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Titolo:
La Mattina della Battaglia
Fandom:
Axis Power Hetalia
Personaggio/Coppia:
Francia, OC!Sardegna (Francis Bonnefoy, Vixente Dessalvi)
Rating:
Arancione
Avvertimenti e Generi:
Guerra, Introspettivo, Drammatico
Note: 1.
Ambientata nel 1409 in Sardegna nella storica battaglia dove i sardi persero la
loro indipendenza e sovranità nella loro terra. Una battaglia che vedeva
impegnati oltre ventimila sardi volontari pronti a morire per la patria.
{ La Mattina della Battaglia ~
Il 30 Giugno 1409,
presso Sanluri,
si scontrarono l’esercito
Catalano-Aragonese,
guidato da Martino il Giovane,
Re di Sicilia,
e Infante di Aragona
contro l’Esercito Sardo Giudicale,
al comando del francese
Guglielmo III Visconte di Narbona,
Ultimo Giudice del Giudicato d’Arborea.
Carezzò leggero il muso del suo cavallo che si spinse, docile, contro la sua
mano assecondando il tocco.
“ Andrà tutto bene.”, sussurrò, cercando di convincere più sé stesso che
l’animale che, già vestito per la battaglia, continuava a godersi le
carezze del padrone.
Fuori dalla stalla, la popolazione era in fermento. Non era ancora sorto il sole
e quell’agitazione non era assolutamente riconducibile all’inizio della giornata
lavorativa né ad una possibile messa: tutti fremevano per quella battaglia.
Anche se la sua isola era piccola aveva visto e combattuto tante guerre e quella
che lui e la sua gente stavano per affrontare poteva essere l’alba di una nuova
era. La fine del Giudicato avrebbe portato via loro l’indipendenza e Sardegna
non poteva permetterlo.
“ Sardaigne
tu es prêt?”,
Vixente sussultò voltandosi verso l’ingresso dove un altro uomo, vestito con
eleganti e sgargianti vesti, lo attendeva. Sorrideva e, carezzandosi il mento
irsuto, mostrava con quei semplici gesti una certa sicurezza: era come se quella
battaglia non lo impensierisse.
Sardegna storse il naso. Non capiva il francese - lingua e non - né si sforzava
di comprenderlo ma non poteva fare a meno di chiedersi come potesse essere così
tranquillo.
Erano in netta minoranza e quello che avevano non era un esercito preparato e
ben armato, erano solo contadini e ragazzi che avevano abbastanza forza nelle
braccia per sorreggere una spada e uno scudo - e le armi non erano neanche
perfette come quelle dell’esercito aragonese.
Li stavano mandando incontro alla morte, ne era consapevole, ma non si sarebbero
fermati: tutti erano animati dallo spirito di libertà e dalla voglia di
mantenere stabile quella situazione d’indipendenza.
“ Vincent? Mi stai ascoltando?”
“ Mi chiamo Vixente, Frantziscu...”, Sardegna calcò sul nome finale con
tono volutamente iroso e ben poco ironico.
“ Francis, s’il vous plaît, e non quell’accozzaglia di suoni
antifonici.”, rispose il francese avvicinandosi con passo leggero, saltando
agilmente quello che sembrava essere un ricordino di un cavallo. “
Guillaime, in ogni caso ci teneva a dirti che tra un’ora, al sorgere del
sole, saremo in marcia.”
Il moro assentì e si allontanò di qualche passo dal cavallo che, tranquillo come
Francia, riprese a mangiare il suo fieno.
“ Ti vedo teso.”, constatò Francis, fermandosi dinnanzi al compagno, cercando di
guardarlo in viso.
“ Come dovrei essere?”, ribatté il sardo, distogliendo lo sguardo - non per
timidezza, assolutamente no, ma per la frustrazione e la tensione. “ C’è
la peste, siamo mal armati e rischio di perdere la mia indipendenza.”
“Mon chéri Sardaigne.”, soffiò il francese, allungando una mano per
carezzargli il viso. “ Vuoi provare a rilassarti?”, propose con tono dolce
ritirando l’arto velocemente per evitare che gli venisse schiaffeggiato.
“ Smettila, Francia.”, sbottò Vixente menando a vuoto la mano per l’aria,
tentando di colpire l’arto del compagno precedentemente allontanato. Sospirando
si appoggiò alla parete cercando da solo di rilassarsi: andare a combattere con
quello stato d’animo non avrebbe aiutato nessuno.
“ Posso provare ad aiutarti.”, Francis si avvicinò ancora, andando
maliziosamente a carezzare con le punte delle dita l’interno della coscia di
Sardegna. “ Sono parecchio bravo in alcune pratiche per allentare la tensione.”,
si godette il leggero fremito del giovane e per un attimo pensò di essere
riuscito a farlo cedere.
“ Francia...”, un sospiro abbandonò le labbra del sardo.
“ Oui...”, Francis sorrise compiaciuto, muovendo ancora la mano con più
delicatezza, salvo poi veder balenare sotto il naso la lucente lama di un
coltello.
“ Allontanati subito o ti ritrovi mutilato.”, ringhiò Vixente appoggiando la
sola punta dell’arma sul collo del francese, vedendo brillare una prima
gocciolina di sangue. “ Non me lo sentirai dire altre volte: ma mi servi vivo
per la battaglia. Ma osa ancora toccarmi e non avrai più né mani né cazzo.
Intesi?”
Francia si allontanò di un passo toccandosi la pelle lesa - era abituato alle
minacce dell’isola ma quella volta il tono del giovane era quasi simile a quello
di Inghilterra quando pretendeva di richiamare alcuni spiriti:
inquietantemente pericoloso.
“ D’accord.”, sospirò. “ Ma lo facevo per te e per farti sentire meglio,
Vincent.”, si difese.
Sardegna gli puntò ancora contro il coltello in risposta.
“ Vixente! Il mio nome è Vixente! E mi sentirò meglio solo quando
avremo vinto la battaglia, quindi vedi di concentrarti, bastardo.”, esclamò per
poi superarlo e uscire dalla stalla con un’espressione più risoluta, così
lontana da quella abbattuta e sconsolata di qualche istante prima che causò un
sorriso in Francis.
Non aveva ottenuto quello che voleva - non ancora, sfortunatamente - ma almeno
lo sguardo di Sardegna brillava di nuovo di quella luce ribelle che lui tanto
amava.
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