A/N: Dopo
almeno due anni che questa storia si trascina avanti XD sono lieta di
presentarvi l'ultimo capitolo di HE LIVES IN MY NEIGHBORHOOD
Buona lettura! :)
Era una mattina di un Aprile tiepido, in quel di Chicago. Tutto
sembrava andare per il verso giusto in quel momento.
Gli uccellini cantavano felici sui rami degli alberi in fiore, il cielo
era di un celeste quasi abbagliante, mentre qualche nuvola bianca,
soffice ed innocua faceva capolino e giocava a nascondere il sole per
qualche secondo.
Sara respirò profondamente, lasciando che la brezza
primaverile le accarezzasse la pelle e le scompigliasse dolcemente i
lunghi capelli castani che le cadevano dolcemente sulle spalle.
Erano passati all’incirca sei anni da quella sera
all’aeroporto e non poteva certo dire che la sua vita non
fosse cambiata radicalmente da quel giorno.
“Serve aiuto con queste scatole?” Chiese una voce
alle sue spalle, portandola con la memoria, indietro di qualche anno, a
quando si era trasferita qui.
“Direi proprio di sì!” Rispose girandosi
verso quella voce e portandosi una mano di fronte agli occhi per farsi
scudo dei raggi del sole.
“Accettare aiuti dagli sconosciuti…”
Disse la voce fintamente delusa da quel suo comportamento.
“Sai che prima o poi ti metterà nei guai,
vero?” Il proprietario di quella voce scosse la testa,
avvicinandosi un po’ di più a lei e mettendole
protettivo le braccia in vita, chiudendola in un dolce abbraccio.
“Non si sa mai chi ti potresti trovare davanti.” Le
fece notare serio, i loro visi a pochi centimetri di distanza.
“Beh, le ultime volte che l’ho fatto mi
è andata benissimo…” Disse maliziosa,
portando le braccia dietro al collo dell’uomo che la
stringeva a sé.
“Non è detto che sarai così fortunata
anche una terza volta.” Le disse sorridendole, avvicinando
impercettibilmente il suo viso a quello della ragazza.
Sara chinò leggermente il viso di lato, scrollando le
spalle. “Beh, dicono che la fortuna aiuti gli audaci,
no?” Chiese retorica, non lasciando il tempo
all’uomo davanti a lei, di risponderle.
I due, uno nelle braccia dell’altro, fermi sul marciapiede
che dava su un giardino di una candida casa, si scambiarono un lungo e
tenero bacio, mentre una piccola ombra scese dalla macchina
parcheggiata di fianco a loro.
“Mamma, Papà!” Disse una bimba dai
lunghi capelli biondo-ramati, cercando di richiamare la loro
attenzione. “La montiamo la bici?” Li
pregò, sgranando i grandi occhi blu, mentre indicava le
scatole nel bagagliaio.
Sara si allontanò sorridendo da Michael e prese in braccio
sua figlia, la sua piccola bambolina che aveva così tanta
voglia di imparare a pedalare. “Certo Christina, adesso io e
papà la montiamo.” La rassicurò,
baciandole dolcemente la fronte e facendole un po’ di
solletico in pancia, come le piaceva tanto. La bimba rise divertita dal
comportamento della mamma e la strinse forte schioccandole un forte
bacio sulla guancia. “Vero Michael?” Gli chiese,
notando come si era incantato a guardare le donne più
importanti della sua vita, ridere e divertirsi insieme. Michael adorava
perdersi nel sorriso di sua figlia, che gli ricordava tanto quello di
Sara, lo stesso sorriso che l’aveva stregato qualche tempo fa.
Non riusciva ancora a credere che tutto questo fosse successo a lui.
La donna che amava follemente, le aveva dato quello che aveva sempre
sognato. Una vita perfetta che avrebbe vissuto con una famiglia
perfetta.
“Mhm, non lo so.” Disse facendo il vago e
grattandosi i cortissimi capelli sulla testa. “Potrei essere
geloso per quel bacio.” Disse, avvicinandosi alla figlia.
“Sai che papà non riesce a lavorare se
è triste.” Aggiunse con una faccia triste,
coprendosi il viso come se fosse pronto a scoppiare a piangere.
“Oh, papà è triste!”
Esclamò Sara, notando come la figlia fosse preoccupata dalla
reazione del padre. “Perché non dai anche un bacio
a lui, eh?” Le chiese, notando che la sua piccola bambolina
annuì subito, sempre pronta a far tornare il sorriso sulle
labbra del padre.
“Papà non devi essere triste!” Lo
rassicurò, scendendo a terra e avvicinandosi a lui. Michael
tolse le mani dal viso e la guardò, cercando di sembrare
triste e nascondendole il tenero sorriso che sua figlia gli faceva
apparire ogni volta sulle labbra. “Io ti voglio tanto
bene.” Lo rassicurò, mentre Michael la prendeva in
braccio. “E ti faccio una carezza.” Disse,
passandogli dolcemente una mano sulla guancia. “E ti do un
bacio forte, forte!” Prese il viso del padre tra le mani e
diede due grossi baci su entrambe le guance di Michael.
“Però tu non piangere più,
perché io e mamma ti vogliamo tanto bene! Vero
mamma?” Si girò verso la madre per la conferma
alla sua domanda.
“Verissimo!” Disse Sara, divertita da quella scena.
Adorava Michael e Christina, e se qualcuno qualche tempo fa le avrebbe
detto che trasferendosi in quel quartiere avrebbe avuto tutto
questo… Beh, avrebbe detto che era un pazzo!
“Chi vuole costruire la bici?” Chiese Michael
qualche urlando, scherzando con sua figlia.
“Io!! Io!!” Gridò a sua volta Christina,
contenta che finalmente quel momento fosse arrivato.
Michael la mise a terra e la osservò prendere la mano di
Sara, mentre lui finiva di prendeva tutte le scatole dal bagagliaio,
per poi portarle in casa.
Non ci avrebbe messo molto a montare la piccola bici di Christina e la
piccola altalena a due sedili che lui e Sara avevano deciso di
comprarle. Al luna park dove la portavano ogni sera, le altalene non
c’erano e Michael e Sara pensavano entrambi che una bambina
dovesse sapere cosa si provava a stare a qualche metro da terra, con le
gambe libere di dondolare su e giù e il vento che ti
scompiglia i capelli.
Il parco che stava dietro casa loro, quello con il grande lago e le
altalene che aveva occupato gran parte dell’infanzia di
Michael, era stato demolito qualche anno prima che Christina nascesse e
al suo posto era stata costruita una scuola materna.
“Bene!” Disse ironico, notando che le istruzioni
per montare la bici erano solo in cinese. “Ovviamente sono in
cinese.” Continuò, grattandosi la testa e
studiando le immagini presenti nel foglietto che reggeva in mano.
“Ottimo, vedremo in azione il genio che è Michael
Scofield!” Scherzò Sara divertita, mentre Michael
alzava un sopracciglio come a raccogliere la sfida che la moglie gli
aveva appena lanciato.
“Vedrai piccola, qualche minuto e potrai andare dai tuoi
cugini a mostrare vedere il tuo bolide!” Disse Michael,
buttando le istruzioni da una parte, deciso a ignorarle e a seguire il
suo istinto.
Riuscì a montare con successo due pezzi, scatenando
l’entusiasmo della figlia che lanciò un urletto
eccitato nel vedere che piano, piano la bici prendeva forma sotto le
mani esperte del padre.
Nel giro di qualche minuto, come Sara si aspettava, la bici arancione
di Christina era perfettamente montata.
La piccola corse ad abbracciare il padre e a stampargli nuovamente, su
entrambe le guance, due grossi e rumorosi baci.
“Papà sei bravissimo!” Disse buttandogli
le corte braccia al collo e stringendolo forte a sé.
Michael la strinse a sua volta, emozionato nel vedere la figlia
così eccitata per la sua prima bici.
Per un momento ricordò sé stesso a
quell’età, quando la madre e il suo patrigno gli
regalarono la sua prima bici. Poteva riconoscere la sua eccitazione di
quel giorno, negli occhi e nei movimenti di Christina che non vedeva
l’ora di provare il suo nuovo regalo.
Spostò lo sguardo per incrociarlo con quello di Sara che
guardava la scena da lontano, le braccia incrociate al petto, una
spalla poggiata allo stipite della porta e quel sorriso dolce che lui
adorava.
Sara fece un cenno con capo, indicando a Michael il giardino e lui
annuì, capendo quello che sua moglie intendeva.
“Hey piccola,” disse a Christina, che lo stringeva
ancora forte, “che ne dici di andare fuori in giardino e
provarla?” Non fece in tempo a finire la domanda, che la
figlia lanciò un altro urletto eccitato, battendo le mani e
saltellando ansiosa di sapere come si guidava una bici.
Tutti e tre uscirono in giardino, Michael con una videocamera per
riprendere le prime pedalate sulla bici di sua figlia. Certo, il tutto
era semplice grazie alle rotelline montate nella ruota posteriore, ma
vedere la propria figlia salire per la prima volta su una bici e
divertirsi in quel modo, avrebbe reso orgoglioso ogni padre sulla
faccia della terra.
Michael notò che nel giardino di fianco, forse richiamati
dalle risate e dagli urletti felici di sua figlia, Lincoln, Veronica e
i loro figli, erano usciti per scoprire cosa ci fosse di tanto
divertente. Un sorriso apparve sui loro visi.
Lincoln, Veronica e i loro due figli, LJ e Matt, si erano trasferiti
ormai da sei anni nella casa di fianco alla loro. La stessa casa che un
tempo fu di Michael.
La stessa casa che, se non fosse stato per Sara, probabilmente non
avrebbe mai abbandonato. La stessa casa che era stata per tanti anni di
sua madre.
Ma ora che lui aveva sua figlia, Christina Rose, non gli serviva
più una casa per tenere vivo quel ricordo. Per quello
c’era il suo piccolo, grande tesoro, la sua principessina di
cui, Michael ne era certo, sua madre sarebbe andata fiera.
Sara lanciò un’occhiata a Lincoln e Veronica e
agitò leggermente la mano per salutare tutta
l’allegra famiglia che si godeva lo spettacolo della prima
pedalata di sua figlia.
Per quanto adorasse Veronica ed andassero estremamente
d’accordo, Sara nutriva un affetto ancor più
grande per Lincoln.
Non c’era giorno in cui non lo ringraziasse per quella corsa
folle all’aeroporto.
Si chiedeva spesso come sarebbero andate le cose se lui non
l’avesse accompagnata e soprattutto se non avesse mai mandato
quel messaggio a Michael di nascosto, senza che lei nemmeno se ne fosse
resa conto.
Sarebbe stato un mistero con cui avrebbe convissuto per sempre, uno di
cui non aveva bisogno di sapere la risposta; di cui non voleva sapere
la risposta.
Era anche merito di Lincoln se tutto questo era successo. ‘Magari il prossimo
Scofield in arrivo potrà essere chiamato in suo
onore.’ Pensò accarezzandosi
protettiva la pancia che ancora non era segnata da quella recente
gravidanza.
Poi il pensiero la colpì. ‘Lincoln
Scofield.’ Pensò, fissando prima il
cognato, poi il marito. ‘Non
potrei mai fare un torto simile a mio figlio!’
Rise tra sé, pensando a quanto male suonassero quel nome e
cognome così vicini.
Ma Sara sapeva che in fondo un nome non bastava a ringraziarlo per
tutto quello che aveva fatto per lei; per loro.
Si soffermò nuovamente a guardare suo marito che riprendeva
emozionato la loro piccola figlioletta che pedalava felice
sulla sua nuova bici, suonando di tanto in tanto il piccolo clacson che
il padre le aveva montato sul manubrio.
Si accarezzò nuovamente la pancia, tornando indietro a
qualche anno, quando tutto questo sembrava impossibile.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento, era
che trasferirsi in questo posto fosse stata la cosa migliore che avesse
potuto mai fare.
Era stata abituata a cambiare spesso casa, scuola, giro di amicizie per
colpa del padre.
Ma da quando Michael era entrato nella sua vita, tutto era cambiato. In
meglio.
Ora avrebbe sempre vissuto nel suo quartiere.
A/N: Scontato,
sdolcinato, etc... XD Sì, ne sono consapevole, ma dopo aver
visto com'è finita la 4 serie, davvero mi volete biasimare
per aver voluto darl loro un po' di felicità?! O.o
Son contenta di essere
riuscita a finire questa storia, anche perché onestamente
pensavo sarebbe rimasta a metà per sempre.
Non mi
dilungherò troppo, perché non è il
caso XD ma volevo solo ringraziare chi ha letto, recensito o
semplicemente si è divertito a leggere questa storia.
Ringrazio anche chi l'ha
messa tra i preferiti e tra le storie seguite.
Per cui, penso
darò il mio saluto definitivo alla sezione di PB con
quest'ultimo capitolo. :)
Grazie ancora e ciao a
tutti! ^_^
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