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Autore: Ily18    24/09/2009    5 recensioni
Questa è una rivisitazione dell'episodio 15 dell'ottava serie, per cui per chi non l'ha visto è spoiler. Tutto inizia esattamente come nell'episodio: Lois è appena tornata da Star City e Clark si è dimenticato di andare a prenderla. In seguito lei e il mondo sapranno il suo segreto, causandogli vari problemi e lui sarà costretto a riportare tutto alla normalità. Ma cosa sarebbe successo se si fosse dimostrato un po' più coraggioso e avesse detto a Lois anche l'altro grande segreto che si tiene dentro?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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A/N: Oddio, non avete idea di quanto sia euforica oggi! XD Ho sognato per la seconda volta in pochi giorni, che mi vedevo la premiere di Smallville! XD XD
Fighissima *.* XD Ovviamente, Clark e Lois si baciavano senza nessun motivo apparente XD c'era qualche riferimento alla S9, ma visto che non so chi di voi è spoilerato e chi la seguirà in lingua originale, non dico niente XD Vi dico solo che alle 6 mi son svegliata e non son riuscita più a prendere sonno! XD Troppo euforica per la mia personale S9 premiere! XD XD

Uhm, spero mi scuserete, ma oggi non penso che risponderò individualmente alle vostre rencesioni, per un motivo semplicissimo. Se rispondessi rischierei di far capire una cosa che succede o non succede nel capitolo XD

Spero non causi uno sciopero di recensioni come avete minacciato di fare! XD

Buona lettura! :)





Lois arrivò un po’ prima del previsto al café e dopo aver ordinato il solito, prese posto in uno dei tavolini che stavano all’aperto e iniziò a sorseggiare quel caffè, guardandosi intorno con circospezione, sperando di non sembrare una di quelle ragazze che aspettavano con ansia che il proprio fidanzato si facesse vivo.

Il che praticamente era quello che stava facendo, eccezion fatta per il fatto del fidanzato. Lei non aspettava un fidanzato, ma il suo collega/migliore amico a cui aveva dato appuntamento al café.

Eccetto che non era un vero appuntamento, visto che tra loro due non c’era assolutamente nulla che andasse oltre il rispetto e la profonda amicizia che provavano l’uno per l’altro.

Continuando a ripetersi quelle frasi, prese un altro sorso di caffè, notando solo ora quanto avrebbe preferito stare seduta al caldo, piuttosto che congelarsi nei tavolini all’aperto.

La giornata non era stata decisamente una delle migliori e questa volta Lois si riferiva al tempo, non al disastroso viaggio in macchina con Clark.

Per quasi tutto il giorno aveva piovuto e ora la pioggia aveva lasciato spazio ad un vento abbastanza freddo che le pungeva le guance e la costringeva a stringersi un po’ di più nel suo cappotto.

Si sarebbe potuta semplicemente alzare, sorridere al ragazzo che le aveva servito il caffè e prendere posto in uno dei tavolini all’interno e aspettare Clark lì.
Ma la verità era che da dove sedeva in quel momento, aveva un raggio di veduta migliore e se Clark fosse stato nei paraggi, di certo l’avrebbe notato.

‘I trucchi del Generale danno finalmente i suoi frutti.’ Sorrise, prendendo un ennesimo sorso di caffè.

Pensandoci meglio però, si rese conto solo ora in che razza di stato si trovava.

Lei, Lois Lane, che contava i minuti per l’arrivo di Clark Kent.

Socchiuse gli occhi non appena il pensiero la colpì e si ritrovo a tichettare nervosamente il piede destro contro la gamba del tavolino che reggeva il peso della sua tazza.

Nonostante avesse avuto più di quattro settimane per accettare il fatto che Clark Kent le avesse scombussolato la vita, il solo pensiero di essersi ridotta in quel modo per un uomo qualunque la infastidiva alquanto.

‘Eccetto che lui non è un uomo qualunque.’ Si ricordò immediatamente.

Che Clark Kent fosse fuori dal comune era un dato di fatto, altrimenti non sarebbe riuscito a farle perdere la testa in quel modo.
La semplicità di ogni suo piccolo gesto la lasciava sempre di stucco e si ritrovava sempre più spesso a chiedersi com’è che non si fosse resa conto prima di quello che si trovava di fronte.

Ormai si conoscevano da più di quattro anni e dopo tanto tempo passato insieme, pensi di conoscere una persona meglio delle tue tasche. Invece con Clark era così diverso.
Era come se ogni giorno nuove, piccole sfaccettature della sua persona le fossero svelate e Lois era sempre più convinta che c’era qualcosa di fantastico in lui che ancora non aveva scoperto.

C’era qualcosa nel suo modo di fare che le faceva capire che Clark aveva ancora tanti di quei segreti e tanti di quei pregi e difetti che lei poteva solo immaginare e scoprirli uno ad uno era una sfida che non si sarebbe negata per nulla al mondo.

Stargli vicino era una sfida e se c’era una cosa che Lois Lane adorava, erano proprio le sfide.

Si chiese se anche per Lana era lo stesso, oppure se ormai lei sapesse tutto di lui.

Strizzò gli occhi dandosi della stupida per aver pensato a lei, ma subito un nuovo pensiero si fece vivo in lei.

Chloe le aveva detto che era abbastanza sicura che Lana non si sarebbe mai più fatta vedere in città e Lois iniziò a chiedersi quale fosse il vero motivo della sua partenza.

Perché aveva voluto abbandonare nuovamente Clark, quando lui aveva chiaramente preferito lei quella notte al matrimonio? Cosa diavolo era successo questa volta tra loro?

Ma la domanda che veramente perseguitava Lois e che la stava rendendo irritabilmente nervosa in quel momento era un’altra.

Se Clark si fosse presentato a quello che non era assolutamente un appuntamento, lo avrebbe fatto perché era veramente interessato a lei, o solo perché ormai non poteva più avere Lana?

Il solo pensiero che la risposta potesse essere la seconda opzione, la fece pentire più e più volte di aver proposto di prendere questo maledetto caffè insieme e per un microsecondo sperò perfino che Clark decidesse di non farsi vivo, perché non avrebbe sopportato l’idea di essere una ruota di scorta, in particolare di esserlo di Lana Lang.

Continuò a guardarsi intorno con nonchalance, ma di Clark non c’era nemmeno l’ombra.

‘Sembra che i miei desideri saranno realizzati alla fine.’ Si disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè.

‘E se davvero non venisse?’ Si ritrovò a pensare improvvisamente, realizzando quanto quella prospettiva non fosse poi così impossibile.

Clark odiava parlare di sentimenti quasi quanto lei, per cui cosa le dava la sicurezza che lui si sarebbe fatto vivo? Niente.

Per quanto ne sapeva non aveva nemmeno intenzione di risolvere le cose tra loro, ma per quanto imbarazzante sarebbe potuto rivelarsi, avrebbe preferito che avesse il coraggio di dirglielo in faccia, così da chiarire immediatamente le cose, dare un colpo di spugna definitivo e solo in quell’occasione agire come se nulla fosse successo e tornare ad essere semplici partner di lavoro.

Le cose sarebbero state così semplici se fossero andate secondo i suoi piani, ma ovviamente c’era sempre qualcosa che andava storto.
Fortunatamente lei, come ogni buon soldato, aveva sempre un piano di riserva.

Il piano B si sarebbe attuato solo in caso di estrema necessità – vedi Clark che non si presenta al café – ed era abbastanza facile da mettere in atto.
Se avesse passato tutta la sera da sola a quel café, dal giorno dopo avrebbe dato il suo personale colpo di spugna a tutti quegli stupidi sentimenti che non provava assolutamente per Clark e si sarebbe comportata di conseguenza.

Niente più battutine sperando che lui le rispondesse, sfidandola in quello che le riusciva meglio: avere ragione; niente più viaggi improvvisi alla fattoria, usando le scuse più stupide; si sarebbe opposta sempre e comunque a scrivere un articolo insieme a lui, anche se doveva ammettere che Clark stava mostrando del potenziale non indifferente; niente più caffè o pranzi insieme; niente più giochi di sguardi. Niente di niente.

Se Clark non si fosse presentato, Lois avrebbe iniziato a trattarlo come mai aveva fatto prima. Come uno sconosciuto.

Ovviamente il tutto sarebbe stato molto più facile a dirsi che a farsi, ma ancora una volta Lois si trovava di fronte ad una sfida, e non sia mai che un Lane si tiri indietro.


***


Sarebbe stato così facile per Clark sedersi a quel tavolino con lei, ordinare un caffè ed iniziare a parlare, finalmente dirle tutto.

Ma era consapevole che sognare non aiutava, in particolare in quel momento in cui tutti quei ricordi erano così freschi nella sua memoria.

Ripensando all’ultima volta in cui si era seduto a quel café in sua compagnia, gli sembrò che fosse passata un’eternità. Ma nonostante tutto, ricordava tutto nitidamente.

Il cielo grigio che offuscava Metropolis, Lois che sedeva di fronte a lui e giocherellava col disegno in rilievo della sua tazza, la paura che entrambi avevano di non riuscire più a prendere un caffè insieme perché perennemente inseguiti da fan e paparazzi, e ovviamente il modo in cui entrambi avevano abbassato le rispettive impenetrabili difese per lasciare libero accesso l’un l’altro.

Ripensandoci era stato tutto così semplice con lei, che quasi si chiese perché tutto era successo con questo immenso ritardo. Se entrambi avessero aperto gli occhi dal primo momento in cui i loro sguardi si incrociarono, probabilmente ora starebbe vivendo una vita decisamente diversa.

Con ogni probabilità, il suo cuore non avrebbe subito tutte quelle cicatrici a causa di Lana e dei suoi ripetuti addii e Lois sarebbe già a conoscenza del suo segreto.
Perché per quanto sicuro potesse essere della decisione fatta di non dirle la verità, sapeva che se lui e Lois fossero stati insieme, lei prima o poi l’avrebbe avuta vinta e lui non avrebbe trovato nessuna ulteriore scusa da ripetersi per evitare di farle conoscere quella parte di sé di cui aveva tanta paura.

Ripensò alle parole che Chloe le aveva detto riguardo a Lois e al suo segreto.

‘Clark, non è che per caso c’è un altro motivo per custodire il tuo segreto in questo modo e questo motivo include il non rimanere ferito un’altra volta?’

E automaticamente ricordò le parole che lui stesso aveva ripetuto alla Lois che aveva conosciuto il suo segreto, quando gli chiese perché non volesse ripeterle tutto una volta riavvolto il tempo.

‘Perché quello a cui potrebbe portare mi spaventa a morte.’

Chloe aveva quasi centrato il bersaglio, senza sapere quanto ci fosse andata vicino.

Aveva ammesso a sé stesso e a Lois che uno dei motivi che lo spingevano a non ripeterle il suo segreto una volta riavvolto il tempo, era che avere una relazione alla luce del sole con Lois, lo spaventava a morte.

Non era la paura di soffrire ancora, perché stranamente sapeva che Lois non si sarebbe mai comportata come Lana. Lei non lo avrebbe mai lasciato in quel modo, perché Lois amava combattere per quello a cui teneva, mentre Lana gettava semplicemente la spugna quando le cose si facevano difficili.

Era sicuro che con Lois sarebbe stata una cosa da “e vissero per sempre felici e contenti” consapevole ovviamente che non sarebbero stati sempre “felici e contenti”, che ci sarebbero stati dei momenti da “tristi e altamente irritabili” ma era sicuro che quei momenti li avrebbero comunque affrontati insieme e più uniti che mai.

E questo lo spaventava a morte, perché non aveva mai sperimentato sulla propria pelle una cosa del genere.
L’unico riferimento che aveva avuto quando pensava all’amore, erano i suoi genitori e sapeva che la loro storia d’amore si basava proprio su quello: affrontare la felicità e la tristezza insieme, senza pensare per un solo secondo di fare le valigie e abbandonare l’altro.

Aveva sempre desiderato avere una storia come la loro un giorno e ora che ne aveva la possibilità, si tirava indietro senza nemmeno provarci, gettando la spugna di fronte al primo, vero ostacolo.

Forse lui e Lana non erano così diversi in fondo.


***


Lois prese il milionesimo sorso di caffè, mentre continuava a far finta di nulla e cercava Clark fra le poche persone che avevano deciso di avventurarsi nella fredda serata di Metropolis.

Qualche secondo prima le era sembrato di scorgere Clark a parecchi metri di distanza, venirle in contro con il suo solito sguardo da cane bastonato, ma non appena sbatté le palpebre qualche secondo per mettere a fuoco quella figura, quella sagoma scura sparì e lei si rese immediatamente conto che aveva immaginato ogni cosa.

Si sorprese sempre di più di quanto stava diventando patetica.

Sperare che Clark si facesse vivo era una cosa, ma addirittura immaginarselo a qualche metro da lei, era davvero troppo! Non ne poteva davvero più e sperava che questa tortura finisse il più in fretta possibile.

Ma per quanto patetica pensava che fosse, non era così cieca da ignorare quanto le sue pulsazioni fossero accelerate al solo pensare che lui avesse deciso di presentarsi.
Il pensiero che lui si sarebbe seduto lì con lei nel giro di qualche secondo, aveva mandato il suo battito cardiaco alle stelle e ogni singola battuta a cui aveva pensato per salutarlo e rompere il ghiaccio, aveva deciso di abbandonare il suo cervello, per essere rimpiazzato dal nulla più totale. Le sue mani si erano improvvisamente paralizzate intorno alla tazza di caffè e il solo pensiero di alzarsi per salutarlo, era ovviamente un’utopia.

Ecco come Clark Kent aveva reso Lois Lane.

Lanciò un’occhiata all’orologio nello schermo del suo cellulare e fu sorpresa di notare che era già passata una buona mezz’ora da quando si era seduta a quel tavolino.

‘Che arrivi o meno, non cambia le cose.’ Si ripeteva, sempre guardandosi discretamente intorno.

Quanto avrebbe voluto credere ad almeno una di quelle parole senza senso.


***


Erano ormai passati alcuni minuti da quando era arrivato nei pressi del café e per un secondo ebbe la certezza che Lois lo avesse visto di sfuggita e si vide costretto a nascondersi tra le ombre ed usare una stradina secondaria per raggiungere il punto in cui stava ora. Se non avesse usato la supervelocità, probabilmente in questo momento starebbe seduto a quel tavolino a parlare con lei.

‘E’ davvero così ridicola l’idea di dirle il mio segreto nuovamente?’ Si chiese, senza mai spostare lo sguardo dalla figura di Lois.

Fortunatamente aveva scelto un punto che non gli dava la possibilità di vederla in faccia. Se così non fosse stato, probabilmente avrebbe ceduto già parecchi minuti prima a quella dolce tentazione e ora starebbe sorseggiando del caffè con lei, ridendo di quanto stupidi erano stati a non notarsi a vicenda e soprattutto a non ammettere cosa c’era in realtà tra loro.

Stare al buio in una stradina quasi deserta e osservarla senza essere visto, rendeva la sua scelta molto più semplice, ma pur sempre devastante.

Vederla così indifesa e notare come lo cercasse tra la folla, senza però darlo a vedere, gli faceva un male tremendo e allo stesso tempo lo faceva sentire importante.

Conosceva Lois abbastanza da sapere che con tutta certezza, se ci fosse stato qualcun altro al suo posto, avrebbe smesso di aspettarlo dopo appena cinque minuti.
Perché dopotutto, lei è Lois Lane e Lois Lane non aspetta nessuno. Al massimo si fa aspettare.

Invece lei era lì da chissà quanto, guardandosi intorno con attenzione solo per scorgere la sua figura, mentre continuava a sorseggiare quel caffè che di sicuro ora era freddo.
Sarebbe potuto andare da lei e scaldarglielo con la sua vista, se solo quel suo segreto non fosse stato così ingombrante, e lei avrebbe potuto smettere di aspettarlo e avrebbero potuto avere quel discorso che Clark moriva dalla voglia di avere.

Ma tutti quei sogni ad occhi aperti dovevano smettere, soprattutto perché lui non si poteva permettere di essere un sognatore, non in quel momento.
L’unica cosa che serviva ad entrambi in quel momento era un taglio netto che avrebbe una volta per tutto spento ogni singola fiammella di speranza per un futuro insieme che Clark sapeva sia lui che Lois provavano.

L’anello della Legione non solo gli aveva permesso di sapere come sarebbe stato se avesse dichiarato al mondo la sua vera identità. Gli aveva anche dato l’opportunità di aprire gli occhi e scoprire quanto forti fossero i sentimenti che Lois provava per lui e viceversa e non poteva permettersi di illuderla e ferirla in quel modo, facendole credere che si sarebbe presentato al café quella sera.

Tolse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e decise di dare un taglio a tutti quei dubbi, risolvendo le cose una volta per tutte.

Avrebbe ripreso a mentire a lei e a sé stesso, se questo aiutava a tenerla al sicuro, e avrebbe iniziato subito.


***


Lois fece un cenno ad una cameriera che passava vicino al suo tavolino e le chiese un secondo caffè, visto che il primo si era sfreddato ed era imbevibile.

La cameriera le sorrise, promettendole che sarebbe tornata nel giro di qualche minuto con del caffè appena fatto.

Lois sorrise a sua volta, sperando che quel sorriso sembrasse sincero, dopodiché riprese a guardarsi intorno, notando come la strada avesse preso ad animarsi rispetto alla quasi totale desolazione di qualche minuto prima.

Il vento ora si era calmato, ma la temperatura non si era alzata di un solo grado e Lois si trovò nuovamente a stringersi dentro il suo cappotto beige che teneva abbottonato.

‘Massimo altri cinque minuti e poi me ne vado da qui.’ Si disse, sentendo ormai la pazienza che la stava abbandonando.

Era rimasta a quel tavolino per più di 45 minuti e di Clark nemmeno l’ombra, se escludiamo quei pochi secondi in cui pensava di averlo visto.

Per quanto desiderasse parlargli e risolvere le cose, aveva ancora una dignità e l’avrebbe di sicuro abbandonata se lo avesse aspettato per più di cinque minuti.

Senza che se ne rendesse conto, la cameriera era già di ritorno con la sua seconda tazza di caffè fumante e dopo averla ringraziata distrattamente, si ritrovò a prenderne un lungo sorso, sentendo subito i benefici di quel liquido caldo che iniziava a farle riprendere un po’ di sensibilità ai piedi che ormai erano praticamente congelati.

Si guardò per l’ennesima volta intorno, prima di essere distratta da un breve squillo del suo cellulare.

‘Un messaggio.’ Pensò e non poté fare a meno di pensare chi fosse il mittente.

Sperò fosse Chloe che voleva sapere come stava andando o Jimmy che la rassicurava su quanto piacesse a Clark o Oliver che voleva finalmente rilasciare un’intervista come Freccia Verde o perfino Stan del Daily Planet che le voleva farle sapere in anteprima che uno dei suoi articoli sarebbe finito in prima pagina nell’edizione del giorno dopo.

Avrebbe accettato un sms da chiunque, tranne dalla persona che non riusciva nemmeno a nominare.

Abbassò lo sguardo sul cellulare e decise di leggere il messaggio, anche se avrebbe potuto convivere per sempre con lo schermo del suo cellulare che le ricordava che aveva un sms non letto. Perfino la sua ormai nota curiosità arrossiva di fronte al terrore di scoprire di chi fosse quell’sms.

Una volta aperto, non c’erano dubbi di chi fosse stato a spedirlo.

‘Scusa, sono stato trattenuto a lavoro. Non penso di riuscire ad arrivare in tempo.’


Un brivido la colpì. ‘Ovviamente.’ Pensò.

Senza che nemmeno se ne rendesse conto, sentì gli occhi riempirsi velocemente di lacrime e sapeva che si sarebbe odiata se fosse stata così debole da lasciarsi andare lì, di fronte a tutti e soprattutto per Clark Kent.

Se c’era un momento per riprendere ad alzare le sue barriere, quello era perfetto.
Non avrebbe permesso a nessuno di trattarla in quel modo, men che meno a Clark Kent.
Aveva avuto la sua occasione e l’aveva buttata al vento in quel modo.

Strinse i denti e pensò all’unico modo che l’avrebbe aiutata ad uscire da quella situazione con dignità. Mentire.

Sentì una lacrima quasi cadere minacciosa e dopo aver preso un respiro profondo e aver scosso la testa per darsi un po’ di forza, rispose al messaggio con la prima bugia che le venne in mente.

Una volta inviato, posò nuovamente il cellulare di fianco alla sua tazza del caffè e rimase a fissare il vuoto di fronte a sé, dandosi della stupida per aver anche solo sperato che Clark si potesse fare vivo.

Si ritrovò a fissare il suo cellulare per qualche secondo e sentì nuovamente dei brividi in tutto il corpo. Prese la tazza del caffè e ne bevve un lungo sorso.

Il freddo che faceva quella sera lì a Metropolis, era nulla in confronto al modo in cui l’aveva gelata quel suo messaggio.

Ormai avrebbe dovuto aver imparato la lezione. Sognare non porta da nessuna parte e lei doveva smettere di farlo ad occhi aperti, soprattutto quando si trattava di ragazzi.
Non che se lo permettesse spesso, ma ogni volta che aveva ceduto a quella tentazione, era finita a porsi sempre la stessa domanda: Perché sei una tale ingenua?

Beh, una cosa era certa. Questa era stata l’ultima volta.

Per di più, non era sicura che fosse stato realmente trattenuto a lavoro quella sera e se solo avesse voluto, il giorno dopo avrebbe potuto indagare e smascherarlo. Ma non avrebbe aiutato a dimenticarlo.

Era ora di attuare il piano B, che fortunatamente aveva progettato, e avrebbe iniziato da subito. Ma per quanto lo odiasse in quel momento per averla resa così debole, era sempre più sicura che ignorarlo sarebbe stato più difficile del previsto.

Smise di pensarci su e decise che sarebbe rimasta seduta a quel tavolino finché non si fosse scrollata definitivamente di dosso quell’orribile sensazione di essere stata scaricata con una bugia. Dopotutto ora aveva tutta la serata per sé e non doveva più aspettare che qualcuno si facesse vivo.

Sarebbe rimasta lì a sorseggiare il suo caffè, avrebbe fatto credere a tutti che non vedere Clark al café non le aveva fatto assolutamente nessun effetto e soprattutto avrebbe iniziato a pensare a quali articoli avrebbe scritto per il Planet il giorno dopo.

‘Affoga i dispiaceri nel lavoro, Lane.’ Si disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè. ‘Come sempre.’


***


Nello stesso istante in cui Clark inviò il messaggio, fu consapevole che ormai non si poteva più tornare indietro. Aveva fatto la sua scelta ed era consapevole che dandole buca in quel modo, aveva marcato una linea indelebile tra lui e Lois. Aveva chiarito ad entrambi che non voleva nulla di più di una semplice amicizia e che soprattutto quello che era quasi successo al matrimonio, non significava assolutamente nulla per lui.

Quanto odiava mentire.

‘Magari in futuro…’ Interruppe subito quel pensiero, deciso a non alimentare la piccola fiammella di speranza che non era ancora riuscito a spegnere.

Nonostante sapesse quanto pericoloso fosse per Lois, una parte di sé sperava sempre che prima o poi, quei giorni che aveva cancellato si sarebbero ri-avverati, come per magia.
E non si riferiva alla parte della fama e della gloria, né tantomeno a quella in cui era visto come una minaccia.

Sentì un breve suono provenire dal cellulare che teneva ancora in mano e si rese conto di avere appena ricevuto un sms. Non aveva bisogno di aprirlo per indovinare chi glielo avesse mandato, ma quando lo fece, le parole sullo schermo stranamente lo gelarono, facendogli corrugare la fronte e serrare la mascella.

‘Sto lavorando ad un articolo. Non ce l’avrei fatta comunque.’

Lois gli stava mentendo e la cosa lo feriva.
Ma dopotutto, lui non aveva appena fatto lo stesso con lei? Stava semplicemente ricevendo lo stesso trattamento e non poteva certo biasimarla.

Rileggendo quelle parole, una domanda gli iniziò a ronzare nella testa. ‘Perché mi ha mentito?’

Non gli ci volle tanto per trovare una risposta. Lois Lane era talmente orgogliosa che non avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, tantomeno Clark, che lo stava aspettando ormai da chissà quanto, seduta a quel tavolino a sorseggiare caffè, guardandosi intorno fingendosi disinteressata.

Si chiese come avrebbe reagito nello scoprire che lui la stava osservando a soli pochi passi di distanza e sapeva che quell’sms che gli aveva appena mandato diceva il falso.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato e se avesse saputo dell’effetto che la Kryptonite aveva su di lui, non avrebbe esitato a fargliene trovare un frammento sotto il cuscino.

‘Ecco un altro motivo per non dire il mio segreto a Lois.’ Pensò tra sé, ma quello che in un altro momento l’avrebbe fatto sorridere, ora non sembrava funzionare.

Nonostante sarebbe potuto rimanere ore e ore a fissarla in quel modo, pensò che aveva visto abbastanza. Per quanto adorava notare ogni suo minimo movimento, era una tortura vederla in quello stato in cui cercava di mascherare al resto del mondo come si sentiva, quando tutto quello che avrebbe voluto fare era alzarsi da quel tavolo e probabilmente prenderlo a pugni tra le lacrime, irritata e delusa per essere stata trattata in quel modo.

Decise di allontanarsi e lasciare la sua postazione da osservatore silenzioso, perdendosi nel buio della notte di Metropolis, egoisticamente sperando di ricevere una richiesta d’aiuto che l’avrebbe distratto per qualche minuto, o qualche ora, se era fortunato.

Mentre si allontanava da lei a malincuore, si girò un’ultima volta a guardarla, sicuro di una cosa sola.

Lois aveva ragione, una volta assaggiato il cioccolato al peperoncino, è impossibile tornare alla vaniglia.





A/N: Avendo letto il capitolo, penso abbiate capito il motivo che mi ha spinto a non rispondere alle vostre recensioni! Non volevo farvi capire come sarebbero andate le cose. Spero solo non facciate come una mia amica, che prima di leggere le storie, si legge le A/N iniziali e finali XD perché in quel caso tutti i miei sforzi per non farvi capire nulla, non sono serviti a niente! XD XD E so che probabilmente ora mi odiate a morte e farei meglio a nascondermi e non farmi trovare da nessuna di voi, ma... se vi dico di fidarvi di me? *puppy dog eyes* Se la cosa vi può far piacere XD mentre scrivevo parte del capitolo, avevo l'ipod a portata di zampa e mi rivedevo la scena, per entrare meglio nel clima di tristezza assoluta. XD Inutile dirvi che avevo i lacrimoni agli occhi :( Per cui la vendetta che programmate è già iniziata mentre scrivevo questo capitolo. Amo e odio questa scena e ogni volta rivederla mi spezza il cuore :( e vorrei correre incontro a Lois, sedermi a quel tavolino insieme a lei a bere caffé e rassicurarla che Clark prima o poi deciderà di essere meno idiota e correrà da lei. *.*

In più, se pensate che sia finito male, vi tirerà su sapere che in realtà doveva andare diversamente... nel senso che io avevo in mente di far fare una sorta di sogno a Lois, in cui Clark si presentava al café, parlavano e ovviamente le cose andavano avanti. Ovviamente una volta svegliata, si sarebbe ricordata che Clark in realtà non si era presentato al loro appuntamento e sarebbe caduta in depressione, Lois Lane style, ovviamente! XD

Poi invece mio fratellino mi ha fatto notare quanto era bastarda dentro questa cosa XD e mi ha detto che se proprio volevo farla finire come la versione originale, allora era meglio descrivere semplicemente la scena del café. XD
Alla fine è andata meglio così, no? XD Penso mi avreste bruciata viva se avessi scritto il capitolo come volevo io! XD XD

Comunque, ovviamente, il vero,ultimo capitolo è domani... non dimenticate che avevo promesso che la storia sarebbe finita il 25 e oggi è "solo" 24... ghghgh XD

Per cui, mettete da parte quelle bamboline vodoo col mio nome scritto sopra, respirate a fondo e tornate domani a leggere l'epilogo della storia :D *guarda tutti con sospetto e poi scappa* XD

ps: Ero abbastanza indecisa su come chiamare questo capitolo, perché avevo un paio di ideuzze in testa... alla fine ho optato per il titolo della canzone stupenda che si sente durante quella scena e la frase finale che avete letto in questo capitolo e che si ricollega al mitico episodio 4 (quando Lois consiglia a Clark di cambiare gusti in fatto di donne e le paragona a gusti di gelati! XD).
Comunque, tornando alla canzone, nel caso non ve la ricordiate, vi lascio titolo e nome del gruppo, così se non l'avete a portata di zampa e volete risentirla...ve la risentite XD "Dreamer" by Uh huh her.

pps
(giuro che è l'ultimo ps! XD): La frase finale del capitolo, l'avevo in testa da taaaaaanto tempo XD anche se in Italiano suona malissimo '-.- solo che metterla in Inglese non c'entrava una cippaliappa, per cui ho dovuto ricorrere all'odioso cioccolato al peperoncino della versione Italiana, invece che allo stupendo Wild Cherry della versione originale *.* Eh vabeh, che ci volete fare... XD 
   
 
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