2nd
chap.
"The Nightmare. Again."
Sera. Casa Gazetto.
-piantala di fare il cretino Ruki! Qui non sei nessuno per decire
sempre per gli altri!-, Reita e Ruki stavano litigando. Per poco non
arrivavano alle mani. -ma smettila tu Reita!-, Uruha, ovviamente,
prendeva le parti del cantante. -ragazzi calmetevi per piacere!-, Kai
cercava di calmare le acque.. ma l'aria era davvero tesa.
-Tu non puoi decidere
cosa devo fare io! Nessuno te l'ha chiesto!!- urlò Reita.
-Perchè fai sempre il prepotente?!- gridò Ruki,
gli occhi lucidi. Uruha aveva uno sguardo omicida. Reita stava davvero
esagerando, pensò.
-ma crepa idiota!-,
sbottò poi Reita. Possibile che due migliori amici stessero
litigando in quel modo, arrivando anche a strattonarsi? Uruha si
lanciò addosso a Reita. -finiscila!-, gridò
sferrandogli un pugno dritto sul naso. -ma che cazzo fate?-.
gridò Aoi che cercava di separarli.
-Smettetela!- Ruki si
coprì il viso con le mani, non gli era mai piaciuto vedere i
suoi amici che litigano. Perchè? Perchè litigare
per un motivo così stupido? "E' tutta colpa mia" si disse e
cercò di fermare invano le lacrime. -Guarda cosa hai fatto!-
disse Uruha a Reita, indicando il cantante. -Guardate cosa avete fatto
entrambi!!- preciso Aoi. Kai, che si era messo in disparte ad osservare
la scena, si alzò in piedi, pronto a dire la sua.
Trovò una
soluzione rapida... -Reita tu vattene via! Ora! Uruha datti una
calmata! Aoi, porta Ruki in camera e fallo calmare! Non voglio tutto
questot rambusto in casa!-, quando Kai ci si metteva diventava un vero
leader! -ma fottetevi!-, gridò Reita uscendo di casa
correndo. -vai dal tuo amore capriccioso Uruha! Vai!-, aggiunse
tornando una ttimo in casa.
Fuori pioveva. Non una
pioggia calda e leggere ma una fitta pioggia gelida e Reita non aveva
nè un ombrello, nè una felpa. Si
rifugiò velocemente nel calore accogliente della sua
macchina. Partì una canzone di Miyavi alla radio. "Dear My
Friend". "Proprio quella giusta" si disse Reita amareggiato, spegnendo
la radio. Mise in moto la macchina e guidò per le grandi e
luminose strade di Tokyo, senza una meta precisa.
Di nuovo in
autostrada. La stessa che Biby e Dix avevano percorso quella mattina.
Dovevano tornarci. Le minacce di morte dei loro "protettori" non erano
molto piacevoli. Biby faceva avanti e indietro nervosa, come sempre.
Dix ferma a guardare in un punto fisso, era distaccata mentre si fumava
l'ennesima sigaretta della serata.
Le macchine passavano,
qualcuno certe volte si fermava per fare qualche commento volgare ma la
maggior parte faceva finta di niente, non curante della vita che erano
costrette a condurre le due ragazze. A nessuno importava mai, non c'era
mai nessuno pronto ad aiutarle e i loro genitori non potevano fare
molto. Passò l'ennesima auto, rallentò ma non si
fermò e andò avanti. Perchè la gente
voleva continuare la propria vita, non voleva vedere quell'orrore.
Se le persone volevano
stare lontane da quella vita d'inferno, c'era chi, da bravo depravato,
ci tornava quasi tutte le notti. Una macchina nera si fermò
di fronte Biby che si era allontanata un po'. Chi era in macchina senza
dire niente aprì la portiera e non badò neanche a
chi stava facendo salire in macchina.
Biby lanciò
un'occhiata alla sorell che la esortò ad entrare in
macchina.
In questo "lavoro" non
sai mai chi puoi incontrare, non puoi sapere cosa ti aspetta dietro
quei grandi finestrini oscurati o quelle auto lussuose. Quindi devi
solo sperare nel destino, altro non si può fare, anche se
non è molto. Il destino sa essere crudele. Le due sorelle lo
sapevano anche troppo bene.
Il ragazzo mise subito
in moto la macchina. Dix incontrò lo sguardo della sorella
attraverso i finestrini. Si vedeva che si sentiva come se stesse
andando al patibolo. E pensare che proprio Biby era la più
grande, ma aveva una fragilità incredibile. Dix, invece, non
lo dava a vedere. In qualche modo doveva rassicurare la maggiore no? Il
tipo della macchina guardò un attimo la ragazza. -oddio
santo!-, gridò facendo una frenata e riprendere subito a
guidare.
-E tu che ci fai qui?-
chiese. -Mi sembra piuttosto ovvio no?- esclamò Biby
perplessa e imbarazzata. Già era difficile con un estraneo,
ancora di più lo era con lui, Reita, lo stesso ragazzo che
il giorno stesso aveva aiutato lei e Dix a passare il provino. In
qualche modo gli era riconoscente ma come poteva dirgli grazie in una
situazione del genere? era la sua ultima preoccupazione. -Beh,
sì, è ovvio ma sono sopreso..- disse reita.
-forse..-, riprese a
dire lui qualche minuto dopo che giravano a vuoto con la macchina.
-dovrei lasciarti stare..-, concluse. Stranamente gli era passata
l'incazzatura per Ruki e la checca isterica alias Uruha.
-Senti-
iniziò Biby -io non ti conosco ma devo guadagnare dei
soldi.. quindi se non hai intenzione di far niente.. puoi riportarmi da
mia sorella?- lo disse con una voce decisa e sicura che non le
apparteneva, Reita ne rimase sorpreso. per tutto il provino non aveva
fatto altro che rimanere a guardare in silenzio, era Dix che aveva
parlato.
-ma non mi piace come
"guadagni soldi"..-, replicò lui irritato. Non poteva
pensare che quelle due ragazze che avevano partecipato ai provini
quella mattina facessero un "lavoro" del genere. Accelerò.
Erano tornati a Tokyo, probabilmente nella periferia, dove era tutto un
po' più calmo.
-Tu non capisci..- lei
si mise le mani sul viso per evitare eventuali lacrime. Reita scosse la
testa preoccupato, gli ricordava troppo come si era comportato ruki.
-Allora proverò a capire, spiegami- le propose.
-é difficile- rispose la ragazza -Molto più
difficile di quello che credi sai? Non tutti hanno una vita facile come
la tua- Il biondo sorrise amaro -Neanche la mia vita è
sempre semplice-
Reita fermò
la macchina quasi vicino casa sua e dei suoi compagni. -immagino la
vostra..-, continuò. Sorrise amaramente. Solo ora gli
venivano in mente pensieri del genere, quando quasi tutte le altre
notti le passava con altre ragazze sconosciute, di cui non si era mai
importato grancheè.. anzi. Sarà che aveva capito
già da quella mattina com'era fragile Biby e per cui si
sentiva quasi in colpa.
-No.. non puoi
immaginare...- -Perchè sei così?- le
domandò Reita. Biby spalancò gli occhi come
faceva sempre quando non capiva qualcosa, inclinando la testa di lato
-Così come?- chiese. -Sembri come.. pessimista- -Ormai ne ho
viste troppe per sperare ancora- sussurrò lei guardando
fisso un punto imprecisato dietro al biondo. era assorta in altri
pensieri ai quali non riusciva a dare un nome nè una forma
-ho visto anche Dix..
era tranquilla..-, osservò lui che guardava fuori dal
finestrino. -chi vi costringe a fare questo?-, chiese Reita come se
volesse farla pagare a quel mostro che le costringeva a quell'inferno.
-Si chiama Shogo
Takamoto..- mormorò lei, senza riuscire a guardare il
ragazzo negli occhi. Questa volta fu Reita a spalancare gli occhi
incredulo -Mi stai dicendo che..- farfugliò -Lui? quello
della yakuza? oh mio dio.. Ma... ma perchè?- Biby lo
guardò distante, come se quella situazione fosse irreale
perchè nessuno le aveva mai chiesto perchè,
nessuno se n'era mai interessato. -Te l'ho detto che non avresti
capito..- rispose e sentì la sua voce lontana come se non
fosse la sua.
-se ci entrate non ne
uscite più cavolo!-, gridò uscendo dalla macchina
e aprendo la portiera dal lato di Biby. La prese per un braccio e la
fece uscire di forza.
-Che cosa hai
intenzione di fare?- gli urlò lei. -Come pensi di risolvere
la cosa?- Lui la guardò, soffermandosi sulle lacrime che ora
le rigavano le guance, si addolcì, odiava vedere le persone
piangere. -Certo non fare niente, non ti aiuterà ad uscirne-
le disse lui a bassa voce. Intorno a loro non c'era nessuno ma lui
parlava come se avesse paura di essere sentito.
La trascinò
di fronte casa sua. Aprì la porta guardandosi intorno.
Guardò bene dentro prima di entrare. Fortuna per lui, c'era
solo Kai in cucina, quindi entrò tranquillo. Lui avrebbe
capito, pensò. -Reita sei torn..-, Kia non finì
la frase quando vide la ragazza.
-E lei cosa ci fa
qui?- chiese, riconoscendola. -Kai, abbiamo bisogno del tuo aiuto- gli
disse Reita. Il moro lo guardò perplesso -Non so
perchè ma tutte le volte che me lo dici mi rendi sempre tuo
complice nei tuoi piani assurdi. Spero che questa volta sia qualcosa di
serio- -Non immagini neanche quanto- disse il bassista con aria grave.
-Spiegatemi- suggerì Kai, facendo segno a Biby di sedersi.
Lei guardandosi
intorno, non poco agitata si lasciò cadere sul divano. E
cavolo! Si sentiva bene lì, fuori da quell'inferno.
-oddio..-, disse a un certo punto Kai. -non dirmi che..-,
cercò di continuare con gli occhi spalancati. -l'ho trovata
dove hai capito..-, iniziò a dire Reita che però
fu interrotto dal cellulare di Biby che squillava. Era sicuramente Dix,
dato che aveva solo il suo numero e quello di Takamoto.
Biby prese il
cellulare. Tirò un sospiro di sollievo quando lesse il nome
della sorelle sul display. Era un bel cellulare, chiaramente un
"regalo" di Takamoto per poter rintracciare lei e Dix. -E' mia sorella-
annunciò la ragazza a Reita e Kai che la fissavano
impazienti. Si interessavano a loro due, volevano aiutarle. Biby non ne
era abituata, rischiava di rimettersi a piangere quando
accettò la chiamata. -Pronto?- disse.
-Biby! Cazzo chiama
qualcuno! Takamoto.. ah!-, gridò, probabilmente era caduta.
Si rialzò. - mi sta rincorrendo cazzo!- continuò
Dix col fiatone.
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Perchè io
faccio sempre una brutta fine??? °A°
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