Questo
capitolo è dedicato a chi si è fatto due palle
così ad aspettare di sapere cosa
fosse successo realmente tra Victoire e Ted. ;)
@Sammy Malfoy: Ehilà! Non
preoccuparti, so bene che rottura è la scuola e i problemi
di connessione! ;)
Michel? Michel fa stato a sé, come ogni buon Serpeverde che
si rispetti… tranne
Al, ma lo sappiamo che il nostro principino è un caso
apparte. XD Tom è
super-geloso, del resto si sa che i Tom
hanno una certa predisposizione ad essere gelosi delle proprie cose ;P
E’ vero,
il rapporto Tom/Harry mi è piaciuto lavorarci. Credo che
Harry lo senta molto
affine, e per questo tenda ad essere un po’ indulgente con
Thomas, un po’
paterno. Vedremo se fa bene. Grazie per essere passata!
@Altovoltaggio: Ehi, ti sto
facendo appassionare
alle vicende slash di questa fic? XD Essì, è un
bel casino questi rapporti tra
adolescenti, ma sono, appunto, adolescenti. XD Incasinatissimi. Posso
però
dirti che Lily nutre solo un affetto fraterno per il bel Tom. Troppo
musone per
lei, mi dice! XD La sciarada… perché non provi a
mettere ‘enigma’ in un
traduttore automatico di inglese e vedere cosa ti viene fuori?
Dopotutto i
nostri pg sono inglesi purosangue! ;P (e qui si capisce la voglia di
Dira di
spoilerare).
@Trixina: Non
preoccuparti, so bene che
razza di rottura sia la scuola! Ci siamo passati tutti! (o non saremo
qui a
scrivere ;P) Lily ti assicuro che è una gran ragazza, dietro
quei pochi camei
che fa! Lei SA. XD Grazie per i complimenti sul rapporto Michel/James.
Sono
stata indecisa fino all’ultimo se spiegarlo in quel modo. Fa
piacere che tu li
abbia apprezzati.
@Pietro90: Ehilà,
compare di fandom! XD
Grazie per i complimenti, e rinnovo i miei per la tua fic. Grazie per
continuare a seguirmi! ^^
@MissMary: Una new
entry! Ma ciao, che
meravigliosa recesione mi hai lasciato! Non preoccuparti, ADORO le
recensioni
enormi! *_* Certo, hai azzeccato la soluzione
dell’enigma… o forse no? Lo
vedremo assieme a Tom! Non preoccuparti, una Al/Tom è
assicurata (non
necessariamente in quest’ordine ehehe). Quei due in effetti
sono abbastanza
palesi come coppietta tenerella, no? In questo capitolo avrai qualche
soddisfazione. Per Rose e Scorpius, sono ufficialmente la coppia in
testa della
storia, a quanto pare. C’è da dire che
è quasi Canon ormai. XD
@Nyappy: Grazie per la
recensione per
l’augurio, che ricambio con un crepi (il lupo!). fa
sempre
piacere vedere che continui a seguirmi ^^
@Hel_Selbstmord:
Ciao Hel! Non
preoccuparti le tue
recensioni sono sempre benvenute, presto o tardi che siano! Tutte
amiamo Michel,
vero? Mi sa che ti aiuto nella fabbricazione dello striscione! XD Come
si fa a
non adorare quella canaglia sexy e serpeverde? Mi fa piacere inoltre
che tu
abbia dato qualche merito a Jamie, che lo so, non è un
personaggio facilissimo
da amare. Ma del resto anche il suo omonimo, nel canon, era un gran
testa di…
XD
Crepi per i miei esami e beata te e Barcellona. Meno male che io vado a
Berlino
:P
****
Capitolo XIV
Everybody thinks you're
well / Everybody thinks I'm
ill
Watching
me fall apart / Falling under your spell
(Re-offender, Travis)
Dormitori
Serpeverde.
Verso le undici di sera.
Albus
era
seduto, con la schiena appoggiata ad una pila di cuscini, sul suo
letto.
Il coprifuoco era passato da un pezzo.
Zabini non era ancora tornato dalla sua ronda notturna da prefetto,
mentre Nott
probabilmente si intratteneva con qualche
‘fanciulla’ nella stanza di lei, con
un incantesimo silenziante di rinforzo.
Sospirò,
appoggiando sulle gambe il tomo di pozioni che Lumacorno ci aveva
tenuto assolutamente a regalargli,
quel
pomeriggio.
Si
sentiva sempre un po’ a disagio a parlare in privato con
quell’uomo: si sentiva
sempre come se da un momento all’altro volesse… collezionarlo.
Il
che
era abbastanza inquietante, in effetti.
Thomas
dormiva, con le tende tirate. Era una settimana che le chiudeva quando
andava a
dormire e le riapriva la mattina. Serrata totale. Michel e Loki lo
reputavano
un capriccio, ma lui si sforzava di ignorarlo.
Come
si
sforzava di sopportare i suoi
improvvisi silenzi e le sue sparizioni giornaliere in biblioteca. Non
che non
se ne fosse accorto: Thomas stava evitando tutti.
E
soprattutto stava evitando lui.
Sbuffò,
chiudendo il libro per appoggiarlo sul comodino. Si
stropicciò un occhio,
guardando nella direzione delle tende tirate.
Lo
stava
evitando. Era un dato di fatto.
Non
che
lo desse a vedere troppo chiaramente, infatti gli altri si erano
limitati ad
osservare che era di malumore. Ma Thomas era spesso di malumore. E non
era
quello il modo in cui lo dimostrava ad urbi
et orbi.
E
soprattutto i suoi malumori non duravano un’intera
settimana.
Certo che ne
sai di cose … - Disse una
vocina, che aveva
come al solito il tono suadente di Michel – Neanche
una fidanzata saprebbe tanto del proprio ragazzo…
Arrossì,
come un deficiente, considerando che aveva fatto tutto da solo.
Inspirò.
Tom,
comunque, aveva qualcosa di strano.
E
sperava
di tutto cuore che non c’entrasse nulla la nuova
professoressa.
Non
può essere quello… la prima
cotta di Tom non può essere una professoressa. Una donna
più grande di lui!
Anche
se
non sarebbe stato così strano, riflettendoci: Tom aveva
stima delle persone
intelligenti, con una grande passione per la conoscenza. Non era un
caso,
infatti, che andasse piuttosto d’accordo con Hermione.
(Una
volta avevano passato persino un pomeriggio
a discutere di libri.)
E poi
era
maturo, nulla da dire su questo: rispetto ai loro coetanei, presi da
piccoli
drammi quotidiani come compiti non fatti o la sconfitta della squadra
del
cuore, il cugino ne usciva praticamente adulto.
Non sarebbe
strano se si
innamorasse di una donna matura, acculturata, intelligente come la
professoressa Prynn…
- Continuò la vocetta.
Albus
si
arruffò furiosamente i capelli, emettendo un lamento
frustrato.
Sarebbe
stato terribile.
E
perché? –
Incalzò Vocetta-Zabini.
Mugugnò:
era ovvio. Perché si sarebbe reso ridicolo di fronte a tutta
la scuola.
Ebbe
un
flash mentale del cugino mentre faceva una dichiarazione appassionata
alla
professoressa, di fronte a tutta la Sala
Grande, con in mano un fascio di rose rosse (in
quei casi
erano sempre rosse).
Invece
di
mettersi a ridere si sentì il sangue gelare nelle vene.
Sarebbe
stato orrendo.
Fece
una
risatina nervosa.
Assurdo…
Tom non farebbe mai
niente del genere. È talmente riservato che …
Beh,
fino
ad una settimana prima nessuno si sarebbe mai immaginato che avrebbe
potuto
fare la faccia da pesce lesso ad
una professoressa.
Lanciò
uno sguardo nervoso verso il suo letto. Si liberò delle
coperte, andando ad
aprire le tende. Tom, ovviamente, dormiva.
Corrugò
le sopracciglia quando si accorse che il sonno dell’altro era
tutt’altro che
sereno.
Tom
dormiva sempre di schiena, e in quel momento era pallido, leggermente
sudato e
respirava irregolarmente.
Ha un
incubo…
Al si
morse un labbro, incerto se svegliarlo. Di solito con James non era mai
una
buona idea. Una volta si era ritrovato un gran occhio nero.
Rimase
a
guardarlo, incerto sul da farsi: sapeva che gli incubi di Tom non
riguardavano
brutti voti o girare nudo per la scuola (erano i suoi
quelli), quanto piuttosto… il modo in cui era stato trovato.
Quando
era bambino suo padre gli aveva raccontato, dopo averlo informato che
Tom non
era davvero suo cugino, di come
l’avesse salvato da un uomo cattivo,
che poi era risultato, qualche anno più tardi, essere un
mangiamorte.
Era ancora un
bambino… però si
ricorda del suo rapimento…
Una delle
tante stranezze di Tom.
Come essere stato colpito da una maledizione e non avere
l’ombelico.
Si
sedette sulla sponda del letto. Il movimento ebbe l’effetto
di svegliare
l’altro, che si raddrizzò di scatto, soffocando un
urlo in gola, ansante.
Al
saltò
in piedi. “Tom!”
Il ragazzo lo guardò. Per un momento parve non riconoscerlo,
ancora nelle lande
brumose del sonno, poi deglutì lentamente
“Al…” mormorò. Sembrava
davvero
sconvolto. Abbassando lo sguardo Albus notò che gli
tremavano le mani.
“…
Fatto
un brutto sogno?” Chiese, sentendosi un idiota.
Beh, non era
sicuramente bello.
Tom
deglutì ancora, annuendo.
“Studi
troppo ultimamente. E non ce ne sarebbe neanche bisogno. I M.A.G.O.
sono il
prossimo anno sai…” Lo motteggiò con
affetto. “Tutto quel tempo in biblioteca
ti fonde il cervello.”
Tom
non
rispose, guardandosi le mani. Sembrò accorgersi in quel
momento che gli
tremavano.
“Vuoi
che
ti prenda…”
“Sto bene.” Disse, in tono nuovamente controllato.
Lanciò un’occhiata fuori dal
letto. Al intuì.
“Lo
e
Mike sono fuori… Mike per la ronda,
Lo…” fece uno sbuffo significativo. “Non
ci
sono.”
“Bene.”
Gli scoccò un’occhiata. “È
tardi, perché non dormi?”
Al fece spallucce. “Stavo leggendo il libro che mi ha dato
Lumacorno. Più che
altro, che mi ha imposto.
Però è
interessante.”
L’altro
annuì. Sembrava distratto. “Al… mi hai
sentito parlare?” chiese poi.
“No,
te
l’ho detto, stavo leggendo. Ma tu non parli mai nel sonno,
giusto?”
“No.” confermò scrollando le spalle.
“Sono contento di non averti svegliato.”
Gli sorrise, e Al ricambiò. Si sentiva stranamente
sollevato.
Era quasi una
settimana che non
chiacchieravamo…
“Hai
un
aspetto terribile…” lo canzonò. Ma lo
aveva davvero. Era talmente pallido da
far sembrare Malfoy abbronzato.
E inoltre
sembra ancora piuttosto
scosso...
“Vuoi
che
dorma con te?” gli chiese spontaneamente. Se ne
pentì subito, vedendo
l’espressione meravigliata dall’altro.
Che
imbecille.
È Lily che consolavo quando
aveva un incubo
dormendoci insieme, non lui!
Ma che mi
è venuto in mente?
“…
Sì.”
La risposta ebbe il potere di fermare il suo flusso di seghe mentali.
Ha detto
sì?
Si
guardarono sbalorditi, prima di mettersi a ridacchiare entrambi,
l’uno della
faccia dell’altro.
“Chissà
cosa penserà Michel…”
ridacchiò Al, molto più rilassato. Non sapeva se
per
l’assenso di Tom o per la risata. Forse per entrambe.
“Pensi
quello che vuole. In ogni caso, pensa sempre male.”
Replicò, scostandosi per
farlo entrare sotto le coperte. Il letto era sufficientemente spazioso
per
entrambi.
Non si fanno
economie qui a
Serpeverde… in effetti siamo circa la metà dei
Grifondoro… lo spazio non ci
manca di certo.
“Beh,
stiamo solo dormendo assieme.” Borbottò Al, di
nuovo a disagio.
Andava
ad
ondate, quel dannato disagio.
Tom
sorrise, con una sfumatura improvvisamente maliziosa.
“Infatti.” Confermò.
Al
sbuffò, tirandogli una gomitata. “Non cominciare
anche tu! Cos’è, Mike ti ha
contagiato?”
Tom
ridacchiò. “Penso sia impossibile diventare
pervertiti come lui…”
“Questo
è
vero.” Sorrise. “Pensavo ti desse fastidio dormire
con qualcuno…”
Tom
fece
spallucce, stendendosi. Era strano condividere lo stesso letto, l'avevano fatto da bambini, ma ora non lo erano
rifletté Al, però
in un certo senso era una cosa naturale. Forse
Tom non lo percepiva come un intruso, nei suoi preziosi spazi vitali. E
lo
stesso valeva per lui.
Quel
pensiero gli diede un piacere sottile, soddisfacente.
E
stranamente annullò anche gli orribili pensieri su Tom e la
professoressa
Prynn.
“Ehi?”
chiese dopo un po’. Sentiva il calore del corpo
dell’altro, e per un folle
momento si immaginò a rannicchiarsi contro di lui.
Chissà
forse è lo stesso motivo
per cui Tom mi ha detto di sì… aveva bisogno di
avere accanto qualcuno…
“…
Al,
sinceramente è un po’ urtante che mi chiami e poi
ti metta a pensare ai fatti
tuoi.” Lo richiamò l’altro, nella
penombra. “Che c’è?”
“Ah… scusa. No, è che… il
sogno era tanto brutto?”
“Ti ho detto che non me lo ricordo.”
“Però
ti
ha spaventato.”
“Non mi ha…”
“Tom, tremavi.”
Sentì un sospiro.
“Sì.
Non
ricordo cosa mi ha spaventato, ma mi ha spaventato.”
Confermò, e anche al buio
Al seppe che aveva fatto una smorfia di disappunto. Gli
cercò la mano, e gliela
strinse.
Tom
dopo
una breve esitazione rispose alla sua stretta.
Si
sentì
stupidamente felice.
“Beh,
non
c’è niente di male ad essere spaventati da un
incubo.” Disse.
“Non sono un ragazzino Albus.” Replicò
l’altro di malumore. Ora
era di malumore. Gli venne da
ridere, ma si trattenne.
“Certo
che lo sei. Abbiamo sedici anni.” Rimbeccò. Lo
sentì sbuffare.
“Tu sei un ragazzino.”
“E
tu
cosa sei?” Replicò ridacchiando.
“Un
giovane mago.” Disse Tom serio, anche se era certo che stesse
sorridendo.
“Dormi ora… o domattina andrai a sbattere contro
tutti gli angoli del
castello.” Sussurrò.
Albus
sentì un nodo alla pancia, e fece in modo da girarsi, per
lasciargli la mano
con una buona scusa. Gli aveva sussurrato, senza volerlo, sul collo.
Era davvero vicino.
Se ne
accorse in quel momento. Come si accorse del brivido che lo scosse
tutto.
E non
era
di freddo. Oh no, per niente.
Chiuse
gli occhi con forza, imponendosi di dormire. Fortuna voleva che fosse
una di
quelle persone dal sonno facile. Si addormentò
immediatamente.
Tom
sospirò appena quando sentì il respiro regolare
dell’altro. Scivolò fuori dal
letto.
Avevano sì dormito assieme, ma da bambini.
E ci sono ottimi motivi per non farlo adesso… -
pensò con una punta di irritazione, scosso da un
turbamento che sapeva avesse precisamente un nome.
Attrazione.
Era
attratto da Al.
****
Hogsmeade.
Undici di
sera.
James
tirò su con il naso. Stava camminando di soppiatto nella via
principale di
Hogsmeade.
Non
era
stato semplice arrivare fin là. Affatto. Si
assicurò che il mantello lo
coprisse adeguatamente, fermandosi in corrispondenza della vecchia
insegna
sbrecciata, che recitava ‘Pub Testa di Porco’.
Entrò
dentro, tirando un energica manata alla vecchia porta in legno.
L’odore
di fumo di pipa, birra e polvere stantia l’aggredì
piacevolmente. Quel luogo
poteva non essere caratteristico e ameno come i Tre Manici, ma di
sicuro era il
posto adatto per passare inosservati, se si trasgrediva le regole. Si
guardò
attorno, e non vide nessuno di conosciuto. Niente professori. Perfetto.
Si
tolse
il mantello, rendendosi nuovamente visibile. Vide il vecchio
proprietario,
Aberforth Silente, sempre più incanutito, lanciargli
un’occhiataccia. L’unico
che avesse notato la sua improvvisa epifania.
Beh, normale.
Ognuno qui si fa i
fatti propri…
Gli
sorrise smagliante, rimediandosi un brontolio sordo.
“Ehy
Abe,
come ce la passiamo?”
“Ti
va di
scherzare?” chiese scuotendo la testa, mentre passava uno
straccio sul bancone.
“E comunque, tu non dovresti essere ad Hogwarts?”
“Dovrei, appunto. Ma sono
qui.
Aspetto una persona. Intanto porta due…”
“Succhi di zucca.” Replicò
l’uomo con un sogghigno. “Solo perché
sei in una
bettola non significa che Abe non sa che sei minorenne, James Sirius
Potter.”
James alzò gli occhi al cielo. “Okay. Facciamo
così. Una burrobirra e
un whiskey incendiario. Mio cugino
Fred è maggiorenne, Abe.”
L’altro grugnì qualcosa, ma si voltò
per preparare l’ordinazione. James si
sedette ad un tavolo vicino alla finestra, togliendosi il giubbotto e
la
sciarpa.
Cominciava
a fare freddo.
Adoro il
freddo… tempo da camino.
Halloween, Natale.
La
porta
si aprì di nuovo e James sorrise. “Ehy Freddy,
qua!”
Fred Weasley Junior replicò con lo stesso sorriso.
Assomigliava alla sorella.
Pelle color caramello denso, perfetta unione di quella dei genitori,
capelli
corvini rasati a zero e vestito di colori sgargianti, come il padre.
Aveva gli
stessi occhi giocosi dei gemelli, di un azzurro limpido e privo di
macchie.
James si alzò, dandogli una pacca sulla spalla.
“Salve a te, Jas. Tempo da cani. Questo mese danno
pioggia.” Si sedette. “Hai
rischiato una bella sospensione, stasera.”
Sogghignò dando un sorso al suo
bicchiere.
“Mi hai chiesto tu di vederci qua!”
“Beh, non posso certo venire io. Ti ricordo che sono un
ex-alunno, ed
oltretutto non ci si può…”
“Smaterializzare o Materializzare ad Hogwarts. Zia Herm
dovrebbe stamparci
delle magliette con questa frase… farebbero
furore.” Recitò annoiato James.
“Teddy.”
disse Fred, ammiccando. James sbuffò.
“Teddy.”
Confermò.
“Beh,
cosa vuoi sapere di preciso?”
“Te l’ho detto! Cos’è successo
quest’estate?”
“Intendi
dire in Francia? Beh, io ho conosciuto Vivienne…”
“Non tu, caprone! Teddy. Ti rendi conto che fino a due mesi
fa sembrava che
dovesse vivere per sempre in Provenza e adesso insegna
qui?” scosse la testa.
“Inoltre… ha i capelli castani.”
“Davvero? Ero convinto che ci fosse nato, con quegli orribili
capelli blu.”
“Non
sono
orribili!” Ringhiò James. “Sono suoi.
E comunque non prendermi per il culo, cazzo. Ted non ha mai avuto i
capelli
castani. È un colore… scialbo! Non da
lui.”
“Sai Jas, credo sia il suo colore originario. È un
metamorfomago ma comunque
con un colore di base dev’essere nato per
forza…” Suggerì l’altro con
aria divertita.
James
incrociò le braccia sul tavolo, guardando assorto il colore
ambrato della sua
bevanda.
“Che è successo in Francia, Fred? Tu lo sai per
forza. Sei stato ospite di zio
Bill per tutta l’estate…”
ripeté pazientemente. Fred era un genio nel divagare.
Il segreto
è continuare ad
insistere con la stessa domanda.
Prima o poi
gli entra in testa,
invece di scivolargli addosso.
Fred
si
stiracchiò. Lo guardò per un tempo che James
trovò assurdamente lungo e
irritante. Ovvio che lo facesse apposta.
“Perché
ti interessa saperlo?” Chiese gentilmente. James
serrò le labbra: odiava quando
lo trattavano come un ragazzino impiccione. Fred non lo trattava con la
condiscendenza tipica dei genitori, o degli adulti di famiglia, cugini
maggiori
compresi, per questo andavano d’accordo. Di solito.
Okay,
probabilmente era impiccione.
Ma
non
era un ragazzino.
“Perché
voglio bene a Teddy.” Disse sincero, guardandolo negli occhi.
“Perché è
famiglia, ed ha qualcosa che non va. È triste. Non parla di
Vic, quando prima era
tutto ‘quant’è fantastica Vic, Vic ha
detto’… e roba del genere.”
“Questo quanto tempo fa?
Quando tu
eri al secondo anno?” Lo corresse Fred, scuotendo la testa.
“Nei rapporti le
cose non rimangono mai uguali. Credo che Ted abbia passato la fase di
entusiasmo
per avere finalmente una
ragazza.”
Soggiunse ironico. “Sono passati sei anni, Jam… le
persone e i rapporti
cambiano, in sei anni.”
James
sentì che le dita gli premevano nei bicipiti, fino a fargli
male.
Non Ted. Ted
è sempre Teddy.
“Lo
so.”
Eruppe secco. “Vuoi dirmi cos’è
successo? O devo scoprirlo da solo?”
“Per
Merlino, ce ne scampi!” rise l’altro.
“No, no… vuoterò il sacco.”
Finì il suo
bicchierino, schioccando la lingua. “Senti, è una
notizia che non è arrivata ai
confini britannici, ma penso che prima della fine dell’anno
lo sapranno tutti.
Sai, c’è Natale…” Si
passò una mano sulla testa. “Ted e Victoire si
sono
lasciati.”
James
batté
le palpebre. “… Si sono?”
“Mollati, piantati, scaricati, mandati al diavolo. Mettila
come vuoi, ma non
stanno più assieme.” Scrollò le spalle.
“È successo poco prima che partissi.
Zia Fleur era sul piede di guerra. Victoire è partita per
Parigi il giorno
stesso della rottura, senza avvertire nessuno. Teddy credo abbia
sistemato i
suoi affari e poi sia partito. E adesso…”
“… è qui.” Terminò
James per lui. Si sentiva… strano.
Aveva
come un groppo alla gola, ma non certo per il pianto. Non era come
Lily, che
avrebbe pianto per il loro defunto amore. Era abbastanza cinico da
sapere che
anche una coppia d’oro come Teddy e Vic si sarebbe potuta
mollare.
Soltanto
che…
Teddy adesso
è solo.
Si
sentiva come se qualcuno gli avesse fatto un incantesimo levitante.
Come
se
il mondo, improvvisamente, fosse a testa in giù.
“Zia
Fleur ha obbligato tutti al silenzio stampa… Credo speri
ancora che Teddy torni
con la figlia. Dopotutto, chi se la prenderebbe una piaga del
genere?”
sghignazzò, cercando approvazione da James.
Che
non
arrivò, perché il ragazzo guardava attonito la
sua burrobirra, intoccata.
“Ehy,
Jas? Tutto okay?”
“Uh? Ah, sì… certo. Sono solo
sorpreso.” Borbottò, alzando lo sguardo.
“Com’è
successo? Cioè, si saranno mollati per un
motivo…”
“Non ne so molto.” Ammise Fred. “Dom mi
ha detto che da quando era tornato da
Londra era strano, e una settimana dopo…”
“Da Londra? Teddy quest’estate era in
Inghilterra?”
E non me l’ha detto?!
“Uhm, sì. Ma non ti scaldare
perché non è venuto a giocare con te, Jamie.
C’è stato solo un giorno. Sua nonna aveva bisogno
di lui per non so che.”
Sbuffò divertito. “Comunque quando sono
tornato…”
“Aveva i capelli castani?”
“Cosa? Oh, ancora con ‘sta storia?”
esalò esasperato. “Non ne ho idea. Io ero a
Marsiglia, con Vivienne. Quando sono tornato Vic era sparita e Teddy
era
partito. È tutto quello che so sulla faccenda.”
“È
assurdo. In una settimana si sono piantati? Stavano insieme
da… milioni di
anni!”
Fred fece una smorfia. Prese la pipa da dentro la giacca, e
cominciò a
prepararla, schiacciandoci dentro tabacco dolce. “Le cose non
andavano da
tanto, Jas. Sei anni per una coppia sono tanti… e sai,
cominci a fare piani. A
pensare al futuro.” Lo
disse in tono
lugubre, strappandogli un sorrisetto. Sapeva quanto Fred fosse
allergico ai
legami, specialmente implicanti un anello al dito.
“Tipo…
sposarsi?”
“Tipo sposarsi.” Confermò.
“Almeno, era quello che aleggiava nell’aria. Zia
Fleur era tutta una frecciatina in proposito.”
scrollò le spalle. “Non so come
la pensasse Ted in merito, sai, non siamo amichette del
cuore… ma credo che la
cosa lo stressasse.”
“Perché?” Sentiva quel nodo serrarsi.
Sperava che Fred non si accorgesse del fatto
che si sentiva avvampare. “Voglio dire… era
l’amore della sua vita, no?”
“In sei anni le cose cambiano…” riprese
criptico. “Io mi stanco di una ragazza
in sei settimane. Forse Teddy se n’è stancato in
sei anni.”
“Ted è fedele!” Si inalberò
contraendo i pugni. Fred gli lanciò un’occhiata.
“Lo
stai
idealizzando, Jamie. È solo un ragazzo di ventiquattro anni,
con la famiglia
della propria fidanzata che non gli dava respiro, pianificando un
matrimonio,
che a sentire Fleur, era prossimo. Io sarei scappato al Polo Nord.
Teddy è un
nostalgico. È tornato in Madrepatria.”
Si
appoggiò allo schienale della sedia, accendendo la pipa con
un paio di boccate.
Un profumo dolciastro salì le narici di James, che aveva
sempre odiato il tabacco
alla ciliegia.
“Con
questo non intendo dire che abbia tradito Vic. Teddy è
troppo onesto per fare una cosa del
genere,
vero?” Sorrise ironico. “Se vuoi un parere, si sono
lasciati perché lui non
sopportava di dover restare legato a quella piattola tutta la vita. E
lo
capisco. Ha tutta la mia maschia comprensione…”
terminò.
James
ridacchiò, ma poi scosse la testa. “Tu non conosci
Teddy. Non l’avrebbe
lasciata perché si sentiva soffocato… Ne avrebbe
parlato con lei, forse per mesi, ma
poi le cose si sarebbero
risolte.”
“Se la amava.”
“Cosa?”
“Ho detto…” tirò una boccata
dalla sua pipa in gesso rosso. “Se la amava
ancora. Se la passione si è spenta, io non ci penserei di
certo a sposarmi.”
James
serrò le labbra. “Sono la coppia
perfetta.”
La fottuta coppia perfetta, inscalfibile.
Principe azzurro e Principessa dai lunghi capelli biondi.
Finisce
sempre con ‘tutti vissero
felici e contenti’, no?
Perché
se non finisse così… se non
finisse così…
“Non
esistono coppie perfette.” Disse Fred guardandolo.
“Non esistono amori
perfetti, Jas. Anzi, mi arrischio a dire che quelli che valgono la pena
sono
proprio quelli sbagliati. Non trovi?”
Gli
occhi
di Fred erano limpidi, acuti.
Uno
dei
motivi per cui James apprezzava e stimava proprio quel
cugino… era perché era il
solo che lo capisse completamente. Perché ragionavano allo
stesso modo.
L’hai
capito, vero Freddy?
Non sono un
bambino di sei anni
con le ginocchia sbucciate.
Non voglio
bene a Teddy. Io voglio Teddy.
“Vuoi
la
mia opinione cuginetto Potter? Teddy ha giocato a fare il principe
azzurro per
troppo tempo. Vivere nel bel castello in Provenza con la sua
principessa gli ha
fatto capire che non era quello che voleva veramente. Non so come lo abbia capito…
personalmente
credo sia un po’ tardo su certe cose…”
sogghignò, tirando un’altra boccata.
“Però ci è arrivato, ed ha mandato
tutto a monte. Per come sono fatto io, gli
stringerei la mano e gli offrirei da bere. Ma credo che lui abbia il
cuore roso
dal rimorso…”
James
sbuffò. “Probabile.”
Fred guardò il quadrante dell’orologio.
“Senza offesa, piccolo Jas, sai che
adoro la tua compagnia. Ma in questo momento dovrei essere ad un
rendez-vous
con una simpaticissima ragazza di Leeds. Amanda. Deliziosi occhi color
nocciola…” Si alzò, con la pipa tra le
labbra. “Paghi tu, vero?”
James sbuffò. “Carino da parte tua approfittarti
di uno studente…”
“Beh, è il prezzo per le informazioni. Tutto, a
questo mondo, ha un prezzo.”
“Arido commerciante.”
Fred si inchinò leggermente, beffardo. “Lo prendo
come un complimento.” lo guardò
ironico. “Non strapazzare troppo Teddybear,
mi raccomando. Buon ritorno a scuola.” Gli strizzò
l’occhio e si smaterializzò.
****
Piazza
Centrale di Hogsmeade.
Mezzanotte
passata.
James
guardava il grasso spicchio di luna che si stagliava in cielo, privo di
nuvole.
Sedeva su una panca accanto alla fontana della piccola piazza,
guardando il
getto pigro dell’acqua abbattersi sulla superficie
cristallina della polla.
Tra
le
dita stringeva una sigaretta. Pessimo vizio, lo sapeva, decisamente
babbano, ma
lo aiutava a rilassarsi. Se sua madre l’avesse saputo
l’avrebbe ucciso.
Teddy e
Vic… si sono lasciati.
Si
rifiutava di darsi una speranza. Lui era Jamie.
Un
maschio, il fratellino pestifero.
Praticamente
neanche mezza
speranza. Dovrei pensare a scoparmi Zabini e non farmi
illusioni…
Aspirò
un
tiro, buttandolo fuori rabbiosamente.
Non
sapeva quando aveva cominciato a provare quello che provava –
ridicolmente –
per Teddy. Semplicemente, un giorno, davanti ad un sorriso e un
abbraccio aveva
capito che non lo voleva come fratello maggiore.
Che
gli
sarebbe piaciuto baciare quelle labbra sottili, sentire se la pelle dei
fianchi
era morbida come quella delle sue guance. Che gli sarebbe piaciuto
ricevere i
baci che dava a Victoire, e che se lo cercava sempre con lo sguardo era
per
motivi tutt’altro che infantili.
Era
stato
un trauma, ma semplicemente se l’era buttato alle spalle. Era
bravissimo, ad
ignorare i problemi.
Chiuse
gli occhi.
T’ha
fatto soffrire quella
puttana, Teddy?
Gli
sarebbe andato bene, avrebbe
persino
applaudito ad un loro matrimonio e si sarebbe scarrozzato i loro
marmocchi in
giro per le campagne inglesi…
Bastava che
tu fossi felice,
cazzo.
Invece
lui
era lì. Non in Francia, a fare il principe azzurro della
bionda principessa.
Era
lì,
solo e triste.
Le
carte
in tavola erano cambiate. E quei sentimenti spingevano, bastardi e
tenaci per
uscire, fottendosene del passato, dell’età, del
fatto che fosse un suo fottuto
professore.
Sono proprio
un cazzone…
Buttò
la
sigaretta.
Basta seghe
mentali. Si torna a
Hogwarts… e speriamo che non ci sia Gazza in giro.
Si
alzò
in piedi, quando sentì dei rumori. Passi.
Stavano
arrivando da un vicolo laterale, persone.
Soffocò
un’imprecazione. Era chiaro che non fosse un autoctono, ma
uno studente, e se
l’avessero beccato sicuramente l’avrebbero scortato
ad Hogwarts con tutti gli
onori.
E grazie no,
niente punizione. Ne
sto facendo la collezione ‘sto anno…
Si
nascose dietro la fontana, sperando che passassero senza notarlo.
Non
si
aspettava di trovarsi di fronte a… quello.
Due
dei
sei Naga scomparsi – cinque considerando che uno era morto
centrifugato da Grop
- in tutta la loro squamosa magnificenza.
Da
vivi
erano ancora più spaventosi. In posizione eretta erano alti
due teste più di
lui.
Indossavano
delle grosse e grezze tuniche grigie, probabilmente per ripararsi dal
freddo.
Accanto
a
loro una figura più piccola. Un essere umano, sicuramente.
Era impossibile
capire se fosse maschio o femmina, considerando che era coperto
anch’esso da
capo a piedi da un mantello con il cappuccio tirato.
James
si
accovacciò dietro il bordo della fontana di pietra.
Parlavano,
ma non riusciva a distinguere le parole. Il piccoletto sembrava calmo,
e stava
spiegando loro qualcosa, i mostri invece frustavano l’aria
con le lunghe code
serpentine e sembravano nervosi. Probabilmente si sentivano esposti, in
mezzo a
quella piazzetta deserta.
Si
chiese
il perché di quell’incontro in luogo
così aperto. Poi vide la stazza del
piccoletto e capì che forse preferiva innervosirli, che
trovarsi con loro in
mezzo ad una foresta deserta.
Qui di certo
non proveranno a
spolparlo o roba del genere…
James
cercò
con la mano la bacchetta dentro la tasca della giacca. Quando
afferrò il manico
si sentì meglio.
Dubitava
che gli sarebbe servita a qualcosa contro quelle bestie gigantesche,
ma… era
sempre meglio che essere disarmato.
Poi
qualcosa nell’atmosfera nel gruppetto cambiò. E
vide con orrore che uno dei
naga guardava verso di lui.
Annusava verso di lui.
Merda!
Il
piccoletto si voltò verso di lui. L’ultima cosa
che sentì fu…
“STUPEFICIUM!”
Un
lampo
rosso e poi il buio più totale.
“Guarda,
guarda.”
Certo
non
se lo aspettava, ma in fondo da che mondo e mondo gli studenti amavano
trasgredire le regole. E certo il ragazzo svenuto a terra non faceva
eccezione.
Uno
dei
naga sibilò qualcosa che somigliava molto ad
‘uccidere’.
Grossi e
stupidi idioti. E
piuttosto prevedibili.
“Non
siate idioti. È uno studente… Volete davvero che
si scateni una caccia
all’uomo? Un cadavere minorenne è
l’ultima cosa che ci serve.”
Rise della perplessità dei naga, espressa attraverso sibili
frustrati.
“Non
vi
preoccupate, cari i miei bestioni… La soluzione è
talmente semplice che farebbe
ridere anche voi, se aveste qualcosa di simile all’umorismo
nella vostra testa
vuota.”
Rovesciò addosso ai vestiti del ragazzo una fiaschetta di un
liquido dall’odore
penetrante. Gli bagnò anche le labbra, prima di arruffargli
i capelli.
“Sinceramente mi dispiace sprecare questo buon Ogden
Stravecchio, ma se è per
la causa…” Ridacchiò tra sé
e sé. “Mi spiace solo che tu non te lo sia goduto,
ragazzo mio.”
****
Note:
Se potete ascoltatevi la canzone da cui ho preso le due frasi
all’incipit del
capitolo. I Travis sono una band totalmente sottovaluta (T_T) qui il video
.
Chi
è
interessata a vedere il bel Fred, eccolo qui.
Fred Jr.
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