A/N: Oddio,
non avete idea di quanto sia euforica oggi! XD Ho sognato per la
seconda volta in pochi giorni, che mi vedevo la premiere di Smallville!
XD XD
Fighissima *.* XD
Ovviamente, Clark e Lois si baciavano senza nessun motivo apparente XD
c'era qualche riferimento alla S9, ma visto che non so chi di voi
è spoilerato e chi la seguirà in lingua
originale, non dico niente XD Vi dico solo che alle 6 mi son svegliata
e non son riuscita più a prendere sonno! XD Troppo euforica
per la mia personale S9 premiere! XD XD
Uhm, spero mi scuserete,
ma oggi non penso che risponderò individualmente alle vostre
rencesioni, per un motivo semplicissimo. Se rispondessi rischierei di
far capire una cosa che succede o non succede nel capitolo XD
Spero non causi uno
sciopero di recensioni come avete minacciato di fare! XD
Buona lettura! :)
Lois arrivò un po’ prima del previsto al
café e dopo aver ordinato il solito, prese posto in uno dei
tavolini che stavano all’aperto e iniziò a
sorseggiare quel caffè, guardandosi intorno con
circospezione, sperando di non sembrare una di quelle ragazze che
aspettavano con ansia che il proprio fidanzato si facesse vivo.
Il che praticamente era quello che stava facendo, eccezion fatta per il
fatto del fidanzato. Lei non aspettava un fidanzato, ma il suo
collega/migliore amico a cui aveva dato appuntamento al café.
Eccetto che non era un vero appuntamento, visto che tra loro due non
c’era assolutamente nulla che andasse oltre il rispetto e la
profonda amicizia che provavano l’uno per l’altro.
Continuando a ripetersi quelle frasi, prese un altro sorso di
caffè, notando solo ora quanto avrebbe preferito stare
seduta al caldo, piuttosto che congelarsi nei tavolini
all’aperto.
La giornata non era stata decisamente una delle migliori e questa volta
Lois si riferiva al tempo, non al disastroso viaggio in macchina con
Clark.
Per quasi tutto il giorno aveva piovuto e ora la pioggia aveva lasciato
spazio ad un vento abbastanza freddo che le pungeva le guance e la
costringeva a stringersi un po’ di più nel suo
cappotto.
Si sarebbe potuta semplicemente alzare, sorridere al ragazzo che le
aveva servito il caffè e prendere posto in uno dei tavolini
all’interno e aspettare Clark lì.
Ma la verità era che da dove sedeva in quel momento, aveva
un raggio di veduta migliore e se Clark fosse stato nei paraggi, di
certo l’avrebbe notato.
‘I trucchi del
Generale danno finalmente i suoi frutti.’
Sorrise, prendendo un ennesimo sorso di caffè.
Pensandoci meglio però, si rese conto solo ora in che razza
di stato si trovava.
Lei, Lois Lane, che contava i minuti per l’arrivo di Clark
Kent.
Socchiuse gli occhi non appena il pensiero la colpì e si
ritrovo a tichettare nervosamente il piede destro contro la gamba del
tavolino che reggeva il peso della sua tazza.
Nonostante avesse avuto più di quattro settimane per
accettare il fatto che Clark Kent le avesse scombussolato la vita, il
solo pensiero di essersi ridotta in quel modo per un uomo qualunque la
infastidiva alquanto.
‘Eccetto che
lui non è un uomo qualunque.’ Si
ricordò immediatamente.
Che Clark Kent fosse fuori dal comune era un dato di fatto, altrimenti
non sarebbe riuscito a farle perdere la testa in quel modo.
La semplicità di ogni suo piccolo gesto la lasciava sempre
di stucco e si ritrovava sempre più spesso a chiedersi
com’è che non si fosse resa conto prima di quello
che si trovava di fronte.
Ormai si conoscevano da più di quattro anni e dopo tanto
tempo passato insieme, pensi di conoscere una persona meglio delle tue
tasche. Invece con Clark era così diverso.
Era come se ogni giorno nuove, piccole sfaccettature della sua persona
le fossero svelate e Lois era sempre più convinta che
c’era qualcosa di fantastico in lui che ancora non aveva
scoperto.
C’era qualcosa nel suo modo di fare che le faceva capire che
Clark aveva ancora tanti di quei segreti e tanti di quei pregi e
difetti che lei poteva solo immaginare e scoprirli uno ad uno era una
sfida che non si sarebbe negata per nulla al mondo.
Stargli vicino era una sfida e se c’era una cosa che Lois
Lane adorava, erano proprio le sfide.
Si chiese se anche per Lana era lo stesso, oppure se ormai lei sapesse
tutto di lui.
Strizzò gli occhi dandosi della stupida per aver pensato a
lei, ma subito un nuovo pensiero si fece vivo in lei.
Chloe le aveva detto che era abbastanza sicura che Lana non si sarebbe
mai più fatta vedere in città e Lois
iniziò a chiedersi quale fosse il vero motivo della sua
partenza.
Perché aveva voluto abbandonare nuovamente Clark, quando lui
aveva chiaramente preferito lei quella notte al matrimonio? Cosa
diavolo era successo questa volta tra loro?
Ma la domanda che veramente perseguitava Lois e che la stava rendendo
irritabilmente nervosa in quel momento era un’altra.
Se Clark si fosse presentato a quello che non era assolutamente un
appuntamento, lo avrebbe fatto perché era veramente
interessato a lei, o solo perché ormai non poteva
più avere Lana?
Il solo pensiero che la risposta potesse essere la seconda opzione, la
fece pentire più e più volte di aver proposto di
prendere questo maledetto caffè insieme e per un
microsecondo sperò perfino che Clark decidesse di non farsi
vivo, perché non avrebbe sopportato l’idea di
essere una ruota di scorta, in particolare di esserlo di Lana Lang.
Continuò a guardarsi intorno con nonchalance, ma di Clark
non c’era nemmeno l’ombra.
‘Sembra che i
miei desideri saranno realizzati alla fine.’ Si
disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè.
‘E se davvero
non venisse?’ Si ritrovò a pensare
improvvisamente, realizzando quanto quella prospettiva non fosse poi
così impossibile.
Clark odiava parlare di sentimenti quasi quanto lei, per cui cosa le
dava la sicurezza che lui si sarebbe fatto vivo? Niente.
Per quanto ne sapeva non aveva nemmeno intenzione di risolvere le cose
tra loro, ma per quanto imbarazzante sarebbe potuto rivelarsi, avrebbe
preferito che avesse il coraggio di dirglielo in faccia,
così da chiarire immediatamente le cose, dare un colpo di
spugna definitivo e solo in quell’occasione agire come se
nulla fosse successo e tornare ad essere semplici partner di lavoro.
Le cose sarebbero state così semplici se fossero andate
secondo i suoi piani, ma ovviamente c’era sempre qualcosa che
andava storto.
Fortunatamente lei, come ogni buon soldato, aveva sempre un piano di
riserva.
Il piano B si sarebbe attuato solo in caso di estrema
necessità – vedi Clark che non si presenta al
café – ed era abbastanza facile da mettere in atto.
Se avesse passato tutta la sera da sola a quel café, dal
giorno dopo avrebbe dato il suo personale colpo di spugna a tutti
quegli stupidi sentimenti che non
provava assolutamente
per Clark e si sarebbe comportata di conseguenza.
Niente più battutine sperando che lui le rispondesse,
sfidandola in quello che le riusciva meglio: avere ragione; niente
più viaggi improvvisi alla fattoria, usando le scuse
più stupide; si sarebbe opposta sempre e comunque a scrivere
un articolo insieme a lui, anche se doveva ammettere che Clark stava
mostrando del potenziale non indifferente; niente più
caffè o pranzi insieme; niente più giochi di
sguardi. Niente di niente.
Se Clark non si fosse presentato, Lois avrebbe iniziato a trattarlo
come mai aveva fatto prima. Come uno sconosciuto.
Ovviamente il tutto sarebbe stato molto più facile a dirsi
che a farsi, ma ancora una volta Lois si trovava di fronte ad una
sfida, e non sia mai che un Lane si tiri indietro.
***
Sarebbe stato così facile per Clark sedersi a quel tavolino
con lei, ordinare un caffè ed iniziare a parlare, finalmente
dirle tutto.
Ma era consapevole che sognare non aiutava, in particolare in quel
momento in cui tutti quei ricordi erano così freschi nella
sua memoria.
Ripensando all’ultima volta in cui si era seduto a quel
café in sua compagnia, gli sembrò che fosse
passata un’eternità. Ma nonostante tutto,
ricordava tutto nitidamente.
Il cielo grigio che offuscava Metropolis, Lois che sedeva di fronte a
lui e giocherellava col disegno in rilievo della sua tazza, la paura
che entrambi avevano di non riuscire più a prendere un
caffè insieme perché perennemente inseguiti da
fan e paparazzi, e ovviamente il modo in cui entrambi avevano abbassato
le rispettive impenetrabili difese per lasciare libero accesso
l’un l’altro.
Ripensandoci era stato tutto così semplice con lei, che
quasi si chiese perché tutto era successo con questo immenso
ritardo. Se entrambi avessero aperto gli occhi dal primo momento in cui
i loro sguardi si incrociarono, probabilmente ora starebbe vivendo una
vita decisamente diversa.
Con ogni probabilità, il suo cuore non avrebbe subito tutte
quelle cicatrici a causa di Lana e dei suoi ripetuti addii e Lois
sarebbe già a conoscenza del suo segreto.
Perché per quanto sicuro potesse essere della decisione
fatta di non dirle la verità, sapeva che se lui e Lois
fossero stati insieme, lei prima o poi l’avrebbe avuta vinta
e lui non avrebbe trovato nessuna ulteriore scusa da ripetersi per
evitare di farle conoscere quella parte di sé di cui aveva
tanta paura.
Ripensò alle parole che Chloe le aveva detto riguardo a Lois
e al suo segreto.
‘Clark, non
è che per caso c’è un altro motivo per
custodire il tuo segreto in questo modo e questo motivo include il non
rimanere ferito un’altra volta?’
E automaticamente ricordò le parole che lui stesso aveva
ripetuto alla Lois che aveva conosciuto il suo segreto, quando gli
chiese perché non volesse ripeterle tutto una volta
riavvolto il tempo.
‘Perché
quello a cui potrebbe portare mi spaventa a morte.’
Chloe aveva quasi centrato il bersaglio, senza sapere quanto ci fosse
andata vicino.
Aveva ammesso a sé stesso e a Lois che uno dei motivi che lo
spingevano a non ripeterle il suo segreto una volta riavvolto il tempo,
era che avere una relazione alla luce del sole con Lois, lo spaventava
a morte.
Non era la paura di soffrire ancora, perché stranamente
sapeva che Lois non si sarebbe mai comportata come Lana. Lei non lo
avrebbe mai lasciato in quel modo, perché Lois amava
combattere per quello a cui teneva, mentre Lana gettava semplicemente
la spugna quando le cose si facevano difficili.
Era sicuro che con Lois sarebbe stata una cosa da “e vissero
per sempre felici e contenti” consapevole ovviamente che non
sarebbero stati sempre “felici e contenti”, che ci
sarebbero stati dei momenti da “tristi e altamente
irritabili” ma era sicuro che quei momenti li avrebbero
comunque affrontati insieme e più uniti che mai.
E questo lo spaventava a morte, perché non aveva mai
sperimentato sulla propria pelle una cosa del genere.
L’unico riferimento che aveva avuto quando pensava
all’amore, erano i suoi genitori e sapeva che la loro storia
d’amore si basava proprio su quello: affrontare la
felicità e la tristezza insieme, senza pensare per un solo
secondo di fare le valigie e abbandonare l’altro.
Aveva sempre desiderato avere una storia come la loro un giorno e ora
che ne aveva la possibilità, si tirava indietro senza
nemmeno provarci, gettando la spugna di fronte al primo, vero ostacolo.
Forse lui e Lana non erano così diversi in fondo.
***
Lois prese il milionesimo sorso di caffè, mentre continuava
a far finta di nulla e cercava Clark fra le poche persone che avevano
deciso di avventurarsi nella fredda serata di Metropolis.
Qualche secondo prima le era sembrato di scorgere Clark a parecchi
metri di distanza, venirle in contro con il suo solito sguardo da cane
bastonato, ma non appena sbatté le palpebre qualche secondo
per mettere a fuoco quella figura, quella sagoma scura sparì
e lei si rese immediatamente conto che aveva immaginato ogni cosa.
Si sorprese sempre di più di quanto stava diventando
patetica.
Sperare che Clark si facesse vivo era una cosa, ma addirittura
immaginarselo a qualche metro da lei, era davvero troppo! Non ne poteva
davvero più e sperava che questa tortura finisse il
più in fretta possibile.
Ma per quanto patetica pensava che fosse, non era così cieca
da ignorare quanto le sue pulsazioni fossero accelerate al solo pensare
che lui avesse deciso di presentarsi.
Il pensiero che lui si sarebbe seduto lì con lei nel giro di
qualche secondo, aveva mandato il suo battito cardiaco alle stelle e
ogni singola battuta a cui aveva pensato per salutarlo e rompere il
ghiaccio, aveva deciso di abbandonare il suo cervello, per essere
rimpiazzato dal nulla più totale. Le sue mani si erano
improvvisamente paralizzate intorno alla tazza di caffè e il
solo pensiero di alzarsi per salutarlo, era ovviamente
un’utopia.
Ecco come Clark Kent aveva reso Lois Lane.
Lanciò un’occhiata all’orologio nello
schermo del suo cellulare e fu sorpresa di notare che era
già passata una buona mezz’ora da quando si era
seduta a quel tavolino.
‘Che arrivi o
meno, non cambia le cose.’ Si ripeteva, sempre
guardandosi discretamente intorno.
Quanto avrebbe voluto credere ad almeno una di quelle parole senza
senso.
***
Erano ormai passati alcuni minuti da quando era arrivato nei pressi del
café e per un secondo ebbe la certezza che Lois lo avesse
visto di sfuggita e si vide costretto a nascondersi tra le ombre ed
usare una stradina secondaria per raggiungere il punto in cui stava
ora. Se non avesse usato la supervelocità, probabilmente in
questo momento starebbe seduto a quel tavolino a parlare con lei.
‘E’
davvero così ridicola l’idea di dirle il mio
segreto nuovamente?’ Si chiese, senza mai
spostare lo sguardo dalla figura di Lois.
Fortunatamente aveva scelto un punto che non gli dava la
possibilità di vederla in faccia. Se così non
fosse stato, probabilmente avrebbe ceduto già parecchi
minuti prima a quella dolce tentazione e ora starebbe sorseggiando del
caffè con lei, ridendo di quanto stupidi erano stati a non
notarsi a vicenda e soprattutto a non ammettere cosa c’era in
realtà tra loro.
Stare al buio in una stradina quasi deserta e osservarla senza essere
visto, rendeva la sua scelta molto più semplice, ma pur
sempre devastante.
Vederla così indifesa e notare come lo cercasse tra la
folla, senza però darlo a vedere, gli faceva un male
tremendo e allo stesso tempo lo faceva sentire importante.
Conosceva Lois abbastanza da sapere che con tutta certezza, se ci fosse
stato qualcun altro al suo posto, avrebbe smesso di aspettarlo dopo
appena cinque minuti.
Perché dopotutto, lei è Lois Lane e Lois Lane non
aspetta nessuno. Al massimo si fa aspettare.
Invece lei era lì da chissà quanto, guardandosi
intorno con attenzione solo per scorgere la sua figura, mentre
continuava a sorseggiare quel caffè che di sicuro ora era
freddo.
Sarebbe potuto andare da lei e scaldarglielo con la sua vista, se solo
quel suo segreto non fosse stato così ingombrante, e lei
avrebbe potuto smettere di aspettarlo e avrebbero potuto avere quel
discorso che Clark moriva dalla voglia di avere.
Ma tutti quei sogni ad occhi aperti dovevano smettere, soprattutto
perché lui non si poteva permettere di essere un sognatore,
non in quel momento.
L’unica cosa che serviva ad entrambi in quel momento era un
taglio netto che avrebbe una volta per tutto spento ogni singola
fiammella di speranza per un futuro insieme che Clark sapeva sia lui
che Lois provavano.
L’anello della Legione non solo gli aveva permesso di sapere
come sarebbe stato se avesse dichiarato al mondo la sua vera
identità. Gli aveva anche dato
l’opportunità di aprire gli occhi e scoprire
quanto forti fossero i sentimenti che Lois provava per lui e viceversa
e non poteva permettersi di illuderla e ferirla in quel modo, facendole
credere che si sarebbe presentato al café quella sera.
Tolse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e decise di dare un taglio
a tutti quei dubbi, risolvendo le cose una volta per tutte.
Avrebbe ripreso a mentire a lei e a sé stesso, se questo
aiutava a tenerla al sicuro, e avrebbe iniziato subito.
***
Lois fece un cenno ad una cameriera che passava vicino al suo tavolino
e le chiese un secondo caffè, visto che il primo si era
sfreddato ed era imbevibile.
La cameriera le sorrise, promettendole che sarebbe tornata nel giro di
qualche minuto con del caffè appena fatto.
Lois sorrise a sua volta, sperando che quel sorriso sembrasse sincero,
dopodiché riprese a guardarsi intorno, notando come la
strada avesse preso ad animarsi rispetto alla quasi totale desolazione
di qualche minuto prima.
Il vento ora si era calmato, ma la temperatura non si era alzata di un
solo grado e Lois si trovò nuovamente a stringersi dentro il
suo cappotto beige che teneva abbottonato.
‘Massimo altri
cinque minuti e poi me ne vado da qui.’ Si
disse, sentendo ormai la pazienza che la stava abbandonando.
Era rimasta a quel tavolino per più di 45 minuti e di Clark
nemmeno l’ombra, se escludiamo quei pochi secondi in cui
pensava di averlo visto.
Per quanto desiderasse parlargli e risolvere le cose, aveva ancora una
dignità e l’avrebbe di sicuro abbandonata se lo
avesse aspettato per più di cinque minuti.
Senza che se ne rendesse conto, la cameriera era già di
ritorno con la sua seconda tazza di caffè fumante e dopo
averla ringraziata distrattamente, si ritrovò a prenderne un
lungo sorso, sentendo subito i benefici di quel liquido caldo che
iniziava a farle riprendere un po’ di sensibilità
ai piedi che ormai erano praticamente congelati.
Si guardò per l’ennesima volta intorno, prima di
essere distratta da un breve squillo del suo cellulare.
‘Un
messaggio.’ Pensò e non
poté fare a meno di pensare chi fosse il mittente.
Sperò fosse Chloe che voleva sapere come stava andando o
Jimmy che la rassicurava su quanto piacesse a Clark o Oliver che voleva
finalmente rilasciare un’intervista come Freccia Verde o
perfino Stan del Daily Planet che le voleva farle sapere in anteprima
che uno dei suoi articoli sarebbe finito in prima pagina
nell’edizione del giorno dopo.
Avrebbe accettato un sms da chiunque, tranne dalla persona che non
riusciva nemmeno a nominare.
Abbassò lo sguardo sul cellulare e decise di leggere il
messaggio, anche se avrebbe potuto convivere per sempre con lo schermo
del suo cellulare che le ricordava che aveva un sms non letto. Perfino
la sua ormai nota curiosità arrossiva di fronte al terrore
di scoprire di chi fosse quell’sms.
Una volta aperto, non c’erano dubbi di chi fosse stato a
spedirlo.
‘Scusa, sono stato trattenuto a lavoro. Non penso di riuscire
ad arrivare in tempo.’
Un brivido la colpì. ‘Ovviamente.’
Pensò.
Senza che nemmeno se ne rendesse conto, sentì gli occhi
riempirsi velocemente di lacrime e sapeva che si sarebbe odiata se
fosse stata così debole da lasciarsi andare lì,
di fronte a tutti e soprattutto per Clark Kent.
Se c’era un momento per riprendere ad alzare le sue barriere,
quello era perfetto.
Non avrebbe permesso a nessuno di trattarla in quel modo, men che meno
a Clark Kent.
Aveva avuto la sua occasione e l’aveva buttata al vento in
quel modo.
Strinse i denti e pensò all’unico modo che
l’avrebbe aiutata ad uscire da quella situazione con
dignità. Mentire.
Sentì una lacrima quasi cadere minacciosa e dopo aver preso
un respiro profondo e aver scosso la testa per darsi un po’
di forza, rispose al messaggio con la prima bugia che le venne in mente.
Una volta inviato, posò nuovamente il cellulare di fianco
alla sua tazza del caffè e rimase a fissare il vuoto di
fronte a sé, dandosi della stupida per aver anche solo
sperato che Clark si potesse fare vivo.
Si ritrovò a fissare il suo cellulare per qualche secondo e
sentì nuovamente dei brividi in tutto il corpo. Prese la
tazza del caffè e ne bevve un lungo sorso.
Il freddo che faceva quella sera lì a Metropolis, era nulla
in confronto al modo in cui l’aveva gelata quel suo messaggio.
Ormai avrebbe dovuto aver imparato la lezione. Sognare non porta da
nessuna parte e lei doveva smettere di farlo ad occhi aperti,
soprattutto quando si trattava di ragazzi.
Non che se lo permettesse spesso, ma ogni volta che aveva ceduto a
quella tentazione, era finita a porsi sempre la stessa domanda:
Perché sei una tale ingenua?
Beh, una cosa era certa. Questa era stata l’ultima volta.
Per di più, non era sicura che fosse stato realmente
trattenuto a lavoro quella sera e se solo avesse voluto, il giorno dopo
avrebbe potuto indagare e smascherarlo. Ma non avrebbe aiutato a
dimenticarlo.
Era ora di attuare il piano B, che fortunatamente aveva progettato, e
avrebbe iniziato da subito. Ma per quanto lo odiasse in quel momento
per averla resa così debole, era sempre più
sicura che ignorarlo sarebbe stato più difficile del
previsto.
Smise di pensarci su e decise che sarebbe rimasta seduta a quel
tavolino finché non si fosse scrollata definitivamente di
dosso quell’orribile sensazione di essere stata scaricata con
una bugia. Dopotutto ora aveva tutta la serata per sé e non
doveva più aspettare che qualcuno si facesse vivo.
Sarebbe rimasta lì a sorseggiare il suo caffè,
avrebbe fatto credere a tutti che non vedere Clark al café
non le aveva fatto assolutamente nessun effetto e soprattutto avrebbe
iniziato a pensare a quali articoli avrebbe scritto per il Planet il
giorno dopo.
‘Affoga i
dispiaceri nel lavoro, Lane.’ Si disse,
prendendo un ennesimo sorso di caffè. ‘Come
sempre.’
***
Nello stesso istante in cui Clark inviò il messaggio, fu
consapevole che ormai non si poteva più tornare indietro.
Aveva fatto la sua scelta ed era consapevole che dandole buca in quel
modo, aveva marcato una linea indelebile tra lui e Lois. Aveva chiarito
ad entrambi che non voleva nulla di più di una semplice
amicizia e che soprattutto quello che era quasi successo al matrimonio,
non significava assolutamente nulla per lui.
Quanto odiava mentire.
‘Magari in
futuro…’ Interruppe subito quel
pensiero, deciso a non alimentare la piccola fiammella di speranza che
non era ancora riuscito a spegnere.
Nonostante sapesse quanto pericoloso fosse per Lois, una parte di
sé sperava sempre che prima o poi, quei giorni che aveva
cancellato si sarebbero ri-avverati, come per magia.
E non si riferiva alla parte della fama e della gloria, né
tantomeno a quella in cui era visto come una minaccia.
Sentì un breve suono provenire dal cellulare che teneva
ancora in mano e si rese conto di avere appena ricevuto un sms. Non
aveva bisogno di aprirlo per indovinare chi glielo avesse mandato, ma
quando lo fece, le parole sullo schermo stranamente lo gelarono,
facendogli corrugare la fronte e serrare la mascella.
‘Sto lavorando ad un articolo. Non ce l’avrei fatta
comunque.’
Lois gli stava mentendo e la cosa lo feriva.
Ma dopotutto, lui non aveva appena fatto lo stesso con lei? Stava
semplicemente ricevendo lo stesso trattamento e non poteva certo
biasimarla.
Rileggendo quelle parole, una domanda gli iniziò a ronzare
nella testa. ‘Perché
mi ha mentito?’
Non gli ci volle tanto per trovare una risposta. Lois Lane era talmente
orgogliosa che non avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, tantomeno
Clark, che lo stava aspettando ormai da chissà quanto,
seduta a quel tavolino a sorseggiare caffè, guardandosi
intorno fingendosi disinteressata.
Si chiese come avrebbe reagito nello scoprire che lui la stava
osservando a soli pochi passi di distanza e sapeva che
quell’sms che gli aveva appena mandato diceva il falso.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato e se avesse saputo
dell’effetto che la Kryptonite aveva su di lui, non avrebbe
esitato a fargliene trovare un frammento sotto il cuscino.
‘Ecco un altro
motivo per non dire il mio segreto a Lois.’
Pensò tra sé, ma quello che in un altro momento
l’avrebbe fatto sorridere, ora non sembrava funzionare.
Nonostante sarebbe potuto rimanere ore e ore a fissarla in quel modo,
pensò che aveva visto abbastanza. Per quanto adorava notare
ogni suo minimo movimento, era una tortura vederla in quello stato in
cui cercava di mascherare al resto del mondo come si sentiva, quando
tutto quello che avrebbe voluto fare era alzarsi da quel tavolo e
probabilmente prenderlo a pugni tra le lacrime, irritata e delusa per
essere stata trattata in quel modo.
Decise di allontanarsi e lasciare la sua postazione da osservatore
silenzioso, perdendosi nel buio della notte di Metropolis,
egoisticamente sperando di ricevere una richiesta d’aiuto che
l’avrebbe distratto per qualche minuto, o qualche ora, se era
fortunato.
Mentre si allontanava da lei a malincuore, si girò
un’ultima volta a guardarla, sicuro di una cosa sola.
Lois aveva ragione, una volta assaggiato il cioccolato al peperoncino,
è impossibile
tornare alla vaniglia.
A/N: Avendo letto il
capitolo, penso abbiate capito il motivo che mi ha spinto a non
rispondere alle vostre recensioni! Non volevo farvi capire come
sarebbero andate le cose. Spero solo non facciate come una mia amica,
che prima di leggere le storie, si legge le A/N iniziali e finali XD
perché in quel caso tutti i miei sforzi per non farvi capire
nulla, non sono serviti a niente! XD XD E so che probabilmente ora mi
odiate a morte e farei meglio a nascondermi e non farmi
trovare da nessuna di voi, ma... se vi dico di fidarvi di me? *puppy
dog eyes* Se la cosa vi può far piacere XD mentre scrivevo
parte del capitolo, avevo l'ipod a portata di zampa e mi rivedevo la
scena, per entrare meglio nel clima di tristezza assoluta. XD Inutile
dirvi che avevo i lacrimoni agli occhi :( Per cui la vendetta che
programmate è già iniziata mentre scrivevo questo
capitolo. Amo e odio questa scena e ogni volta rivederla mi spezza il
cuore :( e vorrei correre incontro a Lois, sedermi a quel tavolino
insieme a lei a bere caffé e rassicurarla che Clark prima o
poi deciderà di essere meno idiota e correrà da
lei. *.*
In più, se
pensate che sia finito male, vi tirerà su sapere che in
realtà doveva andare diversamente... nel senso che io avevo
in mente di far fare una sorta di sogno a Lois, in cui Clark si
presentava al café, parlavano e ovviamente le cose andavano
avanti. Ovviamente una volta svegliata, si sarebbe ricordata che Clark
in realtà non si era presentato al loro appuntamento e
sarebbe caduta in depressione, Lois Lane style, ovviamente! XD
Poi invece mio fratellino
mi ha fatto notare quanto era bastarda dentro questa cosa XD e mi ha
detto che se proprio volevo farla finire come la versione originale,
allora era meglio descrivere semplicemente la scena del
café. XD
Alla fine è
andata meglio così, no? XD Penso mi avreste bruciata viva se
avessi scritto il capitolo come volevo io! XD XD
Comunque, ovviamente, il
vero,ultimo capitolo è domani... non dimenticate che avevo
promesso che la storia sarebbe finita il 25 e oggi è "solo"
24... ghghgh XD
Per cui, mettete da parte
quelle bamboline vodoo col mio nome scritto sopra, respirate a fondo e
tornate domani
a leggere l'epilogo della storia :D *guarda tutti con sospetto e poi
scappa* XD
ps: Ero abbastanza
indecisa su come chiamare questo capitolo, perché avevo un
paio di ideuzze in testa... alla fine ho optato per il titolo della
canzone stupenda che si sente durante quella scena e la frase finale
che avete letto in questo capitolo e che si ricollega al mitico
episodio 4 (quando Lois consiglia a Clark di cambiare gusti in fatto di
donne e le paragona a gusti di gelati! XD).
Comunque, tornando alla canzone, nel caso non ve la ricordiate, vi
lascio titolo e nome del gruppo, così se non l'avete a
portata di zampa e volete risentirla...ve la risentite XD "Dreamer" by
Uh huh her.
pps (giuro
che è l'ultimo ps! XD): La frase finale del capitolo,
l'avevo in testa da taaaaaanto tempo XD anche se in Italiano suona
malissimo '-.- solo che metterla in Inglese non c'entrava una
cippaliappa, per cui ho dovuto ricorrere all'odioso cioccolato al
peperoncino della versione Italiana, invece che allo stupendo Wild Cherry
della versione originale *.* Eh vabeh, che ci volete fare...
XD
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