Capitolo 29: La Gola del
Diavolo
- Terra in
vista!
Al
ripetersi di quell’annuncio, Will si voltò
svogliatamente verso prua senza scostare la testa dal seno della
moglie, le cui braccia lo stringevano a sé con esigenza.
Le due vette a forma di
tronco di cono dell’isola erano appena distinguibili ad
occhio nudo e lo zefiro soffiava talmente fiacco che il veliero non
l’avrebbe raggiunta prima del calare del sole, in quel
momento già nel punto più alto del suo cammino
nel cielo.
Riportò gli
occhi leggermente umidi e arrossati in quelli di lei,
allentò l’abbraccio e, mettendosi in ginocchio,
percorse con le mani il suo profilo, dai fianchi in su, fino a fermarsi
al suo viso:
- Perdonami –
sussurrò con un’espressione dolente e sincera
prima di lasciarle un bacio carico di affetto sulla guancia. Quindi si
alzò in piedi e cercò la cima con cui si era
calato fin lì per risalire sul ponte.
Elizabeth per qualche
secondo se la prese con se stessa per non aver detto nulla e per non
averlo fermato: - Andiamo – si disse infine con un sospiro, e
si arrampicò anche lei con la stessa fune.
- Ci
occorre conoscere la nostra posizione con esattezza. E se è
possibile aumentare la velocità. È preferibile
arrivare alla meta prima del tramonto.
Il Capitano Turner si
era già ripreso e sollecitava con energia
l‘impegno dei suoi fidati uomini.
La moglie lo osservava
con ammirazione e allo stesso tempo amarezza: era come se in lui
vivessero due personalità, quella del pirata spericolato e
quella dell’innamorato colmo di premure, ed era
più bravo di lei a farle coesistere. Aveva
senz’altro costruito un rapporto forte con la ciurma,
conquistandone e ottenendone la fiducia, giorno per giorno, quello che
non era stato permesso a lei, e che a volte glielo faceva sentire
così distante.
- Ricordi se sul Codice
ci sia una mappa dettagliata dell’Isola dei Relitti?
– la strappò a quei pensieri tormentati
comparendole davanti. La piratessa si limitò ad annuirgli e
solerte andò a recuperare il libro in cabina.
-
Ehilà, marmocchio! – attaccò Jack dopo
aver raggiunto la coffa dell’albero maestro.
Jim lo accolese con un
largo sorriso: - Salve, signor Sparrow! Sono così contento!
Ho dato per primo la notizia dell’avvistamento! Proprio io!
– la sua vocetta risuonava ancora più squillante,
infervorata com’era dal buonumore.
- Ah, sì?
Bravo! – farfugliò il pirata con disinteresse
sturandosi un orecchio – Senti, basta con questa storia del
signor Sparrow: chiamami Jack, comprendi? – gli propose con
faccia furba, sperando di ingraziarselo ulteriormente.
- Veramente?
– a giudicare dall’entusiasmo che sprizzavano i
suoi grandi occhi lucenti, il piccolo ci era cascato in pieno.
- Ciò non
implica alcuna forma di contatto fisico. Niente abbracci né
simili - ribadì subito dopo con scontrosità,
prevenendo in tempo qualsiasi sua sgradito esternazione.
Il bambino
accettò il compromesso senza perdere il raggiante sorriso:-
Va bene.
- Ero venuto a porti
una domanda, figliolo. Tu hai, diciamo, eventualmente o
accidentalmente, avuto occasione di conoscere il Capitano Anamaria
Jucard? – gli chiese pronunciando quelle parole con ritrosia.
- Non posso risponderti
– declinò con dispiacere Jim, mordicchiandosi le
labbra.
Jack esibì
un’espressione offesa: - Tua madre mi ha mandato da te
– lo assicurò mentendogli.
- Sì, ma non
credo … - ribatté incerto il ragazzino,
distogliendo lo sguardo sull’orizzonte.
– Non ti
supplicherò – insistette con lo stesso tono il
filibustiere, facendo per andarsene.
– Non serve!
– lo bloccò il giovane Turner, tirandolo per la
giacca – Ti dirò tutto quello che so, se
ascolterai il mio sogno. Accetti?
Sparrow
acconsentì a quell’innocuo ricatto, voltandosi con
una smorfia di rassegnazione e si sedette più comodamente
sulla piattaforma, sforzandosi di non far vagare i pensieri altrove.
- Allora:
l’Olandese è al centro di una tempesta paurosa, ci
sono onde altissime … - Jim cominciò a raccontare
con un misto di terrore ed entusiasmo.
Il pirata non
resistette e lo interruppe subito con urgenza: -
Com’è fisicamente? Capelli? Occhi? Carnagione?
Jim storse la bocca
scocciato ma lo accontentò, cominciando a parlargli di lei,
prendendo alla larga la risposta: - È molto simpatica.
Ricordo che ogni volta che veniva a trovarci la mamma era felice,
perché non ha avuto delle amiche e invece con lei rideva e
parlavano di tante cose …
- Dannazione! Ti ho
chiesto di descrivermela! Non m’interessa di tua madre!
– si spazientì Jack, abbaiandogli contro quelle
parole.
Gli occhi del bambino
guardavano dietro e oltre le sue spalle, tanto che non
sembrò impressionarsi di quell’accento sgarbato
con cui gli si era voltato: - Aspetta! Guarda là! Non ti
sembra una nave che si allontana quella lì? –
indicò un punto minuscolo sull’orizzonte.
- Aaahh! Sono arcistufo
dei tuoi giochetti! – strillò inalberato Sparrow,
alzandosi e cercando di afferrare una cima per ridiscendere da quello
stretto terrazzino.
Il suo dispettoso
interlocutore tentò di farlo tornare indietro, sporgendosi:
- Dove vai? Non ti ho ancora raccontato nulla, signor Jack!
- Appunto! –
lo tacciò irritato il pirata, calandosi velocemente sul
ponte.
Per poco nella sua
discesa non investì Elizabeth, che passava da lì,
e che subito gli domandò con curiosità: - Jack
cosa ci facevi lassù?
- Ho fatto una
passeggiata sui pennoni! – asserì lui con fare
irriverente, allargando le braccia e disegnando un rapido inchino, per
poi allontanarsi stizzosamente.
La brezza
continuava a soffiare lieve tanto che le velature ricadevano
verticalmente quasi parallele agli alberi. La superficie piatta del
mare era come uno specchio colorato del giallo pallido del cielo in cui
si erano formate soffici nuvole tinte di rosa. Stavano aggirando ormai
da due ore una muraglia di scogli che affioravano aguzzi e scuri dalle
acque placide.
D’un tratto
l’aria si arricchì di goccioline e, come fosse una
tenda, la nebbia scese riducendo la visibilità, venendo
spazzata via dopo pochi minuti da un colpo di groppo. Le vele subirono
uno strattone e il timoniere, che in quel momento era Sputafuoco, fece
appena in tempo ad evitare che la nave andasse ad incagliarsi, data la
rapida virata. Finalmente comparve un passaggio delimitato da rocce di
basalto che, lucide e nere, riflettevano gli ultimi deboli raggi del
sole, sempre più vicino all’orizzonte. Poco o
nulla s’intravedeva dell’interno della baia.
- Prendo io il tuo
posto al timone – stabilì il Capitano Turner
congedando il vecchio padre – Dobbiamo approfittare del vento
finché ce n’è – aggiunse poi
rivolgendosi alla ciurma che si affrettò a tesare le scotte,
per dispiegare più superficie velica possibile
all’azione di quella debole corrente vespertina.
Quando Elizabeth gli si
avvicinò, le fece cenno di parlare restando concentrato a
tenere salda la presa sulle maniglie del timone: – Ci
sarà bisogno di qualcuno che vi aiuti ad evitare gli scogli
e i detriti.
- Provvedete. Mi fido
di voi, primo ufficiale – le assicurò sereno
scoccandole un sorriso di apprezzamento.
La donna si mosse
veloce lasciando il castello di poppa: - Uomini! Quattro di voi lungo
il parapetto di tribordo e quattro lungo quello di babordo! Controllate
che non ci siano rottami o altre seccature che ci intralciano!
– ordinò sistemandosi poi a prua.
Supportato dalle
indicazioni dei marinai che suggerivano i movimenti da impartire alla
ruota timoniera, il Capitano condusse l’Olandese Volante
all’interno del canale tanto temuto.
La Gola del Diavolo,
protagonista di svariate leggende, era perturbata da piccoli mulinelli
e raccoglieva relitti di varie epoche, più o meno integri,
che restringevano in alcuni punti la parte navigabile. La luce del
giorno scomparve in fretta dietro le mura della Città dei
Relitti e i pirati dovettero affrettarsi a sostituirla con quella poco
luminescente delle lampade a olio che rischiaravano parzialmente il
ponte di coperta. Ma il mare era insondabile
nell’oscurità, e dalle acque provenivano gorgoglii
e sbuffi che destarono l’allerta dell’equipaggio,
il quale, con il fiato sospeso, pregava che non si creassero delle
falle nello scafo che aveva già più volte urtato
contro le carcasse delle imbarcazioni semiaffondate in quel tratto poco
profondo.
- Sembra che siamo in
una pentola che bolle! - esclamò Jim che era sceso dalla
coffa per cercare di scorgere più da vicino i dettagli di
quel posto di cui aveva sentito tante storie.
- E l’acqua
è pure calda – mormorò tra
sé suo padre stropicciandosi la camicia sulla pelle che
sentiva solleticarsi e scaldarsi – Non ti sporgere dal
parapetto, Jim! – urlò poi preoccupato.
La madre del bambino si
precipitò a tirarlo indietro, prendendolo in braccio: - Hai
sentito tuo padre? Non abbiamo tempo per altri salvataggi –
lo ammonì con ironia. Qualche secondo dopo un getto
d’acqua si alzò per alcuni metri davanti alla prua.
- Ti stai avvicinando
troppo – disapprovò Jack giunto sulla plancia, in
ansia quanto gli altri pirati che alternavano bestemmie a preghiere
improvvisate.
- Vi lascerò
percorrere il minimo possibile sulla scialuppa. Se dovessero esserci
onde improvvise, rischiereste di ribaltarvi –
dichiarò Will con ostinazione, trattenendo a stento le fitte
causate dagli urti subiti dalla chiglia.
- E tu rischi di
incastrarti con tutta la nave! – obiettò ancora
Sparrow all’ennesimo rumore di strisciamento proveniente da
proravia.
- Mi sembra che tu
abbia paura, Jack – lo motteggiò Turner, la voce
soffocata però da un trattenuto spasmo.
- Nessun Capitano sano
di mente passerebbe di qui al buio! Equivale ad un suicidio!
– lo sgridò il pirata, gli occhi fuori dalle
orbite, dandogli una botta sul braccio e provocando la sua irruenta e
sprezzante risposta: - Mi sono letteralmente gettato ai confini del
mondo per venirti a riprendere qualche tempo fa. L’ignoto
ormai non mi fa più impressione! – gli
rammentò spavaldo.
- Di solito gli uomini
quando si sposano mettono la testa al posto, ma tu sei peggiorato,
compare! – ribatté Jack sempre più
teso, alzando involontariamente la voce e reggendosi alla balaustra
all’ennesimo scossone.
- E tu che ne sai degli
uomini sposati? – lo prese in giro Will, per niente grato del
fatto che lo stesse distraendo con le sue vacue chiacchiere.
Quello si
schernì subito senza guardarlo: - Niente! Per sentito dire!
- Ebbene, Elizabeth non
è esattamente il tipo di donna che ti faccia mettere la
testa a posto – sospirò e sorrise allo stesso
tempo il Capitano vedendola venirgli incontro, probabilmente
perché richiamata dal loro battibecco.
- Anche questo
è vero – non poté fare a meno di
bofonchiare Sparrow, lanciando una rapida e languida occhiata alla
piratessa che stava salendo le scalette.
- Jack? Dovresti essere
tu a dirci quando gettare le ancore – sostenne la signora
Turner arrivata vicino a loro, con un po’ di impazienza,
scrutando con tormento le smorfie che comparivano sul volto del marito
ad ogni stridio dello scafo.
- L’ultima
volta che sono venuto non era buio pesto – si
discolpò il pirata, scuotendo le treccine –
Avremmo dovuto metterci alla fonda fuori di qui e aspettare il giorno.
- Non ce lo possiamo
permettere, dato che c’è una flotta alle calcagna
che ci dà la caccia – gli ricordò Will
con durezza.
- Non ci credo che tu
non riesca ad orientarti – borbottò Elizabeth
all’indirizzo dell’eccentrico amico, mentre si
sventagliava con il cappello, tentando di trovare un po’ di
sollievo dalla soffocante calura che le aveva già fatto
appiccicare i capelli e i vestiti sulla pelle.
Un getto improvviso di
schiuma e acqua coprì le parole successive di Sparrow,
esplodendo con fragore dietro di loro.
- Gettare le ancore!
– gridò impulsivamente Jack, riparandosi sotto la
ruota del timone e ai piedi del Capitano – Gettare le ancore!
– ripeté Will quasi senza rifletterci.
- Gettate le ancore e
ammainate le vele! – comandò sporgendosi dalla
ringhiera Elizabeth. L’Olandese avanzò ancora di
qualche braccio, prima di fermarsi del tutto.
I marinai, seppure
avessero obbedito all’ordine, restavano piuttosto incerti
sull’opportunità di ormeggiare in quel tratto di
mare. Le acque nere non smettevano di ribollire sotto di loro e tutto
attorno non c’era che una fitta e impenetrabile
oscurità che impediva di scorgere possibili pericoli.
- Stanotte non
c’è luna – osservò il primo
ufficiale facendo vagare gli occhi sulla volta stellata.
- Sarebbe utile sapere
quanto distiamo dalla costa – costatò il Capitano,
dopo aver inutilmente sbirciato con il cannocchiale in cerca di un
punto di approdo.
Jack si fece avanti con
un colpetto di tosse: - Un modo per saperlo ci sarebbe.
I Turner si voltarono
verso di lui rincuorati dalla sua espressione esperta e dal suo tono da
uomo navigato.
- Per caso vi
è rimasto del rum? – domandò il
filibustiere con un ghigno speranzoso.
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