Capitolo dodici
CAPITOLO DODICESIMO: DA QUANDO
LEI NON PUO' PIU' PREGARE
"Come le sentite?" domandò Clef alle ragazze.
Hikaru si rigirò la nuova spada tra le mani, esaminando
accuratamente l'elsa.
"E' davvero bella"
"Molto meglio di quelle che avevamo preso in prestito l'altro giorno"
aggiunse Umi, che provava un paio di affondi.
"Io credo che dovrò abituarmi un po'..." disse Fu. "Non ho
mai usato una spada, ma la sento comoda"
"Grazie Plesea!" Hikaru si rivolse all'armaiolo. "Sono meravigliose,
sei stata incredibile!"
Plesea sorrise, asciugandosi il sudore dalla fronte.
"Solo una cosa" disse Umi. "Non ho capito: che vuol dire che sono armi
evoluzionarie?"
"Significa che cambieranno, muteranno forma" rispose Clef. "in accordo
con la vostra forza di volontà"
"Non ho capito" fece Umi arricciando il naso.
"Non importa, prima o poi lo vedrai da te" le disse il ragazzo. "Adesso
che avete le armi possiamo andare"
"Eh? di già?" chiese Fu. "Non potremmo riposare un po'?
Siamo stanche..."
"Stai scherzando? Non so se ci avete fatto caso, ma abbiamo una certa
fretta" le rispose Clef.
"Ma solo per un po'..."
"No! Dobbiamo andare, non abbiamo tempo!"
Fu ammutolì. Rimise a posto gli occhiali sul naso in un
gesto nervoso. "Va bene, va bene. Facciamo come dici tu"
"Certo che facciamo come dico io" rispose Clef. "Plesea, per favore,
hai qualcosa da mangiare che potremmo portarci dietro? Per sicurezza"
L'armaiolo annuì e condusse il fratello nella cucina.
Hikaru,
Umi e Fu rimasero da sole, a scambiarsi sguardi interrogativi.
"Che cavolo gli è preso?" disse Umi.
"Forse è nervoso perché hanno distrutto la casa e
attaccato la sorella" azzardò Fu sarcastica.
"Sì, ma... non lo so, di solito è piuttosto
tranquillo... non ti sembra che abbia esagerato?"
"Forse esagereresti anche tu se avessero minacciato una persona a te
cara" le rispose Hikaru.
"Oh ma io non conto" le rispose Umi. "io sono sempre irritabile"
"Sì, lo so"
"Nella foresta, nonostante stessimo per bruciare vivi o morire
soffocati o spiaccicati da un tronco incandescente non ha perso il
sangue freddo nemmeno un secondo. E' sempre stato controllatissimo.
Invece adesso è saltato come una trappola per topi per
niente.
Secondo me è strano"
"Secondo me ci pensi troppo" le disse ancora Hikaru. "Vedrai che tra un
po' gli passa"
"Sarà..."
"Non se ne parla" disse Clef, con un tono che non ammetteva repliche.
"Non puoi restare qui"
"Ma devo lavorare! Mi dici come faccio se non ho l'attrezzatura?"
Plesea lo guardava con le braccia incrociate sul petto. Era molto
innervosita.
"Non puoi rimanere" ribatté il ragazzo. "Zagart sa che ti
trovi qui, potrebbe provare a farti del male un'altra volta"
"E dove dovrei andare scusa?"
"Verresti con noi, fino a che non troviamo un posto sicuro dove
lasciarti"
"Eccerto, perché viaggiare con i Cavalieri Magici
è mille
volte più sicuro che restare qui, visto che il bersaglio
primario di Zagart sono proprio loro"
"Ma almeno ci sarei io per proteggerti"
"Oh, meno male che c'è lui, l'eroe che riesce a difendere
quattro fanciulle indifese da una schiera di maghi potenti senza
bruciacchiarsi nemmeno i vestiti"
"Loro non sono indifese. Sono i Cavalieri Magici"
"No" disse Plesea. Ora era proprio arrabbiata. "Loro saranno i
Cavalieri Magici. Per ora sono solo delle adolescenti tra cui una sola
sa fare un po' di magia"
Clef arricciò il naso e scoprì i denti. La
sorella si ritrasse appena.
"Tu farai" le disse il ragazzo. "Quello che dico io. Perché
io so quello
che bisogna fare. E dobbiamo farlo in fretta, quindi sappi che non
accetto discussioni"
Plesea rimase a bocca aperta, senza riuscire a dire nulla, sconvolta
dalla reazione del fratello. Dopo un paio di farfugliamenti si riprese.
"Ma-ma-ma... ma ti sei ammattito?!"
"No, affatto. O vieni così o giuro che ti trascino con la
forza. Non scherzo. Non ti lascio qui da sola"
"Oh cavolo!" sbuffò l'armaiolo. "Ti odio quando fai
così!
Va bene, vengo, ma guarda che questa non la passi liscia! Appena ti
passa questo raptus da maschio alfa dominatore vedi come te la faccio
passare io la voglia di rispondere così!"
Clef sbuffò, innervosito, e fece per lasciare la stanza, ma
incrociò Ferio sulla porta.
"Scusa, Clef" disse il ragazzo. "Volevo salutarti"
"Perché, dove vai?" chiese il Monaco Guida.
"Non posso venire con voi. Insomma... lo sai"
Clef lo fissò qualche istante, poi abbassò lo
sguardo e
l'espressione infuriata di poco prima scomparve. "Sì. Va
bene.
Mi dispiace"
"Non dispiacerti. E' giusto così"
"Mh"
Per qualche ragione Clef non riusciva a parlare. Gli era salito un
groppo in gola e gli impediva di dire molte cose importanti. Ferio,
però, sembrò capire.
"Vai via?" chiese Fu. Non aveva dimenticato quanto era accaduto nella
Foresta, e considerava Ferio anocra come un nemico insidioso, ma per
qualche ragione le dispiaceva che se ne andasse. Se ne
meravigliò.
"Eh? Noo!" disse Hikaru, con la sua voce da bambina.
"Mi dispiace, ma devo andare per forza"
"Sei sicuro?" chiese Umi. "Non ci farebbe male un po' di aiuto da parte
tua"
"Credimi" le rispose il ragazzo. "Non è proprio il caso. Ma
non
disperate" concluse ammicando. "Sono sicuro che ci incontraremo ancora"
Ferio e Clef si scambiarono uno sguardo indecifrabile, complesso. Da
una parte era un saluto, da un'altra una minaccia. In realtà
era
l'ennesima importante promessa da mantenere: in un modo o nell'altro
Emeraude non avrebbe dovuto soffrire più.
L'idea di attraversare ancora la Foresta del Silnezio turbava molto
Umi, che si era aspettata di dover camminare un altro paio di giorni
nel buio del bosco. Invece all'improvviso gli alberi si dileguarono,
dopo nemmeno un'ora di cammino, e la luce del sole la travolse, bianca
e tiepida.
"Siamo già usciti?"
"La mia casa sorge nella periferia della foresta" le rispose Plesea.
"Non ci vuole molto"
Umi si guardò intorno: sotto di loro scendeva una piccola
valle
che disegnava minuscole colline verdeggianti. Il vento portava un
profumo
di fiori delicato, ricordava l'odore dell'erica. In lontanaza si vedeva
una striscia di mare blu come la notte; più in basso
sorgevano
piccole cittadelle, raccolte come grappoli d'uva e con i tetti bassi
color terracotta. Umi rimase incantata dal panorama, dall'erba lucida
che si dondolava al vento e formava onde sui prati, dalle nuvole che si
spostavano in fretta e creavano forme vaporose.
"Guarda!" esclamò HIkaru. "E' bellissimo!"
Fu rise e prese Umi per la manica. "Hai visto il cielo? Non ho mai
visto tanto cielo in vita mia! In città non sembra
così
vasto, con tutti i palazzi..."
Plesea, dietro di loro, aveva ancora un'espressione contrariata per
essere stata trascinata a forza via dalla sua casa, ma si
lasciò
comunque scappare un sorriso di fronte all'entusiasmo delle ragazze.
"Sembrano contente" disse a Clef, senza voltarsi a guardarlo.
"Mh. Procediamo?"
Plesea storse il naso, cercando di ignorare il crescente impulso
omicida nei confronti del fratello.
Umi si girò verso di lui, e il vento le soffiò in
faccia i capelli. Lei rise, riavviandoseli.
"Tu sì che sai come ammazzare la poesia di un bel panorama!"
gli disse sorridendo. "Da che parte dobbiamo andare?"
Lui sollevò una mano e indicò l'orizzonte oltre
le colline.
"Verso il mare. Lì troveremo il tempio dove riposa il primo
Mashin"
Clef si incamminò a passo svelto e superò le
ragazze,
facendo loro segno di seguirlo. Le tre incrociarono lo sguardo
contrariato di Plesea, che per tutta risposta storse il naso e si
strinse nella spalle.
La piccola valle era molto silenziosa, e l'erba alta frusciava
delicatamente contro le loro gambe. Per un po' marciarono in silenzio,
ma il tempo sembrava scorrere molto lentamente, e le piccole
città rimanevano lontane. Le ragazze cominciavano ad
accusare
una certa stanchezza.
"Clef" chiamò Hikaru. "Non potermmo... dico per dire...
usare il tuo grifone?"
Il ragazzo non si voltò, continuò imperterrito
con il suo passo sostenuto. "No, non possiamo"
"Perché?" domandò Umi.
"Perché altrimenti attireremmo l'attenzione" disse Fu, con
l'aria di chi parla del tempo. "Zagart manderebbe certamente
qualcun'altro ad attaccarci. Giusto?"
"Giusto" rispose Clef, atono.
"Ma io sono stanca!" si lagnò Umi. "Abbiamo fatto la nostra
bella faticaccia, no? Non ci siamo riposate per niente, e siamo piene
di ferite..."
"Te l'ho detto, non abbiamo tempo da perdere" disse il Monaco Guida.
"Mi rendo conto che sia faticoso, ma dovete resistere. Non ci metteremo
molto a raggiungere il primo villaggio"
"Tu non sei stanco, Clef?" domandò Fu, aggiustandosi gli
occhiali sul naso. "In fondo, sei tu quello che ha riportato
più
ferite"
"Certo che sono stanco" rispose lui, sempre senza voltarsi. "Proprio
per questo dico che non dobbiamo attirare l'attenzione. L'ultima cosa
che vorrei ora sarebbe un altro scontro con uno degli uomini di Zagart"
"Ok, ho capito" disse Umi. "Toccherà farcela tutta a piedi"
Zagart fece un lungo, lento passo in avanti, e cominciò a
camminare per la stanza circolare con lo sguardo basso.
"E di Alcione cosa è stato?" domandò.
La voce trillante di Ascot gli rispose da sotto il profondo inchino.
"Ha deciso di non fare ritorno. Non fino a quando non avrà
portato a termine il suo incarico"
Il Gran Sacerdote corrugò la fronte. "Sciocca. Ha esagerato"
Si fermò, proprio al centro della stanza, con i piedi su una
lastra di vetro opalescente a forma circolare. Vi guardò
dentro,
come se vi potesse scorgere immense profondità.
"Per quale ragione il Monaco Guida è così fermo
nelle sue convinzioni, Ascot?"
Il bambino si alzò dal suo inchino con molta cautela, e
rispose
senza alzare lo sguardo. "Mi dispiace, signore. E' stata Alcione a
proporgli la vostra offerta di alleanza, non io. Non ho avuto modo di
ascoltare il loro dialogo"
"Capisco" mormorò Zagart, senza togliere gli occhi dal vetro
scuro. Rimase a contemplarlo ancora qualche istante. Ascot
aggrottò le sopracciglia, incuriosito.
"Signore?"
Zagart sbatté le palpebre un paio di volte, poi
alzò lo sguardo e riprese a camminare in circolo.
"E' spiacevole, invero" disse. "Ma questa faccenda va sbrigata in
fretta"
"Se mi permettete, signore" mormorò Ascot. "Le ragazze non
sembravano affatto... pericolose. Erano piuttosto indifese, in
realtà"
"Certo che lo sono. Sono immature. Non dispongono ancora del vero
potere di un Cavaliere Magico. Ma Clef..." Zagart strinse le palpebre,
e la sua espressione divenne indecifrabile. "Clef le
guiderà. E
le proteggerà. Fino a che avrà fiato in corpo. E
con la
sua protezione, quelle tre ragazze indifese possono diventare
pericolose. Lo diventeranno certamente"
"Non potremmo limitarci ad uccidere le ragazze?" domandò
ancora Ascot. "Il Monaco Guida sembra un avversario temibile"
"Lo è. Ma vedi, mio giovane compagno, per eliminare i
Cavalieri dovremo prima combattere Clef"
Sul giovane volto di Ascot comparve un sorriso a mezze labbra.
"E come contate di ucciderlo, signore?"
Zagart si fermò di nuovo, e il suo sguardo si perse ancora
nel
vuoto, divenne vacuo e appannato, come se stesse osservando qualcosa di
molto lontano.
"Non voglio ucciderlo. Non è necessario. Basta soltanto
allontanarlo da loro. Fare in modo che non possa essere lì a
proteggerle, quando andremo ad eliminarle"
Una voce femminile parlò da dietro una delle cascate che
circondavano la sala. L'acqua scrosciante ne nascondeva la figura.
"Quale sarà la prossima mossa, signore?" disse con voce
divertita.
"Non sappiamo quale strada Clef deciderà di intraprendere"
rispose Zagart. "Ci sono molte possibilità. Sappiamo solo
che
non può permettersi di perdere tempo, soprattutto ora che sa
di
essere un bersaglio. Le porterà al santuario più
vicino a
lui. Lo aspetteremo lì"
Il piccolo villaggio, a dispetto delle dimensioni, brulicava di vita.
Per le strade c'era un fiume di gente e più volte le ragazze
rischiarono di essere travolte. Ai lati della via decine di
mercanti
avevano allestito un piccolo banco dove esporre la merce, e nell'aria
c'era odore di pane appena sfornato.
"Ti prego, Clef" disse Hiakru "Ti prego dimmi che ci fermiamo a
riposare. Non ce la faccio più"
"Guarda che se dici ancora di no ti uccidiamo" aggiunse Umi. Ormai
erano arrivate allo stremo delle forze.
Clef si passò una mano nei capelli. "Va bene, va bene. Anche
io snon stanco"
"Meno male, vuol dire che sei umano" disse Fu ridendo.
Clef cercò con lo sguardo un posto dove alloggiare,
alzandosi sulla punta dei piedi per vedere meglio.
"Ok, forse ho visto una locanda. Ma non aspettatevi chissà
cosa"
Una volta superato il flusso di gente riuscirono ad entare in un
piccolo edificio dal tetto in legno con un cartello che, probabilmente,
recitava il nome della locanda, ma era scritto in caratteri
incomprensibili. Doveva essere un nome divertente, perché
quando lo lesse Plesea fece un piccolo sorriso.
Appena entrati furono accolti da una signora sui trent'anni dall'aria
vispa e i capelli raccolti. Anche all'interno della locanda era
piuttosto affollato, e si sentivano decine di voci accavallarsi da
dietro le altre porte. La donna si rivolse a Clef con un leggero
inchino del capo.
"Buonasera signori! Come posso esservi d'aiuto?"
"Quanto prendete per ospitare cinque persone per una notte?"
La donna li squadrò un istante. "Posso assegnarvi due camere
divise, se desiderate... sarebbero cinquanta Rì"
"No. Perché invece non ci affitta una camera soltanto, molto
spaziosa, in modo che ci si possa stare in cinque?"
Umi gli tirò una ciocca di capelli. "Oh, non vorrai mica
dormire in camera con noi?!"
Plesea, dietro di loro, fece una risata.
"Mi dispiace" rispose la oste. "Purtroppo non abbiamo camere
così grandi. Questa è solo una modesta locanda.
Però posso offrirle una camera con un letto molto grande e
un paio di poltrone molto comode. Che ne dice, signore?"
"E quanto verrebbe a costare?"
"Trentacinque Rì, normalmente, ma... facciamo trenta" disse
la
donna strizzando un occhio. "Perché la ragazza che le sta
tirando i capelli è simpatica"
Umi arrosì e si mise a ridere. Clef estrasse da una tasca un
borsellino e pagò, poi l'oste li condusse al piano di sopra.
"Posso chiedere come mai c'è tutta questa gente qui in
giro?" domandò Plesea, mentre salivano le scale.
"Presto detto. Qui intorno è affollato di mostri che
minacciano la nostra cittadella, così molti cacciatori si
sono radunati"
"Ci sono mostri anche fuori dalla foresta?" domandò Umi
sottovoce a Plesea.
"Sì, qualche volta. Di recente gli attacchi ai centri
abitati sono molto aumentati, sta diventando un problemia serio. Prima
non accadeva"
"Prima quando?" chiese ancora la ragazza.
"Quando Emeraude pregava ancora"
"Purtroppo di questi tempi Sephiro non è più il
luogo di
pace che fu" disse l'oste. "Ma noi si tira a campare! Prego, signore,
signorine, questa è la vostra stanza..."
La donna aprì una piccola porta in legno massiccio. Nella
camera
c'era un letto matrimoniale molto grande con un baldacchino un po'
impolverato e le coperte arruffate, e in un angolo giaceva un divano in
pelle con qualche cuscino spartano, affiancato da una poltroncina. Era
tutto in legno ed emanava lo stesso profumo che danno gli oggetti
antichi. Umi respirò a fondo quell'aria così
diversa da
quella che conosceva, ne era affascinata. Poi però le venne
in
mente una cosa.
"E il bagno?"
L'oste la squadrò un istante, come se avesse detto una cosa
strana. Poi le fece un gran sorriso.
"Temo di doverle dare un dispiacere, signorina... I bagni si trovano
tre edifici più avanti. Pur essendo questa una cittadina
molto
piccola le vasche comuni sono spaziose e ben pulite... molto pregevoli"
"Ah... grazie..." rispose la ragazza, cercando di mascherare la
profonda disperazione che provava all'idea di un enorme bagno comune.
La donna le fece un altro gran sorriso, poi si congedò con
un altro piccolo inchino e chiuse la porta.
Clef fece un lungo, basso sospiro, come se avesse trattenuto il fiato
tutto il tempo. Sembrava stanco. Non perse un secondo e si
andò
a sedere sulla poltroncina, che sarebbe stata il suo letto.
"Perché non andavano bene le due stanze divise? Saremmo
stati più comodi..." disse Fu.
Clef scosse la testa. "Cinquanta Rì sono tanti per dei
semplici
viaggiatori. Non voglio essere notato. Sborsare una somma del genere da
un sacchettino di cuoio fa girare tanta gente. Meglio di no. Meglio
così"
"Ok, come vuoi..." rispose la ragazza.
Hikaru si guardò un attimo intorno.
"E adesso che dobbiamo fare?"
Il Monaco Guida fece un mezzo sorriso, accompagnandosi con un gesto
della mano volutamente troppo regale. "Riposatevi. Domani si riparte in
mattinata"
Hikaru lanciò un grido di giubilio e si lanciò
sul letto
a capofitto, con le braccia spalancate come se lo volesse abbracciare.
Plesea sorrise all'entusiasmo della ragazza, e anche lei si
accomodò sul divano con un sospiro stanco.
Fu si girò verso Umi. "Che dici, andiamo a farci un bagno?
Sono piena di terra"
"Col cavolo. Sono stamca morta. E poi non mi ci trascinerete mai in un
cavolo di bagno pubblico comunale"
Clef rise, o almeno ci provò. Il risultato fu una specie di
sbuffo sommesso. "Temo che ti ci dovrai abituare... Nei piccoli
villaggi si usa così"
"E allora andiamo nelle grandi città no?"
"Dobbiamo rimanere..." cominciò lui, ma la ragazza lo
interruppe, con un'espressione disperata.
"Lo so, lo so, abbiamo capito. Non dobbiamo farci notare. Dicevo per
dire"
"Clef, ascolta..." disse Fu, mentre si adagiava sul bordo del letto.
Anche lei era molto provata. "Quello che ha detto la signora poco fa...
ma a Sephiro ci sono sempre tutti
questi mostri?"
Il ragazzo fece un altro sospiro. Era pallido.
"Non era così, fino a poco tempo fa. Ma da quando Emeraude
non
può più pregare per Sephiro sembrano essercene
tanti..."
"E attaccano la gente?"
"Uhm... ogni tanto... perché?"
"E non mandano nessuno ad aiutarli?"
"C'è... la milizia, credo... non mi occupo io di queste
cose...
cioé, sì, dovrei, ma adesso sono un po' occupato"
"Tutto bene? Hai l'affanno"
"Non è niente. Sono solo stanco"
"Abbiamo riportato tutti delle ferite, più o meno serie...
Non credi che dovremmo andare da un medico?"
Clef stava cercando di tenere gli occhi aperti. Plesea se ne accorse e
gli andò vicino.
"Ehi, stai bene?"
"Sì, non è niente... sono solo stanco..."
"Sei sicuro?"
Clef annuì, non troppo convinto. Poi rilassò di
nuovo la testa indietro.
Dopo un po' Hikaru si rialzò dal letto, con tutti i capelli
scompigliati.
"E i mostri possono essere ovunque quindi?"
Clef riaprì gli occhi di scatto, poi li socchiuse di nuovo.
"Sì. Dobbiamo stare attenti"
Plesea intervenne del discorso "Non preoccupatevi, se siete
sopravvissute alla Foresta del Silenzio non dovreste avere problemi"
"Ah beh" fece Umi sarcastica. "Allora di che mi preoccupo?"
L'armaiolo sorrise, poi si alzò con un sorriso stanco. "Non
so
voi, ma io vado a farmi un bagno,e magari a comprare qualcosa da
mangiare. Clef, mi presti qualche Rì?"
Il ragazzo non rispose. Aveva gli occhi chiusi e la testa gli cadeva su
una spalla. Dormiva.
"Oh beh" disse Plesea. "Chi tace acconsente"
Non capiva perchè, ma sentiva l'impulso nervoso di
continuare a
camminare. Come se così si sarebbe potuto allontanare da
tutto
quello che lo tormentava. Si passò una mano tra i lunghi
capelli
neri, imperlati di sudore.
Detestava non sapere cosa fare. Odiava non avere un preciso quadro di
insieme. Ma più di tutto odiava non riuscire a fare l'unica
cosa
che sapeva di dover fare.
Clef era l'unico ostacolo. Se lui fosse stato allontanato i Cavalieri
Magici non avrebbero avuto speranza.
Zagart lasciò vagare ancora lo sguardo nel vuoto. Era
stanco. Come se non riposasse da una vita intera.
Erano stati più che amici, erano stati compagni. Non poteva
fargli del male, non lo avrebbe fatto mai. Voleva solo allontanarlo
dalle tre ragazze indifese.
Chiuse gli occhi, sentendo un grande vuoto. Sapeva che non sarebbe
stato possibile.
Ma per lei, avrebbe fatto anche quello.
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Ehi salve a tutti! Non ho postato per tre mesi interi, sono una
malvagia! Mi seguirete ancora vero? T_T perdono ma mi sono dedicata ad
altri lavori (e poi ho oziato, oziato, oziato, oziato).
Grazie a tutti quelli che hanno commentato fino'ora e grazie in
anticipo a quelli che commenteranno...
Ovviamenre Clef è arrabbiato perché Umi si
è abbioccata mentre lui le parlava seriamente.. ci
è rimasto male, è un tipo sensibile!
(è anche un po' isterico)
e Zagart... gli voglio tanto bene! Lui e Alcione sono i miei "cattivi"
preferiti! (ascot mi sta sugli zebedei invece, ma perché
è ancora moccioso)
E beh... la sotria tra Umi e Clef è palesissima, e lei
è anche parecchio civetta.. il punto è che il
nostro eroe sembra un po' tardo... secondo me lui non si è
accorto di niente.
Comunque continuate a leggere e vedrete che ce la faremo!
Prometto di impegnarmi! Ciao!
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