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Autore: Fanny Jumping Sparrow    28/10/2009    4 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 29: La Gola del Diavolo

- Terra in vista!

Al ripetersi di quell’annuncio, Will si voltò svogliatamente verso prua senza scostare la testa dal seno della moglie, le cui braccia lo stringevano a sé con esigenza.
Le due vette a forma di tronco di cono dell’isola erano appena distinguibili ad occhio nudo e lo zefiro soffiava talmente fiacco che il veliero non l’avrebbe raggiunta prima del calare del sole, in quel momento già nel punto più alto del suo cammino nel cielo.
Riportò gli occhi leggermente umidi e arrossati in quelli di lei, allentò l’abbraccio e, mettendosi in ginocchio, percorse con le mani il suo profilo, dai fianchi in su, fino a fermarsi al suo viso:
- Perdonami – sussurrò con un’espressione dolente e sincera prima di lasciarle un bacio carico di affetto sulla guancia. Quindi si alzò in piedi e cercò la cima con cui si era calato fin lì per risalire sul ponte.
Elizabeth per qualche secondo se la prese con se stessa per non aver detto nulla e per non averlo fermato: - Andiamo – si disse infine con un sospiro, e si arrampicò anche lei con la stessa fune.

- Ci occorre conoscere la nostra posizione con esattezza. E se è possibile aumentare la velocità. È preferibile arrivare alla meta prima del tramonto.
Il Capitano Turner si era già ripreso e sollecitava con energia l‘impegno dei suoi fidati uomini.
La moglie lo osservava con ammirazione e allo stesso tempo amarezza: era come se in lui vivessero due personalità, quella del pirata spericolato e quella dell’innamorato colmo di premure, ed era più bravo di lei a farle coesistere. Aveva senz’altro costruito un rapporto forte con la ciurma, conquistandone e ottenendone la fiducia, giorno per giorno, quello che non era stato permesso a lei, e che a volte glielo faceva sentire così distante.
- Ricordi se sul Codice ci sia una mappa dettagliata dell’Isola dei Relitti? – la strappò a quei pensieri tormentati comparendole davanti. La piratessa si limitò ad annuirgli e solerte andò a recuperare il libro in cabina.

- Ehilà, marmocchio! – attaccò Jack dopo aver raggiunto la coffa dell’albero maestro.
Jim lo accolese con un largo sorriso: - Salve, signor Sparrow! Sono così contento! Ho dato per primo la notizia dell’avvistamento! Proprio io! – la sua vocetta risuonava ancora più squillante, infervorata com’era dal buonumore.
- Ah, sì? Bravo! – farfugliò il pirata con disinteresse sturandosi un orecchio – Senti, basta con questa storia del signor Sparrow: chiamami Jack, comprendi? – gli propose con faccia furba, sperando di ingraziarselo ulteriormente.
- Veramente? – a giudicare dall’entusiasmo che sprizzavano i suoi grandi occhi lucenti, il piccolo ci era cascato in pieno.
- Ciò non implica alcuna forma di contatto fisico. Niente abbracci né simili - ribadì subito dopo con scontrosità, prevenendo in tempo qualsiasi sua sgradito esternazione.
Il bambino accettò il compromesso senza perdere il raggiante sorriso:- Va bene.
- Ero venuto a porti una domanda, figliolo. Tu hai, diciamo, eventualmente o accidentalmente, avuto occasione di conoscere il Capitano Anamaria Jucard? – gli chiese pronunciando quelle parole con ritrosia.
- Non posso risponderti – declinò con dispiacere Jim, mordicchiandosi le labbra.
Jack esibì un’espressione offesa: - Tua madre mi ha mandato da te – lo assicurò mentendogli.
- Sì, ma non credo … - ribatté incerto il ragazzino, distogliendo lo sguardo sull’orizzonte.
– Non ti supplicherò – insistette con lo stesso tono il filibustiere, facendo per andarsene.
– Non serve! – lo bloccò il giovane Turner, tirandolo per la giacca – Ti dirò tutto quello che so, se ascolterai il mio sogno. Accetti?
Sparrow acconsentì a quell’innocuo ricatto, voltandosi con una smorfia di rassegnazione e si sedette più comodamente sulla piattaforma, sforzandosi di non far vagare i pensieri altrove.
- Allora: l’Olandese è al centro di una tempesta paurosa, ci sono onde altissime … - Jim cominciò a raccontare con un misto di terrore ed entusiasmo.
Il pirata non resistette e lo interruppe subito con urgenza: - Com’è fisicamente? Capelli? Occhi? Carnagione?
Jim storse la bocca scocciato ma lo accontentò, cominciando a parlargli di lei, prendendo alla larga la risposta: - È molto simpatica. Ricordo che ogni volta che veniva a trovarci la mamma era felice, perché non ha avuto delle amiche e invece con lei rideva e parlavano di tante cose …
- Dannazione! Ti ho chiesto di descrivermela! Non m’interessa di tua madre! – si spazientì Jack, abbaiandogli contro quelle parole.
Gli occhi del bambino guardavano dietro e oltre le sue spalle, tanto che non sembrò impressionarsi di quell’accento sgarbato con cui gli si era voltato: - Aspetta! Guarda là! Non ti sembra una nave che si allontana quella lì? – indicò un punto minuscolo sull’orizzonte.
- Aaahh! Sono arcistufo dei tuoi giochetti! – strillò inalberato Sparrow, alzandosi e cercando di afferrare una cima per ridiscendere da quello stretto terrazzino.
Il suo dispettoso interlocutore tentò di farlo tornare indietro, sporgendosi: - Dove vai? Non ti ho ancora raccontato nulla, signor Jack!
- Appunto! – lo tacciò irritato il pirata, calandosi velocemente sul ponte.
Per poco nella sua discesa non investì Elizabeth, che passava da lì, e che subito gli domandò con curiosità: - Jack cosa ci facevi lassù?
- Ho fatto una passeggiata sui pennoni! – asserì lui con fare irriverente, allargando le braccia e disegnando un rapido inchino, per poi allontanarsi stizzosamente.

La brezza continuava a soffiare lieve tanto che le velature ricadevano verticalmente quasi parallele agli alberi. La superficie piatta del mare era come uno specchio colorato del giallo pallido del cielo in cui si erano formate soffici nuvole tinte di rosa. Stavano aggirando ormai da due ore una muraglia di scogli che affioravano aguzzi e scuri dalle acque placide.
D’un tratto l’aria si arricchì di goccioline e, come fosse una tenda, la nebbia scese riducendo la visibilità, venendo spazzata via dopo pochi minuti da un colpo di groppo. Le vele subirono uno strattone e il timoniere, che in quel momento era Sputafuoco, fece appena in tempo ad evitare che la nave andasse ad incagliarsi, data la rapida virata. Finalmente comparve un passaggio delimitato da rocce di basalto che, lucide e nere, riflettevano gli ultimi deboli raggi del sole, sempre più vicino all’orizzonte. Poco o nulla s’intravedeva dell’interno della baia.
- Prendo io il tuo posto al timone – stabilì il Capitano Turner congedando il vecchio padre – Dobbiamo approfittare del vento finché ce n’è – aggiunse poi rivolgendosi alla ciurma che si affrettò a tesare le scotte, per dispiegare più superficie velica possibile all’azione di quella debole corrente vespertina.
Quando Elizabeth gli si avvicinò, le fece cenno di parlare restando concentrato a tenere salda la presa sulle maniglie del timone: – Ci sarà bisogno di qualcuno che vi aiuti ad evitare gli scogli e i detriti.
- Provvedete. Mi fido di voi, primo ufficiale – le assicurò sereno scoccandole un sorriso di apprezzamento.
La donna si mosse veloce lasciando il castello di poppa: - Uomini! Quattro di voi lungo il parapetto di tribordo e quattro lungo quello di babordo! Controllate che non ci siano rottami o altre seccature che ci intralciano! – ordinò sistemandosi poi a prua.
Supportato dalle indicazioni dei marinai che suggerivano i movimenti da impartire alla ruota timoniera, il Capitano condusse l’Olandese Volante all’interno del canale tanto temuto.
La Gola del Diavolo, protagonista di svariate leggende, era perturbata da piccoli mulinelli e raccoglieva relitti di varie epoche, più o meno integri, che restringevano in alcuni punti la parte navigabile. La luce del giorno scomparve in fretta dietro le mura della Città dei Relitti e i pirati dovettero affrettarsi a sostituirla con quella poco luminescente delle lampade a olio che rischiaravano parzialmente il ponte di coperta. Ma il mare era insondabile nell’oscurità, e dalle acque provenivano gorgoglii e sbuffi che destarono l’allerta dell’equipaggio, il quale, con il fiato sospeso, pregava che non si creassero delle falle nello scafo che aveva già più volte urtato contro le carcasse delle imbarcazioni semiaffondate in quel tratto poco profondo.
- Sembra che siamo in una pentola che bolle! - esclamò Jim che era sceso dalla coffa per cercare di scorgere più da vicino i dettagli di quel posto di cui aveva sentito tante storie.
- E l’acqua è pure calda – mormorò tra sé suo padre stropicciandosi la camicia sulla pelle che sentiva solleticarsi e scaldarsi – Non ti sporgere dal parapetto, Jim! – urlò poi preoccupato.
La madre del bambino si precipitò a tirarlo indietro, prendendolo in braccio: - Hai sentito tuo padre? Non abbiamo tempo per altri salvataggi – lo ammonì con ironia. Qualche secondo dopo un getto d’acqua si alzò per alcuni metri davanti alla prua.
- Ti stai avvicinando troppo – disapprovò Jack giunto sulla plancia, in ansia quanto gli altri pirati che alternavano bestemmie a preghiere improvvisate.
- Vi lascerò percorrere il minimo possibile sulla scialuppa. Se dovessero esserci onde improvvise, rischiereste di ribaltarvi – dichiarò Will con ostinazione, trattenendo a stento le fitte causate dagli urti subiti dalla chiglia.
- E tu rischi di incastrarti con tutta la nave! – obiettò ancora Sparrow all’ennesimo rumore di strisciamento proveniente da proravia.
- Mi sembra che tu abbia paura, Jack – lo motteggiò Turner, la voce soffocata però da un trattenuto spasmo.
- Nessun Capitano sano di mente passerebbe di qui al buio! Equivale ad un suicidio! – lo sgridò il pirata, gli occhi fuori dalle orbite, dandogli una botta sul braccio e provocando la sua irruenta e sprezzante risposta: - Mi sono letteralmente gettato ai confini del mondo per venirti a riprendere qualche tempo fa. L’ignoto ormai non mi fa più impressione! – gli rammentò spavaldo.
- Di solito gli uomini quando si sposano mettono la testa al posto, ma tu sei peggiorato, compare! – ribatté Jack sempre più teso, alzando involontariamente la voce e reggendosi alla balaustra all’ennesimo scossone.
- E tu che ne sai degli uomini sposati? – lo prese in giro Will, per niente grato del fatto che lo stesse distraendo con le sue vacue chiacchiere.
Quello si schernì subito senza guardarlo: - Niente! Per sentito dire!
- Ebbene, Elizabeth non è esattamente il tipo di donna che ti faccia mettere la testa a posto – sospirò e sorrise allo stesso tempo il Capitano vedendola venirgli incontro, probabilmente perché richiamata dal loro battibecco.
- Anche questo è vero – non poté fare a meno di bofonchiare Sparrow, lanciando una rapida e languida occhiata alla piratessa che stava salendo le scalette.
- Jack? Dovresti essere tu a dirci quando gettare le ancore – sostenne la signora Turner arrivata vicino a loro, con un po’ di impazienza, scrutando con tormento le smorfie che comparivano sul volto del marito ad ogni stridio dello scafo.
- L’ultima volta che sono venuto non era buio pesto – si discolpò il pirata, scuotendo le treccine – Avremmo dovuto metterci alla fonda fuori di qui e aspettare il giorno.
- Non ce lo possiamo permettere, dato che c’è una flotta alle calcagna che ci dà la caccia – gli ricordò Will con durezza.
- Non ci credo che tu non riesca ad orientarti – borbottò Elizabeth all’indirizzo dell’eccentrico amico, mentre si sventagliava con il cappello, tentando di trovare un po’ di sollievo dalla soffocante calura che le aveva già fatto appiccicare i capelli e i vestiti sulla pelle.
Un getto improvviso di schiuma e acqua coprì le parole successive di Sparrow, esplodendo con fragore dietro di loro.
- Gettare le ancore! – gridò impulsivamente Jack, riparandosi sotto la ruota del timone e ai piedi del Capitano – Gettare le ancore! – ripeté Will quasi senza rifletterci.
- Gettate le ancore e ammainate le vele! – comandò sporgendosi dalla ringhiera Elizabeth. L’Olandese avanzò ancora di qualche braccio, prima di fermarsi del tutto.
I marinai, seppure avessero obbedito all’ordine, restavano piuttosto incerti sull’opportunità di ormeggiare in quel tratto di mare. Le acque nere non smettevano di ribollire sotto di loro e tutto attorno non c’era che una fitta e impenetrabile oscurità che impediva di scorgere possibili pericoli.
- Stanotte non c’è luna – osservò il primo ufficiale facendo vagare gli occhi sulla volta stellata.
- Sarebbe utile sapere quanto distiamo dalla costa – costatò il Capitano, dopo aver inutilmente sbirciato con il cannocchiale in cerca di un punto di approdo.
Jack si fece avanti con un colpetto di tosse: - Un modo per saperlo ci sarebbe.
I Turner si voltarono verso di lui rincuorati dalla sua espressione esperta e dal suo tono da uomo navigato.
- Per caso vi è rimasto del rum? – domandò il filibustiere con un ghigno speranzoso.

   
 
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