bho
Should I
let you fall? Lose it all? So maybe you can remember yourself. Can't
keep believing, We're only deceiving ourselves And I'm sick of the lie,
And you're too late
Call
me when you're sober - Evanescence
Chuck non era sicuro di averla persa
del tutto, e cercava di essere ottimista e di pensare già a come poter
riacquistare almeno un po' la sua fiducia, ma ne era lontano. Non gli veniva in
mente nulla.
Blair, dal canto suo, non riusciva a
capire cosa avesse sbagliato.
Pensava di essere stata troppo gelosa
o troppo petulante, o comunque di aver fatto un'azione che a lui poteva sembrare
troppo asfissiante per i suoi gusti.
Poi ci pensò meglio. Chuck era sempre
stato così dannatamente disimpegnato, senza nessuno che gli potesse dire
qualcosa quando sbagliava, o con la stessa donna sotto braccio.
Un po' se lo sarebbe
aspettato.
Restò nella sua stanza per qualche
ora, rifiutando di scendere a cenare o di farsi portare su qualcosa da mangiare.
Com'era dell'umore nero, avrebbe di sicuro vomitato tutta la cena nel water.
Ascoltava musica triste e non
riusciva a trovare qualcosa da fare per pensare un po' positivo come faceva due
anni prima. Quando il college è finito, spesso ti trovi un po' come uno che non
sa che fare della sua vita. E Blair, anche se aveva il lavoro che aveva sempre
sognata e per cui era voluta andare proprio a Yale, si sentiva insoddisfatta.
Per fortuna, questa volta anche
Serena era lì ad aiutarla.
In tarda sera, l'amica del cuore di
Blair aprì violentemente la porta della sua stanza e la trascinò con la forza
per terra, perchè non voleva vederla triste e sola su quel miserabile letto.
“Devi reagire! Non mi piace vederti
così! Lo so che Chuck è uno stronzo, lo è sempre stato, ma... devi andare
avanti!”
“Cosa devo fare, Serena? Mi ha già
rifiutata troppe volte e mi sento male...”
“Usciamo e andiamo a divertirci, così
magari incontri anche qualcuno che te lo farà dimenticare!”
“Non ho voglia”
“E invece no!” disse Serena
trascinando Blair verso l'armadio “adesso scegli un vestito e andiamo in qualche
bel locale a bere qualcosa e ballare”
Blair aprì titubante l'armadio, e
scelse un vestito di colore rosso di seta, non molto lungo, con una scollatura
non molto pronunciata, e lo abbinò a delle scarpe con il tacco nere aperte
davanti.
Serena le acconciò i capelli nel
migliore dei modi, ed insieme si avviarono verso qualche locale carino della
grande mela, per cercare di trovare un 'sostituto' a Chuck.
Alla fine, entrarono in un locale che
andava di moda in quel periodo, l'Hysterical Lounge, che aveva molto di strano,
non solo per la gente che lo frequentava, ma anche per lo stesso nome del
locale.
“Dove mi hai portata, bleah” disse
Blair guardando gli strani personaggi che si muovevano a tempo di musica nel
locale.
“E' alla moda, ed è pieno di
ragazzi”
“Non ho voglia di vedere nessun
ragazzo, almeno per stasera”
“Sii più ottimista” disse Serena
spingendola verso il bancone dei drink.
Presero giusto due drink per iniziare
la serata, e non avevano idea di come sarebbe proseguita.
Blair, anche se non lo dava molto a
vedere, era ancora delusa dal comportamento di Chuck.
Non che non ne fosse abituata, ma le
volte precedenti in cui lui si era comportato così almeno non avevano nemmeno
mai provato a stare insieme come una coppia, e quindi il rapporto era diciamo...
libero e quindi poteva anche essere giustificato.
Quella volta, invece, aveva
seriamente minato la sua fiducia, e lei già stava pensando a cosa fare per
cercare di fargli capire cosa si prova in questi momenti.
La sua occasione arrivò ben
presto.
“Ma non è Carter Baizen quello seduto
laggiù?” chiese all'improvviso Blair.
“Già. E mi sembra anche molto solo”
aggiunse Serena.
“Ho avuto un'idea”
In effetti, l'affascinante Carter era
seduto da solo ad un tavolo non troppo lontano e stava sorseggiando un drink
guardandosi intorno. Finalmente il suo sguardo si posò su Blair e
Serena.
Le riconobbe, ed alzò la mano come
per salutarle.
Nello stesso istante, a Blair venne
in mente un piano fantastico.
Si alzò dallo sgabello dov'era seduta
ed andò al tavolo di Carter.
“Carter” disse Blair
sorridendo.
“Da lontano non sembravi tu” ammise
lui.
“In effetti... Ho un po' schiarito i
capelli” fece lei ammiccando un po'.
“E quella lì è Serena Van Der
Woodsen, giusto?” chiese lui.
“Sì, esatto, proprio lei... Ma adesso
parliamo di te” fece lei sempre con un tono strano “cosa ti porta qui? So che
viaggi spesso...”
“Non viaggio da qualche anno. Mio
padre ha insistito a farmi fare la gavetta per poterlo poi sostituire un giorno,
e così non mi sono mosso se non per viaggi di lavoro”
“Ah, capisco” disse lei sbattendo le
palpebre “quindi ne deduco che non hai avuto il tempo di fare quasi nulla... di
ciò che preferivi”
“Sembra che tu capisca al volo. Ho
dovuto fare riunioni su riunioni e non avevo nemmeno il tempo per respirare...
ma se volevo l'eredità del vecchio dovevo per forza farlo”
Blair sospirò. “Cosa non si farebbe
per i soldi... Ma sai che non sono una cosa importante... C'è anche altro che
conta nella vita”
Carter sorrise. Forse aveva intuito
dove lei voleva arrivare.
“L'amore, per esempio” disse lui con
tono sensuale.
“Vedo che mi capisci anche tu al
volo, caro Carter”
“Sono sempre stato bravo a capire le
donne... E ciò che vogliono”
“Capisci anche me?” lo provocò
lei.
“Ovviamente. Che ne dici di domani a
mezzogiorno al caffè Moon Blue?”
“Sembra davvero una buona idea. Fai
come se fossi già lì”
“Già lo sto facendo... ah, questo è
il mio numero, se ti va di chiamarmi” disse lui alzandosi e lasciando delle
banconote sul tavolo “a domani, Blair”
Lei sorrise e fu stranamente felice.
Felice non di incontrare Carter
Baizen il giorno successivo, ma più che altro per prendersi una specie di
rivincita su Chuck. Ma era la cosa giusta da fare?
Mentre Blair aveva trovato come far
soccombere nuovamente Chuck, quest'ultimo era davvero più in crisi di prima. Non
riusciva a trovare un qualcosa che avrebbe potuto riportarla da lui, non sapeva
nemmeno come provarle che era andato a letto con Eva in buona fede... Okay, un
po' di lussuria da parte sua c'era stata, ma comunque si era subito pentito di
aver tradito Blair in un modo così blando, e questo dimostrava che di lei gliene
importava, e non poco.
Alla fine, dopo aver buttato giù
tanti bicchieri di vari alcolici, decise a chiamare il suo amico di sempre, Nate
Archibald, che era appena tornato anche lui dalla Columbia University.
Bussò appena in tempo alla porta
della stanza 1812, prima che Chuck aprisse una nuova bottiglia di scotch
invecchiato.
“Finalmente” disse lui dirigendosi
alla porta.
“Chuck, amico” disse Nate entrando in
camera e abbracciando brevemente l'amico.
“Nathaniel, è sempre un piacere
vederti”
“Sono contento che mi hai
chiamato”
“Devi aiutarmi” disse Chuck
poggiandogli le mani sulle spalle e portandolo verso il divano del piccolo
soggiorno della stanza e facendolo sedere.
“E' per questo che son venuto... Mi
fa piacere aiutarti”
“Ho fatto un danno
irrimediabile”
“Spiegati”
“Sono andato a letto con una donna
per avere informazioni segrete su Bart”
Nate corrugò la fronte. “Beh, non mi
sembra una cosa strana da parte tua”
“Avevo promesso a Blair di provare a
stare insieme... di essere una... coppia”
Nate ne fu meravigliato. “Non ci
posso credere. Allora sarà difficile”
“E' per questo che ti ho
chiamato”
“Cosa dovrei fare?”
“Semplice. Tu e lei vi siete lasciati
un paio di volte...” cominciò Chuck, lasciando la frase in sospeso.
“Vorresti qualche dritta su come
poterla riconquistare”
“Sì, esattamente”
“Spero di ricordarmi come si fa... E'
da mesi che non la vedo dopo...”
“Dopo cosa?”
“Siamo stati per un breve periodo
insieme” ammise Nate, abbassando lo sguardo.
“Non ne sapevo nulla”
“Effettivamente, non lo sapeva
nessuno. E' successo tutto in fretta ed è finito in fretta... Mi ero appena
lasciato con Vanessa e mi sentivo un po' depresso perchè mi aveva lasciato per
un altro, e inoltre stavo per partire per le vacanze. All'aeroporto c'era Blair,
da sola, che stava per andare in Francia da suo padre. Aveva un'espressione
davvero triste, e mi fece quasi paura vederla così, perchè era un lato di lei
molto raro che non avevo mai visto... Alla fine mi sono convinto di passare
qualche giorno con lei perchè mi dispiaceva vederla così, e un giorno, mentre
eravamo sulla Torre Eiffel, mi baciò. E' durata finchè non sono partito per le
Hawaii”
“Sai perchè era così
triste?”
Forse Chuck lo immaginava il vero
perchè.
Se il periodo a cui Nate si riferiva
era quello in cui lei partì due anni prima lasciandogli quella lettera d'addio,
forse poteva anche pensare al motivo che la faceva essere così triste.
Era sempre colpa sua.
“Amico, non vorrei dirtelo perchè sai
che ci conosciamo da tempo, ma... Penso era proprio per causa tua. Mi ha
rivelato di provare qualcosa... di profondo per te”
Chuck sospirò. Sì, era proprio colpa
sua. Una seconda volta era già troppo.
“E' finita” disse rammaricato.
“No, dai. Cercherò di fare del mio
meglio per farla ragionare” disse Nate, che gli diede una pacca sulla spalla in
segno di amicizia.
Chuck gli sorrise, poi si alzò e andò
a prendergli un bicchiere di scotch.
Passarono tutta la notte a parlare di
ciò che avevano fatto negli ultimi due anni in cui si erano visti molto
raramente a causa degli impegni di entrambi, e cercarono anche di pensare a
qualcosa che avrebbe fatto tornare Blair da Chuck.
La mattina successiva, la nostra
regina B si svegliò davvero felice.
Si stiracchiò nel suo letto, pronta
ad andare per qualche minuto al lavoro per vedere se c'erano novità, e poi per
andare a mezzogiorno all'appuntamento con Carter Baizen.
Non sapeva cosa la spingeva a fare
questo, dato che si Carter era molto bello, ma comunque non di certo il tipo da
lunga storia d'amore... In questo assomigliava a Chuck.
“Dorota, mi prepari la gonna di
Chanel e la camicia vaniglia di Dior? Vado di fretta”
“Certo, Miss Blair” concordò la
cameriera “deve fare qualcosa di importante, oggi?”
“Sì, Dorota. Devo far morire qualcuno
di gelosia”
La donna spalancò la bocca, e poggiò
i capi che le aveva richiesto Blair su una sedia, ed uscì dalla stanza sempre
con un'espressione strana in volto.
Blair indossò una gonna lunga fino al
ginocchio di colore grigio scuro, grigio chiaro e nero a righe oblique che
convergevano al centro del tessuto, ed una camicetta di colore vaniglia che
aveva al centro, dove c'erano i bottoni, dei merletti neri che erano anche alla
fine delle maniche.
Per terminare, aveva indossato anche
un cerchietto di colore grigio scuro di seta.
Si guardò allo specchio sorridendo,
compiaciuta per il suo aspetto, e partì alla volta della prima tappa: l'ufficio
del New York Times.
Blair non sapeva perchè quella volta
aveva voglia di vedere quale servizio, seppur di poca importanza, avrebbe dovuto
fare per il giornale.
Aveva una nuova energia che le veniva
dal fatto che tra poche ore avrebbe incontrato Carter, e, come lei pensava che
lui ci stesse, avrebbe ripagato Chuck con la stessa moneta.
Un po' viscido, ma sappiamo che
questo era il loro stile.
Non appena Blair arrivò nell'ufficiò,
notò qualcosa di diverso.
C'era qualcuno che occupava la sua
scrivania.
Un ragazzo non tanto alto, molto
magro e con gli occhiali ed i capelli acconciati come un damerino, vestito quasi
come un liceale, stava scrivendo qualcosa.
Blair gli si avvicinò poggiando
violentemente la sua borsa sulla scrivania, e facendo sobbalzare il giovane
ragazzo.
Il ragazzo alzò gli occhi e la fissò
stranito, mentre le gli sorrise.
“Posso aiutarti?” chiese
lui.
“Certo. Perchè sei seduto alla mia
scrivania?”
“Veramente... questa è la mia
scrivania”
“Cosa? Caro, mi sa che non hai capito
nulla”
“No, qui è lei che non ha capito
nulla, Miss Waldorf” disse da dietro una voce autoritaria. Il signor Menninson.
Blair si voltò verso di lui,
corrugando la fronte.
“Cosa non ho capito? Mi
spieghi”
“Questo ragazzo, Michael Rolfing, è
il suo sostituto arrivato appena appena da Yale”
“Sostituto? Sta
scherzando?”
“No. E' licenziata”
“Licenziata? E perchè? Non ho fatto
nulla di male!”
“Non avrà fatto nulla di male a me,
ma a mia moglie sì”
“E sentiamo, cosa le avrei
fatto?”
La donna comparve da dietro il marito
con un'aria saccente.
“Quando sei venuta a consegnarmi il
biglietto da parte di mio marito, la scorsa settimana, mi hai risposto male e mi
hai gettato il biglietto in pieno volto perchè non potevo aprirti”
Blair corrugò ancora di più la fronte
e rivolse alla donna uno sguardo truce.
“Non è assolutamente
vero!”
“Sta dicendo che mia moglie sta
mentendo?” disse Mr Menninson con tono duro.
“Sì. E le mente sempre. Scommetto che
non sa nemmeno che ha degli amanti”
“Come ti permetti, ragazzina?” disse
lei ostentando una finta rabbia.
“Ragazzina a me? E' lei qui quella
che fa i giochi da ragazzina”
“Basta, Miss Waldorf. Se ne vada, e
non torni mai più in questo palazzo!”
“Con piacere!” disse lei girando i
tacchi e dirigendosi a passo veloce verso l'ascensore.
Una volta nel taxi, chiamò un numero
recente nella rubrica.
“Carter? Sì, sono Blair. Mi chiedevo
se potevamo vederci prima...”
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