Cosa
Non Si
Può Trovare Spulciando Nella Sala Archivi…
Anno: 1971
Punizione a:
James Potter, Sirius Black
e Peter Minus
Causale:
disturbo di una lezione
Pena:
scrivere alla lavagna cinquecento
volte “C’è un motivo per cui in testa ho
un cervello e non un buco”
Era
come
sempre immersa in un silenzio sonnacchioso l’aula di Storia
della Magia di
quell’afoso pomeriggio di maggio. La maggior parte degli
studenti sembrava in
preda alla pennichella pomeridiana, senza curarsi di quali fossero i
danni
causati dallo scisma della Confederazione degli Stregoni del 1042.
Parecchio
lontano dalla cattedra, un ragazzo dal viso rotondo sembrava sul punto
di
cominciare a ronfare. Solo nella prima fila due studenti, vincendo
caparbiamente la pesantezza delle palpebre, riuscivano ancora a
prendere gli
appunti.
Non
mancava
molto alla fine della lezione quando un ragazzino dalle ultime file si
alzò in
piedi e sbraitò, facendo sobbalzare tutti gli studenti:
«È inaccettabile tutta
questa rilassatezza e lascività!»
Un
secondo
ragazzo, seduto accanto al primo, si alzò in piedi tanto in
fretta da rischiare
di far cadere gli occhiali e scattò sull’attenti.
«Sissignore! Ha ragione,
signore!»
«Non
avevo
forse espressamente ordinato ordine e disciplina?!»
sputò
quell’altro cominciando a muoversi intorno al secondo con le
mani incrociate
dietro la schiena.
«Sissignore!
Mi dispiace, signore!»
«Del
tuo
dispiacere mi faccio un accidenti! Avevo dato un ordine e tu non
l’hai
eseguito!»
«Chiedo
scusa
signore!»
«E
ora sulla
coffa, a cercare i nostri lidi!»
«Sissignore!
Farò del mio meglio, signore!»
Mentre
il
secondo ragazzo si arrampicava sul banco e si portava una mano agli
occhi come
per ripararli dal sole, il resto della classe non poteva fare altro che
restare
a guardarli a dir poco annichiliti. Perfino il vecchio professor
Rüf aveva
interrotto la sua lettura e stava guardando a bocca aperta quei due
ragazzi che
osavano disturbare la sua lezione.
Frattanto
quello moro dagli occhi grigi si era avvicinato ad un ragazzino piccolo
e
mingherlino seduto alla sua sinistra e lo stava guardando furibondo.
«E
tu, mozzo!
Cosa ci fai ancora fermo?! Questa nave è un porcile!
Vorrei sapere cos’ha fatto per ridursi in questo
stato miserevole!»
Il
ragazzino
tremava appena, ma il gesto con cui scattò
sull’attenti era perfettamente
bilanciato.
«Avevo
ordinato pulizia. Pulizia, capisci,
mozzo?»
«Sissignore!
Mi dispiace, signore!»
Qualunque
altra recriminazione in arrivo venne interrotta dal ragazzo con gli
occhiali
che, dopo aver aguzzato la vista si mise ad urlare:
«Capitano! Capitano!
TERRAAAAAAA!»
L’altro
lo
guardò. «Terra? Terra?! Evviva! Siamo
salvi!»
Dimentico
degli screzi di poco prima, prese sottobraccio il
“mozzo” Minus e iniziò a
ballare una danza della vittoria.
«Scherzavo.»
La
danza si
interruppe bruscamente.
«Ma
come
scherzavi?» iniziò Minus prima che il capitano
Black saltasse su con la bava
alla bocca urlando: «Bastardo! Infame!
Vieni giù, traditore fedifrago, che ti strappo le viscere!»
«Capitano!
Capitano!
TERRAAAAAA!»
«No,
no…»
rispose Minus scuotendo saggiamente la testa.
«TERRA!»
ripeté la vedetta Potter.
«Non
ci
caschiamo questa volta, ma che siamo scemi?» gli rispose con
disprezzo capitan
Black.
«Stavolta
è
vero!» rispose eccitatissimo vedetta-Potter.
E
in quel
preciso istante suonò la campanella, mettendo le ali ai
piedi agli attori di
quell’assurda scenetta, tanto inconsueta e tanto pazzesca che
nessuno era
riuscito a proferir verbo prima della sua conclusione.
Solo
un
ragazzo, una volta fuori, osò andargli incontro per
stroncare sul nascere le loro
pazze risate. «Ma siete completamente andati fuori di testa?
Cosa vi è saltato
in mente?»
«Andiamo,
Rem»
rispose James Potter, tenendosi la pancia per il gran ridere.
«In fondo senza
di te non ci saremmo mai riusciti!»
«Già»
confermò
Sirius Black cercando con scarso successo di articolare le parole.
«Sei tu che
ci hai parlato di Cristoforo Colombo… e poi abbiamo dato una
dimostrazione di
storia, il prof dovrebbe essercene grato… hai visto come
erano tutti attenti?»
Anno: 1972
Punizione a:
James Potter, Sirius Black,
Remus Lupin e Peter Minus
Causale:
scherzo di cattivo gusto al
custode
Pena:
pulitura dei bagni del secondo
piano senza magia
«Io
odio le acciughe»
dichiarò Remus Lupin
guardando con disgusto il piatto della cena.
Di
fronte a
lui, Peter Minus si stava abboffando di quelle stesse ignobili acciughe
tanto
deprecate. «Pefché?» chiese cercando di
ingoiare.
«Oh,
basta
vederle!» esclamò lui sollevando con disgusto la
forchetta, a cui era infilzato
l’innocentissimo pesce. «Insomma, sono piccole,
piene di spine, con un sapore
disgustoso ed un odore anche peggio!»
Alla
sua
sinistra, James Potter rischiò di strozzarsi nel succo di
zucca. «C-cosa hai
detto?» chiese riemergendo dopo essere riuscito a prendere
fiato.
«Ho
detto che
sono piccole, piene di spine, con un sapore
disgustoso…»
«No,
no, la
parte finale!»
«Eh?»
chiese
Remus perplesso. «Ho detto che hanno un odore anche
peggio…»
«Eccolo!»
esclamò James tanto forte che
mezza tavolata si voltò verso di lui. Fece un gran sorriso
ed alzò i pollici
per tranquillizzarli e poi si chinò verso il ragazzo di
fronte a lui. «Puzzano,
Sir, puzzano!»
«Sì,
Jamie, ne
sono consapevole» rispose lui con gli occhi che cominciavano
a brillare ma
fingendo indifferenza.
«Non
pensi
anche tu che il nostro Rem sia geniale?»
«Geniale
davvero» annuì l’altro. «Ma
credo sia perfezionabile… Remus, dammi quelle
acciughe!»
Il
ragazzo lo
guardò perplesso. «Cosa? Vorresti mangiarle tu?
Credevo che neanche voi ne
foste così pazzi…»
«Ma
cosa hai
capito, testa di rapa!» rispose Potter appellando
silenziosamente uno dei
barattoli di sottaceti presenti sul tavolo e svuotandolo velocemente
degli
stessi. «Passami le acciughe, su! Dobbiamo riempire tutto il
barattolo…»
«Sirius,
non
mi sembra affatto una buona idea…»
«Zitto,
Remus!
Mi deconcentri…»
Due
ragazzi
erano acquattati nell’ombra di un’armatura
osservando con attenzione la porta
alla loro sinistra.
«Allora,
James
e Peter dovrebbero entrare in azione più o meno… ora» calcolò Sirius
guardando l’orologio.
Neanche
ad
annunciarlo, da sopra si sentì un boato e il fragore di
qualcosa che crolla.
Come spinta da una molla, la porta si aprì e ne emerse un
furibondo custode.
«Non ci posso credere» stava borbottando.
«Non
ci posso credere! Ah, ma se ne hanno combinata
un’altra delle loro,
politica della scuola o no…»
Si
allontanò
sempre di più seguito dalla sua fida gatta, Mrs Purr.
«Non
è che ci
voglia proprio bene, vero?» commentò Sirius quando
fu fuori dalla portata di
voce.
«Prova
a
chiederti il perché» ribatté Remus
uscendo dal suo nascondiglio.
«Oh,
be’, non
ha importanza» rispose l’altro lisciandosi la
divisa. «Gli stiamo per lasciare
un nostro ricordino omaggio…»
Silenziosamente,
i due entrarono nell’ufficio del custode. «Bel
posticino» fu il primo commento
dell’Erede dei Black guardandosi attorno. La stanza era
completamente spoglia e
priva di finestre, con solo una scrivania scura al centro e alcune
catene
appese alle pareti. «Be’, se vuoi la mia Silente
potrebbe anche dargli un
aumento…»
«Stai
zitto.
Stai zitto!»
«Oh,
siamo un
po’ nervosi, Remusuccio?» lo canzonò
Sirius. Poi d’un tratto assunse un’aria
professionale. «Vuoi avere tu l’onore?»
chiese prendendo da una delle capaci
tasche Il Barattolo.
L’altro
lo
soppesò con lo sguardo un paio di secondi e poi scosse il
capo.
«Oh,
be’, come
vuoi» acconsentì lui aprendolo dopo averlo messo a
debita distanza.
Un
odore
nauseabondo si diffuse per la stanza.
«Oh,
cielo,
Sirius, quanto puzza!» esclamò Remus tappandosi il
naso con sguardo schifato.
«Sono
acciughe
lasciate macerare al sole per tre giorni con l’aggiunta di
una pozione
lassativa, Remus, cosa ti aspettavi?» ribatté
l’altro prendendo con precauzione
una strisciolina di pesce e mettendola sopra le catene.
Un’altra finì in un
angolo della stanza e diverse nei vari cassetti, ognuna poi ben coperta
con
strati di fogli e carta. «E per finire…»
concluse Sirius prendendo le ultime
tre striscioline, «il colpo di grazia.» Le mise nella
ciotola vicino alla porta,
poi richiuse il barattolo. «Perfetto, Remus, e ora via di
corsa!»
Anno: 1973
Punizione a:
James Potter e Sirius Black
Causale:
arroganza nei confronti di
un’insegnante
Pena:
riordinamento sala dei trofei,
senza magia
«Seduti,
ragazzi» ordinò secca la McGranitt entrando in
classe.
La
maggior
parte degli studenti si mise immediatamente seduta più
composta. In prima fila,
Remus Lupin e Lily Evans avevano già pronto davanti a loro
un foglio di
pergamena per gli appunti ed una piuma ben temperata.
La
professoressa fece scorrere lo sguardo fino alle ultime file, dove
stravaccato
con i piedi sul banco ed un’espressione di noia assoluta
stava una delle sue
due spine nel fianco: Sirius Black. Al momento non sembrava intento a
fare
niente di illegale, ma c’era qualcosa che non quadrava in
quell’immagine. La
professoressa ci mise un secondo per accorgersi che il qualcosa era la
spina
nel fianco numero due, James Potter.
«Black,
dov’è
Potter?» chiese seccamente.
Il
ragazzo
riatterrò sulle zampe anteriori della sedia e mise
giù i piedi dal tavolo,
incrociando giudiziosamente le dita e chiedendo con un sorrisetto:
«La domanda
più appropriata, professoressa, sarebbe: chi
è Potter?»
«Cosa…?»
Lo
stupore non
fece in tempo a serpeggiare per tutta l’aula che con una
rocambolesca capriola
una figura venne fagocitata fuori dall’armadietto dei libri
atterrando accanto
alla cattedra e puntando la bacchetta contro la professoressa.
«Ti
abbiamo
preso, nonnina!» ululò Potter tenendo la bacchetta
con entrambe le mani.
«Potter! Black!»
Anno: 1974
Punizione a:
Sirius Black e James Potter
Causale:
Trasfigurazione pelo del gatto
del custode
Pena: pulire
i vasi da notte
dell’infermeria senza magia
«Oh,
è
perfetto, assolutamente perfetto…»
Due
ragazzi di
circa quattordici anni stavano parlando concitatamente lungo un
corridoio
semivuoto dei sotterranei. Di fronte ad una particolare parete, si
fermarono e,
dopo essersi cautamente guardati attorno, tirarono fuori da sotto il
mantello
le bacchette e, con una formula mormorata a fior di labbra, resero la
superficie del pavimento ghiacciata e scivolosa in attesa del giorno
dopo.
«In
fondo tutti
si meritano un buongiorno» commentò sogghignando
quello con gli occhiali.
L’altro
gli
dette il cinque, ma un improvviso miagolio li fece girare di scatto: la
vecchia
e rinsecchita gatta del custode li stava guardando con palese
rimprovero.
«Non
so tu, ma
io ho sempre avuto la sensazione che il Mantello non funzionasse contro
i
gatti» sussurrò quello moro guardando con
apprensione l’animale.
«No,
neppure
io…» annuì James. Poi un sorriso gli
illuminò il volto. «Sirius, non trovi che
il suo pelo abbia un colore del tutto fuori moda?»
«Mi
hai letto
nel pensiero, Jamie…» rispose l’altro
con un sogghigno. «E poi, dato che ormai
siamo annunciati al mondo, tanto vale farlo con
stile…»
Due
incantesimi partirono dalle loro bacchette e colpirono in pieno il
povero gatto.
Purtroppo per lui, i due ragazzi dovevano avere due idee molto diverse
su quali
fossero i colori allora di moda, perciò l’animale
si ritrovò con coda e zampe
posteriori giallo bile e testa e zampe anteriori verde pisello.
I
due lo
guardarono critici. «Mhm, secondo me manca ancora
qualcosa…» commentò Sirius
prendendosi il mento.
«Mai
stato più
d’accordo. Che ne dici di un…?»
«Sì,
è
perfetto.»
Una
leggera
torsione di polso, e su entrambi i fianchi del gatto si poté
leggere la scritta
rosso sgargiante “I <3 Gazza”.
«Decisamente
meglio» commentarono tutti e due soddisfatti andandosene,
mentre il povero
animale, stordito da tutti quegli incantesimi, cercava di capire cosa
fosse
successo.
Anno: 1976
Punizione a: ?
Causale: ?
Pena: ?
«Seduti,
ragazzi» disse atona la professoressa McGranitt entrando in
classe, ben
consapevole che due studenti non l’avrebbero ascoltata.
Si
voltò
rassegnata verso la scolaresca e, con suo sommo stupore, vide al primo
banco
due ragazzi che mai, volontariamente ed in pieno possesso delle proprie
facoltà
mentali, si sarebbero seduti lì.
Rimase
a bocca
aperta per qualche secondo, scrutandoli con sospetto, ma loro gli
rivolsero uno
sguardo talmente serio e concentrato che non riuscì a piccar
verbo. «Dunque,
sì, bene…» Si schiarì la
voce cercando di riprendere il controllo della
situazione. «Come vi avevo annunciato la scorsa
lezione…»
Non
ci poteva
credere. Non era umanamente possibile. James Potter e Sirius Black
erano seduti
al primo banco, non solo, erano seduti composti
e tranquilli, non
stavano
infastidendo nessuno e, che Merlino le fosse testimone, stavano prendendo appunti!
Un
paio di
volte fu quasi sul punto di pulirsi gli occhiali per essere certa di
non essere
vittima di un’illusione ottica, ma riuscì a
resistere alla tentazione: in fondo
non poteva essere così paranoica.
Oh, sì che puoi! ribatté
il suo Io
interiore. Quante volte quei due sono
stati tranquilli? Solo quelle in cui stavano per succedere un
cataclisma!
Guardò
con
sospetto i due ragazzi, cercando di capire dove fosse il trucco. Ma non
sembrava esserci nessun trucco: erano tranquilli ed ordinati e facevano
diligentemente il proprio dovere.
Non fosse che “diligentemente”
e “dovere”
non possono stare nella stessa frase con “Potter” e
“Black”, le ricordò,
non richiesto, il suo Io interiore.
E
fu lì, un
attimo, in cui lo scorse: un’occhiatina d’intesa,
maliziosa e rapidissima,
corse velocemente fra i due prima che il loro sguardo si abbassasse
nuovamente
sugli appunti.
Ah-ah! esultò Jago (il suo Io
interiore). Visto? Li hai visti? Ne
stanno per combinare una delle loro, mi ci gioco il posto.
«Potter,
Black, che intenzioni avete?» esclamò la McGranitt
guardandoli con profondo
sospetto.
I
due alzarono
due perfetti sguardi innocenti. Non si
hanno sguardi così innocenti se non si è
colpevoli.
«Ma
assolutamente nessune, professoressa» rispose Black con tono
profondamente
stupito.
«Stiamo
solamente facendo il nostro dovere di studenti»
confermò Potter.
Lei
gli
rivolse nuovamente uno sguardo pregno di dubbi e tornò a
spiegare.
Il
resto
dell’ora passò in assoluto silenzio, ma la
professoressa non era affatto
tranquilla: continuava a scorgere quegli sguardi carichi di sottointesi
che si
passavano i due ragazzi, senza riuscire a capire cosa stessero per
fare, senza
poter prevedere il loro obbiettivo e consumandosi le meningi nel
tentativo di
scoprirlo.
Tramano qualcosa, si disse. Sono sicura che tramano qualcosa!
Tuttavia,
l’ora si concluse senza che nessun compagno fosse diventato
un macaco, nessuna
esplosione era avvenuta, gli arti di tutti erano ancora nella loro
posizione
originaria e nessuno strano ticchettio turbava la quiete. Al suono
della
campanella, i ragazzi raccolsero il loro materiale in buon ordine e se
ne
andarono tranquillamente.
Ora la classe esploderà, si
disse la McGranitt
preparandosi al peggio. Comincerà
a
piovere dal soffitto, i banchi si trasfigureranno in cavalli…
«Si
può sapere
cosa diavolo stavate tramando voi due?»
James
e Sirius
si voltarono con un sorriso che gli andava da un orecchio
all’altro.
«Come,
Rem,
non l’hai capito?» chiese James in tono di stupore
profondo
«Pensavamo
che
tu, fra tutti… non so più nemmeno quante volte ci
hai raccomandato di fare i
bravi, che non ci avresti prestato i tuoi
appunti…» continuò Sirius enumerando
sulle dita.
«Non
scherzate!
Cosa c’è sotto?»
«Assolutamente
niente» risposero i due con due ghigni che smentivano
ampiamente la risposta.
«Insomma,
ragazzi, dai!» piagnucolò Peter Minus.
«E
va bene»
acconsentì alla fine Sirius in tono melodrammatico.
«Ma
non qui»
aggiunse James trascinandoli in un’aula vuota.
Una
volta che
tutti si furono accomodati, cominciarono a spiegare: «Vedete,
dopo lunghe e
dettagliate analisi psicologiche condotte sul soggetto che per tutela
della
privacy chiameremo M…»
«…
abbiamo
capito che, dopo tutti, e ci vergogniamo profondamente
a dirlo, i danni subiti, non avrebbe potuto credere ad una
nostra buona
condotta…»
«…
specie se
accompagnata da quella che le nostre fan definiscono “sguardo
malandrino”.»
Remus
sbuffò.
Non provava alcuna simpatia per il branco di oche che formava il
codazzo dei
suoi due migliori amici. «E quindi? Scorciate, per
favore!»
«E
quindi…»
«…
abbiamo
capito…»
«…
che l’unica
cosa che la M… voglio dire, il soggetto M non avrebbe assolutamente potuto
sopportare…»
«…
era la
nostra stessa pace» concluse James gongolante. «Mi
ci gioco la mia Freccia
d’Argento che ha passato tutta l’ora a chiedersi a
che gioco giocassimo e dove
volessimo andare a parare.»
Remus
e Peter
li guardarono a bocca aperta.
«Cioè
voi… voi
non avete fatto niente per… per tenerla sulle
spine?» chiese alla fine Peter
guardandoli alternativamente.
Due
abbaglianti sorrisi furono la sua risposta.
Remus
spalancò
gli occhi, fece per dire qualcosa, poi fu costretto ad ammettere a voce
bassissima: «Voi due siete davvero, perversamente
geniali…»
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