forbie4
Capitolo 4
Raf POV
Stanotte, alla fine, non sono riuscita a dormire. Quando Uriè e
Miki sono tornate dalla cena, mi hanno comunicato la “grande
notizia” su Sulfus. Allora non stava scherzando quando me
l’ha detto, parte sul serio. Sono rimasta immobile, stringendo a
me le coperte. Ho provato a chiudere gli occhi, ma il sonno non
arrivava mai. Invece c’era l’angoscia, un’angoscia
strana e crescente, unita alla mia decisone di non piangere più.
Più e più volte mi sono morsa il labbro inferiore con
forza, abbracciandomi contemporaneamente le braccia come per
trattenermi. Non mi piace ammettere di poter essere debole. Uriè
è quella comprensiva che ti ascolta sempre quando ne hai
bisogno, Miki è quella che con le sue battutine ti risolleva il
morale, e io sono quella sempre sorridente che non si deprime mai e
continua a credere nel fatto che tutto si aggiusterà. Non voglio
essere così diversa dal solito. Mi sono girata dalla parte
opposta alla finestra, verso la porta; non volevo vedere la luna. Non
volevo vederla perché magari la stava guardando anche lui, che
era il pensiero insistente che non riuscivo a togliermi dalla testa. E
così sono rimasta, accoccolata fra le coperte, guardando la
stanza diventare sempre più chiara con il sorgere del sole.
Saranno le sei ormai. Le mie amiche in questo istante staranno
salutando Sulfus che se ne va, come tutti gli altri a parte me del
resto. Sto cominciando a pentirmi di aver deciso di non andare a
salutarlo, ma sono troppo orgogliosa per scendere semplicemente le
scale e dire qualcosa del tipo “Divertiti e fai buon
viaggio” sorridendo forzatamente, sono troppo orgogliosa e
soprattutto troppo egoista. Egoista? Per cosa poi? Per non riuscire a
fingere che sono felice che lui se ne vada? Insomma, io sono un angelo.
Pura, bella, innocente, e roba del genere. L’egoismo e
l’orgoglio non fanno parte della mia natura, forse è per
questo che ultimamente mi sento così strana…
Sento la porta socchiudersi, e chiudo gli occhi di scatto. Forse
è Uriè che vuole chiedermi di nuovo se sono sicura che
non voglio salutarlo, e magari ricominciare con i suoi
“Perché?” detti con un tono totalmente ingenuo.
Tengo gli occhi leggermente socchiusi, quanto basta per avere
un’idea della persona che è entrata nella stanza. Sento
dei passi che si bloccano all’improvviso, esattamente come il
battito del mio cuore non appena capisco chi è entrato. E ora
che faccio? Grido? Lo caccio via? …Lo abbraccio e lo prego di
restare? Oppure rimango immobile? Faccio fatica a respirare, ed ho
paura che se ne accorga. Si inginocchia ai piedi del mio letto, e
comincia a parlare. “Raf…” Mi sa che è la
prima volta in assoluto che lo sento chiamarmi per nome, forse è
per la sorpresa che sento le mie guancie farsi roventi. “Mi
dispiace…sul serio per come mi sono comportato” non mi ha
mai parlato in modo così diretto, così dolce. Attraverso
le mie ciglia riesco a vedere il suo sguardo; spaventato, deciso,
commosso…Qualsiasi mio pensiero si blocca all’improvviso
quando vedo che si sta avvicinando pericolosamente. Cos’ha
intenzione di fare? Ferma il suo viso vicinissimo al mio, riesco quasi
a sentire il suo caldo respiro affannato. Sento il mio cuore che batte
all’impazzata, non riesco più a focalizzare la
realtà. Mi sembra che abbia mosso il suo braccio fino a portarlo
all’altezza del mio viso, ma non ne sono sicura. Poi, sento
qualcosa di caldo sfiorare il contorno delle mie labbra. Poi, lui si
rialza. Sento il contrappeso del materasso a cui si appoggia per
mettersi in piedi, e i suoi passi verso la porta. Cosa gli prende ora?
Perché se ne va all’improvviso? E io, perché mi
sento così disperata al pensiero che se ne stia andando? Si
ferma, come se non fosse troppo convinto di voler varcare la
porta. “Mi mancherai, angelo” Ah si? E allora
perché stai uscendo? Perché sento il rumore della porta
che si chiude dietro di te? Perché sento i tuoi passi che si
allontanano dalla mia stanza? Se davvero ti mancherò così
tanto perché te ne vai? Sei solo uno stupido, ma dirlo dentro di
me non serve a niente. Sospiro, e mi alzo dal letto ancora frastornata.
Socchiudo la porta della mia camera, sperando di cogliere la sua figura
riapparire dalla grande scalinata. Mi tocco le labbra, sono bollenti.
Stringo forte la maniglia, fino a far diventare le mie nocche bianche.
Faccio un piccolo passo incerto, seguito da altri più
sicuri e veloci. Corro più velocemente che posso, sento i miei
passi che seguono il ritmo del mio cuore. Una domanda si affaccia nella
mia mente “Perché?” vorrei capirlo anche io, per
questo voglio parlargli. Perché lui non può arrivare,
ferirmi, farmi piangere, parlarmi in modo dolce solo quando non posso
sentirlo, toccarmi le labbra e andarsene; non glielo permetto.
Perché io lo volevo quel bacio, volevo le sue labbra premute
sulle mie. Ti mancherò, stupido di un diavolo? È il
contrario, sei tu che mancherai a me. Non voglio che tu te ne vada, e
ho intenzione di dirtelo. Io non sono una vigliacca sai? Non mi va
più di scappare.
Vedo la tua figura di spalle che è a due passi
dall’entrata dell’edificio, e senza ben sapere dove ho
trovato il coraggio, urlo il tuo nome.
Sulfus POV
“Sulfus!” Mi giro di scatto, riconoscerei quella voce fra
mille. Accenno un movimento verso di te, ma mi blocco; ho deciso di non
fare passi falsi. Dato che ultimamente ogni volta che ti incontro
finiamo per litigare, d’ora in poi seguirò il tuo umore
per decidere che atteggiamento usare parlando con te. Esempio: mi
sembri piuttosto arrabbiata. Quindi credo che mi atteggerò da
indifferente un po’ scocciato. Provare non costa niente comunque,
no? Mi metto le mani in tasca, e cerco di apparire il più
annoiato possibile dalla tua presenza. “Che vuoi zuccherino
alato? “ E ti pareva che non finivo per esagerare…non ne
faccio proprio una giusta davanti a te vero? Tu ti mordi il labbro
inferiore e stringi i pugni, prendi un respiro come per soffocare la
rabbia e cerchi di parlare il più tranquillamente possibile
“Che c’è Sulfus? Se non ho gli occhi chiusi non
riesci a parlarmi senza offendermi ogni secondo?” Rimango con la
bocca semiaperta, in uno stato confusionario. Eri sveglia allora. Sono
proprio fregato, eh? Lei sembra calmarsi un po’ alla vista della
mia espressione, e parla un po’ più a bassa voce
“Per una volta, possiamo parlare seriamente senza
litigare?” Annuisco lentamente, non troppo sicuro di essere
d’accordo con quest’idea. Accenni un piccolo sorriso
imbarazzato, e con un piccolo sospiro cominci a parlare “Ok,
spiegami allora” Mi sento crollare il mondo addosso. Non solo
nonostante fossi sveglia non hai ancora capito niente, ma parli in modo
talmente ingenuo da farmi sembrare che tu mi voglia prendere in giro.
Se non ti conoscessi bene, ci crederei sul serio che ti stai solo
divertendo alle mie spalle. E poi comunque proprio qui, davanti a tutti
dovevi chiedermi una cosa del genere? Cosa ti aspetti che io risponda?
Ok, mi restano due possibilità: dirti la verità una volta
per tutte oppure continuare a mentire a te e a me stesso. Tu sembri
spazientita dal mio silenzio, e ricominci con le tue domande
“Dato che non ti decidi a rispondere allora andrò un
po’ più sullo specifico: perché mi hai
quasi-baciata?” Faccio istintivamente un piccolo passo indietro,
cercando di inventarmi una qualche scusa plausibile
“Ehm…non credo siano affari tuoi” lei aggrotta le
sopracciglia, e capisco che continuando così non riuscirò
di certo a togliermi da questo guaio. Faccio un respiro e mi giro
dall’altra parte “Possibile che tu non abbia ancora capito
che ti stavo prendendo in giro? Non c’è quasi più
gusto, ci caschi sempre…” che strano, la mia voce è
così debole… Sento dei piccoli passi, poi qualcosa
afferrarmi per una spalla costringendomi a girarmi. Mi punta un dito
contro “Ma ti senti quando parli? Non riesci a convincere nemmeno
te stesso!” Beccato in pieno. E pensare che mentire era la mia
specialità…Non abbasso lo sguardo, non voglio farlo di
fronte a te. Tu ripeti, con voce quasi cantilenante “Allora mi
vuoi spiegare o no quello che è successo? La verità, per
favore” Mi sa tanto che non c’è più via
di scampo…solo che sono curioso “Perché ti
interessa tanto saperlo, scusa?” Ora sei tu ad esitare, eh?
Arrossisci di scatto, e cominci a tormentarti una ciocca di capelli
come sempre quando sei nervosa. “Ehm…ho il diritto di
saperlo no? Mi hai quasi baciata!” Non mi trattengo più,
l’idea di fare l’indifferente alla fine non ha funzionato,
dato che ci stiamo praticamente urlando contro DI NUOVO.
“Bè, scusami se ti è dispiaciuto così tanto,
ti assicuro che non si ripeterà mai più! Dopotutto me ne
vado no?” Mi volto arrabbiato e comincio a camminare
allontanandomi, non ce la faccio a sostenere questi litigi con lei.
“Non è così…” è praticamente un
sussurro, ma l’ho sentito. Mi volto lentamente, e mi accorgo che
hai abbassato lo sguardo. Cosa ti aspetti che faccia ora? Anzi...Cosa
mi aspetto io da te? Rimani in silenzio per un attimo, prima di alzare
di scatto la testa e alzare la voce “Non è così!
È solo che io non ti capisco proprio! Mi tratti male di
continuo, e mi fai piangere sempre…e poi ogni tanto mi rivolgi
quelle occhiate così ferite che mi fanno stare male, e ricominci
a trattarmi male. Mi vieni a cercare addirittura in mezzo alla
città solo per dirmi che finalmente non sarai più
costretto a vedermi, e poi entri in camera mia mentre dormo e non solo
mi dici che ti mancherò, ma mi quasi - baci! Te ne vai
tranquillo, e quando ti chiedo spiegazioni reagisci così. Non ci
capisco più niente! E poi…” abbassa leggermente il
tono di voce, arrossendo “…e poi perché non mi hai
baciata?” Shock, black out più totale. Sento che il mio
cervello non è più in grado di elaborare pensieri di
forma compiuta. Perché non ti ho baciata dici? Lo vuoi sapere
sul serio? Io non credo proprio, scusa. Comunque sono affari tuoi se ci
rimani di sasso. Sospiro rassegnato, la domanda che mi ha fatto
è troppo precisa per poterla evitare, e a quanto pare la mia
abilità innata per mentire si è presa una vacanza.
“Non ti ho baciata perché non avrebbe avuto senso. E poi
non te la saresti presa? Voglio dire, tu hai già il tuo caro
terreno no?” Non voglio sentire la tua risposta, e mi giro di
nuovo facendo un piccolo passo. “MA SI PUò SAPERE
PERCHè DEVI SEMPRE DECIDERE TUTTO DA SOLO? IO NON HO ANCORA
DETTO NIENTE, QUINDI VUOI FERMARTI?” fai un piccolo respiro e
riprendi “Insomma, tu hai parlato no? Quindi ora non scappare
via. Ora tocca a me,no?” Bè, il tuo ragionamento fila;
devo darti ragione. Me ne devo stare qui ad ascoltarti e a sentire il
rumore del mio cuore che va in pezzi una volta che avrai finito di
parlare. Cavoli però, che schifo. Sono in una situazione
orribile, e non posso fare a meno di essere felice di averti davanti a
me. Parla, avanti. Parla e distruggimi. Dimmi che ti disgusto, e che
nel tuo cuore non c’è mai stato posto per me. Però
sbrigati, perché questo silenzio fra di noi non lo sopporto
più.
FINE 4° capitolo! Ormai mi sto divertendo a lasciarvi sempre in sospeso…cm sn perfida vero? xD
Commentate x favore, spero v piaccia ^^
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