verso la porta.

“GAARA!” sbraitò non appena vi fu davanti, cominciando a scuoterla per il pomello, senza però ottenere alcun risultato “APRI!APRI!VOGLIO USCIRE!”

“Hai paura dell’acqua?”

Alle parole di Temari, ancora ferma in mezzo alla stanza, Coco si fermò di botto, smettendo ci cercare di forzare la porta e sbarrando gli occhi.

Quando si voltò a guardarla piena di rabbia però aveva già la vista offuscata dalle lacrime che le stavano scendendo sopra le gote.

“Ti odio…” sibilò quasi forzando quelle parole ad uscirle dalla gola.

“Ti odio.” Ripetè lasciandosi scivolare a gambe divaricate sul pavimento, totalmente sconfitta.

“Ti odio. Ti odio. Ti odio…TI ODIO!”

“E perché?” chiese Temari chinandosi davanti a lei.

Lei si coprì il viso con una mano, per impedirle di vedere quelle schifose scenderle ancora dagli occhi.

Perché…perché…” balbettò istintivamente non riuscendo però a trovare le parole per esprimere la sua rabbia, il suo odio … il suo dolore.

“Perché tu non ascolti!!” disse infine alzando ancora di più la voce.

“Non mi chiedi mai perché … non voglio farlo!!”

Alla prima mano che le copriva il viso si aggiunse le seconda.

“Perché non mi hai chiesto il motivo? Ti odio.”

Se avesse alzato lo sguardo avrebbe visto gli occhi di Temari addolcirsi, una cosa piuttosto rara per una come lei, e la sua mano poggiarsi sulla sua spalla destra.

“Che ne dici allora di parlarne?”

I singhiozzi di Coco iniziarono a diminuire gradualmente.

“Io ti lavo e tu decidi come.”

Gli occhi, ancora un po’ arrossati, ma stranamente tornati alla solita espressione accigliata, incontrarono quelli smeraldini dell’altra.

“Ok?”

Coco nascose la testa da una parte, sperando che il leggero rossore sulle sue guance non avesse attirato l’attenzione di Temari.

“D’accordo” sbuffò burbera, provocando in Temari l’istinto di ridere dalla gioia.

Aveva appena compiuto un passo da gigante per migliorare la loro convivenza in famiglia.

“Ma non appena finiamo, fulmino Gaara e Kankuro.”

Come non detto.

Però…

Almeno non mi ha compreso tra quelli da fulminare.

E Kankuro e Gaara, accorsi accanto alla porta per sentire quello che succedeva, trovarono molto saggio uscire di casa il più un fretta possibile per riuscire a trovare un nascondiglio degno di questo nome.

 

 

 

Continua….

 

Note di TRADUZIONE:

 

Doshite: [doosc’te] Perchè?

Riiki: Porro. Eh, sì. La madre di Sakura l’ho voluta battezzare con il nome di un ortaggio. Perché? Ma perché oltre a voler dare l’idea di qualcosa di odioso volevo anche dare quella di qualcosa di mediocre! Ci sono riuscita? Spero di sì! ^^

Kiiro Neko: Gatto giallo. E sì! Il soprannome di Coco è davvero quello di gatto! Voi gliene avreste dato un altro? XD

Attenzione: dato che tutte le parole giapponesi inserite sono state citate anche negli altri capitoli, ho ritenuto opportuno non ripetere le note di traduzione, visto che ogni volta diventano sempre più lunghe!

 

 

LA CANZONE CHE FA DA ENDING A QUESTA SERIE DI CAPITOLI È :

Angela Aki - Our Story [La Nostra Storia]  cercatelo ed ascoltatelo su Youtube! È anche sottotitolato in italiano! *_*

 

 

 

CAPITOLO EXTRA-CHIBI: Il regalo

 

Quando tutti se ne furono andati dalla stanza di Rock Lee e Moriko, gli unici a rimanervi furono Ino, Sakura, Shikamaru e Naruto, ma in quel momento, stranamente, l’attenzione della ragazza dai capelli verdi era stata attirata da qualcos’altro .

Itokosan. Cos’è questo pacchetto?” chiese la ragazza mostrando quel groviglio di carta regalo infiocchettato malamente, che per Sakura aveva tutta l’aria di essere il risultato del maldestro tentativo di qualcuno di impacchettare un oggetto.

“Sembra un regalo.” Azzardò Ino avvicinandosi con sguardo critico all’involucro deforme, venendo poi imitata da Sakura, che annuì, trovandosi pienamente d’accordo con la bionda.

Specialmente sul sembra

“E per chi?”aggiunse, corrugando leggermente la fronte, Moriko, guardando prima la sua Itokosan, poi Ino-san, Naruto-san e per ultimo il suo Shikamaru nii-san, che stava osservando con fare annoiato l’obbrobrio di carta che lei stava tenendo tra le mani.

“Non so Moriko…” cominciò Sakura per poi essere interrotto dalla voce squillante di Rock Lee.

“Su che comodino era?”

Istintivamente la ragazzina puntò una delle sue manine pallide, abbandonando il regalo alle cura di solo una di loro, verso il proprio comodino.

Tutti rimasero ammutoliti, avvertendo odore di guai. Persino un corvo sembrò passare nella stanza, gracchiando “Male. Va male! Gra!”

“Siamo sicuri che non sia una bomba?” chiese un tantino preoccupato il giovane Naruto, assottigliando gli occhi e voltandosi con fare quasi meccanico verso Sakura, che di tutta risposta gli diede un pugno in testa.

Iteeee!!!”

“Io dico che non c’è nulla di cui preoccuparsi,…” intervenne Shikamaru “…, sicuramente è stato uno della nostra classe a portarlo e non ha voluto farsi vedere …” indicò il suddetto pacchetto (?) “… per una ragione che possiamo ben intuire.”

“E bravo il nostro Shika! Allora lo usi il tuo QI quando puoi!” esclamò ammirata Ino, provocando però lo sbuffo seccato dell’altro.

Mendosuke.”

“Uff. Permaloso.”

“Allora che aspetti Moriko? Aprilo. Aprilo.” Si intromise Naruto con un bernoccolo che gli spuntava dai capelli, buttandosi quasi sul letto, prossimo a perdere conoscenza.

Moriko però, per nulla turbata dal comportamento eccessivo del biondo, sorrise per poi dedicare tutta la propria attenzione al regalo, cominciando prima a scuoterlo, poi a rigirarselo tra le mani per trovare il punto dove cominciare a scartarlo.

Finalmente, dopo un buon quarto d’ora di tentativi su tentativi e di carta su carta, Moriko riuscì a portare alla luce il contenuto del pacchetto.

Kawaii!!” esclamarono all’unisono Ino e Sakura, per poi fulminarsi a vicenda e cominciare a litigare sul fatto che una doveva aver per forza copiato l’altra.

Intanto Moriko teneva tra le mani un piccolo gattino di pezza, completamente nero e con due occhioni grandi e verdi che lo rendevano ancora più dolce di quanto già non fosse, guardandolo inclinando un po’ di qua ed un po’ di là la testa per osservarlo meglio.

“Ma chi l’avrà portato?” si domandò ad alta voce il biondino, incrociando le braccia “Forse Hinata…

Moriko intanto continuava a guardare insistentemente il suo nuovo peluche, senza mai togliergli l’occhio di dosso. Poi vi affondò il viso, attirando l’attenzione di Shikamaru, Sakura, Ino e Naruto. La seconda fu l’unica a scorgere, tra il materiale morbido del pupazzo ed i suoi capelli, l’iride acquosa e cieca della cugina.

“…”

Moriko?”

“È stato Kiba-san.”

“EEH?” esclamarono all’unisono tutti, per poi vedere Moriko rialzare il viso, mostrando loro un sorriso sicuro e sincero, per poi ridacchiare silenziosamente.

Il mio primo peluche.

 

 

 

 

AnGoLo della AuTrIcE:

Sniff sooooob, sono commoooossaaaa!!Bhoooooffff!! (si soffia il naso)

(spuntano da dietro un angolo le tese incuriosite di Moriko, Sakura e Coco)

Moriko: Ma che cos’ha Autrice-san?

Sakura(facendole pat pat sulla testa): Niente Moriko, è solo felice.

Moriko: E perché?

Sono riuscita a terminare questo capitolooooo! Soooob!!!

Coco: Io l’ho sempre detto che è una decerebrata.

(Un enorme martello da 10 tonnellate scaraventa Coco sul pavimento.)

Sakura(poggiando per terra il martello): Una decerebrata che ti ha dato vita. Baka.

Coco (allungando una mano in segno di richiesta d’aiuto): It..ite..

Ventitré pagineeeee!! SNIFFFFFFFFF!!!

Sakura: Comunque credo che così sia sufficiente Autrice! Basta piangere!

SNIFF.

Moriko(coccolando la testa dell’autrice): Coraggio Autrice –san, siete stata molto brava.

Moriko! Sniff! Sei il mio personaggio più riuscito. Ti adoro.

Moriko sorride mentre l’autrice se l’immagina avvolta da un turbinio di luci angeliche.

Coco (spuntando dal nulla con un bernoccolone in testa.): Ok, ora basta sentimentalismi. Voglio delle risposte.

Eh?

Coco(avvolta da scariche elettriche inquietanti): Come hai potuto farmi catturare ed addirittura piangere davanti ai lettooooriiiii!!!???

(l’autrice si rifugia dietro Sakura) HELP!

Coco: MALEDETTAAAA!!!

Ok rimandiamo ad un’altra volta, in questo momento l’autrice è troppo impegnata a fuggire dall’ira funesta di Coco.

Bye bye!

 

 

ANTICIPAZIONI:

Finalmente Moriko è stata ufficialmente adottata dai Nara! Ehi ma che cosa ti prende Shikamaru? Perché guardi Moriko in quel modo? Ehi! Non ti avvicinare così! Ehiiiiii!?

E adesso che cosa vuoi Sasuke? Moriko non si trova più!

“Sakura, che cosa stai cercando di nascondere?”

Intanto a Suna, Coco comincia finalmente ad ambientarsi! Ma … a quale prezzo?

“Toglietemi di dosso questo obbrobriooooo!!”

Tre figure misteriose si aggirano per il deserto? Chi sono?

“Il tempo stringe nee-san, non c’è più tempo. ”

“Mi riprenderò quello che mi hai tolto Sakura.”

Nel prossimo capitolo di Naruto Shippuden- Nana Hana, “Amore e Odio”  i vostri cuori si riempiranno ancora di emozioni!!

NON PERDETEVELO!!!

“Presto ci rincontreremo, sorellina mia.”

 

   
 
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